giovedì 18 novembre 2010

A Roma 150 cardinali per il Concistoro. Domani la giornata di riflessione e preghiera. Lombardi: espressione della collegialità della Chiesa

Circa 150 cardinali su un totale di 203, di cui 121 elettori, saranno domani in Vaticano per una giornata ''di riflessione e di preghiera'' con Papa Benedetto XVI, con cui condivideranno anche il pranzo, alla vigilia del Concistoro ordinario pubblico di sabato, durante il quale verranno creati 24 nuovi cardinali. A dare qualche dettaglio sulla riunione dei 'principi della Chiesa' è stato oggi il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, in un'intervista alla Radio Vaticana. Tema principale della giornata che, ha spiegato, è ''espressione'' della collegialità nella Chiesa, a cui il Papa ''tiene molto'', sarà quello della libertà religiosa nel mondo, a cui il segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone, dedicherà la sua relazione introduttiva. ''Questo è certamente il tema che richiederà anche la maggior parte del tempo a disposizione in questa giornata, e su cui quindi ci sarà anche più ampia riflessione e discussione'', ha sottolineato Lombardi. Gli altri temi in agenda, pedofilia del clero, rapporti con gli anglicani, i dieci anni del documento 'Dominus Iesus', la Liturgia,''verranno introdotti da brevi comunicazioni'' ma il tempo per gli interventi dei cardinali sarà ''molto limitato'' perchè ''i quattro temi sono molto consistenti, ma pure numerosi, per una sola giornata''. ''Pensando al tempo relativamente limitato di una giornata e a questa molteplicità di argomenti, ha precisato il portavoce vaticano, non c'è da aspettarsi la produzione di documenti del Collegio cardinalizio su questi temi; si tratta di una comunicazione-informazione-chiarificazione-riflessione su alcune questioni, ma certo non di un approfondimento particolarmente sviluppato. Alla fine della giornata, quindi, ci si può aspettare un comunicato informativo sintetico da parte della Sala Stampa, ma non certo un documento che affronti tutti questi argomenti''. Non è la prima volta che il Collegio cardinalizio si riunisce per una simile giornata di confronto e discussione: ''E' già avvenuto alcune volte, in passato, con questo Papa - c'è già stata un'iniziativa simile in occasione del Concistoro del 2007 - e anche con Giovanni Paolo II - ha ricordato Lombardi -, che pure aveva invitato i cardinali per giornate di questo genere. Il Papa partecipa, ascolta molto attentamente, sia gli interventi previsti sia quello che i cardinali presenti intenderanno dire o chiedere come spiegazioni''.

Asca

Il Papa riceve l'arcivescovo di Canterbury Williams: l'accoglienza di anglicani nella Chiesa Cattolica non un atto aggressivo ma una mossa profetica

Papa Benedetto XVI ha avuto questa mattina due colloqui privati con l'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams (foto), primate della Comunione Anglicana, e con Sua Eminenza Ioannis Zizioulas, Metropolita ortodosso di Pergamo. I due hanno partecipato ieri alla cerimonia per i 50 anni dalla fondazione del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani. E' attesa per domani l'annuncio, da parte dell'arcivescovo di Westminster, mons. Vincent Nichols, dei dettagli che porteranno all'ingresso nella Chiesa Cattolica di cinque vescovi anglicani inglesi, con la costituzione di un Ordinariato come previsto dalla Costituzione Apostolica "Anglicanorum Coetibus". La decisione del Papa di aprire le porte della Chiesa Cattolica a gruppi di anglicani tradizionalisti e la conseguente creazione di un ordinariato 'ad hoc' non è un "atto aggressivo", "teso a destabilizzare le relazioni delle Chiese", secondo il primate anglicano. "Rimane da vedere quanto grande è il movimento di cui stiamo parlando", afferma l'arcivescovo di Canterbury in un'intervista alla Radio Vaticana. Si tratta di una mossa profetica? "Forse sì - risponde Williams - nel senso che la Chiesa romana sta dicendo che ci sono modi di essere cristiani nella Chiesa occidentale che non sono limitati dalla storica identità cattolico-romana". Quanto al recente annuncio di cinque vescovi inglesi che hanno lasciato la Chiesa anglicana per entrare in quella cattolica, l'arcivescovo di Canterbury spiega: ''Chiaramente la mia reazione alle loro dimissioni è stato di dolore e rispetto - so le riflessioni che hanno fatto, soprattutto dei due che erano miei suffraganei, ne abbiamo parlato, ci abbiamo lavorato sopra assieme, e ci siamo salutati con preghiere e benedizioni, quindi non c'è nessun rancore''. Williams si è anche soffermato sul recente viaggio di Benedetto XVI in Inghilterra e Scozia: ''Penso che i frutti ecumenici siano stati molto convincenti: un paio di settimane dopo la visita, infatti, io e l'arcivescovo Vincent Nichols siamo stati insieme ad altre persone all'incontro delle Black majority Churches a Londra e molte di esse hanno dichiarato quanto la visita del Papa le abbia confermate e quanto abbiano sentito quella visita profondamente significativa per i cristiani di tutto il Paese. Certamente è presente in maniera molto forte nell'arcivescovo Vincent e in me il bisogno di continuare a costruire su quello che abbiamo raggiunto finora. Quindi, credo che i frutti continuino ad essere molto positivi''.

Il Papa nel Regno Unito. Il nunzio: il successo nella sua umiltà e nel suo messaggio. I giovani ricordano il viaggio e i 'salti di fede' compiuti dopo

Nel suo breve intervento ai vescovi cattolici inglesi riuniti in questi giorni in Assemblea plenaria, in cui ha motivato l’addio all'incarico di nunzio apostolico nel Regno Unito per motivi di salute, mons. Faustino Sainz Muñoz ha ricordato il recente viaggio apostolico del Santo Padre in questo Paese. “Sono stato molto contento di essere presente a tali eventi di grande importanza. L'umiltà del Papa, il suo messaggio e la sua presenza mite hanno fatto il successo di questa visita”. Ed ha aggiunto: “La visita del Papa ha mostrato che la Chiesa Cattolica in questo Paese è forte. Vi posso assicurare che la comunità cattolica del Regno Unito sarà sempre nel mio cuore. Grazie a ognuno di voi". Domenica 21 novembre, la Chiesa Cattolica di Inghilterra e Galles celebrerà la “National Youth Sunday”, la domenica dei giovani. Il tema scelto per il 2010 è “Leap of faith”, ovvero “Salto di fede”, dedicato al viaggio apostolico del Papa nel Regno Unito e al motto del card. Henry Newman che il Papa ha scelto come tema del suo viaggio “Il cuore parla al cuore”. Nel sito www.nationalyouthsunday.org.uk si possono scaricare riflessioni, attività, liturgia e musica, ma anche un video sul viaggio di Benedetto XVI e podcasts fatti da giovani per i giovani della diocesi di Clifton, molto attiva nel settore dei media. Nei podcasts i giovani raccontano dei loro “salti di fede” compiuti dopo il viaggio del Papa. “La visita ha riconfermato la mia fede”, dice Gerard di Bristol. E intanto il loro sguardo è già fissato alla Giornata Mondiale della Gioventù. Olivia di Bristol dice: “E’ incredibile. Ho avuto questa opportunità di andare a Madrid. Non vedo l’ora”.

SIR

Lombardi: l'ordinazione illecita e la pressione sui vescovi in comunione con il Papa in Cina gravi violazioni della libertà religiosa e di coscienza

La Santa Sede ha comunicato al Governo della Repubblica Popolare Cinese che riterrebbe illecita e pregiudizievole per le relazioni bilaterali l'ordinazione episcopale di padre Joseph Guo Jincai, prevista per questi giorni nella provincia dell'Hebei, nel nord del Paese. La presunta pressione di funzionari governativi su vescovi in comunione con il Papa perché assistano a questa ordinazione costituirebbe inoltre una grave violazione della libertà religiosa e di coscienza, ha spiegato questo giovedì il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. “La Santa Sede è preoccupata per le informazioni di Mainland China secondo le quali vari Vescovi in comunione con il Papa vengono costretti da funzionari del Governo ad assistere a un'ordinazione episcopale illecita a Chengde, nel nord-est dell'Hebei, che si dice programmata verso il 20 novembre”, segnala il comunicato di padre Lombardi. “Se queste informazioni fossero vere, allora la Santa Sede considererebbe tali azioni come gravi violazioni della libertà religiosa e della libertà di coscienza”, indica il testo. La Santa Sede ha spiegato che “un'ordinazione di questo tipo verrebbe considerata illecita e pregiudizievole per le relazioni costruttive che si sono andate sviluppando negli ultimi tempi tra la Repubblica Popolare Cinese e la Santa Sede”. “La Santa Sede, inoltre, conferma che padre Joseph Guo Jincai non ha ricevuto l'approvazione del Santo Padre per essere ordinato vescovo della Chiesa Cattolica”. “La Santa Sede, interessata a sviluppare relazioni positive con la Cina, ha contattato le autorità cinesi su tale questione e ha espresso chiaramente la propria posizione”, conclude il testo. Il vescovo candidato, Joseph Guo Jincai, è il vicesegretario generale dell'Associazione Patriottica Cattolica Cinese e rappresentante cattolico del Parlamento cinese, secondo quanto ha reso noto l'agenzia Ucanews. Vari vescovi dell'Hebei in comunione con Roma si trovano in luoghi sconosciuti, e diversi sacerdoti hanno espresso la propria preoccupazione per il fatto di non poterli contattare. Il vescovo Joseph Li Liangui di Cangzhou (Xianxian), che nel 2006 è stato costretto ad assistere a un'ordinazione episcopale illecita ma è riuscito a fuggire dalla chiesa in cui si celebrava, ha lasciato l'episcopato con alcuni funzionari governativi il 12 novembre e ora non risponde al telefono cellulare. Il vescovo coadiutore Francis An Shuxin di Baoding, un ex vescovo clandestino che esercitava il suo ministero apertamente dal 2006, ha dichiarato alcuni giorni fa che insieme ad altri vescovi dell'Hebei si trova in una “situazione difficile”. Il presule, di 61 anni, afferma che i funzionari governativi stanno esercitando pressioni su di loro perché vadano a Chengde, ma insiste sul fatto che non assisteranno mai a un'ordinazione illecita. Creata dall'autorità cinese nel 1955, Chengde non è riconosciuta come diocesi dal Vaticano. Ha sei sacerdoti, 15 suore, 16 parrocchie e 20.000 laici.

Zenit

Il Papa: nel campo della salute importante instaurare una giustizia distributiva che garantisca alla base di bisogni oggettivi cure adeguate a tutti

“Il mondo della salute non può sottrarsi alle regole morali che devono governarlo affinché non diventi disumano”: è il forte appello di Benedetto XVI nel messaggio indirizzato ai partecipanti alla XXV Conferenza internazionale del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, apertasi questa mattina in Vaticano. L’assise che si concluderà domani è incentrata sul tema “Per una cura della salute equa ed umana alla luce dell’Enciclica Caritas in veritate”. Nel messaggio, letto dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il Pontefice chiede ai governi e alle istituzioni internazionali di favorire l’accesso alle cure sanitarie a tutti, specie ai più bisognosi. “E’ necessario operare con maggiore impegno a tutti i livelli, affinché il diritto alla salute sia reso effettivo”: è quanto chiede Benedetto XVI, che incoraggia tutti gli uomini di buona volontà a “dare un volto davvero umano ai sistemi sanitari”. E ciò perché, anche nel campo della salute, “è importante instaurare una vera giustizia distributiva che garantisca a tutti, sulla base dei bisogni oggettivi, cure adeguate”. Il Messaggio sottolinea che il servizio ai malati e sofferenti è parte integrante della missione del cristiano. “Si promuove la giustizia – afferma il Papa – quando si accoglie la vita dell’altro e ci si assume la responsabilità per lui, rispondendo alle sue attese, perché in lui si coglie il volto stesso del Figlio di Dio”. Il Papa mette poi in guardia dal rischio di trasformare la salute in “consumismo farmacologico, medico e chirurgico, diventando quasi un culto per il corpo”, mentre permane la difficoltà per milioni di persone “ad accedere a condizioni di sussistenza minimali e a farmaci indispensabili per curarsi”. Il Pontefice ribadisce dunque che la giustizia sanitaria “deve essere fra le priorità nell’agenda dei Governi e delle Istituzioni internazionali. Purtroppo, accanto a risultati positivi e incoraggianti, vi sono opinioni e linee di pensiero che la feriscono: mi riferisco a questioni come quelle connesse con la cosiddetta ‘salute riproduttiva’, con il ricorso a tecniche artificiali di procreazione comportanti distruzione di embrioni, o con l’eutanasia legalizzata”. Il Papa avverte che “la tutela della vita dal suo concepimento al termine naturale, il rispetto della dignità di ogni essere umano, vanno sostenuti anche controcorrente”. I valori etici fondamentali, ribadisce, “sono patrimonio comune della moralità universale e base della convivenza democratica”. Infine, l’invito ad una “profonda conversione dello sguardo interiore” sul mondo. Benedetto XVI rileva che “occorre lo sforzo congiunto di tutti, ma occorre anche e soprattutto una profonda conversione dello sguardo interiore. Solo se si guarda al mondo con lo sguardo del Creatore, che è sguardo d’amore – scrive il Papa – l’umanità imparerà a stare sulla terra nella pace e nella giustizia”. Il Papa ha quindi auspicato che anche in campo sanitario si adotti un “modello di sviluppo fondato sulla centralità dell’essere umano, sulla promozione e condivisione del bene comune, sulla responsabilità, sulla consapevolezza del necessario cambiamento degli stili di vita e sulla prudenza, virtù che indica gli atti da compiere oggi, in previsione di ciò che può accadere domani”. In conclusione, Benedetto XVI non manca di rivolgere un pensiero affettuoso ai malati, esprimendo loro vicinanza e chiedendo di vivere la malattia come un’occasione di grazia “per crescere spiritualmente e partecipare alle sofferenze di Cristo per il bene del mondo”.

Radio Vaticana, SIR

Il Papa: urgenza di ravvivare l’interesse ecumenico e di dare nuova incisività ai dialoghi davanti a sfide inedite. L’unità non la facciamo noi ma Dio

Il dialogo ecumenico ha compiuto “molta strada” in 50 anni, ma ha bisogno di ritrovare slancio soprattutto in Occidente, senza dimenticare che l’unità dei cristiani la costruisce Dio e non un’abile capacità di negoziato o di compromesso. Con questi concetti, Benedetto XVI si è rivolto questa mattina in udienza all'Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani sul tema "Verso una nuova tappa del dialogo ecumenico", che ieri ha festeggiato i 50 anni di costituzione del dicastero. L’unità dei cristiani “non la ‘facciamo noi’, la ‘fa’ Dio”. L’affermazione del Papa è il baricentro di un discorso che, al di là di alcune riflessioni celebrative legate alla storia, inquadra con molta chiarezza lo stato del cammino ecumenico per ciò che riguarda il presente e il futuro prossimo. Le prime parole di Benedetto XVI sono state di riconoscenza per la decisione con cui 50 anni fa il Beato Giovanni XXIII dava vita al Segretariato per la Promozione per l’Unità dei Cristiani, poi trasformato da Giovanni Paolo II, nel 1988, in Pontificio Consiglio: “Fu un atto che costituì una pietra miliare per il cammino ecumenico della Chiesa cattolica. Nel corso di cinquant’anni è stata percorsa molta strada...Sono cinquant’anni in cui si è acquisita una conoscenza più vera e una stima più grande con le Chiese e le Comunità ecclesiali, superando pregiudizi sedimentati dalla storia; si è cresciuti nel dialogo teologico, ma anche in quello della carità; si sono sviluppate varie forme di collaborazione, tra le quali, oltre a quelle per la difesa della vita, per la salvaguardia del creato e per combattere l’ingiustizia, importante e fruttuosa è stata quella nel campo delle traduzioni ecumeniche della Sacra Scrittura”. Lungo l’elenco dei nomi dei titolari del dicastero ringraziati dal Papa per averne retto le sorti in mezzo secolo e, con loro, tutti i membri che a vario titolo ne hanno fatto e ne fanno parte. Quindi, l’attenzione del Pontefice si è spostata al presente, in particolare al lavoro dell’“Harvest Project” col quale, ha detto, si intende “tracciare un primo bilancio dei dialoghi teologici” conseguiti “con le principali Comunità ecclesiali” dal Concilio Vaticano II in qua. Con una indicazione ben precisa rispetto “al cammino verso l’unità”: “Oggi alcuni pensano che tale cammino, specie in Occidente, abbia perso il suo slancio; si avverte, allora, l’urgenza di ravvivare l’interesse ecumenico e di dare una nuova incisività ai dialoghi. Sfide inedite, poi, si presentano: le nuove interpretazioni antropologiche ed etiche, la formazione ecumenica delle nuove generazioni, l’ulteriore frammentazione dello scenario ecumenico”. “È essenziale prendere coscienza di tali cambiamenti”, ha raccomandato Benedetto XVI, ricordando al contempo i punti cruciali toccati oggi con gli ortodossi e con le Antiche Chiese Orientali: con i primi, “il ruolo del Vescovo di Roma nella comunione della Chiesa”, mentre con le altre la constatazione di aver preservato “un prezioso patrimonio comune”, nonostante “secoli di incomprensione e di lontananza”. Proseguire su questa strada è un impegno che resta “fermo” purché, ha osservato schiettamente il Papa, non lo si faccia pensando sia sufficiente solo “l’abilità di negoziare”, né una “maggiore capacità di trovare compromessi”. “L’azione ecumenica ha un duplice movimento. Da una parte la ricerca convinta, appassionata e tenace per trovare tutta l’unità nella verità, per escogitare modelli di unità, per illuminare opposizioni e punti oscuri in ordine al raggiungimento dell’unità. E questo nel necessario dialogo teologico, ma soprattutto nella preghiera e nella penitenza, in quell’ecumenismo spirituale che costituisce il cuore pulsante di tutto il cammino: l’unità dei cristiani è e rimane preghiera, abita nella preghiera”. Dall’altra parte, ha concluso Benedetto XVI, non deve mai offuscarsi questo semplice assunto: “L’unità non la ‘facciamo noi’, la ‘fa’ Dio: viene dall’alto, dall’unità del Padre con il Figlio nel dialogo di amore che è lo Spirito Santo; è un prendere parte all’unità divina. E questo non deve far diminuire il nostro impegno...Alla fine, anche nel cammino ecumenico, si tratta di lasciare a Dio quello che è unicamente suo e di esplorare, con serietà, costanza e dedizione, quello che è nostro compito, tenendo conto che al nostro impegno appartengono i binomi di agire e soffrire, di attività e pazienza, di fatica e gioia”.

Radio Vaticana