venerdì 1 luglio 2011

Mons. Pelvi: la grandezza di Benedetto XVI è davanti agli occhi del mondo, la sua umiltà e fedeltà gioiosa siano stimolo per la santità dei sacerdoti

“La cattedra di Papa Benedetto non è un regno, neppure un trono. È la cattedra del servizio, del sacrificio, del martirio. È la cattedra del magistero, della fede e della certezza, della carità e del governo pastorale”. “Non è una cattedra inventata dagli uomini. Gli uomini ne hanno inventate tante, ma quella del Papa è la stessa cattedra di Pietro, l’apostolo chiamato da Gesù. E noi, alunni di questa cattedra, amiamo il Papa, scelto dallo Spirito Santo a reggere la Chiesa di Cristo. Egli è la bocca della verità, l’apostolo della pace, della giustizia, della fraternità, della libertà, il custode della dignità umana”. L'arcivescovo Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l'Italia, lo ha affermato mercoledì nella Messa che ha presieduto nella Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi in occasione del 60° anniversario di sacerdozio di Papa Benedetto XVI. “Il Signore non abbandonerà mai la Sua Chiesa e il Papa che le ha donato, la cui grandezza è davanti agli occhi del mondo intero”, ha affermato. Mons. Pelvi ha quindi manifestato “comunione spirituale nei confronti del Successore di Pietro, di grande incoraggiamento ed esempio nel quotidiano servizio a Cristo, alla comunità ecclesiale e all’intera famiglia umana”. “Ci uniamo alla preghiera della Chiesa per il Santo Padre, audace collaboratore della verità”, ha aggiunto. “Chiediamo al Signore che l’esempio della sua umiltà e della fedeltà gioiosa sia stimolo efficace al nascere di nuove vocazioni e alla santità di tutti i sacerdoti”. L'ordinario militare ha poi ricordato che la Chiesa è “chiamata ad attraversare prove e catene perché il mondo conosca l’unico vero Dio e raggiunga la salvezza”. “La Chiesa - ed in essa Cristo - soffre e risorge anche oggi – ha osservato –. In essa Cristo viene quotidianamente schernito e colpito; sempre di nuovo si cerca di spingerlo fuori del mondo. Sempre di nuovo la piccola barca della Chiesa è sballottata dal vento delle ideologie, che con le loro acque penetrano in essa e sembrano condannarla all’affondamento”. “E tuttavia, proprio nella Chiesa sofferente Cristo è vittorioso. Nonostante tutto, la fede in Lui riprende forza sempre di nuovo. Anche oggi il Signore, nella mediazione apostolica, comanda alle acque e si dimostra Signore degli elementi. Egli vive nella sua barca, nella navicella della Chiesa”. “Così anche nel ministero di Pietro si rivela, da una parte, la debolezza di ciò che è proprio dell'uomo, ma insieme anche la forza di Dio: proprio nella debolezza degli uomini il Signore manifesta la sua forza; dimostra che è Lui stesso a costruire, mediante uomini deboli, la sua Chiesa”. “Cos’è la Chiesa se non la voce che placa i venti delle burrasche, della disperazione, della violenza, del male, del peccato?”, ha chiesto mons. Pelvi. “Cos’è la Chiesa se non la difesa dal maligno tentatore per poter attraversare con Gesù il mare della storia, senza confusione né oscurità, e andare da riva a riva, con Dio vicino?”. La Chiesa, ha proseguito, “manifesta il rivelarsi e il perdurare dell’Incarnazione di Dio in mezzo a noi”, “è il rinnovarsi dell’atto meraviglioso con cui lo Spirito formò originariamente il Corpo di Cristo dal seno della Vergine”. Per l'arcivescovo, “dovremmo crescere come Chiesa che pone sempre l’uomo davanti all’Assoluto, annunciando il desiderio di un’esistenza libera dalle mille dipendenze della vita terrena, destinata alla vita immortale”. “La Chiesa va contemplata rivestita dalla gloria del suo Signore. Per sé sola si vanificherebbe come Chiesa e si avrebbe un raggruppamento umano, che non ha alcuna ragione di distinguersi nel quadro poco incoraggiante dell’umanità. Ma sempre va vista in connessione con Colui che è la sorgente e la forma del suo esistere”. “Con l’occhio della fede posso capire che la Chiesa non è solo ciò che umanamente vedo, ma anche quel Mistero mirabile che non vedo, ma che è la radice di ciò che vedo. E in questa dimensione palpita il Papa che Dio ha scelto per noi, servitore della vigna, pietra preziosa che con la rocciosità del magistero rende attuale la promessa di Cesarea. Dov’è Pietro c’è la Chiesa”. “Ancora oggi e per i secoli futuri, il cuore della Chiesa batte e ama con il cuore del Successore di Pietro – ha concluso l'Arcivescovo –. La solidità di Pietro è nel volto, nelle membra, nel gesto, nella parola, nella dolcezza, nella franchezza, nella passione per Dio e per l’uomo”.

Zenit

VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Aperte da oggi le iscrizioni on line. Disponibili le dieci catechesi preparatorie su famiglia, lavoro e festa

A partire da oggi, 1° luglio, sono disponibili le modalità di iscrizione al VII Incontro Mondiale delle Famiglie con il Papa, che si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012 con una volontà ben precisa: riscoprire la famiglia come “patrimonio di umanità” e rimetterla al centro delle attenzioni non solo della Chiesa ma dell’intera società. Per prepararsi all’evento, secondo le indicazioni di Benedetto XVI, sono state preparate dieci catechesi, disponibili sia in libreria che on line (www.family2012.com). “Illuminare la realtà della famiglia e in particolare la sua esperienza nella vita quotidiana, nella società e nel mondo, attraverso il lavoro e la festa”, intesi come “modi privilegiati” con cui la famiglia abita lo “spazio” sociale e vive il “tempo” umano. Questo, spiegano gli organizzatori, l’obiettivo principale delle dieci catechesi, motore dell’Incontro Mondiale delle Famiglie e del cammino verso Milano 2012, articolate in tre gruppi: la famiglia, il lavoro e la festa. Come introduzione, una catechesi sullo stile della vita familiare (“Il segreto di Nazareth”).

SIR

La Chiesa del Nordest dopo il card. Scola alla ricerca di una altra guida. Il successore a Venezia dovrebbe arrivare entro Natale

E ora chi dopo Angelo Scola (nella foto con Benedetto XVI)? E poi: come si configura la Chiesa veneta dopo la partenza del porporato-teologo, che ha guidato per quasi un decennio il patriarcato di Venezia e, di conseguenza, la Chiesa del Nordest? All’indomani della nomina di Scola ad arcivescovo di Milano, il rebus sulla successione si infittisce. Anche perché la "pratica" per individuare il successore inizierà a settembre e si presume che solo per Natale il patriarcato avrà il nuovo titolare. I rumours curiali mettono in prima fila il nunzio, veneto, in Venezuela, Pietro Parolin. Altre voci ricandidano alcuni autorevoli esponenti dell’episcopato italiano usciti di scena nella corsa per Milano: il vescovo-teologo Bruno Forte (di Chieti), intimo amico di Massimo Cacciari, Francesco Lambiasi di Rimini, già assistente nazionale dell’Azione cattolica, lo stesso card. Gianfranco Ravasi, "ministro" della cultura in Vaticano. Ma alcune indiscrezioni riferiscono che proprio l’ingresso di Parolin nelle votazioni della Congregazione dei vescovi sulla scelta di Milano sia un’indicazione importante sulla candidatura dello stesso diplomatico per la sede di San Marco. Persona discreta, molto disponibile e affabile, vicentino, prete secolare, Parolin ha al suo attivo un risultato storico per la diplomazia vaticana: l’accordo con il governo socialista del Vietnam. Ma intanto come si caratterizza la geografia "curiale" in terra veneta? Al patriarca non solo nella forma era riconosciuta l’autorità e la leadership da parte di tutto l’episcopato veneto, che ora si trova alla ricerca di una "guida". Anzitutto, con l’uscita di scena di Scola, e prima di lui di Cesare Nosiglia, presule di Vicenza, è da rilevare un dato: tutti i vescovi delle nove diocesi suffraganee di Vicenza, compresa Concordia-Pordenone, in osmosi con il Friuli, sono veneti, eccetto il friulano Lucio Soravito, di Adria-Rovigo. E del resto le ultime nomine episcopali in Veneto tengono molto in conto questo dato "territoriale": a Vicenza è andato il "delfino" di Scola, Beniamino Pizziol, ausiliare del neo-arcivescovo di Milano; a Verona, da Vittorio Veneto, il veronesissimo (e interventista) Giuseppe Zenti, (tra le iniziative di segnalare il dibattito pubblico con l’iper-atea Margherita Hack su fede e Dio). A Concordia Giuseppe Pellegrini, veronese. Profilo molto "interno" e pastorale, quello dei vescovi veneti. Antonio Mattiazzo a Padova (in sella dal 1989, eletto giovanissimo: aveva 40 anni) è ormai il "decano" dei presuli veneti: a lui si deve la convocazione di Aquileia 2012, l’assemblea delle diocesi del Nordest prevista per il prossimo aprile. Spicca, per iniziativa sociale, il "vescovo-operaio" Adriano Tessarollo, sceso in piazza a Roma qualche settimana fa insieme ai lavoratori della centrale di Porto Tolle. Giuseppe Andrich a Belluno, Corrado Pizziol a Vittorio Veneto e Lucio Soravito ad Adria guidano le rispettive chiese locali con sguardo "pastorale", poco interventisimo e un’attenzione ai temi sociali. Ha un profilo più "internazionale" Gianfranco Gardin di Treviso, vista la sua esperienza in Vaticano come vice del dicastero per i religiosi e le suore. Al di fuori del Veneto restano in pista due nomi per la leadership triveneta in campo ecclesiale: Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste, e Andrea Bruno Mazzocato presule a Udine, il primo originario di Rovigo, il secondo di Treviso. Molto "ratzingeriano" Crepaldi, considerato "conservatore" per alcune posizioni socio- politiche, Mazzocato invece considerato di notevole profilo spirituale. Intanto pare dirimente il lasso di tempo per la scelta del nuovo patriarca. L’allungamento dei tempi per individuare un successore sembra indicare che su questo Scola possa avere voce in capitolo, proprio come l’ha avuta nella recente nomina di Pizziol a Vicenza.

Lorenzo Fazzini, Corriere del Veneto.it

Congresso Eucaristico Nazionale a Knock, in vista di quello internazionale di Dublino 2012: il percorso di guarigione per la Chiesa d'Irlanda

"Possa questo Congresso Eucaristico Nazionale, e quello internazionale del prossimo anno, aiutare a guarire le ferite sociali, economiche, spirituali e morali che hanno così profondamente colpito il nostro Paese in questi ultimi tempi" ha sottolineato il card. Seán Baptist Brady, arcivescovo di Armagh e primate di tutta l'Irlanda, nel corso dell’omelia pronunciata durante la grande Celebrazione Eucaristica che si è tenuta sabato scorso presso il Santuario mariano di Knock, contea di Mayo, di fronte a oltre tredicimila fedeli arrivati al santuario da tutte le diocesi del Paese. La Messa è iniziata alle 3 di pomeriggio ed è stata concelebrata dai vescovi delle ventisei diocesi irlandesi e da oltre centosessanta sacerdoti. Il card. Seán Baptist Brady, dando il benvenuto ai presenti al Congresso Eucaristico Nazionale, ha affermato che "le attuali celebrazioni a Knock ci offrono l’opportunità di ricordare a noi stessi di essere parte di qualcosa di più grande. La serie di celebrazioni di questo fine settimana sono rivolte a soddisfare le necessità spirituali degli uomini e delle donne di tutte le età e danno a noi la possibilità di prepararci fin da adesso al prossimo cinquantesimo Congresso Eucaristico Internazionale del 2012 che avrà per tema 'L’Eucaristia: comunione con Cristo e tra di noi'". Il porporato ha quindi ricordato che "il tema della celebrazione del Congresso Eucaristico Nazionale è lo stesso che verrà illustrato durante le Messe che verranno celebrate domani, domenica, in tutte le cattedrali del nostro Paese. Anche in queste celebrazioni si richiamerà l’attenzione delle comunità parrocchiali sulla necessità di prepararsi in anticipo al Congresso Eucaristico Internazionale del prossimo anno". "Questo avvenimento che ci attende - ha ribadito il primate di tutta l’Irlanda - non sarà solo una serie di appuntamenti che avranno luogo nel corso di una settimana. Oggi la Chiesa d’Irlanda sta predisponendo un nuovo percorso di guarigione e di rinnovamento che si ispira alla 'Lettera Pastorale ai Cattolici dell’Irlanda' di Benedetto XVI, resa pubblica nel marzo del 2010. La Chiesa ha bisogno di guarigione e di riconciliazione. Il Congresso Eucaristico ci offre la possibilità di raggiungere questo traguardo". In occasione della grande concelebrazione di sabato pomeriggio, mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino, riferendosi al Congresso Eucaristico Internazionale che si terrà il prossimo anno nella sua arcidiocesi, ha dichiarato che "questo sarà un avvenimento molto importante nella vita della Chiesa universale e spero che diverrà un elemento vitale per migliorare l’azione evangelizzatrice della Chiesa d’Irlanda. Per preparare degnamente questo appuntamento, dobbiamo fin da subito esortare i nostri fedeli irlandesi a rinnovare il senso di unità e di condivisione. Il Congresso Eucaristico Internazionale del prossimo anno sarà l’occasione per esaminare quale sia il profondo significato per i nostri fedeli della Chiesa di comunione e quale sia il ruolo della Chiesa nella società". Nella storia della Chiesa d’Irlanda, un precedente Congresso Eucaristico Internazionale, il trentunesimo, venne organizzato nel 1932 in occasione della commemorazione del quindicesimo centenario della missione di San Patrizio per convertire al cristianesimo i pagani dell’epoca. Nel corso di quell’avvenimento, più di un milione di fedeli irlandesi si adunarono al Phoenix Park di Dublino per assistere alla solenne celebrazione eucaristica e per ascoltare un messaggio di Papa Pio XI che venne trasmesso via radio dallo studio privato del Santo Padre in Vaticano. Per il Congresso Eucaristico Internazionale del 2012, che si svolgerà dal 10 al 17 giugno, il raduno principale dei fedeli si terrà al Crocke Park di Dublino dove sorge un grande stadio capace di accogliere oltre ottantamila persone. Secondo gli organizzatori «l’incontro si prefigge di promuovere la consapevolezza dei fedeli sul ruolo centrale che ha l’Eucaristia nella vita e nella missione della Chiesa Cattolica; di fornire un supporto alla maggiore conoscenza della liturgia; a focalizzare l’attenzione anche sulla dimensione sociale del sacrificio eucaristico. Il Congresso Eucaristico Internazionale sarà il cinquantesimo della serie iniziata nel 1881. Nella pagina iniziale del sito in rete predisposto dagli organizzatori di questo avvenimento, www.iec2012.ie vi è uno spazio dove si svolge il conto alla rovescia del tempo che ci separa dall’inizio dell’avvenimento e vi sono dei collegamenti per quanti vogliono avere maggiori informazioni su come partecipare. Si sta inoltre formando un gruppo di volontari che avranno il compito di assistere i fedeli che parteciperanno alle maggiori cerimonie. Si prevede che oltre ai fedeli irlandesi saranno molti anche quelli che verranno a Dublino dalle diocesi dell’Inghilterra e del Galles. Sono comunque previsti gruppi di pellegrini provenienti anche da numerose diocesi dei Paesi europei e da altri Continenti.

L'Osservatore Romano

Il Papa: in questi 60 anni quasi tutto è cambiato, ma è rimasta la fedeltà del Signore, Lui è lo stesso, ieri, oggi e sempre

I membri del Collegio cardinalizio si sono stretti intorno a Benedetto XVI, nella lieta occasione del 60° anniversario del suo sacerdozio, celebrato due giorni fa, ringraziando il Signore per il bene che gli ha concesso di seminare nel vasto campo della Chiesa. Nell'incontro conviviale di questa mattina, che ha visto attorno al Pontefice circa 60 cardinali, oltre a personale della Segreteria di Stato e ad altri più stretti collaboratori, il Santo Padre ha fatto una riflessione su questo suo importante traguardo: “In questi 60 anni quasi tutto è cambiato, ma è rimasta la fedeltà del Signore: Lui è lo stesso, ieri, oggi e sempre. E questa è la nostra certezza, che ci indica la strada per il futuro”. L’ora della memoria, per il Papa è anche l’ora della gratitudine al Signore per i doni di questi anni. Tornando col pensiero al 1951, quando il mondo era totalmente diverso da oggi, il Papa parlato della sua Germania con le città distrutte dalla guerra, l’economia a terra e una grande povertà materiale e spirituale, che i tedeschi hanno fronteggiato con una forte energia e con la volontà di ricostruire il Paese e di rinnovarlo sul fondamento della fede cristiana. Benedetto XVI ha poi parlato del concilio Vaticano II, quando tutte le speranze sembravano potersi realizzare, e della rivoluzione culturale nel Sessantotto: anni difficili "in cui la barca del Signore si riempiva d’acqua, rischiando di affondare", anche se il Signore, "che sembrava dormire, era presente e ha mandato avanti la nave di Pietro". Non poteva infine mancare il ricordo degli anni di lavoro "indimenticabili" durante il pontificato del Beato Papa Giovanni Paolo II e l’ora inaspettata del 19 aprile 2005, quando è stato eletto Papa. Una missione vissuta sempre con obbedienza e con gioia, perché il sacerdozio è anche gioia di stare insieme: "Vediamo come è bello che i fratelli siano insieme e vivano insieme la gioia del sacerdozio, dell’essere chiamati nella vigna del Signore. L’esperienza della fraternità è una realtà interna al sacerdozio, perché uno non va mai ordinato solo, va inserito in un presbiterio o da vescovo nel collegio episcopale, così il noi della Chiesa ci accompagna e si esprime in questa ora”. Il Pontefice ha ringraziato con calore i cardinali per il regalo speciale, destinato ai poveri della Capitale: “Il nostro essere insieme si allarga ai popoli di Roma. Non siamo solo noi a mangiare qui. Con noi sono quei poveri che hanno bisogno del nostro aiuto, della nostra assistenza, del nostro amore. Sono i poveri che sono particolarmente amati dal Signore”.

Radio Vaticana, Vatican Insider

INCONTRO CONVIVIALE CON I MEMBRI DEL COLLEGIO CARDINALIZIO - il testo integrale del saluto del Papa

Pranzo di Benedetto XVI con il Collegio cardinalizio per il 60° anniversario di sacerdozio. Un 'obolo' e il pranzo per i poveri di Roma il dono

Un pranzo di festa per celebrare il 60° anniversario dell’Ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI si è svolto oggi, Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, nella Sala Ducale del Palazzo Apostolico per iniziativa del decano del Collegio cardinalizio, card. Angelo Sodano. Un “obolo” e un pranzo per i poveri di Roma, il regalo dei cardinali al Papa. A “presentarlo” a Benedetto XVI è stato il card. Sodano. “A conoscenza della Sua sensibilità pastorale verso la Sua diocesi di Roma – ha spiegato il porporato al Papa - i cardinali residenti in Curia hanno voluto offrirLe un Obolo per i poveri dell’Urbe, considerando le urgenti necessità di tanti romani, come dei numerosi immigrati e rifugiati. Con questo stesso spirito di partecipazione alla Sua sollecitudine pastorale, il Collegio cardinalizio ha voluto offrire un pranzo a numerosi poveri di Roma, assistiti dal Circolo di San Pietro, proprio in occasione del 60° di sacerdozio di Vostra Santità”. “Al momento dell’unificazione dell’Italia, 150 anni fa ha poi ricordato il porporato - Roma aveva 170.000 abitanti. Oggi la diocesi di Roma giunge a quasi tre milioni di abitanti, mentre la grande Roma supera i quattro milioni. Ed i poveri sono sempre con noi. Di fronte a tale realtà, la Chiesa di Roma vuole essere, oggi più che mai, la Chiesa della carità”. "Al traguardo dei 60 anni di sacerdozio – ha detto ancora il cardinale – sono giunti ben pochi suoi predecessori. L’unico caso a noi vicino è quello del Papa Leone XIII che poté celebrare il suo 60° di presbiterato nel 1897, all’età di 87 anni. In quella fausta circostanza, i cardinali d’allora gli regalarono un orologio a pendolo con la seguente scritta latina: horas tibi sonet nisi serenas, che esso ti suoni soltanto delle ore serene! C’è ancora nel Palazzo Apostolico, in un angolo, in un ufficio, lo potete controllare". "Noi oggi vogliamo pure augurarle, Santo Padre, delle ore serene, con voce ancor più squillante dell’orologio a pendolo di Leone XIII!". “Ad multos annos, ad multos felicissimos annos”, l’augurio finale del card. Sodano a Benedetto XVI, a nome dei suoi confratelli. “Santità, ci senta sempre a lei vicini, soprattutto in questo bel giorno, mentre noi Le diciamo in coro: ad multos annos, ad multos felicissimos annos!”, ha concluso il porporato a nome dei suoi confratelli.

Radio Vaticana, SIR

Il Papa: anche il cibo oggetto di speculazioni, legato a un mercato finanziario. Alimentazione condizione che tocca il fondamentale diritto alla vita

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza i partecipanti alla 37° Conferenza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (F.A.O.).
All'inizio del discorso,il Papa ha salutato il direttore generale uscente Jacques Diouf e il nuovo direttore José Graziano da Silva, augurandogli “il successo della sua opera futura, con l’auspicio che la Fao possa sempre più e meglio rispondere alle attese dei suoi Stati membri e dare soluzioni concrete a quanti soffrono a causa della fame e della malnutrizione”. Il momento di crisi attuale, secondo Benedetto XVI, richiede “ogni sforzo per concorrere ad eliminare la povertà, primo passo per liberare dalla fame milioni di uomini, donne e bambini che mancano del pane quotidiano”, anche ricercando “le cause di tale situazione non limitandosi ai livelli di produzione, alla crescente domanda di alimenti o alla volatilità dei prezzi: fattori che, sebbene importanti, rischiano di far leggere il dramma della fame in chiave esclusivamente tecnica”. “La povertà, il sottosviluppo e quindi la fame sono spesso il risultato di atteggiamenti egoistici che partendo dal cuore dell’uomo si manifestano nel suo agire sociale, negli scambi economici, nelle condizioni di mercato, nel mancato accesso al cibo e si traducono nella negazione del diritto primario di ogni persona a nutrirsi e quindi ad essere libero dalla fame”. ''Come possiamo tacere il fatto che anche il cibo è diventato oggetto di speculazioni o è legato agli andamenti di un mercato finanziario che, privo di regole certe e povero di principi morali, appare ancorato al solo obiettivo del profitto?''. ''L'alimentazione - ha aggiunto il Pontefice - è una condizione che tocca il fondamentale diritto alla vita. Garantirla significa anche agire direttamente e senza indugio su quei fattori che nel settore agricolo gravano in modo negativo sulla capacità di lavorazione, sui meccanismi della distribuzione e sul mercato internazionale". ''Il quadro internazionale e le ricorrenti apprensioni determinate da instabilità e dall'aumento dei prezzi domandano risposte concrete e necessariamente unitarie per conseguire risultati che singolarmente gli Stati non possono garantire''. ''Questo - ha aggiunto - significa fare della solidarietà un criterio essenziale per ogni azione politica e strategia, così da rendere l'attività internazionale e le sue regole altrettanti strumenti di effettivo servizio all'intera famiglia umana ed in particolare agli ultimi''. ''E' cioè urgente - ha sottolineato Papa Ratzinger - un modello di sviluppo che consideri non solo l'ampiezza economica dei bisogni o l'affidabilità tecnica delle strategie da perseguire, ma anche la dimensione umana di ogni iniziativa e sia capace di realizzare un'autentica fraternità, facendo leva sul richiamo etico a 'dar da mangiare agli affamati' che appartiene al sentimento di compassione e di umanità iscritto nel cuore di ogni persona e che la Chiesa ha inserito tra le opere di misericordia''. Le istituzioni della comunità internazionale, compresa la Fao, sono chiamate ad operare “coerentemente al loro mandato” e “senza lasciare spazio a istanze particolari fatte passare come interessi generali”. "Anche la Fao è chiamata a rilanciare la propria struttura liberandola da ostacoli che l'allontanano dall'obiettivo indicato dalla sua Costituzione di garantire la crescita nutrizionale, la disponibilità della produzione alimentare, lo sviluppo delle aree rurali, così da assicurare all'umanita' la libertà dalla fame". "In questo impegno - sottolinea il Pontefice - diventa essenziale una piena sintonia dell'Organizzazione con i Governi nell'orientarne e nel sostenerne le iniziative, specialmente nell'attuale congiuntura, che vede ridursi la disponibilita' di risorse economico-finanziarie mentre il numero di affamati nel mondo non diminuisce secondo gli obiettivi sperati". Il Papa ha rivolto un pensiero particolare “alla situazione di milioni di bambini, che sono le prime vittime di questa tragedia, condannati ad una morte precoce, ad un ritardo nel loro sviluppo fisico e psichico o costretti a forme di sfruttamento pur di ricevere un minimo di nutrimento”. Ed ha esortato all’attenzione “verso le giovani generazioni” per “contrastare l’abbandono delle aree rurali e del lavoro agricolo”. Il Papa constata che “nonostante gli impegni assunti ed i conseguenti obblighi, l’assistenza e gli aiuti concreti si limitano spesso alle emergenze, dimenticando che una coerente concezione dello sviluppo deve essere in grado di disegnare un futuro per ogni persona, famiglia e comunità favorendo obiettivi di lungo periodo”. Invita quindi a “riscoprire il valore dell’azienda familiare rurale e sostenerne il ruolo centrale per raggiungere una stabile sicurezza alimentare”. “La famiglia rurale – ha osservato - è un modello non solo di lavoro, ma di vita e di espressione concreta della solidarietà, dove si conferma il ruolo essenziale della donna”. "L’obiettivo della sicurezza alimentare - ha proseguito Papa Ratzinger - è un’esigenza autenticamente umana, ne siamo consapevoli. Garantirla alle presenti generazioni ed a quelle che verranno significa anche tutelare da un frenetico sfruttamento le risorse naturali poichè la corsa al consumo ed allo spreco sembra ignorare ogni attenzione verso il patrimonio genetico e le diversità biologiche, tanto importanti per le attività agricole''. ''Ma all'idea di un'esclusiva appropriazione di tali risorse - ha aggiunto - si oppone la chiamata di Dio ad uomini e donne perchè nel 'coltivare e custodire' la terra promuovano un uso partecipato dei beni della Creazione, obiettivo che l'attività multilaterale e le regole internazionali possono certamente concorrere a realizzare''.

SIR, Asca, Agi

UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA 37° CONFERENZA DELL’ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE PER L’ALIMENTAZIONE E L’AGRICOLTURA (F.A.O.) - il testo integrale del discorso del Papa

Intenzione di preghiera del Papa per luglio: i cristiani contribuiscano ad alleviare, specialemente nei Paesi poveri, le sofferenze dei malati di Aids

Nel mese di luglio, il Papa chiede ai fedeli di pregare per i malati di Aids, soprattutto nei Paesi poveri. E' questa la proposta che rivolge nelle intenzioni di preghiera contenute nella lettera pontificia che ha affidato all'Apostolato della Preghiera, iniziativa seguita in tutto il mondo da circa 50 milioni di persone. Ogni mese, il Pontefice affida due intenzioni, una generale e una missionaria. Quella generale per il mese di luglio recita: "Perché i cristiani contribuiscano ad alleviare, specialmente nei Paesi più poveri, la sofferenza materiale e spirituale degli ammalati di Aids”. L'intenzione missionaria per luglio recita invece: “Per le religiose che operano nei territori di missione, affinché siano testimoni della gioia del Vangelo e segno vivente dell'amore di Cristo”.

Zenit

Il Papa convoca 15 cardinali per valutare lo status delle finanze della Santa Sede, i bilanci del primo semestre 2011 e cambi al vertice dei dicasteri

La “riunione dei quindici” è stata convocata per ieri in Vaticano e si scioglierà soltanto nella giornata di domani. Quindici cardinali da tutto il mondo dovranno valutare a porte chiuse lo status delle finanze della Santa Sede, i bilanci del primo semestre del 2011, senza dimenticare i delicatissimi cambi al vertice dei principali dicasteri competenti, che Papa Ratzinger ha in animo di mettere in campo nelle prossime settimane. Tra questi, quello più difficile e dibattuto: la nomina del nuovo presidente del Governatorato, il “ministero” che ha in mano tutta la gestione della Città del Vaticano. I quindici si riuniscono sotto la direzione del cardinale segretario di stato Tarcisio Bertone, del card. Attilio Nicora presidente dell’Autorità di informazione finanziaria (Aif), del card. Velasio De Paolis presidente della Prefettura degli affari economici e del card. Giovanni Lajolo, attuale guida del Governatorato. Se le finanze vaticane godono di buona salute, questo dipende in gran parte dalle entrate che ogni anno garantiscono i Musei vaticani, con l’abile regia di Antonio Paolucci che li guida da tre anni. Ma la sfida della Santa Sede è riuscire a non far dipendere la maggior parte dei bilanci dai soli musei e cercare il pareggio anche a prescindere da essi. E’ anche per questo che il Papa da tempo ha deciso i cambi al vertice. Da poco si è insediato a Propaganda Fide Fernando Filoni, ex numero due della segreteria di stato, chiamato a una gestione pulita dell’immenso patrimonio finanziario e immobiliare di Propaganda. Attesa è anche la nomina del prelato dello Ior. Si parla con insistenza dell’arrivo di mons. Luigi Mistò, responsabile nell’arcidiocesi di Milano del servizio per il sostegno economico della Chiesa. Sarà chiamato a lavorare assieme al presidente Ettore Gotti Tedeschi, protagonista di una non facile operazione trasparenza. Recentemente la procura di Roma ha sbloccato il denaro dello Ior precedentemente sequestrato per il sospetto di non aver rispettato le norme anti riciclaggio. Ma l’approvazione di una legge vaticana in materia e il Motu Proprio con cui è stata istituita l’Aif hanno modificato il parere della procura. Il capitolo più delicato è quello che riguarda il Governatorato. Il sostituto più naturale di Lajolo sarebbe l’attuale segretario dello stesso dicastero, il settantenne arcivescovo Carlo Maria Viganò. Recentemente Viganò è stato convocato da Velasio De Paolis per una verifica sui bilanci, e ha esibito una buona gestione: i bilanci precedentemente in rosso ora sono in attivo. Ma ciò potrebbe non bastare. L’arrivo di Filoni a Propaganda, infatti, ha rimescolato le carte e pare abbia convinto il Papa a concedere all’attuale nunzio in Italia Giuseppe Bertello, precedentemente candidato per Propaganda, il Governatorato. Nel summit il tema delle nomine potrebbe essere discusso. Tutti e quindici i cardinali, infatti, sono stati convocati per la loro conoscenza delle dinamiche finanziarie della Chiesa ma anche perché personalità vicine al Papa. Tra loro l’arcivescovo di Colonia, il card. Joachim Meisner, e il card. Jorge Liberato Urosa Savino, arcivescovo di Caracas.

Paolo Rodari, Il Foglio