mercoledì 2 febbraio 2011

Il Papa: nella società che emargina la religione la testimonianza cristiana sia luminosa e coerente, lo sforzo educativo sempre più attento e generoso

Questo pomeriggio, nella Basilica Vaticana, Papa Benedetto XVI ha presieduto la celebrazione dei Vespri della festa della Presentazione del Signore. Alla celebrazione, in occasione della XV Giornata della Vita Consacrata, hanno partecipato soprattutto i membri degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica.
Nell'omelia, il Papa ha sottolineato come la Presentazione di Gesù al tempio sia passata quasi inosservata a “tante persone, prese dai loro impegni: i sacerdoti e i leviti con i loro turni di servizio, i numerosi devoti e pellegrini, desiderosi di incontrarsi con il Dio santo di Israele”. “Gesù è un bambino come gli altri, figlio primogenito di due genitori molto semplici. Anche i sacerdoti risultano incapaci di cogliere i segni della nuova e particolare presenza del Messia e Salvatore. Solo due anziani, Simeone ed Anna, scoprono la grande novità. Condotti dallo Spirito Santo, essi trovano in quel Bambino il compimento della loro lunga attesa e vigilanza. Entrambi contemplano la luce di Dio, che viene ad illuminare il mondo”. La Presentazione di Gesù al tempio, ha spiegato il Papa, “costituisce un’eloquente icona della totale donazione della propria vita per quanti, uomini e donne, sono chiamati a riprodurre nella Chiesa e nel mondo, mediante i consigli evangelici, i tratti caratteristici di Gesù vergine, povero ed obbediente”. In questo contesto, ha voluto sottolineare tre aspetti importanti collegati all’icona evangelica della Presentazione, indicando innanzitutto che essa contiene poi “il simbolo fondamentale della luce; la luce che, partendo da Cristo, si irradia su Maria e Giuseppe, su Simeone ed Anna e, attraverso di loro, su tutti”.
“I Padri della Chiesa hanno collegato questa irradiazione al cammino spirituale”, ha rilevato il Papa. “La vita consacrata esprime tale cammino, in modo speciale, come 'filocalia', amore per la bellezza divina, riflesso della bontà di Dio”. “Sul volto di Cristo risplende la luce di tale bellezza”, ha sottolineato. L’icona evangelica manifesta poi “la profezia, dono dello Spirito Santo”. “Simeone ed Anna, contemplando il Bambino Gesù, intravvedono il suo destino di morte e di risurrezione per la salvezza di tutte le genti e annunciano tale mistero come salvezza universale”. La vita consacrata, ha indicato il Papa, è chiamata a questa “testimonianza profetica”, “legata alla sua duplice attitudine contemplativa e attiva”. “Ai consacrati e alle consacrate è dato infatti di manifestare il primato di Dio, la passione per il Vangelo praticato come forma di vita e annunciato ai poveri e agli ultimi della terra”. L'icona evangelica della Presentazione manifesta infine “la sapienza di Simeone ed Anna, la sapienza di una vita dedicata totalmente alla ricerca del volto di Dio, dei suoi segni, della sua volontà; una vita dedicata all’ascolto e all’annuncio della sua Parola”. Per il Santo Padre, “la vita consacrata è nel mondo e nella Chiesa segno visibile di questa ricerca del volto del Signore e delle vie che conducono a Lui. La persona consacrata testimonia dunque l’impegno, gioioso e insieme laborioso, della ricerca assidua e sapiente della volontà divina”. “Siate ascoltatori assidui della Parola, perché ogni sapienza di vita nasce dalla Parola del Signore!”, ha chiesto il Pontefice. “Siate scrutatori della Parola, attraverso la lectio divina, poiché la vita consacrata nasce dall’ascolto della Parola di Dio ed accoglie il Vangelo come sua norma di vita. Vivere nella sequela di Cristo casto, povero ed obbediente è in tal modo una 'esegesi vivente della Parola di Dio".
"Lo Spirito Santo, in forza del quale è stata scritta la Bibbia, è il medesimo che illumina di luce nuova la Parola di Dio ai fondatori e alle fondatrici. Da essa è sgorgato ogni carisma e di essa ogni regola vuole essere espressione, dando origine ad itinerari di vita cristiana segnati dalla radicalità evangelica’”. Benedetto XVI ha quindi riconosciuto che al giorno d'oggi viviamo, "soprattutto nelle società più sviluppate, una condizione segnata spesso da una radicale pluralità, da una progressiva emarginazione della religione dalla sfera pubblica, da un relativismo che tocca i valori fondamentali”. “Ciò esige che la nostra testimonianza cristiana sia luminosa e coerente e che il nostro sforzo educativo sia sempre più attento e generoso”, ha osservato. Allo stesso modo, ha chiesto ai consacrati che la loro azione apostolica “diventi impegno di vita, che accede, con perseverante passione, alla Sapienza come verità e come bellezza”. “Sappiate orientare con la sapienza della vostra vita, e con la fiducia nelle possibilità inesauste della vera educazione, l’intelligenza e il cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo verso la 'vita buona del Vangelo'”, ha detto. Il Papa ha concluso l'omelia salutando “con speciale affetto tutti i consacrati e le consacrate, in ogni parte della terra” e recitando una preghiera: "O Maria, Madre della Chiesa, affido a te tutta la vita consacrata, affinché tu le ottenga la pienezza della luce divina: viva nell'ascolto della Parola di Dio, nell'umiltà della sequela di Gesù tuo Figlio e nostro Signore, nell'accoglienza della visita dello Spirito Santo, nella gioia quotidiana del Magnificat, perché la Chiesa sia edificata dalla santità di vita di questi tuoi figli e figlie,nel comandamento dell'amore".

Zenit, SIR


Il Papa: i giovani non sono superficiali, vogliono sapere in cosa consiste davvero la vita. Studiate 'YouCat', rimanete in dialogo sulla vostra fede!

Papa Benedetto XVI ha voluto scrivere la prefazione a "YouCat", sussidio al Catechismo della Chiesa Cattolica destinato ai giovani, in vista della Giornata Mondiale della Gioventù 2011 di Madrid. Una copia sarà infatti nello zaino del pellegrino che i ragazzi di tutto il mondo porteranno nella capitale spagnola dal 16 al 21 agosto prossimi.
"Dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965) e nella mutata temperie culturale, molte persone non sapevano più correttamente che cosa i cristiani dovessero propriamente credere, che cosa insegnasse la Chiesa, se essa potesse insegnare qualcosa tout court, e come tutto questo potesse adattarsi al nuovo clima culturale", scrive Benedetto XVI. "Papa Giovanni Paolo II si risolse allora per una decisione audace: decise che i vescovi di tutto il mondo scrivessero un libro con cui rispondere a queste domande", ricorda Papa Ratzinger. "Egli mi affidò il compito di coordinare il lavoro dei vescovi e di vegliare affinché dai contributi dei vescovi nascesse un libro - intendo un vero libro, e non una semplice giustapposizione di una molteplicità di testi. Questo libro doveva portare il titolo tradizionale di Catechismo della Chiesa Cattolica, e tuttavia essere qualcosa di assolutamente stimolante e nuovo; doveva mostrare che cosa crede oggi la Chiesa Cattolica e in che modo si può credere in maniera ragionevole". "Rimasi - ammette il Pontefice - spaventato da questo compito, e devo confessare che dubitai che qualcosa di simile potesse riuscire". "Devo confessare - continua Papa Ratzinger - che anche oggi mi sembra un miracolo il fatto che questo progetto alla fine sia riuscito". "Ci incontrammo - racconta ancora - tre o quattro volte all'anno per una settimana e discutemmo appassionatamente sulle singole porzioni di testo che nel frattempo si erano sviluppate. Come prima cosa si dovette definire la struttura del libro: doveva essere semplice, perchè i singoli gruppi di autori potessero ricevere un compito chiaro e non dovessero forzare in un sistema complicato le loro affermazioni". Il Papa ammette che "in un'opera di questo genere molti sono i punti discutibili", ma alla fine ne è scaturito "un grande libro, un segno di unità nella diversità. A partire da molte voci si è potuto formare un coro poichè avevamo il comune spartito della fede, che la Chiesa ci ha tramandato dagli apostoli attraverso i secoli fino ad oggi".
"Già allora, al tempo della stesura del CCC, non solo che i continenti e le culture dei loro popoli sono differenti, ma anche che all'interno delle singole società esistono diversi "continenti": l'operaio ha una mentalità diversa da quella del contadino, e un fisico diversa da quella di un filologo; un imprenditore diversa da quella di un giornalista, un giovane diversa da quella di un anziano". Per questo motivo, nel linguaggio e nel pensiero, occorre porsi, rileva Ratzinger, "al di sopra di tutte queste differenze, e per cosi' dire cercare uno spazio comune tra i differenti universi mentali". Da qui nasce la consapevolezza di come il testo richiedesse delle "traduzioni" nei differenti mondi, "per poter raggiungere le persone con le loro differenti mentalità e differenti problematiche". Nelle Giornate Mondiali della Gioventù "si sono incontrati da tutto il mondo giovani che vogliono credere, che sono alla ricerca di Dio, che amano Cristo e desiderano strade comuni". "In questo contesto - rivela il Papa - ci chiedemmo se non dovessimo cercare di tradurre il Catechismo della Chiesa Cattolica nella lingua dei giovani e far penetrare le sue parole nel loro mondo". "Spero che molti giovani si lascino affascinare da questo libro. Alcune persone mi dicono che il catechismo non interessa la gioventù odierna; ma io non credo a questa affermazione e sono sicuro di avere ragione. Essa non è così superficiale come la si accusa di essere; i giovani vogliono sapere in cosa consiste davvero la vita. Un romanzo criminale è avvincente perché ci coinvolge nella sorte di altre persone, ma che potrebbe essere anche la nostra; questo libro è avvincente perché ci parla del nostro stesso destino e perciò riguarda da vicino ognuno di noi". Il Papa invita i giovani a studiare il catechismo anche se li mette in guardia: non è un libro che ''adula; non offre facili soluzioni; esige una nuova vita da parte vostra; vi presenta il messaggio del Vangelo come la 'perla preziosa' per la quale bisogno dare ogni cosa. Per questo vi chiedo: studiate il catechismo con passione e perseveranza! Sacrificate il vostro tempo per esso! Studiatelo nel silenzio della vostra camera, leggetelo in due, se siete ami ci, formate gruppi e reti di studio, scambiatevi idee su Internet. Rimanete ad ogni modo in dialogo sulla vostra fede!''. ''Dovete conoscere - afferma il Papa - quello che credete; dovete conoscere la vostra fede con la stessa precisione con cui uno specialista di informatica conosce il sistema operativo di un computer; dovete conoscerla come un musicista conosce il suo pezzo; sì, dovete essere ben più profondamente radicati nella fede della generazione dei vostri genitori, per poter resistere con forza e decisione alle sfide e alle tentazioni di questo tempo. Avete bisogno dell'aiuto divino, se la vostra fede non vuole inaridirsi come una goccia di rugiada al sole, se non volete soccombere alle tentazioni del consumismo, se non volete che il vostro amore anneghi nella pornografia, se non volete tradire i deboli e le vittime di soprusi e violenza''. "Se vi dedicate con passione allo studio del catechismo, vorrei ancora darvi un ultimo consiglio", scrive Benedetto XVI in conclusione. "Sapete tutti in che modo la comunità dei credenti è stata negli ultimi tempi ferita dagli attacchi del male, dalla penetrazione del peccato all'interno, anzi nel cuore della Chiesa. Non prendete questo a pretesto per fuggire il cospetto di Dio; voi stessi siete il corpo di Cristo, la Chiesa! Portate il fuoco intatto del vostro amore in questa Chiesa ogni volta che gli uomini ne hanno oscurato il volto".

TMNews, Agi, Asca

Il testo integrale della prefazione di Benedetto XVI a "Youcat", sussidio al Catechismo destinato ai giovani della GMG 2011

Giornata Mondiale della Gioventù 2011. Nello zaino del pellegrino 'YouCat', la fede spiegata ai giovani. La prefazione piena di simpatia di Benedetto

A guardarlo sembra un libro di quelli che porteresti tranquillamente per una lettura sul treno, eppure, come dice Papa Benedetto XVI nella premessa: "Un romanzo criminale è avvincente perché ci coinvolge nella sorte di altre persone, ma che potrebbe essere anche la nostra; questo libro è avvincente perché ci parla del nostro stesso destino e perciò riguarda ciascuno di noi". Si tratta di "YouCat" (foto), acronimo di Youth Catechism. Uno strumento di 300 pagine creato e pensato “da e per” i giovani che vogliono approfondire la fede della Chiesa. Nato nell’ambito della Conferenza Episcopale austriaca, il lavoro ha avuto la supervisione del cardinale di Vienna Christoph Schönborn, coinvolgendo teologi, esperti di catechesi e un gruppo di cinquanta giovani. Per il cardinale viennese si tratta di un'iniziativa partita dal basso. "Sono stati i giovani - spiega - a proporre un catechismo destinato alla loro età e al loro mondo. La prima stesura si deve a un gruppo di teologi e pedagoghi dell'area germanofona. Poi il testo è stato sottoposto a un duro esame da parte dei destinatari, durante due campi estivi giovanili. Grazie a questo "rodaggio" il testo è diventato veramente adatto alla mentalità odierna, tanto che anche le immagini si devono a dei giovani. Così il libro nel suo insieme è un'espressione della cultura giovanile profondamente impregnata dal seme fecondo del Vangelo". "YouCat" punta dunque sulle immagini che non sono soltanto illustrazioni, ma hanno il compito di suscitare la riflessione. Lo stesso è stato fatto con il linguaggio. "Il Papa si è interessato al progetto sin dall'inizio, l'ha seguito con attenzione e simpatia - prosegue il cardinale Schönborn - ed è stata una sua iniziativa quella di onorarci con una prefazione autografa. Benedetto XVI ha scritto in tedesco un testo pieno di simpatia per il mondo dei giovani e per il loro modo di concepire l'esistenza. Sono sempre stupefatto dell'alto grado di comprensione da parte del Papa del modo di pensare delle nuove generazioni - aggiunge - e della sua capacità di approfondire e di condurre i giovani lettori a un senso profondo della fede e dell'amicizia con Gesù". Per questo il promotore principale dell'iniziativa si dice sicuro che "YouCat" sarà un "compendio per i giovani" in tutto il mondo. "Servirà - ci assicura - ad aprire la porta al Catechismo della Chiesa cattolica per i giovani. Ricordo benissimo il momento quando nell'ormai lontano 1985 durante il Sinodo dei vescovi si discusse sulla necessità di un "Catechismo universale", proprio perché le nuove generazioni in tutto il mondo vestivano gli stessi jeans, udivano la stessa musica, avevano le stesse idee. Negli ultimi venticinque anni il processo di globalizzazione si è affermato: il mondo è veramente diventato un Paese, come dice l'antico proverbio italiano. Così è necessario offrire alle nuove generazioni una prospettiva nuova del Vangelo. E 'YouCat' potrà svolgere quella missione". Tredici le lingue in cui verrà pubblicato, il testo verrà accompagnato dalla premessa di Papa Benedetto XVI, riunendo idealmente nella condivisione della propria fede i giovani di diverse culture e di diverse parti del mondo. L’editrice Città Nuova cura la traduzione e la pubblicazione italiana, disponibile da marzo e che avrà, la supervisione del card. Angelo Scola: "Il card. Schönborn mi ha chiesto di rivedere la traduzione italiana dell'opera", ci spiega il porporato, che aggiunge: "Mi sembra proprio una bella iniziativa per avvicinare i giovani. L'intervento del Papa e la suddivisione in quattro parti secondo l'antico metodo del catechismo a domande e risposte, coniugata con il linguaggio odierno, permettono di presentare la fede in forma succinta, grazie a un libricino leggero, che sono sicuro avrà un grande successo".Uno strumento agile che andrà, per le principali lingue, nella “sacca del pellegrino”, dei giovani che prenderanno parte alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, dal 16 al 21 agosto 2011. Il volume, dalla copertina di colore giallo ed una “Y” composta da croci di diverse fogge, è suddiviso al suo interno in quattro sezioni: "Che cosa crediamo", "La celebrazione del mistero cristiano", "La vita in Cristo" e "La preghiera nella vita cristiana". Una sfida alla diffusa opinione che troppo spesso considera i giovani ovattati dalla superficialità e intorpiditi dalla modernità. Sono in molti, invece, i ragazzi che si interrogano sulla ricerca autentica di un senso delle vita, sulla fede, e conoscere può aiutare a restare saldi e ad avere forza di fronte alle sfide del tempo: "Dovete conoscere quello che credete – continua Benedetto XVI nella premessa -; dovete conoscere la vostra fede con la stessa precisione con cui uno specialista conosce il sistema operativo di un computer".

Citta Nuova, L'Osservatore Romano

'Fides': in Pakistan gruppi radicali islamici bruciano la Croce e immagini del Papa, accusato di ingerenza. Lo sconcerto dei cristiani nel Paese

I gruppi radicali islamici riuniti nella rete “Tehrik Tahaffuz Namoos-i-Risalat" (“Alleanza per difendere l’onore del Profeta”), hanno bruciato immagini e manichini che rappresentavano il Papa e il Ministro per le Minoranze, Shahbaz Bhatti, nonché il simbolo cristiano della Croce. Come riferito all’agenzia Fides da “All Pakistan Minorities Alliance”, organizzazione in difesa dei diritti delle minoranze religiose in Pakistan, i fatti sono accaduti il 30 gennaio a Lahore, durante la manifestazione di 40mila militanti islamici contrari ad ogni modifica della legge sulla blasfemia e alla liberazione di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte con l’accusa di blasfemia. Secondo mons. Lawrence Saldhana, arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza Episcopale del Pakistan, “i radicali islamici hanno attaccato il Papa, accusandolo di interferire nella vita del Paese. Hanno bruciato la sua immagine e la Croce: questo ci dispiace molto, ferisce i nostri sentimenti di fedeli cristiani. Ci dissociamo da ogni atto violento e chiediamo il rispetto di tutti i simboli sacri, a qualsiasi religione appartengano”. Secondo la “All Pakistan Minorities Alliance”, inoltre, il ministro per le Minoranze, il cattolico Shahbaz Bhatti “è in serio pericolo di vita” e “le misure di sicurezza per difenderlo sono del tutto insufficienti: urge predisporre maggiore protezione”.

SIR

Benedetto XVI nomina il venezuelano Edgar Peña Parra nunzio apostolico in Pakistan. Sabato lo consacrerà vescovo

Il Papa ha nominato il venezuelano Edgar Peña Parra (nella foto con Benedetto XVI) nuovo nunzio apostolico in Pakistan. La sede era vacante da quando, lo scorso novembre, il nunzio Adolfo Tito Yllana è stato trasferito dal Paese asiatico alla Repubblica democratica del Congo. L'attività diplomatica della Santa Sede non si è interrotta, in questi mesi, a causa, in particolare, del caso di Asia Bibi, la cristiana incarcerata in base alla legge sulla blasfemia. Una normativa che Benedetto XVI ha di recente invitato ad abrogare, "tanto più che è evidente che essa serve da pretesto per provocare ingiustizie e violenze contro le minoranze religiose". Mons. Parra riceverà sabato l'ordinazione episcopale dal Papa durante la Santa Messa nella Basilica di San Pietro.

TMNews

Simpatico fuori programma all'Udienza generale: un bambino elude i gendarmi e riesce ad avvicinarsi al Papa, lo saluta e lo abbraccia

Fuori programma per Benedetto XVI all'Udienza generale in Vaticano. Un bambino è riuscito ad avvicinare il Papa interrompendolo mentre, conclusa la catechesi, si accingeva a salutare nelle varie lingue i diversi gruppi di fedeli presenti nell'Aula Paolo VI. Letta la sintesi in inglese, Benedetto XVI ha alzato gli occhi e si è trovato davanti il piccolo, scuro di pelle e con un golfino a righe; gli ha sorriso, e ha scambiato qualche parola. Nè le guardie svizzere nè i gendarmi, grazie anche a un cenno del segretario mons. Georg Gaenswein, hanno bloccato il bambino, che dopo aver salutato il Papa è poi tornato al suo posto.

TMNews, Ansa

Benedetto XVI: benedico di cuore i religiosi e il loro cammino nella Chiesa. Il saluto alla Comunità di Sant'Egidio, a 43 anni dalla fondazione

“Benedico di cuore ciascuno di voi e il vostro cammino nella Chiesa”. Questo lo speciale saluto che il Papa ha rivolto “con affetto” questa mattina prima dei saluti in lingua italiana, al termine dell’Udienza generale, ai “religiosi e religiose ne tutte le persone consacrate, in questa Giornata dedicata in modo speciale alla vita consacrata, nella festa liturgica della Presentazione di Gesù al Tempio”. Salutando i fedeli italiani, il Papa si è rivolto a un gruppo di vescovi amici della Comunità di Sant'Egidio, in occasione dei 43 anni della sua fondazione. "Vi ringrazio tutti della vostra presenza - ha detto Benedetto XVI - e vi incoraggio a seguire con fedeltà Cristo e il suo Vangelo". Ai giovani, infine, ha affidato l’esempio di San Giovanni Bosco, “sacerdote ed educatore”. “Guardate a lui – le parole del Santo Padre – come autentico maestro di vita e di santità”.

SIR, TMNews

Il Papa: sentire realmente la sete di Dio nella profondità del cuore, l'amicizia necessaria che dobbiamo cercare, giorno per giorno, di nuovo

Benedetto XVI, all’Udienza generale questa mattina nell'Aula Paolo VI, ha dedicato la catechesi a Santa Teresa di Gesù, definita “uno dei vertici della spiritualità cristiana di tutti i tempi”. La catechesi di oggi, ha spiegato il Pontefice, è la prima di una breve serie che completa la presentazione dei Dottori della Chiesa, su cui Benedetto XVI si era già soffermato in precedenza. Teresa, ha ricordato il Papa, nacque in Spagna, ad Ávila nel 1515 da, come ella stessa racconta nella sua autobiografia, “genitori virtuosi,, timorati di Dio”. Aveva nove fratelli e tre sorelle. A meno di 9 anni, la lettura delle vite dei martiri la coinvolge tanto da fare una breve fuga da casa per morire martire e salire al Cielo: “voglio vedere Dio” dice ai genitori. Alcuni anni dopo dirà che nelle letture dell’infanzia ha trovato due verità: “tutto quello che appartiene al mondo di qua passa e solo Dio è per sempre, sempre, sempre”. La frequentazione di libri spirituali, soprattutto di spiritualità francescana, “le insegnano il raccoglimento e la preghiera”. All’età di 20 anni, entra nel monastero carmelitano dell'Incarnazione, ad Avila. Tre anni dopo, si ammala gravemente, tanto da restare per quattro giorni in coma. “Anche nella lotta contro le proprie malattie la Santa vede il combattimento contro le debolezze e le resistenze alla chiamata di Dio”. Nel 1543 “perde la vicinanza dei famigliari”: il padre muore e tutti i suoi fratelli emigrano uno dopo l'altro in America. Nella Quaresima del 1554, a 39 anni, Teresa giunge al culmine della lotta contro le proprie debolezze. La scoperta fortuita della statua di “un Cristo molto piagato” segna profondamente la sua vita. “Parallelamente alla maturazione della propria interiorità”, Teresa comincia a sviluppare concretamente l'ideale di riforma dell'Ordine carmelitano: nel 1562 fonda ad Avila, con il sostegno del vescovo, il primo Carmelo riformato. Ricevuta l'approvazione del superiore generale, ne fonderà in totale 17. Fondamentale è l'incontro con san Giovanni della Croce, col quale, nel 1568, costituisce a Duruelo, vicino ad Avila, il primo convento di Carmelitani scalzi. Nel 1580 ottiene da Roma l'erezione in provincia autonoma per i suoi Carmeli riformati, punto di partenza dell'Ordine religioso dei Carmelitani scalzi. Teresa termina la sua vita terrena proprio mentre è impegnata nell'attività di fondazione. Nel 1582, infatti, dopo aver costituto il Carmelo di Burgos e mentre sta compiendo il viaggio di ritorno verso Avila, muore la notte del 15 ottobre ad Alba de Tormes, ripetendo umilmente due espressioni: “Alla fine, muoio da figlia della Chiesa” e “E' ormai ora, mio Sposo, che ci vediamo”. “Un’esistenza consumata all'interno della Spagna, ma spesa per la Chiesa intera”. Beatificata dal Papa Paolo V nel 1614 e canonizzata nel 1622 da Gregorio XV, è proclamata “Dottore della chiesa” da Paolo VI nel 1970. “Teresa di Gesù non aveva una formazione accademica, ma ha sempre fatto tesoro degli insegnamenti di teologi, letterati e maestri spirituali. Come scrittrice, si è sempre attenuta a ciò che personalmente aveva vissuto o aveva visto nell’esperienza di altri, cioè a partire dall'esperienza”. Il Papa ha definito la sua autobiografia, il “Libro della vita”, “una lettura che affascina, perché la Santa non solo racconta, ma mostra di rivivere l’esperienza profonda del suo rapporto con Dio”. Nel 1566, Teresa scrive il “Cammino di Perfezione”, in cui propone alle novizie “un intenso programma di vita contemplativa al servizio della Chiesa, alla cui base vi sono le virtù evangeliche e la preghiera”. Ma l’opera mistica più famosa di santa Teresa è il “Castello interiore”, scritto nel 1577: “una rilettura del proprio cammino di vita spirituale e una codificazione del possibile svolgimento della vita cristiana verso la sua pienezza, la santità”. Santa Teresa d’Avila “propone le virtù evangeliche come base di tutta la vita cristiana e umana”. Tra di esse, “il distacco dai beni o povertà evangelica; l'amore gli uni per gli altri come elemento essenziale della vita comunitaria e sociale; l'umiltà come amore alla verità; la determinazione come frutto dell'audacia cristiana; la speranza teologale, che descrive come sete di acqua viva. Senza dimenticare le virtù umane: af­fabilità, veracità, modestia, cortesia, allegria, cultura”. In secondo luogo, per il Papa, Santa Teresa “propone una profonda sintonia con i grandi personaggi biblici e l'ascolto vivo della Parola di Dio”, e “sottolinea quanto è essenziale la preghiera”, che per lei “è vita e si sviluppa gradualmente di pari passo con la crescita della vita cristiana: comincia con la preghiera vocale, passa per l'interiorizzazione attraverso la meditazione e il raccoglimento, fino a giungere all'unione d'amore con Cristo e con la Santissima Trinità”. Un altro tema caro a Santa Teresa d’Avila è, per il Papa, “la centralità dell'umanità di Cristo”: per lei, infatti, “la vita cristiana è relazione personale con Gesù”. “Santa Teresa vive un amore incondizionato alla Chiesa: ella manifesta un vivo ‘sensus Ecclesiae’ di fronte agli episodi di divisione e conflitto nella Chiesa del suo tempo. Riforma l'Ordine carmelitano con l'intenzione di meglio servire e difendere la ‘Santa Chiesa Cattolica Romana’, ed è disposta a dare la vita per essa”. Un ultimo “aspetto essenziale” della dottrina teresiana è la perfezione, come “aspirazione” e “meta finale di tutta la vita cristiana”. Alla fine del percorso del “Castello interiore”, nell'ultima “stanza” Teresa descrive la “pienezza” come “unione a Cristo attraverso il mistero della sua umanità. “Vera maestra per i fedeli di ogni tempo”, “nella nostra società, spesso carente di valori spirituali – ha detto Benedetto XVI - Santa Teresa ci insegna ad essere testimoni instancabili di Dio”. “Ci insegna a sentire realmente la sete di Dio che esiste nella profondità del nostro cuore, questo desiderio di vedere Dio, di cercare Dio, di essere in colloquio con Lui e di essere suoi amici. Questa è l'amicizia che è necessaria per noi tutti e che dobbiamo cercare, giorno per giorno, di nuovo". “L’esempio di questa Santa, profondamente contemplativa ed efficacemente operosa, spinga anche noi a dedicare ogni giorno il giusto tempo alla preghiera...il tempo della preghiera non è tempo perso, ma un tempo in cui si apre la strada per la vita, per imparare da Dio un amore ardente a lui e alla sua Chiesa e una carità concreta per i nostri fratelli”.

Radio Vaticana, AsiaNews, SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa