giovedì 16 agosto 2012

Il Papa: cresca aiuto spirituale e sostegno alle coppie in difficoltà nell’accogliere una nuova vita e alle famiglie provate dal dramma dell’aborto

Benedetto XVI ha inviato un messaggio ai partecipanti al 301° Pellegrinaggio a piedi da Varsavia al Santuario di Czestochowa, in occasione del 25° anniversario dell’iniziativa, in difesa della vita, chiamata “Opera per l’adozione spirituale del concepito”. Si tratta di un’iniziativa di preghiera, che dura nove mesi, sull’intenzione di tutelare la vita nascente minacciata nel seno materno. Il testo del messaggio è stato letto, ieri mattina, dal cardinale arcivescovo di Varsavia, Kazimierz Nycz, durante la Messa per i pellegrini celebrata presso il Santuario mariano. Nel messaggio, il Papa esprime il proprio apprezzamento per le persone impegnate nell’“Opera per l’adozione spirituale del concepito” che, con profonda fede, promuovono i valori evangelici della vita e dell’amore per contrastare la minaccia dell’aborto come anche le altre minacce alla vita. Benedetto XVI auspica, inoltre, che l’impegno dell’Opera possa penetrare sempre più nei cuori degli uomini affinché cresca l’aiuto spirituale ai bambini la cui vita è minacciata come anche il sostegno alle coppie in difficoltà nell’accogliere una nuova vita e alle famiglie provate dal dramma dell’aborto. Nel 25° dell’Opera, che si celebra sul tema “La Chiesa – casa della vita”, il Papa esprime quindi l’auspicio che tale iniziativa possaessere occasione di approfondimento dei legami personali e comunitari con Cristo, riconosciuto in ogni bambino concepito. L’“Opera per l’adozione spirituale del concepito” è nata nel 1987 a Varsavia, per iniziativa di un gruppo pastorale legato ai pellegrinaggi al Santuario di Czestochowa. L’Opera si è diffusa poi in tutta la Polonia, diffondendosi in seguito anche all’estero.

Radio Vaticana

Anno della fede. Un anno speciale visto e vissuto dalla Chiesa tedesca. Le direttive indicate di persona del Papa: prima la fede, poi le strutture

L'Anno della fede visto e vissuto dalla Chiesa tedesca sarà un anno speciale. Non solo è tedesco il Papa che l’ha indetto, e tedesco il nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, caso unico nella storia. Ma è la Germania stessa, con tutto il suo peso, a essere un caso esemplare della secolarizzazione che ha investito brutalmente l’Europa, del nord e non solo. Durante questo Pontificato non sono mancati i sommovimenti, avvertiti fino a Roma. Come il memorandum firmato da un gruppo di 143 esponenti di diverse facoltà di teologia, che partendo dallo scandalo degli abusi sessuali commessi in alcune strutture ecclesiali hanno proposto un nuovo inizio per la Chiesa tedesca all’insegna di una rottura: tra le altre cose, con il magistero nel campo dell’etica sessuale, con la struttura gerarchica della Chiesa stessa, con il celibato sacerdotale. Ma anche nella lettera sulla remissione della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani, quella in cui Benedetto XVI ha ricordato che "in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento", qualcuno ha scorto un riferimento ad ambienti e personalità del cattolicesimo tedesco in queste parole drammatiche: "Sono rimasto rattristato dal fatto che anche cattolici, che in fondo avrebbero potuto sapere meglio come stanno le cose, abbiano pensato di dovermi colpire con un’ostilità pronta all’attacco". Proprio in Germania, infatti, nonostante la presenza della Fraternità sacerdotale di San Pio X sia assai minore che in Francia, e più accomodante, il tentativo di superare lo scisma operato da Lefebvre ha scatenato reazioni polemiche. A una comunità ecclesiale gloriosa e complessa, attraversata ancora da istanze di rinnovamento traumatico e da tensioni risalenti agli anni ’60 e ’70, ma che contemporaneamente ha dato alla Chiesa universale un Pontefice e uno dei maggiori teologi contemporanei, a una Chiesa che ha visto un’erosione costante delle vocazioni e dello stesso numero dei fedeli (150 i nuovi seminaristi registrati nel 2011, 100mila i cattolici in meno ogni anno a partire dal 2000) ma che continua ad avere un grande slancio caritativo (450 i milioni di euro donati per progetti di carità e missionari nei cinque continenti), Benedetto XVI ha indicato di persona le direttive per vivere l’Anno della fede. L’ha fatto nel suo viaggio apostolico in Germania nel settembre dell’anno scorso e nei discorsi che ha pronunciato. In uno in particolare, quello al consiglio del Comitato centrale dei cattolici, ha voluto toccare un punto dolente. La Chiesa tedesca è "organizzata in modo ottimo, ma – ha chiesto Papa Ratzinger – dietro le strutture vi si trova anche la relativa forza spirituale, la forza della fede nel Dio vivente? Sinceramente dobbiamo dire che c’è un’eccedenza delle strutture rispetto allo Spirito". Il senso teutonico per l’ordine e l’organizzazione ha fatto delle 27 diocesi, delle curie e del loro "indotto" macchine efficientissime e imponenti. Con 1,2 milioni di addetti, la Chiesa cattolica e quella evangelica sono insieme il secondo datore di lavoro in Germania dopo l’amministrazione pubblica. La Chiesa Cattolica dà lavoro in particolare a circa 650mila persone di cui 500mila impegnate nella Caritas. Per questa sproporzione tra apparato e fede autenticamente vissuta, che riguarda anche il mondo della teologia, di cui la Germania continua a essere una riserva di prima grandezza per autori, pubblicazioni e facoltà, così come per il rischio di prestare eccessiva attenzione a questioni in fondo secondarie, è venuto il monito del Papa: "La
vera crisi della Chiesa nel mondo occidentale è una crisi di fede. Se non arriveremo a un vero rinnovamento nella fede, tutta la riforma strutturale resterà inefficace".


Avvenire

Magistero del Papa sul perdono: non é ignorare ma trasformare, Dio deve opporre all’oceano dell’ingiustizia un oceano più grande del bene e dell’amore

Il perdono è la notizia quotidiana di cui avrebbe bisogno il mondo: ce lo ricorda il Vangelo odierno in cui Gesù invita Pietro a perdonare il fratello che commette colpe contro di lui fino a settanta volte sette, cioè sempre. Ma cosa è il perdono? “Nulla può migliorare nel mondo – afferma Benedetto XVI - se il male non è superato. E il male può essere superato solo con il perdono. Certamente, deve essere un perdono efficace. Ma questo perdono può darcelo solo il Signore. Un perdono che non allontana il male solo a parole, ma realmente lo trasforma”.
“Perdonare non é ignorare ma trasformare: cioè Dio deve entrare in questo mondo e opporre all’oceano dell’ingiustizia un oceano più grande del bene e dell’amore” (24 luglio 2009, Celebrazione dei Vespri nella Cattedrale di Aosta).
“Non c’è giustizia senza perdono”, ricorda il Papa, ma nello stesso tempo “il perdono non sostituisce la giustizia” e non significa “negazione del male” né deve far venire meno la “denuncia della verità del peccato”. Il concetto di perdono nel cristianesimo fa nascere “una nuova idea di giustizia” che non si limita a punire ma riconcilia e guarisce di fronte ai contrasti nelle relazioni umane, spesso anche familiari, dove “siamo portati a non perseverare nell’amore gratuito, che costa impegno e sacrificio”.
“Invece, Dio non si stanca con noi, non si stanca mai di avere pazienza con noi e con la sua immensa misericordia ci precede sempre, ci viene incontro per primo” (Udienza generale, 30 maggio 2012).
Perdonare settanta volte sette, dice Gesù, perché anche noi abbiamo bisogno di essere perdonati sempre, anche se non lo percepiamo.
“Gesù...ci invita al difficile gesto di pregare anche per coloro che ci fanno torto, ci hanno danneggiato, sapendo perdonare sempre, affinché la luce di Dio possa illuminare il loro cuore; e ci invita a vivere, nella nostra preghiera, lo stesso atteggiamento di misericordia e di amore che Dio ha nei nostri confronti: 'rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori', diciamo quotidianamente nel 'Padre nostro'” (Udienza generale, 15 febbraio 2012).

Radio Vaticana

L'assegno trovato in casa di Paolo Gabriele intestato a Benedetto XVI destinato all'Obolo di San Pietro. Recuperato, è stato regolarmente incassato

L’assegno di 100.000 euro trovato, durante una perquisizione, nella casa dell’ex maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele (nella foto con Benedetto XVI), è stato emesso da Josè Luis Mendoza, presidente della Università Cattolica di Murcia (UCAM) in Spagna. Lo riporta il sito on line del quotidiano spagnolo El Correo. Mendoza, che aveva firmato e intestato l’assegno a Sua Santità Papa Benedetto XVI-Obolo di San Pietro, destina ogni anno una donazione al Vaticano per i poveri e bisognosi. Mendoza ha dichiarato di aver lavorato per più di 15 anni nell’Obolo di San Pietro e che la Fondazione San Antonio, titolare della Università, ha donato più di 50 milioni di euro alla Caritas, Mani Unite, Cristiani di Gerusalemme e ad altre organizzazioni cattoliche. “Non conosco Paolo Gabriele – ha detto Mendoza – se ha rubato l’assegno è uno sfrontato, è l’unica cosa che posso dire”. Il preside della Ucam ha dichiarato di essere rimasto molto sorpreso alla notizia che l’assegno era stato trovato in casa del maggiordomo del Papa, e per questo chiede che l’entourage del Pontefice presti una maggiore attenzione. Mendoza ha anche reso noto che la Polizia ha restituito l’assegno al Vaticano, che successivamente lo ha incassato. L’assegno doveva essere dato direttamente al Papa durante la sua visita a L’Avana (Cuba) ma la Nunziatura avvertì Mendoza che il Papa tardava ad arrivare, così il presidente dell’Ucam decise di consegnarlo al rappresentante apostolico. Il giornale spagnolo scrive che Paolo Gabriele, non ha mai avuto rapporti con la ricca Università Cattolica di Murcia e tantomeno con Mendoza, uno dei laici con maggiore influenza nella Santa Sede, che ha incontrato periodicamente e privatamente sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI. Mendoza è consulente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, sua moglie e i suoi 14 figli fanno parte del Cammino Neocatecumenale. Con origini nel 1996, l’Università Cattolica San Antonio di Murcia ha visto autorizzata la sua organizzazione di studi ufficiali nel 1999 e la sua omologazione da parte del Governo centrale nel 2000. Questa istituzione, diretta e gestita dalla Fondazione Universitaria San Antonio, ha sede nel monastero degli Jeronimos ed è conosciuta in alcuni settori come il ‘Piccolo Vaticano’.

Blitz quotidiano

Patriarca Kirill: ancora presto per un incontro con il Papa. Chiesa Ortodossa serba conferma che non lo inviterà per i 1700 anni dell'Editto di Milano

I tempi non sono ancora maturi per un incontro tra il capo della Chiesa Cattolica, Papa Benedetto XVI, e quello della Chiesa russo-ortodossa, il Patriarca Kirill. Ad affermarlo è stato quest'ultimo oggi, poco prima di partire per la delicata visita dal 16 al 19 agosto in Polonia. "Sarebbe abbastanza possibile in questo momento, ma è ancora presto per fissare una data", ha detto il Patriarca di tutte le Russie parlando coi media polacchi alla vigilia della partenza per la Polonia, paese fortemente cattolico. Kirill ha comunque evocato una sintonia tra le due Chiese. "Una riconfigurazione rivoluzionaria dell'intero pianeta della vita spirituale è in corso oggi", ha affermato Kirill. "Le Chiese Ortodossa e Cattolica - ha continuato - sono alleate e la pensano ampiamente allo stesso modo sulla difesa dei valori cristiani nella vita dell'Europa e sulla promozione delal cultura cristiana in Europa e nel mondo".
Intanto la Chiesa Ortodossa serba ha reagito con un comunicato, il 14 agosto, alla notizia riportata da diversi organi di stampa serbi e croati, tra cui dall’agenzia cattolica di notizie IKA, che fanno riferimento ad una possibile viaggio di Benedetto XVI in Serbia, in occasione del 1700° anniversario dell’Editto di Milano che sarà celebrato a Nis nel 2013. Nel comunicato, firmato da Irinej, vescovo di Backa, si chiede agli organi di stampa di rispettare i fatti senza creare false impressioni riguardo una presenza di Papa Ratzinger alle celebrazioni serbe. Nel comunicato si ricorda che il Santo Padre Benedetto XVI non ha mai espresso, in modo ufficiale o ufficioso, direttamente o indirettamente, e nemmeno in altri modi, un suo desiderio di recarsi in Serbia. Per la Chiesa Ortodossa serba quindi la questione non si pone e perciò non c’è stata neanche opposizione alla venuta del Papa. Il vescovo di Backa ribadisce la decisione unanime del Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Serba di invitare, alle celebrazioni dell’Editto di Milano, tutti i Capi delle Chiese Ortodosse, delegazioni e rappresentanti delle altre denominazioni cristiane (escludendo i loro Capi).

TMNews, Il Sismografo

Il Patriarca Kiril in Polonia. In attesa di incontrare il Papa

Su Vatileaks il confronto tra due linee: il Papa vuole trasparenza ad ogni costo pur di neutralizzare l'immagine di un Vaticano avvolto nei misteri

Sin da quando è scoppiato il caso Vatileaks e sono scattate le indagini che hanno portato al rinvio a giudizio del maggiordomo del Papa e del tecnico informatico, Claudio Sciarpelletti (che aveva facoltà di riparare i computer dell'appartamento pontificio), è emerso chiaramente di come ai piani alti del Palazzo Apostolico si stessero confrontando due linee. La prima fortemente incoraggiata dal Papa orientata a garantire trasparenza e a fare uscire il marcio, a qualunque costo pur di neutralizzare una volta per tutte l'immagine cliché di un Vaticano perennemente avvolto nei misteri; la seconda, invece, decisamente più portata a gestire "ad intra" le informazioni, a favore della ragion di stato, per arginare gli scandali e cercare di mettere il silenziatore su una vicenda apparsa da subito piuttosto ingombrante. E così nonostante i diffusi rinvii e le anomalie che, sotto certi aspetti, ha presentato l'indagine, compresa la decisione di pubblicare la sentenza con una sfilza di omissis sui nomi dei testimoni e dei presunti complici del maggiordomo Paoletto, in Vaticano si è fatta strada la percezione che occorre andare fino in fondo. Che la vicenda non si può concludere solo con il processo autunnale dei due imputati. Perché le indagini sulla ormai famosa "rete dei corvi" (fu Paolo Gabriele in una intervista televisiva, opportunamente camuffato, a parlare di almeno venti persone coinvolte) proseguiranno sicuramente dopo la pausa estiva. Si dice che i gendarmi stiano utilizzando una tecnologia molto sofisticata, prestata loro dai servizi segreti di altri Stati, in grado di setacciare tutte le mail (anche quelle molto vecchie) partite dai server d'Oltretevere. Ciò permetterebbe di ricostruire la ragnatela delle relazioni e arrivare a completare il quadro. "Il Papa vuole che si vada avanti. E andrà fino in fondo" assicura una autorevole fonte. Tra l’altro sembra assai probabile che in concomitanza del processo di Paoletto in autunno, Benedetto XVI sia orientato a rendere note anche le conclusioni delle indagini amministrative svolte con discrezione dai tre cardinali incaricati di portare avanti una ricerca parallela a quella della magistratura. Si tratta di una trentina di pagine scritte dai cardinali Herranz, Tomko e De Giorgi in cui vengono evidenziate le aree deboli del complesso sistema curiale. In attesa di sviluppi gli interrogativi si sprecano su come sia potuto nascere un problema del genere. Intanto ci si interroga sull’equilibrio psicologico di Paolo Gabriele per ben due volte sottoposto ad una perizia psichiatrica durante i 60 giorni di carcerazione preventiva. I magistrati hanno chiesto due perizie, una a Tatarelli e una al professor Tonino Cantelmi della Gregoriana. A giudizio di Tatarelli i disturbi psichici emersi dalle perizie non abolirebbero "la coscienza e la libertà dei propri atti da parte dell'indagato". Secondo la perizia di Cantelmi invece la personalità di Gabriele è "affetta da un’identità incompleta ed instabile, da suggestionabilità, da sentimenti di grandiosità". Non solo. La "deformazione dei processi ideativi porta ad una incapacità d'intendere e di volere". Ma questa perizia non è stata condivisa dai giudici Bonnet e Picardi: di qui il rinvio a giudizio dell'ex maggiordomo.

Franca Giansoldati, Il Messaggero