venerdì 1 luglio 2011

Mons. Pelvi: la grandezza di Benedetto XVI è davanti agli occhi del mondo, la sua umiltà e fedeltà gioiosa siano stimolo per la santità dei sacerdoti

“La cattedra di Papa Benedetto non è un regno, neppure un trono. È la cattedra del servizio, del sacrificio, del martirio. È la cattedra del magistero, della fede e della certezza, della carità e del governo pastorale”. “Non è una cattedra inventata dagli uomini. Gli uomini ne hanno inventate tante, ma quella del Papa è la stessa cattedra di Pietro, l’apostolo chiamato da Gesù. E noi, alunni di questa cattedra, amiamo il Papa, scelto dallo Spirito Santo a reggere la Chiesa di Cristo. Egli è la bocca della verità, l’apostolo della pace, della giustizia, della fraternità, della libertà, il custode della dignità umana”. L'arcivescovo Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l'Italia, lo ha affermato mercoledì nella Messa che ha presieduto nella Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi in occasione del 60° anniversario di sacerdozio di Papa Benedetto XVI. “Il Signore non abbandonerà mai la Sua Chiesa e il Papa che le ha donato, la cui grandezza è davanti agli occhi del mondo intero”, ha affermato. Mons. Pelvi ha quindi manifestato “comunione spirituale nei confronti del Successore di Pietro, di grande incoraggiamento ed esempio nel quotidiano servizio a Cristo, alla comunità ecclesiale e all’intera famiglia umana”. “Ci uniamo alla preghiera della Chiesa per il Santo Padre, audace collaboratore della verità”, ha aggiunto. “Chiediamo al Signore che l’esempio della sua umiltà e della fedeltà gioiosa sia stimolo efficace al nascere di nuove vocazioni e alla santità di tutti i sacerdoti”. L'ordinario militare ha poi ricordato che la Chiesa è “chiamata ad attraversare prove e catene perché il mondo conosca l’unico vero Dio e raggiunga la salvezza”. “La Chiesa - ed in essa Cristo - soffre e risorge anche oggi – ha osservato –. In essa Cristo viene quotidianamente schernito e colpito; sempre di nuovo si cerca di spingerlo fuori del mondo. Sempre di nuovo la piccola barca della Chiesa è sballottata dal vento delle ideologie, che con le loro acque penetrano in essa e sembrano condannarla all’affondamento”. “E tuttavia, proprio nella Chiesa sofferente Cristo è vittorioso. Nonostante tutto, la fede in Lui riprende forza sempre di nuovo. Anche oggi il Signore, nella mediazione apostolica, comanda alle acque e si dimostra Signore degli elementi. Egli vive nella sua barca, nella navicella della Chiesa”. “Così anche nel ministero di Pietro si rivela, da una parte, la debolezza di ciò che è proprio dell'uomo, ma insieme anche la forza di Dio: proprio nella debolezza degli uomini il Signore manifesta la sua forza; dimostra che è Lui stesso a costruire, mediante uomini deboli, la sua Chiesa”. “Cos’è la Chiesa se non la voce che placa i venti delle burrasche, della disperazione, della violenza, del male, del peccato?”, ha chiesto mons. Pelvi. “Cos’è la Chiesa se non la difesa dal maligno tentatore per poter attraversare con Gesù il mare della storia, senza confusione né oscurità, e andare da riva a riva, con Dio vicino?”. La Chiesa, ha proseguito, “manifesta il rivelarsi e il perdurare dell’Incarnazione di Dio in mezzo a noi”, “è il rinnovarsi dell’atto meraviglioso con cui lo Spirito formò originariamente il Corpo di Cristo dal seno della Vergine”. Per l'arcivescovo, “dovremmo crescere come Chiesa che pone sempre l’uomo davanti all’Assoluto, annunciando il desiderio di un’esistenza libera dalle mille dipendenze della vita terrena, destinata alla vita immortale”. “La Chiesa va contemplata rivestita dalla gloria del suo Signore. Per sé sola si vanificherebbe come Chiesa e si avrebbe un raggruppamento umano, che non ha alcuna ragione di distinguersi nel quadro poco incoraggiante dell’umanità. Ma sempre va vista in connessione con Colui che è la sorgente e la forma del suo esistere”. “Con l’occhio della fede posso capire che la Chiesa non è solo ciò che umanamente vedo, ma anche quel Mistero mirabile che non vedo, ma che è la radice di ciò che vedo. E in questa dimensione palpita il Papa che Dio ha scelto per noi, servitore della vigna, pietra preziosa che con la rocciosità del magistero rende attuale la promessa di Cesarea. Dov’è Pietro c’è la Chiesa”. “Ancora oggi e per i secoli futuri, il cuore della Chiesa batte e ama con il cuore del Successore di Pietro – ha concluso l'Arcivescovo –. La solidità di Pietro è nel volto, nelle membra, nel gesto, nella parola, nella dolcezza, nella franchezza, nella passione per Dio e per l’uomo”.

Zenit