sabato 22 gennaio 2011

Il Papa: interrompere circolo vizioso tra un'ammissione scontata al matrimonio e un facile annullamento. Cerimonia nuziale diritto solo per chi crede

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, Papa Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i Prelati Uditori, gli Officiali e gli Avvocati del Tribunale della Rota Romana in occasione della solenne inaugurazione dell’Anno giudiziario.
Di fronte all’attuale crisi della famiglia il Papa invita ad “avere la massima cura pastorale” nella preparazione e ammissione al matrimonio, lamentando il fatto che spesso i corsi prematrimoniali, l'esame degli sposi, le pubblicazioni e gli altri mezzi opportuni per compiere le necessarie investigazioni, sono visti come “adempimenti di natura esclusivamente formale”. Infatti, ha osservato, è diffusa la mentalità che, “nell'ammettere le coppie al matrimonio, i pastori dovrebbero procedere con larghezza, essendo in gioco il diritto naturale delle persone a sposarsi”. Per Papa Ratzinger, ''non esiste un matrimonio della vita ed un altro del diritto: il matrimonio celebrato dagli sposi, quello di cui si occupa la pastorale e quello messo a fuoco dalla dottrina canonica, sono una sola realtà naturale e salvifica, la cui ricchezza dà certamente luogo a una varietà di approcci, senza però che ne venga meno l'essenziale identità. L'aspetto giuridico è intrinsecamente legato all'essenza del matrimonio. Ciò si comprende alla luce di una nozione non positivistica del diritto, ma considerata nell'ottica della relazionalità secondo giustizia''. Quindi, ha concluso Benedetto XVI ''il diritto a sposarsi va visto in tale prospettiva. Non si tratta, cioè, di una pretesa soggettiva che debba essere soddisfatta dai pastori mediante un mero riconoscimento formale, indipendentemente dal contenuto effettivo dell'unione. Il diritto a contrarre matrimonio presuppone che si possa e si intenda celebrarlo davvero, dunque nella verità della sua essenza così come è insegnata dalla Chiesa. Nessuno può vantare il diritto a una cerimonia nuziale. Lo ius connubii, infatti, si riferisce al diritto di celebrare un autentico matrimonio”, che non può essere esercitato ''laddove fosse evidente che non sussistono le premesse per il suo esercizio, se mancasse, cioè, palesemente la capacità richiesta per sposarsi, oppure la volontà si ponesse un obiettivo che è in contrasto con la realtà naturale del matrimonio''. Per ammettere al matrimonio sarà perciò necessaria una seria verifica delle convinzioni dei fidanzati circa gli impegni irrinunciabili per la validità del sacramento: “Un serio discernimento a questo riguardo potrà evitare che impulsi emotivi o ragioni superficiali inducano i due giovani ad assumere responsabilità che non sapranno poi onorare”. I fidanzati, cioè, devono essere messi in grado di scoprire la verità della loro vocazione al matrimonio con le sue caratteristiche di unità e indissolubilità. Importante in questo contesto è l'esame prematrimoniale che non deve essere considerato un mero “passaggio burocratico”: “Si tratta invece di un'occasione pastorale unica - da valorizzare con tutta la serietà e l’attenzione che richiede - nella quale, attraverso un dialogo pieno di rispetto e di cordialità, il pastore cerca di aiutare la persona a porsi seriamente dinanzi alla verità su se stessa e sulla propria vocazione umana e cristiana al matrimonio. In questo senso il dialogo, sempre condotto separatamente con ciascuno dei due fidanzati - senza sminuire la convenienza di altri colloqui con la coppia - richiede un clima di piena sincerità, nel quale si dovrebbe far leva sul fatto che gli stessi contraenti sono i primi interessati e i primi obbligati in coscienza a celebrare un matrimonio valido”. In questo modo “si può sviluppare un'efficace azione pastorale volta alla prevenzione delle nullità matrimoniali”. ''Bisogna adoperarsi - ha detto il Pontefice - affinchè si interrompa, nella misura del possibile, il circolo vizioso che spesso si verifica tra un'ammissione scontata al matrimonio, senza un'adeguata preparazione e un esame serio dei requisiti previsti per la sua celebrazione, e una dichiarazione giudiziaria talvolta altrettanto facile, ma di segno inverso, in cui lo stesso matrimonio viene considerato nullo solamente in base alla costatazione del suo fallimento''. Il Papa ha invitat tutti coloro che agiscono nella pastorale familiare ad una forte presa di coscienza circa la responsabilità in questa materia. Ha esortato poi i tribunali ecclesiastici a trasmettere “un messaggio univoco circa ciò che è essenziale nel matrimonio, in sintonia con il Magistero e la legge canonica, parlando ad una sola voce”. Ha ribadito quindi la “necessità di giudicare rettamente le cause relative all'incapacità consensuale”: “La questione continua ad essere molto attuale, e purtroppo permangono ancora posizioni non corrette, come quella di identificare la discrezione di giudizio richiesta per il matrimonio con l’auspicata prudenza nella decisione di sposarsi, confondendo così una questione di capacità con un'altra che non intacca la validità, poiché concerne il grado di saggezza pratica con cui si è presa una decisione che è, comunque, veramente matrimoniale. Più grave ancora sarebbe il fraintendimento se si volesse attribuire efficacia invalidante alle scelte imprudenti compiute durante la vita matrimoniale”. Il pericolo, ha rilevato, è “quello di cercare dei motivi di nullità nei comportamenti che non riguardano la costituzione del vincolo coniugale bensì la sua realizzazione nella vita. Bisogna resistere alla tentazione di trasformare le semplici mancanze degli sposi nella loro esistenza coniugale in difetti di consenso”. Il Papa ha concluso le sue riflessioni invitando a superare l’apparente contrapposizione tra il diritto e la pastorale, perché, come diceva Giovanni Paolo II, “non è vero che per essere più pastorale il diritto debba rendersi meno giuridico”. La dimensione giuridica e quella pastorale, infatti, “sono inseparabilmente unite nella Chiesa pellegrina su questa terra”, in quanto “vi è una loro armonia derivante dalla comune finalità: la salvezza delle anime”.

Radio Vaticana, Asca

Udienza del Papa al card. Bagnasco in vista della riunione del Consiglio permanente della CEI, che affronterà il tema della moralità delle istituzioni

Il Papa ha incontrato questa mattina alle 11.00 il presidente della Conferenza Episcopale italiana, card. Angelo Bagnasco (nella foto con Benedetto XVI). Un incontro di routine in vista della riunione del Consiglio permanente della CEI in programma a partire da lunedì ad Ancona. Ad aprirlo lo stesso card. Bagnasco con la consueta prolusione che, come ha annunciato lui stesso ieri, non si asterrà dall'affrontare le vicende sul presidente del Consiglio. Il colloquio privato tra il Pontefice e il capo dei vescovi italiani è durato circa mezz'ora e si è tenuto nella biblioteca privata alla terza loggia del Palazzo Apostolico. Su questa prima sessione del 2011 si sono particolarmente accesi i riflettori, a seguito della presa di posizione esplicita del Segretario di Stato della Santa Sede Tarcisio Bertone sulla necessità di recupero di maggiore moralità nella vita pubblica italiana e al successivo richiamo di ieri venuto direttamente dal Papa a “società e istituzioni a ritrovare le loro radici morali”. Un intervento che oggi il direttore de L’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian, in un'intervista al Corriere della Sera, ha voluto pubblicamente interpretare come richiamo del Pontefice rivolto “a tutti” e da “non essere usato nello scontro politico” italiano su Berlusconi e il suo governo. Una linea, quella della messa a punto della Santa Sede, che con ogni probabilità non potrà non essere fatta propria lunedì dalla Conferenza Episcopale italiana.

Asca, TMNews

Primo incontro a Roma sui grandi discorsi di Benedetto XVI. Ratisbona 2006: una ragione che si ripiega su stessa non promuove la maturazione dell'uomo

Nel Palazzo Apostolico Lateranense a Roma è iniziato giovedì sera con il discorso all'Università di Ratisbona, pronunciato dal Santo Padre il 12 settembre 2006, il ciclo di letture teologiche dedicato ai grandi discorsi del Papa, promosso dall’Ufficio per la Pastorale universitaria del Vicariato. La lettura ha affrontato il tema “La questione di Dio oggi: il Dio della fede e il Dio dei filosofi”. Non smettono mai di parlare all’Uomo, le parole del Santo Padre, sono occasioni per rinnovare il pensiero in una società come quella attuale che ha particolarmente bisogno di meditazione e di riflessione. Nel discorso di Ratisbona Benedetto XVI parla della necessità di un allargamento del nostro concetto di ragione e del superamento dell’autolimitazione della ragione stessa a ciò che è verificabile nell’esperimento. Ci si può riuscire, afferma il Papa, solo se ragione e fede si ritrovano unite in modo nuovo. Il rettore della Pontificia Università Lateranense, mons. Enrico Dal Covolo: “Certamente gli interventi del Papa sono molto significativi proprio per una apertura della ragione verso la fede e l’amore. Il Papa continua a ripetere che una ragione che si ripiega su stessa, alla fine non promuove la maturazione dell’uomo e la civiltà. D’altra parte, però, bisogna ammettere anche che non è che questo messaggio del Papa sia accolto facilmente da tutti. Diciamo che certamente non è accolto da chi ancora ammette che la religione, per esempio, possa imporsi con la violenza e non è accolto da chi non prevede che gli spazi della scienza possano andare oltre o aprirsi verso la fede il mistero”. In virtù delle polemiche che ne scaturirono al tempo del pronunciamento, il presule è tornato a sottolineare come il discorso non riguardi specificamente un confronto tra religione cristiana e islamica, quanto piuttosto la questione globale su Dio. Altro tema al centro, infatti, è quello della convivenza, nella società contemporanea, sia tra religione e scienza, sia tra culture e religioni diverse. Una convivenza, come purtroppo la cronaca ogni giorno c’insegna, che è spesso difficile e dove la violenza si sostituisce al dialogo, come precisa il prof. Giorgio Israel, docente di Storia della matematica all’Università la Sapienza di Roma: “Il dialogo deve essere questo: un dialogo non sincretistico, ma aperto e che faccia ricorso alla ragione e non all’affermazione con la violenza della verità che uno ritiene di possedere. Questo è fondamentale oggi. Quindi, a mio parere, il centro del discorso è una critica sia all’integralismo religioso che al positivismo”. Nel discorso, Benedetto XVI evidenziava come il Cristianesimo, che pur è nato e ha avuto un suo importante sviluppo in Oriente, abbia poi trovato la sua impronta storicamente decisiva in Europa. E sono proprio le istituzioni europee a fare da garante, oggi, del pluralismo religioso: giovedì l’Europarlamento ha approvato una risoluzione sulla libertà religiosa e contro le violenze anticristiane. Mons. Dal Covolo ci ricorda come possono agire in questo senso le istituzioni: “Certamente le istituzioni possono portare avanti un discorso educativo, di persuasione; certamente anche garantire le manifestazioni esteriori di una pratica religiosa libera”. L’Occidente, però, è anche la parte del mondo più secolarizzata, dove il rapporto tra ragione scientifica e religione è più difficile. Il prof. Giorgio Israel spiega come ci si può difendere dai rischi del relativismo e del soggettivismo: “Nessuno vuole togliere nulla alla scienza e alla sua importanza, però la ragione è un qualcosa di più ampio. La scienza non ha spalle sufficienti per toccare tutti i problemi dell’uomo, inclusi i problemi del senso: del senso della vita o del senso e del perché siamo qui. Tutta una serie di questioni che la scienza, da sola, non può risolvere”.

Il Papa ad Aquileia e Venezia. In attesa di Benedetto XVI tre incontri di preparazione all’Istituto di cultura Laurentianum di Mestre

In preparazione alla visita pastorale di Benedetto XVI ad Aquileia e a Venezia, sabato 7 e domenica 8 maggio, l’Istituto di cultura Laurentianum di Mestre propone tra gennaio e febbraio alla comunità ecclesiale e alla cittadinanza il percorso in tre tappe “La grande attesa: Benedetto XVI a Venezia. Il senso e l’orizzonte della visita del Santo Padre”. L’iniziativa prende il via martedì prossimo, 25 gennaio, e ha come obiettivo, spiega il presidente del Laurentianum, Alessandro Polet, “accompagnare ed alimentare l’attesa per quest’evento, arricchendola di contenuti e provando a suscitare un motivo in più di interesse e coinvolgimento personale e comunitario”. Si parte martedì sera “con un appuntamento di taglio storico, per scandagliare il legame tra Venezia e Roma, fatto anche di molti Papi donati da queste terre alla Chiesa universale, e per ricordare anche le più recenti visite papali a Venezia”. Relatore don Fabio Tonizzi, storico della Chiesa e direttore dell’Istituto veneziano “S. Lorenzo Giustiniani”. Il 1° febbraio è in programma un approfondimento sulla figura del primo Papa, Pietro il pescatore, con il biblista mons. Rinaldo Fabris. Ultimo appuntamento il 15 febbraio con il vaticanista Sandro Magister sul tema “Aspettando questo Papa. La figura e il magistero di Benedetto XVI”.

SIR