martedì 10 marzo 2009

Il card. Cañizares: seguendo l'esempio di Benedetto XVI bisogna recuperare la pratica dell'adorazione eucaristica che cambia la vita dei cristiani

In quest'epoca di secolarizzazione è necessario, seguendo l'esempio dello stesso Benedetto XVI, recuperare la pratica dell'adorazione eucaristica. Lo ha spiegato questo martedì il Prefetto della Congregazione per il Culto Divino, il card. Antonio Cañizares (nella foto con Benedetto XVI), riferendosi alla plenaria che il suo dicastero celebra questa settimana. In alcune dichiarazioni alla Radio Vaticana, il porporato ha spiegato che l'adorazione eucaristica sarà il tema centrale della plenaria, in corso nella Santa Sede fino a venerdì. "La liturgia è soprattutto adorazione - ha spiegato -. La Chiesa è opera di Dio, è azione di Dio, è riconoscimento di ciò che Dio fa in favore degli uomini. E l'adorazione che esprime la liturgia, soprattutto l'Eucaristia, che è il centro dell'adorazione, è il riconoscimento di Dio, riconoscimento che tutto viene da Lui, riconoscimento che tutto ciò che ci appartiene deve trovare Lui". Nell'attuale contesto di secolarizzazione, in cui "si tende a dimenticare Dio, a ritenerlo non importante nella vita dell'uomo", ha aggiunto il card. Cañizares, è opportuno "ribadire che prima di tutto viene l'adorazione, cioè che la prima cosa è Dio". "Questo è ciò che cambierà veramente la vita dei cristiani e la vita della Chiesa", ha aggiunto. Quando la Chiesa dimentica Dio, "si converte in un'istituzione umana". Aprendo i lavori della plenaria, ricorda L'Osservatore Romano, il porporato ha spiegato che "non abbiamo bisogno di nuove forme per indirizzarci sempre più verso ciò che è marginale, ma abbiamo bisogno di formazione e riflessione, di un approfondimento con la mente e il cuore, senza di cui qualsiasi celebrazione degenera in una esteriorità che si dissipa rapidamente". L'attuale sessione plenaria della Congregazione, ha osservato, è quella che segna l'inizio del suo servizio al dicastero e la prima del pontificato di Benedetto XVI, "il cui pensiero e magistero liturgico sono assai ricchi e aprono vie sicure per un profondo e decisivo rinnovamento della liturgia nella vita della Chiesa, come auspica ancora e soprattutto oggi la Costituzione "Sacrosanctum concilium", collocata provvidenzialmente come primo frutto del Concilio Vaticano II". Per questo, invita a riscoprire e studiare il documento, che contiene "il presupposto preciso, e purtroppo non sempre ben compreso, che 'in principio c'è l'adorazione' e pertanto Dio". Il porporato ha anche offerto delle linee guida per il lavoro della Congregazione nei prossimi anni, sottolineando soprattutto l'importanza degli incontri continentali con i Vescovi e i responsabili della liturgia e chiedendo di "investire molto nella formazione liturgica". Allo stesso modo, ha auspicato una revisione dei Prenotanda, i libri liturgici pubblicati in seguito alla riforma del Vaticano II: "non con lo scopo di cambiare i riti o le forme di liturgia, salvo in quei punti ove ciò fosse necessario, stando alla logica della continuità della liturgia, ma, anzitutto, per far sì che le introduzioni offrano i necessari e adeguati aspetti dottrinali che aiutino ad assimilare quel che avviene nelle celebrazioni liturgiche". Un'altra proposta è stata quella di celebrare un congresso nel 2013, in occasione del 50° anniversario della Costituzione conciliare sulla sacra liturgia, per "migliorare il canto e la musica, e la bellezza della celebrazione e degli spazi celebrativi", fornendo un "aiuto a vivere meglio lo spirito della liturgia".

Il Papa in Terra Santa. Il presidente del World Jewish Congress: un'opportunità da non perdere

“Un’opportunità da non perdere”: così l’annuncio ufficiale del viaggio in Terra Santa di Benedetto XVI è stato salutato da Ronald S. Lauder, presidente del World Jewish Congress (WJC). In una nota diffusa oggi dal WJC, Lauder parla di viaggio “opportuno” anche alla luce delle recenti controversie relative al vescovo negazionista Williamson, alla preghiera del Venerdì Santo e alla discussione intorno alla figura di Pio XII. “Questa importante visita – ha detto Lauder – sarà caldamente accolta da Israele e dal popolo ebraico. La visita allo Yad Vashem sarà significativa e apprezziamo che il Vaticano stia considerando di aprire i suoi archivi per permettere ulteriori ricerche sul ruolo di Pio XII durante l’Olocausto”. Nel comunicato Lauder esprime anche l’auspicio che il Vaticano non partecipi alla Conferenza delle Nazioni Unite di Durban (Durban II) il mese prossimo a Ginevra che, a suo avviso “invece di combattere il razzismo sceglie di accusare Israele”.

Il Papa in Camerun e Angola. Padre Lombardi presenta il viaggio di Benedetto XVI: è l'anno dell'Africa

''E' mia intenzione recarmi nel marzo prossimo in Camerun per consegnare ai rappresentanti delle Conferenze Episcopali dell'Africa l'"Instrumentum laboris" di tale Assemblea sinodale. Di lì proseguirò, a Dio piacendo, per l'Angola'': con queste parole, il 26 ottobre scorso, durante la Santa Messa conclusiva del Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio, Papa Benedetto XVI ha annunciato il suo prossimo viaggio nel Continente africano. Viaggio che durerà sette giorni, dal 17 al 23 marzo, e di cui oggi padre Federico Lombardi, portavoce della Sala Stampa della Santa Sede, ha illustrato il programma in una conferenza stampa. Camerun e Angola, come preannunciato, i due Paesi in cui si recherà il Pontefice: nazioni, che coprono tre delle principali aree linguistiche del Continente: inglese, francese e portoghese. Si tratta del 18° viaggio di un Papa in Africa. Il primo fu nell'estate del 1969 Paolo VI, in Uganda. Ci furono poi i ben 16 i viaggi africani di Giovanni Paolo II, che dal 1980 al 2000 visitò in 42 dei 53 Paesi africani, ''un contatto diretto con tutte le emergenze che affliggono vaste zone dell'Africa, come la guerra, la povertà, ma anche con la grande umanità, i valori culturali e spirituali di queste terre'', spiega la Radio Vaticana. Nè sarà la prima volta in assoluto che Joseph Ratzinger si reca in Africa: già da cardinale nel 1987, in qualità di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, egli fu a Kinshasa per un convegno. Secondo padre Lombardi, il 2009 ''è l'anno dell'Africa: sarà infatti la prima volta che Benedetto XVI visiterà due Paesi africani, in vista dell'importante Sinodo di ottobre''.

Il Papa in Terra Santa. A Gerusalemme conferenza stampa di presentazione del viaggio di Benedetto XVI

Si è svolta oggi presso il centro Notre Dame a Gerusalemme, la conferenza stampa in cui il nunzio apostolico, mons. Antonio Franco, insieme ad alcuni rappresentanti delle Chiese cattoliche di Gerusalemme - tra cui i vicari patriarcali maronita e melkita - hanno annunciato il viaggio apostolico del Santo Padre in Terra Santa. Dopo aver riportato l’annuncio della Sala Stampa vaticana, e quello fatto personalmente dal Papa all’Angelus di domenica scorsa, mons. Franco ha riferito alcune date dei principali appuntamenti ed ha sottolineato che i momenti più importanti del pellegrinaggio saranno le tre Sante Messe pubbliche, quella a Gerusalemme, dove sono attese 5mila persone, a Betlemme e infine a Nazareth, dove si attende la più grande concentrazione di fedeli: dai 40 ai 50mila. Il nunzio ha poi spiegato ai giornalisti che proprio a Nazareth si celebrerà la conclusione dell’anno della famiglia indetto in Terra Santa dagli ordinari cattolici e dove il Papa benedirà la pietra di fondazione di un Centro per la famiglia. Il Pontefice arriverà all'aeroporto di Ben Gurion l'11 maggio e i primi due giorni della permanenza saranno dedicati a Gerusalemme, il 13 si recherà a Betlemme, il 14 a Nazareth, mentre il 15 mattina sarà nuovamente a Gerusalemme per poi partire alla volta di Roma nel pomeriggio. Altri importanti momenti di preghiera saranno il pellegrinaggio al Cenacolo il primo giorno, e al Santo Sepolcro l’ultimo giorno. Ci saranno poi alcuni momenti ufficiali, come la visita al presidente dello Stato di Israele e al presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese. Ma anche incontri ecumenici e interreligiosi, tra cui la visita al Gran Mufti di Gerusalemme e la visita alla Cupola della Roccia sulla Spianata delle Moschee; la preghiera al Muro Occidentale e quella allo Yad Vashem, dove il Pontefice porterà il suo omaggio alle vittime dell’Olocausto; e la visita ai due Gran Rabbini di Gerusalemme al Centro Hechal Shlomo. “Il Papa non verrà a firmare accordi o altre cose, non è questa la sede”: il nunzio apostolico ha voluto chiarire il significato che il Papa stesso ha dato al suo viaggio, che sarà innanzitutto un pellegrinaggio per chiedere il dono della pace e dell'unità per la Terra Santa, il Medio Oriente e tutto il mondo, e il desiderio di esprimere la sua solidarietà e vicinanza alla gente di Israele e Palestina. Mons. Franco ha dichiarato anche di aver fatto al governo israeliano due richieste, che sono state accolte senza difficoltà: la prima è che una delegazione di cristiani possa venire da Gaza - e almeno due bus di fedeli possano partecipare alla Messa che si terrà a Betlemme - e inoltre che per tutti i cristiani sia possibile raggiungere i luoghi delle celebrazioni. “Nel programma è prevista la moschea di Al-Aqsa – ha spiegato il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, al SIR – ma non sappiamo con certezza se potrà entrare. Circa lo Yad Vashem, invece, c’è da tenere presente che la visita sarà al memoriale e non al museo” dove si trova la contestata immagine di Pio XII. “Su questa c’è una Commissione bilaterale Santa Sede e Yad Vashem che sta lavorando. Il Papa si recherà al memoriale come fanno tutti i Capi di Stato”. Rispetto al viaggio di Giovanni Paolo II, afferma Pizzaballa, “Benedetto XVI, per esempio, non visiterà Cafarnao, e non andrà alle Beatitudini. Si recherà a Nazareth, a Betlemme e a Gerusalemme. Confermata anche la visita al campo profughi di Haida, prima della partenza”. “Non c’è Gaza nel programma ma verranno fedeli dalla Striscia. In questo senso è probabile che Israele conceda dei visti come di solito accade per i tempi di festa. Ma su questo aspetto ci si lavorerà nelle prossime settimane”. “Il Papa verrà qui per incoraggiare la piccola comunità cristiana” conclude il Custode allontanando i rischi “di strumentalizzazione della visita”.

Il Papa in Camerun e Angola. Il dossier di 'Radio Vaticana'

- L’ANNUNCIO DEL PELLEGRINAGGIO

- L’Africa dopo il Concilio Vaticano II da Paolo VI a Benedetto XVI

- I portoghesi e le coste occidentali dell’Africa

- CAMERUN

- ANGOLA

- Programma dettagliato del viaggio apostolico di Benedetto XVI

- MAGISTERO PONTIFICIO

- GIOVANNI PAOLO II 16 PELLEGRINAGGI IN AFRICA

- PAOLO VI 40 ANNI FA IL PRIMO PELLEGRINAGGIO

- PROMEMORIA ANGOLA

- PROMEMORIA CAMERUN

Il Papa in Camerun e Angola. Lo speciale di 'Avvenire'

A rinforzare il cristianesimo del futuro

Domani il Papa in Africa:«Porto con me il Vangelo»

«L’Africa che attende il Papa ha sete di pace autentica»

Africa, un viaggio che unisce

Il teologo: «Grande aspettativa, anche di pace»

Camerun: obiettivo, rilanciare l'evangelizzazione

Angola: dopo la guerra, spinta alla riconciliazione

Il Papa in Terra Santa. 'Jerusalem Post': un pellegrinaggio con un messaggio di riconciliazione. Visiterà la moschea di Gerusalemme

Durante il viaggioin Terra Santa, che svolgerà dall'8 al 15 maggio, Papa Benedetto XVI intende entrare nella moschea Al-Aqsa di Gerusalemme, secondo quanto afferma oggi il quotidiano Jerusalem Post che cita in merito una fonte ecclesiastica coinvolta nell'organizzazione del viaggio. La Custodia francescana di Terra santa ha definito ''probabile'' la visita del Papa alla moschea di Al-Aqsa, pur non potendola ancora confermare in via definitiva. Nel suo viaggio in Israele, Papa Giovanni Paolo II visitò la spianata delle moschee, dove sorge al-Aqsa, senza però entrare nella moschea. La spianata delle moschee è il terzo sito piu' sacro dell'islam, dopo La Mecca e Medina e si crede che da lì il profeta Maometto abbia preso il volo in occasione della sua assunzione in cielo. Il Papa, secondo la fonte del Jerusalem Post, verrà in Terra Santa principalmente per pregare. "Si tratterà di un pellegrinaggio", ha precisato, durante il quale avrà incontri con i rappresentanti delle comunità cristiane locali per le quali celebrerà quattro Messe: ad Amman, Gerusalemme, Betlemme e Nazareth. In questa occasione il Pontefice incontrerà anche i principali leader politici della zona - re Abdallah di Giordania, il capo dello stato israeliano Shimon Peres e il presidente dell'Autorità palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen) - ai quali porterà "un messaggio di riconciliazione, di coesistenza pacifica e di comprensione". La sua visita, secondo la fonte, rappresenterà "un segnale di speranza per la comunità cristiana locale" e un gesto indirizzato verso "una migliore comprensione fra tutte le religioni monoteistiche" della Regione. Il Jerusalem Post ha avuto peraltro conferma che durante la visita a Gerusalemme Papa Benedetto XVI visiterà il Museo dell'Olocausto Yad Vashem con le stesse modalità concordate nel 2000 con il suo predecessore Giovanni Paolo II. Egli si asterrà dal visitare quella parte del Museo dove è affissa una targa storica su Pio XII che è giudicata lesiva dalla Santa Sede. Nei giorni scorsi a Yad Vashem ha avuto luogo un simposio di studiosi per un riesame del suo operato durante il nazismo, alla luce di recenti studi e di nuove pubblicazioni.

I tradizionalisti anglicani hanno ufficialmente chiesto a Papa Benedetto XVI di poter entrare in comunione con la Chiesa Cattolica

I tradizionalisti anglicani, staccatisi da Canterbury all'inizio degli anni novanta quando la Comunione Anglicana decise di procedere alle ordinazioni femminili, ha chiesto al Papa di poter rientrare in comunione con la Chiesa Cattolica, salvaguardando le tradizioni anche disciplinari anglicane, ad esempio il clero sposato, come già concesso ai pastori ex episcopaliani negli Usa. Lo ha confermato l'arcivescovo John Hepworth in un'intervista al giornale on line The Messenger. I vescovi di questa comunità hanno gia' sottoscritto una copia del catechismo della Chiesa Cattolica. "Abbiamo domandato al Pontefice" - ha spiegato il primate dei tradizionalisti anglicani - "di cercare una via comune e ecclesiale di essere cattolici anglicani in comunione con la Santa Sede, facendo tesoro allo stesso tempo della piena espressione della fede cattolica e della nostra tradizione entro la quale ci siamo fin qui evoluti". Riguardo all'ipotesi che Benedetto XVI possa istituire un vero e proprio "rito" anglicano-cattolico, che favorirebbe conversioni di massa al cattolicesimo oppure concedere una "prelatura personale", cioè una diocesi non territoriale, l'arcivescovo ha tenuto a precisare: "Non abbiamo cercato di configurare qualcosa per noi stessi. Abbiamo chiesto la guida della Santa Sede, data la realtà della nostra posizione e l'intenzione del nostro episcopato". "Restiamo - ha assicurato l'arcivescovo australiano - nella preghiera silenziosa, mentre facciamo crescere la nostra Comunione in parti chiave del mondo. Abbiamo deciso, giustamente, di concedere alla Santa Sede l'opportunita' di rispondere ai difficili problemi che la nostra lettera ha senza dubbio causato". Secondo gli osservatori, la soluzione che il Papa individuerà per i tradizionalisti anglicani potrebbe poi essere estesa ai lefebvriani. Di fatto oggi sono nella piena comunuione con la Chiesa Cattolica circa 28 chiese "sui iuris" che scelgono i loro vescovi con procedure sinodali, chiedendo poi conferma dell'elezione dal Vescovo di Roma. Mentre le prelature personali e le amministrazioni apostoliche sono essenzialmente strumenti per gruppi specifici per amalgamarsi intorno al loro proprio episcopato per particolari ragioni pastorali.

ll Papa in Terra Santa. Abu Mazen: il viaggio un segno di amore e di pace. Mons.Twal: una visita pastorale con un programma equilibrato

Il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, si è rallegrato per l'annuncio del viaggio di Papa Benedetto XVI in Terra Santa, a maggio. Abu Mazen manifesta la convinzione che esso possa rappresentare "un segno di amore e di pace". Il viaggio, definito "un evento storico", prevede una tappa a Betlemme, nei territori dell'Autorià Nazionale Palestinese, oltre che in Giordania e in Israele, con tappe ad Amman, Gerusalemme e Nazareth.
“La regione è difficile, così come il momento attuale. Per questo stiamo cercando di mettere in piedi un programma equilibrato”. Lo ha detto ieri il Patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, in una intervista al quotidiano cattolico La Croix. “Il Papa - ha affermato - celebrerà la Messa a Betlemme, attraverserà il muro di separazione, uno scandalo per il mondo intero, e si recherà in un campo profughi palestinese”. Twal si è detto consapevole che “le autorità giordane, palestinesi e israeliane vorranno approfittare di questa visita ma - ha aggiunto - per noi si tratta di una visita pastorale; a questo proposito faremo il possibile in particolare per il dialogo tra le 13 chiese locali”.