domenica 4 luglio 2010

ll Papa ai giovani: usate bene l’intelligenza e la sapienza. La memoria storica 'marcia in più' nella vita. Il cristiano non è mai un individualista

“Sono molto contento di incontrarvi” come “un padre di famiglia”. Con queste parole Benedetto XVI ha salutato i giovani nella Basilica Cattedrale di San Panfilo a Sulmona, ultima tappa dela visita pastorale alla città abruzzese. Il Santo Padre è stato accolto da mons. Angelo Spina, vescovo di Sulmona-Valva, che ha ricordato come l’incontro era “tanto atteso dai giovani della diocesi”. Dopo il breve intervento iniziale hanno preso la parola proprio due giovani, in rappresentanza delle 76 parrocchie locali: Francesca Orsatti di Sulmona e Cristian Di Sanza di Roccaraso. “La crisi occupazionale”, ha affermato Francesca, “getta facilmente nello sconforto e nella frustrazione quanti di noi hanno studiato con costanza e profitto”; Cristian, invece, si è rivolto al Papa assicurando che “in questo tempo di duri attacchi e provocazioni mediatiche al successore di Pietro e alla Chiesa di Cristo non abbiamo paura di gridare al mondo che i giovani di Sulmona-Valva sono con lei”. Nel ringraziare per l’affetto e la vicinanza, il Pontefice si è rivolto loro: "Mi avete fatto delle domande, con molta franchezza, e, nello stesso tempo, avete dimostrato di avere dei punti fermi, delle convinzioni. E questo è molto importante. Siete ragazzi e ragazze che riflettono, che si interrogano, e che hanno anche il senso della verità e del bene. Sapete, cioè, usare la mente ed il cuore, e questo non è poco! Anzi, direi che è la cosa principale in questo mondo: imparare a usare bene l’intelligenza e la sapienza che Dio ci ha donato! La gente di questa vostra terra, in passato, non aveva molti mezzi per studiare, e nemmeno per affermarsi nella società, ma possedeva ciò che rende veramente ricco un uomo e una donna: la fede e i valori morali. E’ questo che costruisce le persone e la convivenza civile!". "Dalle vostre parole - ha detto il Papa - emergono due aspetti fondamentali: uno positivo e uno negativo. L'aspetto positivo è dato dalla vostra visione cristiana della vita, un'educazione che evidentemente avete ricevuto dai genitori, dai nonni, dagli altri educatori: sacerdoti, insegnanti, catechisti".
"L'aspetto negativo - ha proseguito Papa Ratzinger - sta nelle ombre che oscurano il vostro orizzonte: sono problemi concreti, che rendono difficile guardare al futuro con serenità e ottimismo; ma sono anche falsi valori e modelli illusori, che vi vengono proposti e che promettono di riempire la vita, mentre invece la svuotano". Difficoltà di fronte alle quali bisogna ricordare che “la memoria storica è veramente una ‘marcia in più’ nella vita, perché senza memoria non c’è futuro”. Per il Papa, "la cultura consumistica attuale tende invece ad appiattire l'uomo sul presente, a fargli perdere il senso del passato, della storia; ma così facendo lo priva anche della capacità di comprendere se stesso, di percepire i problemi, e di costruire il domani. Quindi, cari giovani e care giovani, voglio dirvi: il cristiano è uno che ha buona memoria, che ama la storia e cerca di conoscerla". A proposito di false illusioni, il Papa, mentre raccomandava la preghiera, ha sottolineato: "La vera preghiera non è affatto estranea alla realtà. Se pregare vi alienasse, vi togliesse dalla vostra vita reale, state in guardia: non sarebbe vera preghiera! Al contrario, il dialogo con Dio è garanzia di verità, di verità con se stessi e con gli altri, e così di libertà. Stare con Dio, ascoltare la sua Parola, nel Vangelo, nella liturgia della Chiesa, difende dagli abbagli dell’orgoglio e della presunzione, dalle mode e dai conformismi, e dà la forza di essere veramente liberi, anche da certe tentazioni mascherate da cose buone...Così fu per San Celestino V: egli seppe agire secondo coscienza in obbedienza a Dio, e perciò senza paura e con grande coraggio, anche nei momenti difficili, come quelli legati al suo breve Pontificato, non temendo di perdere la propria dignità, ma sapendo che questa consiste nell’essere nella verità". Quanto alla capacità di riconoscere la chiamata di Dio, Benedetto XVI ha precisato che “il segreto della vocazione sta nel rapporto con Dio, nella preghiera che cresce proprio nel silenzio interiore, nella capacità di ascoltare che Dio è vicino”. Il Pontefice, inoltre, ha sottolineato che “la vera preghiera non è affatto estranea alla realtà” e “la fede e la preghiera non risolvono i problemi, ma permettono di affrontarli con una luce e una forza nuova, in modo degno dell’uomo, e anche in modo più sereno ed efficace”. Il cristiano, ha proseguito il Papa, “non è mai un individualista” e per questo bisogna amare la comunità e impegnarsi “a vivere insieme l’esperienza di fede”. "Vogliate bene alla Chiesa: vi ha dato la fede, vi ha fatto conoscere Cristo! Vogliate bene al vostro Vescovo, ai vostri sacerdoti che, pur con tutte le loro debolezze, sono presenze preziose nella vita!". Per il Santo Padre, la gioia letta nei volti dei giovani presenti nella cattedrale è “un segno che siete cristiani: che per voi Gesù Cristo vale molto, anche se è impegnativo seguirlo, vale più di qualunque altra cosa”. In questo senso, “avete creduto che Dio è la perla preziosa che dà valore a tutto il resto: alla famiglia, allo studio, al lavoro, all’amore umano… alla vita stessa” e “avete capito che Dio non vi toglie nulla, ma vi dà il ‘centuplo’ e rende eterna la vostra vita, perché Dio è Amore infinito: l’unico che sazia il nostro cuore”. Citando l’esperienza del cammino di Sant’Agostino, Benedetto XVI ha concluso con un invito a conservare “il vostro entusiasmo, la vostra gioia, quella che nasce dall’aver incontrato il Signore” e a saperla comunicare “anche ai vostri amici, ai vostri coetanei”.
Terminato il discorso, il Papa è sceso nella cripta per venerare le reliquie del patrono San Panfilo e di San Celestino V. Infine, dall'attiguo stadio comunale Pallozzi, tra i saluti dei sulmonesi accorsi sugli spalti, il decollo dell'elicottero con a bordo Benedetto XVI alla volta del Vaticano.

SIR, Radio Vaticana


L'incontro con i detenuti della Casa Circondariale. Il Papa: possiate trovare la vostra via e dare un contributo alla società secondo i doni di Dio

Una speranza e un abbraccio a ciascuno di loro. La speranza e l'abbraccio del Papa per Tomas Catalin, Massimiliano Sestito, Fabio Ciaglia, Franco Bellingheri, Sebastiano Galluccio. Un romeno, due milanesi, un siciliano e un campano. Vissuti difficili alle spalle. I cinque hanno composto la delegazione del penitenziario di massima sicurezza di via Lamaccio, troppo spesso sotto i riflettori della cronaca per suicidi, tentativi, sovraffollamento, che nel pomeriggio ha incontrato il Pontefice nella nuova Casa sacerdotale in viale Roosevelt. Un incontro privatissimo perché così ha voluto la Santa Sede. Otto minuti, tanto è durato il colloquio. Papa Ratzinger ha rotto anche il protocollo quando ha risposto a braccio ad alcuni detenuti. Al ricevimento hanno partecipato anche Franco Ionta, capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria di Roma, Salvatore Acerra, provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria per l'Abruzzo e il Molise, Sergio Romice, dirigente della casa di reclusione di Sulmona, gli agenti Giuseppe Colangelo, Valerio Capano, Antonio Carità, Pietro Giansante, Pasquale Previtali, Franco Messori, e Fiorella Ranalli, capo area educazione. I cinque detenuti hanno consegnato al Santo Padre un mosaico che raffigura una pesca miracolosa, un affresco di San Pietro Celestino e tavole di una Via Crucis restaurata. Quest'ultima opera abbellirà una chiesa. Gli agenti di polizia penitenziaria, invece, hanno donato un quadro con l'immagine di San Basilide, soldato e martire venerato dalla Chiesa e patrono delle divise carcerarie. Il Papa ha rivolto parole di speranza. "Sono felice di essere fra voi», ha esordito, "avrei voluto incontrarvi tutti ma non è stato possibile. Portate un saluto ai vostri compagni. Vi porto nel mio cuore e vi ricordo nelle mie preghiere. Di cuore vi auguro che possiate trovare la vostra via e dare un contributo alla società secondo le vostre capacità e i doni che Dio vi ha dato". Parole riferite al termine della visita, avvenuta in forma strettamente privata, dal vice direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini. "Le parole più ricorrenti durante l'incontro", ha proseguito il sacerdote, "sono state Grazie Santità, pronunciate da tutti i presenti. Il Santo Padre ha dato un attestato di stima e vicinanza della Chiesa ai detenuti. Non ha voluto conoscere le loro storie, storie di persone che forse hanno sbagliato ma che sono pronte a intraprendere la strada della redenzione. Non era in programma, ma alla fine il Santo Padre ha preso la parola. L'incontro è stato breve ma intenso". "Ringrazio il Pontefice", ha sottolineato il cappellano Franco Messori, "che ha dimostrato l'attenzione della Chiesa verso il mondo dei carcerati". Occhi lucidi per il direttore del supercarcere Romice. "Sì, mi sono commosso", conferma all'uscita, "perché questo incontro assume un particolare aspetto spirituale. Con questa visita si è compiuto un piccolo mirato e lo dobbiamo soprattutto a sua Eccellenza mons. Spina. Purtroppo viviamo in una realtà carceraria e ce la mettiamo sempre tutta per non fare accadere episodi spiacevoli. Speriamo che questo incontro con il Pontefice possa servire a rasserenare il clima".

Roberto Raschiatore, Il Centro

Benedetto XVI inaugura la Casa Sacerdotale della diocesi e pranza con i vescovi dell'Abruzzo e del Molise

Dopo la recita dell'Angelus e la deposizione dei paramenti sacri, il Papa, sorridente e per niente affatto affaticato, è salito sulla papamobile per un bagno di folla nel breve tratto che congiunge la piazza al palazzo della Curia. Qui ha inaugurato la Casa Sacerdotale del Centro pastorale diocesano di Sulmona, una struttura per sacerdoti anziani, e ha pranzato con i vescovi della Conferenza Episcopale dell'Abruzzo e del Molise. In tavola salumi e formaggi della zona, fiori di zucca in pastella, focaccine con mozzarelline locali, pomodori pachino, carciofi di Trezza, piccolo centro alla periferia di Sulmona, frittata di orapi; risotto ai fiori di zucca e pappardelle alla Ovidius con zucchine e verdure; filetto di manzo in crosta aromatizzato al rosmarino con verdure alla griglia; fantasia di frutta, dolce torta bocconotti e pan dell'orso con marmellata d'uva e passito locale.

Il Centro, Agi

Attimi di tensione per un uomo che cerca di salire sul palco del Papa. Per il troppo caldo alcuni sacerdoti si sentono male

Attimi di tensione subito dopo la celebrazione della Santa Messa, quando un uomo si è staccato dalla folla che stava assistendo alla celebrazione presieduta da Papa Benedetto XVI in Piazza Garibaldi e si è avvicinato al palco, pronto a salire le scale. Subito è stato bloccato da agenti del Corpo Forestale, e poi consegnato agli uomini della Gendarmeria Vaticana. Si tratta di un 45enne di Rosciano (Pescara), già noto alle forze dell'ordine. È risultato sprovvisto di badge per l'accesso alla Piazza. Agli agenti ha detto che voleva parlare con il Pontefice. Dopo le procedure di identificazione, l'uomo è accompagnato fuori dalla Piazza.
La colonnina di mercurio oltre i 30 gradi e, durante la celebrazione della Messa, una decina di sacerdoti si sono sentiti male per il caldo. I religiosi sono stati assistiti dai sanitari presenti in Piazza Garibaldi. Accompagnati nella tenda della Croce Rossa, dietro al palco, i sacerdoti sono stati rifocillati e reidratati.

La Repubblica.it

L'Angelus. Il Papa: Maria modello perfetto di obbedienza alla volontà divina, in una vita umile protesa alla ricerca di ciò che è veramente essenziale

Al termine della Santa Messa celebrata nella Piazza Garibaldi a Sulmona, prima della recita dell’Angelus, Benedetto XVI ha chiesto alla Chiesa di oggi di “dare buona testimonianza del Vangelo” con “una vita semplice ed umile” e uno “stile di vita sobrio”, vissuti dalla Madonna e da San Pietro del Morrone, eremita del divenuto poi Papa Celestino V. Il Pontefice ha sottolineato che “in Maria, Vergine del silenzio e dell’ascolto, San Pietro del Morrone trovò il modello perfetto di obbedienza alla volontà divina, in una vita semplice e umile, protesa alla ricerca di ciò che è veramente essenziale, capace di ringraziare sempre il Signore riconoscendo in ogni cosa un dono della sua bontà”. “Anche noi – ha aggiunto - che viviamo in un’epoca di maggiori comodità e possibilità, siamo chiamati ad apprezzare uno stile di vita sobrio, per conservare più liberi la mente ed il cuore e per poter condividere i beni con i fratelli. Maria Santissima, che animò con la sua presenza materna la prima comunità dei discepoli di Gesù, aiuti anche la Chiesa di oggi a dare buona testimonianza del Vangelo”.

AsiaNews

Il Papa: come Celestino V annuncio sereno, chiaro e coraggioso del Vangelo, anche nella persecuzione. Sono vicino a precari, disoccupati e terremotati

Coniugare radicalità evangelica e misericordia: è l’insegnamento di San Pietro Celestino V che Benedetto XVI ha messo in luce da Sulmona, nella grande Piazza Garibaldi della cittadina abruzzese, dove ha celebrato la Messa e ha recitato l’Angelus. Sull’esempio di Celestino V, Benedetto XVI ha invitato tutti a una vita sobria “per conservare più liberi la mente e il cuore”. Alla Chiesa chiede l’annuncio coraggioso del Vangelo “anche nei momenti di persecuzione” e chiede il “distacco dalle preoccupazioni per le cose”. “L’annuncio sereno, chiaro e coraggioso del messaggio evangelico – anche nei momenti di persecuzione – senza cedere né al fascino della moda, né a quello della violenza o dell’imposizione; il distacco dalle preoccupazioni per le cose – il denaro e il vestito – confidando nella Provvidenza del Padre; l’attenzione e cura in particolare verso i malati nel corpo e nello spirito. Queste furono anche le caratteristiche del breve e sofferto pontificato di Celestino V e queste sono le caratteristiche dell’attività missionaria della Chiesa in ogni epoca”. Alla cittadina che non ha pianto la perdita di vite umane per il terribile terremoto che ha colpito l’Abruzzo un anno fa, ma che certamente ha vissuto paure e difficoltà concrete, il Papa ha detto: “Sono venuto per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni”. “So bene che anche a Sulmona non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni: penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale e – come ha ricordato il vescovo – del senso di smarrimento dovuto al sisma del 6 aprile 2009”.
Benedetto XVI ha assicurato le sue preghiere e ha fatto una raccomandazione: perseverate “nella testimonianza di valori umani e cristiani che sono profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio”. Del territorio il Papa ha parlato per sottolineare la bellezza del paesaggio e per ricordare che alcune località sono strettamente legate alla figura di Pietro da Morrone. L’eremita, divenuto Papa con il nome di Celestino V in un momento in cui la Chiesa scriveva anche pagine buie della sua storia, rinuncia dopo 5 mesi di Pontificato, viene imprigionato e muore dopo due anni. Benedetto XVI ha ricordato il Monte Morrone, dove “Pietro condusse per molto tempo vita eremitica”, l’Eremo di Sant’Onofrio dove lo raggiunse la notizia della sua elezione, l’Abbazia di Santo Spirito dove Celestino V consacrò l’altare maggiore, dopo l’incoronazione avvenuta nella Basilica di Collemaggio a L’Aquila. E qui il Papa ha ricordato che un anno fa, dopo il terremoto, si è recato in quella Basilica che normalmente conserva le spoglie di Celestino V e ha lasciato il pallio ricevuto all’inizio del suo Pontificato. Benedetto XVI ha menzionato gli 800 anni dalla nascita dell’eremita, per cui è stato indetto l’Anno giubilare Celestiniano che si concluderà ad agosto. Celestino V, ha sottolineato, rimane nella storia “per le note vicende del suo tempo e del suo Pontificato e, soprattutto, per la sua santità”. “La santità, infatti, non perde mai la propria forza attrattiva, non cade nell’oblio, non passa mai di moda, anzi, col trascorrere del tempo, risplende con sempre maggiore luminosità, esprimendo la perenne tensione dell’uomo verso Dio”. Benedetto XVI ha definito Celestino V un “cercatore di Dio”, capace di silenzio. E’ proprio nel silenzio, ha spiegato, che riesce a percepire la voce di Dio, capace di orientare la sua vita. Il Papa ha sottolineato quanto sia importante riflettere su questo nella nostra società in cui “ogni spazio, ogni momento sembra debba essere “riempito” da iniziative, da attività, da suoni”. “Spesso - ha aggiunto - non c’è il tempo neppure per ascoltare e per dialogare”.
Da qui l’incoraggiamento del Papa: “Non abbiamo paura di fare silenzio fuori e dentro di noi, se vogliamo essere capaci non solo di percepire la voce di Dio, ma anche quella di chi ci sta accanto, degli altri”. E un altro insegnamento fondamentale di Celestino V, ha affermato Benedetto XVI, è che tutto “l’essenziale della nostra esistenza” è dono di Dio: “Dio ci anticipa sempre e in ogni singola vita c’è del bello e del buono che noi possiamo riconoscere facilmente come sua grazia, come raggio di luce della sua bontà”. Tra le problematiche messe in evidenza nei saluti rivolti al Papa c’è anche la difesa del territorio: si è accennato a costruzioni che potrebbero deturpare e alla preoccupante prospettiva della privatizzazione dell’acqua. Il Papa ha espresso apprezzamento per l’impegno della Chiesa locale “per la promozione del bene comune e della salvaguardia del creato”. “Vi incoraggio in questo vostro sforzo, esortando tutti a sentirsi responsabili del proprio futuro, come pure di quello degli altri, anche rispettando e custodendo la creazione, frutto e segno dell’Amore di Dio”. Al centro della vita di Celestino V ci fu Cristo, ci fu la Croce. La Croce, ha affermato Benedetto XVI, diede al Santo “la chiara coscienza del peccato” e “l’altrettanto chiara coscienza dell’infinita misericordia di Dio”. Per questo pensò la particolare indulgenza della Perdonanza. E qui il Papa ha sottolineato il ruolo dei sacerdoti: “Desidero esortare i sacerdoti a farsi testimoni chiari e credibili della buona notizia della riconciliazione con Dio, aiutando l’uomo d’oggi a recuperare il senso del peccato e del perdono di Dio”.

Radio Vaticana


L'arrivo del Papa a Sulmona. L'abbraccio con i 15 mila fedeli in Piazza Garibaldi. I saluti del sindaco e del vescovo

Benedetto XVI, come da programma alle 9.20, è giunto in elicottero a Sulmona, dove è oggi in visita pastorale. Ad accoglierlo, a nome del governo, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Al campo sportivo della cittadina abruzzese lo attendevano anche il vescovo di Sulmona-Valva mons. Angelo Spina, il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi, il sindaco e il presidente della Provincia, oltre a una piccola folla festante sulle gradinate. Prima dell'atterraggio, l'elicottero con a bordo il Pontefice ha sorvolato l'Abbazia di Santo Spirito e l'Eremo di Sant'Onofrio sul Morrone, dove Celestino V passò parte della sua vita. Il Papa si è trasferito quindi a bordo dell'auto panoramica in Piazza Garibaldi. Qui il Pontefice ha effettuato un giro per salutare i tanti fedeli presenti, circa 15mila. Poi è sceso dalla papamobile e ha raggiunto il trono posizionato accanto all'altare. Subito dopo il saluto del sindaco di Sulmona, Fabio Federico: "Questa città e questa terra sono vittime del terremoto. Siamo colpiti dalla crisi economica e soffriamo per la disoccupazione. Il suo arrivo ci offre la speranza della fede". Dopo il sindaco, Benedetto XVI è stato salutato dal vescovo della diocesi di Sulmona-Valva, Angelo Spina ha incentrato il suo discorso sui temi sociali e ambientali. "La ringraziamo per la sua visita in questa parte interna, povera e dimenticata, della regione", ha detto rivolgendosi a Ratzinger. "Tanti centro stanno morendo a causa dello spopolamento. La mancanza del lavoro pesa soprattutto sui giovani che vedono spenta ogni prospettiva di speranza futura. In più tutto l'Abruzzo è minacciato da interessi che non salvaguardano la bellezza e la tutela del paesaggio. Noi vescovi di Abruzzo e Molise abbiamo fatto sentire forte la nostra voce davanti ala minaccia costituita dal centro-oli presso sulla costa adriatica come pure per impianti che non sono eco-compatibili col territorio".

Il Messaggero.it, Il Centro