giovedì 19 aprile 2012

VII anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Teologo e riformatore, determinato nella trasparenza, in dialogo con i giovani: ritratto del papato

Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, 265° Pontefice di Roma, nono successore tedesco di Pietro, figlio di un poliziotto e di una cuoca, nato a Marktl am Inn, in Baviera, nel 1927, eletto al Soglio di Pietro il 19 aprile 2005. Fine teologo, uomo timido dotato di grande capacità di ascolto, maestro nel predicare in modo accessibile anche sui temi più complessi, in sette anni da Papa ha compiuto 23 viaggi internazionali e 27 in Italia, ha scritto tre Encicliche ("Deus Caritas est", 25 dicembre 2005; "Spe salvi", 30 novembre 2007; "Caritas in veritate", 29 giugno 2009), per dire che l'amore e la speranza non sono qualcosa ma qualcuno, cioè Cristo, e per rinnovare la dottrina sociale della Chiesa. Ha scritto due volumi su Gesù di Nazaret, per mostrare che la fede non è un elenco di proibizioni ma un rapporto di amicizia con il Dio fatto uomo. Ha posto i temi della povertà e dell'Africa, dei giovani, dell'ecumenismo e dell'annuncio della fede al centro del proprio regno. Ha riformato la leggi finanziarie della Chiesa per allinearla agli standard di trasparenza internazionali. Ha lottato energicamente contro la pedofilia del clero, imponendo una inversione di rotta nella coscienza, nelle norme e negli atteggiamenti della Chiesa nei confronti dei preti pedofili: entro quest'anno tutti gli episcopati del mondo dovranno mettere a punto proprie linee-guida per la lotta a questo crimine. Ha lanciato una campagna per la rievangelizzazione delle società secolarizzate e si appresta a presiedere, il prossimo autunno, il 50° anniversario del Concilio Vaticano II, accompagnato da un Anno della fede, per riorientare il cammino della Chiesa e rispondere alla crisi di fede che lo preoccupa dal momento dell'Elezione. Numerosissime le sue pubblicazioni prima dell'Elezione, ma anche da Papa ha coltivato il dono della scrittura, innovando la comunicazione papale, in particolare con la lettera agli irlandesi sullo scandalo della pedofilia, e con quella ai vescovi sul caso del vescovo lefebvriano negazionista Williamson. Tra i suoi documenti anche numerosi "Motu Proprio", in particolare nel 2007 uno per ripristinare la maggioranza dei due terzi per l'elezione di un Pontefice e l'altro, il "Summorum Pontificum", che ha liberalizzato la Messa tridentina. La lettera ai cattolici cinesi del 2007 non ha ancora dato i risultati sperati nei rapporti con Pechino. Negli ultimi mesi ha affrontato con determinazione la fuga di documenti riservati dal Vaticano e i contraccolpi sulla immagine della Chiesa e con il viaggio dello scorso marzo in Messico e a Cuba, il suo secondo in America Latina, ha rinsaldato i legami con il Continente dove i cattolici continuano ad essere maggioranza.
L'eredità del Concilio e il governo della Chiesa. Un teologo che, diventato Papa, assume con determinazione il compito di riformatore. Ma che nel governo quotidiano della Chiesa non perde mai di vista l'obiettivo: riportare la fede in Cristo al centro della vita della Chiesa e dell'uomo secolarizzato. Il settimo anniversario dell'Elezione cade nel momento in cui il Papa, rafforzata la Chiesa con una ferma lotta alla pedofilia e con la riforma finanziaria che cominciano a dare i primi frutti, si sta concentrando su un'importante, ulteriore avventura: una riflessione sul Concilio Vaticano II, che animi l'Anno della fede e avvii una nuova stagione per il cristianesimo e la Chiesa Cattolica nel mondo. Per il Papa 85enne, nelle settimane scorse talora dipinto da alcuni come fragile e pronto alle dimissioni, questa è ladirezione da tenere, indipendentemente dalle cronache ecclesiali spesso negative, come la fuga di documenti riservati dal Vaticano o gli strascichi di scandali, finanziari e non, che riemergono da inchieste giudiziarie. Quando lacronaca cade in basso, la linea ratzingeriana resta quella della trasparenza, pronta, se necessario, a indire anche una inchiesta interna, come è stato fatto per stanare i colpevoli della diffusione di documenti riservati sulle critiche dell'attuale nunzio a Washington, mons. Viganò, alla gestione del Governatorato. Le intenzioni e la determinazione di Benedetto XVI emergono con chiarezza anche dall'ultimo Concistoro e dai più recenti pronunciamenti pubblici, in particolare nel viaggio in America Latina, e nei diversi interventi durante la Settimana Santa. La ''crisi della fede'' e insieme la ricerca di una testimonianza ''gioiosa'' del cristianesimo hanno animato il dibattito dei cardinali con il Papa durante il Concistoro di febbraio. C'e' stato poi il viaggio in Messico e a Cuba, con la sottolineatura del tema della libertà religiosa e del ruolo pubblico della Chiesa, ci sono stati inoltre i grandi discorsi della Settimana Santa. In particolare il Giovedì Santo il Papa ha chiesto ai sacerdoti di esserlo a tempo pieno, rinunciando alla ''tanto sbandierata autorealizzazione'' per porsi al servizio degli uomini testimoniando la fede, e ha segnalato gli atti di disobbedienza, mentre è la ''obbedienza il presupposto di ogni vero rinnovamento''. ''Chi guarda alla storia dell'epoca post-conciliare - ha detto Benedetto XVI in un passaggio assai significativo dell'omelia della Messa del Crisma - può riconoscere la dinamica del vero rinnovamento, che ha spesso assunto forme inattese in movimenti pieni di vita e che rende quasi tangibili l'inesauribile vivacità della Santa Chiesa, la presenza e l'azione efficace dello Spirito Santo'' e dalla quale sono ''scaturiti fiumi freschi di vita''. Nella Veglia Pasquale si è interrogato sull'uomo tentato dalla grandezza delle proprie capacità a restare nel buio dei propri piccoli orizzonti, e lo ha invitato a illuminare la propria vita con la luce di Dio. Questi ultimi giorni dunque riassumono le prospettive dell'anno in corso al di là delle cronache di ''Vatileaks''. E spiegano la forza di quest'uomo anziano che da cardinale non si è mai preoccupato nè di intrigare nè di costruirsi una base di potere, si è disinteressato a influenzare gruppi d'opinione dentro e fuori la Chiesa. Divenuto Papa deve obbligatoriamente fare i conti con i contraccolpi di atteggiamenti che non ha mai condiviso, ma non cambia il proprio obiettivo: vivere il cristianesimo e comunicarlo agli uomini. E chissà che per la rivisitazione dell'eredità del Concilio nella prospettiva dell'Anno della fede l'ex perito conciliare non abbia in serbo qualche sorpresa.
Il dialogo con i giovani con il suo stile. "Penso in particolare ai giovani: continuerò a dialogare, ascoltando le vostre attese, per aiutarvi ad incontrare sempre più in profondità Cristo", ha detto Papa Ratzinger nell'omelia della Messa con i cardinali elettori il giorno dopo l'Elezione. "Sono anziano, ma posso ancora fare il mio dovere", ha affermato lo scorso marzo a Cuba, incontrando il quasi coetaneo Fidel Castro. Ma come vive il rapporto con i giovani, una delle eredità forse più difficili del predecessore, il Pontefice anziano e determinato a fare il suo dovere in un tempo che, mai come il nostro "ha fatto sognare tanto i giovani, con le mille attrattive di una vita in cui tutto sembra possibile e lecito"?. "Eppure, - ha constatato Benedetto XVI alla vigilia della Domenica delle Palme - quanta insoddisfazione è presente, quante volte la ricerca di felicità, di realizzazione finisce per imboccare strade che portano a paradisi artificiali, come quelli della droga e della sensualità sfrenata". Il dialogo con il mondo giovanile così ricco di opportunità e di rischi è entrato subito nell'agenda di Benedetto XVI, che già il giorno dopo essere diventato Papa ha annunciato la propria partecipazione alla Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia, che era stata convocata da Giovanni Paolo II. Ha poi a sua volta indetto le GMG di Sydney (2008), Madrid (2011) e Rio de Janeiro (in calendario per l'estate 2013). Alla sfida educativa che le nuove generazioni pongono alla società e alla Chiesa, inoltre, Benedetto XVI ha dedicato il Messaggio della Giornata Mondiale della Pace di quest'anno. Al mondo globalizzato, ha scritto Papa Ratzinger, serve "pace e convivenza", atteggiamenti a cui i giovani sono aperti, ma che possono essere distorti da una "realtà sociale" che spinga a "agire in modo intollerante e violento". Perciò ha chiesto una "solida educazione della coscienza" che metta "al riparo" da atteggiamenti negativi". Le GMG restano momenti privilegiati del dialogo con le nuove generazioni e per Benedetto XVI hanno un preciso insegnamento per i ragazzi: "Fate di Cristo il vostro migliore amico, fatevi carico delle croci del mondo". Alle GMG comunque Benedetto XVI ha impresso il proprio stile, puntando più sulla riflessione e la preghiera, e aumentando i momenti di adorazione silenziosa. Ma, come è accaduto durante il tornado che si è abbattuto sui ragazzi durante la Veglia a Madrid, essendo anche capace di relazionarsi con i giovani fuori cerimoniale o dal protocollo. Nel rapporto con le nuove generazioni lo hanno certo aiutato le esperienze con i gruppi giovanili nella prima parrocchia in cui ha prestato servizio da giovane sacerdote, a Monaco nell'agosto del '51 e dall'autunno del '52 nel seminario di Frisinga. Da docente a Tubinga, dal '66, era solito invitare a mangiare con lui gli allievi, alcuni dei quali gli avevano regalato una bici usata e comprata all'asta per andare all'università dalla casetta vicino al lago Aasee. Non aveva la patente e a volte gli studenti lo riaccompagnavano a casa dopo le lezioni.
La "politica estera". L'Africa, con le violenze sui cristiani soprattutto in Nigeria, e i conflitti in Mali, Sudan e Corno d'Africa. Il Medio oriente, con il processo di pace tra israeliani e palestinesi da "riprendere con coraggio" e con lo "spargimento di sangue" da fermare in Siria, dove ieri il governo ha promesso una tregua. Se agli appelli del Messaggio Urbi et Orbi della Domenica di Pasqua, con l'annuncio che il Papa dal 14 al 16 settembre andrà in Libano, si aggiunge la difesa della libertà religiosa come diritto della persona umana, che ha riaffermato nel discorso al Corpo diplomatico e nel viaggio in America Latina di marzo, si ha un quadro abbastanza completo della "politica estera" di Benedetto XVI, in quasi sette anni di pontificato. Per completarlo è necessario considerare la difesa dell'ambiente e il disarmo. Papa Ratzinger, che non è un politico, una volta eletto Papa ha fatto sua la visione internazionale della Chiesa, introducendovi però elementi di originalità. Questo è evidente soprattutto per i temi ecologici: nel 2008 durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney ha cercato nei giovani potenziali alleati per una difesa dell'ambiente, che è opera della creazione di Dio, e per uno sviluppo sostenibile. Tema ripreso l'anno successivo nella Enciclica "Caritas in veritate". Sviluppo sostenibile nella visione di Papa Ratzinger é sviluppo che tenga conto della dimensione integrale della persona e delle necessità di tutte le persone, non solo dei ricchi o dei paesi ricchi. E in tal senso si sta preparando la delegazione della Santa Sede che andrà come osservatore al "Rio+20", la conferenza Onu del prossimo giugno dedicato proprio a questo tema. Il disarmo è stato evocato dal Papa di nuovo una settimana fa, in un appello contro le mine anti-uomo, "armi subdole e terribili". La difesa della libertà religiosa, rilanciata nello scorso viaggio sia in Messico che, per l'aspetto del ruolo pubblico della Chiesa, soprattutto a Cuba, è centrale nel pontificato attuale. Si tratta di una difesa e da violazioni concrete e drammatiche, e da posizioni negative di origine ideologico-culturale che hanno conseguenze giuridiche. All'Africa, una priorità già dall'inizio del Pontificato, Papa Ratzinger ha dedicato nel novembre 2011 il viaggio in Benin, durante il quale ha consegnato il documento conclusivo del secondo Sinodo dei vescovi per l'Africa, e rinnovato l'invito al Continente ad alzarsi in piedi e prendere in mano il proprio futuro. In Africa, ha spiegato, non c'é "alcun cenno di quella stanchezza della fede, tra noi così diffusa, niente di quel tedio dell'essere cristiani da noi sempre nuovamente percepibile". La preoccupazione per il Medio Oriente si è connotata quest'anno con gli sviluppi della "primavera araba", che, ha osservato Papa Ratzinger nel discorso al Corpo diplomatico del 9 gennaio, dopo "l'ottimismo iniziale" ha lasciato il passo "alle difficoltà", e talora al "susseguirsi di tensioni e violenze". In particolare per quanto riguarda la Siria il Papa ha destinato centomila dollari all'assistenza della popolazione sofferente, e i fondi della colletta della Messa nella Cena del Signore del Giovedì Santo ai profughi siriani. Per la Siria è impegnata la diplomazia della Santa Sede, che tra l'altro ha partecipato come osservatore alle riunioni dei "Friends of Siria".

Giovanna Chirri, Ansa