lunedì 24 gennaio 2011

Bagnasco: in Italia evidente disagio morale, chi assume un mandato politico sia consapevole della misura e sobrietà, disciplina e onore che comporta

In Italia si respira “un evidente disagio morale”. Per questo “è necessario fermarsi – tutti – in tempo, fare chiarezza in modo sollecito e pacato, e nelle sedi appropriate, dando ascolto alla voce del Paese che chiede di essere accompagnato con lungimiranza ed efficacia senza avventurismi, a cominciare dal fronte dell’etica della vita, della famiglia, della solidarietà e del lavoro”. Questo, in sintesi, il “profilo interiore” del nostro Paese, tracciato dal card. Angelo Bagnasco (nella foto con Benedetto XVI), presidente della CEI, nella prolusione di apertura del Consiglio permanente, che si è aperto questo pomeriggio ad Ancona. Il cardinale ha auspicato che “il nostro Paese superi, in modo rapido e definitivo, la convulsa fase che vede miscelarsi in modo sempre più minaccioso la debolezza etica con la fibrillazione politica e istituzionale, per la quale i poteri non solo si guardano con diffidenza ma si tendono tranelli, in una logica conflittuale che perdura ormai da troppi anni”. In particolare, ha sottolineato, “si moltiplicano notizie che riferiscono di comportamenti contrari al pubblico decoro e si esibiscono squarci – veri o presunti – di stili non compatibili con la sobrietà e la correttezza, mentre qualcuno si chiede a che cosa sia dovuta l’ingente mole di strumenti di indagine”. In questo modo, “è l’equilibrio generale che ne risente in maniera progressiva, nonché l’immagine generale del Paese”. “La vita di una democrazia – ha ammonito infatti il cardinale - poggia sulla capacità da parte di ciascuno di auto-limitarsi, di mantenersi cioè con sapienza entro i confini invalicabili delle proprie prerogative”. “Chiunque accetta di assumere un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda”, ha poi ribadito citando la sua prolusione al Consiglio permanente del settembre 2009. “Dalla situazione presente – comunque si chiariranno le cose – nessuno ricaverà realmente motivo per rallegrarsi, né per ritenersi vincitore”, il commento del card. Bagnasco: “Troppi oggi contribuiscono al turbamento generale, a una certa confusione, a un clima di reciproca delegittimazione”, che “potrebbe lasciare nell’animo collettivo segni anche profondi, se non vere e proprie ferite”. Anche se “la comunità nazionale ha indubbiamente una propria robustezza e non si lascia facilmente incantare né distrarre dai propri compiti quotidiani”, per la CEI “è possibile che taluni sottili veleni si insinuino nelle psicologie come nelle relazioni, e in tal modo si affermino modelli mentali e di comportamento radicalmente faziosi”, causando “un attentato grave alla coesione sociale” e compromettendo il futuro, “se il terreno in cui il Paese vive rimanesse inquinato”. “E’ la religione ad aiutare la persona a distinguere tra l’assenza di costrizioni e il comportarsi secondo i doveri della coscienza”, ha affermato il presidente dei vescovi spiegando come è “l’apertura al trascendente” che rende la persona “capace di scegliere il bene anziché il male”, che “per una società è la direzione primordiale e insostituibile”. Un monito, questo, che “vale anche nella nostra attualità, in cui domina – come ha denunciato il Papa nel suo recente discorso alla Curia romana - “una perversione di fondo del concetto di ethos”, che vede “nello stravolgimento del concetto di coscienza la causa di tanti equivoci”. “L’origine di troppe scelte sbagliate – la tesi del porporato - sta nello scambiare l’opzione di coscienza con la pretesa di esser padroni di agire come ci pare”, oppure sulla base di ciò che “sul momento” è “più conveniente e redditizio”. “Troppe volte”, invece, “nella cultura come nella vita, si confonde il concetto di coscienza, ossia la capacità della persona di riconoscere la verità e decidere di incamminarsi in essa”, con “un falso concetto di autonomia”, in base al quale “la persona si pensa tanto più felice quanto si sente prossima a fare ciò che vuole”. Per i vescovi italiani, la direzione da seguire è quella di andare “oltre ogni moralismo ma anche oltre ogni libertarismo, l’uno e l’altro spesso dosati secondo le stagioni”.

SIR

Telegramma del Papa per la morte di Tullia Levi: da lei contributo alla crescita dei valori di democrazia, pace e libertà e al dialogo ebrei-cristiani

''Appresa la mesta notizia della scomparsa della signora Tullia Zevi (foto), il Sommo Pontefice partecipa spiritualmente al lutto dei familiari e delle comunità ebraiche in Italia, assicurando le preghiere e ricordandone l'alto profilo morale e l'autorevole contributo alla crescita nella società italiana dei valori di democrazia, pace e libertà e il sincero e fecondo dialogo tra ebrei cristiani''. Lo scrive Papa Benedetto XVI in un telegramma di cordoglio inviato dal Segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone, al presidente degli ebrei italiani, Renzo Gattegna.

Il card. Marphy-O'Connor: il passato degli abusi in Irlanda non sarà dimenticato e vi sarà trasparenza e apertura nell'affrontare il problema

“Il passato non sarà dimenticato e vi sarà trasparenza e apertura nell’affrontare questo problema”. Lo ha detto ieri il card. Cormac Murphy-O’Connor a proposito degli abusi sessuali commessi da membri della Chiesa irlandese, durante una funzione penitenziale che si è svolta nella cattedrale dedicata a san Patrizio ad Armagh. Alla funzione di penitenza e risanamento erano presenti, oltre al card. Murphy-O’Connor che per volontà di Benedetto XVI guida nella diocesi di Armagh la visita apostolica, la psichiatra Sheila Hollins e mons. Mark O’Toole che lo assistono il cardinale in questo delicato compito e il card. Sean Brady, arcivescovo di Armagh e Primate di tutta Irlanda. “Nelle ultime due settimane ho sentito molte voci - ha detto il cardinale -. Le voci di grande dolore e sofferenza dei sopravvissuti agli abusi. Ho anche sentito voci di fede e una determinazione a perseverare nella costruzione della Chiesa in questa diocesi con la preghiera e l’Eucarestia, la Parola di Dio e il servizio degli altri. Soprattutto ho ascoltato le voci di speranza che il passato non verrà dimenticato e che ci sarà trasparenza nell’affrontare il problema degli abusi”. Ha dato la testimonianza anche la psichiatra Sheila Hollins. “Quello che ho sentito in queste ultime due settimane è la sofferenza di tante persone, persone che non sono state ascoltate e che non hanno sentito la Chiesa accanto a loro, incondizionatamente pronta ad amarli e aiutarli a superare il loro dolore”. “Penso – ha aggiunto l’esperta – che ci sia una lezione per noi, che coloro che hanno subito abusi sono i nostri maestri”.

SIR

Il Papa: l'impegno per l’unità porta frutti solo se trova le radici nella preghiera comune. La meta sembra lontana ma guardiamo al futuro con speranza

Papa Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza la Chiesa evangelica luterana unita in Germania, in visita a Roma, guidata da Johannes Friedrich, presidente della Conferenza Episcopale luterana di Germania e vescovo della Chiesa di Baviera. Il Papa si è rallegrato per la visita al termine della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: “I nostri sforzi per l’unità – ha detto - possono portare frutto solo se si basano sulla preghiera comune”. Ringraziando Friedrich per le parole “che esprimono con grande sincerità gli sforzi comuni per un’unità più profonda tra tutti i cristiani”, Benedetto XVI ha considerato che dopo più di cinquanta anni di lavoro intenso nel dialogo ufficiale tra luterani e cattolici “nonostante le differenze teologiche tutt’ora esistenti su questioni in parte fondamentali si è sviluppata una coesistenza che diventa sempre più una base della comunità tra luterani e cattolici, vissuta nella fede e nella spiritualità. Ciò che è già stato raggiunto rafforza la nostra fiducia per proseguire il dialogo, poiché solo così possiamo restare sulla strada in cui Gesù Cristo si è manifestato”. Il Papa ha aggiunto, citando l'Enciclica “Ut unum sint” di Giovanni Paolo II, che “l’obbligo della Chiesa Cattolica verso l’ecumenismo non è una strategia comunicativa in un mondo che cambia, bensì un impegno fondamentale della Chiesa che scaturisce dalla sua missione”. Secondo Benedetto XVI “a certi contemporanei, lo scopo comune dell’unità completa e visibile dei cristiani sembra oggi essere nuovamente lontana”. Nel dialogo, infatti, “gli interlocutori dell’ecumenismo manifestano concezioni molto diverse di unità della Chiesa” e “condivido la preoccupazione di molti cristiani, secondo cui i frutti del lavoro ecumenico, soprattutto in termini di comprensione della Chiesa, non vengono ancora recepiti in misura sufficiente dagli interlocutori ecumenici”. Tuttavia, ha osservato il Papa, “guardiamo con speranza al futuro”. “Abbiamo fiducia nel fatto che, guidato dallo Spirito Santo, il dialogo ecumenico, in qualità di strumento importante nella vita della Chiesa, possa servire a superare questa contraddizione”, primariamente, ha afferma il Pontefice, “tramite il dialogo teologico che deve contribuire alla comprensione nelle questioni aperte che rappresentano un ostacolo al cammino verso l’unità visibile e verso la celebrazione comune dell’Eucaristia quale sacramento dell’unità tra i cristiani”. Il Papa si è rallegrato per il fatto che dal 2009 in Germania “una commissione bilaterale per il dialogo tra la Conferenza episcopale tedesca e la Chiesa evangelica luterana unita in Germania abbia ripreso i lavori sul tema ‘Dio e la dignità umana’”. Per Benedetto XVI, il tema “Dio e la dignità dell’uomo” nel dialogo con i Luterani comprende i problemi “relativi alla tutela e alla dignità della vita umana, nonché le questioni urgenti in materia di famiglia, matrimonio e sessualità che non possono essere taciuti o ignorati solo per non mettere a repentaglio il consenso ecumenico finora raggiunto”. “Sarebbe deplorevole”, ha sottolineato il Papa, “se su queste importanti questioni relative alla vita dovessero sorgere nuove differenze confessionali”. Il Santo Padre ha poi ricordato come “oggi, il dialogo ecumenico non può essere più separato dalla realtà e dalla vita della fede nelle nostre Chiese” ed ha menzionato il 2017, quinto centenario delle tesi di Martin Lutero, che darà a luterani e cattolici “la possibilità di fare una riflessione ecumenica comune, non sotto forma di celebrazione ecumenica, bensì come riconoscimento della nostra fede nel Dio trinitario”. In quell’occasione, “dovranno avere un posto importante la preghiera comune e la richiesta accorata al nostro Signore Gesù Cristo di perdonarci per i torti reciproci e per la colpa della divisioni” con “uno scambio reciproco su come valutiamo i 1500 anni che hanno preceduto la Riforma e che abbiamo in comune”. Il Papa ha concluso chiedendo il sostegno dello Spirito “per compiere ulteriori passi verso l’unità desiderata e non restare fermi in ciò che è stato raggiunto”.

La presentazione del Messaggio: Benedetto XVI guarda con interesse e ammirazione a internet. Presto un portale multimediale di notizie vaticane

Un testo “in linea di approfondimento con quelli degli ultimi anni”. Così mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, ha presentato questa mattina nella Sala stampa vaticana, il messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2011 sul tema: “Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale”. “Il messaggio di quest’anno – ha spiegato mons. Celli – prende le mosse da un fatto oggi sempre più evidente: è in atto una vera e vasta trasformazione culturale perché le nuove tecnologie non solo stanno cambiando il modo di comunicare ma la comunicazione in se stessa”. Nel testo, ha aggiunto il prelato, “viene sottolineata nuovamente la positività di quanto sta succedendo nel campo della comunicazione. Il Papa parla di ‘stupore’ di fronte alle ‘straordinarie potenzialità’ della rete Internet”. In modo particolare, ha notato mons. Celli, “tratteggiando la tematica originata dai social network si ricorda che si favorisce il sorgere di nuove relazioni interpersonali: situazione che pone in rilievo la questione della correttezza del proprio agire nonché l’autenticità del proprio essere”. Nel messaggio, ha notato il presidente del dicastero vaticano, “il Papa mette in collegamento tre aspetti umani importanti della vita odierna: la comunicazione digitale, l’immagine di sé e la coerenza di vita. Le dinamiche comunicative nel mondo digitale suscitano nuovi modi di costruire la propria identità, ed è qui che avviene la chiamata del Santo Padre alla coerenza, all’autenticità”. Benedetto XVI, ha notato tra l’altro mons. Celli, “sottolinea la nostra profonda responsabilità personale, sia nella costruzione del nostro ‘io’, sia nei confronti degli altri”. Nel testo, ha spiegato ancora l’arcivescovo, “si parla di uno ‘stile cristiano’ di presenza: è ciò che dà significato al titolo stesso del Messaggio, nel senso che la testimonianza di operatori cattolici non può esaurirsi nella semplice trattazione di temi religiosi, ma è chiamata a manifestarsi sul piano della concreta testimonianza personale”. Al riguardo mons. Celli ha ricordato che “la coerenza di vita con il Vangelo è essa stessa una forma di annuncio; una comunicazione esplicita che rende credibile l’annuncio. Più che mai – ha concluso – l’esigenza di far conoscere il Vangelo nella sua integrità deve manifestarsi come un ‘segno’ distintivo dell’era digitale”. Uno stile, ha soggiunto, che sta cercando di portare avanti anche il dicastero per le Comunicazioni Sociali. Mons. Celli e padre Federico Lombardi hanno quindi spiegato che, pur non avvalendosi di internet, il Papa segue con grande interesse e ammirazione gli sviluppi tecnologici della comunicazione. Se, dunque, Benedetto XVI scrive i suoi discorsi con la penna, come è stato ricordato, è al contempo ben consapevole dell’importanza di strumenti quali YouTube, come ha spiegato padre Lombardi: “Quando abbiamo proposto il canale su Youtube, per cui sarebbe venuta fuori la notizia ‘Il Papa su Youtube’, abbiamo dato una bella scheda che spiegava molto bene di che cosa si trattava e lui ha messo il suo ‘BXVI’ - la sua sigla quando dice che una cosa va bene - dicendo di andare avanti e che era perfettamente d’accordo”. Durante la conferenza stampa, è stato evidenziato che in occasione della Beatificazione di Papa Wojtyla si renderà ancora più stretta la collaborazione tra Sala Stampa e Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Quindi, l’arcivescovo Celli si è soffermato sulla nascita di un Portale di notizie vaticane, con una spiccata dimensione multimediale: “Multimediale perché innegabilmente farà riferimento anche alle trasmissioni della Radio Vaticana e a tutto il servizio particolarmente prezioso del Centro Televisivo Vaticano. Vi confesso, ho un desiderio: essere operativi per Pasqua. Una cosa è certa, vi stiamo lavorando intensamente!”. Inizialmente sarà in italiano e in inglese; successivamente, in tutte le altre lingue più diffuse. Da ultimo, padre Lombardi ha annunciato ai giornalisti che il 10 febbraio prossimo verrà inaugurata, ai Musei Vaticani, una mostra per gli 80 anni della Radio Vaticana.

Il Papa: uno stile cristiano di presenza nel mondo digitale si concretizza in una comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell'altro

Messaggio di Papa Benedetto XVI per la 45° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, sul temao “Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale”. La Giornata verrà celebrata domenica 5 giugno, Solennità dell’Ascensione del Signore. Come di consueto il Messaggio è stato presentato nella memoria di San Francesco di Sales, patrono della stampa cattolica.
''Le nuove tecnologie - osserva Papa Ratzinger - non stanno cambiando solo il modo di comunicare, ma la comunicazione in se stessa, per cui si può affermare che si è di fronte ad una vasta trasformazione culturale. Con tale modo di diffondere informazione e conoscenze, sta nascendo un nuovo modo di apprendere e di pensare, con inedite opportunità di stabilire relazioni e di costruire comunione''. Papa Benedetto XVI esprime ''stupore'' per le ''straordinarie potenzialità'' di internet: ''Come ogni altro frutto dell'ingegno umano, le nuove tecnologie della comunicazione chiedono di essere poste al servizio del bene integrale della persona e dell'umanità intera. Se usate saggiamente, esse possono contribuire a soddisfare il desiderio di senso, di verità e di unità che rimane l'aspirazione più profonda dell'essere umano''. Nel mondo digitale, poi, si perde sempre di più la distinzione tra chi produce e chi “consuma” informazione e “la comunicazione vorrebbe essere non solo uno scambio di dati, ma sempre più anche condivisione. Questa dinamica ha contribuito ad una rinnovata valutazione del comunicare, considerato anzitutto come dialogo, scambio, solidarietà e creazione di relazioni positive”. Il Papa indica anche i limiti connessi al web: “La parzialità dell’interazione, la tendenza a comunicare solo alcune parti del proprio mondo interiore, il rischio di cadere in una sorta di costruzione dell’immagine di sé, che può indulgere all’autocompiacimento”. E’ un rischio specialmente presente nei social network, particolarmente utilizzati dai giovani, il coinvolgimento nei quali “conduce a stabilire nuove forme di relazione interpersonale, influisce sulla percezione di sé e pone quindi, inevitabilmente, la questione non solo della correttezza del proprio agire, ma anche dell'autenticità del proprio essere. La presenza in questi spazi virtuali può essere il segno di una ricerca autentica di incontro personale con l'altro se si fa attenzione ad evitarne i pericoli, quali il rifugiarsi in una sorta di mondo parallelo, o l'eccessiva esposizione al mondo virtuale. Nella ricerca di condivisione, di ‘amicizie’, ci si trova di fronte alla sfida dell'essere autentici, fedeli a se stessi, senza cedere all'illusione di costruire artificialmente il proprio ‘profilo’ pubblico”. Per Benedetto XVI, ''anche nell'era digitale, ciascuno è posto di fronte alla necessità di essere persona autentica e riflessiva'' e per questo i cristiani, invece di rifiutare tout court social network e mondo digitale, devono entrarvi adottando uno ''stile cristiano'' che ''si concretizza in una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell'altro''. Per Papa Ratzinger, ''anche nel mondo digitale non vi può essere annuncio di un messaggio senza una coerente testimonianza da parte di chi annuncia''. Per il Pontefice, ''comunicare il Vangelo attraverso i nuovi media significa non solo inserire contenuti dichiaratamente religiosi sulle piattaforme dei diversi mezzi, ma anche testimoniare con coerenza, nel proprio profilo digitale e nel modo di comunicare, scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita''. ''Del resto - aggiunge il Papa -, anche nel mondo digitale non vi può essere annuncio di un messaggio senza una coerente testimonianza da parte di chi annuncia. Nei nuovi contesti e con le nuove forme di espressione, il cristiano è ancora una volta chiamato ad offrire una risposta a chiunque domandi ragione della speranza che è in lui''. La verità del Vangelo, anche sulla rete, ''non trae il suo valore della sua 'popolarità' o dalla quantità di attenzione che riceve''. ''L'impegno per una testimonianza al Vangelo nell'era digitale - scrive il Papa - richiede a tutti di essere particolarmente attenti agli aspetti di questo messaggio che possono sfidare alcune delle logiche tipiche del web''. La verità del Vangelo, aggiunge, deve essere fatta conoscere ''nella sua integrità, piuttosto che cercare di renderla accettabile, magari 'annacquandola'''. ''La verità del Vangelo - conclude quindi il Pontefice - non è qualcosa che possa essere oggetto di consumo, o di fruizione superficiale, ma è un dono che chiede una libera risposta. Essa, pur proclamata nello spazio virtuale della rete, esige sempre di incarnarsi nel mondo reale e in rapporto ai volti concreti dei fratelli e delle sorelle con cui condividiamo la vita quotidiana. Per questo rimangono sempre fondamentali le relazioni umane dirette nella trasmissione della fede!''. Così il Papa invita “i cristiani ad unirsi con fiducia e con consapevole e responsabile creatività nella rete di rapporti che l’era digitale ha reso possibile. Non semplicemente per soddisfare il desiderio di essere presenti, ma perché questa rete è parte integrante della vita umana". Il web sta infatti "contribuendo allo sviluppo di nuove e più complesse forme di coscienza intellettuale e spirituale, di consapevolezza condivisa". Per questo, "anche in questo campo – afferma - siamo chiamati ad annunciare la nostra fede che Cristo è Dio, il Salvatore dell’uomo e della storia”. Anche su internet, ''la proclamazione del Vangelo richiede una forma rispettosa e discreta di comunicazione, che stimola il cuore e muove la coscienza''. Benedetto XVI fa' l'esempio di Gesù ''quando si fece compagno nel cammino dei discepoli di Emmaus, i quali furono condotti gradualmente alla comprensione del mistero mediante il suo farsi vicino, il suo dialogare con loro, il far emergere con delicatezza ciò che c'era nel loro cuore''. ''La verità che è Cristo - spiega Papa Ratzinger -, in ultima analisi, è la risposta piena e autentica a quel desiderio umano di relazione, di comunione e di senso che emerge anche nella partecipazione massiccia ai vari social network. I credenti, testimoniando le loro più profonde convinzioni, offrono un prezioso contributo affinchè il web non diventi uno strumento che riduce le persone a categorie, che cerca di manipolarle emotivamente o che permette a chi è potente di monopolizzare le opinioni altrui''. ''Al contrario - aggiunge il Pontefice - i credenti incoraggiano tutti a mantenere vive le eterne domande dell'uomo, che testimoniano il suo desiderio di trascendenza e la nostalgia per forme di vita autentica, degna di essere vissuta. E' proprio questa tensione spirituale propriamente umana che sta dietro la nostra sede di verità e di comunione e che ci spinge a comunicare con integrità e onestà''. La sfida è quella di “essere autentici, fedeli a se stessi” e in questo senso il Papa esorta soprattutto i giovani a “fare buon uso della loro presenza nell’arena digitale”, ricordando che “il contatto virtuale non può e non deve sostituire il contatto umano diretto con le persone”. E proprio per la insostituibilità dello stare insieme, rinnova il suo invito a partecipare in tanti alla Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà a Madrid il prossimo agosto.

Radio Vaticana, Asca