giovedì 22 dicembre 2011

Natale 2011. Tra novità e tradizione, i riti presieduti dal Papa illustrati dal Maestro delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice

Tradizioni e novità dei riti del tempo di Natale presieduti quest’anno da Benedetto XVI sono illustrati in una nota da mons. Guido Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice. Innanzitutto, quest’anno sarà collocata accanto all’altare della Confessione della Basilica Vaticana una statua lignea della Vergine con il Bambino Gesù, conservata presso i Musei Vaticani, che fu donata dal presidente del Brasile João Goulart a Paolo VI in occasione della sua elezione al soglio pontificio nel 1963. L’opera di scuola brasiliana, risalente al secolo XVIII, rappresenta Nostra Signora di Montserrat ed è dipinta in oro con policromia originale e meccatura in argento. Inoltre, "per quanto riguarda l’ambito musicale - riferisce mons. Marini - la Cappella Sistina eseguirà, come di consueto, brani in gregoriano e in polifonia. Da sottolineare che, per l’ordinario, sarà eseguita la Messa "cum iubilo", propria del tempo di Natale. All’offertorio saranno eseguiti i mottetti storici composti da Pier Luigi da Palestrina per la Cappella Sistina. La Notte di Natale, al posto del salmo responsoriale, come prevedono le norme liturgiche, sarà eseguito l’antico graduale nel 2° modo, caratteristico di questa solennità liturgica. Il tradizionale canto natalizio dell’"Adeste fideles" sarà eseguito nella forma elaborata da David Willcocks". In particolare, poi, la Messa della Notte di Natale sarà preceduta, quest’anno, dalla preghiera dell’ufficio delle letture, così come prevede il messale romano, con inizio alle 21.00. Conclusa la preghiera dell’ufficio, è previsto il canto della Kalenda. I testi della preghiera universale sono stati preparati dai monaci certosini di Farneta. Riguardo alla Solennità del 1° gennaio, mons. Marini sottolinea che in preparazione alla Messa sarà recitata la preghiera del Rosario. I testi della preghiera universale sono a cura delle monache della Visitazione del Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano. Durante la celebrazione dell’Epifania, poi, il Papa ordinerà due nuovi vescovi: mons. Charles Brown, nominato nunzio apostolico in Irlanda, e mons. Marek Solczynski, nominato nunzio apostolico in Georgia e Armenia. Infine sedici bambini riceveranno domenica 8 gennaio il Battesimo dalle mani di Benedetto XVI nella Cappella Sistina.

L'Osservatore Romano

Nota per le Celebrazioni Liturgiche del tempo di Natale (2011-2012)

Il Papa in Messico e a Cuba. I vescovi messicani: l’aspettativa è grande, viene per confermare la nostra fede, in nessun modo farà proselitismo

La commissione organizzatrice del viaggio, guidata da Alberto Gasbarri, il laico responsabile della preparazione dei viaggi pontifici, si è recata in Messico e Cuba. Secondo alcune previsioni, il Papa arriverebbe in Messico il 23 marzo, con eventi il 24 e il 25, nella Solennità dell’Annunciazione, per poi partire per Cuba il giorno 26 marzo. Per i media messicani, il viaggio si concentrerebbe nello stato di Guanajuato, essendo il centro geografico del Paese faciliterebbe la partecipazione, con eventi nell’omonima capitale, ed inoltre a León e Silao. Da parte loro, i vescovi messicani hanno negato che il viaggio di Papa Benedetto XVI nel loro paese possa essere collegata con le elezioni presidenziali e legislative, che si terranno il 1° luglio 2012 nel Paese e potrebbero sancire un cambiamento storico. In un’intervista all’agenzia Notimex, l’arcivescovo di Puebla, mons. Víctor Sánchez, e il suo vescovo ausiliare, mons. Eugenio Lira, hanno ribadito che i viaggi del Papa non sono condizionati dalle congiunture elettorali. “I tempi dei candidati e delle elezioni non sono i tempi del Papa: il Pontefice va perché vuole andare in Messico, che ci sia questa coincidenza è un’altra cosa, che taluni cerchino di strumentalizzarla è un’altra cosa ancora, ma i tempi sono distinti”, ha dichiarato mons. Sánchez. Il presule ha ricordato che sin dall’inizio del suo Pontificato, Benedetto XVI è stato invitato a recarsi nelle terre messicane, e adesso che ha formalmente accettato “è una grande notizia per un popolo che vuole bene al Papa”. Il vescovo ausiliare di Puebla, mons. Eugenio Lira, ha respinto le letture inappropriate di un viaggio pastorale, il cui obiettivo principale è sopperire ai bisogni spirituali dei fedeli. “È importante notare che il Papa va in Messico per confermare la nostra fede, come ha detto nella Messa di Nostra Signora di Guadalupe, il 12 dicembre nella Basilica di San Pietro”, ha ribadito il presule. “Le altre letture che si vogliono prestare al viaggio sono totalmente arbitrarie, perché il Papa non va per appoggiare un partito, un candidato, e in nessun modo farà proselitismo, se qualcuno osasse usare le sue parole sarebbe molto fuori posto”, ha osservato. In Messico, ha spiegato mons. Lira, l’aspettativa è grande, anche se la notizia non è stata ancora confermata, e già ci sono numerose richieste di biglietti per le Messe che il Papa celebrerà. I vescovi hanno già creato delle commissioni per organizzare le catechesi preparatorie al viaggio , che offriranno riflessioni sulla Chiesa, sul ministero del Papa ed in particolare su Benedetto XVI.

Nieves San Martín, Zenit

Vian: per la crisi della fede Benedetto XVI non è pessimista né stanco, il suo stile gentile di governo, attento e concreto, si radica nell’essenziale

"In cima alle preoccupazioni di Papa Benedetto è la crisi della fede", "ma la preoccupazione non equivale a pessimismo, nonostante rappresentazioni ormai un po’ fruste e che i fatti smentiscono giorno dopo giorno. No, Benedetto XVI non è nè pessimista nè stanco, e il suo stile gentile di governo, attento e concreto, si radica appunto nell'essenziale, come ha anticipato all'inizio del pontificato presentando il suo vero programma, e cioè l'abbandono alla parola e alla volontà dell'unico Signore, 'cosicché sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia' disse nella Messa inaugurale". Così Giovanni Maria Vian, direttore de L'Osservatore Romano interpreta il discorso del Papa alla Curia nell'editoriale di prima pagina, intitolato "Il Papa e la moglie di Lot". Il titolo si riferisce alla immagine biblica usata oggi da Benedetto XVI: la moglie di Lot si voltò indietro e fu trasformata in una statua di sale, come la Chiesa, ha affermato Papa Ratzinger, rischia di fare se si ripiega in se stessa, sul proprio benessere, nel "tedio del credere". "Nella sua aderenza alla realtà il Papa - osserva inoltre Vian - è tornato a parlare della crisi economica e finanziaria che opprime l'Europa, e ha ripetuto che questa si fonda su una crisi etica perchè manca spesso la forza che induca a rinunce e sacrifici. Come trovarla allora?". Anche a questa domanda per il Papa deve rispondere l'annuncio del Vangelo. "L'analisi di Benedetto XVI - sottolinea il giornale vaticano - non si ferma però a questa diagnosi impietosa e, soprattutto, non lascia spazio ad alcun pessimismo. Proprio due dei più recenti viaggi internazionali - in Africa e in Spagna - hanno mostrato che si trova nella gioia di essere cristiani il rimedio, anzi la 'grande medicina' contro questa stanchezza del credere". Se il ripiegamento in se stessi della moglie di Lot è il rischio, la soluzione, ricorda Vian, "è invece il rapporto personale con l'unico Dio a salvare, un rapporto autentico non motivato dal desiderio di guadagnare il cielo o dalla paura dell’inferno - ha detto il Papa - ma semplicemente 'perché fare il bene è bello, esserci per gli altri è bello'".

Giacomo Galeazzi, Oltretevere - TMNews

Il Papa e la moglie di Lot

Il Papa: la fede dà la certezza che è bene che io ci sia, esistere come persona umana, anche in tempi difficili. Rende lieti a partire dal di dentro

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i cardinali, i membri della Curia Romana e del Governatorato per la presentazione degli auguri natalizi. L'incontro è stato introdotto dall’indirizzo di omaggio al Papa del card. Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio. “Alla fine dell’anno - ha esordito nel suo discorso il Pontefice -, l’Europa si trova in una crisi economica e finanziaria che, in ultima analisi, si fonda sulla crisi etica che minaccia il Vecchio Continente. Anche se valori come la solidarietà, l’impegno per gli altri, la responsabilità per i poveri e i sofferenti sono in gran parte indiscussi, manca spesso la forza motivante, capace di indurre il singolo e i grandi gruppi sociali a rinunce e sacrifici”. “La conoscenza e la volontà – ha proseguito - non vanno necessariamente di pari passo. La volontà che difende l’interesse personale oscura la conoscenza e la conoscenza indebolita non è in grado di rinfrancare la volontà. Perciò, da questa crisi emergono domande molto fondamentali: dove è la luce che possa illuminare la nostra conoscenza non soltanto di idee generali, ma di imperativi concreti? Dove è la forza che solleva in alto la nostra volontà? Sono domande alle quali il nostro annuncio del Vangelo, la nuova evangelizzazione, deve rispondere, affinché il messaggio diventi avvenimento, l’annuncio diventi vita”. "La grande tematica di quest'anno come anche degli anni futuri è in effetti: come annunciare oggi il Vangelo? In che modo la fede, quale forza viva e vitale, può oggi diventare realtà? Gli avvenimenti ecclesiali dell'anno che sta per concludersi sono stati, in definitiva, tutti riferiti a questo tema", ha sottolineato Benedetto XVI. "Ci sono stati viaggi in Croazia, in Spagna per la Giornata Mondiale della Gioventù, nella mia Patria, la Germania, e infine in Africa - Benin - per la consegna del Documento postsinodale su giustizia, pace e riconciliazione - un documento dal quale deve nascere una realtà concreta nelle varie Chiese particolari. Sono indimenticabili anche i viaggi a Venezia, a San Marino, ad Ancona per il Congresso Eucaristico e in Calabria. E c'è stata, infine, l'importante giornata dell'incontro tra le religioni e tra le persone in ricerca di verità e di pace in Assisi - giornata concepita come un nuovo slancio nel pellegrinaggio verso la verità e la pace. L'istituzione del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione è, al contempo, un rimando in anticipo al Sinodo sullo stesso tema che avrà luogo nel prossimo anno. Rientra in tale contesto - ha sottolineato Benedetto XVI - anche l'Anno della Fede nel ricordo dell'inizio del Concilio cinquant'anni fa". “Con preoccupazione, non soltanto fedeli credenti, ma anche estranei osservano come le persone che vanno regolarmente in chiesa diventino sempre più anziane e il loro numero diminuisca continuamente; come ci sia una stagnazione nelle vocazioni al sacerdozio; come crescano scetticismo e incredulità. Che cosa, dunque, dobbiamo fare?”, ha detto il Papa. “Esistono infinite discussioni sul da farsi perché si abbia un’inversione di tendenza. Certamente occorre fare tante cose. Ma il fare da solo non risolve il problema. Il nocciolo della crisi della Chiesa in Europa – come ho detto a Friburgo – è la crisi della fede. Se ad essa non troviamo una risposta, se la fede non riprende vitalità, diventando una profonda convinzione e una forza reale grazie all’incontro con Gesù Cristo, tutte le altre riforme rimarranno inefficaci”, ha affermato. "L'incontro in Africa con la gioiosa passione per la fede è stato un grande incoraggiamento", ha detto il Papa ricordando il viaggio in Benin. "Lì non si percepiva alcun cenno di quella stanchezza della fede, tra noi così diffusa, niente di quel tedio dell'essere cristiani da noi sempre nuovamente percepibile. Con tutti i problemi, tutte le sofferenze e pene che certamente proprio in Africa vi sono, si sperimentava tuttavia sempre la gioia di essere cristiani, l'essere sostenuti dalla felicità interiore di conoscere Cristo e di appartenere alla sua Chiesa. Da questa gioia nascono anche le energie per servire Cristo nelle situazioni opprimenti di sofferenza umana, per mettersi a sua disposizione, senza ripiegarsi sul proprio benessere". "Incontrare questa fede pronta al sacrificio e proprio in ciò gioiosa è una grande medicina contro la stanchezza dell'essere cristiani che sperimentiamo in Europa. Una medicina contro la stanchezza del credere - ha aggiunto Benedetto XVI - è stata anche la magnifica esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid. È stata una nuova evangelizzazione vissuta. Sempre più chiaramente si delinea nelle Giornate Mondiali della Gioventù un modo nuovo, ringiovanito, dell'essere cristiani". Il Papa ha affermato che nella GMG c’è “una nuova esperienza della cattolicità, dell’universalità della Chiesa. È questo che ha colpito in modo molto immediato i giovani e tutti i presenti: proveniamo da tutti i continenti, e, pur non essendoci mai visti prima, ci conosciamo. Parliamo lingue diverse e abbiamo differenti abitudini di vita, differenti forme culturali, e tuttavia ci troviamo subito uniti insieme come una grande famiglia. Separazione e diversità esteriori sono relativizzate. Siamo tutti toccati dall’unico Signore Gesù Cristo”. “Le nostre preghiere sono le stesse. In virtù dello stesso incontro interiore con Gesù Cristo abbiamo ricevuto nel nostro intimo la stessa formazione della ragione, della volontà e del cuore. E, infine – ha sottolineato il Papa – la comune liturgia costituisce una sorta di patria del cuore e ci unisce in una grande famiglia. Il fatto che tutti gli esseri umani sono fratelli e sorelle è qui non soltanto un’idea, ma diventa una reale esperienza comune che crea gioia. E così abbiamo compreso anche in modo molto concreto che, nonostante tutte le fatiche e le oscurità, è bello appartenere alla Chiesa”. Da questo sentirsi una cosa sola e unita, per Benedetto XVI nasce un “nuovo modo di vivere l’essere uomini, l’essere cristiani”. E qui, il Papa ha trovato alcune delle parole più incisive quando ha preso a modello quei 20mila giovani volontari che “avevano messo a disposizione settimane o mesi della loro vita per collaborare alle preparazioni tecniche, organizzative e contenutistiche della Giornata”. “Con il proprio tempo l’uomo dona sempre una parte della propria vita. Alla fine, questi giovani erano visibilmente e ‘tangibilmente’ colmi di una grande sensazione di felicità: il loro tempo aveva un senso; proprio nel donare il loro tempo e la loro forza lavorativa avevano trovato il tempo, la vita”. “Questi giovani - ha affermato Benedetto XVI - avevano offerto nella fede un pezzo di vita, non perché questo era stato comandato e non perché con questo ci si guadagna il cielo; neppure perché così si sfugge al pericolo dell’inferno. Non l’avevano fatto perché volevano essere perfetti". "Mi è venuta in mente l'immagine della moglie di Lot che, guardando indietro, divenne una statua di sale. Quante volte la vita dei cristiani è caratterizzata dal fatto che guardano soprattutto a se stessi, fanno il bene, per così dire, per se stessi! E quanto è grande la tentazione per tutti gli uomini di essere preoccupati anzitutto di se stessi, di guardare indietro a se stessi, diventando così interiormente vuoti, ‘statue di sale’!”. “Qui invece non si trattava di perfezionare se stessi o di voler avere la propria vita per se stessi. Questi giovani hanno fatto del bene – anche se quel fare è stato pesante, anche se ha richiesto sacrifici – semplicemente perché fare il bene è bello, esserci per gli altri è bello. Occorre soltanto osare il salto”. Al terzo punto, il Pontefice ha posto in risalto l’“adorazione” come elemento spirituale delle GMG, ogni volta teatro di un “intenso silenzio” davanti al Sacramento dell’Ostia, nonostante le folle sterminate o gli avversi elementi atmosferici come accaduto a Madrid: “Dio è onnipresente, sì. Ma la presenza corporea del Cristo risorto è anocra qualcosa d’altro, è qualcosa di nuovo. Il Risorto entra in mezzo a noi. E allora non possiamo che dire con l’apostolo Tommaso: Mio Signore e mio Dio! L’adorazione è anzitutto un atto di fede – l’atto di fede come tale. Dio non è una qualsiasi possibile o impossibile ipotesi sull’origine dell’universo. Egli è lì. E se Egli è presente, io mi inchino davanti a Lui. Allora, ragione, volontà e cuore si aprono verso di Lui e a partire da Lui. In Cristo risorto è presente il Dio fattosi uomo, che ha sofferto per noi perché ci ama. Entriamo in questa certezza dell’amore corporeo di Dio per noi, e lo facciamo amando con Lui. Questo è adorazione, e questo dà poi un’impronta alla mia vita. Solo così posso anche celebrare l’Eucaristia in modo giusto e ricevere rettamente il Corpo del Signore”. Per Benedetto XVI altro elemento caratterizzante le Giornate “è la presenza del Sacramento della Penitenza”: “Riconosciamo che abbiamo continuamente bisogno di perdono e che perdono significa responsabilità. Proveniente dal Creatore, esiste nell’uomo la disponibilità ad amare e la capacità di rispondere a Dio nella fede. Ma proveniente dalla storia peccaminosa dell’uomo (la dottrina della Chiesa parla del peccato originale) esiste anche la tendenza contraria all’amore: la tendenza all’egoismo, al chiudersi in se stessi, anzi, la tendenza al male. Sempre di nuovo la mia anima viene insudiciata da questa forza di gravità in me, che mi attira verso il basso"."Abbiamo bisogno dell’umiltà - ha detto il Pontefice - che sempre nuovamente chiede perdono a Dio; che si lascia purificare e che ridesta in noi la forza contraria, la forza positiva del Creatore, che ci attira verso l’alto”. Infine "la gioia": "Da dove viene? Come la si spiega? Sicuramente sono molti i fattori che agiscono insieme. Ma quello decisivo è, secondo il mio parere, la certezza proveniente dalla fede: io sono voluto. Ho un compito. Sono accettato, sono amato. Josef Pieper, nel suo libro sull'amore, ha mostrato che l'uomo può accettare se stesso solo se è accettato da qualcun altro. Ha bisogno dell'esserci dell'altro che gli dice, non soltanto a parole: è bene che tu ci sia. Solo a partire da un tu, l'io può trovare se stesso. Solo se è accettato, l'io può accettare se stesso. Chi non è amato non può neppure amare se stesso. Questo essere accolto viene anzitutto dall'altra persona. Ma ogni accoglienza umana è fragile. In fin dei conti abbiamo bisogno di un'accoglienza incondizionata. Solo se Dio mi accoglie e io ne divento sicuro, so definitivamente: è bene che io ci sia. E' bene essere una persona umana". "Dove viene meno la percezione dell'uomo di essere accolto da parte di Dio, di essere amato da lui, la domanda se sia veramente bene esistere come persona umana non trova più alcuna risposta", ha detto ancora il Papa. "Il dubbio circa l'esistenza umana diventa sempre più insuperabile. Laddove diventa dominante il dubbio riguardo a Dio, segue inevitabilmente il dubbio circa lo stesso essere uomini. Vediamo oggi come questo dubbio si diffonde. Lo vediamo nella mancanza di gioia, nella tristezza interiore che si può leggere su tanti volti umani. Solo la fede mi dà la certezza: è bene che io ci sia. È bene esistere come persona umana, anche in tempi difficili. La fede rende lieti a partire dal di dentro. È questa una delle esperienze meravigliose delle Giornate Mondiali della Gioventù". Il Papa ha concluso con un pensiero particolare riguardo al recente incontro interreligioso di Assisi: “Abbiamo potuto incontrarci quel giorno – ha osservato – in un clima di amicizia e di rispetto reciproco, nell’amore per la verità e nella comune responsabilità per la pace. Possiamo quindi sperare che da questo incontro sia nata una nuova disponibilità a servire la pace, la riconciliazione e la giustizia”.

SIR, TMNews, Radio Vaticana

UDIENZA ALLA CURIA ROMANA IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE DEGLI AUGURI NATALIZI - il testo integrale del discorso del Papa

Natale 2011. Il vecchio Presepe di casa Ratzinger nell'appartamento papale. Per Benedetto la festa è soprattutto meditare davanti a esso

Ci sono almeno due Presepi a casa del Papa. Quello che ogni anno viene preparato dalla Floreria che fa da sfondo al corridoio della parte privata dell’Appartamento e quello che decora la sala da pranzo. E’ il vecchio Presepe di casa Ratzinger che i fratelli Joseph e Georg costruivano insieme con l’aiuto della mamma fin dagli anni ’30. Attorno a quel Presepe ancora oggi il Natale del Papa si celebra come in ogni famiglia. Dopo la Messa e la Benedizione Urbi et Orbi c’è il pranzo festoso con specialità italiane e bavaresi e qualche dolce donato dalla Guardia Svizzera. Benedetto XVI ama soprattutto i dolci. Preparano le quattro Memores che curano la casa del Papa. Con loro i due segretari, don Georg e il maltese don Alfred e qualche ospite. Il fratello del Papa Georg, accompagnato dalla fedele suor Christine, in genere arriva a Roma dopo Natale e rimane in Vaticano fino al suo compleanno il 15 gennaio. Dopo pranzo si chiacchiera e si ascolta la musica, si ricorda. Il Natale per il Papa è soprattutto meditare davanti al Presepe. Come quello dell’Associazione dei Santi Pietro e Paolo dove va privatamente fin da quando era cardinale, o quello allestito dai Sediari nella saletta a fianco della Sala Clementina. Il 22 dicembre il Papa, i cardinali, i vescovi e i laici della Curia si scambiano gli auguri di Natale. Un’occasione per il Papa di fare il punto sulla situazione della Chiesa durante l’anno che si chiude. E a fare da sfondo c’è sempre un artistico Presepe napoletano del ‘700.

Angela Ambrogetti, Il Portone di Bronzo

'Luce del mondo'. Uscita l'edizione ungherese del libro-intervista: nessun Papa ha parlato di se stesso così apertamente e coraggiosamente

È uscita, tra i libri per il Natale 2011, l’edizione ungherese di “Luce del mondo”, il libro-intervista di Benedetto XVI realizzato con il giornalista tedesco Peter Seewald. A pubblicare in Ungheria il libro del Papa sono le case editrici Uj Ember e Duna International. Il redattore capo di Uj Ember, che cura anche il settimanale cattolico più importante dell’Ungheria, Balazs Ratkai, ha sottolineato alla presentazione del volume che “nessuno dei Papi finora ha parlato di se stesso così apertamente e coraggiosamente. Lo si deve anche all’intervistatore, Peter Seewald”, le cui domande scrutano “ogni particolare della vita” e del Magistero di Papa Ratzinger. Ratkai ha sottolineato anche l’importanza del fatto che le conversazioni con Benedetto XVI sono state pubblicate in cooperazione con l’editrice laica Duna International, raggiungendo così anche le persone non credenti o non praticanti, che magari conoscono il Papa solo dai mass media.

SIR