giovedì 15 settembre 2011

Iniziativa del Governatorato: turisti e pellegrini potranno ammirare in visite guidate su mini openbus ecologici i Giardini dove passeggia il Papa

Per secoli sono stati il luogo in cui i Papi venivano per cercare un attimo di quiete dalle cure del governo della Chiesa e le folle della Basilica di San Pietro. Sono i Giardini Vaticani, un'oasi verde nel cuore di Roma nascosta dalla mole imponente delle Mura Leonine, che nasconde alberi secolari e piante esotiche, grotte artificiali, edifici storici e ben 100 fontane. Leone XIII, ad esempio, preferiva starsene seduto davanti alla sua casetta sulla collina mentre il genovese Benedetto XV sostava volentieri davanti l'edicola della Madonna della Guardia. Pio XII vi passeggiava ogni giorno, col sole o con la pioggia, mentre Giovanni XXIII preferiva starsene seduto in compagnia del suo segretario in un padiglione cinese. D'altra parte, l’acqua che zampilla dalle fontane e l’ombra di antichi plurisecolari pini, creano un luogo ideale per vincere il caldo delle estati romane. I Giardini occupano un terzo dei quarantaquattro ettari di superficie dello Stato vaticano. Una squadra di oltre trenta addetti e specialisti lavora tutto l’anno, per curare questo enorme giardino. Al loro interno sorge un gioiello dell’architettura rinascimentale, la Casina di Pio IV, costruita da Pirro Ligorio, architetto di giardini e ingegnere idraulico, al quale si deve anche la famosa Villa d'Este a Tivoli. Oggi ospita la Pontificia Accademiadelle Scienze. I Giardini racchiudono anche alcune piante rare per le nostre latitudini, come l'albero di Ceibo, conosciuto anche come l’albero del corallo per i suoi fiori color rosso scarlatto, diffuso in alcuni paesi del Sud-America. Ci sono anche grandi sequoie e palme Cycas, piante originarie del Giappone. Nei Giardini, ai primi del Novecento, c'era anche un piccolo zoo e oggi ci sono moltissimi animali, tra cui anche picchi, upupe e coloriti e vivaci pappagalli parrocchetti che allietano i visitatori con il loro canto. Alla fine del XIX secolo, Leone XIII vi fece portare daini, gazzelle e caprioli giunti dall’Africa che potevano correre liberamente per il giardino. Si racconta che un giorno una gazzella si gettò su di lui. Il Papa, per nulla spaventato, tranquillizzò i suoi accompagnatori dicendo: "Un leone non può aver paura di una gazzella!". La Torre Leonina, sulla collina che domina i giardini, fu per secoli sede prima della Specola Vaticana, il più antico osservatorio astronomico del mondo, poi della Radio Vaticana. All'interno dei Giardini sorge anche la palazzina dove il premio Nobel Guglielmo Marconi, inventore del telegrafo senza fili e della radio, mise per la prima volta in onda la voce del Papa. Fino ad oggi, i Giardini erano visitabili solo organizzando in anticipo una visita. Ma da quest'estate, grazie alla collaborazione tra il Governatorato dello Stato di Città del Vaticano - l'ente che gestisce lo Stato più piccolo del mondo, e l’Opera Romana Pellegrinaggi, il “cuore verde” del Vaticano si apre a turisti e pellegrini che potranno accedervi a bordo di mini open bus a metano, da 28 posti ciascuno, a basso impatto ambientale e dotati di navigatore GPS. L'itinerario di visita permette di ammirare scorci panoramici della cupola della Basilica di San Pietro e prevede anche una breve sosta di fronte alla fedele riproduzione della Grotta di Lourdes, donata a Papa Leone XIII dal vescovo di Tarbes nel 1902. Il percorso, che inoltre annovera tra le fermate anche il Palazzo del Governatorato, la sede della Radio Vaticana e la stazione della Ferrovia Vaticana, l'eliporto, è anche un’occasione per conoscere come è strutturato e funziona lo Stato della Città del Vaticano. I giardini del Papa sono ''un luogo di arte, di storia e di natura'', ha spiegato presentando l'iniziativa il presidente uscente del Governatorato, il card. Giovanni Lajolo, ma, ha aggiunto, ''sono soprattutto un luogo spirituale''. Lungo gli stessi sentieri percorsi da oggi dal minibus dell'Orp, al pomeriggio, lo stesso Benedetto XVI passeggia recitando il Rosario. Le corse del minibus, al costo di 12 euro, partono tutti i giorni dalle 8 alle 13 esclusi il mercoledì, la domenica e i festivi mentre un'audio-guida e' disponibile in 5 lingue, italiano, inglese, francese, spagnolo e tedesco.

Vatican Insider, Ansa

Radio tedesca: Joseph Ratzinger venne spiato dalla Stasi, la polizia segreta dell'ex Germania Est, che mai riuscì a trovargli 'scheletri nell'armadio'

Una radio tedesca, alla vigilia del viaggio in Germania, rilancia i dossier raccolti dal regime della Ddr sul futuro Pontefice. Il teologo Joseph Ratzinger veniva spiato da "una dozzina" di agenti segreti "informali" della Stasi, la temuta e potente polizia segreta dell’ex Germania dell’Est. Che però, nonostante tutti i suoi sforzi, mai riuscì a trovargli 'scheletri nell’armadio' o zone d’ombra imbarazzanti per poterlo eventualmente ricattare. Alla vigilia del viaggio di Benedetto XVI nella sua terra natìa, la radio locale tedesca Mitteldeutsche Rundfunk Thüringen ha parlato dell’esistenza di "centinaia di pagine" riguardanti Benedetto XVI rinvenute negli archivi del ministero per la sicurezza dell’allora Berlino Est. Rivelazioni che appaiono in sintonia con quanto pubblicato nel 2005 dalla Bild am Sonntag, l’edizione domenicale del quotidiano popolare tedesco, che aveva attinto agli archivi della Stasi, con l’ok della direzione degli archivi stessi, la quale a sua volta aveva avuto l’autorizzazione scritta di Papa Ratzinger. I fatti, anzitutto: secondo la radio, l’interesse della Stasi per Joseph Ratzinger risale addirittura al 1974 quando questi effettuò un viaggio in Turingia, regione dell’ex Ddr. Al tempo la polizia comunista non disponeva di nessun dossier riguardante il "professore" che aveva insegnato a Tubinga (dal 1965) e che poi avrebbe ottenuto la cattedra a Ratisbona (dal 1969). Così, la Stasi decise di assegnare "almeno una dozzina di impiegati ufficiosi" al proprio servizio allo scopo di trarre informazioni e documentazioni su questo prete bavarese che "cresceva di importanza all’interno della Chiesa Cattolica", riporta la Mitteldeutsche Rundfunk Thüringen. Fra quanti diedero informazioni sul conto di Joseph Ratzinger, i dossier parlano di due docenti di un’università della Germania "democratica", due collaboratori della Conferenza dei vescovi di Berlino compromessi e al soldo delle autorità comuniste. Ma anche nella Germania Ovest ci furono persone, il caso di un monaco benedettino di Treviri e diversi giornalisti, rivela la radio, che assicurarono il flusso di informazioni sul futuro arcivescovo di Monaco (carica ricoperta dal 1977). La "Mitteldeutsche Rundfunk Thuringen" definisce però "di scarsa importanza" i dossier riguardanti il futuro Pontefice. "Vi contengono solo informazioni di base riguardo Ratzinger come autore e le occasioni in cui tali informazioni vennero raccolte".

Lorenzo Fazzini, Avvenire

Il Papa: vescovi, con la santità della vita e la carità pastorale sarete esempio e di aiuto ai sacerdoti. Accogliete i carismi che lo Spirito suscita

Questa mattina, nel Cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i vescovi di recente nomina partecipanti al corso promosso dalla Congregazione per i vescovi.
Il Pontefice ha raccomandato anzitutto ai vescovi novelli “la fraternità episcopale” vissuta nell’agire quotidiano per “operare sempre in comunione con il Papa” e i “confratelli”, coltivando l’amicizia tra loro ed i propri sacerdoti. Un saluto particolare Benedetto XVI ha rivolto alla Chiese del Medio Oriente che “sono nella sofferenza”. “Oggi vorrei riflettere brevemente con voi sull’importanza dell’accoglienza da parte del vescovo dei carismi che lo Spirito suscita per l’edificazione della Chiesa”. Benedetto XVI ha sottolineato la specificità della “consacrazione episcopale” che, ha aggiunto, “vi ha conferito la pienezza del sacramento dell’Ordine, che, nella Comunità ecclesiale, è posto al servizio del sacerdozio comune dei fedeli, della loro crescita spirituale e della loro santità. Il sacerdozio ministeriale, infatti, ha lo scopo e la missione di far vivere il sacerdozio dei fedeli, che, in forza del Battesimo, partecipano a loro modo all’unico sacerdozio di Cristo”. “Per questa ragione – ha poi aggiunto -, i Vescovi hanno il compito di vigilare e operare affinché i battezzati possano crescere nella grazia e secondo i carismi che lo Spirito Santo suscita nei loro cuori e nelle comunità. Il Concilio Vaticano II ha ricordato che lo Spirito Santo, mentre unifica nella comunione e nel ministero la Chiesa, la provvede e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici e la abbellisce dei suoi frutti”. “La recente Giornata Mondiale della Gioventù ha mostrato, ancora una volta, la fecondità della ricchezza dei carismi nella Chiesa e l’unità ecclesiale di tutti i fedeli riuniti intorno al Papa ed ai vescovi – ha poi affermato Benedetto XVI -. Una vitalità che rafforza l’opera di evangelizzazione e la presenza della Chiesa nel mondo”. Ha quindi esortato i vescovi novelli ad accogliere “i carismi con gratitudine per la santificazione della Chiesa e la vitalità dell’apostolato! E questa accoglienza e gratitudine verso lo Spirito Santo sono inscindibili dal discernimento, che è proprio della missione del vescovo...Per questo deve essere sempre chiaro che nessun carisma dispensa dal riferimento e dalla sottomissione ai Pastori della Chiesa”. Nella parte conclusiva del discorso, il Papa ha poi invitato i vescovi ad “alimentare con cura la propria vita spirituale”, “in modo che la (vostra) santità personale manifesti la santità oggettiva ricevuta con la consacrazione episcopale”. Ha anche esortato a una esistenza “nutrita dalla meditazione della Parola di Dio, dallo studio personale, dal raccoglimento e dal giusto riposo, perché possiate con serenità saper ascoltare ed accogliere ‘ciò che lo Spirito dice alle Chiese’”. Infine il richiamo alla preghiera, nutrita dalla Parola di Dio, dallo studio personale, dal raccoglimento e dal giusto riposo per “condurre tutti all’unità della fede e dell’amore”: “Con la santità della vostra vita e la carità pastorale sarete di esempio e di aiuto ai sacerdoti, vostri primi ed indispensabili collaboratori". "Perché nella coralità della comunione – ha concluso Benedetto XVI - la Chiesa renda testimonianza a Gesù Cristo, affinché il mondo creda”.

SIR, Radio Vaticana

UDIENZA AI VESCOVI DI RECENTE NOMINA PARTECIPANTI AL CORSO PROMOSSO DALLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa visita l'esposizione dei suoi libri: grazie a quanti hanno collaborato nel silenzio, siano parole che possano aiutare a trovare la strada

Questa mattina nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre ha visitato l’esposizione della Casa Editrice Herder e della Libreria Editrice Vaticana, organizzata in occasione del viaggio in Germania. L’esposizione presenta le opere di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI tradotte in diverse lingue e raggruppa circa 600 volumi fra edizioni originali e traduzioni. “Vi ringrazio tanto per esservi fatti carico di tanto impegno per rendere visibile all’umanità il grande mondo di libri che è originato da me, proprio in occasione del mio viaggio in Germania, che è per me anche un’occasione di riflessione su quanto io, attraverso il mio ministero, possa fare per il mondo e per la Chiesa”, ha detto il Papa. “Mi commuove e mi inquieta anche un po’ vedere quale raccolta di libri è nata dal mio pensiero. Spero che possa essere utile agli uomini, che non siano solamente parole che passano e vanno, ma che siano parole che possano aiutare a trovare la strada”. Benedetto XVI ha ringraziato quanti hanno collaborato all’edizione delle sue opere ed ha così concluso: “L’autore fa la sua parte e acquisisce notorietà, gli altri rimangono nel retroscena e fanno il loro lavoro senza apparire, ma nel silenzio sono tutti presenti: ringraziare cordialmente per tutto questo è per me, in quest’ora, una reale necessità”.

VIS notizie

Fonti vaticane: il ricorso all'Aja mossa mediatica, il Papa ha imposto la sua linea con chiarezza e autorevolezza, non c'è rischio di contraccolpi

Difficile dire se prevalgano l'incredulità o lo sconforto. Appena si diffonde l'iniziativa delle associazioni americane, la prima reazione Oltretevere è che non metta conto reagire davanti a "una bufala così evidente", una "mossa mediatica" di alcuni legali per far parlare di sé, "son cose che lasciano il tempo che trovano". Si tratta di decidere se spiegare che "non vale neanche la pena di commentare" o restare proprio in silenzio, come poi si è fatto. "La pubblicità non è mai troppa, ma stiamo scherzando?", declina un alto prelato Vaticano. "Il solito tentativo anticattolico", sbotta dalla Germania il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe, ma in Vaticano il clima è diverso. Perché si riflette su (almeno) due paradossi, in questa vicenda. Il primo è che Joseph Ratzinger, eletto Papa nel 2005, è stato sempre un tenace avversario della vecchia mentalità del "sopire, troncare" per difendere "l' istituzione": già alcuni lo consideravano "poco garantista" quando guidava l'ex Sant' Uffizio, arrivando a definirlo "il rottweiler di Dio", fu lui a denunciare "la sporcizia nella Chiesa" nella Via Crucis del 2005, e di fatto è il Pontefice che più di ogni altro nella storia ha combattuto la pedofilia nel clero, il primo a esporsi pubblicamente e chiedere "perdono" per gli abusi commessi dai preti, impegnato a incontrare le vittime e invocare "purificazione e rinnovamento" nella Chiesa, a far dimettere i vescovi omertosi, a commissariare i Legionari di Cristo per i crimini del fondatore e a disporre "collaborazione con le autorità civili" e norme più severe in tutte le diocesi del mondo. Il secondo paradosso, di conseguenza, è che l'attacco rischia di fare il gioco di chi, nella Chiesa, avrebbe voluto da subito rispondere a muso duro agli scandali evocando montature e "complotti", ed è nel frattempo è rimasto spiazzato dalla scelta di trasparenza di Benedetto XVI. Ai piani alti del Vaticano, però, si rassicura: "Il Santo Padre ha ormai imposto la sua linea con tale chiarezza e autorevolezza che non c'è il rischio di contraccolpi". Al di là dell'inconsistenza giuridica, resta l'amarezza per un'associazione, la più polemica, che anche sempre respinto ogni dialogo ("progressi minimi"). Del resto negli Usa ci sono in ballo cause milionarie, e anche questo conta. Così da Oltretevere arrivano considerazioni desolate: "Sembra che non siano molto impegnati a salvaguardare nel concreto i bambini. Cercare vie per attaccare la Chiesa Cattolica nel suo insieme, oltre ad essere ridicolo, non è proporzionato alla gravità del tema: tutti dovrebbero sapere che purtroppo la questione va ben oltre, che anche negli Stati Uniti esistono decine di migliaia di vittime di abusi e il problema riguarda solo in minima parte la Chiesa ma coinvolge l'intera società". C'è chi sospetta un "fuoco di sbarramento" alla vigilia del viaggio del Papa nella sua Germania. Del resto, all'inizio del mese, il Vaticano aveva già respinto le accuse del governo irlandese. Il legale americano della Santa Sede, Jeffrey Lena, di recente spiegava che su "20 milioni di documenti" non si era mai trovato un solo appiglio a sostegno di "coperture" romane: sono i vescovi responsabili delle singole diocesi. Ma la risposta vaticana all'Irlanda, respingendo le accuse, non a caso ha evitato polemiche: "La collaborazione con le autorità civili è richiamata oltre venti volte", aveva fatto notare padre Federico Lombardi. E Benedetto XVI ha voluto che "entro maggio 2012" tutte le diocesi del mondo mandino a Roma "linee guida" anti pedofilia: responsabilità dei vescovi nel raccogliere le segnalazioni e "il dovere di dare risposte adeguate", accoglienza di vittime e familiari, programmi di prevenzione per assicurare ai minori "ambienti sicuri», formazione dei seminaristi e del clero, trasparenza e così via. Ecco perché lo sconforto del Vaticano: "Simili attacchi senza senso non aiutano in nessun modo la tutela dei bambini non solo nella Chiesa ma più in generale nella società. E questo mostra la credibilità di chi li fa".

Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera

Le ipotesi per un viaggio intercontinentale del Papa nel 2012: Cuba e altri Paesi dell'America Latina. Probabile una trasferta nel continente asiatico

Due volte in America Latina, due volte in Brasile. Benedetto XVI si è recato in America Latina, un tempo chiamato il "Continente della speranza", nel maggio 2007, visitando San Paolo del Brasile e quindi Aparecida, in occasione della riunione del Celam, il consiglio episcopale latinoamericano. Ora, dopo l’annuncio che la prossima Giornata Mondiale della Gioventù si terrà a Rio de Janeiro, anche il seconda viaggio latinoamericano del pontificato, nel 2013, dovrebbe avvenire nello stesso Paese, il Brasile. Nelle Chiese del "Continente della speranza" si discute della possibilità che il Papa possa aggiungere alla sua agenda, oltre a quelle al Brasile, anche un viaggio in una nazione latinoamericana di lingua ispanica. L’unico ad averne accennato pubblicamente, nei giorni scorsi, è stato l’arcivescovo de L’Avana, il card. Jaime Lucas Ortega y Alamino, il quale, in occasione del pellegrinaggio pubblico della Virgen de la Caridad del Cobre ha detto che "Cuba vive una primavera di fede", che il popolo si "avvicina alla Chiesa Cattolica". E ha anche rivelato di aver invitato il Papa a Cuba: "Sono stato da lui il giorno 14 agosto, a Castelgandolfo e ci ha detto: 'Se Dio vuole'. Non ci ha risposto di no, credo che abbia il desiderio di venire". Ortega ha aggiunto che il Papa "è un uomo di quasi 85 anni, che ha impegni e viaggi già stabiliti...Ma non ci ha detto di no". Le aperture del regime castrista verso la Chiesa, in questa fase del lunghissimo crepuscolo di Fidel, potrebbero davvero far ipotizzare un viaggio nell’isola caraibica? La possibilità di una trasferta latinoamericana nel secondo semestre del 2012 appare difficile, anche se in molti ci sperano. Nel caso però il Papa decidesse di farla, nonostante l’anno prossimo si considera molto più probabile un viaggio in Asia, ci sono anche altri Paesi a chiedere di essere visitati. Primo tra tutti il Messico, meta del primo, storico viaggio di Giovanni Paolo II nel gennaio 1979. Joseph Ratzinger è sempre rimasto profondamente colpito dal ruolo evangelizzatore assunto dall’evento guadalupano, l’apparizione della Madonna dalle fattezze meticce all’indio Juan Diego avvenuta nel 1531. Ma Città del Messico, capitale federale del Paese nonché sede del primate, sorge a 2400 metri di altitudine e i medici avrebbero sconsigliato al Pontefice di andarci. Un’altra possibile meta nel Paese potrebbe essere Guadalayara o Yucatan: in questo caso a fare un pellegrinaggio verso Benedetto XVI potrebbe essere l’immagine della Vergine di Guadalupe, formatasi nella "tilma", una sorta di mantello, dell’indio Juan Diego e conservata all’interno del santuario mariano più visitato del mondo. Un altro progetto prevederebbe un viaggio del Papa in Colombia, a Bogotà e Medellin, ma anche in questo caso ci sono i problemi legati all’altitudine. Infine, c’è chi ipotizza un itinerario che preveda Buenos Aires (Argentina), Santiago del Cile e un passaggio per Montevideo (Uruguay). Va ricordato che Benedetto XVI ha già declinato l’invito a recarsi nella Repubblica Dominicana, dove quest’anno si è festeggiato il cinquecentesimo anniversario dell’istituzione dell’arcidiocesi di Santo Domingo. E dunque non è facile immaginare che aggiunga una nuova e certamente faticosa trasferta intercontinentale il prossimo anno. Il Papa, nonostante l’età che avanza, ha mostrato di saper reggere bene le fatiche e gli impegni dei viaggi: quest’anno, dopo la Croazia e Madrid, per una GMG con il caldo torrido di agosto, lo aspettano ancora la Germania e il Benin, il suo seconda viaggio in Africa. "Ma ha anche la necessità – spiegano in Vaticano – di dosare le forze".

Andrea Tornielli, Vatican Insider

Il cordoglio di Benedetto XVI per le vittime dell’incidente ferroviario a Buenos Aires e del naufragio di un traghetto a largo di Zanzibar

Cordoglio di Benedetto XVI per le vittime di un incidente tra un autobus e un treno alla periferia di Bueons Aires, che martedì scorso ha causato la morte di 11 persone e oltre 200 feriti. In un telegramma al cardinale arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Bergoglio, a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il Papa esprime la sua vicinanza e assicura le sue preghiere a quanti sono stati colpiti da questa tragedia, in particolare ai familiari delle vittime. Il Pontefice assicura, infine, la sua confortatrice benedizione apostolica, come segno di speranza in Cristo Risuscitato. Profondo cordoglio di Benedetto XVI anche per le vittime del naufragio di un traghetto a largo di Zanzibar, in Tanzania, avvenuto nei giorni scorsi, nel quale sono morte almeno 200 persone. Nel telegramma a firma del card. Bertone, il Papa si dice rattristato dalla notizia di così tante vite umane spezzate. Il Pontefice esprime la sua vicinanza a quanti sono stati colpiti da questa tragedia e in particolare ai familiari e agli amici delle vittime. Il Papa invoca infine il Signore affinché offra consolazione a quanti sono nel dolore ed assicura le sue preghiere a tutta la popolazione della Tanzania.

Radio Vaticana

Dalla Torre: ingiusto chiamare in causa chi come il Papa, già da cardinale, si è distinto per denuncia dei preti pedofili e attenzione alle vittime

La denuncia di un gruppo di associazioni di vittime dei preti pedofili di Benedetto XVI, insieme al segretario di Stato vaticano card. Tarcisio Bertone e al suo predecessore, card. Angelo Sodano, oltre che al prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, card. William Joseph Levada, alla Corte penale internazionale dell’Aja per crimini contro l’umanità, ha poche probabilità di essere accettata, se non altro perché è dubbia la competenza della Corte in tale caso e, tra i 117 Paesi che hanno firmato il trattato costitutivo, non figura il Vaticano. Di sicuro, il ricorso è riuscito a far andare la vicenda sui giornali, dando visibilità a quanti l’hanno promosso. “I media – spiega all'genzia SIR il giurista Giuseppe Dalla Torre, rettore della Lumsa – hanno dato molta eco alla vicenda perché si tratta di un’iniziativa clamorosa, senza precedenti e per certi aspetti paradossale”. Il rettore la definisce “inutile enormità”, pur ricordando che dietro “possono esserci altri interessi”: da parte dei promotori “ce ne sono senz’altro di meramente economici”; inoltre “la presenza della Chiesa, e in particolare il Magistero di Benedetto XVI, non sono graditi a qualche parte ideologicamente o eticamente orientata in maniera diversa”. “Vi è, soprattutto nel mondo occidentale, una forte presenza anticattolica, e anzi si potrebbe dire che il pregiudizio anticattolico è l’unico ancora tollerato”. Proprio sulla pedofilia, però, “Benedetto XVI ha dato delle risposte forti – osserva il giurista – sia recentemente, sia quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Pertanto è ingiusto chiamare la Chiesa sul banco degli imputati: ci sono errori di singole persone, e queste devono pagare. Ma ancor più ingiusto è chiamare in causa chi, come Papa Benedetto, sia da cardinale sia da pontefice si è distinto per la denuncia dei preti pedofili e per un atteggiamento di umana e cristiana attenzione verso coloro che sono stati vittime di questi fatti”. Guardando, con gli occhi del diritto, la questione, “si tratta di un’iniziativa senza alcuna base giuridica – riprende Dalla Torre – sia perché la Santa Sede non ha firmato il trattato istitutivo, sia perché la giurisdizione di quest’autorità non si sostituisce a quella degli Stati, bensì funziona solo qualora gli Stati stessi non esercitino le loro funzioni. E non è questo il caso”, dal momento che i sacerdoti accusati di comportamenti pedofili, nei vari Paesi, sono stati perseguiti e, se colpevoli, condannati. In terzo luogo la fattispecie dell’accusa, “crimini contro l’umanità”, “comporta da un lato una notevole estensione numerica, come potrebbe essere una parte consistente del popolo di un determinato Paese, con l’intenzionalità e la consapevolezza di compiere un’azione collettiva diffusa”. Ma le vicende denunciate, commenta il giurista, “mi sembrano assolutamente non riconducibili” a questo requisito. Poi, aggiunge, “bisogna considerare – spostandosi dal diritto internazionale a quello canonico – che le Chiese particolari non sono realtà che hanno una dipendenza dalla Santa Sede: c’è autonomia, e dunque una responsabilità che non può essere trasmessa al soggetto ‘Santa Sede’. Non è come una holding, per la quale si arriva alla società madre che risponde di tutto: qui c’è una responsabilità del vescovo diocesano – o del superiore, laddove si tratti di ordini religiosi – che per il diritto canonico ha la pienezza dei poteri”. “Serve una vera opera d’informazione per rendere giustizia a quanto fatto dal Pontefice”, rileva in una nota l’Aiart, associazione di spettatori radiotelevisivi.

SIR

Il Papa in Germania. Portate tipiche del Land durante la tappa a Friburgo. Il coordinatore: Benedetto XVI tiene molto ad essere un ospite modesto

Tafelspitz, una specie di bollito, con patate e verdure e semifreddo alla cannella fatto in casa: sono portate tipiche del Land del Baden Wuerttemberg, che saranno servite a Papa Benedetto XVI durante il soggiorno al seminario dell'arcidiocesi di Friburgo (foto) il prossimo 24 e 25 settembre, ultima tappa del viaggio apostolico in Germania. Ma, giura lo chef in carica Michael Barz, Joseph Ratzinger "riceverà le stesse pietanze preparate per i seminaristi". Il trattamento che aspetta il Papa sarà uguale a quello degli altri seminaristi in tutto e per tutto: "Il Papa sarà uno dei nostri e si inserirà nel nostro ambiente. Ci tiene molto - ha spiegato il coordinatore Michael Gerber allo Stuttgarter Nachrichten - a essere un ospite modesto". Benedetto XVI, che arriverà a Friburgo, sud-ovest della Germania, dopo avere essere stato a Berlino e in Turingia, abiterà e mangerà nel seminario. La stanza che gli hanno riservato non ha niente di speciale, non è previsto alcun extra secondo il giornale, e i circa 70 seminaristi e collaboratori che frequentano l'istituto potranno rimanere durante il weekend in cui sarà presente il Pontefice.

TMNews