Primo incontro a Roma sui grandi discorsi di Benedetto XVI. Ratisbona 2006: una ragione che si ripiega su stessa non promuove la maturazione dell'uomo
Nel Palazzo Apostolico Lateranense a Roma è iniziato giovedì sera con il discorso all'Università di Ratisbona, pronunciato dal Santo Padre il 12 settembre 2006, il ciclo di letture teologiche dedicato ai grandi discorsi del Papa, promosso dall’Ufficio per la Pastorale universitaria del Vicariato. La lettura ha affrontato il tema “La questione di Dio oggi: il Dio della fede e il Dio dei filosofi”. Non smettono mai di parlare all’Uomo, le parole del Santo Padre, sono occasioni per rinnovare il pensiero in una società come quella attuale che ha particolarmente bisogno di meditazione e di riflessione. Nel discorso di Ratisbona Benedetto XVI parla della necessità di un allargamento del nostro concetto di ragione e del superamento dell’autolimitazione della ragione stessa a ciò che è verificabile nell’esperimento. Ci si può riuscire, afferma il Papa, solo se ragione e fede si ritrovano unite in modo nuovo. Il rettore della Pontificia Università Lateranense, mons. Enrico Dal Covolo: “Certamente gli interventi del Papa sono molto significativi proprio per una apertura della ragione verso la fede e l’amore. Il Papa continua a ripetere che una ragione che si ripiega su stessa, alla fine non promuove la maturazione dell’uomo e la civiltà. D’altra parte, però, bisogna ammettere anche che non è che questo messaggio del Papa sia accolto facilmente da tutti. Diciamo che certamente non è accolto da chi ancora ammette che la religione, per esempio, possa imporsi con la violenza e non è accolto da chi non prevede che gli spazi della scienza possano andare oltre o aprirsi verso la fede il mistero”. In virtù delle polemiche che ne scaturirono al tempo del pronunciamento, il presule è tornato a sottolineare come il discorso non riguardi specificamente un confronto tra religione cristiana e islamica, quanto piuttosto la questione globale su Dio. Altro tema al centro, infatti, è quello della convivenza, nella società contemporanea, sia tra religione e scienza, sia tra culture e religioni diverse. Una convivenza, come purtroppo la cronaca ogni giorno c’insegna, che è spesso difficile e dove la violenza si sostituisce al dialogo, come precisa il prof. Giorgio Israel, docente di Storia della matematica all’Università la Sapienza di Roma: “Il dialogo deve essere questo: un dialogo non sincretistico, ma aperto e che faccia ricorso alla ragione e non all’affermazione con la violenza della verità che uno ritiene di possedere. Questo è fondamentale oggi. Quindi, a mio parere, il centro del discorso è una critica sia all’integralismo religioso che al positivismo”. Nel discorso, Benedetto XVI evidenziava come il Cristianesimo, che pur è nato e ha avuto un suo importante sviluppo in Oriente, abbia poi trovato la sua impronta storicamente decisiva in Europa. E sono proprio le istituzioni europee a fare da garante, oggi, del pluralismo religioso: giovedì l’Europarlamento ha approvato una risoluzione sulla libertà religiosa e contro le violenze anticristiane. Mons. Dal Covolo ci ricorda come possono agire in questo senso le istituzioni: “Certamente le istituzioni possono portare avanti un discorso educativo, di persuasione; certamente anche garantire le manifestazioni esteriori di una pratica religiosa libera”. L’Occidente, però, è anche la parte del mondo più secolarizzata, dove il rapporto tra ragione scientifica e religione è più difficile. Il prof. Giorgio Israel spiega come ci si può difendere dai rischi del relativismo e del soggettivismo: “Nessuno vuole togliere nulla alla scienza e alla sua importanza, però la ragione è un qualcosa di più ampio. La scienza non ha spalle sufficienti per toccare tutti i problemi dell’uomo, inclusi i problemi del senso: del senso della vita o del senso e del perché siamo qui. Tutta una serie di questioni che la scienza, da sola, non può risolvere”.