mercoledì 7 marzo 2012

Il Papa rivece il ministro delle finanze della Germania Wolfgang Schaeuble e saluta il centravanti della Lazio Miroslaw Klose

Il Papa, al termine dell'Udienza generale, ha ricevuto in una delle salette dell'Aula Paolo VI, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble. Sull'udienza il Vaticano non ha fornito ulteriori dettagli. Ieri era stato annunciato che il ministro Schäuble avrebbe presentato a Benedetto XVI un francobollo comune, del Vaticano e della Germania, dedicato alla 'Madonna Sistina' di Raffaello. Il francobollo riproduce il dipinto, che quest'anno compie 500 anni. Fu commissionato infatti nel 1512 a Raffaello e può essere ammirato ancora oggi nella Galleria degli Antichi Maestri della collezione statale di Dresda. La realizzazione del francobollo è stata affidata a un grafico di Francoforte, Werner Hans Schmidt.
Dopo la vittoria al derby di domenica scorsa, ancora un giorno di gloria per Miroslav Klose (foto), il calciatore, tedesco di origine polacca, in questo momento più popolare e amato della Lazio, salutato da Benedetto XVI in Piazza San Pietro. Il campione si era messo disciplinatamente in fila dopo cardinali e vescovi, per il "baciamano", ma Papa Ratzinger lo ha gratificato trattenendolo brevemente a colloquio.

Ticinonline, Agi

Benedetto XVI: sincera gratitudine per fedeltà dei cattolici armeni al patrimonio della loro veneranda tradizione cristiana e al Successore di Pietro

Al termine dell’Udienza generale di questa mattina, Papa Benedetto XVI ha salutato, “con fraterno affetto”, Sua Beatitudine Nerses Bedros XIX Tarmouni, Patriarca di Cilicia degli Armeni Cattolici, e i vescovi giunti a Roma da vari continenti per la celebrazione del Sinodo. Ai presuli di rito armeno il Santo Padre ha espresso “gratitudine per la fedeltà al patrimonio della loro veneranda tradizione cristiana e al Successore dell’Apostolo Pietro, fedeltà che li ha sempre sostenuti nelle innumerevoli prove della storia”. Accompagnando con la Benedizione Apostolica e con “fervida preghiera” i lavori sinodali, Benedetto XVI ha auspicato che questi “che possano favorire ancora di più la comunione e l’intesa fra i Pastori, così che essi sappiano guidare con rinnovato impulso evangelico i cattolici armeni sui sentieri di una generosa e gioiosa testimonianza a Cristo e alla Chiesa”. Il Papa ha poi affidato il Sinodo alla “materna intercessione della Santissima Madre di Dio”, ed ha esteso il proprio “orante pensiero” alle Regioni del Medio Oriente. Ha infine incoraggiato i pastori e di fedeli tutti della Chiesa Armena a “perseverare con speranza nelle gravi sofferenze che affliggono quelle care popolazioni”.

Zenit

Il Papa: il silenzio è capace di scavare uno spazio interiore nel profondo di noi stessi, per farvi abitare Dio, perché la sua Parola rimanga in noi

Udienza generale questa mattina in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa, concludendo il ciclo sulla preghiera di Gesù, ha incentrato la sua meditazione sull’importanza del silenzio nel nostro rapporto con Dio. “La croce di Cristo – ha esordito il Papa – non mostra solo il silenzio di Gesù come sua ultima parola al Padre, ma rivela anche che Dio parla per mezzo del silenzio”. “L’esperienza di Gesù sulla croce”, in questa prospettiva, “è profondamente rivelatrice della situazione dell’uomo che prega e del culmine dell’orazione: dopo aver ascoltato e riconosciuto la Parola di Dio, dobbiamo misurarci anche con il silenzio di Dio, espressione importante della stessa Parola divina”. Secondo il Papa, “la dinamica di parola e silenzio, che segna la preghiera di Gesù in tutta la sua esistenza terrena, soprattutto sulla croce, tocca anche la nostra vita di preghiera in due direzioni”. La prima è quella che riguarda l’accoglienza della Parola di Dio: “È necessario il silenzio interiore ed esteriore perché tale parola possa essere udita”, e questo “è un punto particolarmente difficile per noi”, ha constatato il Papa. “La nostra – l’analisi di Benedetto XVI – è un’epoca in cui non si favorisce il raccoglimento; anzi a volte si ha l’impressione che ci sia paura a staccarsi, anche per un istante, dal fiume di parole e di immagini che segnano e riempiono le giornate”. Citando quindi la “Verbum Domini” ha ricordato come “la grande tradizione patristica ci insegna che i misteri di Cristo sono legati al silenzio e solo in esso la Parola può trovare dimora in noi, come è accaduto in Maria, inseparabilmente donna della Parola e del silenzio”. Un principio, questo, che “vale per la preghiera personale, ma anche per le nostre liturgie: per facilitare un ascolto autentico, esse devono essere anche ricche di momenti di silenzio e di accoglienza non verbale”. “I Vangeli presentano spesso, soprattutto nelle scelte decisive – ha proseguito il Santo Padre – Gesù che si ritirava tutto solo in un luogo appartato dalle folle e dagli stessi discepoli per pregare nel silenzio e vivere il suo rapporto filiale con Dio”. “Il silenzio – ha spiegato infatti il Papa – è capace di scavare uno spazio interiore nel profondo di noi stessi, per farvi abitare Dio, perché la sua Parola rimanga in noi, perché l’amore per Lui si radichi nella nostra mente e nel nostro cuore, e animi la nostra vita”. Tuttavia, non basta fare silenzio per lasciare spazio a Dio. Spesso, ha proseguito Benedetto XVI, è anche Dio a fare silenzio con noi e in quel caso "proviamo quasi un senso di abbandono, ci sembra che Dio non ascolti e non risponda. Ma questo silenzio di Dio, come è avvenuto anche per Gesù, non segna la sua assenza. Il cristiano sa bene che il Signore è presente e ascolta, anche nel buio del dolore, del rifiuto e della solitudine. Gesù rassicura i discepoli e ciascuno di noi che Dio conosce bene le nostre necessità in qualunque momento della nostra vita”. Come Gesù insegna ai suoi discepoli, “Dio ci conosce nell’intimo, più di noi stessi, e ci ama: questo deve essere sufficiente”. Nella Bibbia l’esperienza di Giobbe è, per il Papa, “particolarmente significativa”: “Quest’uomo lentamente perde tutto: familiari, beni, amici, salute; sembra proprio che l’atteggiamento di Dio verso di lui sia quello dell’abbandono, del silenzio totale. Eppure Giobbe, nel suo rapporto con Dio, nella sua preghiera, nonostante tutto, conserva intatta la sua fede e, alla fine, scopre il valore della sua esperienza e del silenzio di Dio”. Proprio per essere stato capace di “conservare intatta” la fede in Dio, nonostante le sventure della vita, ha potuto dire alla fine: “Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto”: “Noi tutti quasi conosciamo Dio solo per sentito dire e quanto più siamo aperti al suo silenzio e al nostro silenzio, tanto più cominciamo a conoscerlo realmente". "San Francesco Saverio pregava dicendo al Signore: io ti amo non perché puoi darmi il paradiso o condannarmi all’inferno, ma perché sei il mio Dio. Ti amo perché Tu sei Tu”.Il Papa ha citato le parti del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica che ci spiegano che “Gesù c’insegna a pregare, non solo con la preghiera del Padre nostro, ma anche quando prega. In questo modo, oltre al contenuto, ci mostra le disposizioni richieste per una vera preghiera: la purezza del cuore, che cerca il Regno e perdona i nemici; la fiducia audace e filiale, che va al di là di ciò che sentiamo e comprendiamo; la vigilanza, che protegge il discepolo dalla tentazione”. "Percorrendo i Vangeli - ha proseguito - abbiamo visto come il Signore sia, per la nostra preghiera, interlocutore, amico, testimone e maestro. In Gesù si rivela la novità del nostro dialogo con Dio: la preghiera filiale, che il Padre aspetta dai suoi figli. E da Gesù impariamo come la preghiera costante ci aiuti ad interpretare la nostra vita, ad operare le nostre scelte, a riconoscere e ad accogliere la nostra vocazione, a scoprire i talenti che Dio ci ha dato, a compiere quotidianamente la sua volontà, unica via per realizzare la nostra esistenza". "A noi, spesso preoccupati dell’efficacia operativa e dei risultati che onseguiamo, la preghiera di Gesù indica che abbiamo bisogno di fermarci, di vivere momenti di intimità con Dio, staccandoci dal frastuono di ogni giorno, per ascoltare, per andare alla radice che sostiene e alimenta la vita”. “Il punto più alto di profondità nella preghiera al Padre, Gesù lo raggiunge al momento della Passione e Morte, in cui pronuncia l’estremo ‘sì’ al progetto di Dio e mostra come la volontà umana trova il suo compimento proprio nell’adesione piena alla volontà divina”, ha concluso il Papa, secondo il quale “nella preghiera di Gesù, nel suo grido al Padre sulla croce, confluiscono ‘tutte le angosce dell’umanità di ogni tempo, schiava del peccato e della morte, tutte le implorazioni e le intercessioni della storia della salvezza... Ed ecco che il Padre le accoglie e, al di là di ogni speranza, le esaudisce risuscitando il Figlio suo. Così si compie e si consuma l’evento della preghiera nell’Economia della creazione e della salvezza’”. "Chiediamo con fiducia al Signore - ha concluso il Pontefice - di vivere il cammino della nostra preghiera filiale, imparando quotidianamente dal Figlio Unigenito fattosi uomo per noi come deve essere il nostro modo di rivolgerci a Dio. Le parole di San Paolo sulla vita cristiana in generale, valgono anche per la nostra preghiera: 'Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore'".

SIR, Radio Vaticana

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Giornata Mondiale della Gioventù 2013. In Piazza San Pietro una copia di tre metri del Cristo Redentore di Rio. Jacquinet sul sopralluogo vaticano

Una copia di tre metri della statua del Cristo Redentore del Corcovado (foto), simbolo di Rio de Janeiro, sarà portata in Piazza San Pietro, in occasione dell’incontro, (28 marzo - 1° aprile), a Rocca di Papa, dei delegati della pastorale giovanile di 80 Paesi del mondo in vista della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù (23-28 luglio 2013). È quanto emerso nella conferenza stampa, svoltasi a Rio de Janeiro, lo scorso 2 marzo, al termine del sopralluogo della delegazione vaticana guidata dal card. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. Tracciando all'agenzia SIR un bilancio del sopralluogo il responsabile della sezione Giovani del dicastero vaticano, padre Eric Jacquinet, ha dichiarato di “essere rimasto colpito dalla collaborazione in atto tra la Chiesa, il governo locale e quello nazionale, per organizzare la GMG come anche dall’umiltà del Comitato organizzatore, composto in larga parte da giovani, pronti a recepire i vari consigli dati”. L’alto numero di pellegrini attesi a Rio nel 2013 - si parla di 3-4 milioni - pone problemi legati agli spostamenti interni in occasione dei ‘Giorni nelle diocesi’ ma, afferma Jacquinet, “il Comitato è consapevole di ciò e troverà soluzioni adeguate per limitare i disagi”. Altra sfida sarà la sicurezza. La GMG, così come i Mondiali di calcio del 2014 e le Olimpiadi del 2016, “rappresenta per il Brasile un’ulteriore occasione di rilancio e di lotta contro il disagio sociale. Un impegno che vede la Chiesa in prima linea. Ed è anche per questo che all’interno del Comitato organizzatore della GMG opera, tra gli altri, un dipartimento che si occupa di prevenzione dalle droghe, vera piaga del Brasile”.

SIR

GMG 2013. Un entusiasmo condiviso: sopralluogo della delegazione vaticana a Rio de Janeiro

Nuovi veleni in Vaticano, stavolta su Ettore Gotti Tedeschi, che insieme a Bertone porta avanti l'operazione trasparenza voluta da Benedetto XVI

Tre mesi di voci e veleni, una lenta opera di logoramento che negli ultimi giorni ha visto un' accelerazione. La tecnica è la solita ma sotto attacco, stavolta, è il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi (nella foto con Benedetto XVI). Le voci dipingono un card. Tarcisio Bertone, a sua volta bersaglio principe dei "corvi" e delle fughe di documenti, pronto a sostituire "entro primavera" il banchiere ed economista che, nominato da Benedetto XVI, lo stesso Segretario di Stato scelse al vertice dell' Istituto, nel settembre 2009. "Vatileaks" è diventato un gioco di specchi, Oltretevere. Ai piani alti c' è chi sospira: "Vogliono delegittimare Gotti Tedeschi come fecero con mons. Viganò", il numero due del Governatorato che denunciò "corruzione" in una lettera al Papa e fu poi trasferito come nunzio negli Usa. E c' è chi invece ribatte: "Follie. A giugno Moneyval deciderà se inserire la Santa Sede nella white list dell' Ocse: destituire Gotti Tedeschi, uno degli artefici della trasparenza, darebbe un' immagine devastante in vista del giudizio europeo, come tornare ai tempi di Marcinkus". Fonti vicine alla Segreteria di Stato smentiscono secche: "Non esiste: è solo altro veleno per attaccare il card. Bertone". Nel gioco di specchi, tuttavia, qualche punto fermo c' è. Le voci iniziano a novembre, quando l'ipotesi di destituzione di Gotti Tedeschi apparve nel libro "I senza Dio" di Stefano Livadiotti, con tanto di nomi (da Cesare Geronzi, vicino a Bertone, al consigliere Ior Ronaldo Hermann Schmitz) per la successione. E si sono infittite in occasione del vero problema: la legge antiriciclaggio. La legge vaticana "CXXVII" (127) del 30 dicembre 2010 è entrata i vigore il 1°aprile 2011. Ma il 25 gennaio di quest'anno "per urgente necessità" è stata "modificata e integrata" con il decreto "CLIX" (159), firmato dal card. Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato. Giorni prima il card. Attilio Nicora, presidente dell' Autorità di informazione finanziaria, si era mostrato preoccupato, "la nuova versione riforma in toto l'assetto istituzionale del sistema antiriciclaggio, ridefinendo compiti e ruoli dell'Autorità". Di qui il timore: «Dall'esterno, anche se erroneamente, potrebbe essere visto come un passo indietro". Preoccupazioni condivise da Gotti Tedeschi e che restano anche dopo il "compromesso". A comparare i due testi, si notano differenze: specie intorno ai poteri di controllo dell'Authority sulle operazioni finanziarie, Ior in testa. Vengono confermate "autonomia e indipendenza operative" dell'Aif (senza più precisare che è "istituita dal Sommo Pontefice") e tuttavia si aggiunge (articolo 2 septies b) che "le ispezioni sono disciplinate con regolamento dalla Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano". Anche i protocolli d' intesa con "analoghe autorità" avvengono ora "con il nulla osta della Segreteria di Stato" e così via. Certo resta la svolta, tipo il divieto (articolo 1 bis) di aprire "conti, depositi o libretti anonimi, cifrati o intestati a nomi fittizi o di fantasia". Ma perché le modifiche, perché "urgenti"? I diretti interessati mantengono il massimo riserbo. Il decreto dev'essere "confermato" dalla commissione cardinalizia (ne fa parte anche Nicora) "entro 90 giorni" e, almeno in teoria, può essere ancora corretto. Resta il paradosso di un'"operazione trasparenza" voluta da Benedetto XVI e portata avanti proprio da Bertone e Gotti Tedeschi. Un'operazione che ha molti nemici. Si è parlato di rapporti tesi, tra il Segretario di Stato e il presidente dello Ior, dopo l'acquisto mancato del San Raffaele. Ambedue sono braccati da voci di sostituzione. Ma ambedue continuano ad avere la fiducia del Papa. Così c'è chi richiama ancora Viganò: "Casi diversissimi, chiaro. Però allora le voci miravano ad aizzare lo scontro. E la trappola funzionò".

Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera

Bagnasco: accolgo con gratitudine e in spirito di fede la designazione del Papa. Crociata: confermiamo piena disponibilità a collaborare per la Chiesa

Benedetto XVI ha confermato presidente della Conferenza Episcopale italiana, per il prossimo quinquennio, il card. Angelo Bagnasco (foto), arcivescovo di Genova. Il porporato era stato nominato presidente della CEI il 7 marzo 2007 e creato cardinale nel Concistoro del 24 ottobre 2007. Dal 30 settembre 2011, il card. Bagnasco è vicepresidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali europee per il quinquennio 2011-2016. Tra gli attuali incarichi: presidente del Consiglio per gli affari economici della CEI, presidente della Conferenza Episcopale ligure, membro della Congregazione per le Chiese orientali, membro della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, membro della Congregazione per i vescovi. “La decisione di Benedetto XVI di confermarmi nel servizio di presidente della Conferenza Episcopale italiana rinnova in me una profonda emozione”. È quanto afferma il card. Bagnasco in un comunicato. “Nell’accogliere con gratitudine e in spirito di fede la designazione del Santo Padre – commenta il cardinale – desidero confermare a Lui la mia personale dedizione perché la Chiesa nel suo insieme e, in essa, i Pastori, ‘si mettano in cammino per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio’”. Il card. Bagnasco saluta “cordialmente – all’inizio di questo nuovo mandato – tutti i vescovi, ringraziando ciascuno per la collaborazione fin qui sperimentata e auspicando di poter insieme continuare a servire la Chiesa che è in Italia, così capillarmente diffusa in ogni città e contrada. La comunione dei vescovi tra di loro e attorno al Papa rafforzi la missione e la testimonianza cristiana in una società che, per quanto segnata da una profonda crisi culturale ed economica, non cessa di sperare in un futuro migliore”. “Sentite e vive felicitazioni” al card. Bagnasco. A porgerle “a nome mio personale e della segreteria generale” è mons. Mariano Crociata, segretario generale della CEI. “Nel ringraziare il Santo Padre – afferma mons. Crociata – viene spontaneo sottolineare lo stile rigoroso e l’autorevolezza crescente della presidenza del card. Bagnasco, in anni nei quali le nostre Chiese hanno affrontato sfide impegnative e condiviso la fatica del Paese, segnato da una profonda crisi economica e valoriale. In questa nuova tappa del cammino, ci sentiamo impegnati a crescere ancor più nella comunione, per adempiere alla missione di educare alla vita buona del Vangelo. Mentre rinnoviamo al cardinale presidente gratitudine e stima per l’opera svolta, gli confermiamo piena disponibilità a collaborare al suo servizio per il bene della Chiesa in Italia”. Infine, conclude mons. Crociata, “assicuriamo il ricordo nella preghiera, certi di poter contare sulla protezione materna di Maria Santissima ‘Mater unitatis’ e sull’intercessione dei Santi patroni Francesco d’Assisi e Caterina da Siena”.

SIR

Comunicato Card. Presidente

Segreteria della CEI

Quando Bagnasco era uno sconosciuto

Il Papa ha confermato presidente della Conferenza Episcopale italiana, per i prossimi cinque anni, il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova

Il Papa ha confermato presidente della Conferenza Episcopale italiana, per il prossimo quinquennio, il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova (nella foto con Benedetto XVI). Le Conferenze Episcopali degli altri Paesi del mondo eleggono il loro presidente, ma nel caso del nostro Paese, visto lo speciale legame con la Santa Sede e con il vescovo di Roma che ha tra i suoi titoli anche quello di "primate d’Italia", la designazione viene fatta direttamente dal Papa. Esattamente cinque anni fa, il 7 marzo 2007 l’arcivescovo di Genova veniva scelto da Benedetto XVI quale successore del cardinale Camillo Ruini, che aveva guidato la Cei per sedici anni, a partire dal 1991. La nomina del nuovo presidente della Conferenza Episcopale arrivava dopo una gestazione piuttosto lunga e dibattuta. Nel febbraio 2006, quando il Segretario di Stato era ancora Angelo Sodano, la nunziatura in Italia promosse un sondaggio tra i vescovi italiani per raccogliere i loro suggerimenti e individuare il successore di Ruini. Risultò più votato l’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, ma la diocesi ambrosiana, tra le più grandi e impegnative del mondo, non consente al suo titolare di assumere anche la responsabilità della CEI. Il Papa aveva pensato, in accordo con Ruini, all’allora Patriarca di Venezia, il card. Angelo Scola. Ma aveva anche deciso di non procedere subito alla nomina prolungando per un altro anno Ruini. Nel frattempo avveniva il cambio in Segreteria di Stato, con l’arrivo del card. Tarcisio Bertone. Quest’ultimo preferiva che a guidare la Conferenza Episcopale fosse un vescovo, non un cardinale, e si era indirizzato sulle candidature di due vicepresidenti della CEI, Renato Corti di Novara e Benigno Papa di Taranto. Alla fine venne trovata una soluzione nella persona di Bagnasco, neo-arcivescovo di Genova e non ancora cardinale (lo sarebbe diventato dopo pochi mesi). Non era semplice succedere a una personalità come Ruini, che aveva guidato la CEI avendo carta bianca da Giovanni Paolo II anche per quanto riguarda i rapporti con la politica, negli anni di Tangentopoli, della fine della Dc e della nascita della Seconda Repubblica. E che aveva condotto la Chiesa italiana a un rinnovato protagonismo, portando al centro del dibattito i temi eticamente sensibili, divenuti il metro di giudizio per valutare la politica. Bagnasco ha seguito una linea di continuità con Ruini, seppur con qualche differenza di stile. Si è trovato a guidare la CEI in circostanze diverse, e ha accentuato, a motivo della crisi economica che investe l’Europa, i suoi interventi sulla questione sociale e sui problemi del lavoro. Nei primi cinque anni di mandato ha contribuito a superare le tensioni che si erano create con la Segreteria di Stato, ha consolidato un rapporto di fiducia con il Papa, ha affrontato il cambio della direzione del quotidiano Avvenire in seguito al caso Boffo. È intervenuto più volte durante i lunghi mesi segnati dagli scandali delle escort e dal logoramento dell’ultimo governo Berlusconi, parlando in modo chiaro del decoro particolarmente necessario per chi riveste cariche pubbliche. Alla fine dell’anno scorso, ha manifestato pubblicamente la disponibilità della Chiesa a una chiarificazione sull’esenzione dall’Ici-Imu. E ha accompagnato le iniziative delle associazioni cattoliche che a Todi hanno rilanciato un manifesto per il rinnovamento della politica italiana.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

RINUNCE E NOMINE

Il Papa conferma il suo luogotenente in Italia