domenica 26 dicembre 2010

Il pranzo del Papa con i poveri assistiti dalle Missionarie della Carità: la vera gioia nel condividere, nel donare, nell’amare con la gratuità di Dio

“La carità è la vera forza che cambia il mondo”: così Benedetto XVI al termine del pranzo con i poveri assistiti dalle diverse comunità romane delle Missionarie della Carità, che si è svolto oggi presso l’atrio dell’Aula Paolo VI in Vaticano, per il centesimo anniversario della nascita della Beata Madre Teresa di Calcutta. Presenti anche molti religiosi e religiose che il Papa ha ringraziato per il loro umile servizio ai più bisognosi. La voce del Papa svela la gioia di condividere il Natale con chi è povero, solo, emarginato, ma anche con chi dona la sua vita per gli altri in modo umile e discreto. Quella stessa gioia annunciata dagli angeli ai pastori di Betlemme davanti la grotta, che ha accolto il Salvatore, si respira nell’atrio dell’Aula Paolo VI:“Il Bambino che vediamo nella grotta è Dio stesso che si è fatto uomo, per mostrarci quanto ci vuole bene, quanto ci ama: Dio è diventato uno di noi, per farsi vicino a ciascuno, per vincere il male, per liberarci dal peccato, per darci speranza, per dirci che non siamo mai soli”. A tavola con il Pontefice, erano seduti 14 ospiti delle diverse case di accoglienza, con lui anche suor Prema, l’attuale superiora generale delle Missionarie, fra Sebastian, co-fondatore e superiore generale dei Fratelli, e fra Brian, superiore generale dei sacerdoti e postulatore della Causa di Canonizzazione della Beata di Calcutta. E proprio sulla testimonianza di vita di Madre Teresa si è soffermato il Pontefice definendola un riflesso di luce dell’amore di Dio: “La Beata Teresa di Calcutta ha vissuto la carità verso tutti senza distinzione, ma con una preferenza per i più poveri e abbandonati: un segno luminoso della paternità e della bontà di Dio. Ha saputo riconoscere in ognuno il volto di Cristo, da Lei amato con tutta se stessa”.
“La carità - ha ribadito il Papa - è sempre la vera forza che cambia il mondo”. Per questo a chi si domanda perché Madre Teresa sia diventata così famosa, Benedetto XVI risponde: “Perché è vissuta in modo umile e nascosto, per amore e nell’amore di Dio. Ella stessa affermava che il suo più grande premio era amare Gesù e servirlo nei poveri”. Grazie a Madre Teresa, ha detto ancora Benedetto XVI, ci rendiamo conto di come la nostra vita possa cambiare, di come la nostra anima possa diventare specchio della luce di Cristo ed illuminare gli altri. “E’ Lei che ci ha donato la consolazione e la certezza che Dio non abbandona mai nessuno e la sua missione - ha affermato il Santo Padre - continua attraverso quanti in ogni angolo del mondo vivono il suo carisma scegliendo di essere missionari della Carità”. Quindi il grazie a tutti coloro che donano la propria vita per gli altri, spesso in modo nascosto agli occhi degli uomini ma straordinario e prezioso per il cuore di Dio: “All’uomo spesso in ricerca di felicità illusorie, la vostra testimonianza di vita dice dove si trova la vera gioia: nel condividere, nel donare, nell’amare con la stessa gratuità di Dio che rompe la logica dell’egoismo umano”. Poi il saluto agli ospiti, agli amici e a tutti i presenti che hanno condiviso questo momento gioioso di comunione e fraternità: “Cari amici! Sappiate che il Papa vi vuole bene, vi porta nel cuore, vi raccoglie tutti in un abbraccio paterno e prega per voi". Erano 250, tra cui un musulmano e un cinese, e provenivano da strutture di accoglienza del centro e della periferia romana, da San Gregorio a Acilia e Tor Bella Monaca, i poveri che hanno pranzato con il Papa. Con i religiosi e le religiose, i commensali erano in tutto 517.
Il pranzo, tradizione delle missionarie della carità in occasione del Natale, ha visto quest'anno la partecipazione del Papa per i cento anni della nascita di Madre Teresa di Calcutta. Questo il menù per il pranzo, offerto da Benedetto XVI: lasagna alla bolognese con ragù fatto in casa, spezzatino di vitello con patate al forno, pandoro con cioccolata fusa e crema chantilly, caffè. Al termine del pranzo il saluto di suor Prema, superiora generale delle Missionarie della Carità. Le Missionarie della carità, che oggi animano a Roma una decina di strutture di accoglienza, hanno iniziato la loro attività nella Capitale insediandosi nel complesso di San Gregorio al Celio, dove vengono offerti vitto e alloggio ad una sessantina di uomini senza fissa dimora, anziani, abbandonati o con disagio mentale, con uno spirito di accoglienza che alla cura delle esigenze materiali unisce la sollecitudine per le necessità affettive e spirituali di ogni persona. Il primo dormitorio femminile fondato dalla "matita di Dio" a Roma è stato invece quello di Via Rattazzi, nei pressi della stazione Termini. La casa di Primavalle accoglie invece ragazze madri, gestanti e puerpere con i loro bambini nei primi mesi di vita, la casa 'Dono di Maria', all'interno della Città del Vaticano, per l'accoglienza diurna e notturna di circa 60 donne giovani e anziane, affette da malattie fisiche e mentali o vittime dell'alcolismo. Madri con i loro figli vengono anche ospitate nella casa di Tor Bella Monaca mentre nella casa 'Dono d'amore', sulla Nomentana, vengono accolte e assistite ogni giorno fino a 12 malate di Aids. Ad Acilia le suore di Madre Teresa offrono uno spazio di silenzio e di preghiera a quanti bussano alla loro porta e prestano il loro aiuto alle famiglie bisognose e agli anziani della zona, mentre svolgono il loro apostolato anche visitando famiglie, ospedali, carceri e campi nomadi.

Il Papa: il mondo continua ad essere segnato dalla violenza, specialmente contro i cristani. Appello per le Filippine, la Nigeria e il Pakistan

Dopo la preghiera dell'Angelus, appello del Papa alla pace dopo le violenze contro i cristiani nelle Filippine e in Nigeria in occasione delle festività di Natale. "In questo tempo del Santo Natale - ha detto Benedetto XVI - il desiderio e l'invocazione del dono della pace si sono fatti ancora più intensi. Ma il nostro mondo continua ad essere segnato dalla violenza, specialmente contro i discepoli di Cristo. Ho appreso con grande tristezza - ha proseguito Benedetto XVI - l'attentato in una chiesa cattolica nelle Filippine, mentre si celebravano i riti del giorno di Natale, come pure l'attacco a chiese cristiane in Nigeria. La terra - ha detto ancora il Papa - si è macchiata ancora di sangue in altre parti del mondo come in Pakistan. Desidero esprimere il mio sentito cordoglio per le vittime di queste assurde violenze, e - ha detto Papa Ratzinger - ripeto ancora una volta l'appello ad abbandonare la via dell'odio per trovare soluzioni pacifiche dei conflitti e donare alle care popolazioni sicurezza e serenità". "In questo giorno - ha concluso il Papa - in cui celebriamo la Santa Famiglia, che visse la drammatica esperienza di dover fuggire in Egitto per la furia omicida di Erode, ricordiamo anche tutti coloro – in particolare le famiglie - che sono costretti ad abbandonare le proprie case a causa della guerra, della violenza e dell’intolleranza. Vi invito, quindi, ad unirvi a me nella preghiera per chiedere con forza al Signore che tocchi il cuore degli uomini e porti speranza, riconciliazione e pace".

Apcom

Il Papa: i bambini hanno bisogno dell’amore del padre e della madre, dà loro sicurezza e nella crescita permette la scoperta del senso della vita

Questa mattina, il Papa ha invitato a contemplare la scena nella Grotta di Betlemme, prima della recita dell'Angelus nella festa della Santa Famiglia di Nazareth: “Quest'anno essa ricorre proprio all'indomani del Natale e, prevalendo su quella di Santo Stefano, ci invita a contemplare questa 'icona' in cui il piccolo Gesù appare al centro dell'affetto e delle premure dei suoi genitori". Maria e Giuseppe custodiscono nei loro cuori il mistero della nascita del Figlio di Dio: “Eppure, la nascita di ogni bambino porta con sé qualcosa di questo mistero! Lo sanno bene i genitori che lo ricevono come un dono e che, spesso, così ne parlano. A tutti noi è capitato di sentir dire a un papà e a una mamma: ‘Questo bambino è un dono, un miracolo!’”. “In effetti – ha affermato il Papa - gli esseri umani vivono la procreazione non come mero atto riproduttivo, ma ne percepiscono la ricchezza, intuiscono che ogni creatura umana che si affaccia sulla terra è il ‘segno’ per eccellenza del Creatore e Padre che è nei cieli”. “Quant’è importante, allora, che ogni bambino, venendo al mondo, sia accolto dal calore di una famiglia! Non importano le comodità esteriori: Gesù è nato in una stalla e come prima culla ha avuto una mangiatoia, ma l’amore di Maria e di Giuseppe gli ha fatto sentire la tenerezza e la bellezza di essere amati. Di questo hanno bisogno i bambini: dell’amore del padre e della madre. E’ questo che dà loro sicurezza e che, nella crescita, permette la scoperta del senso della vita”. "La Santa Famiglia di Nazareth - ha detto Benedetto XVI - ha attraversato molte prove, come quella - ricordata nel Vangelo secondo Matteo - della 'strage degli innocenti', che costrinse Giuseppe e Maria ed emigrare in Egitto. Ma, confidando nella divina Provvidenza, essi trovarono la loro stabilità e assicurarono a Gesù un'infanzia serena e una solida educazione". La Santa Famiglia, ha aggiunto, "è certamente singolare e irripetibile, ma al tempo stesso è 'modello di vita' per ogni famiglia, perché Gesù, vero uomo, ha voluto nascere in una famiglia umana, e così facendo l'ha benedetta e consacrata". “Affidiamo pertanto alla Madonna e a San Giuseppe tutte le famiglie, affinché non si scoraggino di fronte alle prove e alle difficoltà, ma coltivino sempre l’amore coniugale e si dedichino con fiducia al servizio della vita e dell’educazione”.

Radio Vaticana, Apcom