mercoledì 20 aprile 2011

Scadenze in posizioni chiave nella Curia romana, dopo Pasqua giro di nomine di Benedetto XVI. Che entro l'anno potrebbe indire un nuovo Concistoro

Nel gioco del rimpasto vaticano, molto dipenderà anche da quanto il segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, potrà influire sulle nuove nomine. Tra coloro che il primo collaboratore del Papa vorrebbe a Roma c'é sicuramente il vescovo di Alessandria, mons. Giuseppe Versaldi, mentre un altro presule molto stimato da Bertone è mons. Giuseppe Sciacca, che potrebbe diventare segretario della Prefettura degli Affari Economici, incarico vacante dopo mons. Vincenzo Di Mauro è stato mandato a guidare la diocesi di Vigevano. Una delle decisioni che attendono il Pontefice è anche quella sul nuovo Concistoro, ipotizzato entro l'anno, e nella cui lista di nuove "berrette rosse" entreranno anche i nominati per i dicasteri e le diocesi che prevedono la dignità cardinalizia. Voci d'Oltretevere sostengono il patriarca di Venezia, Angelo Scola, dato a lungo in pole position nella corsa alla nomina come nuovo arcivescovo di Milano, potrebbe essere alle viste la guida di un dicastero della Curia. In Vaticano, tra l'altro, è in programma già da dopo Pasqua un giro di nomine che porterà a diversi cambi in posizioni chiave. Una delle prime nomine dovrebbe riguardare la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, dove il cardinale prefetto Ivan Dias ha appena compiuto 75 anni e non continuerà nel suo incarico per le sue non buone condizioni di salute, che si sarebbero aggravate. La candidatura del cardinale di Sydney George Pell è tramontata poiché lui stesso avrebbe rinunciato, mentre in pole rimangono il nunzio Bertello, il cui nome è stato comunque fatto anche per il Governatorato vaticano, e l'attuale sostituto della Segreteria di Stato, mons. Fernando Filoni. Al Governatorato è in uscita il cardinale presidente Giovanni Lajolo, 76 anni lo scorso gennaio, di cui viene ventilato un passaggio alla Basilica di Santa Maria Maggiore come arciprete al posto del quasi ottantenne card. Bernard Francis Law. In uscita anche il penitenziere maggiore Fortunato Baldelli, 76 anni il prossimo 6 agosto, che dovrebbe essere sostituito da mons. Francesco Coccopalmerio, attuale capo dicastero dei Testi legislativi. Tra i cardinali di Curia che hanno superato la soglia dei 75 anni c'é il capo della Prefettura degli Affari economici, Velasio De Paolis, 76 anni a settembre, per la cui sostituzione prende corpo la candidatura di mons. Carlo Maria Viganò, attuale segretario del Governatorato, finora considerato il successore naturale di Lajolo, ma che ora viene dato in partenza per altri lidi, tra cui anche la Nunziatura. Sulle spalle di De Paolis resterebbe sempre il compito di delegato pontificio per la congregazione dei Legionari di Cristo. Il prossimo 15 giugno, poi, compirà 75 anni il card. William Joseph Levada, successore di Joseph Ratzinger nel ruolo-chiave di prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, e non si esclude che anche per lui ci possa essere un ricambio, in tempi però meno rapidi.

Giacomo Galeazzi, Oltretevere

VI anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Di Cicco: il cambio di passo proposto dal Papa tocca metodo e sostanza, essere più che apparire

“Il cambio di passo proposto da Benedetto XVI tocca metodo e sostanza: essere più che apparire”. Si conclude con queste parole un corsivo firmato dal vicedirettore, Carlo Di Cicco, su L'Osservatore Romano, in cui l’autore opera una “sorta” di bilancio dei primi sei anni di pontificato di Benedetto XVI. “Dal suo primo apparire alla folla, dopo l’elezione – si legge nell’articolo - aveva colpito l’immaginario, bucando senza volere lo schermo con la sua semplicità. È parso disarmato e dialogante, senza il fascino ubriacante e passeggero delle star. Si è definito davanti alla folla acclamante per la sua elezione come ‘un semplice operaio nella vigna del Signore’. E ha rinnovato il suo proposito di restare tale pure da Papa. Un cristiano nella vita quotidiana. E il ragionamento della gente è stato semplice: se un Papa si propone di essere un buon cristiano nella vita quotidiana, essere buoni cristiani nella vita ordinaria è un buon traguardo per tutti”. “Essere buoni cristiani richiede la responsabilità della fede che si professa e richiede di imparare ad amare alla maniera di Gesù Cristo”: questo, in sintesi, per Di Cicco l’insegnamento di Benedetto XVI, che “chiede una conversione di vita e propone di seguire il Vangelo per scelta e non per convenienza alcuna. Come fanno i Santi”. Per il teologo Ratzinger, ricorda il vicedirettore de L’Osservatore Romano, “i primi sei anni di Pontificato non sono stati facili. Per parecchio tempo, i più sono stati alla finestra per vedere come se la sarebbe cavata da Papa, sperando magari di coglierlo in fallo”. Ma il Papa “è riuscito a essere se stesso, rivelandosi gradualmente con qualche timidezza, maturando nell’ascolto e nella riflessione la proposta centrale della sua azione: predicare Gesù Cristo, invitando la Chiesa a confrontarsi con il suo Vangelo e a convertirsi, e spiegando al mondo che l’incontro con Dio non è una perdita, ma un guadagno. In questo modo le decisioni anche più traumatiche come nel caso degli abusi sui minori da parte di membri del clero sono state comprese, suscitando energie positive”. “Una voce capace di confermare nella fede cristiana”: questa, secondo l’autore dell’articolo, la “cifra” dell’attuale Pontificato. A sei anni dalla morte di Giovanni Paolo II, e alla vigilia della sua Beatificazione, per Di Cicco “possiamo verificare che l’elezione di Benedetto XVI è stata una scelta indovinata per curare il senso di perdita per la morte di Giovanni Paolo II. Grazie alla naturalezza con la quale Benedetto XVI ha contribuito a superare il lutto che appariva incolmabile – conclude Di Cicco - la figura di Papa Wojtyła non è più dietro di noi, ma davanti a noi, modello di vita cristiana”.

SIR

All'inizio del settimo anno di Pontificato. Semplice operaio nella vigna del Signore

Il Papa ad Aquileia e Venezia. Nella Basilica di San Marco con Benedetto XVI l'assemblea per la chiusura della Visita pastorale nel Patriarcato

Quale conclusione migliore, più solenne, con ospiti più illustri, si poteva immaginare per la Visita pastorale avviata a partire dal 2004, con la raccolta delle testimonianze, dal Patriarca Angelo Scola a Venezia? La presenza di Papa Benedetto XVI nella Basilica di San Marco (foto), il pomeriggio di domenica 8 maggio, darà un tono unico all'evento culmine del cammino diocesano di questi anni. Come un'assemblea ecclesiale era stata convocata per l'indizione della Visita pastorale, nell'aprile del 2005, centrata sul tema della testimonianza; come una seconda assemblea sulla dimensione comunitaria della testimonianza, nell'ottobre del 2009, aveva segnato il giro di boa con l'arrivo nel centro storico veneziano, alla presenza di mons. Luigi Padovese, vicario apostolico in Turchia, ucciso in seguito, il 3 giugno 2010, dal suo autista; così una terza assemblea tirerà le somme del percorso compiuto, per rendere grazie e per iniziare a gettare lo sguardo in avanti. Sono invitati, in rappresentanza di tutta la comunità diocesana, tutti i sacerdoti, il Consiglio pastorale diocesano, i religiosi e le religiose, i rappresentanti delle parrocchie, delle associazioni e dei movimenti presenti nel Patriarcato. "Il Papa – anticipa mons. Valter Perini, segretario della Visita pastorale e vicario episcopale per l'Evangelizzazione e la Catechesi – si rivolgerà a tutti i presenti in Basilica per fare il punto del cammino compiuto. Confrontandoci con i parametri di Vangelo cercheremo di capire qual è il tratto di strada che in questi anni la nostra Chiesa ha compiuto, i motivi di gratitudine che dobbiamo avere verso il Signore, le cose belle che abbiamo visto, che dimostrano che la Chiesa del Signore presente a Venezia è viva. Al tempo stesso dovremo anche capire quali sono i freni, le difficoltà che dobbiamo cercare, tutti insieme, di superare". Il programma dell'incontro è molto snello, della durata di un'ora circa. E' previsto che Benedetto XVI, dopo il suo ingresso in Cattedrale, vada a venerare la Nicopeia e si fermi in adorazione davanti al Santissimo Sacramento; prenderà quindi posto davanti all'altare di San Marco. Il primo a rivolgergli un indirizzo di saluto sarà il card. Angelo Scola; quindi toccherà a un rappresentante del popolo di Dio, la presidente della Consulta diocesana delle Aggregazioni laicali Maria Letizia Milanese Patron, prendere la parola per sottolineare il valore di quanto vissuto finora e ringraziare il pastore della Chiesa universale per la sua presenza. Seguirà il discorso del Papa, con le sue autorevoli indicazioni per la vita e l'azione del Ppatriarcato. A questo scopo è stata inviata un'ampia documentazione in Vaticano per permettergli di essere informato nei dettagli su quanto accaduto in questi anni nella nostra diocesi. "Sarà, per la sua struttura, la più semplice delle assemblee ecclesiali celebrate finora; ma è certamente la più preparata, giungendo alla fine di un cammino durato sei anni, quello della Visita pastorale", sottolinea mons. Perini. Sono stati invitati i rappresentanti dei soggetti comunitari presenti in diocesi; e il loro numero è proporzionato alla consistenza numerica della parrocchia, dell'associazione, del movimento o della comunità religiosa. I nominativi saranno forniti da queste stesse realtà, contattate nelle settimane scorse per lettera. Una seconda lettera, indirizzata direttamente agli invitati, farà giungere ai delegati il pass necessario per accedere alla Basilica l'8 maggio. In tutto parteciperanno all'assemblea ecclesiale un migliaio di persone: la capienza massima della Cattedrale. Dal momento che la maggioranza di loro parteciperà al mattino alla Messa celebrata dal Papa a San Giuliano, è stato predisposto un sistema di trasporto per i delegati, con vaporetti da San Giuliano alle Fondamenta Nuove. Le porte di San Marco saranno chiuse circa un'ora prima dell'inizio dell'assemblea. Alle 16.45 in punto il Santo Padre farà il suo ingresso in Basilica.

Paolo Fusco, Gente Veneta

Il Papa in Croazia. Il ministro degli esteri: viaggio importante per l'intero Paese. Dalla Santa Sede un chiaro sostegno al nostro ingresso in Europa

Il governo della Croazia vede nel viaggio apostolico di Papa Benedetto XVI, il 4 e 5 giugno, un sostegno al tentativo del Paese di entrare a far parte dell'Unione Europea. ''Oltre che per i credenti croati, la visita è importante per tutti i cittadini e per l'intero Paese'', ha detto il ministro degli Esteri, Gordan Jandrokovic, secondo il quale il viaggio del Papa giunge ''nel momento in cui si stanno concludendo i colloqui per l'accesso della Croazia nella Ue. La Santa Sede sta inviando un chiaro messaggio di sostegno: vogliamo la Croasia nella Ue e vogliamo che accada il prima possibile''. E' il primo viaggio di Joseph Ratzinger nel Paese da quando è stato eletto Pontefice. Benedetto XVI si recherà sulla tomba del card. Alojzije Stepinac, capo della Chiesa Cattolica croata durante la Seconda Guerra Mondiale, beatificato nel 1998. La decisione ha causato delle controversie, perchè in molti considerano che Stepinac non abbia fatto abbastanza contro le persecuzioni di serbi ed ebrei avvenute sotto il regime filonazista durante la guerra. Stepinac fu arrestato dalle autorità comuniste dopo il conflitto ed è morto nel 1960 mentre si trovava agli arresti domicliari accusato di collaborazionismo con l'ex regime. I legami tra Croazia e Vaticano sono molto forti e la Santa Sede è stata la prima a riconoscere l'indipendenza del paese dall'ex Jugoslavia che ha portato alla sanguinosa guerra scoppiata nel 1991. Papa Wojtyla si è recato in Croazia tre volte durante il suo pontificato, nel 1994, nel 1998 e nel 2003.

Asca

Conclusi i riti pasquali da domenica pomeriggio Benedetto XVI si trasferisce nella residenza papale di Castelgandolfo per una settimana di riposo

Al termine della Settimana Santa e fino alla Beatificazione in Vaticano del predecessore Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI si concederà dal pomeriggio della Domenica di Pasqua una settimana di riposo nella residenza papale di Castelgandolfo, sul lago di Albano. Il Pontefice vi rimarrà tutta la settimana, fino al pomeriggio di sabato 30 aprile, e il Lunedì dell'Angelo vi reciterà anche il Regina Caeli, con la sola interruzione dell'Udienza generale di mercoledì 27 che si terrà in Piazza San Pietro.

Ansa

Il Papa: l’umiliazione del Getsemani essenziale per la missione di Gesù, porta la nostra sofferenza e povertà e la trasforma secondo la volontà di Dio

Udienza Generale questa mattina in Piazza San Pietro, dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi, il Papa ha incentrato la sua meditazione sul significato del Triduo Pasquale, culmine dell’itinerario quaresimale.
“Il Figlio di Dio, dopo essersi fatto uomo in obbedienza al Padre, divenendo in tutto simile a noi eccetto il peccato, ha accettato di compiere fino in fondo la sua volontà, di affrontare per amore nostro la passione e la croce, per farci partecipi della sua risurrezione, affinché in Lui e per Lui possiamo vivere per sempre, nella consolazione e nella pace”. Il Papa ha esortato “ad accogliere questo mistero di salvezza, a partecipare intensamente al Triduo Pasquale”, “a cercare in questi giorni il raccoglimento e la preghiera” e a “celebrare il sacramento della Riconciliazione”. Il Giovedì Santo, ha ricordato il Pontefice, “è il giorno in cui si fa memoria dell’istituzione dell’Eucaristia e del Sacerdozio ministeriale”. Nella mattina, "ciascuna comunità diocesana, radunata nella Chiesa Cattedrale attorno al vescovo, celebra la Messa crismale, nella quale vengono benedetti il sacro Crisma, l’Olio dei catecumeni e l’Olio degli infermi". "La salvezza - ha affermato il Papa -, trasmessa dai segni sacramentali, scaturisca proprio dal Mistero pasquale di Cristo; infatti, noi siamo redenti con la sua morte e risurrezione e, mediante i Sacramenti, attingiamo a quella medesima sorgente salvifica. Durante la Messa crismale - ha detto ancora Benedetto XVI - avviene anche il rinnovo delle promesse sacerdotali. Nel mondo intero, ogni sacerdote rinnova gli impegni che si è assunto nel giorno dell’Ordinazione, per essere totalmente consacrato a Cristo nell’esercizio del sacro ministero a servizio dei fratelli. Accompagniamo i nostri sacerdoti con la preghiera”. Nel pomeriggio la memoria dell’Ultima Cena, “nella quale Gesù istituì il Memoriale della sua Pasqua”. Nel cenacolo, “consapevole della sua morte imminente, Gesù, vero Agnello pasquale, offre sé stesso per la nostra salvezza. Pronunciando la benedizione sul pane e sul vino, Egli anticipa il sacrificio della croce e manifesta l’intenzione di perpetuare la sua presenza in mezzo ai discepoli: sotto le specie del pane e del vino, Egli si rende presente in modo reale col suo corpo donato e col suo sangue versato”. Il Giovedì Santo, ha ricordato Benedetto XVI, “si chiude con l’Adorazione eucaristica, nel ricordo dell’agonia del Signore nell’orto del Getsemani. Lasciato il cenacolo, Egli si ritirò a pregare, da solo, al cospetto del Padre. In quel momento di comunione profonda, i Vangeli raccontano che Gesù sperimentò una sofferenza tale da fargli sudare sangue. Nella consapevolezza della sua imminente morte in croce, Egli sente grande angoscia”. In questa situazione “appare anche un elemento di grande importanza per tutta la Chiesa”, ha detto il Papa: Gesù dice ai suoi discepoli di “rimanere e vigilare. Questo appello alla vigilanza concerne non solo il momento in cui arriverà Giuda il traditore, ma “tutta la storia della Chiesa. È un messaggio permanente per tutti i tempi”. Ma in cosa consiste la sonnolenza e in cosa la vigilanza alla quale il Signore ci invita? “La sonnolenza dei discepoli lungo la storia – ha spiegato il Pontefice - è una certa insensibilità dell’anima per il potere del male, un’insensibilità per tutto il male del mondo, non vogliamo farci turbare da queste cose”, pensando che “non sarà troppo grave” e così “dimentichiamo”. Non è solo “insensibilità per il male” di fronte alla quale dovremmo invece svegliarci “per fare il bene, per lottare per la forza del bene. È insensibilità verso la presenza di Dio”. “Questa – ha chiarito Benedetto XVI - è la nostra sonnolenza, che ci rende insensibili anche al male. Non sentiamo Dio, ci disturberebbe, e non sentiamo neanche la forza del male e rimaniamo sulla strada della nostra comodità”. L’adorazione notturna del Giovedì Santo dovrebbe essere, per Benedetto XVI, “il momento di pensare alla sonnolenza dei discepoli, dei difensori di Gesù, degli apostoli, di noi che non vogliamo vedere tutta la forza del male e che non vogliamo entrare nella Sua Passione per il bene, per la presenza di Dio nel mondo, per l’amore del prossimo e di Dio”. Al Getsemani Gesù, nella sua preghiera, ripete un ritornello: “Sia realizzata non la mia volontà, ma la tua”. C’è la “volontà della natura umana” di Cristo che vorrebbe che “sia risparmiato il calice della sofferenza”, Gesù “sente l’abisso della morte, il terrore del niente, sente con la morte tutta la sofferenza dell’umanità, sente che tutto questo è il calice che deve bere, accettare in sé il male del mondo. Possiamo capire come Gesù con la sua anima umana è terrorizzato davanti a questa realtà che percepisce in tutta la sua crudeltà”. Ma la volontà di Gesù “è subordinata a quella di Dio, che è anche la vera volontà del Figlio e così Gesù trasforma l’avversione naturale contro il calice in un sì alla volontà di Dio”. “L’uomo di per sé – ha osservato Benedetto XVI - è tentato di opporsi alla volontà di Dio e di seguire solo la sua volontà, di sentirsi libero solo se autonomo, ma questa autonomia è sbagliata e entrare nella volontà di Dio non è una schiavitù che violenta la mia volontà ma è entrare nella verità, nell’amore, nel bene. E Gesù tira la nostra volontà che si oppone alla volontà di Dio, questo è il dramma della nostra redenzione”. “In questa trasformazione dal no al sì, in questo inserimento della volontà creaturale nella volontà del Padre – ha proseguito il Papa - Gesù ci redime”. Un elemento della preghiera di Gesù al Getsemani è il rivolgersi al Padre “con la parola Abbà, è una formula familiare. Egli parla come Figlio con il Padre, vediamo il mistero trinitario” che “redime l’umanità”. Nella Lettera agli Ebrei di San Paolo, “c’è una profonda interpretazione di questo dramma del Getsemani. Questa non è una concessione alla debolezza della carne, così si realizza l’incarico del Sommo Sacerdote perché Egli deve portare l’essere umano con tutti i suoi problemi e sofferenze all’altezza di Dio” e “apre così il cielo e la porta alla resurrezione”. Nel dramma del Getsemani, ha sottolineato il Pontefice, “possiamo vedere il grande contrasto tra l’angoscia di Gesù e il filosofo Socrate che resta imperturbabile di fronte alla morte”. Potrebbe sembrare questo l’ideale, ha ammesso Benedetto XVI, “ma la missione di Gesù era un’altra: non era la totale indifferenza e libertà, ma era portare in sé tutta la nostra sofferenza; l’umiliazione del Getsemani è essenziale per la missione dell’Uomo Dio, che porta in sé la nostra sofferenza e povertà e la trasforma secondo la volontà di Dio. E così apre le porte del cielo”. Il Venerdì Santo, ha aggiunto, “faremo memoria della passione e della morte del Signore”, mentre “nella notte del Sabato Santo, celebreremo la solenne Veglia Pasquale”, nella quale “ci è annunciata la risurrezione di Cristo”. “Abbiamo cercato di comprendere lo stato d’animo con cui Gesù ha vissuto il momento della prova estrema – ha sottolineato il Papa -, per cogliere ciò che orientava il suo agire. Il criterio che ha guidato ogni scelta di Gesù durante tutta la sua vita è stata la sua ferma volontà di amare il Padre e di essergli fedele; questa decisione di corrispondere al suo amore lo ha spinto ad abbracciare, in ogni singola circostanza, il progetto del Padre, a fare proprio il disegno di amore affidatogli di ricapitolare ogni cosa in Lui, per ricondurre a Lui ogni cosa”. “Nel rivivere il santo Triduo – è stato l’invito -, disponiamoci ad accogliere anche noi nella nostra vita la volontà di Dio, consapevoli che in essa, anche se appare dura, si trova il nostro vero bene, la via della vita”.

SIR, Radio Vaticana

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

VI anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Affidamento a Dio e consapevolezza di non essere solo in questo compito: le riflessioni del Papa

Il sesto anniversario dell’Elezione di Benedetto XVI al Soglio pontificio, celebrato ieri, è un’occasione per riflettere sul profondo significato del ministero di Pastore della Chiesa universale. Poco prima di affacciarsi dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana per la sua prima benedizione, il Pontefice appena eletto ha pochi istanti per realizzare pienamente a quale compito è chiamato. La sacrestia della Cappella Sistina è soprannominata "stanza delle lacrime", perché si presume che il Papa appena eletto, che vi entra per la vestizione, scoppi a piangere dalla commozione al pensiero dell’incarico per cui è stato prescelto. Nel Libro intervista a Peter Seewald, "Luce del mondo", lo stesso Benedetto XVI racconta che, dopo il voto del Conclave, ebbe la sensazione di essere stato colpito da una ‘ghigliottina’. In quella pagina il Santo Padre confida quali furono i suoi pensieri pochi istanti prima dell’“Habemus Papam”: “Sapevo che di lì a poco, dalla Loggia centrale, avrei dovuto pronunciare qualche parola, ed ho iniziato a pensare: ‘Cosa potrei dire?’ Per il resto, fin dal momento in cui la scelta è caduta su di me, sono stato capace soltanto di dire questo: ‘Signore, cosa mi stai facendo? Ora la responsabilità è tua. Tu mi devi condurre! Io non ne sono capace. Se tu mi hai voluto, ora devi anche aiutarmi!’”.
Poco prima di rivolgersi per la prima volta alla folla in Piazza San Pietro, Benedetto XVI era profondamente immerso nella preghiera. Così il Papa neo-eletto seppe affidarsi a Dio superando l’iniziale sorpresa e forse la momentanea trepidazione. Ma in quegli istanti la sua determinazione ad assumere il ruolo di successore di Pietro si fondava su un’altra certezza. Lo spiegò lui stesso nell’Udienza generale del 19 aprile 2006, ad un anno dalla sua elezione: “Ricordo con emozione il primo impatto che dalla Loggia centrale della Basilica ho avuto, subito dopo la mia povera elezione, con i fedeli raccolti in questa stessa Piazza. Mi resta impresso nella mente e nel cuore quell’incontro al quale ne sono seguiti tanti altri, che mi hanno dato modo di sperimentare quanto sia vero ciò che ebbi a dire nel corso della solenne concelebrazione con la quale ho iniziato solennemente l’esercizio del Ministero petrino: ‘Sento viva la consapevolezza di non dover portare da solo ciò che in realtà non potrei mai portare da solo’. E sempre più sento che da solo non potrei portare questo compito, questa missione. Ma sento anche come voi lo portiate con me: così sono in una grande comunione e insieme possiamo portare avanti la missione del Signore” (19 aprile 2006).

Radio Vaticana

Il Papa ad Aquileia e Venezia. Mille volontari per la Messa di Benedetto XVI. Fedeli divisi in 12 settori, 400 i sacerdoti per la comunione

Li ha definiti gli angeli custodi della Messa del Papa, mons. Beniamino Pizziol, vescovo ausiliare di Venezia, a tre giorni dall’annuncio della sua nomina a pastore di Vicenza. E loro, per l’arrivo di Benedetto XVI, saranno più di mille. Divisi in squadre, composte da 20-25 persone e opereranno nei dieci settori accessibili al pubblico in cui verrà diviso lo spazio antistante al palco, ma anche nei due settori aggiuntivi di emergenza. "Ci divideremo i compiti - spiega Davide Marcuglia, incaricato regionale dell’Agesci per il settore protezione civile - ogni squadra avrà un caposquadra e ogni settore un caposettore. In tutto i settori saranno 17: escludendo i 5 dedicati ai tecnici, quelli pensati per i fedeli saranno dodici, man mano che la gente arriverà andremo a riempimento". Autorità e disabili si posizioneranno nei settori più vicini al palco, mentre gli altri occuperanno i restanti otto, per una capienza totale prevista di circa 100 mila persone, anche se il piano d’emergenza per la sicurezza è stato tarato sul doppio della cifra, e cioè su circa 250 mila presenze. Tre saranno le modalità di arrivo al parco: a piedi, attraverso la Porta rossa, tramite i bus navetta che partiranno dalla Stazione di Mestre e dalla Porta Gialla. Da quest’ultima entreranno i disabili e le autorità, mentre gli altri arriveranno direttamente dalla Porta rossa. Due settori (gli ultimi) verranno aperti solo in caso di un afflusso maggiore del previsto, ma anche da lì la Messa si potrà vedere agevolmente grazie ai maxi schermi, posizionate in corrispondenza dei settori più lontani. Numerosi ma soprattutto organizzati. Anche per la comunione che prevederà la presenza di 400 sacerdoti, ognuno dei quali consegnerà 200 ostie. Accanto ad ogni prete per aiutare l’identificazione delle file, ci sarà un volontario che aprirà un ombrellino bianco. "Sarà compito anche dei volontari controllare che l’ostia venga effettivamente ingerita - ha ricordato Carlo Rimoldi, volontario che collabora con il Vaticano per la gestione dei grossi eventi - altrimenti c’è il rischio che vengano utilizzate in modo improprio per le messe nere ad esempio".

Alice D’Este, Corriere del Veneto.it

'Dov’è l’anima di mio figlio?': per la prima volta il Papa risponde in tv. Venerdì scorso la registrazione dello speciale di 'A sua immagine'

“Santo Padre, sono passati due anni da quando la vita di mio figlio Francesco si è fermata. Era il 12 aprile, la Pasqua del 2009, e Francesco, da tempo sofferente di sclerosi multipla, rimase vittima di un blocco della digestione che lo ridusse in coma vegetativo. Da allora è ricoverato all’ospedale della Fondazione Raimondi di Gorla Minore (Varese). L’anima di Francesco ha già abbandonato il suo corpo o è ancora accanto a lui, malgrado la sua condizione di incoscienza?”. E’ una delle domande alle quali Benedetto XVI ha deciso di rispondere durante la registrazione, che andrà in onda il Venerdì Santo su Rai Uno, della trasmissione “Domande su Gesù - Speciale A Sua immagine” condotta da Rosario Carello. L’intervista, programmata da tempo, è stata registrata lo scorso venerdì in Vaticano, nella Biblioteca del Palazzo Apostolico. Inizialmente era stato annunciato che il Papa avrebbe risposto a tre soli quesiti sul suo nuovo libro dedicato a Gesù. Visto l’interesse suscitato dall’iniziativa e il numero considerevole richieste raccolte dalla redazione – ne sono arrivate oltre duemila – gli è stato proposto allungare i tempi e di allargare l’orizzonte. Lui ha accettato, mostrando ancora una volta di non volersi sottrarre alle domande più spinose e all’occhio della telecamere. L’intervista tv arriva pochi mesi dopo quella realizzata dal giornalista tedesco Peter Seewald e trasformata nel best seller "Luce del mondo". Le domande sono state registrate direttamente dagli spettatori. Papa Ratzinger ha risposto dopo averle viste in un monitor. Tra le sei, quella dei genitori di Francesco Grillo. La sua vicenda è molto simile a quella di Eluana Englaro. “L’anima - avrebbe risposto il Pontefice - avverte bene il calore e la presenza di chi le sta attorno”. Perché pur in uno stato di apparente incoscienza l’anima è viva, sente e percepisce il mondo intorno a lei. E’ quanto ha sempre sostenuto la Chiesa. Più volte quando la sentenza su Eluana ancora non era stata pronunciata, il card. Elio Sgreccia, che allora guidava la Pontificia Accademia per la Vita, disse: “Chi vive in uno stato vegetativo permanente interagisce a modo suo col mondo esterno. E’ innegabile. Chi può giudicare che la vita di queste persone non sia vita?”.
Un’altra domanda ha attirato l’attenzione del Pontefice. Quella relativa alle catastrofi naturali. Secondo alcuni per la dottrina cattolica le catastrofi sono un castigo di Dio. Papa Ratzinger non elude il problema, ma rispondendo a una domanda di una bimba di sette anni che era in Giappone durante il recente maremoto spiega, smentendo chi dice il contrario, che “non si tratta di castigo”. Il tema principale è comunque uno: Gesù. L’idea della trasmissione, infatti, è nata da ciò che il Papa scrive nei suoi libri dedicati a Gesù di Nazaret. Scrive Benedetto XVI: “Gesù dobbiamo conoscerlo meglio perché, se non lo conosciamo, non possiamo amarlo”. Tra le domande ci sarà quella di una mamma musulmana che vive in Costa d’Avorio, e quella di sette studenti cristiani di Baghdad. Il Papa affronterà anche il tema della "discesa agli inferi" di Gesù dopo la sua morte. E’ la prima volta che un Papa risponde in tv a delle domande. Prima Ratzinger aveva soltanto partecipato, sempre in Rai, a una lettura in tv della Bibbia.

Paolo Rodari, Il Foglio - Andrea Tornielli, La Stampa