sabato 9 gennaio 2010

Cordiale visita di Benedetto XVI al card. Etchegaray ricoverato al Policlinico Gemelli dalla Notte di Natale. La dimissione forse nei prossimi giorni

Visita a sorpresa del Papa questa sera al Policlinico Gemelli. Benedetto XVI è stato per mezz'ora all'ospedale romano per incontrare il card. Roger Etchegaray (foto), convalescente per una frattura al femore dopo che, la vigilia di Natale, una giovane donna svizzera aveva scavalcato le transenne facendo cadere il cardinale e lo stesso Pontefice. Lo rende noto un comunicato della sala stampa vaticana. "Questa sera il Santo Padre si è recato al Policlinico Gemelli - rende noto la sala stampa vaticana - per rendere visita al card. Roger Etchegaray, che vi si trova degente in seguito alla frattura riportata nell'incidente all'inizio della celebrazione della Notte di Natale e alla successiva operazione chirurgica. Il Papa è stato accolto dal prof. Ornaghi, Rettore Magnifico dell'Università Cattolica, e dal prof. Catananti, Direttore del Policlinico. La visita ha avuto luogo intorno alle ore 19 ed è durata circa mezzora. Essa è stata caratterizzata da un colloquio molto cordiale fra il Papa e il cardinale in lingua francese. Il Papa ha espresso il suo interessamento e la sua vicinanza spirituale, e ha potuto rendersi conto di persona del decorso favorevole della degenza e della riabilitazione postoperatoria del card. Etchegaray, le cui condizioni cliniche sono ottime. Mentre durante il colloquio i due interlocutori erano seduti, alla fine il cardinale ha accompagnato il Papa alla porta camminando. La dimissione dal Policlinico del card. Etchegaray si può quindi prevedere - conclude la nota - verso la metà della settimana prossima. Il Santo Padre uscendo ha anche salutato alcuni degenti".

Apcom

Il Papa al Pontificio Collegio Americano del Nord: formare pastori saggi e generosi in grado di trasmettere la fede cattolica nella sua integrità

L’esperienza eccezionale dell’universalità della Chiesa che porta la misericordia di Dio ai deboli e agli abbandonati: è quanto offre il Pontificio Collegio Americano del Nord, i cui superiori, alunni ed ex alunni sono stati ricevuti oggi in udienza da Benedetto XVI. Fu Pio IX, nel 1859, a volere la fondazione del Pontificio Collegio Americano del Nord. Benedetto XVI lo ha ricordato e ha ribadito che, ad un secolo e mezzo dalla sua istituzione, il Collegio “è rimasto fedele alla sua visione fondante”, ovvero “formare lodevoli predicatori del Vangelo e ministri dei sacramenti, devoti al Successore di Pietro ed impegnati nella costruzione della Chiesa negli Stati Uniti”. L’incontro per il 150° anniversario, che cade nell’Anno Sacerdotale, ha continuato il Papa, è anche un’opportunità, per il Collegio, “di riaffermare l’affezione filiale alla Chiesa di Roma, per ricordare il lavoro apostolico compiuto da numerosi alunni e per impegnarsi nuovamente negli alti ideali della santità, della fedeltà e dello zelo pastorale”. Il Papa ha ricordato quindi il Viaggio apostolico compiuto negli Stati Uniti nell’aprile 2008 e ha richiamato le parole pronunciate allora, quando disse che “la Chiesa in America è chiamata a coltivare “una “cultura” intellettuale che sia genuinamente cattolica, fiduciosa nell’armonia profonda tra fede e ragione, e preparata a portare la ricchezza della visione della fede a contatto con le questioni urgenti che riguardano il futuro della società americana”. Una sfida perenne, ha ribadito il Santo Padre, che il Pontificio Collegio Americano del Nord si trova sempre ad affrontare. Nel secolo e mezzo trascorso dalla sua fondazione, ha continuato il Papa, il Collegio ha offerto ai suoi studenti “un’eccezionale esperienza dell’universalità della Chiesa, la vastità della sua tradizione intellettuale e spirituale, la sua missione di portare la verità salvifica di Cristo in ogni spazio ed in ogni luogo”. Grazie a questi “tratti distintivi”, ha aggiunto Benedetto XVI, il Collegio continuerà a formare “pastori saggi e generosi, capaci di trasmettere la fede cattolica nella sua integrità, di portare l’infinita misericordia di Cristo ai deboli e agli abbandonati e di rendere i cattolici americani lievito del Vangelo nella vita sociale, politica e culturale nella nazione”. Infine, il Papa ha affidato tutti all’intercessione dei Santi Gregorio Magno, Pio X, Giovanni Maria Vianney e Vincenzo de' Paoli, modelli e patroni della vita sacerdotale. Dal suo canto, il rettore del Pontificio Collegio Americano del Nord, mons. James Checchio, ha ricordato il motto dell’istituto, "Firmum est Cor Meum", ed ha ribadito l’impegno di essere “sacerdoti saldi nella sequela di Cristo”, secondo le parole di Benedetto XVI che due anni fa, a New York, disse: “Tendete verso uno stile di vita caratterizzato veramente da carità, castità e umiltà, nell’imitazione di Cristo, l’eterno Sommo Sacerdote, di cui dovete diventare immagine vivente”.

Il card. Bertone sull'incidente del Papa a Natale: rispetto verso un'autorità morale universale. Susanna Maiolo lascia l'ospedale di Subiaco

Dopo l'incidente della Notte di Natale, quando una giovane svizzera, Susanna Maiolo, ha fatto cadere il Papa nel tentativo di raggiungerlo, il card. Tarcisio Bertone (nella foto con Benedetto XVI) mette in chiaro che "un'autorità morale universale" quale il Pontefice merita "rispetto". Il segretario di Stato vaticano non ha voluto rispondere alla domanda circa un eventuale atto di clemenza che potrebbe concludere il procedimento a carico della Maiolo. "Dobbiamo essere sempre pronti alla tutela e alla incolumità anche fisica di tutti - ha detto però Bertone parlando a margine dell'inaugurazione dell'anno giudiziario vaticano - così come a tenere atteggiamenti di rispetto e di tolleranza, soprattutto nei confronti di un'autorità morale universale che annuncia il messaggio biblico e lavora per il bene comune e per la pacifica convivenza di tutti". "Ho visitato il card. Etchegaray al policlinico Gemelli", ha inoltre reso noto Bertone. "E' in piena forma e in ripresa totale dopo l'incidente della vigilia di Natale".
Intanto Susanna Maiolo, la 25enne italo-svizzera che la Notte di Natale ha fatto cadere il Papa, ha lasciato oggi l'ospedale di Subiaco (Roma). La donna è rimasta ricoverata nel reparto di psichiatria per due settimane in trattamento sanitario obbligatorio, ma non in isolamento. L'ospedale è stato presidiato senza sosta dai carabinieri. A Subiaco la Maiolo ha ricevuto la visita dei familiari e del segretario del Papa, che ha espresso alla giovane il sentimento di perdono del Pontefice.

Apcom, Ansa

Massacro di cristiani a Natale in una chiesa copta dell'Egitto. L'angoscia del Papa: prego per le vittime, nel mondo venga bandita ogni violenza

La Notte di Natale celebrata in una chiesa ortodossa copta egiziana è finita in tragedia per la morte di nove persone, tra cui un agente di sicurezza musulmano, durante un attacco sferrato da tre persone su un veicolo. L'attentato è avvenuto dopo la fine della Messa di Natale, che secondo il calendario della Chiesa ortodossa copta si celebra la notte del 6 gennaio, nella città di Nagaa Hamadi, nella provincia di Quena, a circa 65 chilometri dalle rovine di Luxor, in Egitto. I fedeli stavano uscendo dalla chiesa della Vergine Maria. Oltre alle vittime, ci sono stati anche nove feriti. I cristiani residenti in questa località avevano già ricevuto varie minacce nei giorni precedenti la celebrazione del Natale. Il vescovo di Kirollos, nella diocesi di Nag Hamadi, aveva ricevuto un messaggio sul suo telefono cellulare in cui si diceva: “Ora è il suo turno”. A causa di queste minacce, ha detto che si era visto costretto a terminare la Messa di Natale un'ora prima del solito. “Non ne ho fatto nulla (del messaggio). Anche i miei fedeli hanno ricevuto minacce per la strada, e alcuni hanno gridato loro: 'Non lasceremo che abbiate delle feste'”, ha segnalato il vdi Kirollos in alcune dichiarazioni all'agenzia AP. I cristiani d'Egitto, in maggioranza copti, rappresentano circa il 10% della popolazione del Paese. Su più di 83 milioni di abitanti, infatti, il 90% è rappresentato da musulmani. Secondo quanto ha reso noto il Ministro degli Interni egiziano, la causa dell'attacco è stata la vendetta per la violenza perpetrata da un cristiano ai danni di una bambina musulmana a novembre. Dopo questo fatto ci sono stati disordini nella località, tra cui l'incendio di proprietà di alcuni cristiani. Padre Rafic Greiche, direttore dell'ufficio informazioni cattolico locale, ha affermato: “Anche noi cattolici, come il resto dei cristiani siamo preoccupati. L'atmosfera, soprattutto nell'Alto Egitto, è più pesante. Al Cairo ci sentiamo tutti più sicuri, ma nei villaggi il clima è diverso. Gli incidenti, gli attacchi nascono sempre da una miscela di odio religioso e pretesti occasionali”. I cristiani si lamentano sempre più della discriminazione che subiscono a causa del fondamentalismo islamico, soprattutto dal punto di vista lavorativo, perché i cittadini egiziani devono portare sempre con sé un documento che identifichi la religione alla quale appartengono, e molti non sono accettati in alcuni posti di lavoro perché sono cristiani.
"Il Papa è fortemente preoccupato per quanto è successo in Egitto. E' triste, è angosciato, prega per le vittime di ieri e per chi è perseguitato a causa della sua fede religiosa in qualsiasi altra parte del mondo". E' la preghiera "l'arma" con cui Benedetto XVI intende fronteggiare in queste ore la nuova ondata anticristiana in Medio Oriente. "La preghiera a Dio affinché - invoca Papa Ratzinger aggrappandosi, filtra dal Vaticano, alla "speranza contro ogni speranza" di paolina memoria, - apra i cuori di tutti gli uomini alla pace, e nel mondo venga bandita ogni forma di violenza e di ingiustizia". L'indiscrezione arriva dai piani alti del Palazzo Apostolico.
“Tutti i cristiani devono essere uniti di fronte all’oppressione e cercare insieme la pace che solo Cristo può dare”: sono una delle frasi salienti di una lettera che il card. Walter Kasper ha indirizzato al Patriarca copto Shenouda III per esprimere la vicinanza del Vaticano. Nella lettera il card. Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, comunica “la tristezza” per “la tragica notizia della morte e del ferimento di diversi cristiani copti” e afferma di essere “unito in preghiera” con tutta la Chiesa copta. Nel pregare per i defunti e per tutti i feriti, il porporato afferma: “Tutte le volte i nostri cristiani soffrono in modo ingiusto è una ferita al Corpo di Cristo in cui tutti i fedeli sono uniti. Insieme condividiamo questa tristezza e insieme preghiamo per la guarigione, la pace e la giustizia. Tutti i cristiani devono essere uniti di fronte all’oppressione e cercare insieme la pace che solo Cristo può dare”.

Zenit, La Repubblica.it, AsiaNews