giovedì 19 aprile 2012

'UN ALTRO TI CINGERA' LA VESTE E TI PORTERA' DOVE TU NON VUOI'. GRAZIE, SANTO PADRE, PER AVER DETTO SI'! CON TE RIPETIAMO: ANDIAMO AVANTI!

"Gesù disse a Simon Pietro: 'Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?'. Gli rispose: 'Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene'. Gli disse: 'Pasci i miei agnelli'. Gli disse di nuovo: 'Simone di Giovanni, mi vuoi bene?'. Gli rispose: 'Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene'. Gli disse: 'Pasci le mie pecorelle'. Gli disse per la terza volta: 'Simone di Giovanni, mi vuoi bene?'. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: 'Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene'. Gli rispose Gesù: 'Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi'. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: 'Seguimi'" (Gv 21, 14-19).

Santo Padre, questi versetti del Vangelo rimandano in modo sorprendente alla tua parabola umana, non soltanto perchè Gesù ti ha chiamato a succedere all'Apostolo Pietro. In quei giorni di sette, lunghi e intensi anni fa, tutto avresti voluto tranne che sedere su quella Cattedra. Ce l'hai confidato più volte. Ma allo stesso tempo, la tua grande umiltà e soprattutto il tuo grande senso dell'obbedienza, ti hanno fatto dire un 'sì' convinto alle parole del Signore: "Pasci le mie pecorelle". Anche quest'anno, nella stessa ora in cui tu, più che salire su un trono, cominciavi a caricare sulle tue povere spalle una pesante Croce, idealmente ci ritroviamo sotto la loggia centrale della Basilica Vaticana, stupiti e gioiosi per la tua sperata Elezione, e con te ripetiamo: "Andiamo avanti!". Oggi più che mai. Grazie, Papa Joseph, per essere andato dove tu non volevi, per aver accettato questo inaudito ministero e per aver sopportato con pazienza e amore tutte le piaghe che ne sono venute. Grazie per averci guidato nel seguire Gesù, per aver averci ricordato il senso vero della fede non solo con le parole, ma con la tua testimonianza di vita. Non te ne saremo mai grati abbastanza!
Ad multos annos, amato Benedetto!
Ti vogliamo bene
Scenron


VII anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Tonini: la fede semplice di un finissimo teologo. Non ha paura, è fiducioso in Dio e nella Chiesa

Lo conosceva da ben prima che diventasse Papa. Negli anni ottanta Joseph Ratzinger per Ersilio Tonini era, oltre che il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, quel cardinale tedesco dalla espressione mite che non mancava mai nei seminari e negli incontri in Vaticano; sempre attento, gentile e però di poche parole, come uno che amasse ascoltare, più che dire la sua. Il card. Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna-Cervia, quest’anno a luglio compie 98 anni, e dunque per lui Papa Ratzinger potrebbe essere un fratello di non poco più giovane. Ma, ad ascoltare i suoi ricordi, si coglie una simpatia, quasi una affinità tra i due; tra Tonini, nato in una cascina del Piacentino, figlio di contadini, e il Papa, venuto al mondo in un piccolo paese della Bassa Baviera, figlio di un gendarme ma erede a sua volta di una famiglia di agricoltori. "Mi piaceva – ricorda il cardinale – quella sua mitezza, e la amabilità da tedesco del Sud. E il tratto spontaneo delle amicizie che sapeva stringere. Una volta fui incaricato di tenere delle meditazioni davanti alla Curia romana. Ogni tanto, conoscendo la lingua tedesca, ne usavo qualche parola. Lui allora dalla platea mi sorrideva, come a incoraggiarmi, o forse contento di sentire pronunciare la sua lingua natale"- O forse quei due avevano già in comune un’altra lingua, nella fede popolare ereditata da madre e padre: profonda, tenace in ogni frangente o prova. Nel 2005 Tonini era già ultraottantenne, quindi non più cardinale elettore. Presente però alle sedute preliminari del conclave, in cui il cardinale decano Ratzinger preparava i confratelli al voto. "Davanti all’assemblea – ricorda – tratteggiò un sintetico quadro della situazione della Chiesa universale e delle sfide che il nuovo Pontefice avrebbe dovuto affrontare. Io lo ascoltavo e consideravo quanto era competente e misurato e lucido il suo intervento; e fra me mi dicevo: l’eletto, potrebbe ben essere lui". Infatti. Sono passati sette anni. Ieri Tonini ne ha festeggiato ben 75 di sacerdozio: fu ordinato il 18 aprile 1937, quando Ratzinger aveva appena compiuto i suoi dieci anni. (Dà le vertigini, un testimone così antico, uno dei pochi per i quali il Papa, coi suoi 85 anni, è quasi giovane). Nel silenzio dell’Istituto Santa Teresa di Ravenna Tonini racconta ancora: "Un uomo mite, sì; però, coraggioso. Uno che non ama i toni roboanti, ma dice, e dice netto. Come ha dimostrato nell’affrontare il dramma della pedofilia nella Chiesa. Con parole chiare ma non di accusatore, anzi intrise di una tonalità dolorosa". "Già negli anni ottanta – continua il cardinale – mi aveva colpito uno dei suoi primi libri, 'Introduzione al cristianesimo', per la limpidezza della logica e della scrittura, priva di ogni artificio retorico. Il medesimo stile che ho ritrovato nel 'Gesù di Nazaret'; accompagnato nello stesso tempo da una grande profondità teologica". Quei due volumi dedicati a Gesù sembrano trovare un incipit ideale nelle prime righe della prima Enciclica, la "Deus caritas est", in cui il Papa scrive: "All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un Avvenimento, con una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte". Pare di leggervi la urgenza di testimoniare di nuovo agli uomini la concreta storicità di Gesù, e di ciò che è narrato nei Vangeli. "Sì, è questo il nucleo fondante del cristianesimo in ogni tempo, e che però ogni generazione ha bisogno di sentirsi di nuovo testimoniato. La nostra generazione, dopo il positivismo, dopo il razionalismo, ancora di più. Per questo nel 2005 alla Chiesa non sarebbe bastato un uomo pio, ma occorreva qualcuno che avesse il polso, la percezione esatta della situazione storica, delle sfide del terzo millennio: perché poi il cristianesimo deve incarnarsi, deve farsi, sempre e di nuovo, storia di uomini". Quel professore e teologo di poche parole, quel cardinale, testimonia il cardinale, "molto ascoltato e prediletto da Giovanni Paolo II", veniva a ricordare ancora agli uomini la verità antica. Tonini: "Prima di altri, forse prima di un italiano, un Papa proveniente dalla Germania ha potuto rendersi conto del livello di secolarizzazione che cresceva in Europa, della necessità di ridire la fede con parole comprensibili oggi; che è poi il grande sforzo di tutta la sua opera. Quell’appassionato coniugare fede e ragione che ci ha insegnato a Ratisbona; lo splendido discorso alla intellighentia laica della Francia al Collegio dei Bernardini, nel 2008, quando paragonò il nostro tempo a quello del discorso di Paolo all’aeropago. Quando disse che se anche oggi le nostre strade non sono più piene di immagini di déi molteplici, per molti ugualmente oggi Dio è uno sconosciuto" (e come allora, disse il Papa, "l’attuale assenza di Dio è tacitamente assillata dalla domanda che riguarda Lui"). "Quaerere Deum", dunque, come ripeté il Pontefice a Parigi, nella urgenza esistenziale invocata in quell’antico convento che è tra le radici dell’Occidente cristiano. Cercare Dio con fede e ragione, avvertendo, in un filo ideale che prosegue nella "Caritas in veritate", che la ragione senza la fede è destinata a perdersi nella illusione della sua onnipotenza. Un tema questo molto caro a Tonini, appassionato osservatore dei temi della bioetica e della fecondazione artificiale, in cui sempre avverte una "ubris", una sfida alla natura dell’uomo: al suo essere creatura. ("È, vede – spiega – l’eco di una simile provenienza culturale, popolare e profondamente cristiana, la ragione per cui Ratzinger, pure straniero, mi è sempre sembrato così familiare"). Una matrice cristiana ereditata da secoli di tradizione, cosa che per Tonini spiega anche un carattere fondamentale di questo Papa: "È un uomo che non ha paura; è fiducioso in Dio e nella Chiesa, confida fermamente nella Provvidenza". Le tracce di queste origini tornano per Tonini anche nella scelta del Curato d’Ars come modello per l’Anno Sacerdotale: "Guardi quel parroco, quell’umile prete di campagna, che coscienza illuminata e profonda custodiva in sè. Vede come le radici di Ratzinger riaffiorano costantemente nel suo Pontificato?". Il Papa con secoli di fede popolare alle spalle è anche, però, quello che nella "Spe salvi" si domanda, e ci domanda, quasi provocatoriamente, se la speranza cristiana davvero opera ancora in noi, se davvero è tanto concreta da sapere già trasformare il tempo presente.... Tonini: "È ancora, questa, l’urgenza che quest’uomo avverte, l’urgenza di annunciare che oggi, ancora, tutto è vero: vera la nascita, la morte e la resurrezione. L’urgenza di dirlo a noi, uomini di un tempo di enormi sfide. Vede, davvero lo Spirito soffiava nel Conclave: occorreva un cristiano così, teologo eppure semplice, professore e però figlio del popolo. Uno di quelli, personalmente ne sono convinto, particolarmente cari a Dio: perché si fidano di lui, e non hanno paura".

Marina Corradi, Avvenire

VII anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Bertone: colpisce la coerenza, la saggezza e la serenità, pur nella consapevolezza dei problemi

"Sbaglia davvero chi vuole vedere il Papa unicamente concentrato sui libri, lontano dai problemi reali della gente": lo scrive il segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone, in un intervento pubblicato sul quotidiano Il Messaggero in occasione dell'inizio dell'ottavo anno di Pontificato di Papa Benedetto XVI. È senza dubbio una persona "di alto profilo intellettuale e dottrinale". Ma soprattutto "è capace di arrivare al nocciolo dei problemi" e di proporsi come "un educatore e un maestro eccezionale", in particolare "per le giovani generazioni". "Ciò che colpisce di Benedetto XVI è la coerenza, la saggezza e la serenità, pur nella chiara consapevolezza dei problemi in cui si dibatte la Chiesa e l'umanità. Ciò che dice è da lui vissuto con interezza anche umana". E forse "è proprio per questo - afferma il cardinale - che il suo insegnamento non lascia indifferenti né le persone semplici, alle quali fa sentire Dio vicino", né "le persone colte che cercano nel confronto filosofico e culturale delle piste di riflessione sulla fede, o anche solo sulla realtà dell’uomo nell’universo". "Per quanto mi riguarda - scrive il segretario di Stato vaticano - a motivo del mio servizio di Segretario di Stato ha modo di trattare con assiduità le questioni della Chiesa con Benedeto XVI. Si tratta di incontri di lavoro non abitudinari e rigidi, ma soffusi da un clima di fraternità e anche di fantasia".

TMNews, L'Osservatore Romano

Benedetto XVI, non solo teologo ma vero maestro

VII anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Forte: un Pontificato drammatico per i tempi ma luminoso, il Papa non cede a rinuncia o pessimismo

Quello di Benedetto XVI "è un Pontificato al tempo stesso drammatico e luminoso: drammatico per i tempi in cui esso viene a svolgersi, nella stagione seguente quello scontro delle civiltà che ad alcuni sembrava inevitabile e addirittura unica via di un progresso futuro", ma "proprio in questo contesto drammatico si situa la luminosità del messaggio di un Papa che non cede alla tentazione della rinuncia o del pessimismo". Lo afferma ai microfoni della Radio Vaticana l'arcivescovo di Chieti-Vasto e teologo di grande nome, Bruno Forte. Davanti alla presunta inevitabilità dello scontro tra le civiltà, rileva, "il Papa si è situato con estrema lucidità, con parole chiare, quelle del rifiuto di ogni violenza esercitata in nome di Dio". "Ma la drammaticità - aggiunge mons. Forte - è non solo quella dei grandi contesti, quanto anche la crisi generale che attraversa il villaggio globale, in particolare l'Occidente; una crisi che il Papa sente in prima persona e che ha espresso in maniera molto lucida, specialmente nella costituzione di un Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione". Davanti a tutto questo, Benedetto XVI "più che mai si dimostra tenace nel proporre il sì di Dio in Gesù Cristo, nel testimoniare orizzonti di senso e di speranza e di ritenere il cristianesimo la via possibile di salvezza nella crisi attuale". "Questo - conclude il presule teologo - lo vediamo nella insistenza sui grandi temi della fede, che è quello dell'autentico rinnovamento che questo Papa sta chiedendo alla Chiesa".

Leggimi.eu

Sette anni con Benedetto XVI, Papa della gioia

Benedetto XVI, un cammino drammatico e luminoso

VII anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Clinton: auguri da Obama e dagli Usa. Lavora instancabilmente per unire popoli di fedi diverse

"Per conto del presidente Barack Obama (foto) e del popolo degli Stati Uniti, sono felice di fare i migliori auguri a Sua Santità Papa Benedetto XVI nel settimo anniversario della sua elezione'': così in una nota il Segretario di Stato Usa Hillary Clinton. Nel messaggio, la Clinton sottolinea che Papa Benedetto ''ha lavorato instancabilmente per unire i popoli di fedi diverse, attraverso il credo comune nell'umanità e nella pace'', e ricorda che Stati Uniti e Santa Sede hanno lavorato assieme per promuovere la pace, combattere la fame, alleviare la povertà e frenare il flusso del traffico di esseri umani. ''In questo anniversario, riflettiamo su quanto abbiamo raggiunto e ci impegniamo nuovamente sul lavoro che rimane da fare'', scrive infine la responsabile della diplomazia Usa.

Tg1

VII anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Tutta la vita uno sguardo buono e intelligente, affettuoso e curioso. Grazie Signore per questo Papa!

Gratias tibi Deus, gratias tibi! Parole in latino che non hanno bisogno di traduzione. Grazie Signore per questo Papa. Quando fu eletto misi sulla mia scrivania la foto del piccolo Joseph con lo zainetto: non è solo un ricordo simpatico, è la foto della sua anima. Si riconosce uno sguardo buono e intelligente, affettuoso e curioso: così è stato per tutta la vita. Le sue affollate lezioni di teologia all’università diventavano momenti di preghiera: tanta era la partecipazione al mistero di Gesù. Questo Papa forse è l’unico caso nella storia in cui il protagonista verrà ricordato “anche” come Pontefice. Come il suo teologo preferito Agostino, che è ricordato “anche” come vescovo. Papa Ratzinger ha parlato di Dio all’uomo d’oggi nella maniera giusta. Nessuno come lui è al corrente di quanta avversione al cristianesimo ci sia nella cultura dominante contemporanea. A questa avversione ha risposto pacatamente con la fiducia di chi sa che un grammo di verità pesa più di una tonnellata di chiacchiere. Il suo libro più famoso “Introduzione al Cristianesimo” fu scritto per rispondere alla ventata marxista che, dopo il ’68, rischiava di contaminare anche la teologia. Non tutto è politica, la Chiesa è stata fondata da Gesù non per alzata di mano di un’assemblea. I contenuti della fede furono spiegati con chiarezza e fascino, come nei due libri su Gesù e con le recenti Encicliche. Grazie Santo Padre per i suoi 85 anni vissuti così bene e per i 7 anni di Pontificato che ci hanno illuminato.

Pippo Corigliano, Rai Vaticano - Il blog

VII anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Una voglia intatta di innovare, ascoltare, spiegare. Con una continua capacità di stupire, ogni volta

È uno dei Papi più "vecchi" della storia. Qualche acciacco, e ci mancherebbe altro, a ottantacinque anni, ma niente di più. Ma una voglia intatta di innovare, ascoltare, spiegare. Con la quieta passione, mai appariscente, e con la profondità che fanno da ordito e trama al tessuto del suo carattere. E con un’intatta, continua capacità di stupire. Ogni volta. Alla boa del settimo anno di Pontificato, è proprio questa capacità di stupire che continua a marcare il Ministero di Benedetto XVI. Anche di fronte alle crisi, anche di fronte ai passaggi più delicati, Papa Ratzinger non ha mai perso la sua capacità di fare il passo capace di lasciare senza parole anche i critici più pervicaci. Come quando, con una battuta con i "suoi" seminaristi di Roma, "Anche oggi si parla molto della Chiesa di Roma, di tante cose, speriamo che si parli anche della nostra fede... e preghiamo il Signore, perché possiamo fare così che si parli non di tante cose, ma si parli della fede della Chiesa di Roma", ha liquidato le chiacchiere più o meno da bar sulla sua salute o su pretesi "complotti". O quando, su tutt’altro versante, nel celebrare lo scorso ottobre il venticinquesimo anniversario del primo incontro delle religioni ad Assisi, lui, il Papa che, raccontavano alcuni, da prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede era il più critico su quella scelta di Giovanni Paolo II, nel riconvocare nella città di San Francesco i leaders religiosi mondiali ha voluto aggiungere alla lista anche i non credenti. In tal modo non solo confermando, ma rilanciando l’intuizione di Papa Wojtyla in una dimensione ulteriore, adatta più e meglio di prima ad interpretare le esigenze di un tempo in cui sempre più le religioni dimostrano di avere un ruolo chiave nello sviluppo. Anche per questo, ed è l’altra cifra che continua con sempre maggior forza a segnare il suo Magistero, Benedetto XVI non perde occasione per ribadire la necessità assoluta, l’urgenza imprescindibile che l’Europa, e l’Occidente in generale, ritrovino nella fede che sta alle loro origini le ragioni e le motivazioni per costruire il futuro. In questo senso, il viaggio in Germania dello scorso settembre è stato un passaggio davvero illuminante, con il suo richiamo, forte, aspro quasi, comprensibile forse solo ricordando che parlava ai suoi connazionali, a guardare alle radici della fede, e non soltanto a una buona, pur efficientissima, organizzazione ecclesiale. Perché questo è il solo modo in cui i cristiani possono giustificare la loro presenza e il loro voler partecipare ai processi sociale; e a chiederlo non sono solamente le spinte della crisi, che pure rischiano di capovolgere ogni scala valoriale, ma, appunto, anche il futuro equilibrio di un mondo che, in molti modi, dimostra di avere "sete" di religioni. Non è un caso, in questo senso, che la Giornata Mondiale della Gioventù dello scorso agosto, a Madrid, si sia, anche questa, rivelata in assoluto sorprendente. Un appuntamento che Papa Benedetto ha in un colpo solo tirato fuori dal rischio di farlo cadere in una ripetitività rituale per trasformarlo con pochi tocchi, l’incontro con i giovani sacerdoti, le confessioni raccolte personalmente, in un qualcosa di significativamente "altro", segno di una comunità matura, ancorché di giovani, chiamata a ispirare e costruire una nuova presenza della Chiesa. In una recente intervista a Korazym.org, mons. Georg Gänswein, il segretario del Papa, osservava che "l’immagine che già da cardinale e poi, con un piccolo intervallo, anche come Papa, di Benedetto XVI è stata offerta, è in buona parte una distorsione" operata dalla stampa, non solo di lingua tedesca ma nel mondo, soprattutto di lingua inglese, sia in Gran Bretagna che in America del Nord, e "parzialmente anche in paesi di lingua francese e alla fine anche in Italia"; distorsione che "ha creato quasi una caricatura sia della persona che delle sue idee". Ripensando, in questo anniversario, anche solamente poche cose che abbiamo appena ricordato, sembra proprio che questa affermazione di Gänswein non possa che essere condivisa. E, aggiungiamo, sarebbe ora che qualcosa cambiasse.

Salvatore Mazza, Avvenire

VII anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Dal 18 aprile 2005 continua a suggerire un nuovo umanesimo fermamente ancorato alla figura di Cristo

Durante l’omelia “Pro eligendo Romano Pontifice” del 18 aprile 2005, sedici giorni dopo la morte di Giovanni Paolo II, come decano del Sacro Collegio, il card. Ratzinger offriva all’attenzione dei cardinali, che da lì a poco avrebbero dovuto eleggere il nuovo Papa, alcune considerazioni relative alle principali urgenze della Chiesa. Ed è, probabilmente, da quelle parole che il futuro Benedetto XVI, appena eletto Papa, prenderà le mosse. “Ogni giorno – asseriva lo stimato e autorevole prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede – nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore'. Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare 'qua e là da qualsiasi vento di dottrina', appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”. I vassalli del pensiero comune, pretenzioso e pressappochista, spacciarono le parole di Joseph Ratzinger, che peraltro aveva più volte espresso il desiderio del pensionamento per dedicarsi ai suoi studi, per propaganda elettorale. I cardinali elettori, però, conoscevano bene la caratura culturale e la determinazione teologica dell’illustre decano, e certamente quelle sue parole (per molti dei porporati presenti) non caddero nel dimenticatoio. Ben consapevoli delle difficoltà che il nuovo Pontefice avrebbe dovuto affrontare, poiché le “sporcizie della Chiesa” non erano semplici sfumature poetiche che il card. Ratzinger decise di incastonare nel testo della sua Via Crucis scritta in quello stesso anno, e soprattutto dopo la mastodontica attività di governo di Papa Wojtyla, non fu necessario il terzo giorno di conclave perché i cardinali eleggessero Benedetto XVI successore di Pietro, spiazzando lo stesso card. Ratzinger per quella inaspettata decisione. “Vedere che l’incredibile realmente accadeva, – ricorda Papa Benedetto XVI nel libro intervista "Luce del mondo" di Peter Seewald – è stato un vero shock. Ero convinto che ci fossero persone migliori e più giovani di me. Perché il Signore mi ha fatto questo, ho dovuto rimetterlo a Lui. Ho cercato di rimanere imperturbabile, confidando appieno nel fatto che Egli mi avrebbe guidato”. “Signore, cosa mi stai facendo? – ricorda ancora il Pontefice – Ora la responsabilità è tua. Tu mi devi condurre! Io non ne sono capace. Se tu mi hai voluto, ora devi anche aiutarmi”. L’attività di governo messa in atto da Benedetto XVI, in questi sette anni di Pontificato, ha riguardato in modo particolare "la fede e l’unità della Chiesa": la riapertura del dialogo con il movimento lefebvriano, gli ulteriori passi in avanti con ebraismo e islam, il richiamo all’obbedienza e alla natura stessa della Chiesa che, ricorda il Papa, “vive non grazie alle proprie forze, ma per l’azione di Dio. Come unica e indivisa comunità essa è opera di Dio, non il prodotto degli uomini e delle loro capacità”. Se con Giovanni Paolo II crollarono i muri del totalitarismo e il Papa dovette tenere testa al potere dell’uomo nei confronti di altri uomini, con Benedetto XVI fu il demonio in persona a guardare con preoccupazione l’ascesa del nuovo Pontefice che in brevissimo tempo avrebbe smascherato la concupiscenza e il crimine della pedofilia di tanti sacerdoti, ricordando a tutti i credenti che il male esiste e il demonio non è una leggenda metropolitana. Ne “L'ultimo esorcista. La mia battaglia contro Satana” scritto da Gabriele Amorth con Paolo Rodari, Amorth afferma con estrema chiarezza: “Benedetto XVI è temutissimo da Satana. Le sue messe, le sue benedizioni, le sue parole sono come dei potenti esorcismi. (…) Il modo con cui Benedetto XVI vive la liturgia. Il suo rispetto delle regole.Il suo rigore. La sua postura sono efficacissimi contro Satana. La liturgia celebrata dal Pontefice è potente. Satana è ferito ogni volta che il Papa celebra l’eucaristia. Satana molto ha temuto l’elezione di Ratzinger al soglio di Pietro”. Con “una misura nuova”, dunque, quella del Figlio di Dio che “oltre-passa i limiti della condizione umana segnata dal peccato e supera la barriera che tiene l’uomo prigioniero, separato da Dio e dalla vita eterna”, Benedetto XVI continua a suggerire un nuovo umanesimo fermamente ancorato alla figura di Cristo. Ieri… il card. Ratzinger nella già citata omelia del 18 aprile 2005: “'Adulta' non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo. Ed è questa fede - solo la fede - che crea unità e si realizza nella carità”. Oggi… Papa Benedetto XVI nella Lettera Apostolica “Porta fidei”: “In questo tempo terremo fisso lo sguardo su Gesù Cristo, 'colui che dà origine alla fede e la porta a compimento': in lui trova compimento ogni travaglio ed anelito del cuore umano. La gioia dell’amore, la risposta al dramma della sofferenza e del dolore, la forza del perdono davanti all’offesa ricevuta e la vittoria della vita dinanzi al vuoto della morte, tutto trova compimento nel mistero della sua Incarnazione, del suo farsi uomo, del condividere con noi la debolezza umana per trasformarla con la potenza della sua Risurrezione. In lui, morto e risorto per la nostra salvezza, trovano piena luce gli esempi di fede che hanno segnato questi duemila anni della nostra storia di salvezza”.

Michelangelo Nasca, Korazym.org

Da oggi il widget di 'Vatican.va' per trasportare su una pagina web, in maniera automatica e dinamica, i contenuti del sito e la parola del Papa

"Da oggi, 19 aprile 2012, settimo anniversario dell’Elezione del Santo Padre Benedetto XVI, sarà disponibile il widget di www.vatican.va". Lo rende la Sala Stampa della Santa Sede, informando che “attraverso questa piccola applicazione, sarà possibile trasportare sul proprio sito, in maniera automatica e dinamica, alcuni dei principali contenuti presenti sul sito istituzionale www.vatican.va. Il Magistero Pontificio si arricchisce così di un ulteriore strumento di comunicazione, per la diffusione dei contenuti del sito istituzionale, cogliendo ogni opportunità tecnologica per diffondere la parola del Santo Padre”. Nella nota si legge inoltre che “il widget permetterà di esportare le principali novità, gli Angelus della domenica, le Udienze, il Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede. Nell’area 'Focus' della homepage di www.vatican.va viene riportata la mail alla quale chiedere il codice da inserire nella Homepage del proprio sito per visualizzare in esso il 'widget vatican.va'”.

SIR

COMUNICATO DEL SERVIZIO INTERNET VATICANO: IL WIDGET DI WWW.VATICAN.VA IN ONORE DELL’ANNIVERSARIO DELL’ELEZIONE DEL SANTO PADRE

VII anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. 'SIR': il Concilio Vaticano II, la nuova evangelizzazione, la fede. Grazie Santità, andiamo avanti!

"Nella gioia del Signore risorto, fiduciosi nel suo aiuto permanente, andiamo avanti": così, appena eletto, si rivolgeva ai romani e al mondo. Così si è potuto ben dire lunedì, festeggiando un compleanno tondo, che lo proietta tra i Pontefici più longevi. In queste semplici parole c’è anche forse la linea del Pontificato, giunto all'inizio dell'ottavo anno. Anni accelerati nella Chiesa e in un mondo, globalizzato sì, ma almeno altrettanto disorientato. A questo disorientamento, aggravato dalla crisi finanziaria e dall’incertezza, Benedetto XVI ha riproposto i fondamentali. Ha parlato in termini particolarmente accorati all’Occidente ed alle Chiese dei Paesi occidentali, ma ha costantemente guardato anche alle più giovani ed esuberanti Chiese e ai popoli dell’Africa, dell’America centrale e meridionale ed anche dell’Asia.Il 19 aprile 2005 si era definito "un umile lavoratore nella vigna del Signore". In realtà era ben consapevole del tanto lavoro e già allora lo aveva indirizzato secondo le tre linee che risalteranno anche quest’anno. La prima è quella del Concilio, allora il quarantesimo dalla conclusione, oggi il cinquantesimo dall’inizio. Sono tanti anni, lo spazio di due generazioni. Ed è giusto da un lato vedere l’evento nella sua corretta prospettiva storica, dall’altro raccoglierne e proiettarne in avanti le linee. La forza propulsiva del Vaticano II, come Benedetto XVI ha spiegato in tante circostanze, è proprio il dinamismo dell’evangelizzazione in un mondo "moderno" e, oggi, più confusamente, "post"-moderno. Ecco quindi il significato dell’impegno per la "nuova evangelizzazione", che Benedetto rilancia e su cui si gioca appunto la continuità tra i Pontificati del dopo-Concilio. Di essa infatti Paolo VI ha dato, nell’"Evangeli Nuntiandi", la linea e Giovanni Paolo per essa ha testimoniato "una Chiesa più coraggiosa, più libera, più giovane". Ci sono qui anche i temi della presenza nel mondo, della "sana" laicità, del dialogo inter-culturale su cui Benedetto XVI, in dialogo aperto con la cultura, ha sviluppato un importante magistero. Poche settimane fa, aveva chiesto ai cardinali di pregare "affinché possa sempre offrire al popolo di Dio la testimonianza della dottrina sicura e reggere con mite fermezza il timone della Santa Chiesa". Ecco allora la terza e decisiva linea, il terzo e decisivo tema che il Papa propone alla Chiesa e al mondo: la questione della fede e in concreto l’Anno della fede. Nella recentissima Messa crismale, il 5 aprile, ha affrontato con semplicità e chiarezza, secondo la sua linea patristica, che lo accomuna cioè ai Padri della Chiesa di cui è profondissimo conoscitore, il tema dell’unità nella Chiesa e della fede. E ha rilanciato "la dinamica del vero rinnovamento", con riferimento alla vicenda post-conciliare, come risposta da un lato agli "appelli alla disobbedienza", dall’altro all’"analfabetismo religioso che si diffonde in mezzo ad una società così intelligente". Un programma chiarissimo, che ha la sua radice e il suo fondamento nella "conformazione a Cristo", da svolgere con fiduciosa determinazione.

SIR

VII anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Teologo e riformatore, determinato nella trasparenza, in dialogo con i giovani: ritratto del papato

Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, 265° Pontefice di Roma, nono successore tedesco di Pietro, figlio di un poliziotto e di una cuoca, nato a Marktl am Inn, in Baviera, nel 1927, eletto al Soglio di Pietro il 19 aprile 2005. Fine teologo, uomo timido dotato di grande capacità di ascolto, maestro nel predicare in modo accessibile anche sui temi più complessi, in sette anni da Papa ha compiuto 23 viaggi internazionali e 27 in Italia, ha scritto tre Encicliche ("Deus Caritas est", 25 dicembre 2005; "Spe salvi", 30 novembre 2007; "Caritas in veritate", 29 giugno 2009), per dire che l'amore e la speranza non sono qualcosa ma qualcuno, cioè Cristo, e per rinnovare la dottrina sociale della Chiesa. Ha scritto due volumi su Gesù di Nazaret, per mostrare che la fede non è un elenco di proibizioni ma un rapporto di amicizia con il Dio fatto uomo. Ha posto i temi della povertà e dell'Africa, dei giovani, dell'ecumenismo e dell'annuncio della fede al centro del proprio regno. Ha riformato la leggi finanziarie della Chiesa per allinearla agli standard di trasparenza internazionali. Ha lottato energicamente contro la pedofilia del clero, imponendo una inversione di rotta nella coscienza, nelle norme e negli atteggiamenti della Chiesa nei confronti dei preti pedofili: entro quest'anno tutti gli episcopati del mondo dovranno mettere a punto proprie linee-guida per la lotta a questo crimine. Ha lanciato una campagna per la rievangelizzazione delle società secolarizzate e si appresta a presiedere, il prossimo autunno, il 50° anniversario del Concilio Vaticano II, accompagnato da un Anno della fede, per riorientare il cammino della Chiesa e rispondere alla crisi di fede che lo preoccupa dal momento dell'Elezione. Numerosissime le sue pubblicazioni prima dell'Elezione, ma anche da Papa ha coltivato il dono della scrittura, innovando la comunicazione papale, in particolare con la lettera agli irlandesi sullo scandalo della pedofilia, e con quella ai vescovi sul caso del vescovo lefebvriano negazionista Williamson. Tra i suoi documenti anche numerosi "Motu Proprio", in particolare nel 2007 uno per ripristinare la maggioranza dei due terzi per l'elezione di un Pontefice e l'altro, il "Summorum Pontificum", che ha liberalizzato la Messa tridentina. La lettera ai cattolici cinesi del 2007 non ha ancora dato i risultati sperati nei rapporti con Pechino. Negli ultimi mesi ha affrontato con determinazione la fuga di documenti riservati dal Vaticano e i contraccolpi sulla immagine della Chiesa e con il viaggio dello scorso marzo in Messico e a Cuba, il suo secondo in America Latina, ha rinsaldato i legami con il Continente dove i cattolici continuano ad essere maggioranza.
L'eredità del Concilio e il governo della Chiesa. Un teologo che, diventato Papa, assume con determinazione il compito di riformatore. Ma che nel governo quotidiano della Chiesa non perde mai di vista l'obiettivo: riportare la fede in Cristo al centro della vita della Chiesa e dell'uomo secolarizzato. Il settimo anniversario dell'Elezione cade nel momento in cui il Papa, rafforzata la Chiesa con una ferma lotta alla pedofilia e con la riforma finanziaria che cominciano a dare i primi frutti, si sta concentrando su un'importante, ulteriore avventura: una riflessione sul Concilio Vaticano II, che animi l'Anno della fede e avvii una nuova stagione per il cristianesimo e la Chiesa Cattolica nel mondo. Per il Papa 85enne, nelle settimane scorse talora dipinto da alcuni come fragile e pronto alle dimissioni, questa è ladirezione da tenere, indipendentemente dalle cronache ecclesiali spesso negative, come la fuga di documenti riservati dal Vaticano o gli strascichi di scandali, finanziari e non, che riemergono da inchieste giudiziarie. Quando lacronaca cade in basso, la linea ratzingeriana resta quella della trasparenza, pronta, se necessario, a indire anche una inchiesta interna, come è stato fatto per stanare i colpevoli della diffusione di documenti riservati sulle critiche dell'attuale nunzio a Washington, mons. Viganò, alla gestione del Governatorato. Le intenzioni e la determinazione di Benedetto XVI emergono con chiarezza anche dall'ultimo Concistoro e dai più recenti pronunciamenti pubblici, in particolare nel viaggio in America Latina, e nei diversi interventi durante la Settimana Santa. La ''crisi della fede'' e insieme la ricerca di una testimonianza ''gioiosa'' del cristianesimo hanno animato il dibattito dei cardinali con il Papa durante il Concistoro di febbraio. C'e' stato poi il viaggio in Messico e a Cuba, con la sottolineatura del tema della libertà religiosa e del ruolo pubblico della Chiesa, ci sono stati inoltre i grandi discorsi della Settimana Santa. In particolare il Giovedì Santo il Papa ha chiesto ai sacerdoti di esserlo a tempo pieno, rinunciando alla ''tanto sbandierata autorealizzazione'' per porsi al servizio degli uomini testimoniando la fede, e ha segnalato gli atti di disobbedienza, mentre è la ''obbedienza il presupposto di ogni vero rinnovamento''. ''Chi guarda alla storia dell'epoca post-conciliare - ha detto Benedetto XVI in un passaggio assai significativo dell'omelia della Messa del Crisma - può riconoscere la dinamica del vero rinnovamento, che ha spesso assunto forme inattese in movimenti pieni di vita e che rende quasi tangibili l'inesauribile vivacità della Santa Chiesa, la presenza e l'azione efficace dello Spirito Santo'' e dalla quale sono ''scaturiti fiumi freschi di vita''. Nella Veglia Pasquale si è interrogato sull'uomo tentato dalla grandezza delle proprie capacità a restare nel buio dei propri piccoli orizzonti, e lo ha invitato a illuminare la propria vita con la luce di Dio. Questi ultimi giorni dunque riassumono le prospettive dell'anno in corso al di là delle cronache di ''Vatileaks''. E spiegano la forza di quest'uomo anziano che da cardinale non si è mai preoccupato nè di intrigare nè di costruirsi una base di potere, si è disinteressato a influenzare gruppi d'opinione dentro e fuori la Chiesa. Divenuto Papa deve obbligatoriamente fare i conti con i contraccolpi di atteggiamenti che non ha mai condiviso, ma non cambia il proprio obiettivo: vivere il cristianesimo e comunicarlo agli uomini. E chissà che per la rivisitazione dell'eredità del Concilio nella prospettiva dell'Anno della fede l'ex perito conciliare non abbia in serbo qualche sorpresa.
Il dialogo con i giovani con il suo stile. "Penso in particolare ai giovani: continuerò a dialogare, ascoltando le vostre attese, per aiutarvi ad incontrare sempre più in profondità Cristo", ha detto Papa Ratzinger nell'omelia della Messa con i cardinali elettori il giorno dopo l'Elezione. "Sono anziano, ma posso ancora fare il mio dovere", ha affermato lo scorso marzo a Cuba, incontrando il quasi coetaneo Fidel Castro. Ma come vive il rapporto con i giovani, una delle eredità forse più difficili del predecessore, il Pontefice anziano e determinato a fare il suo dovere in un tempo che, mai come il nostro "ha fatto sognare tanto i giovani, con le mille attrattive di una vita in cui tutto sembra possibile e lecito"?. "Eppure, - ha constatato Benedetto XVI alla vigilia della Domenica delle Palme - quanta insoddisfazione è presente, quante volte la ricerca di felicità, di realizzazione finisce per imboccare strade che portano a paradisi artificiali, come quelli della droga e della sensualità sfrenata". Il dialogo con il mondo giovanile così ricco di opportunità e di rischi è entrato subito nell'agenda di Benedetto XVI, che già il giorno dopo essere diventato Papa ha annunciato la propria partecipazione alla Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia, che era stata convocata da Giovanni Paolo II. Ha poi a sua volta indetto le GMG di Sydney (2008), Madrid (2011) e Rio de Janeiro (in calendario per l'estate 2013). Alla sfida educativa che le nuove generazioni pongono alla società e alla Chiesa, inoltre, Benedetto XVI ha dedicato il Messaggio della Giornata Mondiale della Pace di quest'anno. Al mondo globalizzato, ha scritto Papa Ratzinger, serve "pace e convivenza", atteggiamenti a cui i giovani sono aperti, ma che possono essere distorti da una "realtà sociale" che spinga a "agire in modo intollerante e violento". Perciò ha chiesto una "solida educazione della coscienza" che metta "al riparo" da atteggiamenti negativi". Le GMG restano momenti privilegiati del dialogo con le nuove generazioni e per Benedetto XVI hanno un preciso insegnamento per i ragazzi: "Fate di Cristo il vostro migliore amico, fatevi carico delle croci del mondo". Alle GMG comunque Benedetto XVI ha impresso il proprio stile, puntando più sulla riflessione e la preghiera, e aumentando i momenti di adorazione silenziosa. Ma, come è accaduto durante il tornado che si è abbattuto sui ragazzi durante la Veglia a Madrid, essendo anche capace di relazionarsi con i giovani fuori cerimoniale o dal protocollo. Nel rapporto con le nuove generazioni lo hanno certo aiutato le esperienze con i gruppi giovanili nella prima parrocchia in cui ha prestato servizio da giovane sacerdote, a Monaco nell'agosto del '51 e dall'autunno del '52 nel seminario di Frisinga. Da docente a Tubinga, dal '66, era solito invitare a mangiare con lui gli allievi, alcuni dei quali gli avevano regalato una bici usata e comprata all'asta per andare all'università dalla casetta vicino al lago Aasee. Non aveva la patente e a volte gli studenti lo riaccompagnavano a casa dopo le lezioni.
La "politica estera". L'Africa, con le violenze sui cristiani soprattutto in Nigeria, e i conflitti in Mali, Sudan e Corno d'Africa. Il Medio oriente, con il processo di pace tra israeliani e palestinesi da "riprendere con coraggio" e con lo "spargimento di sangue" da fermare in Siria, dove ieri il governo ha promesso una tregua. Se agli appelli del Messaggio Urbi et Orbi della Domenica di Pasqua, con l'annuncio che il Papa dal 14 al 16 settembre andrà in Libano, si aggiunge la difesa della libertà religiosa come diritto della persona umana, che ha riaffermato nel discorso al Corpo diplomatico e nel viaggio in America Latina di marzo, si ha un quadro abbastanza completo della "politica estera" di Benedetto XVI, in quasi sette anni di pontificato. Per completarlo è necessario considerare la difesa dell'ambiente e il disarmo. Papa Ratzinger, che non è un politico, una volta eletto Papa ha fatto sua la visione internazionale della Chiesa, introducendovi però elementi di originalità. Questo è evidente soprattutto per i temi ecologici: nel 2008 durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney ha cercato nei giovani potenziali alleati per una difesa dell'ambiente, che è opera della creazione di Dio, e per uno sviluppo sostenibile. Tema ripreso l'anno successivo nella Enciclica "Caritas in veritate". Sviluppo sostenibile nella visione di Papa Ratzinger é sviluppo che tenga conto della dimensione integrale della persona e delle necessità di tutte le persone, non solo dei ricchi o dei paesi ricchi. E in tal senso si sta preparando la delegazione della Santa Sede che andrà come osservatore al "Rio+20", la conferenza Onu del prossimo giugno dedicato proprio a questo tema. Il disarmo è stato evocato dal Papa di nuovo una settimana fa, in un appello contro le mine anti-uomo, "armi subdole e terribili". La difesa della libertà religiosa, rilanciata nello scorso viaggio sia in Messico che, per l'aspetto del ruolo pubblico della Chiesa, soprattutto a Cuba, è centrale nel pontificato attuale. Si tratta di una difesa e da violazioni concrete e drammatiche, e da posizioni negative di origine ideologico-culturale che hanno conseguenze giuridiche. All'Africa, una priorità già dall'inizio del Pontificato, Papa Ratzinger ha dedicato nel novembre 2011 il viaggio in Benin, durante il quale ha consegnato il documento conclusivo del secondo Sinodo dei vescovi per l'Africa, e rinnovato l'invito al Continente ad alzarsi in piedi e prendere in mano il proprio futuro. In Africa, ha spiegato, non c'é "alcun cenno di quella stanchezza della fede, tra noi così diffusa, niente di quel tedio dell'essere cristiani da noi sempre nuovamente percepibile". La preoccupazione per il Medio Oriente si è connotata quest'anno con gli sviluppi della "primavera araba", che, ha osservato Papa Ratzinger nel discorso al Corpo diplomatico del 9 gennaio, dopo "l'ottimismo iniziale" ha lasciato il passo "alle difficoltà", e talora al "susseguirsi di tensioni e violenze". In particolare per quanto riguarda la Siria il Papa ha destinato centomila dollari all'assistenza della popolazione sofferente, e i fondi della colletta della Messa nella Cena del Signore del Giovedì Santo ai profughi siriani. Per la Siria è impegnata la diplomazia della Santa Sede, che tra l'altro ha partecipato come osservatore alle riunioni dei "Friends of Siria".

Giovanna Chirri, Ansa

VII ANNIVERSARIO DELL'ELEZIONE DI BENEDETTO XVI. VIDEO 'OMAGGIO AL PAPA, DONO GRANDE ALLA CHIESA E AL MONDO'