sabato 30 maggio 2009

Agorà dei giovani 2009. Don Anselmi: è stato annunciato il Vangelo con modalità nuove. Il Papa ha incoraggiato molto il cammino

Chiusura, oggi e domani, del triennio dell’Agorà dei giovani italiani promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana. L’iniziativa avviata Loreto nel 2007 con l'incontro nazionale dei giovani con il Papa, è stata pensata per rilanciare la pastorale giovanile in Italia. Nel corso di questo fine settimana sono vari gli eventi in programma nelle singole diocesi: concerti, momenti di festa e spettacolo, preghiera, liturgie penitenziali e adorazioni eucaristiche. Don Nicolò Anselmi, responsabile del Servizio Nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza Episcopale Italiana, traccia bilancio sull’Agorà alla Radio Vaticana. "Sono stati tre anni molto belli, molto vivaci. Effettivamente, i gruppi giovanili delle associazioni in varie forme sono scesi un po’ nell’Agorà, si sono resi visibili, hanno collaborato tra loro e hanno annunciato il Vangelo con modalità nuove, grazie alla presenza del Santo Padre, che a Loreto nel 2007 e poi a Sydney, ha incoraggiato molto questo cammino". Benedetto XVI chiedeva ai giovani di andare controcorrente, di essere critici verso modelli di vita improntati all’arroganza, preferire le vie alternative improntate all’amore vero... "Mi ha colpito molto che abbia chiesto ai giovani non tanto di essere semplicemente un po’ più bravi, ma di essere i costruttori di una nuova era, di un nuovo modo di vivere. Questo desiderio di una nuova età più evangelica, mi sembra che abiti nel cuore dei giovani, ma non solo, anche di tanti adulti". Un invito a un nuovo modo di vivere, basato sulle relazioni con il prossimo, sul rapporto con il Vangelo, un nuovo stile di vita, ma anche un nuovo rapporto con il Creato... "Certo, è vero. Aveva parlato proprio appunto così di un nuovo rapporto con il Creato, con la natura, che è un dono che Dio ha fatto a tutti: non essere egoisti, nell’utilizzare i beni naturali e la natura solo per pochi, ma essere rispettosi del bene di tutti". Si tirano le somme di questi tre anni. Da lunedì cosa succede per i giovani italiani? "La speranza è che si continui con questo stile estroverso, aperto, semplice, soprattutto nelle comunità parrocchiali, dove la vita ordinaria si svolge. In particolare, qui in Italia, come ci ha detto l’assemblea dei vescovi italiani che si è appena conclusa, siamo tutti in attesa di progettare insieme, giovani e adulti, un decennio legato alle grandi tematiche dell’educazione". Ed è importante che i giovani, ma non solo, anche gli educatori, percepiscano questo senso dell’emergenza educativa? "L’emergenza dell’educazione mi sembra sia sentita un po’ da tutti, non soltanto nel mondo cattolico. C’è molta sensibilità. Speriamo di riuscire davvero a lavorare insieme, perchè l’educazione ha bisogno – come ha detto il Santo Padre – di grandi alleanze educative. Tutti siamo responsabili, non soltanto alcuni tecnici, alcuni specialisti".

Nomine di Benedetto XVI nella Curia romana. Un africano al dicastero Giustizia e Pace, un portoghese numero due della Congregazione per i vescovi

Sarà un vescovo africano a sostituire il card. Renato Raffaele Martino alla guida del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Salvo improbabili sorprese dell'ultima ora il Papa ha infatti deciso di designare mons. Robert Sarah, arcivescovo emerito di Conakry e attuale Segretario della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli. Il prelato, che sta per compiere 64 anni, è in Vaticano dal 2001. L'annuncio della nomina dovrebbe avvenire subito dopo la pubblicazione dell'Enciclica sociale di Benedetto XVI, che porterà la firma del 29 giugno e sarà presentata nei giorni successivi dal card. Martino. Con questo avvicendamento un vescovo del continente africano torna alla guida di un importante ufficio curiale romano, dopo le dimissioni per raggiunti limiti d'età del nigeriano Francis Arinze dalla Congregazione del Culto. Si attende un cambio anche alla Congregazione per i vescovi: il segretario, l'arcivescovo Francesco Monterisi, ha compiuto 75 anni due giorni fa e al termine dell'Anno Paolino, che si conclude il 29 giugno, sarà designato arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura, al posto del card. Andrea Cordero Lanza di Montezemolo. Come numero due della ''fabbrica dei vescovi'' guidata dal card. Giovanni Battista Re potrebbe arrivare l'attuale nunzio apostolico a Madrid, il portoghese Manuel Monteiro de Castro, 71 anni, anche se una decisione definitiva in proposito non è stata ancora presa. L'eventuale designazione di un non italiano quale segretario della Congregazione per i vescovi farebbe pensare che il successore di Re, quando saranno accettate le sue dimissioni per raggiunti limiti d'età, presentate lo scorso 30 gennaio, sarà un prelato del Belpaese. Imminente sarebbe anche la nomina del successore del card. americano Francis Stafford, Penitenziere maggiore: l'incarico è stato offerto nei giorni scorsi al settantatreenne nunzio apostolico a Parigi, l'italiano Fortunato Baldelli. Da molto tempo si parla poi della sostituzione dell'arcivescovo Paolo Sardi, incaricato di coordinare i collaboratori del Papa per la scrittura dei discorsi. Sardi compirà 75 anni in settembre, e dovrebbe diventare il nuovo cardinale patrono del Sovrano Ordine militare di Malta. Mentre ancora non si sa nulla di preciso sulle destinazione dell'assessore Gabriele Caccia e del sottosegretario ai rapporti con gli Stati Pietro Parolin, ormai da più di un anno in predicato di lasciare la Segreteria di Stato per diventare nunzi apostolici (per il primo si è parlato del Libano), ma la cui partenza è stata rallentata dal Sostituto della Segreteria di Stato, Fernando Filoni, la cui influenza su tutta la Curia romana si è andata sempre più accrescendo e consolidando. La lentezza con cui si procede alle nomine lascia trasparire come a quattro mesi di distanza dal caso Williamson, non manchino i problemi e gli intoppi nel governo della Curia romana.

Adnkronos

Il Papa ai bambini missionari: non ho capito come il Signore mi abbia scelto ma lo accetto. Litigare è umano, ma occorre perdonarsi e accettarsi

"Per dire la verità non avrei mai pensato di diventare Papa: sono stato un ragazzo abbastanza ingenuo in una piccola provincia dimenticata". Benedetto XVI ha risposto così ai 7mila bambini della Pontificia Opera per l’Infanzia Missionaria incontrati questa mattina nell'Aula Paolo VI in Vaticano. "Il Papa - ha ricordato - allora era Pio XI: lo conoscevamo e lo vedevamo come nostro padre, ma in una realtà molto lontana e superiore a noi. E ancora ho difficoltà di capire come il Signore poteva pensare a me, destinare me proprio a questo ministero, ma lo accetto dalle sue mani, anche se era una cosa sorprendente e che andava molto oltre le mie forze. Ma il Signore mi aiuta".
"Qualche volta sembra inevitabile nella vita umana litigare ma è importante l'arte di riconciliarsi, il perdono e non lasciare amarezza nell'anima": il Papa ha risposto così ai bambini che gli domandano come fare di fronte alle differenze culturali e religiose. "Ho vissuto gli anni della scuola elementare in un piccolo paese di 400 abitanti - ha raccontato il Papa - eravamo un po' ingenui; in questo paese eravamo da una parte agricoltori molto ricchi e anche poveri impiegati, artigiani e la nostra famiglia poco prima della scuola elementare era arrivata in questo paese da un altro paese. Quindi eravamo un po' stranieri, e in questa classe che frequentavo si riflettevano culture diverse. Ma gli altri bambini - ha proseguito il Pontefice - mi hanno insegnato il loro dialetto, abbiamo collaborato, anche litigato ma poi ci siamo anche riconciliati. E con gratitudine mi ricordo come ci siamo aiutati l'uno e l'altro; abbiamo imparato insieme a pregare, ci siamo preparati insieme alla comunione. Dobbiamo essere amici, fratelli".
"Non eravamo santi - ha sottolineato Benedetto XVI - abbiamo avuto i nostri litigi, ma era una bella comunione. La distinzione tra ricchi e poveri, tra intelligenti e meno intelligenti, non contavano nella comunione con Gesù. Abbiamo trovato la capacità di vivere insieme, abbiamo imparato ad accettare l'uno e l'altro, a portare il peso a vicenda. Nonostante le nostre debolezze ci accettiamo e insieme troviamo la strada della pace e impariamo a vivere insieme". Nel 1937, la sua famiglia si trasferì ancora e da allora non è più tornato in quel paesino. "Ma siamo ancora amici", ha concluso. Papa Ratzinger ha ricordato come a 8-9 anni diventò chierichetto. "Le ragazze - ha osservato - leggevano meglio di noi e a loro era affidato il compito di leggere le sacre scritture".
Ma come un bambino può aiutare il Papa ad annunciare il Vangelo? A questo interrogativo, Benedetto XVI ha risposto incoraggiando i ragazzi innanzitutto a pregare, perché con la preghiera, ha detto, apriamo il nostro cuore all’azione di Gesù. Pregare, ha ribadito, è una cosa molto importante che può cambiare il mondo perché rende presente la forza di Dio. Quindi, ha offerto dei consigli pratici su come corredare i momenti importanti della giornata con la preghiera: “E’ importante cominciare il giorno con una preghiera e finire il giorno con una piccola preghiera, ricordare i genitori con la preghiera prima del pranzo, della cena e alla comune celebrazione della domenica. Una domenica senza la Messa, la grande preghiera comune della Chiesa, non è una vera domenica, manca proprio il cuore della domenica, e così anche la luce per la settimana”. Pregare ma anche ascoltare e condividere. Il Papa ha evidenziato quanto sia importante fin da piccoli vivere la solidarietà nei confronti dei più bisognosi, come pure di chi non ci risulta particolarmente simpatico: “Se vediamo un altro che forse ha bisogno, è meno dotato, bisogna aiutarlo e così rendere presente l’amore di Dio senza grandi parole (…) e così divenire insieme una famiglia dove uno ha rispetto dell’altro, sopportare l’altro nella sua alterità, accettare anche gli antipatici, non lasciare che uno sia marginalizzato, ma aiutarlo a integrarsi nella comunità”.

Apcom, Radio Vaticana

UDIENZA AI BAMBINI DELL’OPERA PER L’INFANZIA MISSIONARIA - il testo integrale delle risposte del Papa ai bambini

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Il Papa nella Repubblica Ceca. Il comunicato ufficiale: dal 26 al 28 settembre a Praga, Brno e Stara Bioleslav. L'udienza al presidente Klaus

Il Papa si recherà nella Repubblica Ceca dal 26 al 28 settembre. Lo ha reso noto un comunicato della sala stampa della Santa Sede, sottolineando che "il Papa compirà un viaggio apostolico nella Repubblica Ceca dal 26 al 28 settembre 2009, recandosi a Praga, Brno e Stara Bioleslav".
La situazione nella Repubblica Ceca, in particolare "alcune questioni legate alle relazioni con la Chiesa cattolica, come pure sul futuro dell'Europa, tenendo presente l'importanza del suo patrimonio culturale, spirituale e cristiano". È stato questo il tema centrale dei "cordiali colloqui" tra Papa Benedetto XVI e il presidente ceco Vaclav Klaus (foto). Lo rendo noto un comunicato della sala stampa della Santa Sede. "Il presidente Klaus - prosegue la nota - ha espresso vivo compiacimento per la visita che Sua Santità compirà nel prossimo mese di settembre nella Repubblica Ceca". Il colloquio privato in tedesco tra il Papa e il presidente Klaus è durato circa venti minuti. Il capo di Stato ceco, accompagnato dalla moglie, è partito questa mattina da Praga per farvi rientro questa sera. Una trasferta lampo per visitare il Papa, e invitarlo nel Paese. Klaus ha regalato al Papa un leggio antico e prezioso di legno scuro lavorato, mentre Benedetto XVI ha ricambiato con la consueta medaglia del pontificato. Al termine dell'udienza, il presidente ceco ha incontrato il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone.

Apcom



Domenica di Pentecoste 2009. Il Magistero di Benedetto XVI sullo Spirito Santo

Domani alle ore 9.30 il Papa celebrerà nella Basilica Vaticana la Santa Messa della Domenica di Pentecoste. Alcune riflessioni di Benedetto XVI sullo Spirito Santo e la Pentecoste.
Con l’evento della Pentecoste, lo Spirito Santo supera la rottura iniziata a Babele, la confusione dei cuori, ed apre le frontiere, conducendo gli uni verso gli altri: nel suo Magistero, Benedetto XVI sottolinea che la Pentecoste è segno di comunione e di un amore più forte delle divisioni provocate dall’uomo. Il 15 maggio 2005, il Papa celebra la Pentecoste per la prima volta dopo l’elezione alla Cattedra di Pietro e avverte: senza lo Spirito Santo, la Chiesa “si ridurrebbe a un’organizzazione meramente umana, appesantita dalle sue stesse strutture”. Per questo, deve sempre guardare alla sua nascita, all’irruzione sorprendente del vento e del fuoco nel Cenacolo.
“La Chiesa deve sempre nuovamente divenire ciò che essa già è: deve aprire le frontiere fra i popoli e infrangere le barriere fra le classi e le razze. In essa non vi possono essere né dimenticati né disprezzati (...) Vento e fuoco dello Spirito Santo devono senza sosta aprire quelle frontiere che noi uomini continuiamo ad innalzare fra di noi; dobbiamo sempre di nuovo passare da Babele, dalla chiusura in noi stessi, a Pentecoste” (15 maggio 2005: Solennità di Pentecoste).
L’anno successivo, il Papa si sofferma sul significato delle lingue di fuoco che scendono su Maria e gli Apostoli, mentre sono raccolti in preghiera: questo evento - afferma il 4 giugno 2006 - sancisce l’estensione dell’antico Patto di Dio con Israele a tutti i popoli della terra.
“Lo Spirito, con il dono delle lingue, mostra che la sua presenza unisce e trasforma la confusione in comunione. L’orgoglio e l’egoismo dell’uomo creano sempre divisioni, innalzano muri d’indifferenza, di odio e di violenza. Lo Spirito Santo, al contrario, rende i cuori capaci di comprendere le lingue di tutti, perché ristabilisce il ponte dell’autentica comunicazione fra la Terra e il Cielo. Lo Spirito Santo è l’Amore” (4 giugno 2006: Solennità di Pentecoste).
“Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”: questo versetto degli Atti degli Apostoli è scelto dal Papa come tema della GMG di Sydney dello scorso anno. Ai giovani, riuniti a Roma il 13 marzo 2008, in prossimità della Domenica delle Palme, il Papa parla della gioia che deriva dall’aprire i cuori alla misericordia di Dio, al Suo Spirito.
“Di questa gioia che viene dall’accogliere i doni dello Spirito Santo fatevi portatori, dando nella vostra vita testimonianza dei frutti dello Spirito: “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé”. Ricordate sempre che siete “tempio dello Spirito”; lasciate che Egli abiti in voi e obbedite docilmente alle sue indicazioni, per portare il vostro contributo all’edificazione della Chiesa e discernere a quale tipo di vocazione il Signore vi chiama” (13 marzo 2008: Celebrazione della Penitenza con i giovani della Diocesi di Roma in preparazione alla XXIII Giornata Mondiale della Gioventù).
Due mesi dopo, l’11 maggio 2008, il Papa ribadisce: a Pentecoste “si rende chiaro che la Chiesa appartengono molteplici lingue e culture diverse”. Ma la Chiesa cattolica, avverte, non è una federazione di Chiese, è un’unica realtà.
“A Pentecoste la Chiesa viene costituita non da una volontà umana, ma dalla forza dello Spirito di Dio. E subito appare come questo Spirito dia vita ad una comunità che è al tempo stesso una e universale, superando così la maledizione di Babele. Solo infatti lo Spirito Santo, che crea unità nell’amore e nella reciproca accettazione delle diversità, può liberare l’umanità dalla costante tentazione di una volontà di potenza terrena che vuole tutto dominare e uniformare” (11 maggio 2008: Cappella Papale nella Solennità di Pentecoste).

Radio Vaticana

Il Papa al nuovo ambasciatore indiano: preoccupazione per le sofferenza dei cristiani e apprezzamento per gli sforzi del Paese verso gli afflitti

Ricevendo ieri mattina le lettere credenziali della nuova ambasciatrice dell'India presso la Santa Sede, Papa Benedetto XVI ha deplorato gli attacchi contro i cristiani che da un anno a questa parte si sono ripetuti in divesi Stati indiani. ''Mi unisco - ha detto il Pontefice nel discorso consegnato all'ambasciatrice Chitra Narayanan - ai responsabili religiosi e governativi del mondo che condividono il desiderio comune che tutti i membri della famiglia umana godano della libertà di praticare la religione e di impegnarsi nella vita civile senza timore di ripercussioni negative a causa del loro credo''. ''Non posso non esprimere - ha aggiunto - la mia profonda preoccupazione per i cristiani che hanno sofferto per lo scoppio di violenza in alcune aree dell'India''. ''Oggi - ha affermato ancora Benedetto XVI -, ho l'opportunità di esprimere il mio apprezzamento per gli sforzi che il suo Paese ha compiuto per gli afflitti, offrendo loro riparo e assistenza, conforto e riabilitazione, così come per le misure prese per condurre indagini e celebrare processi equi al fine di risolvere questi problemi''. In conclusione, Papa Ratzinger ha esortato ''a mostrare rispetto per la dignità umana rifiutando l'odio e rinunciando alla violenza in tutte le sue forme''. Nel suo discorso, l'ambasciatrice di New Delhi ha ribadito che ''l'India è un Paese laico e democratico in cui i seguaci delle diverse fedi religiose hanno pari diritti'' e che ''il diritto alla libertà di religione è un diritto fondamentale previsto dalla costituzione dell'India all'articolo 25''. Per questo, ha continuato, ''i casi di violenza contro i cittadini, specialmente contro le minoranze, vengono condannati dal Governo dell'India e le azioni correttive rimangono la sua più grande priorità'', così come rimane ''costante l'impegno nel promuovere il rispetto reciproco e la coesistenza pacifica non solo tra i popoli, ma anche tra le nazioni''. ''La Chiesa Cattolica nel suo Paese - ha quindi assicurato - continuerà a svolgere un ruolo di promozione della pace, dell'armonia e della riconciliazione fra seguaci di tutte le religioni, in particolare attraverso l'educazione e la formazione nelle virtù della giustizia, della tolleranza e della carità''.

Asca

Terremoto in Abruzzo. Il Papa benedirà la prima pietra della scuola ricostruita dai volontari della protezione civile di Lucca

Sarà Papa Benedetto XVI a benedire il 24 giugno la prima pietra della scuola elementare di Santa Elia, adottata dall'Associazione Volontari di protezione civile 'Prociv Lucca'. Il tutto quando il Santo Padre riceverà in udienza in Vaticano gli stessi volontari, che stanno operando a favore delle popolazioni terremotate dell'Abruzzo e che porteranno in dono a Papa Ratzinger un'immagine del Volto Santo di Lucca con una targa ricordo dell'incontro. Per l'adozione e ricostruzione della scuola elementare di Santa Elia, a L'Aquila, la Prociv Lucca ha lanciato la campagna "Un mattone per l'Abruzzo", che ha riscosso adesioni in varie città italiane. Anche la Lucchese Libertas ha aderito al progetto. "Portare al Santo Padre la 'prima pietra' di quella che sarà la nuova scuola elementare di Santa Elia - hanno detto i volontari -, ci spinge ad un nuovo e forte appello a tutta la cittadinanza Lucchese affinchè aderisca con un piccolo contributo a questa importante iniziativa che vede Lucca protagonista nella ricostruzione".

Lo Schermo