lunedì 5 settembre 2011

XXV Congresso Eucaristico Nazionale. Prima giornata di lavori. 'Eucarestia: passione di Dio per l’uomo', l'affettività al centro delle riflessioni

Il Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona ha affrontato oggi il primo ambito del Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona 2006, quello riguardante l’affettività, "Eucarestia: passione di Dio per l’uomo" con Domenico Simeone, docente all’Università di Macerata, e Ina Siviglia Sammartino, consultore del Pontificio Consiglio per la Famiglia, sui percorsi educativi familiari e pastorali. La giornata è stata aperta dalla Messa da Mons. Giuseppe Bertello, neo presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, che nell’omelia, commentando il miracolo della moltiplicazione dei pani, ha affermato: “L’evangelista nota che Gesù guarda quella gente che gli sta attorno, quasi a voler sottolineare un atteggiamento di misericordia. Non come noi, che in genere teniamo gli occhi fissi su noi stessi, sui nostri problemi e i nostri affari invece di guardare chi ci sta accanto e, forse, soffre e ha bisogno di aiuto. E’ l’individualismo imperante, culturale e pratico, del nostro tempo, il ‘Faccio quello che mi pare’, che si scontra con il sentimento di Gesù. Diceva Madre Teresa che la peggiore malattia dell’Occidente non è la tubercolosi o la lebbra, ma il non sentirsi amati e desiderati, il sentirsi abbandonati...E’ alla luce di queste riflessioni che, a me sembra, possiamo affrontare il tema della prima giornata dedicata a ‘Eucaristia per l’affettività’. E’ un invito a portare il pane dell’Eucaristia sulle vie e i percorsi della nostra vita quotidiana e a far irrompere nella nostra vita personale, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità la spiritualità dell`amore eucaristico, di cui l’affettività e un aspetto importante”. Nella relazione il prof. Simeone, ricordando il documento "Educare alla vita buona del Vangelo", ha affermato nella premessa che: “Le esperienze affettive sono sempre più spesso svincolate da ogni legame duraturo e al di fuori di qualsiasi logica progettuale e al tempo stesso i legami non sempre sono alimentati dalla dimensione affettiva. L’affettività è vissuta con passività, come una dimensione che non può essere controllata dalla volontà del soggetto. Inoltre l’incertezza esistenziale che qualifica la società contemporanea aumenta le difficoltà dei giovani a compiere scelte rilevanti e percepite dai soggetti come “irreversibili”. Sono giovani per certi aspetti determinati e autonomi, ma tale determinazione e autonomia, che si manifesta quando si muovono sull’asse del presente, segna il passo allorché sono chiamati a sintonizzarsi sulla linea della continuità temporale, a progettare itinerari che non si esauriscono nell’immediato. Di fronte alla necessità di compiere scelte, l’autonomia cede il passo all’insicurezza”. Quindi oggi prevalgono i ‘legami senza conseguenze’, come è stato affermato da Baumann, come le relazioni nella rete virtuale: “Negli spazi del web i legami appaiono spesso fragili ed effimeri. Si costruiscono così comunità che evitano accuratamente di tessere reti di responsabilità che comportino impegni a lungo termine. Le interazioni giocate nel web sono spesso ‘un dono leggero’ che non impegna chi lo riceve. Molto spesso nella comunicazione in rete, chi comunica sembra farlo per soddisfare un proprio bisogno piuttosto che per ‘incontrare’ il proprio interlocutore”. Il relatore ha chiesto ai presenti se tale comunicazione possa essere considerata come una ‘esposizione narcisistica’: “La qualità delle relazioni attivate e la disponibilità a mettersi in gioco in modo autentico potrà fare la differenza”, se la famiglia è presente in questi mutamenti, perché la famiglia è il luogo del legame affettiva. Infatti, secondo il docente universitario, “nella famiglia ciascuno entra nel rapporto contemporaneamente come creditore e debitore, alimentando quello scambio che rende vitali e feconde le relazioni familiari. Il legame familiare si alimenta di azioni che prestano fiducia all’altro...La reciprocità è l’incontro con la differenza dell’altro, con il coniuge, con la sua storia e le sue caratteristiche di personalità ed è, allo stesso tempo, il riconoscimento di una somiglianza strutturale, cioè di una comunanza di condizione in quanto persone”. A questo punto entra in gioco la genitorialità, che si esprime attraverso la ‘cura responsabile’: “Quando la giustizia e la speranza intergenerazionale sono gravemente disattese nascono relazioni patologiche che possono essere superate attraverso un lungo e faticoso percorso che può portare alla compassione e al perdono”. In effetti nelle relazioni familiari esistono molte occasioni per ferire l’altro le relazioni educative tra genitori e figli che non contemplano il perdono rischiano di sfaldarsi nel momento in cui il bisogno di aiuto è maggiore: “Il perdono non comporta l’elusione della verità, ma la sua esplicita ammissione e implica, di conseguenza, il ristabilimento della vera giustizia. Ciò che lo contraddistingue è il rispetto per la persona che ha sbagliato e per il mistero che la connota. Nell’atto del perdono la giustizia del diritto è trascesa, senza essere annullata, dalla giustizia dell’amore. È possibile perdonare nella misura in cui si riconoscono i propri limiti, ci si sente debitori e bisognosi di perdono”. Da questa relazione di perdono nasce un nuovo rapporto dei figli e della famiglia con il proprio corpo e con il mondo. Dal canto suo, la prof. Siviglia Sammartino ha affermato che la Chiesa non ha mai rinunciato a questa sfida educativa per un umanesimo integrale e trascendente: “L’affettività costituisce uno degli aspetti più problematici, che si manifesta nella ‘liquidità’ delle relazioni, nell’incapacità diffusa di creare legami significativi e duraturi nel tempo, nella difficoltà a coniugare armonicamente razionalità, sentimenti, volontà, sessualità e fecondità, nel concepire, finalmente, il nucleo dell’affettività, come generatore dell’unità della persona”. In questo campo la Chiesa, secondo la relatrice, avverte l’urgenza del rinnovamento educativo come sfida ineliminabile per indirizzare i giovani alla vita buona del Vangelo: “La santità, in questa prospettiva, come realizzazione piena dell’amore, appare davvero alla portata di tutti, solo che ci si voglia lasciare innestare, vivificare e divinizzare dal Mistero pasquale”. Quindi la relatrice ha tracciato alcuni itinerari per una pastorale che personalizza i percorsi formativi dei giovani, in quanto: “le tappe formative, offerte in genere dalle parrocchie, sono legate alla preparazione immediata a ricevere i sacramenti: manca quella continuità necessaria che struttura forti personalità cristiane, facendo maturare autentiche esistenze eucaristiche, capaci di vivere una spiritualità autenticamente incarnata”, perché la mancata testimonianza cristiana, oggi, si deve attribuire alla scarsa vita eucaristica dei ‘cristiani della domenica’. Nel frattempo ad Ancona è arrivata la libreria itinerante "Tobia. Famiglia e parole in viaggio", promossa dal Forum delle associazioni familiari e dal Gruppo San Paolo: “La nostra - ha spiegato Emanuele Cardinali, presidente del Forum delle associazioni familiari delle Marche - è un’idea di famiglia che non rimane chiusa nel suo appartamento, ma che vuole riappropriarsi delle piazze e degli spazi pubblici per esercitare una cittadinanza attiva”. La giornata è stata conclusa con alcuni spettacoli in alcune città. Ad Ancona è stato messo in scena lo spettacolo di Mimmo Muolo, "Bene Comune": in un luogo dall'atmosfera algida, quasi come quella di un ospedale, l'arrivo di una bella ragazza di nome Capellibiondi porta un certo scompiglio. Capellibiondi è il tipo velina, illusa che la vita possa essere sempre e solo lustrini e successo. Entra subito in conflitto con l’altro protagonista “Alien”, il quale è invece cinico e disincantato, perché – ormai rassegnato alla sua grigia routine – crede di aver capito tutto dell'esistenza e tratta gli altri con una sorta di paternalistica superiorità. Mentre litigano, e con loro interagiscono altri personaggi, procedono tuttavia nella reciproca scoperta, fino al colpo di scena finale che ne svela agli spettatori la reale sorprendente identità, connessa con un grave problema di bioetica, che resta tuttora irrisolto sul piano morale e pratico. A Falconara dallo spettacolo delle famiglie di Nomadelfia. Le "Serate di Nomadelfia" sono un modo originale e coinvolgente con cui Nomadelfia si fa conoscere attraverso danze e figurazioni acrobatiche eseguite dai suoi giovani, un video che ne descrive la vita e la storia e un messaggio di fraternità proposto dal vivo. E' una testimonianza vivente che occhi attenti sanno riconoscere in tutti i loro gesti anche quando allestiscono gli impianti, e quando, al termine dello spettacolo, in circa un'ora, lavorando insieme, smontano, caricano tutto sui camion, puliscono la piazza. Nate nel 1966 su proposta di don Zeno Saltini le Serate hanno avuto più di 1.000 repliche sulle piazze di tutta Italia ed anche all'estero; hanno ampiamente superato il milione di spettatori. A Loreto ha preso il via il VI Festival Organistico Lauretano. A Senigallia Marco Poeta ha incantato il pubblico con il concerto "Nel fragoroso silenzio di Dio": “Possano coloro che cercano Dio prendere coscienza del fatto che Dio sta cercando ardentemente loro. E ai giovani voglio dire: l’Amore di Dio è l’unica attrattiva che vi rende liberi in questo mondo che sta scivolando giù per la china di una vita dissipata e senza radici”. Ad Osimo il compositore Christian Carrara ha offerto lo spettacolo ‘Diari musicali. Diari spirituali’: lo spettacolo ha raccontato l'intimità delle confessioni. Partendo dalla musica, passando per la parola scritta, chi tiene un diario, spesso, si confronta profondamente con se stesso, e con le domande più scomode. Spesso il diario è la via per raccontare un'esperienza spirituale, per tracciare il cammino di un'anima verso Dio, dove si scrivono appunti, frammenti che intercettano spiragli di luce apparsi anche solo per un attimo.

Simone Baroncia, Korazym.org

Mons. Martin: avanti con la trasparenza e l'onestà nei casi di abuso, tentativi di ritorno a una mentalità di copertura danneggia i minori e la Chiesa

E' ancora presto per valutare l'impatto della risposta vaticana alle critiche del governo irlandese in seguito alla pubblicazione del rapporto sugli abusi nella diocesi di Cloyne, ma il vescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin, è convinto che ''le persone'' si aspettano dal Vaticano ''una risposta seria, una risposta che sia pensata, riflessiva e che fornisca molti dettagli''. ''Una delle cose che mi ha colpito - ha detto il presule in un'intervista alla Radio Vaticana - è che si sottolinea più di 20 volte il bisogno che ha la Chiesa di rispettare le leggi nazionali nel denunciare i casi di abuso. Questa è una dichiarazione molto forte della posizione della Congregazione vaticana''. La ''responsabilità fondamentale'' per la protezione dei bambini, sottolinea mons. Martin, ''è dello Stato''. Per il vescovo le ''polemiche'' degli ultimi mesi tra Santa Sede e Dublino ''non aiutano''. ''Dobbiamo tuttavia andare avanti, seguendo la verità, assicurandoci che quello che viene detto sia vero: andiamo avanti con la politica della trasparenza e dell'onestà. Ogni tentativo di un ritorno a una mentalità di copertura danneggerà non solo la Chiesa, ma danneggerà i minori. Una delle cose che dobbiamo ricordare è che Gesù identifica i bambini come simbolo del Regno. Dobbiamo imparare di nuovo cosa ciò significa e anche il fatto che diventare come bambini, rispettarli, salvaguardarli, curarli, fa parte del modo in cui i cristiani vivono e dovrebbero vivere''.

Asca

Mons. Diarmuid Martin sulla risposta vaticana al "Cloyne Report": avanti con la politica della trasparenza

Card. Schönborn: l'appello alla disobbedienza pone in discussione la comunità ecclesiale nel suo insieme. Decidere se continuare cammino con il Papa

Il card. Christoph Schönborn (nella foto con Benedetto XVI), arcivescovo di Vienna, ha risposto all'“appello alla disobbedienza” lanciato da alcuni sacerdoti che non condividono la teologia e la disciplina della Chiesa con un “appello all'unità”. Il porporato, teologo di fama, ha risposto in molti modi alla “Pfarrer-Iniciative”, un manifesto pubblicato il 19 giugno e firmato da più di 300 dei 2.000 sacerdoti dell'Austria. Nel testo, i presbiteri rivolgono un “appello alla disobbedienza”, visto che il Papa e i vescovi non hanno accolto le loro rivendicazioni. Tra queste figurano l'ordinazione sacerdotale di donne, l'ordinazione sacerdotale di uomini sposati nella Chiesa di rito latino, la comunione per i divorziati e la possibilità che ci sia un presidente laico alla guida delle parrocchie. Il card. Schönborn ha offerto delle interviste per spiegare che l'“appello alla disobbedienza” contro la gerarchia legittima della Chiesa non solo non è giustificato, ma rappresenta anche un motivo di scandalo per i cattolici. “Molti lavoratori si chiedono come sia possibile che la Chiesa inciti a diffondere e praticare la disobbedienza, quando sanno certamente che se avessero lanciato un appello simile nei posti di lavoro avrebbero perso già da tempo il loro impiego”, sottolinea il Cardinale in una lettera nella quale ha risposto agli autori dell'iniziativa. “Non è necessario essere sempre d'accordo con qualsiasi decisione ecclesiastica, soprattutto in ambito disciplinare, ed è anche lecito prendere in alcuni casi decisioni diverse”, riconosce il porporato. “Quando però il Papa indica ripetutamente passi chiari, ricordando anche l'insegnamento in vigore – ad esempio per quanto riguarda i ruoli –, allora l'appello alla disobbedienza pone, di fatto, in discussione la comunità ecclesiastica nel suo insieme”. “In ultima istanza, infatti, ogni sacerdote, così come tutti noi, deve decidere se vuole continuare a percorrere il cammino insieme al Papa, al vescovo e alla Chiesa oppure no. E' certamente sempre difficile rinunciare ad alcune idee e prospettive, ma chi dichiara nullo il principio di obbedienza dissolve l'unità”, dichiara. Schönborn fa quindi notare ai promotori della “Pfarrer-Inititiative” alcune contraddizioni nel loro “Programma di disobbedienza”, come il concetto di una “festa dell'Eucaristia senza sacerdote” e ancor di più la definizione inaccettabile di “festival liturgici”. “Sono vescovo ormai da quasi vent'anni – conclude il cardinale –. Il compito del vescovo è quello dell'unità: l'unità nella propria diocesi, l'unità con il Papa, l'unità con la Chiesa. E assumo questo compito con grande gioia. Vivo molti momenti belli, ma anche momenti di ferite dolorose. Una di queste ferite è l''Appello alla disobbedienza'”. Per questo, lancia “un appello all'unità, a quell'unità chiesta da Gesù al padre e per la quale Cristo è stato disposto a sacrificare la vita”.

Zenit

Terza visita in Vietnam del rappresentante pontificio non residente. Vescovo di Hue: riflette la presenza, l'amore e la preoccupazione del Papa

Il rappresentante pontificio non residente in Vietnam, l’arcivescovo Leopoldo Girelli, sta compiendo un viaggio pastorale nel Paese, che durerà fino al 18 settembre, ed è cominciato sabato 3 settembre. E’ la terza visita che il rappresentante pontificio compie alla Chiesa vietnamita. Migliaia di fedeli e sacerdoti hanno accolto mons. Girelli nel Centro pastorale dell’arcidiocesi di Hue, in una cerimonia di accoglienza che ha rispettato i canoni tradizionali del Vietnam. L’arcivescovo Etienne Nguyễn Như Thể ha salutato il rappresentante affermando che “la sua presenza fra di noi riflette la presenza del Papa, il suo amore e la sua preoccupazione di padre per la diocesi. Offriamo al Santo Padre la nostra sincera gratitudine, e ringraziamo per la presenza e l’amore che offrite”. Mons. Girelli ha risposto: “Porto la benedizione di Papa Benedetto XVI all’arcidiocesi di Hue. Sono molto felice ed emozionato per questa mia prima visita nella diocesi, e vi ringrazio per l’accoglienza. E voglio dirvi che il Santo padre spera che la Santa sede avrà relazioni diplomatiche ufficiali con il Vietnam”. Nello stesso giorno, il 3 settembre, l’arcivescovo Girelli si è incontrato con sacerdoti e religiosi della diocesi. Li ha esortati a seguire l’esempio di Gesù Buon pastore, e soprattutto a vivere in uno spirito di comunione. Comunione con i vescovi e la Chiesa, e in particolare con l’arcidiocesi di Hue. Ha ascoltato i sacerdoti e ha discusso con loro. Ha parlato delle autorità civili, sottolineando la necessità di una collaborazione fra la Chiesa e l’amministrazione laica, in uno spirito di cooperazione reciproco. Grazie al dialogo e alla buona volontà, ha detto, è possibile sin da ora migliorare la situazione.L’arcivescovo ha risposto ad alcune domande dei giornalisti. Ha illustrato così anche le sue speranze: “Un rappresentante pontificio residente in Vietnam, un maggior numero di vocazioni sacerdotali, e una ferma unità e comunione fra la Chiesa del sud e del nord del Vietnam. Per avere una buona cooperazione con i vescovi, i sacerdoti devono obbedire ai vescovi in tutto”. Il rappresentante pontificio visiterà in questi giorni le istituzioni della diocesi di Hue, e celebrerà la Messa al santuario nazionale mariano di Nostra Signora di La Vang, nella provincia di Quang Tri. In seguito si sposterà a Da Nang, Qui Nhon, Kon Tum, Ban Mê Thuật e Nha Trang. Inontrerà anche autorità civili a Quang Tri e Thua Thien.

J.B. Vu, AsiaNews

Numero speciale de 'L'Osservatore Romano' di 100 pagine in occasione dei 150 anni, in cui sono raccolti tutti i testi dei Pontefici sul giornale

Con l'edizione di oggi tutti gli abbonati al quotidiano L’Osservatore Romano ricevono in omaggio il numero speciale di cento pagine interamente a colori pubblicato in occasione del centocinquantesimo del giornale. “Centocinquant'anni di storia in un tempo che la modernità ha reso sempre più accelerato e globale. È questo lo scenario del primo secolo e mezzo del quotidiano della Santa Sede, che iniziò le sue pubblicazioni con la data del 1° luglio 1861. Con l'obiettivo di difendere le ragioni della verità, della giustizia e del papato, nel momento del tramonto inesorabile del suo potere temporale”, scrive il direttore Gian Maria Vian, nell’editoriale che apre la rivista. Il 20 settembre 1870 la presa di Roma costrinse il quotidiano a sospendere le pubblicazioni, ma solo per meno di un mese. “Da allora – ricorda Vian -, L'Osservatore Romano non ha più smesso di uscire, continuando ogni giorno il suo servizio, con la libertà che venne assicurata dall'indipendenza della Santa Sede”. Il numero speciale, aperto dalla lettera papale per il centocinquantesimo anniversario, è stato realizzato per “mostrare momenti e immagini di una storia di cui davvero il giornale ‘può andare orgoglioso’”. Nello speciale sono per la prima volta raccolti i testi dei Papi e dei loro segretari di Stato relativi a L'Osservatore Romano.

SIR

Centocinquant’anni

Card. Ortega: a Cuba molte cose stanno cambiando, viviamo una primavera della fede. A Benedetto XVI piacerebbe venire, non escluso un viaggio

“Molte cose stanno cambiando e viviamo una primavera della fede”, ha affermato ieri l'arcivescovo de L'Avana, il card. Jaime Ortega, nel villaggio di Madruga, a 65 chilometri dalla capitale cubana. Il porporato vi ha presieduto la cerimonia di accoglienza della Virgen de la Caridad del Cobre, patrona di Cuba, che sta peregrinando in tutta l'isola in preparazione al 400° anniversario del suo ritrovamento. Tra le acclamazioni e i canti di migliaia di fedeli, la Vergine, in un'urna di cristallo, è entrata in questo villaggio di contadini sul tetto di un camion, scortata da motociclette della polizia che suonavano il clacson. Molti fedeli agitavano fiori, striscioni e bandierine. “Questo pellegrinaggio ha un grande significato – ha sottolineato il cardinale –: quello di essere un momento di dialogo e riconciliazione”. Il viaggio della piccola statua della Vergine nelle città cubane è davvero un evento storico. L'unico altro pellegrinaggio che si sia realizzato ha avuto luogo nel 1952, sette anni prima dell'arrivo al potere di Fidel Castro, in occasione del cinquantenario della Repubblica. Dopo la processione è stata celebrata una Messa. Nell'omelia, il card. Ortega, che ha ricordato lo storico viaggio di Giovanni Paolo II a Cuba nel 1998, ha chiesto ai fedeli di “pregare per la patria, per tutti i cubani, fuori e dentro il Paese, e soprattutto per la pace sociale e il progresso”. “In questo momento della nostra storia nazionale, abbiamo bisogno di molti cambiamenti e molte cose già stanno cambiando”, ha detto. “Il popolo cubano si avvicina sempre di più alla Chiesa Cattolica. Oggi appartengono al passato i tempi delle simulazioni curiose, dei timori e delle dissimulazioni”. Per il card. Ortega, il dialogo intrapreso nel 2010 con il presidente Raúl Castro, che ha permesso la scarcerazione di circa 130 prigionieri politici, fa parte “della nuova atmosfera di cambiamento che c'è a Cuba”. Il grande pellegrinaggio nazionale della Vergine ha percorso 25.000 chilometri fin dal suo inizio, l'8 agosto 2010 a Santiago de Cuba, e si concluderà il 30 dicembre all'Avana. In seguito la Vergine tornerà nel suo santuario nel villaggio di El Cobre. Nel 2012 verrà celebrato il giubileo mariano in occasione dei 400 anni della scoperta della piccola statua della cosiddetta “Virgen de Mambisa”, molto venerata dalla popolazione. In alcune dichiarazioni alla stampa, Ortega non ha escluso un viaggio di Papa Benedetto XVI a Cuba, rivelando che la Chiesa lo ha invitato ed egli “non ha detto di no”, e che “ha affermato che gli piacerebbe venire”.

Zenit

Il Papa al Congresso Eucaristico Nazionale di Bari: la presenza di Cristo nel Sacramento è dinamica, ci afferra per farci suoi, per assimilarci a sè

La celebrazione della Santa Messa e l’adorazione eucaristica in diverse località delle Marche hanno scandito, stamani, l’odierna giornata del XXV Congresso Eucaristico Nazionale italiano, in programma fino al prossimo 11 settembre ad Ancona e nelle diocesi della metropolia. Si tratta di un evento di comunione per l’intera Chiesa italiana, che in questi giorni vede convergere nel capoluogo marchigiano migliaia di fedeli per riflettere sul tema “Signore da chi andremo? L’Eucaristia per la vita quotidiana”. La domanda che nel Vangelo di Giovanni l’apostolo Pietro rivolge a Gesù “Signore da chi andremo?” resta, dopo duemila anni, la questione centrale della vita dei cristiani. Anche oggi il cammino dei credenti trova nell’Eucaristia, Passione di Dio per l’uomo, il fermento di novità in tutti gli aspetti della quotidianità. “L’Eucaristia – scrive il Papa nell’Esortazione Apostolica post sinodale "Sacramentum Caritatis" – rende possibile, giorno dopo giorno, la progressiva trasfigurazione dell’uomo chiamato per grazia ad essere ad immagine del Figlio di Dio”. “Non c’è nulla di autenticamente umano – pensieri, parole e opere – che non trovi nel Sacramento dell’Eucaristia la forma adeguata per essere vissuto in pienezza”. Abbiamo bisogno di questo Pane, ha affermato il Santo Padre durante l’omelia pronunciata a Bari il 29 maggio del 2005 in occasione del XXIV Congresso Eucaristico Nazionale, per affrontare “le fatiche e le stanchezze del viaggio”: “Partecipare alla celebrazione domenicale, cibarsi del Pane eucaristico e sperimentare la comunione dei fratelli e delle sorelle in Cristo è un bisogno per il cristiano, è una gioia, così il cristiano può trovare l’energia necessaria per il cammino che dobbiamo percorrere ogni settimana. Un cammino, peraltro, non arbitrario: la strada che Dio ci indica nella sua Parola va nella direzione iscritta nell'essenza stessa dell’uomo”.
“Seguire la Parola di Dio, andare con Cristo significa per l’uomo realizzare se stesso; smarrirla equivale a smarrire se stesso”.
Il Signore, ha aggiunto il Papa, non ci lascia soli in questo cammino, ma è con noi e ci ama: “Nell'Eucaristia Cristo è realmente presente tra noi. La sua non è una presenza statica. E' una presenza dinamica, che ci afferra per farci suoi, per assimilarci a sé”.
Il Cristo che incontriamo nel Sacramento dell'Eucaristia è lo stesso in Europa come in America, in Africa, in Asia e in Oceania: “E’ l’unico e medesimo Cristo che è presente nel Pane eucaristico di ogni luogo della terra. Questo significa che noi possiamo incontrarlo solo insieme con tutti gli altri. Possiamo riceverlo solo nell’unità”.
“Poiché c’è un solo pane – scrive l’apostolo Paolo ai Corinzi – noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane”.

Radio Vaticana

29 maggio 2005: Santa Messa a Bari per la conclusione del XXIV Congresso Eucaristico Nazionale