sabato 1 dicembre 2012

Il Papa: la fede cristiana non è adesione ad un dio generico o indefinito, ma al Dio vivo che in Gesù Cristo, Verbo fatto carne, è entrato nella nostra storia e si è rivelato come il Redentore dell’uomo. Credere significa affidare la propria vita a Colui che solo può darle pienezza nel tempo e aprirla ad una speranza oltre il tempo

Questo pomeriggio, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto la Celebrazione dei Primi Vespri della prima Domenica di Avvento con gli universitari degli Atenei Romani e delle Università Pontificie in Roma, per l’inizio dell’Anno Accademico.
"Colui che vi chiama è fedele": le parole dell’Apostolo Paolo, ha esoridito il Papa, "ci guidano a cogliere il vero significato dell’Anno liturgico". "L’intero cammino dell’anno della Chiesa è orientato a scoprire e a vivere la fedeltà del Dio di Gesù Cristo che nella grotta di Betlemme si presenterà a noi, ancora una volta, nel volto di un bambino. Tutta la storia della salvezza è un percorso di amore, di misericordia e di benevolenza". “Dio non si è chiuso nel suo Cielo, ma si è chinato sulle vicende dell’uomo: un mistero grande che giunge a superare ogni possibile attesa”, ha osservato Il Papa. Dio, infatti, “entra nel tempo dell’uomo nel modo più impensato: facendosi bambino e percorrendo le tappe della vita umana, affinché tutta la nostra esistenza, spirito, anima e corpo” possa conservarsi “irreprensibile ed essere elevata alle altezze di Dio. E tutto questo lo fa per il suo amore fedele verso l’umanità. L’amore quando è vero tende per sua natura al bene dell’altro, al maggior bene possibile, e non si limita a rispettare semplicemente gli impegni di amicizia assunti, ma va oltre, senza calcolo, né misura. E’ proprio ciò che ha compiuto il Dio vivo e vero, il cui mistero profondo ci viene rivelato nelle parole di San Giovanni: ‘Dio è amore’”.
“Voi state vivendo il tempo della preparazione alle grandi scelte della vostra vita e al servizio nella Chiesa e nella società. Questa sera potete sperimentare che non siete soli: sono con voi i docenti, i cappellani universitari, gli animatori dei collegi. È con voi il Papa! E, soprattutto, siete inseriti nella grande comunità accademica romana, in cui è possibile camminare nella preghiera, nella ricerca, nel confronto, nella testimonianza al Vangelo. E’ un dono prezioso per la vostra vita; sappiatelo vedere come un segno della fedeltà di Dio, che vi offre occasioni per conformare la vostra esistenza a quella di Cristo, per lasciarvi santificare da Lui fino alla perfezione”, ha detto il Pontefice rivolgendosi ai giovani universitari. “Gesù Cristo – ha sottolineato il Santo Padre - è l’unico Signore del cosmo e della storia, senza il quale ogni costruzione umana rischia di vanificarsi nel nulla” .Eppure, oggi “viviamo in un contesto in cui spesso incontriamo l’indifferenza verso Dio. Ma penso che nel profondo di quanti - anche tra i vostri coetanei - vivono la lontananza da Dio, ci sia una interiore nostalgia di infinito, di trascendenza”. Agli studenti Benedetto ha affidato “il compito di testimoniare nelle aule universitarie il Dio vicino, che si manifesta anche nella ricerca della verità, anima di ogni impegno intellettuale”. Di qui l’incoraggiamento del Papa per il programma di pastorale universitaria dal titolo: “Il Padre lo vide da lontano. L’oggi dell’uomo, l’oggi di Dio”, proposto dall’Ufficio di pastorale universitaria del Vicariato di Roma. “La fede - ha sostenuto il Pontefice - è la porta che Dio apre nella nostra vita per condurci all’incontro con Cristo, nel quale l’oggi dell’uomo si incontra con l’oggi di Dio. La fede cristiana non è adesione ad un dio generico o indefinito, ma al Dio vivo che in Gesù Cristo, Verbo fatto carne, è entrato nella nostra storia e si è rivelato come il Redentore dell’uomo”. Credere significa “affidare la propria vita a Colui che solo può darle pienezza nel tempo e aprirla ad una speranza oltre il tempo”.
Riflettere sulla fede, in quest'Anno della fede, è l’invito che il Santo Padre ha rivolto a tutta la comunità accademica di Roma. “Il continuo dialogo tra le Università statali o private e quelle pontificie lascia sperare in una presenza sempre più significativa della Chiesa nell’ambito della cultura non solo romana, ma italiana ed internazionale – ha affermato -. Le Settimane culturali e il Simposio internazionale dei docenti che si svolgerà a giugno prossimo, saranno un esempio di questa esperienza, che spero possa realizzarsi in tutte le città universitarie dove sono presenti atenei statali, privati e pontifici”. “Gli occhi di Dio sono aperti su di noi perché Lui è fedele al suo amore! Solo questa certezza può condurre l’umanità verso traguardi di pace e di prosperità, in questo momento storico delicato e complesso”, ha dichiarato Benedetto XVI. Anche la prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro “sarà per voi giovani universitari una grande occasione per manifestare la fecondità storica della fedeltà di Dio, offrendo la vostra testimonianza e il vostro impegno per il rinnovamento morale e sociale del mondo”. “La consegna dell’Icona di Maria Sedes Sapientiae alla delegazione universitaria brasiliana da parte della Cappellania universitaria di Roma Tre, che quest’anno celebra il suo ventennale, è un segno di questo comune impegno di voi giovani universitari di Roma”, ha aggiunto. “A Maria, Sede della Sapienza, affido tutti voi e i vostri cari; lo studio, l’insegnamento, la vita degli Atenei; specialmente l’itinerario di formazione e di testimonianza in questo Anno della fede. Le lampade che porterete nelle vostre cappellanie – ha concluso il Papa - siano sempre alimentate dalla vostra fede umile ma piena di adorazione, perché ciascuno di voi sia una luce di speranza e di pace nell’ambiente universitario”.

SIR


Benedetto XVI nomina mons. Luigi Negri arcivescovo di Ferrara-Comacchio e mons. Charles Scicluna membro della Congregazione per la Dottrina della Fede

Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, presentata da mons. Paolo Rabitti per sopraggiunti limiti d’età. Il Santo Padre ha nominato nuovo arcivescovo di Ferrara, mons. Luigi Negri, trasferendolo dalla diocesi di San Marino-Montefeltro.
Mons. Charles Scicluna, per 17 anni promotore di giustizia della Congregazione della Dottrina della Fede, e in questa veste campione della lotta agli abusi sessuali e di potere nella Chiesa, da poche settimane rientrato in patria a Malta come vescovo ausiliare, è stato nominato oggi da Benedetto XVI. con una decisione senza precedenti, membro della Congregazione per la Dottrina della Fede. Questo ruolo gli consentirà di vigilare anche sull'ufficio che ha lasciato da poco, affinchè le severe indicazioni del Pontefice siano seguite con la stessa serietà che ha contraddistinto la gestione Ratzinger-Scicluna delle inchieste sulla pedofilia e sugli altri "delicta graviora".

Radio Vaticana, Agi

RINUNCE E NOMINE

Mons. Gänswein: il mio servizio al Papa come quello di un vetro. Un vetro è un vetro quando è pulito. Più pulito è più raggiunge il suo scopo. Se si sporca o si rompe rimane un vetro ma non funziona come dovrebbe. Card. De Giorgi: Benedetto XVI Santità di nome e di fatto

"Personalmente ho visto il mio ruolo o servizio al Papa come quello di un vetro. Un vetro è un vetro quando è pulito. Più pulito è più raggiunge il suo scopo. Se si sporca o si rompe rimane un vetro ma non funziona come dovrebbe". Mons. Georg Gänswein (foto), segretario particolare di Benedetto XVI, ha descritto così quella che ha definito "la dietrologia della mia comprensione del ruolo che svolgo". "Debbo lasciare entrare il sole, e il vetro meno appare meglio è, se non si vede proprio vuol dire che svolge bene il suo lavoro", ha spiegato Gänswein nel breve discorso pronunciato a braccio ieri sera alla cerimonia nella quale gli è stato consegnato dal card. Salvatore De Giorgi, il premio "Testimoni di santità" assegnatogli dall'associazione 'Tu es Petrus'. "Meno vengo messo volutamente in mostra meglio è", ha poi riassunto don Georg a quanto riferito dai presenti, assicurando di offrire ogni giorno il suo aiuto al Pontefice il suo servizio "col cuore, con il cervello, con l'anima, con tutte le forze che ho". E, ha confidato, se "venti ostili ci sono e se toccano il Santo Padre talvolta toccano anche il suo segretario, la sofferenza fa parte della via Crucis, ma non la scegliamo". Padre Georg ha poi ringraziato il card. De Giorgi, presidente onorario di 'Tu es Petrus', e ha rivelato pubblicamente un episodio della sera del 19 aprile 2005, cioé qualcosa che accadde subito dopo l'elezione di Papa Ratzinger. "I cardinali - ha raccontato - erano nella Sala da pranzo della casa Santa Marta, con il Papa eletto, e io ero presente in un angolo. A un certo punto hanno intonato l''oremus pro Pontefice nostro', ma il coro non era un granché. Solo una voce era sicura, quella di De Giorgi. Lui sapeva il testo e ha concesso di portare a termine il canto".
"Servendo con tanto amore Benedetto XVI, questo grande Papa che il Signore ci ha dato, mons. Georg Gänswein attraverso lui serve la Chiesa intera. Per questo l'atto di riconoscimento di questa sera non è solo legittimo ma doveroso". Il card. De Giorgi ha motivato così il premio "Testimoni di santità'" al segretario del Pontefice. Questo sodalizio, che il porporato ha definito "un'iniziativa molto decisa nella difesa del Papa e della Santa Sede", ha inteso rendere onore al più stretto collaboratore di Benedetto XVI, quale "testimone di santità" perchè, ha spiegato De Giorgi, mons. Gänswein, è vicino non solo "al più grande teologo del nostro tempo", che è certamente Joseph Ratzinger, ma anche ad una persona, Benedetto XVI che "è espressione di santità di nome, lo chiamiamo infatti 'Sua Santità', ma soprattutto di fatto. E tutti ce ne rendiamo conto, le persone comuni vanno sempre più amando il Papa".

TMNews, Agi

Anno della fede. Lettera pastorale del card. Tong Hon: lasciarsi trasformare da Cristo, migliorare la vita spirituale e vivere una continua conversione, imitare l’umiltà di Cristo e dare testimonianza della fede

Gli strumenti privilegiati per vivere l’Anno della fede sono le indicazioni del Papa espresse nella Lettera Apostolica "Porta fidei", i documenti della Santa Sede, del Sinodo dei vescovi, del Concilio Ecumenico Vaticano II, il Catechismo della Chiesa Cattolica, insieme alla Sacra Scrittura, alla preghiera, ai sacramenti, all’approfondimento della fede, alla testimonianza. A ribadirlo è il card. John Tong Hon (nella foto con Benedetto XVI), vescovo di Hong Kong, nella sua Lettera pastorale per l’Anno della Fede firmata in questi giorni. Ad Hong Kong infatti l’Anno della Fede si aprirà il 16 dicembre, alla conclusione dell’Anno diocesano dei Laici. Secondo quanto riporta Kung Kao Po, il settimanale della diocesi di Hong Kong, all’inizio della Lettera il card. Tong condivide alcune riflessioni relative al recente Sinodo dei vescovi sulla Nuova Evangelizzazione, in cui il porporato è stato uno dei tre presidenti delegati. Per vivere in modo concreto l’Anno della fede, il vescovo di Hong Kong offre alcune indicazioni: lasciarsi trasformare da Cristo, migliorare la vita spirituale e vivere una continua conversione e trasformazione, chiedere l’aiuto di Dio attraverso la preghiera, essere uniti tra fratelli e sorelle, usare le tecnologie moderne per la Nuova Evangelizzazione, imitare l’umiltà di Cristo, dare testimonianza della nostra fede.

Radio Vaticana

Claudio Sciarpelletti condannato per favoreggiamento a due mesi di reclusione, pena sospesa per cinque anni. Non presenterà ricorso. Pubblicate le motivazioni della sentenza. Padre Lombardi: capitolo terminato

Claudio Sciarpelletti non farà ricorso. Il tecnico informatico della Segreteria di Stato, condannato per favoreggiamento, ha deciso di non appellarsi alla “cassazione” vaticana. E così ha fatto il promotore di giustizia della Corte d’Appello Giovanni Giacobbe. Si conclude così, dunque, il secondo processo di Vatileaks. Sciarpelletti è stato condannato a 4 mesi di reclusione, ridotti a due per le attenuanti generiche. La pena, le cui motivazioni sono state rese pubbliche oggi, è stata sospesa per cinque anni, e allo stesso modo non sarà registrata nel casellario giudiziario. Sciarpelletti continua, dunque, il suo lavoro in Segreteria di Stato, con la fedina penale pulita. A meno che non ci saranno altri comportamenti criminosi nell’arco dei prossimi cinque anni. Gli inquirenti vaticani continuano comunque le loro indagini. Perché Claudio Sciarpelletti è stato condannato? Le motivazioni della sentenza ripercorrono le dichiarazioni contraddittorie del tecnico informatico della Segreteria di Stato. Nel suo ufficio era stata ritrovata una busta con il timbro dell’Ufficio Informazioni e Documentazioni della Segreteria di Stato e la dicitura “Riservato Paolo Gabriele”. Prima, Sciarpelletti ha detto essergli stata consegnata dal maggiordomo di Benedetto XVI, e di aver scritto lui a chi era destinata, e di essersela successivamente dimenticata. Poi, afferma che probabilmente la busta gli è stata da mons. Carlo Maria Polvani, capo dell’ufficio informazioni, per portarla a Gabriele. Poi, si dice insicuro di aver ricevuto la busta da Polvani, e quindi ha escluso la circostanza. I giudici ricostruiscono: la cosa più logica è che abbia ricevuto la busta da Paolo Gabriele, e che lui vi abbia apposto la dicitura “riservato Paolo Gabriele”. Chi è stato favorito dalle dichiarazioni contraddittorie di Sciarpelletti che hanno intralciato la giustizia vaticana? Per i giudici, ad essere favorito è stato lo stesso Paolo Gabriele. E ricordano come nel secondo interrogatorio a Sciarpelletti si era già diffusa in Vaticano la notizia dell’arresto del maggiordomo, e questo aveva creato grande scalpore. Il tecnico, considerando la situazione, avrebbe dunque voluto favorire il maggiordomo sostenendo che la busta gli sarebbe stata consegnata da Polvani. E questo è confermato dal fatto che lo stesso Sciarpelletti – secondo quando testimoniato da Polvani in fase di dibattimento – ha mutato atteggiamento nei confronti del capo dell’ufficio informazioni, divenendo più cupo e riservato, e quando questi gli ha chiesto spiegazioni ha risposto: “Mi dovrai comprendere, perdonare, debbo pensare ai miei figli”. Un fatto che non è stato mai negato da Sciarpelletti in dibattimento, fanno notare i giudici. Dunque, Sciarpelletti, sebbene i giudici vaticani concedano che ha sempre sostenuto di non ricordare bene le circostanze, avrebbe sviato le indagini per favorire Paolo Gabriele. La sentenza, ad ogni modo, lo ha pienamente soddisfatto. Mantiene il posto di lavoro, e la fedina penale pulita. Si tratta, in qualche modo, di una punizione esemplare, che vuole anche stigmatizzare il passaggio indiscriminato di lettere private all’interno degli uffici vaticani. Il fatto che il timbro dell’ufficio informazioni e documentazioni della Segreteria di Stato sia in fondo al corridoio, a disposizione di tutti, ha reso in fondo facile il passaggio di buste timbrate. Tanto che il presidente tribunale vaticano Giuseppe Dalla Torre durante il dibattimento ha chiesto “che il timbro venga spostato in luogo più riservato”. "La sentenza va considerata definitiva e, quindi, la vicenda del processo in tribunale ai due imputati Paolo Gabriele e Claudio Sciarpelletti è da considerare un capitolo terminato", ha detto il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, in un briefing. Rispondendo ad una domanda dei cronisti, il gesuita ha peraltro ricordato che nella requisitoria pubblicata in occasione del rinvio a giudizio, il promotore di giustizia Nicola Picardi sottolineava che le indagini si erano concentrate sulla questione del furto dei documenti, rinviando ad ulteriori indagini l'approfondimento di altri aspetti della vicenda Vatilekas. "Dal punto di vista giuridico - è la deduzione di padre Lombardi - l'istruttoria è aperta". Ancora nessuna decisione in merito all'eventulità di una grazia papale a Paolo Gabriele. Prospettata inizialmente, la grazia, decisione sovrana del Pontefice, non è ancora arrivata. L'annuncio odierno della conclusione del processo Vatileaks "è una informazione che il Papa avrà a sua disposizione per fare le sue considerazioni", ha detto Lombardi, che, rispondendo alla domanda sulla possibilità che ora acceleri il procedimento della grazia, si è limitato a ricordare che il Papa, come ha affermato egli stesso in un incontro estivo a Castel Gandolfo "non ha inteso interferire con il processo".

Andrea Gagliarducci, Korazym.org - TMNews

SENTENZA DEL TRIBUNALE DELLO STATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO NEL PROCEDIMENTO PENALE A CARICO DEL SIGNOR SCIARPELLETTI CLAUDIO

Il Papa: con i valori del Vangelo possiate continuare ad offrire alle giovani generazioni la speranza e l’incoraggiamento di cui necessitano, soprattutto rispetto alle difficoltà della vita, alle tentazioni della sfiducia, della chiusura in se stessi e del pessimismo, che impediscono di cogliere la bellezza dell’esistenza

“Ciò che anzitutto contraddistingue la vostra grande famiglia è la capacità di usare il linguaggio particolare e specifico della vostra arte”. Lo ha detto Benedetto XVI nel suo discorso ai circensi e migranti. “L’allegria degli spettacoli, la gioia ricreativa del gioco, la grazia delle coreografie, il ritmo della musica - ha aggiunto il Papa - costituiscono proprio una via immediata di comunicazione per mettersi in dialogo con piccoli e grandi, suscitando sentimenti di serenità, di gioia, di concordia”. “Con la varietà delle vostre professioni e l’originalità delle esibizioni - ha evidenziato il Pontefice -, voi sapete stupire e suscitare meraviglia, offrire occasioni di festa e di sano divertimento”. In realtà, ha sostenuto il Santo Padre, “proprio a partire da queste caratteristiche e con il vostro stile, voi siete chiamati a testimoniare quei valori che fanno parte della vostra tradizione: l’amore per la famiglia, la premura per i piccoli, l’attenzione ai disabili, la cura dei malati, la valorizzazione degli anziani e del loro patrimonio di esperienze”. Nell’ambiente di circensi e migranti “si conserva vivo il dialogo tra le generazioni, il senso dell’amicizia, il gusto del lavoro di squadra”. “Accoglienza e ospitalità - ha osservato Benedetto XVI - vi sono proprie, così come l’attenzione a dare risposta ai desideri più autentici, soprattutto delle giovani generazioni. I vostri mestieri richiedono rinuncia e sacrificio, responsabilità e perseveranza, coraggio e generosità: virtù che la società odierna non sempre apprezza, ma che hanno contribuito a formare, nella vostra grande famiglia, intere generazioni”.
Il Papa ha ricordato, poi, “anche i numerosi problemi legati” alla “condizione itinerante” dei circensi, “quali l’istruzione dei figli, la ricerca di luoghi adatti per gli spettacoli, le autorizzazioni per le rappresentazioni e i permessi di soggiorno per gli stranieri”. Perciò, mentre ha auspicato “che le Amministrazioni pubbliche, riconoscendo la funzione sociale e culturale dello spettacolo viaggiante, si impegnino per la tutela” della categoria di chi vi lavora, il Pontefice ha incoraggiato sia i circensi sia la società civile “a superare ogni pregiudizio e ricercare sempre un buon inserimento nelle realtà locali”. “La Chiesa - ha spiegato il Santo Padre - si rallegra per l’impegno che dimostrate ed apprezza la fedeltà alle tradizioni, di cui a ragione andate fieri. Essa stessa che è pellegrina, come voi, in questo mondo, vi invita a partecipare alla sua missione divina attraverso il vostro lavoro quotidiano”. La dignità di ogni uomo, ha sottolineato Benedetto XVI, “si esprime anche nell’esercizio onesto delle professionalità acquisite e nel praticare quella gratuità che permette di non lasciarsi determinare da tornaconti economici. Così anche voi, mentre ponete attenzione alla qualità delle vostre realizzazioni e degli spettacoli, non mancate di vigilare affinché, con i valori del Vangelo, possiate continuare ad offrire alle giovani generazioni la speranza e l’incoraggiamento di cui necessitano, soprattutto rispetto alle difficoltà della vita, alle tentazioni della sfiducia, della chiusura in se stessi e del pessimismo, che impediscono di cogliere la bellezza dell’esistenza”. Non è mancato un accenno alla nuova evangelizzazione: “Benché la vita itinerante impedisca di far parte stabilmente di una comunità parrocchiale e non faciliti la regolare partecipazione alla catechesi e al culto divino, anche nel vostro mondo si rende necessaria una nuova evangelizzazione”.
Di qui l’auspicio: “Possiate trovare, presso le comunità in cui sostate, persone accoglienti e disponibili, capaci di venire incontro alle vostre necessità spirituali”. “Non dimenticate, però - ha continuato il Papa -, che è la famiglia la via primaria di trasmissione della fede, la piccola Chiesa domestica chiamata a far conoscere Gesù e il suo Vangelo e ad educare secondo la legge di Dio, affinché ognuno possa giungere alla piena maturità umana e cristiana. Le vostre famiglie siano sempre scuole di fede e di carità, palestre di comunione e di fraternità”. Il Pontefice ha ripetuto, poi agli artisti e operatori dello spettacolo viaggiante quanto affermato all’inizio del suo Pontificato: “Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con Lui… Solo in quell’amicizia si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione umana. Solo in quell’amicizia noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera”. Prima dei saluti in varie lingue il Santo Padre ha assicurato la vicinanza della Chiesa, che “condivide il cammino” di migranti e circensi, e ha affidato tutti alla Santa Vergine Maria, la ‘stella del cammino’, che con la sua materna presenza ci accompagna in ogni momento della vita”. “Cari amici il vostro carisma consiste nel donare agli altri la gioia, il senso della festa e la bellezza. Che la vostra gioia trovi la sua fonte in Dio”, ha affermato in francese. Un invito alla contemplazione e al dialogo con Dio il Papa lo ha espresso in inglese.

SIR

UDIENZA AL PELLEGRINAGGIO DELLA GENTE DELLO SPETTACOLO VIAGGIANTE PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI IN OCCASIONE DELL’ANNO DELLA FEDE - il testo integrale del discorso del Papa
 

Benedetto XVI incontra i partecipanti al pellegrinaggio della Gente dello spettacolo viaggiante promosso nell’ambito dell’Anno della fede. Il Papa tiene in mano un 'pupo' siciliano e accarezza due cuccioli di leone. Il saluto del card. Vegliò

A mezzogiorno, nell’Aula Paolo VI, il Papa ha ricevuto in udienza i partecipanti al pellegrinaggio della "Gente dello spettacolo viaggiante", promosso nell’ambito dell’Anno della fede dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in collaborazione con la Diocesi di Roma e con la Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana. Erano presenti migliaia di circensi, fieranti, burattinai, artisti di strada, esponenti di bande musicali, musica meccanica, gruppi folcloristici e madonnari. Lo spettacolo viaggiante “esige costante disponibilità al pubblico di ogni età e attenzione a rispettare la sensibilità di tutti, a osservare le normative dettate dalle Amministrazioni pubbliche e ad adeguarsi alle disposizioni che, a livello locale, regolano la giusta interazione tra le persone. Se ciò non è sempre facile, tuttavia sempre rimane il desiderio di costruire corrette relazioni, che vincano pregiudizi e stereotipi, eliminando eventuali discriminazioni e marginalità”. Così il card. Vegliò ha salutato Benedetto XVI. “Le comunità ecclesiali locali, con le caratteristiche di apertura e accoglienza insite nel messaggio evangelico - ha aggiunto il porporato - possono giocare un ruolo importante nello sforzo, che d’altronde spetta a tutti, di difendere la centralità e la dignità di ogni persona umana e, in particolare, di non trascurare le legittime aspirazioni delle persone dello spettacolo viaggiante”. Dopo il saluto del cardinale tre brevi testimonianze mentre un gruppo di alunni dell’Accademia d’Arte Circense hanno offerto un loro saggio seguito dalla recita dell’ultimo dei Maestri pupari siciliani. L'udienza papale conclude un pellegrinaggio di due giorni, ieri e oggi, che compiono in Vaticano professionisti del circo, esercenti di luna park e delle fiere, artisti di strada, madonnari e burattinai, componenti di bande musicali e di gruppi folcloristici. L'occasione ha portato anche una giostra a cavalli, un tendone del circo e un teatrino dei burattini in Piazza San Pietro. Benedetto XVI ha tenuto in mano, a favore dei fotografi, un pupo siciliano ed ha accarezzato due cuccioli di leone. I circa 7.000 partecipanti provengono da Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Romania, Russia, Spagna, Svizzera, Ungheria e Stati Uniti d'America.

TMNews, SIR

Motu Proprio 'De caritate ministranda' di Benedetto XVI: un quadro normativo organico che serva meglio ad ordinare, nei loro tratti generali, le diverse forme ecclesiali organizzate del servizio della carità, che è strettamente collegata alla natura diaconale della Chiesa e del ministero episcopale

Un Motu Proprio per “ordinare” il “servizio della carità” della Chiesa. Il documento, che nell’originale latino ha per titolo “De caritate ministranda”, è stato emanato oggi da Benedetto XVI ed entrerà in vigore il prossimo 10 dicembre. Annuncio della Parola, celebrazione dei Sacramenti e servizio della carità, ricorda il Papa in apertura, sono “compiti che si presuppongono a vicenda e non possono essere separati l’uno dall’altro”, così come aveva già scritto nell’Enciclica “Deus caritas est”. “Il servizio della carità”, sottolinea Papa Benedetto nel “Proemio”, “è una dimensione costitutiva della missione della Chiesa ed è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza”. “Tutti i fedeli – precisa – hanno il diritto e il dovere d’impegnarsi personalmente per vivere il comandamento nuovo che Cristo ci ha lasciato”, “offrendo all’uomo contemporaneo non solo aiuto materiale, ma anche ristoro e cura dell’anima”. “All’esercizio della 'diakonia' della carità – prosegue il Santo Padre – la Chiesa è chiamata anche a livello comunitario, dalle piccole comunità locali alle Chiese particolari, fino alla Chiesa universale”; per questo serve un’“organizzazione quale presupposto per un servizio comunitario ordinato”, che abbia pure “espressioni istituzionali”. Scopo del Motu Proprio è, dunque, “fornire un quadro normativo organico che serva meglio ad ordinare, nei loro tratti generali, le diverse forme ecclesiali organizzate del servizio della carità, che è strettamente collegata alla natura diaconale della Chiesa e del ministero episcopale”. “L’attività caritativa della Chiesa”, mette in guardia il Pontefice, “deve evitare il rischio di dissolversi nella comune organizzazione assistenziale, divenendone una semplice variante”. “Pertanto, nell’attività caritativa, le tante organizzazioni cattoliche non devono limitarsi a una mera raccolta o distribuzione di fondi, ma devono sempre avere una speciale attenzione per la persona che è nel bisogno e svolgere, altresì, una preziosa funzione pedagogica nella comunità cristiana, favorendo l’educazione alla condivisione, al rispetto e all’amore secondo la logica del Vangelo di Cristo”. Un compito al quale già rispondono differenti “iniziative organizzate”, in primo luogo la Caritas, “che si è giustamente guadagnata l’apprezzamento e la fiducia dei fedeli e di tante altre persone in tutto il mondo per la generosa e coerente testimonianza di fede, come pure per la concretezza nel venire incontro alle richieste dei bisognosi”. Accanto a questa, “nei vari luoghi sono sorte molteplici altre iniziative, scaturite dal libero impegno di fedeli”. Una pluralità di realtà verso le quali “la Chiesa in quanto istituzione non può dirsi estranea”. “I Pastori – auspica il Papa – le accolgano sempre come manifestazione della partecipazione di tutti alla missione della Chiesa, rispettando le caratteristiche e l’autonomia di governo che, secondo la loro natura, competono a ciascuna di esse quali manifestazione della libertà dei battezzati”. Tuttavia, aggiunge, “occorre garantire che la loro gestione sia realizzata in accordo con le esigenze dell’insegnamento della Chiesa e con le intenzioni dei fedeli, e che rispettino anche le legittime norme date dall’autorità civile”. Da qui la necessità di emanare “alcune norme essenziali” per esplicitare “le responsabilità giuridiche assunte in materia dai vari soggetti implicati, delineando, in modo particolare, la posizione di autorità e di coordinamento al riguardo che spetta al vescovo diocesano”. Tra le disposizioni, Benedetto XVI ricorda che le iniziative collettive di carità, “oltre a osservare la legislazione canonica”, “sono tenute a seguire nella propria attività i principi cattolici e non possono accettare impegni” che ne condizionino l’osservanza. L’appellativo “cattolico” può essere usato “solo con il consenso scritto dell’autorità competente”, ovvero “del vescovo diocesano”, al quale spetta il compito di “vigilare” affinché “siano sempre osservate le norme del diritto universale e particolare della Chiesa”, e “coordinare nella propria circoscrizione le diverse opere di servizio di carità”, curando che quanti vi operano “diano esempio di vita cristiana e testimonino una formazione del cuore che documenti una fede all’opera nella carità”. Il Motu Proprio invita il vescovo a favorire “la creazione, in ogni parrocchia della sua circoscrizione, d’un servizio di ‘Caritas’ parrocchiale o analogo, che promuova anche un’azione pedagogica nell’ambito dell’intera comunità per educare allo spirito di condivisione e di autentica carità”. Per evitare che “i fedeli possano essere indotti in errore o malintesi”, vescovo e parroci “dovranno impedire che attraverso le strutture parrocchiali o diocesane vengano pubblicizzate iniziative che, pur presentandosi con finalità di carità, proponessero scelte o metodi contrari all’insegnamento della Chiesa”, come pure “il vescovo diocesano deve evitare che gli organismi di carità che gli sono soggetti siano finanziati da enti o istituzioni che perseguono fini in contrasto con la dottrina della Chiesa”. Da ultimo, al Pontificio Consiglio “Cor Unum” il compito “di promuovere l’applicazione di questa normativa e di vigilare affinché sia applicata a tutti i livelli”.

SIR

LETTERA APOSTOLICA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN FORMA DI MOTU PROPRIO "DE CARITATE MINISTRANDA" SUL SERVIZIO DELLA CARITÀ