domenica 5 febbraio 2012

Benedetto XVI riceve i giovani del Sermig, che gli consegnano il premio 'Artigiano della pace': una voce che porta verso la verità, sorella della pace

Una delegazione di giovani del Sermig, guidata dal suo fondatore Ernesto Olivero e accompagnata dal sindaco di Torino Piero Fassino, è stata ricevuta questa mattina in Vaticano da Papa Benedetto XVI . Nell'incontro, dopo l'Angelus, è stata consegnato al Pontefice il premio Artigiano della Pace, con la seguente motivazione: "A Benedetto XVI, una voce che porta verso la verità, sorella della pace". La delegazione era composta da un gruppo di giovani torinesi insieme a giordani, brasiliani, tedeschi, partecipanti al IV appuntamento mondiale Giovani della Pace. Il Papa, al quale Olivero ha portato il saluto di mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, si è intrattenuto a colloquio con il sindaco Fassino che gli ha trasmesso "il saluto affettuoso di tutti i torinesi e il loro desiderio di poterlo accogliere presto in città". Il premio Artigiano della Pace è un riconoscimento istituito nel 1981 e assegnato ogni anno dal Sermig a personalità che si sono distinte per il loro contributo alla costruzione della pace e del bene comune.

La Repubblica Torino.it

Il superiore della Fraternità San Pio X: nostro dovere continuare a bussare alla porta, pregare perché possano cambiare atteggiamento verso di noi

Nel dialogo in corso con la Santa Sede, la Fraternità Sacerdotale San Pio X non ha alcuna intenzione di "chiudere la porta". "Al contrario - afferma il superiore generale, mons. Bernard Fellay (nella foto con Benedetto XVI) - è nostro dovere andare continuamente lì, bussare alla porta, e non chiedere se possiamo entrare (perchè vi siamo già dentro), ma pregare perchè si convertano, perchè possano cambiare atteggiamento verso di noi e tornare a ciò che ci fa Chiesa". Il capo dei lefebvriani sottolinea anche che "quando si vede l'attuale Papa affermare che ci deve essere continuità nella Chiesa, noi diciamo: naturalmente". "Questo - precisa - ciò che abbiamo detto in ogni momento. Quando si parla di tradizione, è proprio questo il significato. Si dice, ci deve essere Tradizione, ci deve essere continuità. Quindi vi è continuità. Ci viene detto quindi, il Vaticano II è stato fatto dalla Chiesa, la Chiesa deve essere un continuo, perciò il Vaticano II è Tradizione". Sono questi i passaggi centrali dell'omelia di mons. Fellay nel seminario di Winona per la festa della Candelora, della quale sono stati diffusi da alcune fonti solo alcuni estratti che in qualche modo sembravano preannunciare una rottura del dialogo tra la Fraternità fondata da mons. Marcel Lefebvre e Roma. Mons. Fellay non dice "non firmeremo mai un accordo". Secondo il blog Fides et Forma, che ne pubblica invece la traduzione integrale, l'omelia "dice al contrario che la Fraternità è disposta a firmare la professione di fede e il giuramento di fedeltà al Pontefice, ma non un giuramento di fedeltà alla dottrina sull'ecumenismo e sulla libertà religiosa", il che peraltro non è richiesto a nessun battezzato. "Non siamo un gruppo indipendente anche se stiamo 'lottando' con Roma - afferma il vescovo Fellay - siamo ancora, per così dire, con Roma. Stiamo lottando con Roma, oppure, se volete, contro Roma, e al tempo stesso siamo con Roma. E noi affermiamo e noi continuiamo a dire che siamo cattolici. Noi vogliamo rimanere cattolici". "Molte volte - continua Fellay - ho detto a Roma: 'tentate di buttarci fuori'. E vediamo che forse sarebbe molto più facile per noi restare fuori... Avremmo tanti altri vantaggi. Saremmo trattati molto meglio. Guardate i protestanti, come si aprono le chiese per loro, mentre per noi - ironizza il presule - si chiudono. E noi diciamo, non fa niente. Facciamo le cose di fronte a Dio. Soffriamo dalla Chiesa, perfetto. Non ci piace, naturalmente. Ma dobbiamo stare lì nella verità. E dobbiamo ribadire che noi apparteniamo alla Chiesa. Siamo cattolici. Noi vogliamo essere e vogliamo rimanere cattolici". Nella sua omelia, il superiore generale sostiene inoltre che la Fraternità recita "lo stesso credo della Chiesa Cattolica, in modo da accettare che ci sia un Papa, accettare che ci sia una gerarchia". E se "a molti livelli" dice dei "no" questo non accade, spiega il presule, "perchè non ci piaccia, ma perchè la Chiesa ha già parlato di queste questioni. Anche molte di queste cose le ha condannate". "E così - chiarisce - nelle nostre discussioni con Roma siamo stati bloccati lì: il problema chiave nelle nostre discussioni con Roma è stato davvero il Magistero, l'insegnamento della Chiesa". In merito alle discussioni portate avanti per un paio d'anni in Vaticano, su richiesta di Benedetto XVI che ha sfidato molte critiche per questa sua apertura, Fellay rivela che per la sua pretesa di distinguere tra Tradizione e Concilio Vaticano II, i rappresentanti della Fraternità hanno sentito definirsi "protestanti". "E noi - sono ancora le parole del successore di Lefebvre - rispondiamo: 'siete modernisti. Pretendete che l'insegnamento di oggi possa essere diverso dall'insegnamento di ieri'. Noi diciamo, quando ci atteniamo a ciò che la Chiesa ha insegnato ieri, per necessità dobbiamo aderire all'insegnamento della Chiesa oggi" in quanto "la verità non è legata al tempo". "Al termine dei dialoghi - conferma mons. Fellay - arriva l'invito da Roma" con "una proposta di una sistemazione canonica" che si potrebbe considerare "come un'ottima soluzione" perchè "sono soddisfatte tutte le nostre esigenze sul piano pratico". Ma "dovete accettare accettare il fatto che per i punti che fanno difficoltà in merito al Concilio, punti che sono ambigui, dove c'è un conflitto, questi punti, come l'ecumenismo, come la libertà religiosa, questi punti devono essere intesi in coerenza con l'insegnamento perenne della Chiesa. Quindi, se c'è qualcosa di ambiguo nel Concilio, è necessario intenderlo come la Chiesa lo ha sempre insegnato, nel corso dei secoli". E "si deve rifiutare tutto ciò che è contrario a questo insegnamento tradizionale della Chiesa". "Beh - osserva il capo dei lefebvriani - questo è ciò che abbiamo sempre detto. Il problema è che in questo testo danno due esempi di cosa e come dobbiamo capire questi principi". "Questi due esempi che ci forniscono - rivela - sono l'ecumenismo e la libertà religiosa, come sono descritti nel nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, che sono esattamente i punti per i quali critichiamo il Concilio". Ed è a questo punto che stanno le trattative. Ora, si domanda Fellay, cosa accadrà? "Per noi - risponde - è chiarissimo: dobbiamo sempre sostenere la verità, professare la fede. Noi non faremo marcia indietro, qualunque cosa accada. C'è qualche minaccia adesso da parte di Roma, certo. Si vedrà". "Dio - conclude il vescovo - sa come dirigere la sua Chiesa attraverso queste prove".

Agi

MONS. FELLAY: ACCETTATECI COSI' COME SIAMO, SIAMO PRONTI!

Card. Bertone: la speciale benedizione di Benedetto XVI a Catania e all'arcidiocesi è un segno dell'attenzione della Chiesa verso il Sud

La ''speciale benedizione inviata dal Papa Benedetto XVI a tutta la cittò di Catania e all'arcidiocesi'' e' ''un segno dell'attenzione della Chiesa verso il Sud''. Lo ha affermato il segretario di Stato Vaticano, card. Tarcisio Bertone, incontrando i giornalisti prima di celebrare il Pontificale per Sant'Agata, Patrona del capoluogo etneo. ''Un Sud credente che si rinnova - ha aggiunto Bertone - che cerca di vivere con tutte le difficoltà che ci sono, ma con l'impegno corale delle comunita' cristiane, la vita buona del Vangelo''.

Adnkronos

Il Papa recita l'Angelus affacciato su una Piazza San Pietro imbiancata: è bella la neve, ma speriamo che presto venga la primavera

''E' bella la neve, ma speriamo che presto venga la primavera!''. Anche Benedetto XVI, salutando con queste parole esclamate 'a braccio' i fedeli al termine dell'Angelus, non ha mancato di fare riferimento alle nevicate e al gelo di questi giorni. Il Papa, che oggi indossava il cappotto bianco, si è affacciato su una Piazza San Pietro ancora incorniciata dalla neve e dal ghiaccio, anche se in gran parte ripulita dagli efficienti servizi vaticani. La presenza di decine di migliaia di fedeli, che non si sono lasciati spaventare troppo dalle difficoltà di muoversi a Roma anche oggi, ha lasciato intatto il candore della neve sul sagrato e nella zona centrale della piazza, quella attorno all'obelisco recintata ancora per proteggere il presepio e l'albero.

Ansa, Agi

Benedetto XVI: la vera giovinezza si realizza nell’accoglienza, nell’amore e nel servizio alla vita. Sofferenza umana sia sempre circondata di amore!

Dopo la recita dell'Angelus, Benedetto XVI ha rircordato che “oggi in Italia si celebra la Giornata per la vita, iniziata per difendere la vita nascente e poi estesa a tutte le fasi e le condizioni dell’esistenza umana. Quest’anno il messaggio dei vescovi propone il tema: ‘Giovani aperti alla vita’. Mi associo ai pastori della Chiesa in Italia nell’affermare che la vera giovinezza si realizza nell’accoglienza, nell’amore e nel servizio alla vita”. Il Santo Padre si è anche rallegrato “dell’incontro promosso ieri a Roma dalle Scuole di ostetricia e ginecologia delle Università romane per riflettere sulla ‘Promozione e tutela della vita umana nascente’” e ha salutato “di cuore mons. Lorenzo Leuzzi, i docenti e i giovani presenti oggi in Piazza San Pietro. Benvenuti! Grazie per la vostra presenza”. Nei saluti in varie lingue, Benedetto XVI in francese ha ricordato la festa di Nostra Signora di Lourdes. “Insieme con quanti affrontano la malattia, chiediamo a Dio di darci la grazia dell’abbandono e la pazienza fiduciosa! Con l’aiuto di Nostra Signora di Lourdes e di Santa Bernardette si può scoprire che la vera felicità esiste solo in Dio”. In inglese, ha raccomandato al Signore “quanti sappiamo essere nel bisogno di guarigione e chiediamogli di togliere la durezza dal nostro cuore in modo da rispondere in maniera più generosa al suo amore”. In polacco, in occasione della Giornata Mondiale del Malato, ha incoraggiato “i malati e i sofferenti a trovare sempre un’ancora sicura nella fede, alimentata dall’ascolto della Parola di Dio, dalla preghiera personale e dai Sacramenti. Chiedo a Dio che li accompagni la sensibile premura dei familiari, degli operatori sanitari e di tutti gli uomini di buona volontà. La sofferenza umana sia sempre circondata di amore!”. In italiano, un saluto in particolare ai fedeli venuti da Perugia, come pure al folto gruppo familiare che oggi si è dato appuntamento qui in Vaticano, “nonostante l’inverno”. “La sosta presso la Tomba di San Pietro rafforzi in ciascuno la fede e la perseveranza nella vita cristiana".

SIR

Il Papa: persino di fronte alla morte la fede nell'amore di Dio può rendere possibile ciò che umanamente è impossibile, sconfigge radicalmente il male

A mezzogiorno il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. “Il Vangelo di questa domenica – ha evidenziato il Papa - ci presenta Gesù che guarisce i malati: dapprima la suocera di Simone Pietro, che era a letto con la febbre ed Egli, prendendola per mano, la risanò e la fece alzare; poi tutti i malati di Cafarnao, provati nel corpo, nella mente e nello spirito, ed Egli ‘guarì molti… e scacciò molti demoni’. I quattro Evangelisti sono concordi nell’attestare che la liberazione da malattie e infermità di ogni genere costituì, insieme con la predicazione, la principale attività di Gesù nella sua vita pubblica”. In effetti, ha osservato il Pontefice, “le malattie sono un segno dell’azione del male nel mondo e nell’uomo, mentre le guarigioni dimostrano che il Regno di Dio, Dio stesso è vicino. Gesù Cristo è venuto a sconfiggere il Male alla radice, e le guarigioni sono un anticipo della sua vittoria, ottenuta con la sua morte e risurrezione”. Un giorno Gesù disse: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati”. In quella circostanza, ha precisato il Santo Padre, “si riferiva ai peccatori, che Egli è venuto a chiamare e a salvare. Rimane vero però che la malattia è una condizione tipicamente umana, in cui sperimentiamo fortemente che non siamo autosufficienti, ma abbiamo bisogno degli altri”. In questo senso, secondo Benedetto XVI, “potremmo dire, con un paradosso, che la malattia può essere un momento salutare in cui si può sperimentare l’attenzione degli altri e donare attenzione agli altri! Tuttavia, essa è pur sempre una prova, che può diventare anche lunga e difficile”. "Quando la guarigione non arriva e le sofferenze si prolungano - ha detto il Papa - possiamo rimanere come schiacciati, isolati, e allora la nostra esistenza si deprime e si disumanizza. Come dobbiamo reagire a questo attacco del Male? Certamente con le cure appropriate - la medicina in questi decenni ha fatto passi da gigante - ma la Parola di Dio ci insegna - ha detto Benedetto XVI- che c'è un atteggiamento decisivo e di fondo con cui affrontare la malattia ed è quello della fede. Lo ripete sempre Gesù alle persone che guarisce: La tua fede ti ha salvato. Persino di fronte alla morte, la fede può rendere possibile ciò che umanamente è impossibile. Ma fede in che cosa? Nell'amore di Dio. Ecco la vera risposta, che sconfigge radicalmente il Male". Il Pontefice ha chiarito: “Come Gesù ha affrontato il maligno con la forza dell’amore che gli veniva dal Padre, così anche noi possiamo affrontare e vincere la prova della malattia tenendo il nostro cuore immerso nell’amore di Dio. Tutti conosciamo persone che hanno sopportato sofferenze terribili perché Dio dava loro una serenità profonda”. Il Santo Padre ha rivolto un pensiero “all’esempio recente della beata Chiara Badano, stroncata nel fiore della giovinezza da un male senza scampo: quanti andavano a farle visita, ricevevano da lei luce e fiducia!”. Tuttavia, ha sostenuto Benedetto XVI “nella malattia, abbiamo tutti bisogno di calore umano: per confortare una persona malata, più che le parole, conta la vicinanza serena e sincera”. Il Papa ha, quindi, ricordato: “Sabato prossimo, 11 febbraio, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, è la Giornata mondiale del malato. Facciamo anche noi come la gente dei tempi di Gesù: spiritualmente presentiamo a Lui tutti i malati, fiduciosi che Egli vuole e può guarirli”. Di qui l’invocazione per ottenere “l’intercessione della Madonna, specialmente per le situazioni di maggiore sofferenza e abbandono. Maria, Salute dei malati, prega per noi!”.

SIR, TMNews

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS