giovedì 12 aprile 2012

Card. O'Brien: alcuni ex cadetti dell'accademia militare di West Point, con me in Vietnam quando ero cappellano, sono venuti per il Concistoro

Il neocardinale statunitense Frederick O'Brien (foto), Gran Maestro dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, ha confermato, in un'intervista a L'Osservatore Romano, la presenza di alcuni veterani che hanno combattuto in Vietnam tra la delegazione di amici e familiari venuti a Roma per il Concistoro nel quale, lo scorso febbraio, il Papa gli ha imposto la berretta cardinalizia. "Dopo la mia ordinazione sacerdotale ho prestato servizio all'accademia militare di West Point", risponde il porporato. "Alcuni ex cadetti della classe del 1969 sono venuti per il Concistoro e hanno partecipato anche all'udienza concessa dal Papa il giorno seguente nell'Aula Paolo VI. Conoscevo due di loro dai tempi di West Point e successivamente eravamo stati insieme al fronte nel conflitto vietnamita. E' stato molto gentile da parte loro venire a Roma per partecipare al Concistoro e agli avvenimenti che gli fanno da contorno". O'Brien ricorda: "Sono stato un anno in Vietnam come cappellano, dal 1971 al 1972, e considero questa esperienza un momento molto particolare di arricchimento nella mia vita di sacerdote, perché i giovani che servivo avevano un bisogno profondo di forza e di motivazione spirituali. Molti di loro hanno ripreso a praticare la fede". Per il futuro, il cardinale statunitense prevede: "Mi auguro di poter favorire la crescita del numero di cavalieri e di dame del Santo Sepolcro".

TMNews

Intervista al card. O’Brien, Gran maestro dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme: nuova evangelizzazione in Terra Santa

Sulla Chiesa le nebbie del wojtylismo di un tempo, unite al sospetto che a Benedetto XVI siano state metodicamente negate collaborazione e lealtà

Alla prima riga nella prima pagina del manuale del bravo vaticanista, esiste una regola fondamentale: un Pontificato va giudicato dalla qualità e dall’azione del Collegio cardinalizio e del Collegio episcopale che un Pontefice nomina. E, come applicazione della su citata regola aurea, qualche spirito sereno, nei giorni immediatamente successivi l’Elezione di Benedetto XVI, si era giustamente posto una domanda: perché un Collegio di cardinali nominati da Papa Wojtyla ha scelto come Pontefice il 115° cioè l’unico cardinale eletto da Paolo VI? Era la sera del 25 marzo del 2005, Venerdì Santo, una manciata di giorni prima dell’epilogo della vicenda umana e spirituale di Karol Wojtyla. E alcune parole di Joseph Ratzinger, rimbalzate dalla Via Crucis al Colosseo in tutto l’orbe cattolico grazie alla mondovisione e ai media, vengono ancora ricordate come quel “manifesto elettorale” che i porporati, e le Chiese, schiacciati tra le due ali speravano di ascoltare da un nuovo Pontefice. Ricordiamole: "Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa? Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli!". Per molti mesi in tanti hanno sperato che la ricaduta positiva, a livello ecclesiologico, dell’elezione ratzingeriana avrebbe causato negli episcopati locali un positivo sparigliamento delle carte e dei sistemi di cooptazione e di scelta dei futuri vescovi. Avrebbe potuto cioè, mettere in discussione la bulimia di potere (spesso, al limite della simonia) del wojtylismo di destra e di sinistra. Per restituire, così, alla Congregazione dei vescovi, l’organo vaticano preposto alla scelta dei presuli, la possibilità di riprendere in mano anche i meccanismi di nomina che, durante il lungo Pontificato di Giovanni Paolo II, erano stati impropriamente usucapiti, e monopolizzati, dagli intraprendenti presidenti di alcune Conferenze Episcopali. Con questo “colpo di scopa”, Papa Benedetto XVI avrebbe certamente avviato per la Chiesa una stagione di rinnovamento e di nuove presenze. Quando qualcuno avrà tempo e voglia di parlare della Chiesa che Joseph Ratzinger ha ereditato dal suo predecessore, forse sarà costretto a partire proprio dall’analisi della palese faida che, per oltre un decennio, ha opposto l’ala destra a quella sinistra del corpus episcopale wojtylano: una guerra per bande su scala globale, cominciata tra il ’93 e il ’95, agli inizi del lungo declino del Pontificato di Giovanni Paolo II, e ormai estesa in tutto il mondo cattolico. E questo, ricordando che prima di quello tedesco, austriaco, olandese, belga e irlandese, ad andare in tilt è stato l’episcopato polacco, con le non eccelse vicende della successione alla cattedra di Varsavia, nel gennaio del 2007. In realtà, proprio a partire dal 19 aprile 2005, insieme al vento del nuovo Pontificato, sulla Chiesa hanno continuato ad aleggiare le nebbie del wojtylismo d’antan, unite al sospetto che a Benedetto XVI, Papa che i cinici di Curia hanno dato per “scaduto” a causa dell’età sin dal giorno della sua Elezione, siano state metodicamente negate collaborazione e lealtà anche da parte di organi importanti del sistema pontificio. Così, anche le nomine vescovili continuano a essere la solita lotta tra poveri di spirito ma ricchi di mezzi, soprattutto profani. Tra simoniaci vecchi e nuovi, che magari finiscono davanti ai tribunali penali statali (succederà a L’Aquila, il 17 aprile) nel clero che gravita sul sistema romano, il vecchio tarda sempre a morire e al nuovo viene sempre impedito di nascere. "La situazione spesso drammatica della Chiesa di oggi", ha detto ancora una volta Benedetto XVI durante la Messa Crismale di quest’anno, il 5 aprile in San Pietro. Situazione drammatica sì, nella quale però i cattolici non hanno più voglia di stare a guardare passivamente. 2Chi guarda alla storia dell’epoca post-conciliare – ha continuato il Papa – può riconoscere la dinamica del vero rinnovamento, che ha spesso assunto forme inattese in movimenti pieni di vita e che rende quasi tangibili l’inesauribile vivacità della santa Chiesa, la presenza e l’azione efficace dello Spirito Santo2. In altre epoche, queste parole avrebbero avuto come “soggetto” i grandi ordini religiosi (in via di sparizione) oppure qualche realtà ecclesiale da valutare con il bilancino delle “vocazioni”. Questa volta invece, sono parole dirette alla base, al ventre caldo della Chiesa, ai battezzati non chierici. Parole dettate dall’empirismo vaticano o l’ennesima profezia che Benedetto XVI ci sta consegnando per il Mondo e la Chiesa di un futuro ormai prossimo? Se vincerà lo Spirito Santo...Ne vedremo delle belle.

Filippo Di Giacomo, L'Unità

Dottrina della Fede solleva dei dubbi sull’ortodossia degli scritti di uno dei fondatori dell'Associazione dei preti irlandesi. L'attacco al Vaticano

L’Associazione dei preti irlandesi (ACP), che rappresenta circa un terzo dei preti d’Irlanda, dichiara di essere “disturbata” dal silenzio imposto a padre Tony Flannery, uno dei suoi membri fondatori. L’ACP ha diffuso un comunicato stampa nel pomeriggio del lunedì di Pasqua, il 9 aprile, esprimendo il suo “estremo disagio e la sua inquietudine” circa questo sviluppo. La dichiarazione è arrivata dopo che diversi mezzi d’informazione irlandese, compreso l’Irish Catholic (5 aprile) e l’Irish Times (9 aprile), avevano riferito che il Vaticano aveva imposto il silenzio. Mentre la dichiarazione dell’ACP forniva qualche dettaglio su ciò che era effettivamente accaduto, Vatican Insider è venuto a conoscenza da fonti ben informate che a metà marzo padre Flannery, 65 anni, membro della Congregazione del Santissimo Redentore conosciuta comunemente come “I Redentoristi”, era stato convocato a Roma per un incontro con il suo Superiore Generale, Padre Michael Brehl. Ciò accadde circa una settimana prima della diffusione da parte del Vaticano del Rapporto sui risultati della Visita Apostolica alla Chiesa irlandese, ordinata da Papa Benedetto XVI in seguito allo scandalo degli abusi sessuali sui minori da parte di preti. A Roma, padre Flannery ha saputo che padre Brehl, il suo Superiore Generale canadese, era stato convocato in precedenza presso la Congregazione per la Dottrina della Fede dove, secondo le fonti, il prefetto e cardinale William Levada, lo aveva informato che il dicastero vaticano aveva dei dubbi circa “l’ortodossia” di alcune opinioni espresse da padre Flannery negli articoli scritti per la rivista Reality. La rivista mensile viene pubblicata dai Redentoristi irlandesi e conta una tiratura di circa 6.500 copie. In particolare, l'ex Sant'Uffizio era preoccupato per l’ortodossia di quello che padre Flannery aveva scritto sui temi della contraccezione, sulla possibilità di preti coniugati in Irlanda e dell’ordinazione di donne prete. Sembra che Dottrina della Fede abbia anche dei problemi circa il suo ruolo di direzione nell’Associazione dei Preti irlandesi, che oggi conta 820 membri su un totale di 3.400 preti irlandesi, e vorrebbe allontanarlo da tale funzione. Le fonti affermano che il Superiore Generale avrebbe riferito a padre Flannery di non poter scrivere o parlare degli argomenti citati. Inoltre, egli avrebbe chiesto al prete irlandese di ritirarsi in monastero per circa sei settimane al fine di pregare e riflettere su tutta la questione. Alla fine di questo periodo, egli spera che padre Flannery torni “a pensare con la Chiesa” (“Sentire cum Ecclesia”). Vatican Insider ha inoltre appreso che all’editore della rivista Reality, padre Gerard Moloney, anch’egli prete redentorista, sono state impartite istruzioni affinché non vengano scritti articoli sui temi citati. Per giunta, la rivista Reality d’ora in poi dovrà essere revisionata da un teologo prima della pubblicazione. Il card. Levada desidera che il Superiore Generale dei Redentoristi rediga un rapporto entro la fine di luglio per garantire che la situazione di padre Flannery sia stata risolta. Vatican Insider ha cercato di contattare il Superiore Generale per ricevere i suoi commenti sull’intera faccenda ma egli ha lasciato Roma e, al momento della scrittura, non può essere raggiunto. D’altra parte, l'ACP, nella sua dichiarazione ha commentato l'accaduto. Ha affermato che “un tale approccio, nel suo focus individuale su padre Flannery e inevitabilmente e in maniera implicita sui membri dell’Associazione, rappresenta un intervento estremamente imprudente nell’ambito dell’attuale contesto pastorale in Irlanda”. L’ACP ha confermato “con la maggior decisione possibile” la sua “fiducia e solidarietà verso padre Flannery” e ha affermato chiaramente che “tale intervento è scorretto, ingiustificato e imprudente”. Afferma inoltre che le questioni sollevate dall’Associazione dal momento della sua fondazione, avvenuta meno di due anni fa, e da padre Flannery in qualità di membro del gruppo di direzione, “non rappresentano un attacco o un rifiuto degli insegnamenti fondamentali della Chiesa. Piuttosto, essi costituiscono un’importante riflessione da parte di un’associazione formata da oltre 800 preti, che hanno servito per molto tempo la Chiesa Cattolica d’Irlanda, su questioni emerse nelle parrocchie di tutta la nazione”. L’ACP ha respinto la sua raffigurazione di “piccola cricca di preti radicali con un’agenda radicale” fornita da “alcune frange reazionarie” e ha affermato che l’Associazione ha “protestato energicamente contro tale ingiusta rappresentazione”. “Noi siamo e vogliamo restare al centro della Chiesa, impegnandoci a istituire le riforme del Concilio Vaticano II”, ha sostenuto con fermezza l’Associazione. Alla luce di ciò, ha affermato, “desideriamo esprimere il nostro assoluto disagio e la nostra inquietudine circa gli attuali sviluppi, non ultimo il riserbo che circonda tali interventi e le domande sul giusto processo e sulla libertà di coscienza che li fanno emergere”. L’ACP ritiene che in questo momento critico nella storia “tale forma d’intervento, che l'arcivescovo Martin ha recentemente chiamato ‘caccia all’eresia’, non è utile per la Chiesa Cattolica irlandese e potrebbe avere l’effetto involontario di aggravare la crescente percezione di una significativa ‘sconnessione’ tra la Chiesa irlandese e Roma”. Una fonte ha riferito a Vatican Insider che la dichiarazione dell’ACP ha citato solo una parte del commento di mons. Martin. Egli ha di fatto affermato: “Non dico che sia necessario orientarsi ad una caccia all’eresia, ma ciò che dobbiamo fare è continuare il dialogo con la comunità teologica, intensificando la riflessione in aree che vanno davvero oltre ciò che è accettabile nell’ambito della teologia cattolica”. Il 20 marzo, in seguito ad una richiesta di commento, l’arcivescovo ha riportato le sue osservazioni circa la dichiarazione contenuta nella sintesi dei risultati della Visita Apostolica alla Chiesa irlandese, secondo la quale oggi in Irlanda esiste “una certa tendenza, non dominante, eppure piuttosto diffusa tra preti, religiosi e laici, a sostenere le opinioni teologiche in Corsivocontrasto con gli insegnamenti del Magistero”. Sembrerebbe che la sfida di Roma a padre Flannery debba essere considerata in questo contesto più ampio.

Gerard O’Connell, Vatican Insider

Si apre domani il secondo Convegno delle Chiese del Triveneto. Benedetto XVI: siate cristiani convinti, testimoniate l’amore di Dio per l’uomo

Si apre domani a Grado, in provincia di Gorizia, il secondo Convegno delle Chiese del Triveneto, sul tema “In ascolto di ciò che lo Spirito dice alle Chiese del Nordest”. L’evento, che vedrà riunite le 15 diocesi di Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, si concluderà domenica prossima con una Messa nella Basilica di Aquileia. Il 7 maggio dello scorso anno, Benedetto XVI, proprio da questa Basilica, incoraggiava le comunità cristiane del Nordest ad annunciare con entusiasmo il Vangelo nella società secolarizzata di oggi. Il Papa affida alle Chiese del Triveneto una “missione prioritaria”, testimoniare l’amore di Dio per l’uomo: “Siete chiamati a farlo prima di tutto con le opere dell’amore e le scelte di vita in favore delle persone concrete, a partire da quelle più deboli, fragili, indifese, non autosufficienti, come i poveri, gli anziani, i malati, i disabili, quelle che san Paolo chiama le parti più deboli del corpo ecclesiale”.
In un mondo dominato dal soggettivismo, Benedetto XVI invita ad un “annuncio esplicito del Vangelo, portato con delicata fierezza e con profonda gioia” nei vari ambiti della vita quotidiana: “I cambiamenti culturali in atto vi chiedono di essere cristiani convinti, ‘pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi’, capaci di affrontare le nuove sfide culturali, in rispettoso confronto costruttivo e consapevole con tutti i soggetti che vivono in questa società”.
Il Papa indica lo stile cristiano del convivere nell’odierna società pluralista: “Non rinnegate nulla del Vangelo in cui credete, ma state in mezzo agli altri uomini con simpatia, comunicando nel vostro stesso stile di vita quell’umanesimo che affonda le sue radici nel Cristianesimo, tesi a costruire insieme a tutti gli uomini di buona volontà una ‘città’ più umana, più giusta e solidale”.
Infine raccomanda, anche alle Chiese del Triveneto, “l’impegno a suscitare una nuova generazione di uomini e donne capaci di assumersi responsabilità dirette nei vari ambiti del sociale, in modo particolare in quello politico”: “Esso ha più che mai bisogno di vedere persone, soprattutto giovani, capaci di edificare una ‘vita buona’ a favore e al servizio di tutti. A questo impegno infatti non possono sottrarsi i cristiani, che sono certo pellegrini verso il Cielo, ma che già vivono quaggiù un anticipo di eternità”.

Radio Vaticana

Assemblea del Secondo Convegno di Aquileia (Basilica di Aquileia, 7 maggio 2011)

XVI Giornata dei bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e della indifferenza contro la pedofilia. Il 6 maggio il Regina Caeli con il Papa

“Ti cercherò, ti ascolterò e ti guarirò”. Questo il tema della XVI “Giornata dei bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e della indifferenza...contro la pedofilia”, promossa dall’Associazione Meter onlus di don Fortunato Di Noto (www.associazionemeter.org), che si celebrerà a livello nazionale e internazionale, come ogni anno, dal 25 aprile per concludersi la prima domenica di maggio (quest’anno il 6) con la partecipazione al Regina Caeli in Piazza San Pietro con Benedetto XVI. “La tematica di quest’anno - si legge in una nota di Meter - invita a riflettere sulle responsabilità degli adulti nei confronti dei più piccoli. Nostro compito è quello di cercare i bambini indifesi attraverso l’ascolto dei loro messaggi e l’individuazione dei loro bisogni non sempre espressi. Solo un adulto, capace di comprendere pienamente le richieste di aiuto di un bambino, sarà in grado di accompagnarlo nel suo processo di guarigione”. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha dato la sua ufficiale adesione, inserita in tutti i manifesti, all’appuntamento al quale aderisce anche la diocesi di Adelaide, in Australia, e che ha il sostegno della Polizia postale italiana, del Copercom (Coordinamento per la comunicazione che raccoglie 28 associazioni) e di numerose diocesi e associazioni.

SIR

Benedetto XVI rientrerà in Vaticano da Castel Gandolfo domani, e non domenica come inizialmente programmato, per accogliere il fratello Georg

Il Papa rientrerà in Vaticano da Castel Gandolfo venerdì prossimo, e non domenica come inizialmente programmato, per meglio accogliere l'anziano fratello Georg (foto) in arrivo dalla Baviera. A svelare questa decisione, un dettaglio che evidenzia la "finezza" di Benedetto XVI, è stato il direttore de L'Osservatore Romano Giovanni Maria Vian, intervenuto ieri sera alla presentazione di 'Benedetta umiltà', un libro di Andrea Monda uscito a ridosso dell'85° compleanno di Papa Ratzinger che cade lunedì prossimo. Il fratello del Papa, mons. Georg Ratzinger, ha 88 anni, ed ha appena mandato alle stampe un libro ("Mio fratello il Papa") nel quale descrive Benedetto XVI attraverso una serie di aneddoti familiari. L'anziano prelato tedesco vive in Germania ma è solito trascorrere alcuni periodi dell'anno a Roma presso il fratello. Nel corso della presentazione del volume di Monda, assieme al giurista Francesco D'Agostino, Vian ha spiegato che Georg Ratzinger ha una sua camera nel palazzo apostolico vaticano. Per evitargli di passare un paio di notti a Castel Gandolfo dopo il suo arrivo dalla Baviera, venerdì, prima di raggiungere la 'sua' camera a Roma il Papa ha così deciso di accorciare il già breve periodo di vacanza che sta trascorrendo sulle pendici del lago albano dopo il faticoso viaggio in Messico e a Cuba e l'impegnativo periodo delle celebrazioni pasquali e fare rientro in Vaticano venerdì stesso.

TMNews

'Mio fratello il Papa', un libro-dialogo con Georg Ratzinger, un profilo singolare che disvela sotto una nuova luce l’uomo e il Pontefice

Un uomo, un fratello, prima di essere il Capo della Cristianità, il 265° Papa della Chiesa Cattolica e Vescovo di Roma. È Joseph Ratzinger visto dal fratello maggiore Georg, che ha scritto con Michael Hesemann "Mio fratello il Papa" (Piemme 2012) un ritratto inedito del Sommo Pontefice della Chiesa Universale eletto Papa il 19 aprile 2005. L’ex maestro di Cappella che ora vive a Ratisbona e che lo scorso 29 giugno 2011 ha festeggiato insieme al Papa “le nozze di diamante, cioè il sessantesimo anniversario della loro ordinazione, avvenuta nella cattedrale di Frisinga nel 1951”, insieme allo storico del Cristianesimo rievoca la lunga vita del Pontefice. Ecco quindi la nascita di Joseph il 16 aprile del 1927 nel villaggio di Marktl am Inn in Baviera “nei dintorni di Altötting, dove sorge il celebre santuario della Madonna Nera”, l’infanzia, l’avvento del nazismo “i nostri genitori ci avevano solo detto che Hitler era un uomo malvagio, un terribile criminale”, l’adolescenza “era un ottimo studente”, la guerra, la vocazione sacerdotale e “la straordinaria carriera tedesca, da figlio di un commissario di polizia a guida spirituale di 1,3 miliardi di cattolici”. L’interessante libro-intervista pubblicato dall’editore Herbig di Monaco e arricchito da una quarantina di fotografie, puzzle della famiglia bavarese del Pontefice e di una vita intera, è il resoconto di una serie di colloqui che si sono svolti a Ratisbona nella tarda primavera dello scorso anno tra mons. Ratzinger e il giornalista-scrittore. “Gli faccio visita in vari momenti dell’anno”, perché il legame tra Georg e Joseph non si è mai spezzato, anzi con il trascorrere del tempo si è fatto più intenso, soprattutto dopo l’Elezione di Joseph Ratzinger al soglio di Pietro. “Il rapporto con mio fratello è rimasto praticamente lo stesso. Ora nella preghiera rivolgiamo al buon Dio richieste molto diverse rispetto al passato, ma nella nostra relazione personale è tutto come prima”. Georg Ratzinger rivela che al piccolo Joseph piacevano i dolci che preparava la mamma e gli orsi di pezza e afferma “eravamo un cuore e un’anima sola” fin da piccoli. Incuriosisce come si svolge la giornata del Santo Padre: “Nei giorni feriali pranza alle 13.15, mentre la domenica alle 13; poi fa una breve passeggiata nel giardino del Palazzo Apostolico", perché “post coenam stabis vel passus mille meabis” (dopo mangiato devi riposare o fare mille passi) e “in estate preghiamo sempre insieme il breviario, mentre alle 19.00 fa una passeggiata nei giardini vaticani o in quelli di Castel Gandolfo, recitando il rosario insieme al suo segretario, mons. Georg Gänswein. In inverno, invece, siccome diventa buio presto, esce alle 16.00. Verso le 18.00 vengono programmate le udienze”. Il programma preferito in tv di Benedetto XVI è “la serie del Commissario Rex, anche perché ci piacciono i cani” però “mio fratello guarda raramente la televisione, al massimo un film che parla del Vaticano o di una prossima canonizzazione o beatificazione”. In "Mein Bruder, der Papst" la voce di Georg Ratzinger diventa protagonista e cronaca di un racconto incalzante, emozionante “Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum, Dominum Josephum Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Ratzinger. Quando sentii quella parola rimasi pietrificato. Sinceramente devo dire che in quel momento mi sentii scoraggiato, abbattuto. Per lui era una grande sfida, un impegno gravoso, pensavo tra me, ed ero seriamente preoccupato”. L’autore ricorda che per il Papa “la sua Elezione era stata come un fulmine a ciel sereno” che Benedetto XVI aveva accolto con serenità, consapevole di abbandonarsi al volere di Dio che gli affidava questo alto compito. Il Santo Padre ha scelto di chiamarsi Benedetto, perché ha sempre avuto una venerazione per il Santo di Norcia che considera il suo primo padrino e protettore ma anche per motivi estetici ed etimologici “gli piacevano sia il suono che il significato (dal latino benedicere), benedetto da Dio e benedizione per gli altri, ma gli sembrava anche adatto per un Pontefice”. Nell’introduzione Michael Hesemann confessa di essere rimasto colpito dal racconto di Georg Ratzinger sui primi anni di formazione di Benedetto XVI. Ne risulta, infatti, il ritratto di una famiglia che, grazie a una fede vissuta intensamente, riuscì a resistere a tutte le avversità del tempo, comprese le malvagità del regime nazista. Un libro-dialogo, un profilo singolare che disvela sotto una nuova luce l’uomo e il Pontefice che si vede e si definisce come “un umile servitore nella vigna del Signore” perché comprende “molto chiaramente qual è il confine tra uomo e carica e conosce i suoi limiti”. Al termine di questa lunga conversazione Georg Ratzinger, la persona più vicina a Benedetto XVI, si augura che suo fratello “possa sempre adempiere al suo incarico di successore di Pietro liberamente e nel modo migliore. Desidero anche che un giorno, nell’altra vita, dove ognuno di noi sarà giudicato, superi l’ultimo esame di fronte al Padre celeste e tutto finisca bene. Di questo ne sono convinto”.

Alessandra Stoppini, Il Recensore.com

VII anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Domenica nella Basilica di Sant'Antonio, a Padova, Santa Messa e canto del Te Deum in ringraziamento

In vista del VII anniversario dell'Elezione di Papa Benedetto XVI a Sommo Pontefice (19 aprile 2005), nella Pontificia Basilica Maggiore di Sant'Antonio, a Padova, verrà celebrata una speciale Santa Messa domenica 15 aprile alle 17.00. Il rito sarà presieduto da mons. Francesco Gioia, delegato pontificio per la Basilica del Santo. La celebrazione terminerà con il canto solenne del Te Deum di ringraziamento. Animerà la Cappella Musicale Antoniana.

Padova Oggi