domenica 8 luglio 2012

Il teologo Yves Congar e la stesura del 'Ad Gentes': fortunatamente c'è Joseph Ratzinger. E' ragionevole, modesto, disinteressato, di buon aiuto

"Fortunatamente c'è Ratzinger. E' ragionevole, modesto, disinteressato, di buon aiuto". Sono parole scritte dal grande teologo domenicano Yves Congar sul suo diario il 31 marzo 1965. Le riporta il sito Vatican Insider alla vigilia della visita che Benedetto XVI compirà domani al centro di spiritualità dei padri verbiti a Nemi, dove 47 anni fa l'allora 38enne sacerdote tedesco e il ben più famoso religioso francese (che un quarto di secolo dopo Giovanni Paolo II creò cardinale) parteciparono insieme alla stesura della bozza del Decreto "Ad Gentes" che i Padri conciliari approvarono poi praticamente all'unanimità dopo aver respinto con sdegno diverse bozze precedenti sul tema della missione. A quei lavori preparatori, Joseph Ratzinger contribuì in particolare con un suo testo, appena sfornato, sul fondamento teologico della missione della Chiesa, "Considerationes quoad fundamentum theologicum missionis Ecclesiae", redatto in latino e recentemente riproposto dalla rivista del Centro studi sul Vaticano II della Pontificia Università Lateranense. Il testo, che ispirò alcuni passaggi del primo capitolo del Decreto conciliare dedicato ai principi dottrinali della missione della Chiesa, secondo Vatican Insider "offre spunti quantomai attuali anche oggi, in vista del Sinodo sulla nuova evangelizzazione e dell'Anno della fede". Joseph Ratzinger scriveva infatti che la missione "non è una battaglia per catturare gli altri e prenderli nel proprio gruppo". E che è proprio sbagliata l'ottica del proselitismo, la corsa cioè a battezzare i non cristiani indipendentemente da un reale cammino di fede, e cioè di conversione, così come lo è rinunciare ad annunciare loro il Vangelo in nome di un malinteso pluralismo, in quanto "nessuno sforzo umano e nessuna religione in sè può salvarli, perchè ogni salvezza viene da Cristo". Il futuro Papa fu presente alla sessione di chiusura della commissione, svoltasi ancora a Nemi dal 29 marzo al 3 aprile 1965. Nella convivenza intensa e nelle ore d’impegno corale sperimentò affinita' e distanze con i vescovi e i periti coinvolti con lui nel lavoro di revisione. In quelle giornate trascorse nella bella località dei Castelli romani, dove tornerà domani da Papa, si confermò soprattutto la sua consonanza di sguardo e di giudizio con Yves Congar. I due condividevano la stessa insofferenza per un’idea angusta di missione, che considerava vera attività missionaria solo quella intesa in senso classico, come annuncio del vangelo tra i pagani. Un’impostazione che a loro giudizio finiva per ridurre tutto a questioni tecniche e giurisdizionali legate alla fondazione di nuove diocesi nei territori considerati "di missione". Per Joseph Ratzinger, come per Congar, occorreva invece partire da una percezione unitaria della missione e della sua sorgente teologica, per poi prendere in considerazione i diversi contesti e le diverse circostanze nelle quali essa si realizza. Il futuro cardinale Congar, nel suo diario di quei giorni, dà anche sfogo a tutte le sue insofferenze verso parecchi membri della squadra di lavoro. Per lui "padre S. è davvero un asino", col suo "bagaglio di idee e le sue risposte già pronte". Mons. Y. "non dice niente e sembra annoiarsi molto", mentre mons. P. "quasi non segue e non e' di alcun aiuto". Il teologo domenicano ammette una sola eccezione: Joseph Ratzinger.

Agi

Quella casa sul lago di Nemi

Benedetto XVI: saluto la comunità di Castel Gandolfo e auguro a tutte le famiglie di poter avere un momento di riposo e ricarica fisica e spirituale

Dopo la recita dell'Angelus il Papa, rivolgendosi ai presenti, ha detto: “Cari fratelli e sorelle, sono lieto di accogliervi qui a Castel Gandolfo, dove sono giunto da alcuni giorni. Saluto cordialmente la comunità locale e auguro a tutte le famiglie di poter avere un momento di riposo e di ricarica fisica e spirituale”. Poi ha salutato “con affetto, provenienti da vari Paesi, le Suore di Santa Elisabetta che stanno vivendo uno speciale incontro a dieci anni dalla loro professione perpetua”, augurando loro che il Signore le “rinnovi profondamente nel suo amore!”. Nei saluti in varie lingue Benedetto XVI in francese ha esortato: “In questo periodo estivo, non mandate Dio in vacanza, pensate a pregare e ad andare a Nessa”. In inglese ha salutato, tra gli altri, i partecipanti al corso internazionale per formatori nei seminari organizzato dal Pontificio Ateneo Regina Apostolorum. “Nel Vangelo di oggi – ha proseguito - Gesù ci ricorda che se viviamo con cuore aperto e semplice, alimentato dalla vera fede, noi possiamo riconoscere la presenza di Dio nelle nostre vite e seguire la sua santa volontà”. “Preghiamo il Signore – è stato l’invito in tedesco – che tolga da noi ogni pigrizia nella fede. Vogliamo usare perciò questo tempo di vacanze per stare più tempo con Cristo, per accogliere le sue indicazioni per la nostra vita e testimoniare il suo potere divino”. In polacco ha salutato “i partecipanti al pellegrinaggio della Famiglia di Radio Maria, radunati a Jasna Góra (Częstochowa), i quali pregano per la Patria, per le famiglie e per la libertà di espressione” e “anche i giovani borsisti della Fondazione ‘Opera del Nuovo Millennio’ riuniti a Lublin” che “insieme con credenti di diverse religioni, nell’ex campo di concentramento di Majdanek, stasera eleveranno preghiere per la pace”. “Mi unisco spiritualmente a questi eventi, imploro il bene e la pace per il mondo, per la Polonia e per ognuno di voi”, ha assicurato il Papa.

SIR

Il Papa: il vero Segno è Dio fatto carne, il più grande miracolo dell’universo, tutto l’amore di Dio racchiuso in un cuore umano, in un volto d’uomo

Al mezzogiorno il Papa si è affacciato al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo e recita l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti, che lo hanno accolto con un canto. “Ringraziamo i ragazzi da Dresda che hanno cantato così bene”, ha detto a braccio. “Vorrei soffermarmi brevemente sul brano del Vangelo di questa domenica, un testo da cui è tratto il celebre detto ‘Nemo propheta in patria’, cioè nessun profeta è bene accetto tra la sua gente, che lo ha visto crescere”, ha affermato il Papa. In effetti, ha proseguito, “dopo che Gesù, a circa trent’anni, aveva lasciato Nazareth e già da un po’ di tempo era andato predicando e operando guarigioni altrove, ritornò una volta al suo paese e si mise ad insegnare nella sinagoga. I suoi concittadini ‘rimanevano stupiti’ per la sua sapienza e, conoscendolo come il ‘figlio di Maria’, il ‘falegname’ vissuto in mezzo a loro, invece di accoglierlo con fede si scandalizzavano di Lui”. Questo fatto, secondo il Pontefice, “è comprensibile, perché la familiarità sul piano umano rende difficile andare al di là e aprirsi alla dimensione divina. Che questo falegname sia Figlio di Dio è difficile crederlo per loro. Gesù stesso porta come esempio l’esperienza dei profeti d’Israele, che proprio nella loro patria erano stati oggetto di disprezzo, e si identifica con essi”. Non solo: “A causa di questa chiusura spirituale, Gesù non poté compiere a Nazareth ‘nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì’”. Infatti, ha precisato il Santo Padre, “i miracoli di Cristo non sono una esibizione di potenza, ma segni dell’amore di Dio, che si attua là dove incontra la fede dell’uomo. È una reciprocità”. E qui ha ricordato quanto scrive Origene: “Allo stesso modo che per i corpi esiste un’attrazione naturale da parte di alcuni verso altri, come
del magnete verso il ferro … così tale fede esercita un’attrazione sulla potenza divina”. “Sembra – ha osservato Benedetto XVI - che Gesù si faccia, come si dice, una ragione della cattiva accoglienza che incontra a Nazareth. Invece, alla fine del racconto, troviamo un’osservazione che dice proprio il contrario. Scrive l’evangelista che Gesù ‘si meravigliava della loro incredulità’”. Dunque, “allo stupore dei concittadini, che si scandalizzano, corrisponde la meraviglia di Gesù. Anche Lui, in un certo senso, si scandalizza! Malgrado sappia che nessun profeta è bene accetto in patria, tuttavia la chiusura del cuore della sua gente rimane per Lui oscura, impenetrabile: come è possibile che non riconoscano la luce della Verità? Perché non si aprono alla bontà di Dio, che ha voluto condividere la nostra umanità?”. In effetti, ha evidenziato il Papa, “l’uomo Gesù di Nazareth è la trasparenza di Dio, in Lui Dio abita pienamente. E mentre noi cerchiamo sempre altri segni, altri prodigi, non ci accorgiamo che il vero Segno è Lui, Dio fatto carne, è Lui il più grande miracolo dell’universo: tutto l’amore di Dio racchiuso in un cuore umano, in un volto d’uomo”. Colei che ha compreso veramente questa realtà, ha sottolineato il Pontefice, “è la Vergine Maria, beata perché ha creduto. Maria non si è scandalizzata di suo Figlio: la sua meraviglia per Lui è piena di fede, piena d’amore e di gioia, nel vederlo così umano e insieme così divino”. Di qui l’invito: “Impariamo da lei, nostra Madre nella fede, a riconoscere nell’umanità di Cristo la perfetta rivelazione di Dio”.


SIR

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS

I vescovi cileni non hanno in agenda un invito al Papa per rispetto degli impegni pastorali previsti. Anche dai vescovi del Panamá nessuna richiesta

In questi giorni alcuni articoli di stampa hanno parlato di intense gestioni da parte del Cile e del Panamá per ottenere, da Benedetto XVI, un "sì" ad una visita apostolica in occasione del suo probabile, ma mai confermato sino ad oggi, viaggio apostolico in Brasile per la Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà a Rio de Janeiro nel 2013. Jaime Coiro, portavoce dell'Episcopato cileno, in dichirazioni al quotidiano El Mecurio ha precisato che nell'agenda di lavoro dei vescovi di questo Paese non eiste nessun piano di questo tipo e ciò, tra l'altro, per rispetto agli impegni che il Papa decide autonomanente con l'assitenza dei suoi collaboratori. "Anche se in occasioni precedenti - ha spiegato Coiro - sia la conferenza Episcopale come diversi Presidenti della Repubblica hanno invitato il Santo Padre a far visita al Cile, in questo momento non c'è nessun invito dell'Episcopato in corso". Il portavoce dell'Episcopato cileno esprime rispetto per la meccanica delle scelte che il Papa opera nel caso dei suoi viaggi. D'altra parte, poche ore fa, i vescovi del Panamá, un altro dei Paesi coinvolti in una presunta richiesta di un viaggio del Papa, al termine della loro Assemblea Plenaria numero 96 dal 2 al 6 luglio, in un ampio documento in cui analizzano la situazione ecclesiale nazionale non fanno nessun riferimento a questo ipotetico invito. In passato, la stampa locale aveva ipotizzato un invito al Santo Padre nel contesto dell'Anno giubilare che ricorda i 500 anni dell'istallazione della Chiesa Cattolica nel Paese con la creazione della diocesi di "Terra Firme", la prima nell'America continentale. E' evidente che sul tavolo del Papa ci sono decine e decine di inviti pervenuti dai Governi e dagli Episcopati di tutto il mondo, ma è anche evidente che i vescovi si astengono di qualsiasi forma di pressione pubblica per rispetto all'età del Papa, alla sua fitta agenda di lavoro, e ovviamente alle sue decisioni personali al riguardo che, certamente, non rientrano nelle logiche mediatiche. Si desidera evitare anche situazioni simili a quella dell'Incontro Mondiale delle Famiglie in Messico (2009), quando la stampa, senza nessun fondamento, creò aspettative con un ipotetico viaggio del Papa e che lui invece aveva scartato fin dall'inizio.

Il Sismografo

Zoller: il Papa un grande maestro di ascolto, prende sul serio la sofferenza e la piaga della pedofilia. Segnale più forte gli incontri con le vittime

"Il segnale più forte sono stati gli incontri del Santo Padre con le vittime; le parole che ha usato nella Lettera ai cattolici in Irlanda: tutto rappresenta un grande ed impressionante sforzo di tornare nel passato e di vedere tutte queste colpe, tutti questi peccati, tutti questi crimini che sono stati commessi da parte di ministri della Chiesa, ma anche di quei superiori che hanno nascosto, che hanno cercato - anche - di negare il fatto". Lo afferma il padre gesuita Hans Zollner, preside dell’Istituto di psicologia della Pontificia Università Gregoriana e tra i promotori del recente Simposio sulla lotta agli abusi nella Chiesa voluto dalla Congregazione della Dottrina della Fede e dal Papa stesso. Benedetto XVI, afferma ai microfoni della Radio Vaticana presentando la pubblicazione, per i tipi delle Edizioni Dehoniane, degli Atti del Simposio sugli abusi sessuali su minori “Verso la guarigione e il rinnovamento”, "è testimone per eccellenza del fatto che così non è possibile andare avanti: dobbiamo fare giustizia alle vittime del passato e dobbiamo fare tutto ciò che è possibile per prevenire abusi". Secondo padre Zollner, "il Papa è veramente un grande maestro di ascolto e prende sul serio la sofferenza e questa piaga che la Chiesa, tramite i suoi ministri che hanno abusato di minori, ha inflitto al corpo di queste vittime e anche al Corpo della Chiesa stessa". "Questo - conclude il gesuita - il Papa lo ha detto ripetutamente. Siamo molto grati per l'appoggio avuto da parte di tutte le Congregazioni interessate, ci hanno veramente appoggiato. Abbiamo ricevuto anche una lettera del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, a nome del Papa, in cui appoggiava l'iniziativa, incoraggiava questo Simposio e incoraggiava il cammino verso una guarigione e un rinnovamento che noi da soli non possiamo mettere in atto".

Agi

Padre Zollner: dal Papa sforzo impressionante per combattere lo scandalo degli abusi nella Chiesa

Ordinato con il mandato del Papa il vescovo ausiliare di Shanghai. Non svolgerà più l'incarico all'interno dell'Associazione cattolica patriottica

Ordinato a Shanghai, con l'autorizzazione del Papa, un nuovo vescovo, Thaddeus Ma Daqin. Alla Messa per l'ordinazione, avvenuta nella Cattedrale di St. Ignazio, hanno partecipato circa 30 sacerdoti. Tuttavia, secondo fonti cattoliche cinesi, diversi sacerdoti si sono rifiutati di partecipare a causa della presenza di alcuni prelati della chiesa patriottica cinese, tra cui il vescovo Vincent Zhan Silu di Mindong. Thaddeus Ma Daqin, che è stato designato dal Vaticano "vescovo ausiliare di Shanghai" anche se il governo cinese parla tecnicamente di "coadiutore", ha dichiarato subito dopo la sua ordinazione di voler lasciare il suo incarico all'interno dell'Associazione cattolica patriottica (CPA), per dedicarsi interamente alla sua missione. "Da oggi in poi - ha detto il vescovo Daqin - dovrò rivolgere ogni sforzo a portare avanti al meglio la missione episcopale. Non è quindi più opportuno per me continuare a ricoprire il posto all'interno della CPA". Nella Lettera alla Chiesa in Cina del 2007 Papa Benedetto XVI affermò che lo scopo della CPA è da ritenersi incompatibile con la dottrina cattolica. "Ha avuto molto coraggio a dire quelle parole - ha commentato un fedele presente - soprattutto perché le sue parole erano chiaramente dirette non ai cattolici ma ai funzionari di governo". Oltre 1000 persone presenti all'interno della Cattedrale hanno salutato con un lungo applauso l'ordinazione del nuovo vescovo. Venerdì a Harbin, nella provincia nord occidentale cinese dell'Heilongjiang, è avvenuta la consacrazione vescovile di padre Joseph Yue Fusheng, senza approvazione papale, contro la quale il Vaticano nei giorni scorsi ha minacciato la scomunica.

L'Unione Sarda.it