domenica 23 settembre 2012

Benedetto XVI riceve don Alessandro De Sanctis, da 70 anni parroco in provincia di Frosinone: ho conosciuto otto Pontefici ma l'incontro di oggi mi dà un'emozione particolare

Don Alessandro De Sanctis è un prete da Guinness: da 70 anni è a capo della stessa parrocchia, quella di Filettino, in provincia di Frosinone, dove è succeduto a uno zio. E oggi è stato ricevuto da Papa Benedetto XVI a Castel Gandolfo: ''Ho conosciuto otto Pontefici, da Benedetto XV a Benedetto XVI, ma l'incontro di oggi mi dà un'emozione particolare''. Il suo è il sacerdozio piu' lungo d'Italia, ma lui continua a curare le anime con lo stesso attaccamento e la "stessa fede" di settant'anni fa. "In parrocchia arrivano una infinità di fedeli, sono tante le cose da sbrigare. Non ho tempo per fermarmi", così don Alessandro ha commentato all'agenzia Adnkronos il suo record. Il prete più longevo ha anche escogitato un sistema per zittire i cellulari, almeno nella sua chiesa, e ha fatto affiggere nella bacheca un cartello che recita "Il Signore comunica con noi in tanti modi. Certamente, non vi chiamerà mai al cellulare. Perciò - è la richiesta tuttora visibile in chiesa - tenetelo spento in chiesa". Da quando ha esposto il veto pare che nessun trillo disturbi più le Messe di don Alessandro.

Adnkronos, Ansa 

Il Papa: apprezzamento per l'impegno della Confederazione nazionale coltivatori diretti in favore della salvaguardia del creato. Vi ringrazio per i doni

Prima di congedarsi dai fedeli presenti nel cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Papa ha rivolto un “cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai soci della Confederazione nazionale coltivatori diretti”. “Cari amici - ha dichiarato -, esprimo apprezzamento per il vostro impegno in favore della salvaguardia del creato e vi ringrazio per i doni”. La consegna ufficiale è avvenuta questa mattina, a Castel Gandolfo: gli agricoltori della Coldiretti hanno consegnato a Benedetto XVI il primo miele raccolto dagli alveari collocati nell’azienda agricola del Vaticano. Insieme a 25 mucche (che producono circa 50 litri di latte al giorno), 300 galline ovaiole, 3 caprette, 2 asinelli e 2 falchetti che proteggono i frutteti dagli assalti dei corvi, le api della fattoria pontificia (mezzo milione sparse in otto alveari), hanno prodotto quest’anno 80 chili di miele biologico “millefiori”, ricavato prevalentemente da fiori di castagno presenti nella fattoria che nel 1929 Pio XI ampliò destinandola all’attività agricola. Ma la Coldiretti questa mattina ha donato al Santo Padre anche un vigneto a chilometri zero, piantato anche questo all’interno delle Ville Pontificie. La vigna appena impiantata è di circa 1000 metri quadrati e si trova in un suggestivo angolo della tenuta sotto la statua del Cristo Buon Pastore. Si tratta di vitigni di “Trebbiano” (bianco) e di “Cesanese di Affile” (rosso) autoctono che a fine estate 2013 darà vini a “km zero” di spiccata aromaticità. E per consentire ai tecnici dell’azienda di lavorare “in casa” l’uva raccolta, la Coldiretti ha anche provveduto ad ammodernare la piccola cantina con le attrezzature necessarie e le botti di castagno e rovere per l’invecchiamento del vino. La vigna regalata a Benedetto XVI, dicono gli agricoltori, “ha inteso richiamarsi alle prime parole ai fedeli pronunciate il 19 aprile 2005 da Joseph Ratzinger, appena eletto Pontefice, quando si definì un umile lavoratore nella vigna del Signore, alludendo a un’umiltà prima di tutto intellettuale che tanto spesso lo ha portato a ripetere che la scienza non può considerarsi autosufficiente, ma dovrebbe avere l’umiltà e il coraggio di aprirsi al mistero di Dio”.

SIR - Fabio Marchese Ragona, Stanze Vaticane

Il Papa: la preghiera ha accompagnato la bella riuscita del viaggio in Libano. Continuare a pregare per i cristiani mediorientali, per la pace e per il dialogo sereno tra le religioni

Dopo la recita della preghiera mariana dell'Angelus, Papa Benedetto XVI ha salutato i fedeli presenti in varie lingue. Salutando i pellegrini di lingua francese, ha ringraziato "di tutto cuore per la vostra preghiera, che ha accompagnato la bella riuscita del viaggio apostolico in Libano e per estensione all'insieme del Medio Oriente. Continuate a pregare per i cristiani medio-orientali, per la pace e per il dialogo sereno tra le religioni".

AsiaNews

Benedetto XVI: ieri è stato proclamato Beato il sacerdote Louis Brisson. Come lui imparare ad avere fame di Dio e ricorrere costantemente a Lui con fiducia

Dopo la recita dell'Angelus, il Papa ha ricordato che “ieri, nella città francese di Troyes, è stato proclamato beato il sacerdote Louis Brisson, vissuto nel secolo XIX, fondatore delle Oblate e degli Oblati di San Francesco di Sales”. “Mi unisco - ha affermato - con gioia al rendimento di grazie della comunità diocesana di Troyes e di tutti i figli e le figlie spirituali del nuovo Beato”. In francese ha auspicato: “L’esempio del nuovo Beato illumini la vostra vita! Egli diceva: ‘Ho bisogno di Dio,è una fame che mi divora’. Come lui, imparate ad avere fame di Dio e ricorrere costantemente a Lui con fiducia”. Salutando i pellegrini polacchi ha sottolineato: “Nel Vangelo di oggi Gesù presta una speciale attenzione ai bambini. Dice: ‘Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me’. Chiediamo a Dio che queste parole ispirino tutti coloro che sono responsabili del dono della vita, delle degne condizioni di esistenza e di educazione, della sicura e serena crescita dei bambini. Ogni bambino possa godere dell’amore e del calore familiare!”. In italiano, il Pontefice si è detto “lieto di accogliere, da vari Paesi, le Suore del Collegio Missionario ‘Mater Ecclesiae’ di Castel Gandolfo”, alle quali ha augurato “un sereno e fruttuoso anno di formazione e di vita comunitaria”.

SIR

Il Papa: noi, che siamo piccoli, aspiriamo ad apparire grandi, ad essere i primi, mentre Dio, che è realmente grande, non teme di abbassarsi e di farsi ultimo

A mezzogiorno il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recitare l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti. “Nel nostro cammino con il Vangelo di Marco, domenica scorsa siamo entrati nella seconda parte, cioè l’ultimo viaggio verso Gerusalemme e verso il culmine della missione di Gesù - ha ricordato il Papa -. Dopo che Pietro, a nome dei discepoli, ha professato la fede in Lui riconoscendolo come il Messia, Gesù incomincia a parlare apertamente di ciò che gli accadrà alla fine”, annunciando “in modo sempre più chiaro il destino che l’attende e la sua intrinseca necessità”. Anche nel brano di questa domenica annuncia questa verità. In effetti, ha osservato il Pontefice, “leggendo questa parte del racconto di Marco, appare evidente che tra Gesù e i discepoli c’è una profonda distanza interiore; si trovano, per così dire, su due diverse lunghezze d’onda, così che i discorsi del Maestro non vengono compresi, o lo sono soltanto superficialmente”. Così Pietro, subito dopo aver manifestato la sua fede in Gesù, si permette di rimproverarlo perché ha predetto che dovrà essere rifiutato e ucciso. Dopo il secondo annuncio della passione, i discepoli si mettono a discutere su chi tra loro sia il più grande; e, dopo il terzo, Giacomo e Giovanni chiedono a Gesù di poter sedere alla sua destra e alla sua sinistra, quando sarà nella gloria”. Ma ci sono “diversi altri segni di questa distanza: ad esempio, i discepoli non riescono a guarire un ragazzo epilettico, che poi Gesù guarisce con la forza della preghiera; o quando vengono presentati a Gesù dei bambini, i discepoli li rimproverano, e Gesù invece, indignato, li fa rimanere, e afferma che solo chi è come loro può entrare nel Regno di Dio”. “Che cosa ci dice tutto questo - si è chiesto il Santo Padre -? Ci ricorda che la logica di Dio è sempre ‘altra’ rispetto alla nostra, come rivelò Dio stesso per bocca del profeta Isaia: ‘I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie’”. Per questo, ha chiarito, “seguire il Signore richiede sempre all’uomo una profonda conversione da noi tutti, un cambiamento nel modo di pensare e di vivere, richiede di aprire il cuore all’ascolto per lasciarsi illuminare e trasformare interiormente”. “Un punto-chiave in cui Dio e l’uomo si differenziano è l’orgoglio - ha precisato Benedetto XVI -: in Dio non c’è orgoglio, perché Egli è totale pienezza ed è tutto proteso ad amare e donare vita; in noi uomini, invece, l’orgoglio è intimamente radicato e richiede costante vigilanza e purificazione. Noi, che siamo piccoli, aspiriamo ad apparire grandi, ad essere i primi, mentre Dio, che è realmente grande, non teme di abbassarsi e di farsi ultimo”. La Vergine Maria è “perfettamente ‘sintonizzata’ con Dio: invochiamola con fiducia, affinché ci insegni a seguire fedelmente Gesù sulla via dell’amore e dell’umiltà”.

SIR

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS
 

Sinodo dei vescovi 2012. Benedetto XVI nomina 45 esperti e 49 uditori che assisteranno all'assise. Tra gli italiani i rappresentanti dei principali movimenti ecclesiali

Dopo la nomina di alcuni cardinali, vescovi e sacerdoti che saranno tra i Padri sinodali della prossima Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, dedicato alla nuova evangelizzazione, Papa Benedetto XVI ha nominato ieri 45 "adiutores secretarii specialis" o esperti e 49 "auditores" o uditori che prenderanno parte ai lavori. Tra gli esperti il Pontefice ha nominato fra Enzo Bianchi, Priore della Comunità Monastica di Bose in Italia, Rodolfo Papa, docente di Storia dell'Arte ed Estetica presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma. padre Samir Khalil Samir, professore di Teologia arabo-cristiana presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma e di Storia della cultura araba e di islamologia presso l'Università "St. Joseph de Beyrouth" in Libano. Tra gli uditori il Papa ha nominato Chiara Amirante, fondatrice e presidente della Comunità Nuovi Orizzonti. Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, Salvatore Martinez, presidente per l'Italia del Rinnovamento nello Spirito Santo, Franco Miano, presidente dell'Azione Cattolica Italiana e Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari.

Apic

NOMINA DI ADIUTORES SECRETARII SPECIALIS (O ESPERTI) E DI AUDITORES (O UDITORI) DELLA XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI

È morto padre Giancarlo Bossi, missionario rapito nelle Filippine nel 2007. La sua testimonianza davanti ai giovani di Loreto e l'incontro con il Papa: un figlio che ritrova un padre

Padre Giancarlo Bossi (nella foto con Benedetto XVI), il missionario del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) che nel 2007 era stato rapito a Mindanao, è morto stanotte alle 3 nella clinica Humanitas di Rozzano sul Naviglio (Milano). Da oltre un anno aveva sviluppato un tumore ai polmoni e la sua salute si era debilitata sempre più. Padre Bossi, chiamato dagli amici col nomignolo di "gigante buono" per la sua statura atletica e corpulenta, era divenuto noto in tutta l'Italia e nel mondo quando è stato rapito da un gruppo di miliziani musulmani nelle Filippine, il 10 giugno del 2007. In tutta Italia e nel mondo si sono diffusi momenti di preghiera, digiuni, interrogazioni ai governi per la sua liberazione. Anche Benedetto XVI ha fatto un appello ai rapitori e ha pregato per lui. Il 19 luglio viene liberato, grazie anche alla collaborazione del governo italiano e di quello filippino. Tornato in Italia dopo il suo sequestro, ha la possibilità di incontrare Benedetto XVI durante l'Agorà dei giovani italiani a Loreto, il 1° settembre 2007. Qui egli dà la sua testimonianza sul modo in cui ha vissuto i quasi 40 giorni insieme ai suoi rapitori, dei musulmani fuoriusciti dal Milf (Moro Islamic Liberation Front), che egli ha sempre difeso, dicendo che lo "hanno trattato bene e ho pregato per loro": "Durante i 40 giorni del mio deserto nella foresta - egli dice davanti a 300mila giovani - mi sono sentito rinnovare. La mia preghiera è diventata più essenziale e forte. La mia disponibilità a Dio più incisiva. Nelle difficoltà con forza si sperimenta la tenerezza di Dio". Ricordando il suo incontro col Papa, egli parla della "emozione di un figlio che ritrova il padre". Nel gennaio 2008 ritorna nelle Filippine e vorrebbe ritornare a Payao (Mindanao), dove era stato rapito, ma i vescovi lo frenano e lui si stabilisce a Paranaque (Metro Manila) per un anno; poi si sposta nella missione di Mindoro Occidentale. Padre Bossi era nato ad Abbiategrasso (Milano), il 19 febbraio 1950. Era entrato nel PIME a Genova nel 1973 come vocazione adulta. Ha emeso il giuramento perpetuo il 3 febbraio 1978 ed è stato ordinato sacerdote il 18 marzo 1978 da mons. Aristide. Pirovano. Destinato alle Filippine, vi ha trascorso, con qualche intermezzo in Italia, circa 32 anni.

AsiaNews