venerdì 8 luglio 2011

La comunità di Castel Gandolfo accoglie Benedetto XVI: l’apertura del Palazzo cambia il volto della cittadina, evento che si ripete con nuova emozione

È il primo saluto di Benedetto XVI alla comunità di Castel Gandolfo, che lo ha accolto, come sempre con una grande manifestazione di affetto, nel tardo pomeriggio di ieri, giovedì 7 luglio, quando si è affacciato dalla finestra esterna del Palazzo Pontificio dove trascorrerà il periodo estivo. A dar voce alla risposta dei castellani al saluto del Papa è stata quest’anno la nuova campana della parrocchia di San Tommaso da Villanova. Il Pontefice stesso l’aveva benedetta durante l’udienza del 15 giugno scorso in piazza San Pietro. Essa fa parte di un più ampio progetto realizzato su iniziativa dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), che ha riguardato non solo il ripristino dell’antico campanile in ferro, da tempo sprovvisto dell’unica campana, ma ha anche interessato il restauro della facciata, restituita all’antico splendore cromatico della maestria del Bernini. Un particolare che il Papa ha notato appena affacciatosi alla finestra e non ha mancato di sottolineare. Del resto il restauro è stato volutamente portato a termine in occasione del sessantesimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI, il cui nome e il cui stemma sono stati incisi nella campana. Da quest’anno, e per tutti quelli a venire, proprio i rintocchi di questa annunceranno l’arrivo del Papa a Castel Gandolfo. "Un evento che si ripete da secoli - ha detto il direttore delle Ville Pontificie, Saverio Petrillo - che io personalmente, ma sono certo anche tutta la comunità castellana, vivo con sempre nuova emozione". In effetti da quattro secoli i Pontefici, durante l’estate, si trasferiscono sui Colli Albani per trascorrere un periodo di riposo estivo. Il primo a farlo fu Urbano VIII. Era il 10 maggio del 1626. Nelle cronache del tempo, raccolte da Emilio Bonomelli, quando era cronista de Il cittadino, il quotidiano cattolico di Brescia fondato da Giorgio Montini, papà di Paolo VI, si racconta quale fosse anche allora l’attesa di questo evento: "Di buonissima ora, in carrozza a sei cavalli, il Papa parte dal palazzo Quirinale. Indossa, come d’abitudine in questi viaggi, la mozzetta e la stola, ed ha al suo fianco il fratello cardinale di Sant’Onofrio. Lo precede il crocifero a cavallo e lo segue la sua nobile corte; sono tutti in abito corto da viaggio: chi a cavallo, chi in lettiga". E segue tutto un elenco di persone con funzioni particolari, dal maestro di casa al confessore, dal "segretario degli Stati" a quelli "dei memoriali e delle Cifre"; e poi ancora il medico segreto, l’elemosiniere, il caudatario, l’aiutante di camera, il coppiere, lo scalco, il maestro delle poste, i chierici segreti, i cappellani, i furieri con la famiglia bassa dei palafrenieri, i lettighieri, gli officiali segreti e quelli comuni. Tutti "scortati dagli svizzeri impennacchiati". E il corteo sollevava un tale polverone che "dalla torre della rocca quelli che erano in vedetta per spiare l’arrivo del pontefice lo notavano già quando giungeva in località Frattocchie e davano il segnale. A quel momento le campane cominciavano a suonare e il borgo rintrona dello scoppio dei mortaretti". Dunque il suono a distesa della nuova campana di San Tommaso da Villanova ad annunciare l’arrivo del Papa rinnova l’originaria tradizione dell’antico borgo dei Castelli. Quella volta il Papa si fermò solo dieci giorni, ma si dovette trovare veramente bene se, rientrato in Vaticano, con documento ufficiale stabilì la sede estiva del Papato nelle Ville ai Castelli romani "affinché il Pontefice - scrisse tra le motivazioni - non abbia bisogno di recarsi nelle dimore altrui per trascorrere le sue vacanze". Per la verità la preoccupazione di Urbano VIII, indiscusso fondatore delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo, di costruire una dimora per le vacanze estive non era un’esigenza solo da lui avvertita. Molti Pontefici infatti stabilirono di costruire "in luogo salubre - si legge ancora nel testo di Bonomelli - un apposito palazzo onde assicurare a sé e ai suoi successori una residenza estiva lontana dall’aria inclemente di Roma". E erano assai numerosi i casi dei Pontefici che periodicamente si allontanavano da Roma per rifugiarsi in campagna. Una tradizione ben collaudata dunque quella che Benedetto XVI riprese già il 5 maggio 2005, recandosi nella cittadina laziale solo pochi giorni dopo la sua elezione. "Ricordo quel pomeriggio con tanta gioia - ci ha detto il direttore Petrillo - poiché dopo l’apprensione per il primo impatto tra il nuovo Pontefice e la nostra realtà capii immediatamente come egli trovasse subito congeniale alla sua natura questa residenza". E tanto è vera questa intuizione del direttore che anche quest’anno, per la seconda volta consecutiva, il Papa ha declinato ogni invito e ha deciso di trascorrere interamente a Castel Gandolfo le sue vacanze. Benedetto XVI anche ha motivato questa scelta proprio al suo arrivo salutando i castellani: "Qui c’è tutto le montagne, il lago, il mare...". Anche il mare. Per descrivere la natura che circonda il luogo gli aggettivi passano al superlativo. Gli spazi verdi dominano in lungo e in largo, il panorama è incantevole da qualsiasi prospettiva, dalla parte del Mar Tirreno, visibile sulla linea d’orizzonte, dalla parte del lago di Castel Gandolfo, sempre vissuto e movimentato; dalla parte delle pendici che circondano le Ville e persino dall’affaccio sul borgo di Albano, con la sua caratteristica piazzetta ornata dalle antiche botteghe che, seppure ammodernate, non hanno perso l’impronta e il fascino antico. E c’è poi la gente di Castello, che con l’arrivo del Papa sembra riprender vita. "È l’apertura stessa del Palazzo - dicono gli anziani del posto - la comparsa delle Guardie Svizzere sull’uscio che cambiano il volto di Castello. E poi comincia il grande movimento della gente che sale sin qui per vedere il Papa. Per un periodo di tempo ci sembra di essere al centro dell’attenzione del mondo intero. È una bella sensazione".

L'Osservatore Romano

A Castel Gandolfo il Papa potrà completare la terza e ultima parte di 'Gesù di Nazaret' sui Vangeli dell'infanzia. Da piccolo fascicolo a manoscritto

L'idea di partenza era scrivere "ancora un piccolo fascicolo" sui "racconti dell'infanzia" a completare la sua opera su Gesù. La scorsa estate Benedetto XVI aveva cominciato la stesura, come d' abitudine a matita, di una quarantina di pagine. Ma nel frattempo il manoscritto è cresciuto, il Wpiccolo fascicolo" si è fatto più consistente e arriverebbe a superare il centinaio. Così ormai ci siamo: il Papa è a Castel Gandolfo per le vacanze, dove potrà completare la terza e ultima parte del suo Gesù di Nazaret. E la speranza, filtra da Oltretevere, è che il libro possa essere consegnato a metà settembre, prima del viaggio in Germania, annunciato durante la mostra sui libri di Joseph Ratzinger a Friburgo e pubblicato dalla Libreria editrice vaticana "sotto Natale o all'inizio dell'anno prossimo", anche se non sarà facilissimo: per il secondo volume, peraltro più consistente, le traduzioni hanno richiesto quasi un anno. Quattro capitoli evangelici, due di Matteo e due di Luca, centottanta versetti. Eppure il tema, dall'annuncio dell'angelo a Maria e l'Incarnazione al Gesù dodicenne "seduto in mezzo ai dottori" nel tempio, è assai arduo e ha fatto versare i classici fiumi d' inchiostro a esegeti e teologi. Questioni delicatissime, ricordava tempo fa un grande studioso come il card. Gianfranco Ravasi: "Pochi sanno che l'ultimo libro ad essere messo all'Indice, prima dell'abolizione di questa prassi, fu una 'Vie de Jésus' (1959) di un noto biblista francese, Jean Steinmann, proprio a causa del capitolo dedicato ai Vangeli dell' infanzia". Del resto "l'origine di Gesù è avvolta nel mistero", scriveva lo stesso Joseph Ratzinger nel suo celebre "Introduzione al cristianesimo": "Questa provenienza di Gesù dal mistero di Dio, 'che nessuno conosce', ci viene descritta dai cosiddetti racconti dell' infanzia non allo scopo di svelarne il retroscena ma precisamente per confermarne la misteriosità". La stessa nascita di Gesù dalla Vergine, osservava, "è sempre stata una spina nell'occhio per gli illuminati d'ogni genere". Una nascita che Joseph Ratzinger distingue radicalmente dai "miti" diffusi nel mondo della "nascita miracolosa di un bimbo redentore", perché "la concezione di Gesù è una nuova creazione, non una generazione da parte di Dio" e non ha nulla a che fare col "mito pagano del semidio generato dalla divinità": Dio non è il padre "biologico" di Gesù, che è invece "integralmente Dio e integralmente uomo", e "la dottrina affermante la divinità di Gesù non verrebbe minimamente inficiata, quand' anche Gesù fosse nato da un normale matrimonio umano". Naturale che l'attesa sia grandissima, l'opera su Gesù è diventata un best seller planetario e la seconda parte "Dall'ingresso a Gerusalemme fino alla Risurrezione", uscita a marzo, ha già superato le quattrocentomila copie in Italia e i due milioni nel mondo, mentre si sta completando perfino la traduzione in cinese. A Castel Gandolfo dovrebbe avere il tempo di tirare le somme: anche se, rivela chi gli è vicino, il Papa patisce la mancanza della sua vastissima biblioteca, né può dare indicazioni perché, nel caso, gli recuperino da Roma un libro: non esiste una catalogazione ed è solo lui che ricorda a memoria la posizione dei volumi; e da buon professore è abituato a procedere consultando i testi citati con precisione scientifica nella bibliografia. D'altra parte, la stesura del libro non sarà il suo unico impegno: ci sono da preparare i discorsi per la GMG del mese prossimo a Madrid e per il viaggio in Germania a settembre, e c' è anche il tradizionale "Ratzinger Schülerkreis" di fine agosto: tre giorni di incontro con i suoi ex allievi, quest'anno sulla "nuova evangelizzazione".

Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera

Retromarcia del card. Policarpo sull'ordinazione delle donne: non volevo creare confusione, la comunione con il Papa è assoluta nel mio ministero

Il card. José Policarpo (nella foto con Benedetto XVI), patriarca di Lisbona, ha diffuso una lettera in cui chiarisce che sull'ordinazione sacerdotale di donne è “in comunione con il Papa”. Il patriarca ha voluto far fronte alla polemica suscitata da alcune sue dichiarazioni sul tema apparse in un'intervista pubblicata sull'ultimo numero della rivista portoghese Ordem dos Advogados. Nell'intervista, interpellato sulla questione, il porporato affermava che a suo avviso “non esiste alcun ostacolo teologico fondamentale” all'ordinazione di donne, anche se sottolineava che “non c'è alcun Papa che abbia potere a questo proposito. Ciò porterebbe a tensioni, e avverrà solo se Dio vorrà che accada e se rientrerà nei Suoi progetti”. Nella sua spiegazione, il card. Policarpo riconosce che egli stesso non aveva mai “trattato sistematicamente la questione”. “Le reazioni a questa intervista mi hanno costretto a considerare il tema con più attenzione, e ho verificato che, soprattutto per non aver tenuto in debito conto le ultime dichiarazioni del Magistero sul tema, ho dato luogo a queste reazioni”, lamenta. Per questo, ritiene suo “dovere” chiarire la propria posizione di fronte ai fedeli: “Sarebbe per me doloroso che le mie parole potessero creare confusione nella nostra adesione alla Chiesa e alla parola del Santo Padre. Credo di avervi mostrato che la comunione con il Santo Padre è assoluta nell'esercizio del mio ministero”, afferma. Il patriarca sottolinea inoltre la “complementarietà dell'uomo e della donna nella storia della salvezza”, che “giunge alla sua pienezza nella rivelazione di Cristo e di Maria”. Radicato nel Nuovo Testamento, il ministero sacerdotale cristiano, fin dal principio, si conferiva solo agli uomini. “Il fatto che non ci siano donne tra questi successori e cooperatori non significa una minimizzazione della donna, ma la ricerca di quella complementarietà tra il maschile e il femminile pienamente realizzata nella relazione di Cristo con Maria”. Nei primi tempi della Chiesa, ha indicato il porporato, “è nota l'armonia tra il fatto del sacerdozio apostolico conferito agli uomini e l'importanza e la dignità delle donne nella Chiesa”. Per Policarpo, una delle cause della rivendicazione del sacerdozio femminile è “la perdita di consapevolezza della dignità sacerdotale di tutti i membri della Chiesa, riducendo l'espressione sacerdotale al sacerdozio ordinato”. Un'altra causa è “la comprensione del sacerdozio ministeriale come un diritto e un potere, senza percepire che nessuno, uomo o donna, può rivendicare questo diritto, trovandosi ad accettare la chiamata della Chiesa a questo servizio, che include il dono della propria vita”. All'inizio, quando è stato posto questo tema, “non si escludeva che si trattasse di una questione aperta, nell'attezione che si deve prestare all'azione dello Spirito Santo, alla ricerca dell'espressione del mistero della Chiesa nelle nuove realtà”. Ad ogni modo, il Magistero più recente dei Papi interpreta questa tradizione ininterrotta di ordinare solo uomini “non solo come un modo pratico di procedere, che può cambiare al ritmo dell'azione dello Spirito Santo, ma come espressione del mistero stesso della Chiesa, che dobbiamo accogliere nella fede”. “Siamo quindi invitati a rispettare il Magistero del Santo Padre, nell'umiltà della nostra fede, a continuare ad approfondire la relazione del sacerdozio ministeriale con la qualità sacerdotale di tutto il Popolo di Dio e a scoprire il modo femminile di costruire la Chiesa, nel ruolo decisivo della missione delle nostre sorelle, le donne”, conclude.

Inma Álvarez, Zenit

La complessa partita del card. Bertone per il controllo dell'Ospedale San Raffaele e dell'Istituto Toniolo. Le tempestive dimissioni del card. Nicora

Non è un caso che la notizia delle dimissioni del card. Attilio Nicora dalla presidenza dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, con in calce la nota divulgata dalla Sala stampa vaticana che spiega che il cardinale ambrosiano lascia l’Apsa “per poter dedicarsi in modo esclusivo alla conduzione” della nuova Istituzione eretta dal Papa il 30 dicembre 2010, ovvero l’Autorità di Informazione Finanziaria che supervisiona tutti gli organi con competenze finanziarie della Santa Sede, arrivi nei giorni in cui viene alla luce il braccio di ferro durissimo che la segreteria di stato vaticana sta portando avanti da mesi con la curia milanese per il controllo del consiglio di amministrazione dell’Istituto Toniolo, la cassaforte dell’Università Cattolica. Ieri il Corriere della Sera, riportando una notizia già data dalla Stampa settimane fa, ha scritto del “pressing” del cardinale Segretario di stato Tarcisio Bertone (nella foto con Benedetto XVI) per avere prima dell’insediamento a Milano di Angelo Scola, a settembre, le dimissioni dell’attuale presidente del Cda del Toniolo, il card. Dionigi Tettamanzi, così da portare alla conduzione della cassaforte della Cattolica il giurista Giovanni Maria Flick. Ma l’operazione potrebbe essere più ampia e riguardare proprio il ruolo di Nicora: sgravato della responsabilità dell’Apsa – al suo posto un uomo di fiducia di Bertone, ovvero Domenico Calcagno –, il porporato avrebbe tempo non solo per supervisionare le finanze della Santa Sede, ma anche per creare una sorta di commissione che arrivi in breve tempo a cambiare gli statuti del Toniolo e della Cattolica nei quali oggi non si trova traccia di un rapporto di dipendenza rispetto alla Santa Sede: il Toniolo è una persona giuridica di diritto privato. Tettamanzi in questi mesi non ha ceduto al pressing di Bertone, forte anche dei conti del Toniolo che dicono di una gestione virtuosa che ha portato nel 2010 l’istituto a sostenere 1.072 borse di studio con finanziamenti per un importo complessivo di 1 milione e 767 mila euro. Non è stato facile per lui. Sullo sfondo aleggiano vicende non chiare, come la falsa velina che calunniò l’allora direttore di Avvenire, oggi direttore di Tv2000 e membro del Cda del Toniolo, Dino Boffo, il quale ieri ha detto la sua: “La logica delle lotte di potere mi sembra avulsa dal pontificato. Mi auguro che le indiscrezioni siano smentite”. Che sia anche il Corriere a svelare il pressing di Bertone sul Toniolo resta significativo. In questi giorni il Vaticano sta giocando una partita non facile su un altro tavolo, quello del consiglio della Fondazione Monte Tabor che governa il colosso milanese del San Raffaele di Milano, indebitato per circa un miliardo di euro. Bertone è a un passo dal portare i suoi uomini di fiducia nel San Raffaele. Nel consiglio del Monte Tabor sono pronti a sedersi il presidente dell’ospedale Bambin Gesù di Roma Giuseppe Profiti, il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, l’imprenditore Vittorio Malacalza e il giurista Giovanni Maria Flick. Mentre in uscita c’è Giuseppe Rotelli, che tra le altre cose fa parte del Cda di Rcs. Di certo c’è un fatto. I nuovi arrivi potrebbero destabilizzare antichi equilibri e provocare malumori. Molti di questi anche in seno alla Chiesa: il San Raffaele non è mai stata un’istituzione “cattolica”, volutamente l’aggettivo non compare da nessuna parte, la fondazione che lo regge è laica e non ha mai avuto alcun rapporto formale con le istituzioni ecclesiali. Gli scopi dichiarati da don Luigi Verzé sono sempre stati la guarigione, il miglioramento della vita, perfino il sogno dell’immortalità. Il tutto anche a costo, negli ultimi anni, di mettere in campo qualche idea bioetica non proprio ortodossa. E’ in questa istituzione che il Vaticano vuole mettere piede. L’8 luglio, il giorno del prossimo cda del Monte Tabor dove tutto verrà ufficializzato, è vicino. Il nuovo San Raffaele potrebbe essere presto una realtà.

Paolo Rodari, Il Foglio

Benedetto XVI invia una delegazione ufficiale a Juba per la proclamazione dell'indipendenza della Repubblica del Sud Sudan: sostenere il nuovo Stato

Domani, 9 luglio, verrà proclamata a Juba l’indipendenza della nuova Repubblica del Sud Sudan. Per questa solenne circostanza il Papa ha inviato una delegazione ufficiale, guidata dal card. John Njue, arcivescovo di Nairobi e presidente della Conferenza Episcopale del Kenya, ed integrata dal nunzio apostolico in Sudan, mons. Leo Boccardi, e dal segretario della nunziatura apostolica in Kenya, mons. Javier Herrera Corona, “per far pervenire alle autorità del nuovo Stato e a tutti i suoi cittadini, numerosi dei quali sono cattolici, l’augurio di pace e di prosperità”. Lo riferisce in una dichiarazione il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Come auspicato ieri da mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, ricevendo una Delegazione parlamentare del Sudan, guidata da Ahmed Ibrahim Elthair, presidente dell’Assemblea Nazionale Sudanese, “la pace, la riconciliazione e il rispetto dei diritti di tutti, in particolare la libertà religiosa, rappresentano i pilastri fondamentali su cui edificare il nuovo assetto socio-politico della regione e le condizioni per guardare ad un futuro di speranza. La Santa Sede, che intrattiene stabili relazioni diplomatiche con le autorità di Khartoum dal 1972 ed esaminerà con dovuta considerazione un’eventuale richiesta da parte del Governo del Sud Sudan – conclude padre Lombardi - invita la Comunità internazionale a sostenere il Sudan e il nuovo Stato indipendente perché in un dialogo franco, pacifico e costruttivo trovino soluzioni giuste ed eque alle questioni ancora irrisolte ed augura a quelle popolazioni un cammino di pace, di libertà e di sviluppo”.

Radio Vaticana

DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, PADRE FEDERICO LOMBARDI

Mons. Semeraro: accogliamo il Papa a Castel Gandolfo nella gratitudine e nella gioia di famiglia. Continuiamo a pregare per lui

“Gratitudine” a Benedetto XVI e “gioia” per “la sua presenza a Castel Gandolfo”. Con questi sentimenti mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano, accoglie il Papa a Castel Gandolfo, città situata nella diocesi di Albano. In un messaggio “al clero, ai religiosi e a tutti i fedeli della Chiesa di Albano”, il vescovo ricorda che “lo scorso 29 giugno, solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, abbiamo pregato per il Santo Padre, aggiungendo quest’anno anche una speciale intenzione nella ricorrenza del 60° anniversario della sua Ordinazione sacerdotale”. Ora, afferma mons. Semeraro, “continuiamo a pregare per lui, perché il Signore lo ricolmi delle sue benedizioni e lo conforti nel ministero apostolico a favore dell’intera Chiesa. In questa gioia di famiglia, accogliamo il Papa che giungerà nella sua residenza estiva del Palazzo Apostolico in Castel Gandolfo”. Salutando “personalmente il Papa”, anticipa il vescovo all'agenzia SIR, “gli dirò che la Chiesa di Albano, la quale ha coralmente pregato perché il Signore lo accompagni sempre col suo aiuto, continuerà ad essergli molto vicino nelle settimane del suo soggiorno estivo. A nome di tutti voi gli augurerò un periodo sereno di riposo”. Nel soggiorno del Papa a Castel Gandolfo, afferma mons. Semeraro, “non mancherà l’appuntamento domenicale per la preghiera mariana dell’Angelus. Anche quest’anno, poi, nella solennità dell’Assunzione della B.V. Maria del 15 agosto, Benedetto XVI celebrerà la Santa Messa nella parrocchia pontificia di San Tommaso da Villanova. Sono sicuro d’incontrare per questi appuntamenti molti nostri fedeli, che giungendo dalle diverse comunità parrocchiali, vorranno unirsi ai pellegrini che convengono da tanti paesi d’Italia e del mondo”. Ogni mattina, alle ore 8.30, ricorda infine il vescovo, “l’emittente Tv2000 trasmetterà la Santa Messa celebrata secondo le intenzioni del Santo Padre”.

SIR

Saluto a Benedetto XVI

Lombardi: il riposo di cui il Papa ha bisogno, preghiera, studio e scrivere di teologia, è forse più garantito dalla residenza di Castel Gandolfo

Per il secondo anno consecutivo, Benedetto XVI trascorrere le sue vacanze nella cittadina laziale di Castelgandolfo, tradizionale residenza estiva dei Papi. "In qualche modo - sottolinea ai microfoni della Radio Vaticana il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi - l'eccezione era stata quella inserita da Papa Giovanni Paolo II con dei periodi di soggiorno in montagna". "Come sappiamo - aggiunge il direttore della Sala Stampa della Santa Sede - Benedetto XVI ha accolto volentieri anche l'invito a recarsi in montagna per alcune volte, però sappiamo anche che a Castelgandolfo si trova molto bene e che il riposo di cui ha bisogno vi è forse più garantito". La scelta, dunque, è caduta su un luogo "già preparato e attrezzato per una normale presenza del Santo Padre, certamente più fresco che Roma, ma non particolarmente alto, e dove ha a disposizione i giardini per passeggiare", ma anche "gli ambienti in cui può svolgere quel lavoro intellettuale e culturale, oltre che il tempo di preghiera, che gli è particolarmente caro". Secondo il portavoce, infatti, "il Papa non è per nulla una persona che perde tempo: è una persona che usa il suo tempo intensamente, anche quando si riposa, facendo le cose che gli sono più gustose e abituali, secondo la sua personalità, che sono appunto leggere, studiare, scrivere". In proposito, padre Lombardi cita l'opinione del segretario di Papa Ratzinger, mons. Georg Gaesnwein, per il quale "il modo migliore del Papa per riposare è quello di studiare e scrivere di teologia, di Sacra Scrittura, perchè sono gli argomenti che lo appassionano". Per padre Lombardi, inoltre, pesa sulla decisone del Pontefice anche "il fatto che dal punto di vista dell'organizzazione, della logistica, della sicurezza il suo andare a Castelgandolfo è la soluzione più semplice". "Il Papa - ricorda padre Lombardi - ha davanti a sè anche il viaggio in Spagna per la Giornata Mondiale della Gioventù, un motivo in più per andare adesso a Castelgandolfo, dato che ci sarà comunque uno spostamento nel mese di agosto. E nel mese di settembre sono in programma anche il viaggio ad Ancona, per la conclusione del Congresso Eucaristico Nazionale e poi, verso la fine del mese, l'importantissimo viaggio in Germania. Un appuntamento impegnativo, molto atteso nella sua Patria e questo sarà uno degli argomenti su cui rifletterà". Infine, conferma padre Lombardi, a Castelgandolfo il Papa lavorerà a "un terzo volume, anche se di dimensioni più piccole, che è quello sull'infanzia, sui Vangeli dell'infanzia". Benedetto XVI, rivela il portavoce, "ha già cominciato a lavorarvi nei periodi liberi dei mesi passati, e probabilmente questo sarà il tempo adatto per portare l'opera in porto o comunque per portarla decisamente avanti". Il soggiorno a Castelgandolfo, conclude padre Lombardi, si protrarrà fino al mese di settembre, che comunque sarà "un mese di attività già praticamente normale" in quanto riprenderanno le udienze che il Papa concede ai vescovi e alle personalità che chiedono di essere ricevute.

Agi

Il Papa a Castel Gandolfo per le sue vacanze. Intervista con padre Lombardi

8 LUGLIO 1951, 60 ANNI FA LA PRIMA MESSA DI JOSEPH RATZINGER: QUALI GRANDI ATTESE GLI UOMINI HANNO NEI CONFRONTI DEI SACERDOTI

Il giorno della prima Messa la nostra chiesa parrocchiale di Sant'Osvaldo era illuminata in tutto il suo splendore, e la gioia che la riempiva quasi palpabilmente coinvolse tutti nell'azione sacra, nella forma vivissima di una "partecipazione attiva", che non aveva bisogno di una particolare operosità esteriore. Eravamo invitati a portare in tutte le case la benedizione della prima Messa e fummo accolti dovunque, anche da persone completamente sconosciute, con una cordialità, che fino a quel momento non mi sarei nemmeno immaginato. Sperimentai così molto direttamente quali grandi attese gli uomini abbiano nei confronti del sacerdote, quanto aspettino la sua benedizione, che deriva dalla forza del sacramento. Non si trattava della mia persona o di quella di mio fratello: che cosa avrebbero potuto significare per se stessi due giovani come noi per tanta gente che incontravamo? Essi vedevano in noi delle persone cui Cristo aveva affidato un compito, per portare la sua presenza fra gli uomini. Proprio perchè al centro non c'eravamo noi, nascevano tanto rapidamente delle relazioni amichevoli.

(Joseph Ratzinger, La mia vita, San Paolo)