Il Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona ha affrontato oggi il primo ambito del Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona 2006, quello riguardante l’affettività, "Eucarestia: passione di Dio per l’uomo" con Domenico Simeone, docente all’Università di Macerata, e Ina Siviglia Sammartino, consultore del Pontificio Consiglio per la Famiglia, sui percorsi educativi familiari e pastorali. La giornata è stata aperta dalla Messa da Mons. Giuseppe Bertello, neo presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, che nell’omelia, commentando il miracolo della moltiplicazione dei pani, ha affermato: “L’evangelista nota che Gesù guarda quella gente che gli sta attorno, quasi a voler sottolineare un atteggiamento di misericordia. Non come noi, che in genere teniamo gli occhi fissi su noi stessi, sui nostri problemi e i nostri affari invece di guardare chi ci sta accanto e, forse, soffre e ha bisogno di aiuto. E’ l’individualismo imperante, culturale e pratico, del nostro tempo, il ‘Faccio quello che mi pare’, che si scontra con il sentimento di Gesù. Diceva Madre Teresa che la peggiore malattia dell’Occidente non è la tubercolosi o la lebbra, ma il non sentirsi amati e desiderati, il sentirsi abbandonati...E’ alla luce di queste riflessioni che, a me sembra, possiamo affrontare il tema della prima giornata dedicata a ‘Eucaristia per l’affettività’. E’ un invito a portare il pane dell’Eucaristia sulle vie e i percorsi della nostra vita quotidiana e a far irrompere nella nostra vita personale, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità la spiritualità dell`amore eucaristico, di cui l’affettività e un aspetto importante”. Nella relazione il prof. Simeone, ricordando il documento "Educare alla vita buona del Vangelo", ha affermato nella premessa che: “Le esperienze affettive sono sempre più spesso svincolate da ogni legame duraturo e al di fuori di qualsiasi logica progettuale e al tempo stesso i legami non sempre sono alimentati dalla dimensione affettiva. L’affettività è vissuta con passività, come una dimensione che non può essere controllata dalla volontà del soggetto. Inoltre l’incertezza esistenziale che qualifica la società contemporanea aumenta le difficoltà dei giovani a compiere scelte rilevanti e percepite dai soggetti come “irreversibili”. Sono giovani per certi aspetti determinati e autonomi, ma tale determinazione e autonomia, che si manifesta quando si muovono sull’asse del presente, segna il passo allorché sono chiamati a sintonizzarsi sulla linea della continuità temporale, a progettare itinerari che non si esauriscono nell’immediato. Di fronte alla necessità di compiere scelte, l’autonomia cede il passo all’insicurezza”. Quindi oggi prevalgono i ‘legami senza conseguenze’, come è stato affermato da Baumann, come le relazioni nella rete virtuale: “Negli spazi del web i legami appaiono spesso fragili ed effimeri. Si costruiscono così comunità che evitano accuratamente di tessere reti di responsabilità che comportino impegni a lungo termine. Le interazioni giocate nel web sono spesso ‘un dono leggero’ che non impegna chi lo riceve. Molto spesso nella comunicazione in rete, chi comunica sembra farlo per soddisfare un proprio bisogno piuttosto che per ‘incontrare’ il proprio interlocutore”. Il relatore ha chiesto ai presenti se tale comunicazione possa essere considerata come una ‘esposizione narcisistica’: “La qualità delle relazioni attivate e la disponibilità a mettersi in gioco in modo autentico potrà fare la differenza”, se la famiglia è presente in questi mutamenti, perché la famiglia è il luogo del legame affettiva. Infatti, secondo il docente universitario, “nella famiglia ciascuno entra nel rapporto contemporaneamente come creditore e debitore, alimentando quello scambio che rende vitali e feconde le relazioni familiari. Il legame familiare si alimenta di azioni che prestano fiducia all’altro...La reciprocità è l’incontro con la differenza dell’altro, con il coniuge, con la sua storia e le sue caratteristiche di personalità ed è, allo stesso tempo, il riconoscimento di una somiglianza strutturale, cioè di una comunanza di condizione in quanto persone”. A questo punto entra in gioco la genitorialità, che si esprime attraverso la ‘cura responsabile’: “Quando la giustizia e la speranza intergenerazionale sono gravemente disattese nascono relazioni patologiche che possono essere superate attraverso un lungo e faticoso percorso che può portare alla compassione e al perdono”. In effetti nelle relazioni familiari esistono molte occasioni per ferire l’altro le relazioni educative tra genitori e figli che non contemplano il perdono rischiano di sfaldarsi nel momento in cui il bisogno di aiuto è maggiore: “Il perdono non comporta l’elusione della verità, ma la sua esplicita ammissione e implica, di conseguenza, il ristabilimento della vera giustizia. Ciò che lo contraddistingue è il rispetto per la persona che ha sbagliato e per il mistero che la connota. Nell’atto del perdono la giustizia del diritto è trascesa, senza essere annullata, dalla giustizia dell’amore. È possibile perdonare nella misura in cui si riconoscono i propri limiti, ci si sente debitori e bisognosi di perdono”. Da questa relazione di perdono nasce un nuovo rapporto dei figli e della famiglia con il proprio corpo e con il mondo. Dal canto suo, la prof. Siviglia Sammartino ha affermato che la Chiesa non ha mai rinunciato a questa sfida educativa per un umanesimo integrale e trascendente: “L’affettività costituisce uno degli aspetti più problematici, che si manifesta nella ‘liquidità’ delle relazioni, nell’incapacità diffusa di creare legami significativi e duraturi nel tempo, nella difficoltà a coniugare armonicamente razionalità, sentimenti, volontà, sessualità e fecondità, nel concepire, finalmente, il nucleo dell’affettività, come generatore dell’unità della persona”. In questo campo la Chiesa, secondo la relatrice, avverte l’urgenza del rinnovamento educativo come sfida ineliminabile per indirizzare i giovani alla vita buona del Vangelo: “La santità, in questa prospettiva, come realizzazione piena dell’amore, appare davvero alla portata di tutti, solo che ci si voglia lasciare innestare, vivificare e divinizzare dal Mistero pasquale”. Quindi la relatrice ha tracciato alcuni itinerari per una pastorale che personalizza i percorsi formativi dei giovani, in quanto: “le tappe formative, offerte in genere dalle parrocchie, sono legate alla preparazione immediata a ricevere i sacramenti: manca quella continuità necessaria che struttura forti personalità cristiane, facendo maturare autentiche esistenze eucaristiche, capaci di vivere una spiritualità autenticamente incarnata”, perché la mancata testimonianza cristiana, oggi, si deve attribuire alla scarsa vita eucaristica dei ‘cristiani della domenica’. Nel frattempo ad Ancona è arrivata la libreria itinerante "Tobia. Famiglia e parole in viaggio", promossa dal Forum delle associazioni familiari e dal Gruppo San Paolo: “La nostra - ha spiegato Emanuele Cardinali, presidente del Forum delle associazioni familiari delle Marche - è un’idea di famiglia che non rimane chiusa nel suo appartamento, ma che vuole riappropriarsi delle piazze e degli spazi pubblici per esercitare una cittadinanza attiva”. La giornata è stata conclusa con alcuni spettacoli in alcune città. Ad Ancona è stato messo in scena lo spettacolo di Mimmo Muolo, "Bene Comune": in un luogo dall'atmosfera algida, quasi come quella di un ospedale, l'arrivo di una bella ragazza di nome Capellibiondi porta un certo scompiglio. Capellibiondi è il tipo velina, illusa che la vita possa essere sempre e solo lustrini e successo. Entra subito in conflitto con l’altro protagonista “Alien”, il quale è invece cinico e disincantato, perché – ormai rassegnato alla sua grigia routine – crede di aver capito tutto dell'esistenza e tratta gli altri con una sorta di paternalistica superiorità. Mentre litigano, e con loro interagiscono altri personaggi, procedono tuttavia nella reciproca scoperta, fino al colpo di scena finale che ne svela agli spettatori la reale sorprendente identità, connessa con un grave problema di bioetica, che resta tuttora irrisolto sul piano morale e pratico. A Falconara dallo spettacolo delle famiglie di Nomadelfia. Le "Serate di Nomadelfia" sono un modo originale e coinvolgente con cui Nomadelfia si fa conoscere attraverso danze e figurazioni acrobatiche eseguite dai suoi giovani, un video che ne descrive la vita e la storia e un messaggio di fraternità proposto dal vivo. E' una testimonianza vivente che occhi attenti sanno riconoscere in tutti i loro gesti anche quando allestiscono gli impianti, e quando, al termine dello spettacolo, in circa un'ora, lavorando insieme, smontano, caricano tutto sui camion, puliscono la piazza. Nate nel 1966 su proposta di don Zeno Saltini le Serate hanno avuto più di 1.000 repliche sulle piazze di tutta Italia ed anche all'estero; hanno ampiamente superato il milione di spettatori. A Loreto ha preso il via il VI Festival Organistico Lauretano. A Senigallia Marco Poeta ha incantato il pubblico con il concerto "Nel fragoroso silenzio di Dio": “Possano coloro che cercano Dio prendere coscienza del fatto che Dio sta cercando ardentemente loro. E ai giovani voglio dire: l’Amore di Dio è l’unica attrattiva che vi rende liberi in questo mondo che sta scivolando giù per la china di una vita dissipata e senza radici”. Ad Osimo il compositore Christian Carrara ha offerto lo spettacolo ‘Diari musicali. Diari spirituali’: lo spettacolo ha raccontato l'intimità delle confessioni. Partendo dalla musica, passando per la parola scritta, chi tiene un diario, spesso, si confronta profondamente con se stesso, e con le domande più scomode. Spesso il diario è la via per raccontare un'esperienza spirituale, per tracciare il cammino di un'anima verso Dio, dove si scrivono appunti, frammenti che intercettano spiragli di luce apparsi anche solo per un attimo.
Simone Baroncia, Korazym.org