mercoledì 9 giugno 2010

Anno Sacerdotale. L'incontro 'Sacerdoti oggi'. Bertone: dopo le gravi infedeltà una stagione di rinascita e rinnovamento, profeti di un mondo nuovo

Uomini di Dio e della comunione, profeti d'un mondo nuovo. È questa l'immagine del sacerdote delineata dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, che nell'Aula Paolo VI ha aperto il pomeriggio di testimonianze e riflessione dedicato ai sacerdoti. Un'immagine che oggi è chiamata a confrontarsi con una provvidenziale stagione di rinascita e rinnovamento, anche e soprattutto dopo le "infedeltà, a volte anche gravi", di alcuni membri del clero. Poiché, ha ribadito il porporato, "la Chiesa e la società hanno bisogno di sacerdoti". L'incontro in Vaticano, "che si inserisce - ha detto Bertone - come una gemma nelle iniziative per la conclusione dell'Anno Sacerdotale", è stato promosso dai sacerdoti aderenti al movimento dei Focolari, dal movimento di Schoenstatt, dal Rinnovamento carismatico cattolico internazionale e da altre aggregazioni ecclesiali. "Sacerdoti oggi", il titolo della manifestazione alla quale hanno partecipato preti provenienti da oltre 70 Paesi. ""Sacerdoti" e non "sacerdote": per dire che la nostra vita, ha detto il cardinale, si declina al plurale. Il sacerdote è l'uomo della comunione, e mi piace sottolineare che il respiro della comunione è un elemento fondamentale per la salute del corpo della Chiesa". A scandire l'incontro una serie di testimonianze. Un sacerdote dell'Irlanda sulla fedeltà alla vocazione. Dal Burundi, i sopravvissuti all'assalto al seminario minore di Buta. Dalla Germania, un prete che ha superato l'esperienza dell'alcolismo grazie all'aiuto della sua comunità. E, infine, la testimonianza teologica del cardinale arcivescovo di Santiago del Cile, Francisco Javier Errázuriz Ossa, insieme alla rivisitazione di alcune pagine di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, e di padre Josef Kentenich, fondatore di Schoenstatt. Il tutto suddiviso in tre momenti, che come in un mosaico hanno contribuito a formare l'identikit dei sacerdoti oggi: uomini di Dio; fratelli tra i fratelli, nell'unico popolo; profeti di un mondo nuovo. E ogni "tappa" introdotta da brani in video dell'incontro di Benedetto XVI con i sacerdoti, nel luglio del 2005 ad Aosta. "Il primo scopo della mia venuta fra voi è quello di portarvi il saluto, l'affetto e la benedizione di Benedetto XVI", ha detto il card. Bertone che ha assicurato come il Papa abbia "manifestato il suo apprezzamento verso i movimenti ecclesiali, che hanno voluto questo convegno nel segno dell'unità e della fraternità". Quello che emerge dal convegno, ha proseguito, è "il percorso di una vita sacerdotale robusta e generosa, improntata a "una radicale forma comunitaria", secondo la ricca espressione dell'esortazione apostolica Pastores dabo vobis, che fa del sacerdote un tutt'uno con il vescovo e il presbiterio e che si trova in rapporto di corresponsabilità con i fedeli laici". Per Bertone, "non lo si dirà mai abbastanza che il sacerdote è un uomo di Dio, icona di Cristo, e questo non solo quando prega o celebra i sacramenti, ma in tutta la sua vita, egli è immagine di Dio che è Amore - Deus caritas est - della sua misericordia, dell'Amore crocifisso". I sacerdoti, inoltre, "sono essenzialmente fratelli tra i fratelli nei quali ravvisano il volto di Cristo. Fratelli di ogni persona umana, degli uomini e delle donne, da amare e da servire con totale dedizione, senza nessun attaccamento, senza ricerca del proprio interesse. Allora si comprende l'attualità e la bellezza del celibato. E in voi questa bellezza risplende di quell'amore incondizionato che è sempre stato tenuto in grande considerazione nella Chiesa, come segno e stimolo della carità e come una speciale sorgente di fecondità nel mondo". La Chiesa e l'umanità "hanno bisogno di sacerdoti di questa tempra, di autentici "profeti d'un mondo nuovo"; quel mondo iniziato con la venuta di Cristo, in continuo divenire, in continua formazione". Rivolgendosi in particolare ai "cari amici sacerdoti", il card. Bertone ha quindi sottolineato come "in questo tempo, ci siamo dovuti far carico del dolore per le infedeltà, a volte anche gravi, di alcuni membri del clero, che hanno inciso così negativamente sulla credibilità della Chiesa, per cui il Papa rispondendo ai giornalisti durante il recente viaggio in Portogallo, ha parlato di una "persecuzione" che nasce dall'interno stesso della Chiesa". Tuttavia, ha aggiunto Bertone citando la Lettera Pastorale ai cattolici dell'Irlanda, "da questo dolore scaturisce una presa di coscienza provvidenziale: occorre vivere "una stagione di rinascita e di rinnovamento spirituale", seguire "con coraggio la via della conversione, della purificazione e della riconciliazione", "trovare nuove vie per trasmettere ai giovani la bellezza e la ricchezza dell'amicizia con Gesù Cristo nella comunione della sua Chiesa", come ci ha invitato a fare Benedetto XVI". Sin dall'indizione dell'Anno Sacerdotale, ha concluso il card. Bertone, "il Papa ci ha orientati, inoltre, a "cogliere la nuova primavera che lo Spirito sta suscitando ai giorni nostri nella Chiesa, non per ultimo attraverso i Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità". Siatene certi, soprattutto voi che trovate la linfa vitale per la vostra santità sacerdotale proprio nell'ambito di alcuni di questi movimenti ecclesiali". Al termine dell'incontro la celebrazione dei Vespri presieduta dal card. Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero. Nell'omelia il porporato ha parlato della stagione di "rinnovata Pentecoste" alla quale in primo luogo sono invitati i presbiteri nel rispondere alla missione loro affidata dal Signore. "Il sacerdozio ministeriale - ha detto inoltre - di cui voi, sacerdoti, siete stati insigniti sacramentalmente, vi ha configurato a Cristo, capo e pastore del popolo di Dio. Con tutte le altre membra del Corpo, siate discepoli di Gesù. Ciò è determinante perché così siete entrati nella strada della salvezza. Eppure, per l'ordinazione presbiterale siete non soltanto discepoli, ma anche capi e pastori della comunità dei discepoli. Capi non nel senso mondano, ma piuttosto come servitori del popolo di Dio. Sant'Agostino lo disse alla sua comunità: "Con voi sono cristiano, per voi sono vescovo". In conseguenza, il presbitero è pastore sempre, ventiquattr'ore al giorno, e bisogna assumere questa identità e questo ministero con lo stesso amore che Gesù richiese da Pietro: "Tu mi ami?" e Pietro: "Signore, tu sai che ti amo" e Gesù: "Pasci le mie pecorelle"".

L'Osservatore Romano

Il Papa a Cipro. Mons. Soueif: Benedetto XVI è stato attento a tutte le comunità, incoraggiando a rafforzare la fede, la comunione e la testimonianza

“E’ stata una visita riuscita che ci ha fatto vivere esperienze profonde sia a livello ecumenico che apostolico”. Così mons. Joseph Soueif (nella foto con Benedetto XVI), arcivescovo di Cipro dei maroniti, racconta all'agenzia SIR il viaggio del Papa a Cipro per la consegna dell’Instrumentum laboris del prossimo Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. “Cipro ha ulteriormente aperto una dimensione ecumenica nella Chiesa, vivendo un dialogo di vita, fatto di incontro e di preghiera, perché è la preghiera che fa l’unità” ha sottolineato l’arcivescovo maronita. “La visita, poi, ai cattolici latini e maroniti è stata un’ulteriore esperienza di chiesa – ha aggiunto il presule - In questo viaggio Benedetto XVI è stato attento alle piccole cose, alle minoranze, a tutte le comunità, grandi e piccole. A tutti è andato l’incoraggiamento a rafforzare la propria fede, la comunione e la testimonianza. Anche attraverso il perdono e la riconciliazione, due esortazioni particolarmente significative nel contesto attuale dell’isola che vive la divisione dal 1974”. Una visita, ha concluso mons. Soueif, in cui Benedetto XVI ha confermato “che la presenza dei cristiani in Medio Oriente è un segno di speranza, di pace e di vita. Per questo, davanti ai problemi che affliggono i popoli di questa area, la risposta non può essere quella di chiudere la porta di casa e andarsene, di partire. Bisogna restare convinti e consapevoli anche di svolgere un ruolo di moderazione e di pluralismo sociale e religioso”

SIR

Anno Sacerdotale. Gli avvenimenti di questo speciale anno: dall'indizione all'affidamento a Fatima dal Papa dei preti al Cuore Immacolato di Maria

L’indizione: da Benedetto XVI un annuncio inatteso
"Per favorire la tensione dei sacerdoti verso la perfezione spirituale dalla quale soprattutto dipende l’efficacia del loro ministero, ho deciso di indire uno speciale 'Anno Sacerdotale', che andrà dal 19 giugno prossimo fino al giugno 2010. Ricorre infatti il 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, vero esempio di Pastore a servizio del gregge di Cristo". Con queste parole ai membri della Congregazione per il Clero, Benedetto XVI annunciò a sorpresa il 16 marzo 2009 la nuova iniziativa.
La lettera: "Annunciamo la verità, come Vianney"
"Il Curato d’Ars, nel suo tempo, ha saputo trasformare il cuore e la vita di tante persone, perché è riuscito a far loro percepire l’amore misericordioso del Signore. Urge anche nel nostro tempo un simile annuncio e una simile testimonianza della verità dell’Amore". È il 16 giugno 2009, e il Papa firma la lettera d’indizione dell’Anno. Una riflessione sul Vianney, con cenni autobiografici: "Io stesso porto ancora nel cuore il ricordo del primo parroco accanto al quale esercitai il mio ministero di giovane prete: egli mi lasciò l’esempio di una dedizione senza riserve".
La Chiesa italiana: nelle diocesi iniziative e documenti
Sin dalle prime settimane, le diocesi italiane aderiscono all’Anno Sacerdotale con grande partecipazione: un po’ dovunque si registrano proposte formative, convegni, pellegrinaggi, giornate per il clero, lettere e documenti di vescovi o di episcopati regionali. L’Anno, fa notare il presidente dei vescovi italiani Bagnasco il 21 settembre 2009 nella prolusione al Consiglio permanente della CEI, "sta riscontrando un largo e spontaneo consenso, come si fosse individuata un’esigenza profonda ma ancora inespressa".
Gli esercizi: mille sacerdoti al ritiro internazionale
Dal 27 settembre al 3 ottobre 2009 Ars accoglie un migliaio di sacerdoti da tutto il mondo per un Ritiro internazionale. Gli esercizi vengono predicati dall’arcivescovo di Vienna card. Schönborn. "Cari sacerdoti – dice il Papa in un videomessaggio – pensate al gran numero di Messe che avete celebrato o che celebrerete, rendendo ogni volta Cristo realmente presente sull’altare. Pensate alle innumerevoli assoluzioni che avete dato e darete, permettendo a un peccatore di lasciarsi redimere. Percepite allora la fecondità infinita del sacramento dell’ordine".
La 'capitale': in pellegrinaggio per scoprire Ars
Per tutto l’Anno Sacerdotale, Ars diventa la meta di un gran numero di pellegrinaggi di sacerdoti e di fedeli. È l’Italia il Paese dal quale giunge il maggior numero di visitatori nel piccolo borgo rurale che vide l’opera pastorale del Curato. Le proposte diocesane sono variegate: c’è chi sceglie la cittadina francese per qualche giorno di ritiro, altri la inseriscono in un itinerario che include altri luoghi dello spirito d’oltralpe, altri ancora nella primavera 2010 vanno pellegrini alla Sindone per poi recarsi in Savoia e ad Ars.
Nel mondo: un messaggio che va oltre ogni confine
Da tutto il mondo giungono notizie di iniziative nazionali per celebrare l’Anno Sacerdotale. Vi sono i Paesi dove la Chiesa è saldamente radicata, e nei quali le Conferenze Episcopali dedicano alla proposta di Benedetto XVI assemblee, lettere, convegni e iniziative spirituali. Ma commovente è soprattutto l’intensa partecipazione delle Chiese nei Paesi più poveri, dall’Africa ad alcune aree dell’America Latina, così come in Cina e in altre zone dell’Asia. Il messaggio dell’Anno dedicato al Curato d’Ars supera ogni ostacolo.
La memoria e la gratitudine per i preti del passato
Una delle forme più originali per celebrare l’Anno Sacerdotale è quella scelta da molte diocesi italiane che hanno onorato figure di preti e vescovi legati alla memoria della gente, giunti sugli altari o semplicemente ricordati con affetto e gratitudine per la loro opera pastorale. In alcuni casi si è trattato di celebrazioni per anniversari (è il caso dei 50 anni dalla morte di don Primo Mazzolari), più spesso le Chiese locali hanno voluto che non andasse perduto l’esempio di figure del proprio territorio, talora promuovendo anche pubblicazioni e convegni.
A Fatima l’atto di affidamento alla Madonna
Quando ormai l’Anno Sacerdotale volge al termine, Benedetto XVI si reca pellegrino a Fatima. Qui, il 12 maggio, davanti all’immagine della Madonna che apparve ai pastorelli recita l’"Atto di affidamento e consacrazione dei sacerdoti al cuore immacolato di Maria": "Madre della Chiesa – dice il Papa – noi, sacerdoti vogliamo essere pastori che non pascolano se stessi, ma si donano a Dio per i fratelli, trovando in questo la loro felicità. Non solo a parole, ma con la vita, vogliamo ripetere umilmente, giorno per giorno, il nostro 'eccomi'".

Avvenire

Verso la Giornata Mondiale della Gioventù. La pagina ufficiale su Facebook supera i centomila iscritti: 70 amministratori per rispondere in 16 lingue

Cresce l’attesa intorno alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid dell’agosto 2011. A testimoniarlo, in modo particolare, sono gli iscritti alla pagina “JMJ Madrid 2011” di Facebook che hanno superato in questi giorni il numero di centomila. Da ogni parte del mondo i giovani, grazie alla rete, possono avere informazioni dirette sulla GMG, la XXVI della serie e la 11° internazionale. Contatti arrivano da ogni parte del mondo con ben 70 “volontari-amministratori” di diversi Paesi che, 24 ore su 24, in 16 lingue, rispondono ai giovani, chiarendo dubbi e invitandoli a Madrid. Nella pagina sono disponibili informazioni su come iscriversi all’evento e come prestare la propria opera come volontario, ma anche forum di discussione, sondaggi sulla GMG, notizie di iniziative da vari Paesi. Tra queste anche quella promossa dall’Organizzazione della GMG che cerca 365 frasi di Benedetto XVI per poi riproporle, come pensiero quotidiano, quando mancherà un anno esatto all’inizio della GMG. "Il nostro sforzo in questo momento è sul web e nei social network, sia su Facebook che in altre reti sociali – ha dichiarato recentemente Yago de la Cierva, portavo­ce del Comitato spagnolo della GMG –. Vogliamo arrivare a tutti i gio­vani usando i loro canali di comunicazione. In tal modo vorremmo dare la possibilità di prepararsi sotto il profilo logistico e soprattutto spirituale”.

SIR

Anno Sacerdotale. Il card. Hummes: bisogna che ci alziamo e andiamo in missione dappertutto. La gente ha bisogno di sentire la vicinanza della Chiesa

“E’ urgente alzarsi e andare in missione”. E’ l’ideale “consegna” affidata dal card. Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, alle migliaia di sacerdoti, provenienti da ogni parte del mondo e radunati in questi giorni a Roma per l’Incontro Internazionale a conclusione dell’Anno Sacerdotale. Nell’omelia della Messa celebrata questa mattina nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura, il cardinale ha citato il “modello” dell’apostolo Paolo, “il grande ed insuperabile missionario di Gesù Risorto”, per definire quella del prete “una vocazione ed una missione di altissimo significato e di enorme responsabilità”. “Dobbiamo essere molto coscienti dell’attuale urgenza missionaria”, ha detto il porporato ai suoi confratelli: “Bisogna che ci alziamo e andiamo in missione dappertutto”. Per Hummes, sia “la scristianizzazione dei paesi di antica evangelizzazione”, sia “la nuova evangelizzazione che spesso dovrà essere una vera prima evangelizzazione”, oltre al “primo annuncio” negli ambiti della missione “ad gentes”, mostrano “l’immensità dell’opera missionaria ancora da svolgere”, e la perenne attualità dell’invito di Cristo “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura”. “I destinatari della nostra missione sono tutti, ma in modo particolare i poveri”, ha proseguito il cardinale, ricordando che “oggi sono ancora centinaia di milioni gli esseri umani che sono costretti a vivere in dura povertà e perfino nella miseria e nella fame. Essi sono emarginati ed esclusi dalla mensa dei beni materiali, sociali, culturali e spesso anche dalla mensa dei beni spirituali. Sono loro i primi che hanno il diritto di ricevere la buona notizia che Dio è un Padre che li ama senza riserve e che Egli non approva le condizioni disumane in cui i poveri sono mantenuti, ma richiede che anche per loro i diritti umani siano riconosciuti, rispettati e integralmente realizzati in concreto”. “L’evangelizzazione e la vera promozione umana non possono essere disgiunte”, ha deto il prefetto del dicastero vaticano, affermando, con le parole del Papa, che “la gente povera delle periferie urbane o della campagna ha bisogno di sentire la vicinanza della Chiesa, sia nell’aiuto per le necessità più urgenti, sia nella difesa dei suoi diritti e nella promozione comune di una società fondata sulla giustizia e sulla pace”. Parola di Dio, Eucaristia e preghiera: questi, secondo il cardinale, i “mezzi per vivere ed attuare” la vocazione sacerdotale.

SIR

Anno Sacerdotale. ll card. Meisner: la perdita del sacramento della riconciliazione è la radice di molti mali nella vita della Chiesa e del prete

“La perdita del sacramento della riconciliazione è la radice di molti mali nella vita della Chiesa e nella vita del sacerdote”. Lo ha detto il card. Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia, nella meditazionesul tema "Conversione e missione" tenuta oggi nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura, nell’ambito dell’Incontro Internazionale dei sacerdoti, in corso a Roma. “Una delle perdite più tragiche, che la nostra Chiesa ha subito, nella seconda metà del 20° secolo, è la perdita dello Spirito Santo nel sacramento della riconciliazione”, ha esordito il cardinale, e ha ammonito: “Laddove il sacerdote non è più confessore, diventa operatore sociale religioso”. “Le meraviglie di Dio non accadono mai sotto i riflettori della storia mondiale”, ha spiegato, ma “si realizzano sempre in disparte”, e in particolare “nel segreto del confessionale”. “Quando il sacerdote si allontana dal confessionale, entra in una grave crisi di identità”, la tesi di fondo del relatore, che ha identificato nell’allontanamento dal sacramento della penitenza “una delle cause principali della molteplice crisi in cui il sacerdozio si è venuto a trovare negli ultimi cinquant’anni”. “Un sacerdote che non si trova, con frequenza, sia da un lato che dall’altro della grata del confessionale subisce danni permanenti alla sua anima e alla sua missione”, ha affermato il porporato. “Solo Dio può rimettere i peccati”, ha ricordato il cardinale: per questo “il sacramento della penitenza è la fonte di permanente rinnovamento e di rivitalizzazione della nostra esistenza sacerdotale”. Secondo l’arcivescovo di Colonia, “la maturità spirituale di un candidato al sacerdozio, a ricevere l’ordinazione sacerdotale, diventa evidente nel fatto che egli riceva regolarmente – almeno nella frequenza di una volta al mese – il sacramento della riconciliazione”. “La cosiddetta crisi del sacramento della penitenza – ha spiegato infatti il relatore – non è solo dovuta al fatto che la gente non viene più a confessarsi, ma che noi sacerdoti non siamo più presenti nel confessionale. Un confessionale in cui è presente un sacerdote, in una chiesa vuota, è il simbolo più toccante della pazienza di Dio che attende. Così è Dio. Ci attende tutta la vita”. Al contrario, “se ci viene in gran parte a mancare questo essenziale ambito del servizio sacerdotale, allora noi sacerdoti cadiamo facilmente in una mentalità funzionalista o al livello di una mera tecnica pastorale. Il nostro esserci, da entrambi i lati della grata del confessionale, ci porta, attraverso la nostra testimonianza, a permettere che Cristo diventi percepibile per il popolo”. “La gente – ha concluso Meisner – ha una profonda nostalgia di sacerdoti, nei quali incontrare profondamente Cristo”.

Il Papa: a Cipro pellegrino per rinsaldare la fede dei cattolici e incoraggiarli nel cammino d'unità. Costruire insieme un futuro di pace e amicizia

Il viaggio a Cipro “è un avvenimento storico perché, per la prima volta, il vescovo di Roma si è recato su quella terra benedetta dal lavoro apostolico dei Santi Paolo e Barnaba”. Così il Papa ha definito il suo 16° viaggio apostolico internazionale, ripercorrendone idealmente le tappe nella catechesi dell’Udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro. “Mi sono fatto pellegrino – ha spiegato Benedetto XVI – innanzitutto per rinsaldare la fede della comunità cattolica, una piccola ma vivace minoranza, ed incoraggiarla a proseguire nel cammino per l’unità dei cristiani specialmente con i fratelli ortodossi”. Altro scopo del recente viaggio internazionale, ha spiegato il Santo Padre, è stato quello di “idealmente abbracciare tutte le popolazioni orientali, invocando da Dio il dono della pace”. Riassumendo il clima in cui si è svolto il viaggio a Cipro, Benedetto XVI ha parlato di “cordiale accoglienza” ed ha espresso “viva gratitudine” per tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita del viaggio apostolico. “A Paphos – ha continuato Benedetto XVI – sono stato avvolto da un’atmosfera che è quasi una sintesi percettibile di duemila anni di storia cristiana”. A partire dai reperti archeologici, “antica e gloriosa eredità spirituale che ancora oggi mantiene un forte impatto nella vita del Paese”. Il Papa ha citato, in particolare, la “toccante celebrazione ecumenica” con l’arcivescovo ortodosso Chrysostomos II e i rappresentanti della chiesa armena, luterana anglicana. “Abbiamo fraternamente rinnovato il reciproco e irreversibile impegno ecumenico”, ha assicurato il Pontefice, sottolineando in particolare “il desiderio di una comunione piena e visibile tra ortodossi e cattolici”. Della tappa a Paphos, il Papa ha inoltre menzionato il “cordiale incontro” nella residenza del vescovo, che ha mostrato “quanto la Chiesa ortodossa di Cipro sia legata” ad esso. “Questo radicamento nella tradizione – ha commentato Benedetto XVI – non impedisce alla comunità ortodossa di essere impegnata con decisione nel dialogo ecumenico, unitamente alla comunità cattolica”, verso il traguardo di una “piena e visibile comunione tra le Chiese d’Oriente e le Chiese d’Occidente”. A Nicosia, capitale dell’isola, ha detto Benedetto XVI, “ho ribadito l’importanza di fondare la legge positiva sui principi etici della legge naturale”, al fine di “promuovere la verità morale nella vita pubblica”. Per il Papa, si tratta di “un appello alla ragione esigente per la società di oggi, che spesso non riconosce più la tradizione culturale su cui è fondata”. La tappa di Nicosia è stata per il Pontefice, inoltre, un’occasione per sperimentare “il fervore apostolico dei cattolici ciprioti, che si esprime anche attraverso le attività educative e assistenziali”, con decine di strutture “a servizio della comunità, apprezzate dalle autorità governative e dall’intera popolazione”. Oltre al “momento gioioso di festa con i ragazzi e con i giovani”, Benedetto XVI ha ricordato la presenza “particolarmente significativa dei cattolici maroniti”, che quest’anno fanno memoria dei 1.600 anni dalla morte del fondatore, San Maronio, e i cattolici di rito latino, “molto attivi nell’ambito caritativo” e che dedicano “un’attenzione particolare verso i lavoratori e i più bisognosi”. Infine un appello “a tutti i cattolici del Medio Oriente, perché nonostante le grandi prove e le ben note difficoltà, non cedano allo sconforto, alla tentazione di emigrare, in quanto la loro presenza nella regione costituisce un insostituibile segno di speranza”. “A tutti” i credenti dell’isola, Benedetto XVI ha rivolto un incoraggiamento “a testimoniare il Vangelo”, anche attraverso “il paziente lavoro tra cristiani e non cristiani per costruire una pace durevole e l’armonia tra i popoli”. “Momento culminante” della visita apostolica a Cipro, ha detto il Santo Padre esprimendo ancora una volta “l’intensa di solidarietà di tutta la Chiesa” alle popolazioni del Medio Oriente, affinché possano essere “presenza vivace e vivificante”, è stata la consegna dell’Instrumentum Laboris del Sinodo dei vescovi della regione, sul tema “La Chiesa cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza”. Con tutte le comunità cristiane presenti nell’isola, ha ricordato il Papa citando la messa a Nicosia, “abbiamo pregato per l’anima di mons. Luigi Padovese, la cui improvvisa e tragica morte ci ha lascito allibiti e sgomenti”. Quello del Papa a Cipro, in sintesi, è stato dunque un messaggio di “dialogo e coraggio per il futuro”. Il Medio Oriente, ha assicurato il Santo Padre, “occupa un posto speciale” nel cuore della Chiesa, perché “lì Dio si è fatto conoscere ai nostri padri nella fede”. Ai governanti internazionali, Benedetto XVI ha chiesto ancora una volta “un costante impegno perché quella regione possa superare la situazione di sofferenza che ancora l’affligge, e ritrovare finalmente la pace nella giustizia”. Cipro è una terra in cui “diverse tradizioni dell’unica Chiesa” si sforzano “incessantemente di essere un cuor solo e un’anima sola”, come dimostrano ”i rapporti cordiali e costruttivi con i fratelli ortodossi e le altre comunità cristiane”. L’auspicio del Papa è che tutti “possano costruire insieme un futuro di pace, di amicizia e di fraterna collaborazione”, in modo che la Chiesa possa far “arrivare a tutti il Vangelo della verità, dell’amore e della pace”.

SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Il Papa a Sulmona. I momenti della visita: la Messa e l'Angelus, l'incontro con i detenuti del carcere, la venerazione delle reliquie di Celestino V

Saranno i detenuti del carcere di Sulmona ad incontrare il Papa in una delle tappe che Benedetto XVI percorrerà nel corso della sua visita nella città peligna domenica 4 luglio, in occasione dell'Anno giubilare Celestiniano, a 800 anni dalla nascita di San Pietro Celestino V. E' quanto emerge dal programma diffuso nei giorni scorsi. Il Santo Padre arriverà in elicottero intorno alle 9.20. Dopo aver sorvolato L'Abbazia di Santo Spirito e l'Eremo di Santo Onofrio sul Morrone, quest'ultimo rifugio spirituale di Celestino V, il Papa atterrerà nel centro sportivo dell'Incoronata, nella zona sud di Sulmona. A bordo della papamobile Benedetto XVI percorrerà via Mazzini, corso Ovidio per giungere in Piazza Garibaldi (foto) dove presiderà la Santa Messa a cui farà seguito l'Angelus. Alle 12.30 con la papamobile, percorrendo Corso Ovidio e viale Roosvelt, il Santo Padre si recherà alla Casa sacerdotale per benedire la nuova struttura per i sacerdoti anziani e malati, a lui dedicata e per il pranzo. Nel pomeriggio il Papa dopo aver incontrato la rappresentanza di detenuti del carcere di Sulmona presso i locali della curia vescovile, a bordo della papamobile si recherà nella cattedrale di San Panfilo per un momento di preghiera con i giovani della diocesi, l'adorazione del Santissimo Sacramento e la venerazione delle reliquie di San Pietro Celestino. Al termine dell'incontro farà rientro in Vaticano partendo in elicottero dallo stadio Pallozzi, a lato della Cattedrale di San Panfilo. Il supercarcere peligno è tristemente noto come “il carcere dei suicidi”. Entrato in funzione all'inizio degli anni novanta, negli ultimi 10 anni ci sono stati tredici morti, di cui 11 suicidi. Un carcere che ha fatto molto parlare di sé anche per le condizioni nelle quali i detenuti sono costretti: il sovraffollamento è il problema più serio, soprattutto perché in celle di 9 metri quadrati arrivano ad essere recluse tre persone, per venti ore al giorno."Un grande atto di umanità", lo ha definito il responsabile provinciale del Pd dipartimento diritti e garanzie, Giulio Petrilli. "Il carcere di Sulmona è un emblema della sofferenza e della difficoltà totale, gli undici suicidi negli ultimi anni, ne sono una testimonianza reale. La visita del Santo Padre rappresenterà un forte momento di attenzione per il rispetto della dignità umana anche per le persone recluse". Il vescovo di Sulmona-Valva, Angelo Spina ha stimato che il giorno dell'arrivo del Papa a Sulmona saranno presenti in città da un minimo di 30 mila a un massimo di 70 mila persone, di cui 10 mila, tramite pass gratuito rilasciato dalla Curia, potranno accedere a piazza Garibaldi. Le altre persone saranno dislocate lungo il percorso e in altri punti della città dove sarà possibile assistere alla giornata sulmonese del Papa su dei maxi schermi.

CityRumors.it, PrimaDaNoi.it

Anno Sacerdotale. I vescovi italiani ai preti: dolore per accuse generalizzate. Incalcolabile il bene che offrite alle comunità, siamo fieri di voi!

Le “accuse generalizzate” contro i sacerdoti, per lo scandalo degli abusi sessuali, “hanno prodotto amarezza e dolore”, per questo i vescovi italiani si stringono ai loro preti per esprimere “la nostra cordiale stima e vicinanza”: è quanto si legge nel “Messaggio dei vescovi italiani ai sacerdoti che operano in Italia”, diffuso oggi dalla Conferenza Episcopale italiana. Il testo è stato elaborato nel corso della recente Assemblea generale: una iniziativa inedita, nel solco delle due lettere vergate da Benedetto XVI, la prima ai vescovi di tutto il mondo sulla vicenda dei lefebvriani, la seconda ai cattolici irlandesi sullo scandalo degli abusi. “Noi vescovi, riuniti in Assemblea generale – si legge -, abbiamo avvertito il forte desiderio di scrivervi mentre l’Anno Sacerdotale si avvia alla conclusione. Il nostro primo pensiero è sempre per voi, e lo è stato ancora di più in questi mesi. Incalzati da accuse generalizzate, che hanno prodotto amarezza e dolore e gettato il sospetto su tutti, abbiamo pregato e invitato a pregare per voi. Ora, tutti insieme vogliamo esprimervi la nostra cordiale stima e vicinanza, ispirata dalla comune responsabilità ecclesiale”. I vescovi rivolgono ai sacerdoti “anzitutto, una parola di gratitudine. La gloria di Dio risplende nella vostra vita consumata nella fedeltà al Signore e all’uomo...Noi siamo fieri di voi! Il bene che offrite alle nostre comunità nell’esercizio ordinario del ministero è incalcolabile e, insieme ai fedeli, noi ve ne siamo grati. La vostra consolazione – continuano i presuli - non dipenda dai risultati pastorali, ma attinga alla presenza amica dello Spirito Paraclito e alla partecipazione al calice del Signore”. Quindi l’esortazione a “perseverare nel cammino di conversione e di penitenza”, a “non rassegnarci alle fragilità e al peccato”, ma ad “andare avanti” e “a non adagiarci sulle comodità, a non lasciarci distogliere dall’essenziale, a non rassegnarci a ciò che è solo abituale nel ministero...La chiamata che ci ha afferrato e plasmato ci aiuterà a superare anche le tribolazioni di questo tempo, corrispondendo con rinnovato slancio al mandato che ci è stato affidato”.Infine “una parola di incoraggiamento”. Il Signore – scrivono i vescovi italiani – “non ci ha promesso una vita facile, ma una presenza che non verrà mai meno. Senza di lui siamo nulla e non possiamo fare niente; dimorando in lui i nostri frutti saranno abbondanti e duraturi. La sua compagnia non ci mette al sicuro dagli attacchi del maligno né ci rende impeccabili, ma ci assicura che il male non avrà mai l’ultima parola, perché chi si fa carico del proprio peccato può sempre rialzarsi e riprendere il cammino. Vi sostenga – concludono i vescovi - la comunione del presbiterio, la nostra paternità, la certezza della presenza del Signore Risorto che rende possibile attraversare ogni prova. Gratitudine, conversione, incoraggiamento: questo vi diciamo per essere ancora più uniti nel condividere l’impegno e la gioia del ministero a servizio delle nostre Chiese e del Paese”.

Il Velino

Anno Sacerdotale. Il card. Canizares: c'è bisogno di santità sacerdotale. Mons. Fisichella: le sfide dei preti vengono dall'interno della Chiesa

“A immagine del Buon Pastore”: questo il titolo del congresso svoltosi ieri pomeriggio a Roma dall’Istituto Sacerdos dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in occasione della conclusione dell’Anno Sacerdotale. L’incontro, ha spiegato un comunicato stampa, si proponeva di "analizzare dal punto di vista spirituale, pratico e pastorale l’identità del sacerdote, la sua santificazione e le sfide che deve affrontare nel XXI secolo”. Tra l’altro sono stati anche presentati alcuni sacerdoti del secolo scorso che “possono servire da modello a qualunque presbitero: il card. Antonio Innocenti, Prefetto della Congregazione per il Clero negli anni ottanta, San Rafael Guizar Valencia, il beato don Carlo Gnocchi e altri. “Ci aspettano cammini di santità in questo anno sacerdotale. Per mezzo dei sacerdoti Cristo è presente nel mondo contemporaneo. Davanti a questa realtà straordinaria rimaniamo attoniti”, ha detto il card. Antonio Canizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. “Nel suo abbondante Magistero quest’anno il Papa ha messo in luce la dimensione ontologica della vita del sacerdote, l’essere ontologicamente come Cristo, con le sue esigenze di santità. Non possiamo essere contraddizione davanti a Dio e alla sua Chiesa”, ha aggiunto il cardinale. “Bisogna essere come Lui, santi e obbedienti, in una ascetica di oblazione e donazione. Cioè con gli stessi sentimenti di Cristo sommo ed eterno sacerdote che è anche capo e pastore della Chiesa”. “Per questo – ha proseguito - non può esserci una vita mediocre nel sacerdote, tanto meno nel presente in cui siamo chiamati a mostrare la vita di Cristo”. “In questi momenti così duri c’è bisogno di santità sacerdotale. Bisogna essere grandi santi e presto santi, riferendosi anche ai seminaristi”. Per mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, “le sfide sulle quali siamo chiamati a dare una risposta come sacerdoti, provengono direttamente dall’interno della Chiesa”. “La prima sfida è costituita dal comprendere appieno il nostro essere sacerdoti, che non è una conquista umana ma è dono di Dio. Perdere di vista questa dimensione vocazionale equivarrebbe ad equivocare tutto, a fare del sacerdote un impiegato, non un uomo che svolge un ministero nel segno della piena gratuità”. Mons. Fisichella ha poi aggiunto: “La vera sfida consiste nel comprendere noi stessi in relazione al mistero che celebriamo, in relazione quindi all’Eucarestia a cui è dovuto rispetto e devozione, senza mai pretendere che abbiamo a gestire il mistero di cui siamo servi come se ne fossimo i padroni”. “Il mondo di oggi ha bisogno di preti ben preparati altrimenti non si comunica la ricchezza del Vangelo”, ha poi affermato.

SIR

Anno Sacerdotale. Mons. Piacenza: nel compito di guida a Cristo del prete ogni omissione un’infedeltà allo Spirito. Riscoprire il dono della profezia

Nel “munus regendi”, cioè nel “compito di guida a Cristo, in obbedienza alla Chiesa”, peculiare del sacerdote, “ogni omissione è un’infedeltà allo Spirito, il quale, prima di ogni altra nostra, anche buona, intuizione, ci chiede di obbedire a ciò che sacramentalmente siamo”. A ribadirlo è stato mons. Mauro Piacenza, segretario della Congregazione del Clero, in una meditazione tenuta ieri nella Basilica di San Giovanni in Laterano, durante l'adorazione eucaristica in occasione della giornata di ritiro promossa dal Rinnovamento Carismatico Cattolico Internazionale (Iccrs) e la Fraternità Cattolica (The Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and Fellowship) in preparazione all’Incontro internazionale dei Sacerdoti che si aprirà oggi a Roma, a conclusione dell’Anno Sacerdotale indetto dal Papa. “Il rinnovamento – ha spiegato l’esponente vaticano – non è mai una cesura con il passato né un abbandono del meglio della tradizione. L’autentico rinnovamento include sempre l’umile ascolto della storia, il profondo discernimento dei segni dei tempi, mai ideologicamente letti, e domanda costantemente di vivere ed operare nella comunione con la Chiesa e particolarmente con il Papa”. “Senza lo Spirito Santo la Chiesa non sarebbe semplicemente un’istituzione umana, ma semplicemente non esisterebbe”, ha detto mons. Piacenza, secondo il quale “è lo Spirito Santo che ci abilita a ripetere, ogni giorno, le parole del Signore e che conferisce ad esse quella efficacia che, anche indipendentemente dalle nostre risposte, ma non dalla nostra volontà, santifica il mondo”. In una società in cui “si è smarrita in larga misura, a causa della galoppante secolarizzazione, l’idea del sacro e del santo che ha sempre caratterizzato la religiosità popolare e la vita della Chiesa”, il sacerdote è chiamato a riscoprire il “dono della profezia”, in virtù del quale i preti “mai parlano a titolo personale, ma sempre a nome della Chiesa”, e il ruolo pastorale di “guida gerarchica delle comunità e delle persone a noi affidate”. “Non si tratta – ha puntualizzato il presule a questo proposito – di una eccellenza umana e morale nei confronti dei fratelli, i quali non di rado sono anche più santi di noi, ma dell’obbedienza ad uno specifico compito, datoci dallo Spirito, ad una vocazione che, laddove non fosse assolta da noi, rimarrebbe incompiuta”. Solo nello Spirito Santo, ha concluso mons. Piacenza, “è possibile un autentico rinnovamento”, perché “ogni altra pretesa” finisce “drammaticamente con il tradire Dio e gli uomini”.