venerdì 1 luglio 2011

La Chiesa del Nordest dopo il card. Scola alla ricerca di una altra guida. Il successore a Venezia dovrebbe arrivare entro Natale

E ora chi dopo Angelo Scola (nella foto con Benedetto XVI)? E poi: come si configura la Chiesa veneta dopo la partenza del porporato-teologo, che ha guidato per quasi un decennio il patriarcato di Venezia e, di conseguenza, la Chiesa del Nordest? All’indomani della nomina di Scola ad arcivescovo di Milano, il rebus sulla successione si infittisce. Anche perché la "pratica" per individuare il successore inizierà a settembre e si presume che solo per Natale il patriarcato avrà il nuovo titolare. I rumours curiali mettono in prima fila il nunzio, veneto, in Venezuela, Pietro Parolin. Altre voci ricandidano alcuni autorevoli esponenti dell’episcopato italiano usciti di scena nella corsa per Milano: il vescovo-teologo Bruno Forte (di Chieti), intimo amico di Massimo Cacciari, Francesco Lambiasi di Rimini, già assistente nazionale dell’Azione cattolica, lo stesso card. Gianfranco Ravasi, "ministro" della cultura in Vaticano. Ma alcune indiscrezioni riferiscono che proprio l’ingresso di Parolin nelle votazioni della Congregazione dei vescovi sulla scelta di Milano sia un’indicazione importante sulla candidatura dello stesso diplomatico per la sede di San Marco. Persona discreta, molto disponibile e affabile, vicentino, prete secolare, Parolin ha al suo attivo un risultato storico per la diplomazia vaticana: l’accordo con il governo socialista del Vietnam. Ma intanto come si caratterizza la geografia "curiale" in terra veneta? Al patriarca non solo nella forma era riconosciuta l’autorità e la leadership da parte di tutto l’episcopato veneto, che ora si trova alla ricerca di una "guida". Anzitutto, con l’uscita di scena di Scola, e prima di lui di Cesare Nosiglia, presule di Vicenza, è da rilevare un dato: tutti i vescovi delle nove diocesi suffraganee di Vicenza, compresa Concordia-Pordenone, in osmosi con il Friuli, sono veneti, eccetto il friulano Lucio Soravito, di Adria-Rovigo. E del resto le ultime nomine episcopali in Veneto tengono molto in conto questo dato "territoriale": a Vicenza è andato il "delfino" di Scola, Beniamino Pizziol, ausiliare del neo-arcivescovo di Milano; a Verona, da Vittorio Veneto, il veronesissimo (e interventista) Giuseppe Zenti, (tra le iniziative di segnalare il dibattito pubblico con l’iper-atea Margherita Hack su fede e Dio). A Concordia Giuseppe Pellegrini, veronese. Profilo molto "interno" e pastorale, quello dei vescovi veneti. Antonio Mattiazzo a Padova (in sella dal 1989, eletto giovanissimo: aveva 40 anni) è ormai il "decano" dei presuli veneti: a lui si deve la convocazione di Aquileia 2012, l’assemblea delle diocesi del Nordest prevista per il prossimo aprile. Spicca, per iniziativa sociale, il "vescovo-operaio" Adriano Tessarollo, sceso in piazza a Roma qualche settimana fa insieme ai lavoratori della centrale di Porto Tolle. Giuseppe Andrich a Belluno, Corrado Pizziol a Vittorio Veneto e Lucio Soravito ad Adria guidano le rispettive chiese locali con sguardo "pastorale", poco interventisimo e un’attenzione ai temi sociali. Ha un profilo più "internazionale" Gianfranco Gardin di Treviso, vista la sua esperienza in Vaticano come vice del dicastero per i religiosi e le suore. Al di fuori del Veneto restano in pista due nomi per la leadership triveneta in campo ecclesiale: Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste, e Andrea Bruno Mazzocato presule a Udine, il primo originario di Rovigo, il secondo di Treviso. Molto "ratzingeriano" Crepaldi, considerato "conservatore" per alcune posizioni socio- politiche, Mazzocato invece considerato di notevole profilo spirituale. Intanto pare dirimente il lasso di tempo per la scelta del nuovo patriarca. L’allungamento dei tempi per individuare un successore sembra indicare che su questo Scola possa avere voce in capitolo, proprio come l’ha avuta nella recente nomina di Pizziol a Vicenza.

Lorenzo Fazzini, Corriere del Veneto.it