domenica 12 aprile 2009

Il messaggio pasquale del Papa: la risurrezione di Gesù non è una favola. E' la speranza che illumina le zone buie del mondo

"Le tenebre per te non sono tenebre, e la notte è luminosa come il giorno". Con le parole "vere e reali" del salmo 139 Benedetto XVI ha proclamato oggi la Risurrezione al mondo intero, nel consueto messaggio di Pasqua letto dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro e trasmesso nei cinque continenti da centinaia di emitenti televisive. Questo annuncio, ha detto, "illumina le zone buie del mondo in cui viviamo". "L'Africa - ha ricordato - soffre in modo smisurato per i crudeli e interminabili conflitti, spesso dimenticati, che lacerano e insanguinano diverse sue Nazioni e per il numero crescente di suoi figli e figlie che finiscono preda della fame, della povertà, della malattia: se Cristo ha estirpato la radice del male, ha però bisogno di uomini e donne che in ogni tempo e luogo lo aiutino ad affermare la sua vittoria con le sue stesse armi: le armi della giustizia e della verità, della misericordia, del perdono e dell'amore". Questo messaggio nel recente viaggio apostolico in Camerun e Angola il Papa ha inteso portare a tutto il Continente africano, che, ha detto oggi, "mi ha accolto con grande entusiasmo e disponibilità all'ascolto. Il medesimo messaggio - ha promesso - ripeterò con forza in Terra Santa, ove avrò la gioia di recarmi fra qualche settimana. La difficile ma indispensabile riconciliazione, che è premessa per un futuro di sicurezza comune e di pacifica convivenza, non potrà diventare realtà che grazie agli sforzi rinnovati, perseveranti e sinceri, per la composizione del conflitto israelopalestinese.
Dalla Terra Santa, poi, lo sguardo si allargherà sui Paesi limitrofi, sul Medio Oriente, sul mondo intero". Per il Pontefice, infatti, "in un tempo di globale scarsità di cibo, di scompiglio finanziario, di povertà antiche e nuove, di cambiamenti climatici preoccupanti, di violenze e miseria che costringono molti a lasciare la propria terra in cerca di una meno incerta sopravvivenza, di terrorismo sempre minaccioso, di paure crescenti di fronte all'incertezza del domani, è urgente riscoprire prospettive capaci di ridare speranza". "Nessuno - ha scandito - si tiri indietro in questa pacifica battaglia iniziata dalla Pasqua di Cristo, il Quale cerca uomini e donne che lo aiutino ad affermare la sua vittoria con le sue stesse armi, quelle della giustizia e della verità, della misericordia, del perdono e dell'amore". "Se è vero che la morte non ha più potere sull'uomo e sul mondo, tuttavia rimangono ancora tanti, troppi segni del suo vecchio dominio". Per questo l'annuncio della Risurrezione, ha aggiunto Papa Ratzinger, è diretto "specialmente là dove i cristiani soffrono persecuzione a causa della loro fede e del loro impegno per la giustizia e la pace; invoca la speranza capace di suscitare il coraggio del bene anche e soprattutto quando costa".
“Che cosa c’è dopo la morte?” “Una delle domande che più angustiano l’esistenza dell’uomo è proprio questa”, ha esordito il Papa. Un’“enigma” che trova risposta proprio nella Pasqua, dove “la morte non ha l’ultima parola, perché a trionfare alla fine è la Vita. Una certezza che non si fonda su semplici ragionamenti umani, bensì su uno storico dato di fede”. "Gesù Cristo, crocifisso e sepolto, è risorto con il suo corpo glorioso. Gesù è risorto perché anche noi, credendo in Lui, possiamo avere la vita eterna".
“La Pasqua non segna semplicemente un momento della storia – ha spiegato il Santo Padre – ma l’avvio di una nuova condizione”. “La resurrezione pertanto non è una teoria, ma una realtà storica rivelata dall’Uomo Gesù Cristo" "Non è un mito né un sogno, non è una visione né un’utopia, non è una favola, ma un evento unico ed irripetibile”, che giunge ad illuminare – ha osservato Benedetto XVI – “le zone buie del mondo in cui viviamo”. "Mi riferisco particolarmente - ha spiegato il Pontefice - al materialismo e al nichilismo, a quella visione del mondo che non sa trascendere ciò che è sperimentalmente constatabile, e ripiega sconsolata in un sentimento del nulla che sarebbe il definitivo approdo dell'esistenza umana. E' un fatto che se Cristo non fosse risorto, il 'vuoto' sarebbe destinato ad avere il sopravvento. Se togliamo Cristo e la sua risurrezione, non c'è scampo per l'uomo e ogni sua speranza rimane un'illusione. Ma proprio oggi prorompe con vigore l'annuncio della risurrezione del Signore, ed è risposta alla ricorrente domanda degli scettici. Sì, rispondiamo: nel mattino di Pasqua tutto si è rinnovato, il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa. Questa è la novità. Una novità che cambia l'esistenza di chi l'accoglie, come avvenne nei santi". "Non è più il nulla - ha detto Papa Benedetto - che avvolge ogni cosa, ma la presenza amorosa di Dio. Addirittura il regno stesso della morte è stato liberato, perché anche negli “inferi” è arrivato il Verbo della vita, sospinto dal soffio dello Spirito".
I primi auguri di Pasqua del Papa, agli "uomini e donne d’Italia", erano rivolti "a quanti soffrono a causa del terremoto". "Ricostruiamo uniti il futuro" ha detto il Papa. "'Il Cristo risuscitato - ha affermato Benedetto XVI - ispiri a ciascuno la saggezza e il coraggio necessari per proseguire uniti nella costruzione di un futuro aperto alla speranza". Hanno fatto seguito gli auguri in cinese, arabo e, infine, in latino. Benedetto XVI ha fatto l'augurio di 'buona Pasqua' in 63 lingue.

Messaggio Urbi Et Orbi Pasqua 2009

AUGURI DEL SANTO PADRE AI POPOLI E ALLE NAZIONI IN OCCASIONE DELLA SANTA PASQUA

La Messa di Pasqua. Il Papa: apriamo l'animo a Cristo morto e risuscitato perchè vi infonda la vita divina ed eterna. E' lui la vera pace del mondo

Decine di migliaia di fedeli hanno assistito questa mattina alla Santa Messa del giorno di Pasqua che il Papa ha celebrato sul sagrato della Basilica di San Pietro. I fedeli sono giunti in Vaticano sin dalle prime ore della mattinata. Come è tradizione dal 1985, Piazza San Pietro è stata adornata dagli addobbi dei fioristi olandesi. Azalee, rododendri, ginestre, maggiociondoli e betulle arredano la piazza, le scale, le terrazze e l'altare. Davanti all'altare ci sono 10 composizioni floreali in giallo misto, tra cui gigli, garofani, astri, fiori di melo e tulipani. La decorazioni sono state affidate al mastro compositore Charles van der Voort.
Prima della celebrazione, il Papa ha seguito l'antica tradizione del 'Resurrexit', invocando la risurrezione di Cristo davanti alla copia dell'icona del Volto del Signore conservata nel Santuario della Scala Santa a Roma.

"Cari fratelli e sorelle - ha detto il Papa nella breve omelia, novità introdotta quest'anno, riferendosi a San Paolo - accogliamo l'invito dell'Apostolo. Apriamo l'animo a Cristo morto e risuscitato perchè ci rinnovi, perché elimini dal nostro cuore il veleno del peccato e della morte e vi infonda la linfa vitale dello Spirito Santo: la vita divina ed eterna".
"La Pasqua ebraica, memoriale della liberazione dalla schiavitù d'Egitto - ha ricordato Papa Ratzinger - prevedeva ogni anno il rito dell'immolazione dell'agnello, un agnello per famiglia, secondo la prescrizione mosaica. Nella sua passione e morte, Gesù si rivela come l'Agnello di Dio 'immolato' sulla croce per togliere i peccati del mondo. E' stato ucciso proprio nell'ora in cui era consuetudine immolare gli agnelli nel Tempio di Gerusalemme. Il senso di questo suo sacrificio lo aveva anticipato egli stesso durante l'Ultima Cena, sostituendosi - sotto i segni del pane e del vino - ai cibi rituali del pasto nella Pasqua ebraica. Così possiamo dire veramente che Gesù ha portato a compimento la tradizione dell'antica Pasqua e l'ha trasformata nella sua Pasqua". Richiamando poi l'usanza ebraica di mangiare pani "azzimi", non lievitati, per la Pasqua, Benedetto XVI ha detto: "E poiché Cristo, come vero Agnello, ha sacrificato se stesso per noi, anche noi, suoi discepoli - grazie a Lui e per mezzo di Lui - possiamo e dobbiamo essere 'pasta nuova', 'azzimi', liberati da ogni residuo del vecchio fermento del peccato: niente più malizia e perversità nel nostro cuore". “Il Risorto ci precede e ci accompagna per le strade del mondo – ha concluso – è Lui la nostra speranza, è Lui la pace vera del mondo”.

La Veglia nella notte di Pasqua. Il Papa annuncia la risurrezione di Cristo: è un’eruzione di luce. Il Risorto stesso è la Luce del mondo

Come "pellegrinaggio dalle tenebre alle luce" rappresentato dalla risurrezione di Cristo, è iniziata con la benedizione del fuoco e con l'accensione del cero pasquale la Veglia nella notte santa celebrata dal Papa nella Basilica di San Pietro. Benedetto XVI è poi entrato nella Basilica con una processione di sacerdoti e diaconi. "Lumen Christi", la luce di Cristo, ha salmodiato un diacono. L'assemblea di fedeli presenti ha poi acceso i ceri, creando l'effetto di una luce diffusa, a simboleggiare la luce di Cristo che illumina gradualmente la storia degli uomini. Dopo la benedizione del fuoco è stato intonato il canto dell''Exsultet' e la liturgia della parola.
La risurrezione è un concetto che rimane anche per i cristiani "in qualche misura incompreso". Nell'omelia il Papa ha ripercorso i simboli utilizzati nella Veglia per spiegare il mistero della Pasqua: la luce, l'acqua e il canto dell'alleluia che prorompe, nella liturgia, alla notizia della risurrezione di Cristo. Il Papa ha ricordato il Vangelo per sottolineare che gli apostoli "discutevano tra di loro su che cosa volesse dire risorgere dai morti". Papa Ratzinger ha poi aggiunto: "Non succede forse la stessa cosa anche a noi? Il Natale, la nascita del Bambino divino ci è in qualche modo immediatamente comprensibile. Possiamo amare il bambino, possiamo immaginare la notte di Betlemme, la gioia di Maria, la gioia di san Giuseppe e dei pastori e il giubilo degli angeli. Ma risurrezione: che cosa è? Non entra nell'ambito delle nostre esperienze, e così - ha detto il Papa - il messaggio spesso rimane, in qualche misura incompreso, una cosa del passato".
Benedetto XVI ha poi fatto ricorso ai simboli utilizzati dalla Chiesa per fare intuire ai fedeli il significato della risurrezione. La luce, innanzitutto. "Con la risurrezione il giorno di Dio entra nelle notti della storia". Gli uomini di oggi sono "come pecore senza pastore". Il Papa descrive così la situazione di smarrimento che l'umanità intera attraversa, uno smarrimento dal quale nemmeno la Chiesa sembra essere indenne. Gesù "sentì compassione" per quella moltitudine di persone che "in mezzo alle correnti contrastanti del loro tempo non sapevano dove rivolgersi: quanta compassione - allora - deve sentire anche del nostro tempo, a causa di tutti i grandi discorsi dietro i quali si nasconde in realta' un grande disorientamento?". Benedetto XVI ha proseguito: "Dove dobbiamo andare? Quali sono i valori, secondo cui possiamo regolarci? I valori secondo cui possiamo educare i giovani, senza dare loro delle norme che forse non resisteranno o esigere delle cose che forse non devono essere loro imposte?". Quanto al simbolo dell'acqua, la risurrezione di Cristo viene rappresentata dalla Chiesa, metaforicamente, come "mare della morte" nel quale "discendiamo" per poi "risalire come creature nuove" e come "sorgente fresca che dona la vita" o "fiume da cui proviene la vita". Infine l'alleluia, canto dell'uomo che ha scoperto la fede e non può tenerla per sé.
Il Papa ha preso poi spunto dai battesimi che ha impartito, per tracciare, con la metafora dell'acqua, due tipi diversi di persone: coloro che sono come "fonte fresca" e quelli che rappresentano una "acqua stantia"."Nel battesimo - ha detto il Papa in un passaggio dell'omelia - il Signore fa di noi non solo persone di luce, ma anche sorgenti dalle quali scaturisce acqua viva. Noi tutti conosciamo persone simili che ci lasciano in qualche modo rinfrescati e rinnovati. Persone che sono come una fonte di fresca acqua sorgiva. Non dobbiamo necessariamente pensare ai grandi come Agostino, Francesco d'Assisi, Teresa d'Avila, Madre Teresa di Calcutta e così via - ha precisato Papa Ratzinger - persone attraverso le quali veramente fiumi di acqua viva sono entrati nella storia. Grazie a Dio, le troviamo continuamente anche nel nostro quotidiano: persone che sono una sorgente. Certo - ha aggiunto Benedetto XVI - conosciamo anche il contrario: persone dalle quali promana un'atmosfera come da uno stagno con acqua stantia o addirittura avvelenata. Chiediamo al Signore, che ci ha donato la grazia del battesimo, di poter essere sempre sorgenti di acqua pura, fresca, zampillante dalla fonte della sua verità e del suo amore".
L'Apocalisse, ha ricordato Benedetto XVI, descrive la Chiesa come in equilibrio su un mare di cristallo: "è questa - afferma - la situazione dei discepoli di Gesù Cristo in tutti i tempi, la situazione della Chiesa nella storia di questo mondo". Una situazione che, "considerata umanamente, è in se stessa contraddittoria: da una parte la comunita' si trova nell'Esodo, in mezzo al Mar Rosso, in un mare che, paradossalmente, e' insieme ghiaccio e fuoco. E non deve forse la Chiesa, per così dire, camminare sempre sul mare, attraverso il fuoco e il freddo? Umanamente parlando, essa dovrebbe affondare. Ma, mentre cammina ancora in mezzo a questo Mar Rosso, essa canta, intona il canto di lode dei giusti". Per il Papa, anche oggi la Chiesa, dunque, "sta sulle acque di morte della storia e tuttavia e' gia' risorta: cantando essa si aggrappa alla mano del Signore, che la tiene al di sopra delle acque, ed essa sa che con ciò è sollevata fuori dalla forza di gravità della morte e del male, una forza dalla quale altrimenti non ci sarebbe via di scampo, sollevata e attirata dentro la nuova forza di gravità di Dio, della verità e dell'amore". "Al momento - ha constatato il Pontefice - la Chiesa si trova ancora tra i due campi gravitazionali. Ma da quando Cristo è risorto, la gravitazione dell'amore è più forte di quella dell'odio; la forza di gravità della vita è piu' forte di quella della morte. Non è forse questa - si domanda - veramente la situazione della Chiesa di tutti i tempi? Sempre c'e' l'impressione che essa debba affondare, e sempre è già salvata. San Paolo ha illustrato questa situazione con le parole: 'Siamo come moribondi, e invece viviamo'. La mano salvifica del Signore ci sorregge, e cosi' - ha concluso Papa Benedetto - possiamo cantare già ora il canto dei salvati, il canto nuovo dei risorti".
Il Pontefice ha battezzato, cresimato e comunicato cinque persone provenienti da Italia, Stati Uniti e Cina: si tratta di Susanna Maria Ancona, George Jonathan Hart e Giuliano Yamada Kenta, della cinese Rita Shi Yu Lan e dell'americana Heidi Tryden Sierras.

VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA DI PASQUA - il testo integrale dell'omelia del Papa