mercoledì 29 agosto 2012

Anno della fede. Lettera pastorale di mons. Lucas Li per aiutare i fedeli in modo molto dettagliato a vivere bene la preparazione e la celebrazione

“Riflessione sulla fede nell’Anno della fede”: è il titolo della lunga Lettera pastorale di mons. Lucas Li Jing Feng, vescovo novantenne della diocesi di Feng Xiang, nella provincia dello Shaan Xi della Cina continentale, per l’Anno della fede, che è stata firmata il 15 agosto, Solennità dell’Assunzione di Maria. La Lettera, di cui è pervenuta copia all’agenzia Fides, è articolata in 22 punti per aiutare i fedeli in modo molto dettagliato a vivere bene la preparazione e la celebrazione dell’Anno della fede voluto da Papa Benedetto XVI, che avrà inizio l’11 ottobre prossimo. Tra i temi affrontati da mons. Li: la crisi della fede del mondo odierno, il rapporto tra fede e ragione, fede e superstizione, la rivelazione di Dio, la trasmissione della rivelazione, la sacra scrittura, tradizione e magistero della Chiesa, la testimonianza viva della fede (prendendo come esempio i Santi, soprattutto i Santi martiri), le lettere degli “apostoli di oggi” (secondo il vescovo sono tutti i documenti del magistero della Chiesa e del Papa). Mons. Li indica i modi concreti per vivere l’Anno della fede: anzitutto i sacerdoti devono dare l’esempio della vita di fede; i parroci devono organizzare lo studio dei documenti del Concilio, del Catechismo della Chiesa Cattolica, della Sacra Scrittura e di altri testi; i religiosi/e e i membri delle Associazioni Cattoliche devono impegnari a vivere il loro carisma; ogni parrocchia deve programmare lo studio del Catechismo della Chiesa Cattolica (due punti a settimana) e la recita comunitaria del Rosario ogni giorno; senza approvazione scritta del vescovo, nessun sacerdote o religioso/a ha diritto di introdurre delle modalitùà di preghiera non approvate dalla Chiesa; l’incontro dei decanati deve approfondire i documenti della Chiesa; nelle celebrazioni è vietato introdurre canti popolari profani mescolandoli con i canti sacri. Infine Mons. Li cita il Papa, invocando l’intercessione di Nostra Signora della Cina, Aiuto dei cristiani, perché i fedeli possano vivere bene questo Anno della fede.

Fides

Nota del Ministero degli Esteri di Israele smentisce con forza qualunque imbarazzo per la nomina di mons. Lazzarotto a nunzio apostolico nel Paese

Il ministero degli Esteri israeliano ha diffuso una netta smentita dell’editoriale pubblicato nei giorni scorsi dal popolare giornale israeliano Yediot Aharonot scritto dal corrispondente romano Menachem Gantz nel quale la nomina dell’arcivescovo Giuseppe Lazzarotto (foto) a nunzio apostolico in Israele veniva definita come “imbarazzante e umiliante per Israele”, uno “schiaffo in faccia a Tel Aviv” che metterebbe in evidenza “i rapporti tesi tra lo stato ebraico e la Santa Sede”. “Lazzorotto – ha scritto Gantz – era legato allo scandalo di preti pedofili che scosse la Chiesa Cattolica in Irlanda nel 2005”. Il portavoce del ministro degli estri Paul Hirschson ha dichiarato a Vatican Insider: “Lo Stato di Israele e la Santa Sede hanno buoni rapporti fondati sulla fiducia reciproca. Israele ha approvato la nomina di Lazzarotto. Desideriamo fare i nostri migliori auguri al nuovo nunzio. Le relazioni fra i due stati non destano alcuna preoccupazione". Il rabbino David Rosen, direttore internazionale a Gerusalemme dell’American Jewish Commitee (AJC) ha affermato: “L’arcivescovo Lazzarotto è molto rispettato nella Segreteria di Stato vaticana e la sua nomina non è certamente un arretramento, e comunque non ha alcun senso parlare di schiaffo in faccia ad Israele. In ogni caso – conclude – le relazioni diplomatiche sono eccellenti”. Per quanto riguarda le accuse nei confronti di Lazzarotto per la scandalo pedofilia in Irlanda, Rosen ha osservato che “su di lui non ci sono accuse che lo riguardino personalmente”

Lisa Palmieri-Billig, Vatican Insider

Benedettini: notizia secondo cui sarebbero una ventina gli indagati o indiziati nel processo sulla fuga di documenti riservati non ha fondamento

In relazione ad alcuni articoli e servizi pubblicati in questi giorni su diversi organi d'informazione e riguardanti la vicenda dei documenti trafugati dal Vaticano, il vicedirettore della Sala Stampa Vaticana, padre Ciro Benedettini, ha dichiarato questa mattina che la notizia circolata “in merito al fatto che vi siano venti, o una ventina, gli indagati o indiziati nel processo che riguarda la fuga di documenti riservati dal Vaticano, non ha fondamento”.

Radio Vaticana

Benedetto XVI: chierichetti francesi, non abbiate paura di trasmettere attorno a voi con entusiasmo la gioia che ricevete dalla presenza del Signore

Nel cortile del Palazzo Apostolico, al termine dell'Udienza generale, Papa Benedetto XVI ha accolto i 2.600 ragazzi francesi che prestano nelle parrocchie di Francia il loro servizio di chierichetti e che stanno svolgendo in questi giorni a Roma il pellegrinaggio nazionale accompagnati da mons. Philippe Breton, della Commissione episcopale per la liturgia. “Cari giovani - ha detto il Papa - il servizio che svolgete fedelmente, vi permette di essere particolarmente vicini a Cristo Gesù nell’Eucarestia. Voi avete l’enorme privilegio di essere vicino all’altare, vicino al Signore. Abbiate coscienza dell’importanza di questo servizio per la Chiesa e per voi stessi. Che sia per voi l’occasione di far crescere un’amicizia, una relazione personale con Gesù. Non abbiate paura di trasmettere attorno a voi con entusiasmo la gioia che ricevete dalla sua presenza”. ”E se un giorno ascolterete la sua chiamata a seguirlo nel cammino del sacerdozio o della vita religiosa, rispondetegli con generosità”. Il pellegrinaggio nazionale a Roma che si concluderà il 31 agosto, ha per tema "Servire il Signore, gioia dell‘uomo, gioia di Dio". Il Pellegrinaggio, inizialmente previsto per 600 giovani, ha fatto registrare uno straordinario successo di iscrizioni: il programma alterna visite ai principali luoghi di Roma, celebrazioni, serate di testimonianza e momenti di convivialità.

SIR

Il Papa: nessun compromesso con l’amore a Cristo, alla sua Parola, alla Verità. Vita cristiana esige il 'martirio' della fedeltà quotidiana al Vangelo

Questa mattina, nella Piazza della Libertà antistante il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i fedeli ed i pellegrini convenuti per l’Udienza generale del mercoledì. Nella catechesi, il Papa ha presentato la figura di San Giovanni Battista, profeta e martire, del quale ricorre oggi la memoria liturgica del martirio. Una vita, quella di San Giovanni Battista, “retta, coerente, spesa in modo così totale per Dio e per preparare la strada a Gesù” e che, ha detto il Papa, nasce “dal rapporto con Dio” e “dalla preghiera, filo conduttore di tutta la sua esistenza”. Una venerazione, quella per il Battista, “antica e profonda: nei Vangeli risalta molto bene il suo ruolo in riferimento a Gesù”. Il Santo Padre ha ripercorso le tappe della vita di San Giovanni ricordando come “inizia la sua predicazione sotto l’imperatore Tiberio, e il chiaro invito che rivolge alla gente per ascoltarlo, è quello da preparare la va per accogliere il Signore, a raddrizzare le strade della propria vita attraverso una radicale conversione del cuore”. Il Battista, specifica Benedetto XVI, “non si limita a predicare la penitenza”, ma “riconosce Gesù come ‘l’Agnello di Dio’ venuto a togliere il peccato del mondo”, e ha “la profonda umiltà di mostrare in Lui l’inviato di Dio, facendosi da parte perché Egli possa crescere, essere ascoltato e seguito”. L’ultimo atto del Battista, ha detto il Papa, è la testimonianza “con il sangue” della sua fedeltà “ai comandamenti di Dio, senza cedere o indietreggiare, compiendo fino in fondo la sua missione”. "Noi vediamo questa grande figura, questa forza nella passione, nella resistenza contro i potenti. Domandiamo: da dove nasce questa vita, questa interiorità così forte, così retta, così coerente, spesa in modo così totale per Dio e preparare la strada a Gesù? La risposta è semplice: dal rapporto con Dio, dalla preghiera, che è il filo conduttore di tutta la sua esistenza", ha osservato Benedetto XVI, "in particolare nel periodo trascorso nella regioni desertiche, che sono luogo della tentazione ma anche luogo dove l'uomo sente la propria povertà perchè è privo di appoggi sicurezze materiali e comprende come l'unico punto di riferimento solido rimane Dio". Giovanni Battista non è “solo uomo di preghiera, del contatto permanente con Dio, ma anche “una guida a questo rapporto”. Per il Papa "celebrare il martirio di San Giovanni Battista ricorda anche a noi, cristiani di questo nostro tempo, che non si può scendere a compromessi con l'amore a Cristo, alla sua parola, alla Verità: la Verità è Verità, non ci sono compromessi. La vita cristiana esige, per così dire, il ‘martirio’ della fedeltà quotidiana al Vangelo, il coraggio cioè di lasciare che Cristo cresca in noi e sia lui ad orientare il nostro pensiero e le nostre azioni”. Allo stesso modo, “questo può avvenire nella nostra vita”, ma “solo se è solido il rapporto con Dio”. "La preghiera non è tempo perso - ha concluso -, non è rubare spazio alle attività, anche a quelle apostoliche, ma è esattamente il contrario: solo se siamo capaci di avere una vita di preghiera fedele, costante, fiduciosa, sarà Dio a darci la capacità e la forza per vivere in modo felice e sereno, superare le difficoltà e testimoniarlo con coraggio".
Dopo la catechesi, il Papa ha rivolto gli indirizzi di saluto ai giovani, “perché manifestino apertamente in tutti i contesti della loro vita l’appartenenza a Cristo”, ai malati, affinché “attingano forza dalla preghiera”, e agli sposi novelli “perché pongano Gesù al centro della loro vita famigliare”.

SIR, TMNews

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Il Papa: anno liturgico luogo e strumento permanente della presenza di Cristo tra i suoi fratelli, educazione alla fede, per la nuova evangelizzazione

La nuova evangelizzazione passa anche per la riscoperta e la valorizzazione dell’anno liturgico. Un itinerario educativo, una vera scuola della fede, assolutamente necessaria soprattutto in tempi di secolarizzazione, in cui anche il significato delle grandi feste cristiane viene appannato, sfigurato e, peggio, commercializzato. Lungo questa direttrice si svolge a Marsala, nella diocesi di Mazara del Vallo, la 63° Settimana liturgica nazionale. Tradizionale appuntamento di fine agosto, promosso dal Centro di azione liturgica, a cui Benedetto XVI, tramite il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha fatto giungere un messaggio in cui si augura che l’iniziativa possa offrire un "valido contributo al cammino della Chiesa in Italia". In particolare, nel documento si pone il convegno alla luce "dell’Anno della fede, che la Chiesa universale si appresta a vivere nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio ecumenico Vaticano II", auspicando che esso "porrà al centro il valore del nostro credere, nella prospettiva della nuova evangelizzazione". Il tema dell’incontro. “L’anno liturgico: pellegrini nel tempo. Itinerario educativo alla sequela di Cristo”, viene sottolineato inoltre nel messaggio, si colloca efficacemente nell’orizzonte tematico decennale indicato dalla Conferenza Episcopale italiana, "ponendo l’attenzione sull’Anno Liturgico, colto nella sua valenza educativa, e sull’incidenza che esso ha sempre avuto nell’ambito della formazione cristiana". Infatti, "il precipuo e nativo compito pastorale che la tradizione vivente della Chiesa riconosce all’Anno Liturgico deriva dal fatto che esso è, secondo una felice affermazione del venerabile Pio XII, 'Cristo stesso, che vive sempre nella sua Chiesa e che prosegue il cammino di immensa misericordia da Lui iniziato'". In questo senso, "diventa luogo e strumento permanente della presenza di Cristo tra i suoi fratelli, di educazione alla fede, nonché struttura celebrativa che consente una esposizione continua e progressiva del piano salvifico di Dio attraverso i 'mysteria carnis Christi'". Insomma, "tale percorso costituisce la sede primaria di un processo di educazione alla fede e di conversione".

L'Osservatore Romano

Rispunta la motivazione politica del tradimento di Giuda: l'apostolo avrebbe agito perchè 'deluso' da Gesù. Ma il Papa l'ha avanzata solo come ipotesi

Rischia di scoppiare un "caso Giuda" del tutto inesistente. Forse dovuto solo alla confusione della Curia. In breve, ecco i fatti. Molto spesso Papa Benedetto XVI scrive lui i suoi discorsi, considerando la catechesi al popolo di Dio la sua principale missione. E le cose uscite dalla sua penna sono abbastanza riconoscibili per la bellezza, la sapienza, la profondità e la finezza. Ma ovviamente non sempre può farlo in prima persona, visti i suoi impegni e la quantità di discorsi che deve pronunciare. È il caso dei brevi messaggi che legge ogni domenica all’Angelus. Probabilmente lui dà una scaletta di due o tre punti e poi ci sono dei monsignori della Segreteria di Stato che stendono materialmente il testo. Deve essere successo così pure domenica scorsa. Ed essendo tempo di ferie agostane, la mano che concretamente ha scritto forse è stata di quelle frettolose, che tagliano con l’accetta questioni complesse e delicate invece di distinguere e riflettere con attenzione critica. Così il caso di Giuda, l’apostolo che tradì Gesù, è stato affrontato in maniera sorprendentemente perentoria. Il discorsetto dell’Angelus di domenica lo presenta infatti, senza mistero e senza problematicità, come uno che "avrebbe dovuto andarsene" e che invece "rimase non per fede, non per amore, ma con il segreto proposito di vendicarsi del Maestro (…) perché Giuda si sentiva tradito da Gesù, e decise che a sua volta lo avrebbe tradito. Giuda era uno zelota, e voleva un Messia vincente, che guidasse una rivolta contro i Romani. Gesù aveva deluso queste attese". Ora, che Giuda fosse uno Zelota, cioè un partigiano della resistenza armata nazionalista all’invasione romana (tipo l’Ira irlandese), è affermato con assoluta certezza storica dal discorsetto dell’Angelus, ma in realtà è del tutto ipotetico. E soprattutto è altamente improbabile, non avendo aggancio nei Vangeli, che sia stata proprio la passione politica a motivare il tradimento. Infatti Papa Benedetto XVI, in alcuni testi sicuramente suoi, come i volumi su "Gesù di Nazaret" o il ritratto degli apostoli fatto nel corso di alcune udienze generali, non ha mai dato al tradimento di Giuda questa motivazione politica (oltretutto in modo così certo e univoco). Peraltro la motivazione nazionalistica, pur restando ignobile il tradimento dell’amico e Maestro, avrebbe in fondo una sua connotazione idealistica (o almeno ideologica). Dai Vangeli però questo idealismo di Giuda non traspare mai. Dunque Papa Ratzinger cosa scrive nei suoi due volumi su "Gesù di Nazaret"? Nel primo enuncia sì la possibilità che Giuda, insieme a un altro apostolo, Simone zelota, venisse appunto dal partito zelota. Ma la nota resta nel novero delle possibilità. Nel secondo volume, quando approfondisce il suo tradimento, Joseph Ratzinger non fa menzione di ideali politici. Anzi, cita l’evangelista Giovanni per il quale, quel tradimento, "non è psicologicamente spiegabile". Giovanni infatti fornisce due flash che vanno in direzione tutta diversa da quella politica. Nel primo dice che "Giuda, come tesoriere del gruppo dei discepoli, avrebbe sottratto il loro denaro (cfr. 12, 6)". Dettaglio che rimanda a un uomo moralmente misero, non certo a un idealista. Gli stessi trenta denari avuti dalle autorità del tempio per il tradimento vanno in questa direzione, non portano verso il fanatismo zelota. Nel secondo flash Giovanni dice che dopo lo scambio di battute con Gesù, da parte di Giuda, "satana entrò in lui (13,27)". Significa, commenta Papa Ratzinger, che Giuda "è finito sotto il dominio di qualcun altro: chi rompe l’amicizia con Gesù (…) non giunge alla libertà, non diventa libero, ma diventa invece schiavo di altre potenze – o piuttosto: il fatto che egli tradisce questa amicizia deriva ormai dall’intervento di un altro potere. Al quale si è aperto". Poi Benedetto XVI accenna a quell’attimo di pentimento di Giuda nel quale torna a restituire il denaro ai suoi mandanti, ma anche alla "seconda sua tragedia", la disperazione di non credere possibile il perdono di Gesù (motivo per cui si suicidò). Il Papa è stato ancora più esplicito nel 2006 quando dedicò alcune udienze del mercoledì a tracciare un ritratto di ognuno degli apostoli e nell’udienza del 18 ottobre 2006 toccò a Giuda (questo ciclo di discorsi è poi stato raccolto in volume). Ebbene, in quell’occasione, nella quale approfondì molto il mistero dell’apostolo traditore, scarta apertamente l’ipotesi zelota: "Perché egli tradì Gesù? La questione - disse il Papa - è oggetto di varie ipotesi. Alcuni ricorrono al fattore della sua cupidigia di danaro; altri sostengono una spiegazione di ordine messianico: Giuda sarebbe stato deluso nel vedere che Gesù non inseriva nel suo programma la liberazione politico-militare del proprio Paese. In realtà - riprese il Pontefice - i testi evangelici insistono su un altro aspetto: Giovanni dice espressamente che 'il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo' (Gv 13,2); analogamente scrive Luca: 'Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici' (Lc 22,3). In questo modo, si va oltre le motivazioni storiche e si spiega la vicenda in base alla responsabilità personale di Giuda, il quale cedette miseramente ad una tentazione del Maligno. Il tradimento di Giuda rimane, in ogni caso, un mistero. Gesù lo ha trattato da amico (cfr Mt 26,50), però, nei suoi inviti a seguirlo sulla via delle beatitudini, non forzava le volontà né le premuniva dalle tentazioni di Satana, rispettando la libertà umana. In effetti - concluse il Santo Padre - le possibilità di perversione del cuore umano sono davvero molte. L’unico modo di ovviare ad esse consiste nel non coltivare una visione delle cose soltanto individualistica, autonoma, ma al contrario nel mettersi sempre di nuovo dalla parte di Gesù, assumendo il suo punto di vista". Come si vede questi insegnamenti di Benedetto XVI sono molto più profondi, suggestivi e complessi rispetto alla spiegazione politica di domenica scorsa. Il cui semplicismo non sembra davvero appartenere a Benedetto XVI. Piuttosto l’insieme delle osservazioni del Papa che ho riferito troverebbe piena e perfetta conferma in quella grandiosa e misteriosa opera mistica che è "L’Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta, che ebbe in dono da Gesù di rivivere tutta la sua vita pubblica. In quelle meravigliose pagine viene descritta dettagliatamente, giorno per giorno, la tragica vicenda di Giuda, il suo equivoco iniziale e poi il progressivo scivolamento, come pure l’instancabile misericordia di Gesù che, pur conoscendo cosa sarebbe accaduto, tentò fino all’ultimo di salvarlo. L’Opera valtortiana presenta Giuda non come zelota, ma come proveniente dal potente "partito" del Tempio (che è più coerente poi con l’esito finale). Soprattutto Giuda appare fin dall’inizio mosso da ambizione smodata, da cieca sete di potere e di affermazione personale (è qui la radice della sua delusione e del suo tradimento). Questa tentazione è decisamente universale, appartiene a tutti, ecclesiastici inclusi (in fin dei conti Giuda era un “cardinale”).

Antonio Socci, Libero Quotidiano.it

Pagine vaticane su 'Rai Storia': l'Incontro Mondiale delle Famiglie, il 30° del Pontificio Consiglio della Cultura e il 150° de 'L'Osservatore Romano'

Milano, 2 giugno 2012: il Papa arriva a Milano e dal grande palco dell'aeroporto di Bresso risponde a braccio alle domande delle famiglie provenienti da diversi Paesi del mondo. Mercoledì 29 agosto, alle 21.00, andrà in onda su Rai Storia, per la serie "Dixit Fatti", ideata e voluta da Giovanni Minoli, un video sul VI Incontro Mondiale delle Famiglie, accompagnato da altri due documentari, dedicati al trentesimo anniversario del Pontificio Consiglio della Cultura e ai 150 anni de L'Osservatore Romano. Tre capitoli di storia narrati per immagini da Antonia Pillosio. "La sintesi tra fede e cultura non è solo un'esigenza della cultura ma anche della fede - scriveva Giovanni Paolo II il 20 maggio del 1982 in occasione della fondazione dell'organismo - una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta". Una fede che non diventa intelligenza della realtà viene meno al suo compito, come dimostra anche la secolare storia del nostro giornale. "Grazie a testimoni particolari - si legge nel comunicato che presenta il programma - come mons. Loris Capovilla, segretario di Giovanni XXIII e agli storici Carlo Cardia, Anna Foa, Andrea Riccardi e Lucetta Scaraffia, si mettono a fuoco alcuni momenti significativi della lunga storia del quotidiano della Santa Sede" che ha la stessa età dello Stato unitario italiano.

L'Osservatore Romano

Il Papa in Libano. Il presidente della Repubblica in persona ultima i preparativi del viaggio. Cristiani e musulmani insieme nell'attesa di Benedetto

L’Orient - Le Jour informa su diversi incontri ufficiali con cui, in questi giorni, le autorità libanesi e gli organizzatori del viaggio di Benedetto XVI stanno ultimando i preparativi. Michel Suleiman (foto), presidente della Repubblica, ha presieduto due giorni fa una riunione di alto livello nel corso della quale si è fatto garante della sicurezza del Papa aggiornando i presenti sulla materia. All'incontro hanno preso parte il Nunzio Apostolico mons. Gabriele Giordano Caccia, tutti i membri del Comitato preparatorio, l'arcivescovo maronita di Beirut, mons. Boulos Matar e il Ministro dell'Ambiente, Nazem Al-Khoury, coordinatore da parte dello Stato per le questioni della sicurezza. Il presidente Suleiman, tra l'altro, ha voluto raccogliere, secondo il quotidiano libanese, i suggerimenti e proposte dei presenti da attuare in questa fase finale per garantire un pieno successo del viaggio apostolico di Benedetto XVI. E' stato confermato inoltre che all'aeroporto "Rafiq Hariri" di Beirut all'accoglienza del Pontefice oltre al presidente libanese ci saranno sia il primo ministro, Nagib Mikati, che il presidente del Parlamento, Nabih Berri. Ci saranno anche le più alte autorità delle diverse comunità cattoliche e esponenti protestanti e musulmani. Un aspetto molto importante riguarda la preparazione dell'Incontro con le comunità musulmane del Paese a cui prenderà parte il Papa, sabato 15 settembre, nel "Salone degli Ambasciatori" del Palazzo presidenziale di Baabda. In Libano la stampa dà un’importante rilievo a questo momento del viaggio di Benedetto XVI e le autorità, così come gli organizzatori, hanno incoraggiato e sostenuto un evento civile che dovrebbe aiutare a sottolineare questo incontro. Due importanti associazioni della società civile, "Offre-Joie" et "Ensemble autour de Marie", il 12 settembre presso la Piazza del Museo di Beirut daranno vita ad una "veglia" islamo-cristiana per sensibilizzare i cittadini della capitale e spiegare il significato dell'evento.

Luis Badilla, Il Sismografo

Giornata Mondiale della Gioventù 2013. Mons. Dal Covolo: porterà frutti copiosi, non solo all’America Latina, ma a tutta la Chiesa e al mondo

Ha una profonda tradizione cristiana, ma è anche il Paese della samba e della bossa nova. Ha dato i natali al grande Pelé: è il Brasile, il paese più grande del Sud America sul quale, durante i prossimi quattro anni, si accenderanno i riflettori di tutto il pianeta. Non solo, infatti, ospiterà le prossime Olimpiadi (2016) e i prossimi mondiali di calcio (2014), ma nel 2013 centinaia di migliaia di giovani da tutto il mondo raggiungeranno Rio de Janeiro per incontrarsi, e incontrare Benedetto XVI, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù (23-28 luglio 2013). Dopo Madrid 2011, infatti, il Paese verde-oro ospiterà un evento che si preannuncia colorato e carico di significato religioso, ma anche, come testimoniano le passate Giornate, un’opportunità straordinaria di evangelizzazione. "Andate e fate discepoli tutti i popoli!". Il gran finale del Vangelo di Matteo non poteva meglio rappresentare un evento atteso non solo dai giovani, ma da tutti coloro che riconoscono in Gesù Cristo il senso della vita e della storia. Il rettore della Pontificia Università Lateranense, il vescovo Enrico dal Covolo (nella foto con Benedetto XVI), ha voluto preparare a questo evento la comunità accademica lateranense, recandosi in terra brasiliana. Dal 29 luglio al 21 agosto, infatti, egli ha visitato seminari, università, istituti teologici, comunità cristiane, da Brasilia a Porto Alegre; e ha incontrato numerosi vescovi, per condividere con loro la missione accademica e pastorale di quella che, a titolo tutto speciale, è l’Università del Papa. "Il gran finale di Matteo 28,19 – spiega il presule – si attaglia in modo peculiare alla missione dell’Università del Papa. Ovviamente, nello specifico della missione accademica, che è missione di insegnamento e di ricerca scientifica. Ma proprio questa missione, nel contesto socio-culturale di oggi, – aggiunge – non può realizzarsi se non 'in rete': cioè nella collaborazione intensa, condivisa, e il più possibile estesa, con altre istituzioni accademiche, a raggio mondiale. A dire il vero, non basta neppure questa rete accademica internazionale. Bisogna allargarla, nelle forme più opportune, alle varie 'agenzie educative', che operano sul territorio". Tra le immagini rimaste più impresse nel cuore del vescovo c’è anzitutto la vivacità straordinaria della Chiesa brasiliana: "Le nuove comunità, ma anche le presenze ormai collaudate da lunghi anni di evangelizzazione, – chiarisce il pastore – trasmettono una grande speranza". Quella speranza che anima anche l’organizzazione della Giornata Mondiale della Gioventù. "Nella Chiesa brasiliana – racconta – 'fervet opus', in maniera impressionante. Una cosa che mi ha molto impressionato è stata la visita che ho fatto nell’Arcivescovado di Rio dove sono stato ospitato in quello che, dopo le opportune ristrutturazioni, dovrà essere l’appartamento del Papa a Rio. Significativa è stata la visita del settimo piano dell’episcopio: lo spazio sarà interamente allestito, con le più sofisticate attrezzature informatiche e con una sapiente lottizzazione degli ambienti, per le esigenze organizzative e logistiche della Giornata. Nel complesso, è un’attività generosa, che porterà frutti copiosi, non solo all’America Latina, ma a tutta la Chiesa e al mondo, grazie alla promessa di Gesù: 'Andate dunque… Ecco, io sono con voi fino alla fine del mondo' (Mt 28,19-20)".

Massimiliano Padula, Zenit

Il Papa in Libano. Le comunità musulmane, sunniti, sciiti e druzi, in attesa di Benedetto XVI: sarà un grande contributo alla convivenza pacifica

Secondo l'agenzia di notizie ufficiale del Libano ANI, l'ambasciatore Maroun Haimari, Consigliere del Presidente della Repubblica per i rapporti pubblici, ha consegnato personalmente allo sceicco Abdel Amir Kabalan, vice presidente del Consiglio islamico superiore dei sciiti, l'invito a prendere parte all'incontro con Benedetto XVI nel Palazzo presidenziale in programma alle 10.50 di sabato 15 settembre. Tra l'altro il 10 agosto scorso, la massima autorità sciita Abdel Amir Kabalan si era incontrato con il segretario generale del Comitato per il dialogo islamo-cristiano, l'emiro Hareth Chéhab e con lo sceicco Akl druze, Naïm Hassan, per discutere e scambiare idee sul viaggio di Benedetto XVI. In quest'occasione, come ha riferito la stampa libanese, i leaders religiosi musulmani hanno voluto sottolineare l'importanza del viaggio papale nell'ambito del consolidamento della convivenza nel Libano fra tutte le sue comunità religiose. Dall'altra parte, M. Chéhab, lo scorso mercoledì 8 agosto aveva già incontrato il Mufti sunnita, lo sceicco Mohammad Rachid Kabbani, e insieme si erano dichiarati consapevoli della grande rilevanza della presenza del Papa e del bene che può portare alla convivenza pacifica tra cristiani e musulmani e alla collaborazione reciproca. Il Patriarca Maronita di Antiochia e tutto l’Oriente Béchara Boutros Raï (Mar Bechara, Presidente de l'Assemblea di Patriarchi e Vescovi Cattolici del Libano, nel luglio scorso aveva dichiarato alla stampa italiana: "Sunniti o sciiti hanno una grande venerazione per la persona del Santo Padre e sono entusiasti di accoglierlo».

Luis Badilla, Il Sismografo

Secondo un quotidiano sloveno il card. Franc Rode avrebbe un figlio di 42 anni. Il porporato smentisce. A luglio il caso dell'ex vescovo di Lubiana

Il cardinale sloveno Franc Rode (nella foto con Benedetto XVI), ex arcivescovo di Lubiana e dal 2004 al 2011 prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, avrebbe un figlio di 42 anni concepito in una relazione intima con una ragazza slovena quando era un giovane sacerdote e professore alla Facoltà teologica di Lubiana. Lo riferisce il principale quotidiano sloveno Delo. Questo è il secondo scandalo sulla presunta paternità di alti prelati sloveni in poco più di un mese dopo che a luglio mons. Alojz Uran, anch'egli ex arcivescovo di Lubiana, sarebbe stato punito dal Vaticano per aver nascosto di avere dei figli. Secondo il giornale, nel 1969 il card. Rode ebbe una storia con la giovane slovena Tanja Breda, che in una dichiarazione ha confermato di aver avuto una relazione con lui quando era diciottenne, ma di non sapere chi sia il padre di suo figlio, nato nel 1970 in Germania, dove la donna si è poi trasferita e dove vive tutt'ora. Lì si è sposata con un tedesco che ha adottato il bambino. ''Il cardinale non è il padre di mio figlio Peter, non mi ricordo, non so bene chi sia suo padre, sebbene abbiano lo stesso naso e gli stessi occhi'', ha spiegato in questo modo ambiguo la donna al Delo. Il presunto figlio di Rode invece, Peter S., che vive in un Paese mediorientale, ha detto di voler scoprire chi sia suo padre e di aver scritto in tal senso più volte al cardinale, e anche al Vaticano, chiedendo un test del Dna per accertare la paternità, ma di non aver mai ricevuto una risposta. Avrebbe poi ingaggiato un avvocato in Slovenia per avviare una procedura formale. La storia è stata confermata da una terza fonte, che però ha chiesto l'anonimato, ma che sarebbe disposta a testimoniare in tribunale. Tramite una dichiarazione pubblicata oggi sul sito internet della Conferenza Episcopale slovena, il card. Rode ha categoricamente smentito queste affermazioni. ''L'articolo è fondato su voci e citazioni di fonti anonime e rappresenta un grave attacco al mio nome e alla mia reputazione'', ha scritto Rode definendo la storia completamente inventata. ''Smentisco le insinuazioni secondo cui avrei violato il celibato sacerdotale e avrei un figlio'', ha aggiunto, annunciando una denuncia per calunnia contro il giornale. Rode sostiene di non aver ricevuto nessuna richiesta di accertamento della paternità, conferma di aver conosciuto in passato la donna, Tanja Breda, ma di non aver avuto una relazione sessuale con lei. Un mese fa, sempre secondo la stampa che citava fonti ben informate della Chiesa slovena, all'ex arcivescovo Alojz Uran il Vaticano avrebbe imposto di lasciare la Slovenia e di trasferirsi altrove, a Trieste, perchè da giovane avrebbe infranto il celibato e avrebbe almeno un figlio adulto. Rode fu arcivescovo di Lubiana dal 1997 al 2004, quando fu chiamato al Vaticano dove ricoprì alti incarichi curiali e nel 2006 divenne cardinale. Alla guida della arcidiocesi di Lubiana fu sostituito proprio da Uran, incarico dal quale si ritirò già nel 2009, ufficialmente per ragioni di salute.

Ansamed