sabato 25 dicembre 2010

Gli auguri del Papa in 65 lingue. Agli italiani: auspico il dono natalizio della gioia e della pace, per bambini e anziani, giovani e famiglie

"Buon Natale ai romani e agli italiani!", ha detto Benedetto XVI, affacciato dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro, al momento di salutare i fedeli nelle diverse lingue prima della Benedizione 'Urbi et Orbi'. "In questo giorno, illuminato dalla speranza evangelica che proviene dall'umile grotta di Betlemme, auspico di cuore il dono natalizio della gioia e della pace per ogni abitante dell'amata Italia: per i bambini e gli anziani, per i giovani e le famiglie. Il Cristo, nato per noi - ha proseguito Papa Ratzinger - ispiri i responsabili, perché ogni loro scelta e decisione sia sempre per il bene comune; conforti quanti sono provati dalla malattia e dalla sofferenza; sostenga coloro che si dedicano al servizio dei fratelli più bisognosi". C'era anche il cinese tra le 65 lingue con le quali il Papa ha salutato i fedeli presenti e collegati in mondovisione per il messaggio di Natale. Tra le lingue, arabo ed ebraico, quelle africane e quelle dell'ex Unione Sovietica, il russo e le lingue dei Balcani, le lingue dell'Estremo oriente, oltre al cinese, il giapponese, l'urdu pakistano, il coreano, il vietnamita, l'esperanto e, da ultimo, il latino: 'Verbum caro factum est'. Una folla punteggiata da ombrelli aperti per la pioggia ha salutato il Papa con applausi e cori. Svariate decine di migliaia i pellegrini, i fedeli e i semplici turisti erano raccolti all'interno del colonnato berniniano.

Apcom

Il Papa: Colui che è nato a Betlemme motivo di speranza per coloro la cui dignità è offesa e violata, è venuto a liberare l’uomo da ogni schiavitù

Dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro, questa mattina il Papa ha rivolto il suo tradizionale Messaggio di Natale, prima di impartire la Benedizione “Urbi et Orbi”. Tanti i fedeli accorsi, con entusiasmo, a Piazza San Pietro per ascoltare il Papa, nonostante il maltempo.
“Il Verbo si fece carne”. Rivolgendosi al mondo intero, Benedetto XVI ha annunciato con gioia il messaggio straordinario del Natale ed esprime particolare vicinanza a quanti soffrono a causa di guerre e catastrofi naturali e a quanti sono perseguitati per la loro fede in Gesù Cristo. Dio, ha sottolineato il Papa in questo giorno di speranza, “è venuto ad abitare in mezzo a noi”, “Dio non è lontano”. Non è uno sconosciuto, ma “ha un volto, quello di Gesù”. “È un messaggio sempre nuovo, sempre sorprendente, perché oltrepassa ogni nostra più audace speranza. Soprattutto perché non è solo un annuncio: è un avvenimento, un accadimento, che testimoni credibili hanno veduto, udito, toccato nella Persona di Gesù di Nazareth!”. Di fronte alla rivelazione che il Verbo si è fatto carne, ha constatato il Papa, riemerge la domanda: come sia possibile? “Il Verbo e la carne sono realtà tra loro opposte, come può la Parola eterna e onnipotente diventare un uomo fragile e mortale? Non c’è che una risposta: l’Amore. Chi ama vuole condividere con l’amato, vuole essere unito a lui, e la Sacra Scrittura ci presenta proprio la grande storia dell’amore di Dio per il suo popolo, culminata in Gesù Cristo”. In realtà, ha osservato il Pontefice, Dio non cambia, è fedele a Se stesso: “Dio non muta, Egli è Amore da sempre e per sempre. E’ in Se stesso Comunione, Unità nella Trinità ed ogni sua opera e parola mira alla comunione”. L’incarnazione, dunque, “è il culmine della creazione”.
“Il Verbo si fece carne. La luce di questa verità si manifesta a chi la accoglie con fede, perché è un mistero d’amore. Solo quanti si aprono all’amore sono avvolti dalla luce del Natale. Così fu nella notte di Betlemme, e così è anche oggi”. “L’incarnazione del Figlio di Dio – ha aggiunto – è un avvenimento che è accaduto nella storia, ma nello stesso tempo la oltrepassa. Nella notte del mondo si accende una luce nuova, che si lascia vedere dagli occhi semplici della fede, dal cuore mite e umile di chi attende il Salvatore. Se la verità fosse solo una formula matematica, in un certo senso si imporrebbe da sé. Se invece la Verità è Amore, domanda la fede, il ‘sì’ del nostro cuore”. Il nostro cuore, ha rilevato il Papa, cerca proprio una Verità che è Amore. La cerca il bambino come il giovane “bisognoso di trovare il senso profondo della propria vita”. La cercano l’uomo e la donna nella loro maturità e la persona anziana “per dare compimento all’esistenza terrena”. Al tempo stesso, afferma, “l’annuncio del Natale è luce anche per i popoli, per il cammino collettivo dell’umanità”. Il Regno di Dio, ha notato il Papa, “non è di questo mondo, eppure è più importante di tutti i regni di questo mondo. È come il lievito dell’umanità: se mancasse, verrebbe meno la forza che manda avanti il vero sviluppo: la spinta a collaborare per il bene comune, al servizio disinteressato del prossimo, alla lotta pacifica per la giustizia”. “Credere nel Dio che ha voluto condividere la nostra storia – ha proseguito – è un costante incoraggiamento ad impegnarsi in essa, anche in mezzo alle sue contraddizioni”. Natale è allora “motivo di speranza per tutti coloro la cui dignità è offesa e violata, perché Colui che è nato a Betlemme è venuto a liberare l’uomo dalla radice di ogni schiavitù”. “La luce del Natale risplenda nuovamente in quella Terra dove Gesù è nato e ispiri Israeliani e Palestinesi nel ricercare una convivenza giusta e pacifica. L’annuncio consolante della venuta dell’Emmanuele lenisca il dolore e consoli nelle prove le care comunità cristiane in Iraq e in tutto il Medio Oriente, donando loro conforto e speranza per il futuro ed animando i Responsabili delle Nazioni ad una fattiva solidarietà verso di esse. Ciò avvenga anche in favore di coloro che ad Haiti soffrono ancora per le conseguenze del devastante terremoto e della recente epidemia di colera”. Il Papa ha pregato anche per coloro che in Colombia, Venezuela, Guatemala e Costa Rica hanno subito le recenti calamità naturali. Ancora, ha invocato la pace e il rispetto dei diritti umani laddove sono violati: “La nascita del Salvatore apra prospettive di pace duratura e di autentico progresso alle popolazioni della Somalia, del Darfur e della Costa d’Avorio; promuova la stabilità politica e sociale del Madagascar; porti sicurezza e rispetto dei diritti umani in Afghanistan e in Pakistan; incoraggi il dialogo fra Nicaragua e Costa Rica; favorisca la riconciliazione nella Penisola Coreana”. Quindi, il Santo Padre ha rivolto il pensiero a quanti sono discriminati per la loro testimonianza evangelica. “La celebrazione della nascita del Redentore – è stato l’auspicio del Papa – rafforzi lo spirito di fede, di pazienza e di coraggio nei fedeli della Chiesa nella Cina continentale affinché non si perdano d’animo per le limitazioni alla loro libertà di religione e di coscienza e, perseverando nella fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa, mantengano viva la fiamma della speranza. L’amore del ‘Dio con noi’ doni perseveranza a tutte le comunità cristiane che soffrono discriminazione e persecuzione, ed ispiri i leader politici e religiosi ad impegnarsi per il pieno rispetto della libertà religiosa di tutti”. "Cari fratelli e sorelle - ha concluso -, "il Verbo si fece carne", è venuto ad abitare in mezzo a noi, è l’Emmanuele, il Dio che si è fatto a noi vicino. Contempliamo insieme questo grande mistero di amore, lasciamoci illuminare il cuore dalla luce che brilla nella grotta di Betlemme! Buon Natale a tutti!"

Radio Vaticana


Il Papa: Dio ci ha prevenuto con il dono del suo Figlio, ci ama affinché possiamo diventare persone che amano con Lui e così possa esservi la pace

Nella Basilica di San Pietro gremita di migliaia di fedeli, Papa Benedetto XVI ha presieduto la Santa Messa della Notte di Natale. Per tradizione hanno partecipato alla solenne celebrazione anche ambasciatori del corpo diplomatico presso la Santa Sede e personalità civili e religiose. Prima della processione di cardinali e concelebranti e dell'ingresso del Papa un diacono ha intonato la Kalenda, antichissimo annuncio della nascita di Gesù ed è stata mostrata l'immagine di Gesù Bambino togliendo il velo che ricopriva la statua, collocata nel tronetto in prossimità dell'altare.
Nell'omelia, il Papa ha affermato che il vero Natale comincia da quel Re bambino “nato dalla decisione personale di Dio”, e che quindi “costituisce una speranza” perché “sulle sue spalle poggia il futuro”, “la promessa di pace”. “Questo re non ha bisogno di consiglieri appartenenti ai sapienti del mondo. Egli porta in se stesso la sapienza e il consiglio di Dio. Proprio nella debolezza dell’essere bambino Egli è il Dio forte e ci mostra così, di fronte ai poteri millantatori del mondo, la fortezza propria di Dio”. Umiltà sublime è quella di Dio che si china verso l’uomo, ha continuato Benedetto XVI, perché nella notte di Betlemme si adempie la profezia in un modo immensamente più grande di quanto gli uomini potessero intuire: "L’infinita distanza tra Dio e l’uomo è superata. Dio non si è soltanto chinato verso il basso...Egli è veramente 'disceso', entrato nel mondo, diventato uno di noi per attrarci tutti a sé. Questo bambino è veramente l’Emmanuele – il Dio-con-noi. Il suo regno si estende veramente fino ai confini della terra...Egli ha veramente eretto isole di pace”. In ogni generazione, ha affermato il Papa, Dio costruisce il suo regno “a partire dal cuore”. "Questo bambino - ha detto il Papa - ha acceso negli uomini la luce della bontà e ha dato loro la forza di resistere alla tirannia del potere. In ogni generazione egli costruisce il suo regno dal di dentro, a partire dal cuore. Ma è anche vero che 'il bastone dell'aguzzino' non è stato spezzato", ha detto Benedetto XVI citando il profeta biblico Isaia.
"Anche oggi marciano rimbombanti i calzari dei soldati e sempre ancora e sempre di nuovo c'è il 'mantello intriso di sangue'. Così fa parte di questa notte la gioia per la vicinanza di Dio. Ringraziamo perché Dio, come bambino, si dà nelle nostre mani, mendica, per così dire, il nostro amore, infonde la sua pace nel nostro cuore. Questa gioia, tuttavia, è anche una preghiera: Signore, realizza totalmente la tua promessa. Spezza i bastoni degli aguzzini. Brucia i calzari rimbombanti. Fa che finisca il tempo dei mantelli intrisi di sangue. Realizza la promessa: 'La pace non avrà fine. Erigi nel mondo il dominio della tua verità, del tuo amore – il 'regno della giustizia, dell’amore e della pace'”. “Maria diede alla luce il suo figlio primogenito”: così Luca qualifica il bambino. Nella Sacra Scrittura la parola “primogenito” è “un titolo d’onore” e la Lettera agli Ebrei chiama Gesù “il primogenito” semplicemente per qualificarLo “come il Figlio che Dio manda nel mondo”. Il primogenito “appartiene in modo particolare a Dio” ed “è, per così dire, destinato al sacrificio. Nel sacrificio di Gesù sulla croce, la destinazione del primogenito si compie in modo unico. In se stesso, Egli offre l’umanità a Dio e unisce uomo e Dio in modo tale che Dio sia tutto in tutti”. Paolo, nelle Lettere ai Colossesi e agli Efesini, “ha ampliato ed approfondito l’idea di Gesù come primogenito: Gesù, ci dicono tali Lettere, è il Primogenito della creazione – il vero archetipo dell’uomo secondo cui Dio ha formato la creatura uomo. L’uomo può essere immagine di Dio, perché Gesù è Dio e Uomo, la vera immagine di Dio e dell’uomo”. Inoltre, “Egli è il primogenito di molti fratelli. Sì, ora Egli è tuttavia il primo di una serie di fratelli, il primo, cioè, che inaugura per noi l’essere in comunione con Dio. Egli crea la vera fratellanza”. Di qui la preghiera: “Signore Gesù, tu che hai voluto nascere come primo di molti fratelli, donaci la vera fratellanza. Aiutaci perché diventiamo simili a te. Aiutaci a riconoscere nell’altro che ha bisogno di me, in coloro che soffrono o che sono abbandonati, in tutti gli uomini, il tuo volto, ed a vivere insieme con te come fratelli e sorelle per diventare una famiglia, la tua famiglia”.
“Chi intravede Dio prova gioia". Il Vangelo di Natale, ha proseguito il Pontefice, racconta che “una moltitudine di angeli dell’esercito celeste lodava Dio e diceva: ‘Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama’. La Chiesa ha amplificato questa lode, che gli angeli hanno intonato di fronte all’evento della Notte Santa, facendone un inno di gioia sulla gloria di Dio”. Ma anche degli uomini parla il messaggio degli angeli nella Notte Santa: “Pace agli uomini che egli ama”. “La traduzione latina di tale parola, che usiamo nella liturgia e che risale a Girolamo – ha precisato il Papa -, suona diversamente: ‘Pace agli uomini di buona volontà’”. L’espressione “gli uomini di buona volontà” proprio negli ultimi decenni “è entrata in modo particolare nel vocabolario della Chiesa”. Ma quale traduzione è giusta? “Dobbiamo leggere ambedue i testi insieme – ha spiegato il Pontefice -; solo così comprendiamo la parola degli angeli in modo giusto. Sarebbe sbagliata un’interpretazione che riconoscesse soltanto l’operare esclusivo di Dio, come se Egli non avesse chiamato l’uomo ad una risposta libera di amore. Sarebbe sbagliata, però, anche un’interpretazione moralizzante, secondo cui l’uomo con la sua buona volontà potrebbe, per così dire, redimere se stesso”. Insomma, “ambedue le cose vanno insieme: grazia e libertà; l’amore di Dio, che ci previene e senza il quale non potremmo amarLo, e la nostra risposta, che Egli attende e per la quale, nella nascita del suo Figlio, addirittura ci prega”. “Dio ci ha prevenuto con il dono del suo Figlio. Sempre di nuovo Dio ci previene in modo inatteso. Non cessa di cercarci, di sollevarci ogniqualvolta ne abbiamo bisogno. Non abbandona la pecora smarrita nel deserto in cui si è persa. Dio non si lascia confondere dal nostro peccato. Egli ricomincia sempre nuovamente con noi. Tuttavia aspetta il nostro amare insieme con Lui. Egli ci ama affinché noi possiamo diventare persone che amano insieme con Lui e così possa esservi pace sulla terra”.
Nel corso della celebrazione, si è pregato per il ministero petrino, per il rispetto della dignità della persona dal concepimento alla fine naturale e per una pacifica convivenza tra i popoli. Al termine, alcuni piccoli fedeli hanno accompagnato l’immagine di Gesù Bambino al Presepe allestito all’interno della Basilica Vaticana. E davanti ad esso, il Papa si è raccolto in silenziosa preghiera.

Apcom, Radio Vaticana, SIR

SANTA MESSA DELLA NOTTE NELLA SOLENNITÀ DEL NATALE DEL SIGNORE - il testo integrale dell'omelia del Papa