venerdì 11 giugno 2010

Le due 'note stonate' della conclusione dell'Anno Sacerdotale: la non proclamazione del Curato patrono dei preti e l'interruzione tv e web della Messa

La non avvenuta proclamazione di San Giovanni Maria Vianney Patrono dei sacerdoti:

LA PROCLAMAZIONE MANCATA: RICOSTRUZIONE DI UN SABOTAGGIO - Francesco Colafemmina, Fides et Forma

Incuria d’Ars - Paolo Rodari, Palazzo Apostolico

Il giallo del patrono cancellato: il curato d’Ars - Andrea Tornielli, Sacri Palazzi

L'interruzione della diretta della Messa presieduta dal Papa:

Il vergognoso ed inqualificabile comportamento di Rai Uno che interrompe la Messa del Papa per mandare in onda l'ennesima replica estiva di un telefilm. Il sito di Radio Vaticana, invece, interrompe il Papa per rimandare la notizia dell'udienza a Zapatero - Raffaella, Il blog degli amici di Papa Ratzinger

Anno Sacerdotale: come il chicco di grano - Fabio Zavattaro, Rai Vaticano

E’ un complotto contro il Papa: Rai e Radio Vaticana interrompono le dirette - Giornalettismo.com

Anno Sacerdotale. I preti a Roma da tutto il mondo: l'Incontro non è la fine, ma uno stimolo a continuare a testimoniare Cristo con autenticità

C’è chi è arrivato con lo spirito del pellegrino; chi, essendo a Roma per motivi di studio, non ha voluto mancare all’appuntamento. Mentre fanno la fila per entrare a San Paolo fuori le Mura e a San Giovanni in Laterano, c’è chi si mescola nel gruppo, chi ritrova vecchi compagni di corso, chi si fa fotografare con la Basilica alle spalle. Dai volti, segnati dal tempo o giovanissimi, si riescono ad intuire alcune delle provenienze. Sono circa quindicimila i preti di un centinaio di nazioni giunti nella capitale per la conclusione dell’Anno Sacerdotale. Tra questi c’è anche chi è tornato dopo ben 39 anni nello stesso luogo dove ha studiato. Don Simon Pazhukayil è del Kerala, in India, e dal 1968 al 1971 è stato a Roma, al Collegio di Propaganda Fide. Subito dopo l’ordinazione, è rientrato nel suo Paese ("solo il 2% della popolazione è cristiana, ma la Chiesa è viva e ha molte vocazioni", tiene a precisare) e poi è stato inviato in Germania, dove vive attualmente. "L’Anno Sacerdotale – spiega – è stato un’occasione per organizzare incontri nelle parrocchie e capire cosa la gente si aspetta dai preti, ma anche per promuovere momenti di condivisione a livello diocesano con il vescovo, i sacerdoti e i loro familiari". Per don Simon, si tratta di "uno stimolo ad andare avanti uniti, anche in questo tempo problematico, di sofferenza". "Rispondiamo all’invito del Papa, siamo qui per stare insieme e rinnovare il nostro sacerdozio", gli fa eco don Agostino Nguyen Van Du, coordinatore della comunità vietnamita in Italia. "Quello che stiamo vivendo – rileva – è un momento particolare di comunione ecclesiale, in un tempo in cui la Chiesa soffre per gli errori commessi da alcuni nostri confratelli". Don Agostino è in Italia da trent’anni: "Quando sono arrivato qui – ricorda – ero ancora diacono, sono stato ordinato sacerdote da solo, senza i miei compagni. Oggi sono molto contento perché sono presenti 200 preti vietnamiti: alcuni lavorano in Italia o all’estero, ma circa 150 arrivano direttamente dal Vietnam". "È molto bello – continua – perché il Signore ha guidato la storia, mostrando segni di speranza per un futuro migliore". "Siamo qui da tutto il mondo per esprimere la nostra fede e riscoprire la nostra missione", aggiunge don Do Trong Huy, vietnamita della diocesi di Thai Binh. Per lui, l’Anno Sacerdotale è stato "importantissimo per rinnovare il dono dello Spirito Santo ricevuto con l’ordinazione" e un incoraggiamento "a predicare il Vangelo a tutte le nazioni del mondo". "L’Anno Sacerdotale ci ha ricordato che dobbiamo sforzarci di essere sale della terra e luce del mondo", sottolinea da parte sua don Pietro Vaccari della diocesi di Cosenza-Bisignano per il quale "lo straordinario incontro tra confratelli provenienti da tutto il mondo" è un’opportunità "per pregare insieme e ricaricare le batterie". Se don Emil Adler della Polonia lo definisce "una conferma della verità del Vangelo", don Raphael Dila della Repubblica Democratica del Congo lo chiama "risveglio". "È una grande gioia ritrovarci qui, sacerdoti di tutto il mondo, intorno al Papa", dice con un grande sorriso. "Una forte emozione, un’occasione per aumentare la grazia della mia vocazione e per viverla stando sempre attento ai segni dei tempi", rivela Ethelbert Arua, nigeriano. Per don John Henry Munoz si tratta di "una grazia di Dio che ci aiuta a rafforzare l’impegno a servizio della Chiesa e della comunità". Don John è colombiano, ha scoperto la vocazione grazie ad esperienze di promozione vocazionale nelle scuole. Dopo l’ordinazione, è stato incaricato dal vescovo di occuparsi della pastorale missionaria, in particolare di quella dei bambini. "Ho potuto sperimentare – confida – la paternità grande a livello spirituale, la gioia di poter entrare in contatto con persone di tutte le età ed essere per tutti strumento di speranza". Per don John, questo incontro di chiusura dell’Anno Sacerdotale "non è la fine, ma uno stimolo ad andare avanti, a continuare a testimoniare Cristo con autenticità".

Stefania Careddu, Avvenire

Don Di Noto: Benedetto XVI sempre dalla parte dei piccoli e dei deboli, indicati come priorità. Nelle diocesi ci sia per loro un vicario episcopale

''Vorrei ringraziare Benedetto XVI, a nome mio e quello di tutti i bambini, per le parole che ha pronunciato in chiusura dell'Anno Sacerdotale. Ancora una volta ha dimostrato di essere dalla parte dei piccoli e i deboli. E io, come sacerdote e presidente di Meter, non posso che essere dalla sua parte''. E' con queste parole che don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter, interviene sulle parole che Papa Benedetto XVI ha pronunciato ieri sera nella Veglia di preghiera in occasione dell'Incontro Internazionale dei Sacerdoti e oggi in Piazza San Pietro a conclusione dell'Anno Sacerdotale. ''Faccio notare - spiega il sacerdote secondo quanto rifersice l'agenzia Zenit - che il Papa ha indicato alcune priorità, tra queste la carità in particolare verso i piccoli e i bambini. E proprio per questo, secondo me, sarebbe opportuno lanciare una nuova iniziativa nelle nostre diocesi''. ''Credo che non dobbiamo agire per le emergenze e gli scandali - continua - ma per il comando del Signore ritenendo utile (e ne sono più che convinto) che in ogni diocesi ci debba essere (non solo simbolicamente, ma operativamente) un 'vicario episcopale dei bambini' segno dell'amore di Gesù che in maniera tutta particolare, su mandato del vescovo si occupi di promuovere la bellezza e la tutela dei bambini''. ''Credo che oggi, più di ieri - conclude don Di Noto -, sia arrivato il momento propizio di impegnarsi nell'educazione - estesa non solo nei seminari - ma anche nei servizi pastorali di ogni diocesi, affinchè ci sia un programma permanente per informare, prevenire, educare''.

Asca

Benedetto saluta i sacerdoti in 7 lingue: se rimaniamo in Cristo saremo testimoni dell'amore e della verità, senza farci piegare dai venti del momento

''Dove non c'è coesione, non c'è progresso. Se rimaniamo uniti, se rimaniamo in Cristo, vera Vite, allora possiamo essere testimoni forti e viventi dell'amore e della verità e possiamo non farci piegare e spezzare dai venti del momento''. E' un invito alla comunione quello che Papa Benedetto XVI ha lanciato oggi ai vescovi e ai preti di lingua tedesca. Lo ha fatto nei saluti al termine della ''straordinaria concelebrazione'' per la conclusione dell'Anno Sacerdotale. ''Cristo - ha detto Benedetto XVI - è la radice che ci forgia e ci dà la Vita. Ringraziamo il Signore per la grazia del sacerdozio: essa ci dà ogni giorno la possibilità di essere buon Pastori alla sua sequela. Che lo Spirito Santo vi rafforzi in tutte le vostre opere''. Ai sacerdoti di lingua francese, Benedetto XVI ha invece indicato la figura di San Jean-Marie Vianney, con il quale i preti hanno ''una prossimità particolare''. ''Auguro - ha detto - che essa divenga una vera complicita' spirituale''. Poi in lingua inglese ha detto: ''Vi ringrazio per il vostro amore a Cristo e alla sua sposa, la Chiesa. Vi chiede ancora una volta solennemente di rimanere fedeli alle vostre promesse. Servite Dio e il suo popolo con santità e coraggio''. Il Papa ha infine rivolto un saluto particolare ai sacerdoti di Roma e di Italia ed ha ringraziato per i moltissimi incontri che si sono svolti quest'anno in tutte le parti del mondo.

Asca

Il Papa riaffida i sacerdoti a Maria: fa rifiorire il deserto delle solitudini, brillare il sole sulle oscurità, tornare la calma dopo la tempesta

Al termine della Santa Messa conclusiva dell'Anno Sacerdotale, il Papa ha affidato di nuovo alla Vergine Maria tutti i 400 mila preti del mondo. "Madre Immacolata - ha pregato il Papa in ginocchio davanti all'icona della Vergine Salus Populi Romani portata - convocati dall'amore del Figlio tuo Gesù, Sommo ed Eterno Sacerdote, noi, figli nel Figlio e suoi sacerdoti, ci consacriamo al tuo Cuore materno, per compiere con fedeltà la Volontà del Padre. Siamo consapevoli che, senza Gesù, non possiamo fare nulla di buono e che, solo per Lui, con Lui ed in Lui, saremo per il mondo strumenti di salvezza". "Madre nostra da sempre - ha invocato ancora Benedetto XVI con le parole già pronunciate lo scorso 12 maggio a Fatima - non ti stancare di visitarci, di consolarci, di sostenerci. Vieni in nostro soccorso e liberaci da ogni pericolo che incombe su di noi. Con questo atto di affidamento e di consacrazione, vogliamo accoglierti in modo più profondo e radicale, per sempre e totalmente, nella nostra esistenza umana e sacerdotale. La tua presenza faccia rifiorire il deserto delle nostre solitudini e brillare il sole sulle nostre oscurità, faccia tornare la calma dopo la tempesta, affinchè ogni uomo veda la salvezza del Signore, che ha il nome e il volto di Gesù, riflesso nei nostri cuori, per sempre uniti al tuo!". Il Papa ha chiesto anche che il Padre e Gesù riversino su di noi come una nuova effusione dello Spirito Santo. Pochi istanti dopo, mentre il Papa stava terminando la lettura della preghiera, il vento che soffiava in Piazza San Pietro gli ha portato via lo zucchetto, lasciandolo a capo scoperto. Si tratta forse di una mera casualità. È suggestivo, tuttavia, leggere il fatto con occhi di fede: il Soffio richiesto dal Vicario di Cristo in terra ha già cominciato a spirare, investendo per prima la Persona del Sommo Pontefice

Agi, Zenit

Il Papa: nel sacerdozio l'audacia di Dio che si affida a uomini deboli per rendersi presente all'umanità. Perdono a Dio e alle vittime per gli abusi

In una Piazza San Pietro nuovamente gremita da oltre 17mila sacerdoti concelebranti di 97 nazioni, e a poche ore dall’analoga scena di ieri sera durante la Veglia, Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, Papa Benedetto XVI ha presieduto la Santa Messa a conclusione dell'Anno Sacerdotale, la più numerosa concelebrazione mai svolta a Roma. Durante la celebrazione, i preti presenti hanno rinnovato le promesse sacerdotali, come nella Messa crismale del Giovedì Santo. Lo hanno fatto sotto l'immagine di San Giovanni Maria Vianney, che diversamente da quanto annunciato non è stato proclamato loro patrono, ritratta nel grande arazzo collocato sulla loggia centrale della Basilica Vaticana. Benedetto XVI è arrivato a bordo della papamobile, preceduto da una processione di oltre cinquanta cardinali. Poco prima avevano fatto ingresso circa 350 presuli e le migliaia di prelati e di sacerdoti concelebranti. Tra questi ultimi il sotto-segretario per i rapporti con gli Stati Balestrero e il capo del Protocollo Nwachukwu. Dopo aver raggiunto la cattedra, Benedetto XVI ha introdotto la celebrazione e il rito dell'asperges, come atto penitenziale durante il quale quattro porporati dell'ordine dei vescovi hanno asperso l'assemblea con l'acqua benedetta, per richiamare il sangue e l'acqua sgorgati dal cuore del Signore come segni di salvezza e di purificazione.
La grande audacia di Dio all’inizio della storia della Chiesa, un’audacia spiazzante: ritenere che un “povero uomo”, limitato, finito, fosse capace di comunicare l’infinito Amore. Come in un grande affresco, e in un’omelia quasi senza eguali per ampiezza, densità di contenuti, intensità emotiva, Benedetto XVI ha dipinto la straordinarietà della vocazione al sacerdozio in tutte le sue sfumature. Lo ha fatto dando pennellate di luce alla radice divina di questa chiamata, ma senza nascondere le ombre che i limiti umani proiettano, talvolta in modo indegno, su di essa.
Il Papa ha affermato, a proposito di questo Anno, che ''dal Curato d'Ars ci siamo lasciati guidare, per comprendere nuovamente la grandezza e la bellezza del ministero sacerdotale. Il sacerdote - ha detto - non è semplicemente il detentore di un ufficio, come quelli di cui ogni societa' ha bisogno affinche' in essa possano essere adempiute certe funzioni. Egli invece fa qualcosa che nessun essere umano può fare da sè: pronuncia in nome di Cristo la parola dell'assoluzione dai nostri peccati e cambia così, a partire da Dio, la situazione della nostra vita''. “Dio si serve di un povero uomo al fine di essere, attraverso lui, presente per gli uomini e di agire in loro favore. Questa audacia di Dio, che ad esseri umani affida se stesso; che, pur conoscendo le nostre debolezze, ritiene degli uomini capaci di agire e di essere presenti in vece sua – questa audacia di Dio è la cosa veramente grande che si nasconde nella parola ‘sacerdozio’. Che Dio ci ritenga capaci di questo; che Egli in tal modo chiami uomini al suo servizio e così dal di dentro si leghi ad essi”. ''Era da aspettarsi che al 'nemico' questo nuovo brillare del sacerdozio non sarebbe piaciuto; egli avrebbe preferito vederlo scomparire, perche' in fin dei conti Dio fosse spinto fuori dal mondo. E così è successo che, proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati di sacerdoti – soprattutto l’abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell’uomo viene volto nel suo contrario. Anche noi chiediamo insistentemente perdono a Dio ed alle persone coinvolte, mentre intendiamo promettere di voler fare tutto il possibile affinché un tale abuso non possa succedere mai più”.
Il Papa ha quindi sottolineato che ''se l'Anno Sacerdotale avesse dovuto essere una glorificazione della nostra personale prestazione umana, sarebbe stato distrutto da queste vicende. Ma si trattava per noi proprio del contrario: il diventare grati per il dono di Dio, dono che si nasconde 'in vasi di creta' e che sempre di nuovo, attraverso tutta la debolezza umana, rende concreto in questo mondo il suo amore. Così consideriamo quanto è avvenuto quale compito di purificazione, un compito che ci accompagna verso il futuro e che, tanto più, ci fa riconoscere ed amare il grande dono di Dio''. ''Il pastore ha bisogno del bastone contro le bestie selvatiche che vogliono irrompere tra il gregge; contro i briganti che cercano il loro bottino'', ha detto il Pontefice. ''Accanto al bastone c'è il vincastro che dona sostegno ed aiuta ad attraversare passaggi difficili. Ambedue le cose rientrano anche nel ministero della Chiesa, nel ministero del sacerdote. Anche la Chiesa - ha proseguito Papa Ratzinger - deve usare il bastone del pastore, il bastone col quale protegge la fede contro i falsificatori, contro gli orientamenti che sono, in realtà, disorientamenti''. ''Proprio l'uso del bastone - ha sottolineato il Papa - può essere un servizio di amore. Oggi vediamo che non si tratta di amore, quando si tollerano comportamenti indegni della vita sacerdotale''. ''Come pure non si tratta di amore se si lascia proliferare l'eresia, il travisamento e il disfacimento della fede, come se noi - ha aggiunto - autonomamente inventassimo la fede. Come se non fosse più dono di Dio, la perla preziosa che non ci lasciamo strappare via. Al tempo stesso, però, il bastone deve sempre di nuovo diventare il vincastro del pastore - vincastro che aiuti gli uomini a poter camminare su sentieri difficili e a seguire il Signore''. Le sue parole sono state accolte dagli applausi dei preti presenti. Nella parte centrale dell'omelia, Benedetto XVI ha quindi sviluppato una riflessione sulla concezione di Dio nella storia.
''Le religioni del mondo, per quanto possiamo vedere, - ha affermato - hanno sempre saputo che, in ultima analisi, c'è un Dio solo. Ma tale Dio era lontano. Apparentemente Egli abbandonava il mondo ad altre potenze e forze, ad altre divinità. Con queste bisognava trovare un accordo. Il Dio unico era buono, ma tuttavia lontano. Non costituiva un pericolo, ma neppure offriva un aiuto. Così non era necessario occuparsi di Lui''. Portando la riflessione alle epoche più recenti, ha aggiunto: ''Stranamente, questo pensiero è riemerso nell'Illuminismo. Si comprendeva ancora che il mondo presuppone un Creatore. Questo Dio, però, aveva costruito il mondo e poi si era evidentemente ritirato da esso. Ora il mondo aveva un suo insieme di leggi secondo cui si sviluppava e in cui Dio non interveniva, non poteva intervenire. Dio era solo un'origine remota''. “Molti forse non desideravano neppure che Dio si prendesse cura di loro. Non volevano essere disturbati da Dio. Ma laddove la premura e l’amore di Dio vengono percepiti come disturbo, lì l’essere umano è stravolto. È bello e consolante sapere che c’è una persona che mi vuol bene e si prende cura di me. Ma è molto più decisivo che esista quel Dio che mi conosce, mi ama e si preoccupa di me". “Conoscere”, nel significato della Sacra Scrittura, non è mai soltanto un sapere esteriore così come si conosce il numero telefonico di una persona. “Conoscere” significa essere interiormente vicino all’altro. Volergli bene. Noi dovremmo cercare di ‘conoscere’ gli uomini da parte di Dio e in vista di Dio; dovremmo cercare di camminare con loro sulla via dell’amicizia con Dio”. ''Dio vuole che noi come sacerdoti, in un piccolo punto della storia, condividiamo le sue preoccupazioni per gli uomini'', ha poi affermato il Papa, riflettendo sulla missione specifica del clero. Il compito del prete, ha concluso, è quello di ''essere accanto alle persone a noi affidate'', anche e soprattutto nelle ''notti oscure'' della ''tentazione, nelle ore dell'oscuramento in cui tutte le luci sembrano spegnersi''. E se anche è inevitabile che nel corso della vita si debbano percorrere le “valli oscure della tentazione, dello scoraggiamento, della prova, che ogni persona umana deve attraversare”: “Anche in queste valli tenebrose della vita Egli è là. Sì, Signore, nelle oscurità della tentazione, nelle ore dell’oscuramento in cui tutte le luci sembrano spegnersi, mostrami che tu sei là. Aiuta noi sacerdoti, affinché possiamo essere accanto alle persone a noi affidate in tali notti oscure. Affinché possiamo mostrare loro la tua luce”.

Radio Vaticana, Asca, L'Osservatore Romano

CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA A CONCLUSIONE DELL’ANNO SACERDOTALE - il testo integrale dell'omelia del Papa