martedì 22 gennaio 2013

'L'infanzia di Gesù'. Sotto la protezione della Vergine Maria. Non si presenta sotto forma di trattato, ma piuttosto come un susseguirsi di omelie o di meditazioni spirituali, che hanno per filo conduttore la fede

Dopo il magistrale "Gesù di Nazaret" dedicato all'ultima settimana della vita di Cristo, niente era più atteso del nuovo libro del Papa sulla prima settimana. La Passione viene narrata nei minimi dettagli e in diversi capitoli dai quattro vangeli. Alla settimana della nascita è invece dedicata una sola pagina in Matteo, due in Luca, ed è praticamente tutto. Eppure in essa si concentrano le feste più popolari della devozione cristiana, care persino a quanti non hanno che un ricordo della loro religione: Annunciazione, Visitazione, Natale, Santi Innocenti, Epifania, Presentazione al tempio. E che posto immenso occupa nell'arte e nell'iconografia! I pittori si immergono letteralmente con grande gioia nella raffigurazione di questi avvenimenti, che vengono chiamati appunto "misteri gaudiosi". L'infanzia di Gesù è un soggetto difficile. È comprensibile che il Papa l'abbia lasciato alla fine. La documentazione così scarna espone a ogni fantasia, a ogni errore, e Dio sa quanto ne sono stati fertili questi venti secoli. È un carniere prelibato per lo “storico-critico” che può avanzare innumerevoli argomenti tratti dalla storia generale, dalla storia comparata delle religioni, dalla scienza mitologica, e anche dalla conoscenza filologica delle Scritture e degli usi del mondo ebraico. La posta in gioco è decisiva, poiché si tratta del mistero centrale, l'Incarnazione. O il bambino Gesù è Dio (e uomo) fin dal suo concepimento, o è solo un uomo particolarmente buono che ha avuto una fine tragica. Si prende dunque in mano con una certa ansia questo libro che il Papa firma nella sua duplice veste di Sommo Pontefice e di teologo “privato”. È abbastanza diverso da quelli precedenti. Non si presenta sotto forma di trattato, ma piuttosto come un susseguirsi di omelie o di meditazioni spirituali, che hanno per filo conduttore la fede. Questa virtù è la base necessaria per una comprensione autentica del testo. "Praestet fides supplementum sensuum defectui". Senza l'intelligenza della fede il racconto emerge come una leggenda o un tessuto di assurdità. Occorre anche scienza. Con il metodo che gli è proprio il Papa intesse l'Antico Testamento con il Nuovo come una sola Rivelazione. Non si limita a fare come Matteo che giustifica le parole del Vangelo attraverso citazioni dei salmi e dei profeti. In effetti, agli occhi degli ebrei o dell'esegesi moderna, quelle parole profetiche non designano in modo univoco gli avvenimenti futuri. Non sono previsioni. I fatti non sono neppure illustrazioni delle parole antiche. Secondo l'espressione di Joseph Ratzinger, queste ultime sono parole "senza padrone". La realtà che portano non era direttamente riconoscibile, ma esse attingono significato mediante l'avvenimento nel quale diventano realtà. Se si svuota l'avvenimento, resta solo un "midrash haggadico", un'interpretazione della Scrittura mediante una narrazione. Ora Luca non costruisce un pio racconto, riferisce dei fatti positivi e ne ricerca il significato attraverso parole chiare o "in attesa", ascoltate alla luce della fede. È ciò che la Chiesa ha sempre mantenuto. Una volta posto questo quadro metodologico, Benedetto XVI esamina minuziosamente i pochi versetti, le poche parole che gli evangelisti hanno ritenuto sufficienti per la salvezza del mondo. Spetta a noi scoprire fino a che punto sono inesauribili. Nulla viene trascurato, nulla viene saltato. Faccio un esempio: l'annuncio della nascita e il parto verginale. Tutti i sensi possibili di Matteo e di Luca vengono passati al vaglio. Che cosa voleva dire Isaia quando profetizzava: "Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele"? È una parola rivolta al re Achaz, che riveste un significato politico in una circostanza storica particolare? Oppure è una "parola in attesa" rivolta a Israele o a tutta l'umanità? Al termine dell'indagine, alla fine dell'analisi parola per parola e di un'esegesi che vuole essere al tempo stesso scientifica, teologica, spirituale, la ragazza di Nazaret viene identificata come sede della Shekinah, trono della Sapienza, Arca dell'Alleanza e tutti i titoli che la Chiesa ha da sempre attribuito alla Madre di Dio, "semper virgini". Una domanda assilla da tempo il mondo cristiano. A partire dall'espressione "fratelli di Gesù", molti fedeli si chiedono: perché Maria non avrebbe potuto avere altri figli? Non è naturale e conforme alla Torah? Ci si poteva dunque aspettare che, senza entrare nel dibattito esegetico, il Papa dichiarasse con la sua autorità che secondo ogni evidenza teologica una tale supposizione è impensabile. Essa di fatto fa crollare il dogma dell'incarnazione e in definitiva l'intera fede cattolica. Il Papa non lo fa. Lascia i fedeli dedurre da soli che, considerando ciò che è la Vergine Maria, così come egli l'ha presentata, e ciò che è Giuseppe, una tale supposizione è semplicemente impossibile. Era del resto quello che pensavano anche Lutero e Calvino. Il Papa ne è così convinto da applicare, se si può dire, l'aforisma di Wittgenstein: là dove non si può parlare, bisogna tacere. Tutto il libro è immerso in un'atmosfera serena. Nessuna polemica, ma una riflessione pacata, di una grande densità e al tempo stesso di grande dolcezza. Evidentemente il Papa per scriverlo si è messo sotto la protezione della Vergine Maria, che è il suo soggetto principale.

Alain Besançon, L'Osservatore Romano

Il 25 gennaio Giornata di studio promossa dal Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi nel 30° anniversario della promulgazione del Codice di Diritto Canonico: una riforma voluta e richiesta dal Concilio Vaticano II

“Il Codice: una riforma voluta e richiesta dal Concilio”. Trenta anni dopo la promulgazione del Codice di Diritto Canonico si terrà, venerdì prossimo 25 gennaio, una Giornata di studio promossa dal Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e dall’Istituto Internazionale di Diritto Canonico e Diritto comparato delle Religioni di Lugano. L’evento, sotto il patrocinio della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI e della Fondazione Giovanni Paolo II, verrà ospitato a Roma nella Sala San Pio X. A illustrare il programma nella Sala Stampa Vaticana è stato oggi il card. Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, insieme con mons. Giuseppe Antonio Scotti, presidente della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Trenta anni dal Codice di Diritto Canonico e 50 anni dal Concilio Vaticano II. Era il 25 gennaio 1959, ha ricordato il card. Coccopalmerio, quando Giovanni XIII nel Monastero di San Paolo fuori le Mura, “con sorpresa di tutti” indiva il Concilio vaticano II, ed avviava della riforma del Codice di diritto canonico: “Papa Roncalli, nella sua grande lungimiranza aveva ben chiaro che a guidare la revisione del Codice dovesse essere la nuova ecclesiologia scaturita da un’assise ecumenica e mondiale come quella di un Concilio”. A suggellare nella memoria la promulgazione del nuovo Codice, il 15 gennaio 1983, è la foto scelta per il depliant della Giornata di studio. Un’immagine “storica”: “Giovanni Paolo II firma con sguardo sorridente: si vede che è soddisfatto, consapevole del valore e della portata di tale firma, sotto lo sguardo attento e compiaciuto del card. Ratzinger”. Il nuovo Codice – ha spiegato il porporato – da una parte recepisce il Concilio e dall’altra stabilisce nome positive per darne attuazione. E tra le innovazioni conciliari, Coccopalmerio ha evidenziato: la collegialità dell’episcopato, “una felice riscoperta”, “la missione propria e attiva dei fedeli laici nella vita della Chiesa”, anche qui “piuttosto una riscoperta”, la concezione di parrocchia, non struttura o territorio ma “comunità di fedeli”, il rilancio ecumenico e “la possibilità di accogliere nei sacramenti della Chiesa Cattolica, anche se a precise condizioni, i cristiani non cattolici.” Quindi il porporato ha concluso: “Il felice connubio Concilio Vaticano II e Codice di Diritto Canonico ha prodotto frutti di rinnovamento, in molteplici ambiti e a vari livelli, nella vita della Chiesa”. Ha fatto eco al card. Coccopalmerio, mons. Giuseppe Antonio Scotti, presidente della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, rimandando alla Giornata di studio gli interrogativi di fondo, perché esiste e qual è lo scopo del Diritto canonico, consapevole che tutte le discipline debbano deve convergere verso “la conoscenza intima del mistero di Cristo”. Il programma dei lavori della giornata di venerdì 25 prevede una prima parte culturale e celebrativa del 30°, con relazioni dei cardinali Velasio De Paolis e Francesco Coccopalmerio. Seguirà la presentazione degli atti del convegno di Lugano dello scorso anno su Giovanni Paolo II “legislatore della Chiesa”. Nel pomeriggio i convegnisti parteciperanno ai Vespri della Solennità della conversione di San Paolo presieduti dal Papa nella Basilica di San Paolo fuori Le Mura.

Radio Vaticana, SIR

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLA GIORNATA DI STUDIO IL CODICE: UNA RIFORMA VOLUTA E RICHIESTA DAL CONCILIO, NEL XXX ANNIVERSARIO DELLA PROMULGAZIONE DEL CODICE DI DIRITTO CANONICO (ROMA, 25 GENNAIO 2013)

Padre Lombardi: l'inchiesta di 'The Guardian' sull'esistenza di investimenti immobiliari e mobiliari della Santa Sede a Londra non ha svelato nulla di nuovo, tutto conosciuto da più di 80 anni

"Sono stupefatto: in realtà quell'articolo non ha svelato nulla di nuovo". Così il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi (nella foto con Benedetto XVI), commenta l'inchiesta comparsa oggi su The Guardian sulle proprietà di lusso a Londra appartenenti al Vaticano. "L'esistenza di investimenti immobiliari e mobiliari della Santa Sede - ha detto stamattina padre Lombardi ai giornalisti - realizzati sulla base delle somme date dallo Stato Italiano come indennizzo per i beni espropriati, sono conosciuti da più di 80 anni". Padre Lombardi ricorda infatti che il tutto è noto dai Patti Lateranensi del 1929. "Per questo - conclude Lombardi - sono stupito dal servizio che non ha svelato nulla che non si sapesse". Dal negozio di Bulgari su New Bond Street a un edificio nell’elegantissima zona di St. James’s Square, all’angolo con Pall Mall. Proprietà di altissimo pregio a Londra, delle quali non è così semplice rintracciare il vero proprietario, dato che i referenti individuati, alla richiesta del giornale di rendere nota l’identità di chi possiede gli immobili, si sono trincerati dietro la facoltà di mantenere queste informazioni riservate. The Guardian dopo aver citato altri immobili del genere presenti a Parigi, racconta come questo patrimonio sia stato costruito utilizzando i milioni di lire (pari a circa 65 milioni di euro del valore attuale) che il governo Mussolini pagò alla Santa Sede dopo i Patti Lateranensi del 1929, come risarcimento per le proprietà confiscate al Papa dallo Stato italiano nel 59 anni prima. Grazie a quei fondi, investiti da chi allora si occupava delle finanze d’Oltretevere, ora il Vaticano si ritrova a possedere, secondo il calcolo del quotidiano britannico un portfolio da 500 milioni di sterline, circa 650 milioni di euro. Lombardi ha consigliato a tutti la lettura del volumetto del decano dei vaticanisti italiani, Benny Lai (l’unico a possedere una tessera di accredito nella sala stampa vaticana firmata dall’allora Sostituto della Segreteria di Stato Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI). Lai, autore di diversi libri sull’argomento, ha dato alle stampe l’anno scorso un agile volumetto intitolato "Finanze vaticane". "Una divulgazione a livello popolare", che Lombardi teneva in mano mentre commentava con i giornalisti l’articolo de The Guardian. Il portavoce ha concluso: "Che l’Apsa, cioè la Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica abbia una sezione straordinaria è scritto anche sull'elenco telefonico del Vaticano". Si tratta della sezione che amministra questo patrimonio immobiliare dal quale proviene il gettito che permette alla Santa Sede di mantenere le sue strutture e i suoi uffici.

LaPresse News, Andrea Tornielli - Vatican Insider

Udienza del Papa al segretario generale del Comitato centrale del Partito comunista del Viêt Nam, Nguyên Phu Trong: possano essere risolte alcune situazioni pendenti tra i Paesi e possa rafforzarsi la proficua collaborazione esistente

Questa mattina Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il segretario generale del Comitato centrale del Partito comunista del Viêt Nam, Nguyên Phu Trong. Ne dà notizia una nota della Sala Stampa. Successivamente il segretario generale e il suo seguito hanno incontrato il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato, accompagnato da mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. Nella nota si legge che “è la prima volta che un segretario generale del Partito comunista del Viêt Nam incontra il Sommo Pontefice ed alti responsabili della Segreteria di Stato”. Nei “cordiali colloqui” sono stati trattati temi di interesse per il Viêt Nam e la Santa Sede, esprimendo “l’auspicio che presto possano essere risolte alcune situazioni pendenti e che possa rafforzarsi la proficua collaborazione esistente”. "Un passo importante nel cammino che sta andando avanti con celerità": così il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, in un briefing con i giornalisti. Il Pontefice e Trong hanno avuto un colloquio privato di meno di mezz'ora alla presenza degli interpreti. Successivamente, nella Sala dei Trattati, c'è stato un incontro allargato con la delegazione ufficiale, formata da una decina di persone. C'è stato anche il consueto scambio di doni. Il leader comunista vietnamita ha donato a Benedetto XVI un vassoio laccato con intarsi in madre perla, il Pontefice invece ha donato una stampa che ritrae la Casina Pio Iv, sede dell'accademia nella città del Vaticano. Il direttore della sala stampa vaticana ha ricordato l'importanza di questo incontro che arriva dopo quello del 2007 tra il Papa e il primo ministro del paese asiatico e quello del 2009 con il presidente.

SIR, LaPresse News

COMUNICATO DELLA SALA STAMPA: UDIENZA AL SEGRETARIO GENERALE DEL COMITATO CENTRALE DEL PARTITO COMUNISTA DEL VIÊT NAM

Benedetto XVI nomina don Edoardo Viganò direttore del 'Centro Televisivo Vaticano' e il giornalista Angelo Scelzo vice direttore della Sala Stampa della Santa Sede per gli accrediti giornalistici

Cambiamenti in vista nelle strutture della comunicazione vaticana: Benedetto XVI ha nominato il nuovo direttore del Centro Televisivo Vaticano, che prenderà il posto di padre Federico Lombardi, il quale continuerà a mantenere gli incarichi di direttore della Sala Stampa vaticana e della Radio Vaticana. Si trattà del sacerdote Edoardo Viganò, docente alla Pontificia Università Lateranense ed esperto di cinema. La seconda nomina annunciata oggi riguarda Angelo Scelzo, attuale sottosegretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, che diventa vicedirettore della Sala Stampa vaticana, e andrà ad affiancare l’altro vicedirettore, padre Ciro Benedettini. Scelzo, laico e giornalista, si occuperà in particolare della gestione degli accrediti per gli audiovisivi, che fino ad oggi era gestita dal dicastero delle comunicazioni. Ora tutto viene unificato nella Sala Stampa vaticana, com’è più logico. Le due nomine odierne rappresentano il primo passo di un progetto di ristrutturazione del sistema dei media e della comunicazione vaticana, che dovrebbe portare a un maggiore coordinamento.

Andrea Tornielli, Vatican Insider
 
NOMINA DEL DIRETTORE DEL CENTRO TELEVISIVO VATICANO E SEGRETARIO DEL CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE
 
NOMINA DEL VICE DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE PER GLI ACCREDITI GIORNALISTICI

Nell'arcidiocesi di Los Angeles coperti centinaia di casi di pedofilia da parte del clero. Il 'mea culpa' del card. Mahony che scrisse all'allora card. Ratzinger per informarlo su uno di questi preti

Il card. Roger Mahony, arcivescovo emerito di Los Angeles, e altri rappresentanti dell'arcidiocesi californiana, hanno manovrato dietro le quinte per proteggere i preti pedofili e limitare i danni. È quanto emerge, secondo quanto riporta il New York Times, dai documenti resi pubblici nell'ambito del maxi-patteggiamento da 660 milioni di dollari, nell'ambito del quale l'arcidiocesi ha consegnato migliaia di documenti a più di 500 vittime di abusi sessuali nel 2007. Documenti che, solo in seguito a una recente indicazione della giustizia americana, sono stati resi noti. Mahony, in un comunicato, chiede scusa per i suoi errori e afferma di aver incontrato 90 vittime di abusi e di tenere, nella sua cappella privata, i nomi di ogni vittima, per la quale prega quotidianamente. "Questo per me è intollerabile e inaccettabile" aveva scritto Mahony nel 1991 sul reverendo Lynn Caffoe, prete sospettato di chiudere bambini nella sua stanza, riprenderli con la telecamera e anche di aver speso 100 dollari in chiamate a linee a luci rosse alla presenza di un bambino. Caffoe è stato allontanato e gli è stata imposta una terapia ma non è stato dismesso dall'incarico fino al 2004, un decennio dopo che l'arcidiocesi aveva perso le sue tracce. "Sta fuggendo dalla giustizia. Non ci sono indicazioni di una sua scomparsa, quindi è probabilmente vivo da qualche parte" aveva scritto Mahony, secondo quanto riporta il New York Times, all'allora card. Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Caffoe è morto nel 2006, sei anni dopo che un giornale lo aveva localizzato al lavoro a Salinas, in un centro per senzatetto non lontano da una scuola elementare. Mahony è andato in pensione nel 2011. La riluttanza dell'arcidiocesi a collaborare con polizia e magistratura sui casi di pedofilia era nota da tempo, ma i memorandum scritti alla fine degli anni Ottanta dal cardinale e dal responsabile dell'arcidiocesi per i casi di abusi sessuali mons. Thomas Curry forniscono la prova più solida emersa finora di uno sforzo concertato della più vasta diocesi cattolica negli Stati Uniti per proteggere i molestatori dall'azione della giustizia. Per anni le gerarchie cattoliche avevano combattuto perché i dossier restassero segreti: oggi questi documenti rivelano, nelle parole dei leader della Chiesa, il desiderio di tenere le autorità all'oscuro. In uno di questi documenti, Curry suggerisce a Mahony di impedire che tre preti accusati di molestie fossero mandati dal terapista per timore che quest'ultimo avrebbe potuto allertare la polizia nei loro confronti. In un altro caso, quello del prete pedofilo Peter Garcia che lavorava nelle parrocchie ispaniche, l'arcidiocesi lo mandò a `curarsi´ in un centro di riabilitazione per preti pedofilii, poi il cardinale gli ordinò di stare alla larga dalla California "fino a data da destinarsi" per evitare di dover rispondere alle autorità: "Credo che se dovesse ricomparire nella diocesi ci sarebbe il rischio di azioni penali e civili", scrisse Mahony nel 1986 al direttore del centro di recupero.

Corriere del Ticino, Vatican Insider
 

Ieri l'udienza del Papa al card. Bagnasco: presentati i contenuti della prolusione del 26 gennaio al Consiglio permanente della CEI. La settimana scorsa l'incontro del porporato con Mario Monti

Un incontro lontano da occhi indiscreti, avvenuto all’inizio della scorsa settimana a Roma, in territorio "neutro" e dunque lontano dagli uffici della Conferenza Episcopale come pure da quelli di Palazzo Chigi. Il premier Mario Monti e il presidente della CEI Angelo Bagnasco (nella foto con Benedetto XVI) si sono visti per parlare della situazione politica. Il professore non era alla ricerca di ulteriori endorsement, dopo quelli vistosi già ottenuti, tra l’altro anche dallo stesso cardinale, ma voleva piuttosto sottolineare la sua attenzione verso la Chiesa. Mentre il presidente dei vescovi era interessato a conoscere più da vicino le posizioni dello stesso Monti sui valori "non negoziabili", un tema sul quale fino a quel momento il premier aveva scelto il silenzio. Bagnasco era stato il primo, lo scorso dicembre, a manifestare pubblicamente la sua stima per Monti e per quanto aveva fatto il governo tecnico negli ultimi dodici mesi auspicando che i sacrifici fatti non andassero dispersi. In quel momento il professore non aveva ancora sciolto la riserva sulla sua "salita" in politica mentre il Cavaliere tornava ad affacciarsi sulla scena. Non è escluso che in quel momento, il presidente dei vescovi italiani immaginasse per il Monti un futuro come leader dello schieramento dei moderati. Il quadro politico si è poi complicato e ci sono state tensioni anche all’interno del mondo dell’associazionismo cattolico. E agli endorsement è seguita la prudenza. Dopo l’incontro con Bagnasco, Monti, il 17 gennaio scorso, ha risposto a una domanda sui matrimoni gay. Un segnale alla Chiesa e all’interlocutore che aveva da poco incontrato: "Il mio pensiero è che la famiglia debba essere costituita da un uomo e una donna e ritengo necessario che i figli debbano crescere con una madre ed un padre", aveva detto il premier, aggiungendo però che la sua era una posizione personale, perché "nel nostro movimento ci sono forme pluraliste". Monti aveva detto inoltre che i parlamenti "possono trovare strumenti» per riconoscere diritti ad «altre forme di convivenze". Parole che non avrebbero particolarmente rassicurato il cardinale, interessato piuttosto a formazioni politiche che facciano proprio l’orizzonte dei valori che stanno a cuore ai cattolici. Ieri Bagnasco è stato ricevuto in udienza dal Papa, al quale ha presentato i contenuti della prolusione che terrà lunedì prossimo al Consiglio permanente della CEI, un testo che sarà improntato all’equidistanza ma che dovrebbe contenere passaggi significativi sui valori, sulla "questione sociale" sollevata dal presidente Napolitano nel discorso di fine anno e sul rinnovamento della politica. Intanto giovedì pomeriggio sarà presentato a Roma il libro "La porta stretta" (Cantagalli), un volume che raccoglie le prolusioni di Bagnasco. L’appuntamento è significativo: a presentare il libro sarà il Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Una presenza che dovrebbe sancire in maniera visiva l’assenza di conflitti e tensioni tra la Segreteria di Stato e la presidenza della CEI.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

'In cammino verso la Guarigione e il Rinnovamento': ad un anno dal Simposio internazionale per vescovi cattolici e superiori religiosi sugli abusi, alla Pontificia Università Gregoriana il 5 febbraio un incontro di esposizione e verifica delle attività promosse negli ultimi mesi

Resta immutato l’impegno preso dalla Chiesa Cattolica di contrastare il fenomeno degli abusi sessuali e così, ad un anno di distanza dal Simposio internazionale per vescovi cattolici e superiori religiosi, si terrà alla Pontificia Università Gregoriana il 5 febbraio un incontro dal titolo “In cammino verso la Guarigione e il Rinnovamento”. “Non sarà - si legge in un comunicato diffuso dalla Gregoriana - una nuova conferenza, quanto un’esposizione e una verifica delle attività promosse durante questi ultimi mesi”. In primo luogo saranno presentati gli Atti del Simposio, tradotti ormai in numerose lingue (polacco, italiano, ungherese, tedesco, inglese, spagnolo, croato, ucraino) e presto disponibili in ulteriori edizioni (francese, portoghese, slovacco, romeno). Saranno poi esposte le prime attività del Centro per la protezione dei minori (Ccp). Tra esse la prima conferenza annuale, svoltasi a Freising lo scorso autunno, sul tema “Communication and Empowerment: Victims of Child Sexual Abuse”, durante la quale hanno assunto particolare importanza le relazioni e i dibattiti sull’abuso di minori con handicap nelle istituzioni. Si illustreranno inoltre i dati evidenziati durante le prime visite ai partner del Ccp in America Latina, Africa, Asia ed Europa. Particolare rilievo assumerà anche la presentazione del programma di e-learning elaborato dal Centro al fine di offrire una formazione alla prevenzione, individuazione e gestione di casi di abuso, e l’organizzazione di corsi di training per la formazione degli operatori in numerose diocesi. L’incontro sarà preceduta da una conferenza stampa durante la quale sarà possibile interloquire con padre Hans Zollner, presidente del Comitato direttivo del Centro per la protezione dei minori, Hubert Liebhart, direttore del Ccp, e il reverendo Robert W. Oliver, nuovo promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede. 

SIR

www.unigre.it

L'udienza di Benedetto XVI al segretario generale del partito comunista del Vietnam: sarà il quarto esponente del regime ad essere ricevuto in Vaticano in 11 anni. I rapporti tra la Santa Sede e il Paese asiatico

Oggi il Papa riceve in udienza il segretario generale del partito comunista del Vietnam, Nguyễn Phú Trọng. Non è il primo alto esponente del regime vietnamita a mettere piedi in Vaticano, in pochi anni sarà il quarto. Benedetto XVI ha già ricevuto in udienza, l'11 dicembre 2009, il presidente del Vietnam, Nguyên Minh Triêt (foto). Nel 2007 il Santo Padre aveva già ricevuto il primo ministro, Nguyên Tan Dung. Nel primo caso, l'incontro, che durò 40 minuti circa si concluse con un comunicato ufficiale del Vaticano che parlava di "significativa tappa per il progresso dei rapporti bilaterali" e si auspicava che le "questioni pendenti possano essere risolte al più presto". La nota vaticana sottolineava inoltre che "era la prima volta che un presidente della Repubblica Socialista del Vietnam incontrava Sua Santità ed alti responsabili della Segreteria di Stato". Infine il comunicato concludeva: "I cordiali colloqui hanno permesso di toccare alcuni temi relativi alla cooperazione tra Chiesa e Stato, anche alla luce del messaggio che il Santo Padre ha inviato alla Chiesa in Vietnam in occasione dell`apertura dell'Anno Giubilare. Non è mancato un accenno all'attuale situazione internazionale, con particolare riferimento all'impegno del Vietnam e della Santa Sede in campo multilaterale". La visita del  primo ministro Nguyên Tan Dung in Vaticano, il 25 gennaio 2007, segnò invece la ripresa dei contatti tra la Santa Sede e il Vietnam interrotti nel 1975 dopo la caduta di Saigon. Ad ogni modo, in questi 32 anni senza nessun rapporto ufficiale tra il Vaticano e il Vietnam, dal 1973 al 2007, sono state numerose, oltre 20, le visite di diversi presuli della Curia romana o delegazioni vaticane di alto livello che si sono recati nel Paese per incontrare la Chiesa locale e anche autorità dello stato e del governo. Da ricordare però che il primo alto dirigente vietnamita a far visita in Vaticano fu il vice-primo Ministro Wu Khoang, il 29 novembre 2002. In quell'occasione, Wu Khoang incontrò l’allora segretario di Stato, card. Angelo Sodano, e il “ministro degli Esteri” di Giovanni Paolo II, card. Jean-Louis Tauran. Negli ultimi tempi si deve rilevare un evento molto significativo nelle tappe di ravvicinamento tra il Vietnam e il Vaticano, e cioè la nomina da parte di Benedetto XVI, il 13 gennaio 2011, di mons. Leopoldo Girelli come rappresentante pontificio non-residente per il Vietnam. Perciò l'udienza del Papa, oggi, al segretario generale del Partito Comunista vietnamita, vero centro egemone del potere in questo Paese, potrebbe configurarsi come una nuova decisiva tappa nella completa normalizzazione dei rapporti fra Santa Sede e Repubblica socialista del Vietnam.
 
Luis Badilla, Il Sismografo