lunedì 10 maggio 2010

Bertone: Benedetto XVI si augura che la gente possa veder risplendere in lui la luce di Cristo, non la sua. Esempio meraviglioso per i sacerdoti

Solo chi vede il volto di Dio riflesso nel volto degli uomini può riconoscere nell'altro "un fratello in umanità, non un mezzo ma un fine, non un rivale o un nemico, ma un altro me stesso": è questa la forza di Joseph Ratzinger, che mette costantemente il suo magistero teologico "al servizio dei semplici e degli umili". Parola del cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone (nella foto con Benedetto XVI) che, nel libro "L'ultimo segreto di Fatima", scritto in forma di conversazione con Giuseppe De Carli per Rai Eri-Rizzoli di cui L'Osservatore Romano pubblica il capitolo "Passione per la verità", smentisce categoricamente l'immagine di eccessiva attenzione algli 'interna corporis' vaticani ed in contrasto con alcune delle riforme del Concilio Vaticano II che pure lo vide fra i portagonisti. "Per capire le intenzioni e l'azione di governo - afferma Bertone - occorre rifarsi alla sua storia personale, un'esperienza variegata che ha permesso a Joseph Ratzinger di attraversare la Chiesa conciliare da vero protagonista - e, una volta eletto Papa, al discorso di inaugurazione del pontificato, a quello alla Curia romana del 22 dicembre 2005 e agli atti precisi da lui voluti e firmati (e talora pazientemente spiegati). Le altre elucubrazioni e i sussurri su presunti interventi di retromarcia sono pura invenzione secondo un cliché standardizzato e ostinatamente riproposto". E ancora: "Prima di tutto - scrive ancora Bertone di Benedetto XVI - intende proclamare il messaggio cristiano e impegnarsi in un dialogo fruttuoso e aperto con il mondo. Fin dall'inizio del suo pontificato si è incamminato sulle orme del suo predecessore Papa Giovanni Paolo II nell'attuazione del concilio Vaticano II e ha ribadito di voler lavorare per la piena unità che Gesù ha chiesto nella preghiera per i suoi discepoli nell'Ultima Cena. Si impegna a incrementare un dialogo permanente con i seguaci delle altre religioni, e anche con quanti sono in cerca di risposte agli interrogativi più profondi della vita. Incoraggia tutti a promuovere i valori basilari per il vero bene della persona e della società. Infine, sarei reticente se non indicassi che, come ogni Papa, Benedetto XVI non è interessato a perseguire suoi obiettivi privati o personali. Egli è fermamente convinto di essere chiamato a far risplendere la luce di Cristo davanti agli uomini e alle donne di oggi. Non è la sua luce, ma quella di Cristo, che il Papa si augura che la gente possa veder risplendere in se stesso. In questo modo si presenta a tutti i sacerdoti come un esempio meraviglioso".

Apcom

Padre Lombardi: il Papa non aveva chiesto al card. Sodano il saluto di Pasqua, non mendica e non organizza manifestazioni in sua difesa e sostegno

"Benedetto XVI, anche nei tempi difficili, non mendica e non organizza manifestazioni di difesa e sostegno per puntellare la sua serenità spirituale nella fede e la sua autorità": lo ha affermato il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi in una precisazione pubblicata oggi sul Corriere della Sera, in risposta ad un articolo dello storico Alberto Melloni sul caso Schoenborn-Sodano. Padre Lombardi afferma di non condividere l'analisi dello studioso sul presunto "scontro tra due cardinali", apparsa sul quotidiano di ieri, ma soprattutto giudica "del tutto falsa" l'affermazione secondo la quale l'arcivescovo di Vienna Christoph Schoenborn sarebbe stato al corrente del fatto che "Benedetto XVI aveva chiesto a Sodano per Pasqua un indirizzo di saluto, pronunciato in Piazza San Pietro". "Benedetto XVI non aveva chiesto assolutamente nulla. L' indirizzo del cardinale Sodano è stato un'iniziativa del collegio cardinalizio, almeno in quanto presente a Roma, rappresentato dal suo decano. Il Papa ne era stato informato pochissimo tempo prima" e "ha accolto il saluto con gratitudine e semplicità per ciò che intendeva essere, cioè un messaggio di vicinanza, affetto e solidarietà. Di fronte ad una affermazione sul Papa che ne altera seriamente l'immagine ritengo mio dovere mettere in chiaro che Benedetto XVI, anche nei tempi difficili, non mendica e non organizza manifestazioni di difesa e sostegno. Aggiungerei che, se c'è una persona a mia conoscenza che vive le attuali vicende della Chiesa con la consapevolezza dei loro significati, senza preoccupazioni di perdita di potere, ma in spirito evangelico di purificazione, di penitenza e di rinnovamento profondo, è proprio Benedetto XVI".

Il Messaggero.it

La Santa Sede: consegnato agli editori il testo definitivo del secondo volume di 'Gesù di Nazaret' scritto dal Papa. Pubblicato nei prossimi mesi

La pubblicazione del secondo libro del Papa su Gesù "richiederà ancora diversi mesi": lo precisa la Santa Sede che, in una nota, ricorda che l'originale tedesco "è stato consegnato nei giorni scorsi agli editori incaricati della pubblicazione" ed auspica che "la pubblicazione del libro avvenga in modo contemporaneo nelle lingue di maggiore diffusione". "Il testo definitivo del secondo volume dell'opera "Gesù di Nazareth" di Sua Santità Benedetto XVI - rende noto la Santa Sede - è stato consegnato nei giorni scorsi agli editori incaricati della pubblicazione. Questo secondo volume è dedicato alla Passione e alla Risurrezione, e riprende dal punto dove finiva il primo volume. L'originale tedesco è stato affidato allo stesso tempo a Manuel Herder - l'editore che sta curando l'opera completa ("Gesammelte Schriften") di Joseph Ratzinger - e a don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana. Sarà quest'ultima - come editore principale - a provvedere alla concessione dei diritti, a pubblicare l'edizione italiana, e ad affidare il testo ad altri editori per le diverse traduzioni nelle varie lingue, che saranno condotte direttamente sull'originale tedesco. Si auspica - sottolinea la nota vaticana - che la pubblicazione del libro avvenga in modo contemporaneo nelle lingue di maggiore diffusione; essa quindi, per quanto rapida, richiederà ancora diversi mesi, dati i tempi necessari alla traduzione accurata di un testo tanto importante e atteso".

Il Papa in Portogallo. Le tre chiavi del viaggio: cultura, azione sociale e vita della Chiesa. Da Benedetto XVI un messaggio audace e anticonformista

Cultura, azione sociale e vita interna della Chiesa sono questi i tre momenti fondamentali del viaggio del Pontefice in Portogallo. Ne è convinto mons. Manuel Clemente, presidente della Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali per il quale “la visita di Benedetto XVI darà l’opportunità agli uomini e alle donne portoghesi che eccellono nelle svariate attività letterarie, musicali e delle arti plastiche di incontrarsi tra loro e di confrontarsi con il grandissimo riferimento culturale che il Santo Padre costituisce”. A sua volta il direttore del Segretariato nazionale della Pastorale della cultura, padre José Tolentino Mendonça afferma che “Benedetto XVI saprà lanciare un messaggio audace e anticonformista, capace di fornire consolazione e stimolo a tutti quegli uomini che si riconoscono nei valori universali della pace, della comunità umana e della giustizia”. L’incontro con il mondo della cultura avverrà il 12 maggio, nel Centro culturale di Belém. Nello stesso giorno, a Fatima (foto), la recita dei Vespri insieme ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e alle religiose. Per padre Manuel Barbosa, presidente della Confederazione degli Istituti religiosi di Portogallo “l’occasione costituirà un momento di straordinaria rilevanza nel pieno della celebrazione dell’Anno Sacerdotale, che provocherà in tutti i rappresentanti ecclesiastici rinnovate dinamiche di santità, comunione e missione”. Il 13 maggio, sempre a Fatima, si terrà invece l’incontro con le organizzazioni che si occupano di pastorale sociale; ad esso parteciperà un significativo gruppo di 308 dirigenti di altrettante associazioni affiliate alla Confederazione nazionale delle Istituzioni di Solidarietà, anche non cattoliche. Il consigliere della Commissione nazionale Giustizia e Pace, José Dias da Silva sottolinea che “le proposte e i suggerimenti di Benedetto XVI apriranno nuovi orizzonti nel servizio della carità: è evidente che la prima forma di azione rimane il rapido intervento di aiuto, ma le nuove forme di povertà, di necessità, di esclusione sociale, esigono delle competenze adeguate. Oggi è necessario sapere ciò che deve essere fatto in ciascuna situazione concreta, il solo volontariato non è più sufficiente”.

SIR

Benedetto XVI risponde alla lettera dei bambini di Avola: grazie per l'affetto, crescete gioiosi e sereni imparando a conoscere sempre più Gesù

Benedetto XVI ha scritto ai bambini di Avola e li ha ringraziati per la lettera collettiva di incoraggiamento che i piccoli gli hanno spedito nei giorni scorsi, dopo l'iniziativa lanciata dall'Associazione Meter di don Fortunato Di noto e la Parrocchia "Madonna del Carmine" di Avola in occasione della XIV Giornata nazionale dei bambini vittime della violenza, indifferenza e sfruttamento, contro la pedofilia, le cui celebrazioni si sono svolte dal 25 aprile al 2 maggio. "Cari Bambini e Ragazzi - scrive a nome del Papa mons. Peter B. Wells, assessore per gli Affari Generali alla Segreteria di Stato vaticana - è giunta al Santo Padre Benedetto XVI la lettera che avete voluto indirizzargli, quale segno di vicinanza spirituale e di sincero affetto". "II Papa, che ha molto gradito il filiale gesto, - aggiunge mons. Wells - vi ringrazia e auspica di crescere gioiosi e sereni, imparando a conoscere sempre più il Signore Gesù e, mentre invoca la materna protezione della Vergine Maria, invia a ciascuno la Sua Benedizione". "E' un grande onore ricevere una lettera dal Papa - ha detto soddisfatto don Di Noto -, e i bambini sono stati davvero felici e contenti di leggerla. Ne stiamo facendo tante fotocopie perché possano appenderla nella propria cameretta". "Il Papa - ha sottolineato il sacerdote siciliano - non abbandona i bambini e lo dimostra anche con questo piccolissimo gesto. Sosteniamolo, lo dico come parroco e come presidente di Meter, perché possa continuare a testimoniare in parole e opere che la difesa dell'infanzia per la Chiesa non è una moda, ma un impegno permanente".

Zenit

Il Papa in Portogallo. Le voci e i luoghi di un’attesa che coinvolge anche le voci più lontane dalla Chiesa. E Lisbona già ringrazia Benedetto XVI

"Obrigado, Bento X­VI!". Deve ancora arrivare ma i por­toghesi già lo ringraziano. La scritta, a caratteri cubitali, cam­peggia su grandi manifesti az­zurri ben visibili nelle piazze mo­numentali di Lisbona dove mar­tedì Benedetto XVI inizierà il suo viaggio apostolico che lo condurrà a Fatima, il cuore religioso del Portogallo, per concludersi ve­nerdì a Porto, nel nord del Pae­se che vanta un cattolicesimo dai forti connotati popolari. Ma è qui, nella capitale all’avanguardia della laicizzazione, che sor­prendentemente si registra un crescente interesse per l’arrivo del Papa. I suoi ritratti sono dap­pertutto, così come gli striscioni di benvenuto che inizia­no sul viale dell’aeropor­to e si susseguono fin giù alla Baixa, sulle rive del Tago dove martedì po­meriggio Benedetto XVI celebrerà la Messa nella centralissima Praça do Comercio (foto). Il giorno dopo avrà un in­contro con il mondo del­la cultura, un appuntamento tra i più significativi di tutto il viag­gio. Da una settimana giornali e tv fanno a gara nel presentare la figura di colui che i tabloid defi­niscono "il terzo Papa di Fatima", dopo le visite al Santuario ma­riano compiute da Paolo VI e da Giovanni Paolo II. E perfino la sede del Diario de Noticias, il più diffuso quotidiano porto­ghese di chiaro orientamento a­gnostico, risulta completamen­te avvolta in una gigantografia di Benedetto XVI. "Non avrei mai pensato che il mio giornale venisse contagiato da una simile i­steria confessionale" ha scritto polemicamente Fernanda Cancio, ex compagna del premier so­cialista, che attacca anche il go­verno per aver decretato in oc­casione del viaggio papale un giorno di vacanza dei dipendenti pubblici, l’11 maggio a Lisbona, il 13 maggio in tutto il Paese. Cose che succedono in Porto­gallo, la nazione più occidenta­le d’Europa dove resta forte la re­ligiosità popolare ma al tempo stesso è arrivata l’onda lunga della secolarizzazione. L’88,3% dei portoghesi si dichiara catto­lico ma solo il 24% è praticante. "La de-cristianizzazione della società, a cominciare dalle élites politiche e culturali, è giunta an­che da noi, e questo spiega per­ché il Papa abbia voluto dedica­re ben quattro giorni alla visita pastorale in Portogallo", spiega il rettore dell’Università cattoli­ca di Lisbona, Manuel Braga da Cruz. "E come in Spagna anche qui da noi governa un partito socialista che non ha più nulla di sinistra nella sua politica econo­mica ma sbandiera un’ideologia radical-libertaria nelle questioni di etica sociale. Il premier So­crates si muove sulle orme di Za­patero", nota Antonio Marujo, e­sperto di religione del giornale Publico. A febbraio il parlamento ha ap­provato la legge che istituisce il matrimonio omosessuale ma il capo dello Stato, il conservatore Anibal Cavaco Silva, non l’ha an­cora promulgata. Dovrà prendere una decisione entro il 18 maggio e sembra orientato a rin­viare la legge al parlamento. Ce lo conferma Raquel Abecasis, vi­ce-direttrice di Radio Rena­scença, l’emittente cattolica di Lisbona e la più ascoltata in Por­togallo, che ha diffuso l’indi­screzione filtrata dalla presiden­za della Repubblica. Tutti si chie­dono se il Papa accennerà alla questione durante il suo viaggio. "In compenso qui da noi non c’è traccia della campagna mediati­ca internazionale sui preti pe­dofili – dice Raquel –. So di col­leghi che da giorni sono alla ri­cerca disperata di questi casi in Portogallo ma non hanno trova­to nulla". Anche i media più o­stili alla Chiesa cattolica si mo­strano cauti, forse perché qui a Lisbona a fare rumore è stato il caso di un orfanotrofio statale i cui responsabili sono sotto pro­cesso con l’accusa di abusi sui minori. "Forse il Papa tornerà sul problema nel suo discorso a Fa­tima", ipotizza mons. Car­los Azevedo, responsabile del­l’organizzazione del viaggio. È a quei pastorelli, a quei bambini, che la Chiesa del nostro tempo deve molto.

Luigi Geninazzi, Avvenire