giovedì 19 novembre 2009

Verso la Giornata Mondiale della Gioventù 2011. L'arcivescovo di Madrid: 40 le diocesi che ospiteranno i giovani. Importante l'aiuto delle istituzioni

Si auspica che alla GMG di Madrid nell'agosto 2011 partecipino tra il milione e mezzo e i due milioni di persone “perciò l'aiuto delle istituzioni è molto importante”. Lo ha detto ieri l'arcivescovo di Madrid, card. Antonio Maria Rouco Varela (nella foto con Benedetto XVI), presentando la pagina web dedicata all'evento (www.jmj2011madrid.com). La Giornata, che vedrà riuniti i giovani a Madrid dal 16 agosto, ha spiegato il porporato, “sarà preceduta da alcuni giorni di incontri di giovani nelle diocesi spagnole, che offrono la loro disponibilità ad accogliere giovani provenienti da ogni parte del mondo”. Finora “sono 40 le diocesi che si sono offerte di alloggiare gruppi di giovani provenienti da diocesi del mondo e sono anche molte le diocesi che hanno preso contatti e indirizzi spagnoli per vivere questi giorni di preparazione alla GMG” vera e propria. La GMG, ha ricordato ancora il cardinale, “è stata inserita nella legge dei bilanci generali dello Stato 2009-2010 come evento di interesse speciale” e ciò comporta una facilitazione rispetto agli aiuti che saranno dati alla Chiesa spagnola per la realizzazione della GMG, per esempio riguardo agli schermi per mostrare gli eventi, alla megafonia, all'energia elettrica. “Tutto ciò è gradito, perché è una spesa che risparmiamo”, ha osservato il card. Rouco.

SIR

Anno Sacerdotale. Mons. Piacenza: all'evangelizzazione non servono preti showman in tv. L'obbedienza nella Chiesa mai contro la dignità e il rispetto

''La comunicazione deve favorire la comunione nella Chiesa altrimenti diventa protagonismo individuale oppure, ed è ancora più grave, introduce divisione. All'evangelizzazione non servono i preti showman che vanno in tv''. Lo ha dichiarato mons. Mauro Piacenza, Segretario della Congregazione per il Clero, intervenuto questa mattina alla Giornata di Studio su ''La comunicazione nella missione del sacerdote'' organizzata dalla Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce. ''Il sacerdote non deve improvvisare quando utilizza i mezzi di comunicazione e neppure deve comunicare se stesso, ma duemila anni di comunione nella fede'', ha aggiunto il vescovo, che ha concluso ricordando che ''questo messaggio può essere trasmesso soltanto attraverso la propria esperienza e vita interiore''. Mons. Piacenza ha anche diffuso oggi, nell'ambito dell'Anno Sacerdotale, un messaggio sulla ''obbedienza filiale'' dovuta dai preti ai propri vescovi: ''In un tempo come il nostro - scrive l'arcivescovo -, intriso di relativismo e di democraticismo, di vari autonomismi e libertarismi, alla mentalità corrente pare sempre più incomprensibile una tale promessa di obbedienza. Non di rado è concepita come una diminutio della dignità e della libertà umane, come un perseverare in forme obsolete, tipiche di una società incapace di autentica emancipazione''. ''Noi che viviamo l'obbedienza autentica'', conclude, ''sappiamo'' che ''mai l'obbedienza, nella Chiesa, è contraria alla dignità ed al rispetto della persona, mai deve essere concepita come una sottrazione di responsabilità o come una alienazione''.

Asca

Le esequie del Patriarca ortodosso serbo Pavle. Messaggio del Papa: testimone di fede e fortezza spirituale anche nel momento della guerra

Si svolgono oggi nella cattedrale di San Saba, a Belgrado, le esequie del Patriarca Pavle (foto), capo della Chiesa Ortodossa Serba, morto domenica scorsa all’età di 95 anni. Presente al rito, in rappresentanza del Papa, una delegazione vaticana guidata dal card. Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio. Il porporato porta un messaggio di cordoglio di Benedetto XVI indirizzato all'arcivescovo Amfilohije, metropolita di Montenegro e Locum Tenens del Trono Patriarcale della Chiesa Ortodossa Serba. Nel messaggio il Papa esprime le sue “sentite condoglianze”, assicurando la sua “unione nella preghiera con quanti piangono il loro Padre e Pastore”. Quindi ricorda che “in una lunga vita al servizio del Vangelo, il defunto Patriarca ha dato testimonianza di fede e di fortezza spirituale anche in momenti particolarmente difficili, segnati da conflitti e da guerre”. Il Pontefice chiede al Signore che “il suo esempio possa essere di conforto ai cuori dei suoi fedeli e di tanti altri uomini di buona volontà, che, spronati dalla sua perseveranza” possano impegnarsi “a vivere pienamente la fede cristiana e a servire con zelo la grande causa della riconciliazione e della pace”. Poi, ricorda “con gratitudine la generosa e calorosa accoglienza” che il Patriarca Pavle aveva riservato ai membri della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa nel suo insieme durante la riunione plenaria nel settembre 2006, a Belgrado. “Molti altri - aggiunge - sono stati i gesti di fraternità verso la Chiesa Cattolica e gli incontri tra cattolici e ortodossi avvenuti con la Sua benedizione. Possa il dolore della scomparsa del Patriarca Pavle – auspica Benedetto XVI - trasformarsi in sicura speranza della "nascita al Cielo" ed il Suo ricordo continui ad ispirare una forte crescita spirituale nel popolo che egli ha servito con dedizione e generosità. Il Suo ricordo – conclude il messaggio - sia anche un invito per tutti a proseguire il cammino del dialogo e della ricerca della piena comunione tra tutti i discepoli di Cristo”. La salma del Patriarca Pavle sarà tumulata nel monastero di Rakovica, nella periferia della capitale serba.

Radio Vaticana

Domani a Roma il primate anglicano Williams. Vedrà il Papa e il card. Kasper, ma non parlerà pubblicamente della 'Anglicanorum coetibus'

Arriverà domani in mattinata a Roma, dove si fermerà per tre giorni, l'arcivescovo di Canterbury e primate della Chiesa d'Inghilterra, Rowan Williams, che sabato 21 sarà ricevuto in udienza da Papa Benedetto XVI. Il 'primus inter pares' della Comunione anglicana mondiale vedrà anche vari capi-dicastero della Curia romana, tra cui, nel primo pomeriggio di sabato, il card. Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l'unità dei cristiani, che per incontrarlo ha ritardato la partenza per un viaggio in Germania. A dominare i colloqui sarà la Costituzione Apostolica ''Anglicanorum coetibus'', con la quale Papa Ratzinger ha creato gli strumenti giuridici per accogliere, come gruppo e non come singoli, quei fedeli anglicani che vogliano entrare nella piena comunione con Roma. Williams, a quanto si apprende, con ogni probabilità non parlerà pubblicamente della Costituzione, almeno fino al suo ritorno in Inghilterra. Ad accompagnare il primate saranno il vescovo di Guildford, Christopher Hill, responsabile ecumenismo della Chiesa d'Inghilterra, e alcuni segretari. Domani pomeriggio Williams prenderà parte al colloquio della Pontificia Università Gregoriana sulla figura e l'attività ecumenica del card. Johannes Willebrands, in occasione del centenario della nascita. Venerdì pomeriggio alle 17 è prevista una celebrazione ecumenica nell'Oratorio del Caravita, presieduta dal card. Kasper, durante la quale l'arcivescovo di Canterbury terrà l'omelia.

Asca

Anno Sacerdotale. Aperto anche a seminaristi, diaconi permanenti, religiose e fedeli laici l'Incontro internazionale dei sacerdoti a Roma

Sarà aperto anche ai seminaristi, ai diaconi permanenti, alle religiose e ai laici che operano accanto ai sacerdoti nelle parrocchie l'Incontro internazionale dei sacerdoti che si terrà a Roma dal 9 all'11 giugno 2010, a conclusione dell'Anno Sacerdotale indetto da Papa Benedetto XVI. Ne dà notizia l'Opera Romana Pellegrinaggi che organizza a livello logistico l'incontro, sottolineando che si tratta di un ''convegno che non vuole escludere nessuno, ma anzi essere un'opportunità per tutti, poichè come ha sottolineato il Papa nel videomessaggio rivolto ai partecipanti al ritiro internazionale dei sacerdoti tenutosi lo scorso settembre ad Ars: ''In questo Anno Sacerdotale siamo tutti chiamati a esplorare e a riscoprire la grandezza del sacramento che ci ha configurati per sempre a Cristo, Sommo Sacerdote''. Nel comunicato si ricorda anche che ''ai seminaristi Benedetto XVI nell'omelia in occasione dell'apertura dell'Anno Sacerdotale si è rivolto con queste parole: ''Per essere ministri al servizio del Vangelo è certamente utile e necessario lo studio con una accurata e permanente formazione teologica e pastorale, ma è ancor più necessaria quella ''scienza dell'amore' che si apprende solo nel ''cuore a cuore' con Cristo''.

Benedetto XVI riceve il primo ministro del Bangladesh. Fra i temi la promozione di una società aperta e rispettosa e il contributo della Chiesa

Al termine dell'Udienza generale di ieri mattina, Papa Benedetto XVI ha ricevuto il Primo Ministro del Bangladesh, Sheikh Hasina (foto). ''Nel corso dei cordiali colloqui - rende noto un comunicato della Sala Stampa vaticana - vi è stato uno scambio di opinioni sull'attuale situazione in Bangladesh, sulle sfide principali che l'attendono e sugli sforzi di promuovere una società sempre più aperta e rispettosa dei diritti umani di tutti i cittadini''. ''Inoltre - prosegue la nota vaticana -, con riferimento ai regolari contatti tra le Autorità civili e le Autorità ecclesiastiche, ci si è soffermati sul contributo positivo ed apprezzato della Chiesa cattolica alla promozione umana e alla vita sociale del Paese, attraverso le sue attività educative, sanitarie ed assistenziali''. Dopo l'incontro con Papa Ratzinger, Hasina ha incontrato il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, accompagnato da mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

Asca


mercoledì 18 novembre 2009

Il ricordo della caduta del regime totalitario in Cecoslovacchia, il saluto ai motociclisti per la liberazione dei sequestrati e a 'Propaganda Fide'

Papa Benedetto XVI ha ricordato, al termine dell'Udienza generale, il ventesimo ''anniversario della caduta del regime totalitario'' della Cecoslovacchia e ''il ritorno della libertà civile e religiosa''. In tale anniversario, ha detto il Pontefice salutando i fedeli della Slovacchia presenti nell'Aula Paolo VI, ''ringraziamo Dio per questo dono e non dimentichiamo i nostri fratelli e sorelle nel mondo che soffrono''. Il Papa si è recato poco più di un mese fa nella Repubblica Ceca.
Benedetto XVI ha poi salutato i rappresentanti della campagna per la libertà dei sequestrati nel mondo, lanciata dal giornalista colombiano Herbin Hoyos, arrivato a Roma con una carovana di motociclisti che ha attraversato l'Europa per portare un messaggio in favore delle persone private degli ostaggi in tutto il Pianeta. Il Pontefice ha anche ricevuto in dono un casco simbolo della campagna.
La presenza dei partecipanti alla plenaria della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha dato occasione al Papa di esprimere la sua “viva gratitudine per generoso impegno col quale operate per la diffusione del messaggio evangelico” e di invocare la “materna assistenza” di Maria su “quanti sono coinvolti nell’azione missionaria in ogni angolo della Terra”.

Asca, AsiaNews

L'appello di Benedetto XVI per i bambini di tutto il mondo: siano riconosciuti i loro diritti e rispettata sempre più la loro dignità

Un appello alla comunità internazionale ''affinchè si moltiplichino gli sforzi per offrire un'adeguata risposta ai drammatici problemi dell'infanzia'' e ''siano riconosciuti i diritti dei fanciulli e rispettata sempre più la loro dignità''. Lo ha lanciato questa mattina Papa Benedetto XVI al termine dell'Udienza generale del mercoledì, in vista della Giornata mondiale di preghiera e di azione per i bambini, indetta dall'Onu per dopodomani. ''Il mio pensiero - ha detto il Pontefice - va a tutti i bambini del mondo, specialmente a quanti vivono in condizioni difficili e soffrono a causa della violenza, degli abusi, della malattia, della guerra e della fame''.

Il Papa: riscoprire la via della bellezza come uno degli itinerari, forse il più attraente ed affascinante, per giungere ad incontrare ed amare Dio

''Riscoprire la via della bellezza come uno degli itinerari, forse il più attraente ed affascinante, per giungere ad incontrare ed amare Dio''. E' la ''proposta'' che Papa Benedetto XVI farà agli artisti contemporanei che incontrerà nella Cappella Sistina il 21 novembre prossimo. Durante l'Udienza generale del mercoledì, dedicata al tema della bellezza, il Pontefice ha anticipato i temi dell'incontro, delineando ai pellegrini le caratteristiche dell'architettura religiosa soffermandosi alle cattedrali romaniche e gotiche che come tante ''bibbie di pietra'' hanno accompagnato la fede dei cristiani nell'Europa del Medioevo. ''I capolavori artistici nati in Europa nei secoli passati - ha detto il Papa - sono incomprensibili se non si tiene conto dell'anima religiosa che li ha ispirati''. E come diceva Marc Chagall, per secoli i pittori ''hanno intinto il loro pennello in quell'alfabeto colorato che era la Bibbia''. Ciò che Benedetto XVI vorrà dire sabato prossimo agli artisti che da tutto il mondo arriveranno in Vaticano è che ''quando la fede, in modo particolare celebrata nella liturgia, incontra l'arte, si crea una sintonia profonda, perchè entrambe possono e vogliono parlare di Dio, rendendo visibile l'Invisibile''. Ed ha aggiunto: ''Vorrei condividere questo nell'incontro con gli artisti del 21 novembre, rinnovando ad essi quella proposta di amicizia tra la spiritualità cristiana e l'arte''. alle quasi ottomila persone presenti nell’aula Paolo VI, tra le quali i vescovi latini della regione araba, dopo che negli appuntamenti delle settimane scorse aveva parlato delle correnti teologiche medioevali e dei loro maggiori esponenti, il Papa ha parlato dell’espressione artistica di quei secoli. Un tema che egli stesso ha legato all’incontro che avrà con gli artisti, il 21 novembre. “Era come una gara tra un popolo e l’altro”, che fece ricostruire quasi tutte le chiese: cattedrali e monastiche e persino le chiese di villaggio. Vari fattori contribuirono alla rinascita. Le condizioni storiche più favorevoli, dovute all’aumento della popolazione, degli scambi, della ricchezza, insieme all’elaborazione di soluzioni teciniche smpre più elaborate per aumentare le dimensioni degli edifici, assicurandone al tempo stesso la saldezza, permisero la costruzine di chiese “ove la liturgia poteva essere celebrata con dignità”. “Nacquero così le chiese e cattedrali romaniche, caratterizzate dallo sviluppo longitudinale, lunghe per poter accogliere molti fedeli”. Chiese dai muri spessi, nelle quali apparvero le sculture, che avevano una funzione “più pedagogico che di perfezione tecnica”, una funzione “educativa, perchè potessero suscitare emozioni, per poter spingere a rifiutare il male e cercare il bene”. “Spesso vi è rappresentata l’Apocalisse e Cristo giudice universale”, “porta che conduce al cielo”. “I fedeli oltrepassando la porta della chiesa entrano in un tempo e in uno spazio diverso da quello della vita corrente, anticipo della vita eterna nella celebrazione liturgica e in atti di pietà”. Nei secoli XII e XIII, a partire dalla Francia si diffonde un altro tipo di architettura, quella gotica, “con caratteristiche nuove, lo slancio verticale e la luminosità”. “Mostravano una sintesi di fede e arte attraverso il linguaggio universale della bellezza. Grazie all’introduzione delle volte a sesto acuto, poste su robustri pilastri fu possibile innalzare l’altezza. Lo slancio verso l’alto ivitava alla preghiera. La chiesa era una preghiera” e rappresentava gli “aneliti delle anime verso Dio”. I muri poterno essere traforati e le finestre abbellite di vetrate policrome, dalle quali,”una cascata di luce si riversava sui fedeli per illustrare l’anno liturgico, narrare la storia della salvezza”. “Alla decorazione partcipava tutta la comunità cristiana”, “umili e potenti, analfabeti e dotti, tutti erano istruiti nella fede. La scultura gotica ha fatto delle chiese una Bibbia di pietra”. “In quei secoli si diffuse la percezione dell’umanità del Signore, i patimenti della Passione venivano rappresentati in modo realistico, divennero immagine amata da tutti, atta a ispirare pietà e pentimento per i peccati”. La scultura gotica del XIII secolo “vedeva una pietà felice e serena, una devozione sentita e filiale verso la Madre di Dio”, spesso rappresentata come “una giovane donna sorridente, potente e misericordiosa”. I fedeli, poi, recandosi nelle cattedrali “amavano trovarvi espresioni artistiche che ricordassero i santi, modelli di vita cristiana e intercessori presso il Signore”. C’erano anche “rappresentazioni del lavoro dei campi delle scienze, dell’arte, ma tutte orientato verso Dio, nel luogo ove si celebrava la liturgia”. Due gli elementi dell’arte romanica e gotica che Benedetto XVI ha voluto sottolineare. Il primo è che “i capolavori sono incomprensibili se non si tiene conto dell’anima religiosa che li ha ispirati”. “Un artistia, Marc Chagall. ha scritto che i pittori per secoli hanno intinto il loro pennello in quell’alfabeto colorato che è la Bibbia”.”Quando – ha commentato il Papa - la fede, in modo particolare celebrata nella liturgia, incontra l`arte, si crea una sintonia profonda, perché entrambe possono e vogliono parlare di Dio, rendendo visibile l'invisibile”. In secondo luogo, “la forza dello stile romanico e lo splendore delle cattedrali gotiche ci rammentano che la via della bellezza è un percorso privilegiato e affascinsnte per avvicinarsi al mistero di Dio”. “La via della bellezza è un percorso privilegiato e affascinante per avvicinarsi al mistero di Dio. Che cos`è la bellezza, che scrittori, poeti, musicisti, artisti contemplano e traducono nel loro linguaggio, se non il riflesso dello splendore del Verbo eterno fatto carne? Ci aiuti il Signore a riscoprire la via della bellezza come uno degli itinerari, forse il più attraente e affascinante, per giungere a incontrare e amare Dio”.
La presenza dei partecipanti alla plenaria della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha dato occasione al Papa di esprimere la sua “viva gratitudine per generoso impegno col quale operate per la diffusione del messaggio evangelico” e di invocare la “materna assistenza” di Maria su “quanti sono coinvolti nell’azione missionaria in ogni angolo della Terra”.

Asca, AsiaNews

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Verso la Giornata Mondiale della Gioventù 2011. Inaugurata la pagina web ufficiale della GMG. Oggi la presentazione da parte del card. Varela

Questa mattina verrà presentata nel corso di una conferenza stampa dal card. Antonio María Rouco Varela la pagina web ufficiale della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che si svolgerà a Madrid nel 2011. Chi lavora al dipartimento di comunicazione della GMG – ha comunicato all'agenzia Zenit Yago de la Cierva, direttore di Comunicazione dell'evento – nutre “la speranza che sia uno degli strumenti informativi e organizzativi più utili in questi 639 giorni che ci separano dal 16 agosto 2011”. Si tratta ancora della versione beta, perché per il momento appare solo in castigliano. Nelle prossime settimane, i contenuti verranno messi a disposizione nelle altre cinque lingue principali (tedesco, inglese, italiano, portoghese e francese), e in seguito le informazioni fondamentali saranno diffuse in altre lingue (arabo, cinese e russo). La pagina web sarà anche la base per la comunicazione della GMG nelle principali reti sociali, sia per quanto riguarda le informazioni che per l'organizzazione, il coordinamento dei volontari, ecc. In occasione di questa presentazione, il card. Rouco Varela, che risponderà alle domande dei giornalisti sulla GMG. L'incontro si svolgerà alle 10.00 nella sede del Comitato organizzatore, inaugurata di recente.

Zenit

I retroscena della Costituzione 'Anglicanorum cœtibus' e del rientro di gruppi di anglicani nella Chiesa Cattolica secondo il card. Kasper

Il card. Walter Kasper l'ha ammesso: "Un po' di confusione c'è stata". Proprio lui che aveva in parte contribuito a tale confusione, involontariamente. Quando il 20 ottobre il card. William J. Levada, prefetto della congregazione per la dottrina della fede, annunciò l'imminente pubblicazione di una costituzione apostolica che avrebbe regolato l'ingresso nella Chiesa cattolica di gruppi provenienti dalla Comunione anglicana, lui, Kasper, presidente del pontificio consiglio per l'unità dei cristiani e quindi sicuramente titolato ad occuparsi del caso, non era a Roma ma a Cipro, impegnato in tutt'altro.Dal che alcuni dedussero che Kasper avesse voluto prendere le distanze da una decisione che non era sua e con la quale, forse, non era del tutto d'accordo. Il card. Kasper era a Cipro perché in quell'isola, dal 16 al 23 ottobre, era in corso la seconda tornata (dopo la prima a Ravenna nel 2007) del dialogo teologico tra cattolici e ortodossi su come intendere il primato del papa. Un dialogo ecumenico di capitale importanza, nel quale Kasper guidava la delegazione di Roma. Era giustificatissima, quindi, la sua assenza da Roma all'atto dell'annuncio della "Anglicanorum cœtibus", firmata infine dal Papa il 4 novembre e resa pubblica il 9. Ma il silenzio che Kasper ha mantenuto sulla questione anche dopo il suo ritorno da Cipro ha continuato a far pensare a sue riserve. Il silenzio, il card. Kasper l'ha rotto con un'intervista a L'Osservatore Romano del 15 novembre. Un'intervista ricca di notizie chiarificatrici. E di qualche retroscena. "Stiamo ai fatti", dice il card. Kasper nell'intervista. "Un gruppo di anglicani ha chiesto liberamente e legittimamente di entrare nella Chiesa cattolica. Non si tratta di una nostra iniziativa. Si sono rivolti prima al nostro consiglio [per l'unità dei cristiani] e, come presidente, ho risposto che la competenza è della congregazione per la dottrina della fede. [...] Il consiglio è sempre stato informato dalla congregazione per la dottrina della fede e non è vero che sia stato tenuto da parte. Non abbiamo partecipato direttamente alle conversazioni ma siamo stati messi al corrente, com'è giusto. Il testo della costituzione [apostolica] è stato preparato dalla congregazione per la dottrina della fede. Noi abbiamo visto la bozza e presentato le nostre proposte". La gestazione della "Anglicanorum cœtibus" è stata comunque tenuta segreta fino all'ultimo, anche alle massime autorità della Chiesa anglicana. Quando l'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, fu informato della sua imminente pubblicazione, Kasper era già a Cipro. E racconta che Williams gli telefonò in piena notte, per chiedergli spiegazioni. Dice Kasper nell'intervista: "Abbiamo parlato del significato della nuova costituzione apostolica, e l'ho rassicurato sulla continuazione dei nostri dialoghi diretti, come ci ha indicato il Concilio Vaticano II e come vuole il Papa. Mi ha risposto che per lui questa conferma è un messaggio molto importante". Un paio di giorni dopo, il 20 ottobre, Williams diede l'annuncio a Londra della prossima uscita della costituzione apostolica assieme all'arcivescovo cattolico di Westminster, Vincent G. Nichols, proprio mentre a Roma lo stesso annuncio era dato dal cardinale Levada. Anche per questo Kasper dice d'apprezzare "l'atteggiamento equilibrato" dell'arcivescovo di Canterbury. "I nostri rapporti personali sono cordiali e trasparenti. È un uomo di spiritualità, un teologo. In realtà oggi gli unici ostacoli al dialogo ecumenico possono venire dalle tensioni interne al mondo anglicano". Quest'ultima affermazione è da sottolineare. A giudizio di Kasper, sia il desiderio di alcuni gruppi anglicani di passare al cattolicesimo, sia gli ostacoli a un più generale riavvicinamento tra Roma e Canterbury provengono non da una volontà della Chiesa cattolica di "allargare il suo impero" – "commento ridicolo", taglia corto il cardinale – ma da cause tutte interne alla Comunione anglicana. Il cardinale descrive così tali cause, nell'intervista: "Si sono susseguite l'ordinazione delle donne al presbiterato e poi all'episcopato, la consacrazione di un vescovo omosessuale, la benedizione di coppie dello stesso sesso: scelte che hanno provocato gravi tensioni interne al composito mondo anglicano. Per forza di cose si è allargato anche il fossato con i cattolici. Comunque la risposta critica a questi sviluppi non è venuta soltanto dagli anglicani filo-cattolici. Insomma, non tutti coloro che non sono d'accordo con quelle novità vogliono diventare cattolici, anche perché tra gli anglicani la maggioranza è d'ispirazione evangelical". Qui il cardinale allude al fatto che la maggior parte dei 77 milioni di anglicani nel mondo vivono in Nigeria, in Kenya, in Uganda e in altri paesi africani. E lì sono quasi tutti contrari alle "novità" sopra richiamate, circoscritte alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti. Ma non per questo gli anglicani dell'Africa hanno in animo di farsi cattolici. A bussare alle porte di Roma sono piuttosto gruppi inglesi, americani, australiani, a contatto più diretto con le tendenze da loro aborrite, e da tempo attratti dal cattolicesimo. A questi, dice Kasper, "il Papa ha aperto la porta con benevolenza, ha indicato una strada, ha offerto una possibilità concreta che certo non è contraria all'ecumenismo. Già il decreto 'Unitatis redintegratio' del Vaticano II puntualizza chiaramente che un conto è l'ecumenismo, un conto la conversione. Ma non c'è contraddizione". Ma il cardinale invita anche alla prudenza: "Si deve vedere caso per caso chi sono queste persone. Non ci si fa cattolici solo perché in disaccordo con le scelte della propria confessione. Come non è sufficiente firmare il Catechismo della Chiesa cattolica, anche se è una scelta significativa". Tra le questioni pratiche di complicata soluzione Kasper indica "la preoccupazione di alcuni vescovi di dividere la loro diocesi: una parte che entra nella Chiesa cattolica e un'altra che resta anglicana. Come gestire una separazione del genere?". C'è poi il caso della Traditional Anglican Communion, con circa mezzo milione di seguaci: "I loro rappresentanti quasi due anni fa hanno chiesto di essere incorporati nella Chiesa cattolica. Ma non hanno preso parte alle conversazioni. Adesso però sono saliti al volo su un treno già in corsa. Va bene, se sono sinceri le porte sono aperte. Ma non chiudiamo gli occhi sul fatto che dal 1992 non sono in comunione con Canterbury. [...] La conversione, poi, è un fatto personale: c'è la libertà della grazia, la libertà della decisione umana. Non si può entrare in questo campo, non si può spingere, non si può organizzare". A Cipro, la notizia che la Chiesa cattolica è pronta a incorporare gruppi provenienti dall'anglicanesimo ha messo in allarme anche gli ortodossi. Il loro timore è che si costituisca una Chiesa "uniate" di rito anglicano che si aggiunga alle Chiese "uniate" dei vari riti orientali: cioè le Chiese obbedienti al Papa di Roma ma uguali e rivali in tutto il resto con gli ortodossi. A questo proposito Kasper dice nell'intervista: "A Cipro per evitare malintesi ho subito detto ai nostri partner ortodossi che non si tratta di proselitismo o di un nuovo uniatismo. [...] L'uniatismo è un fenomeno storico che riguarda le Chiese orientali, mentre gli anglicani sono di tradizione latina. Resta valido il documento di Balamand del 1993, secondo cui si tratta di un fenomeno del passato avvenuto in circostanze non ripetibili. Non è un metodo per il presente e il futuro. Gli ortodossi erano interessati soprattutto a comprendere la natura dell'ordinariato personale per gli anglicani, e ho precisato che non si tratta di una Chiesa 'sui iuris' e non ci sarà dunque il capo di una Chiesa ma un ordinario con potestà vicaria". In parole più semplici: mentre una Chiesa "uniate" come la maronita del Libano ha una sua gerarchia strutturata, con un patriarca e con diocesi territoriali, niente di tutto questo vi sarà per gli "Ordinariati personali" ex anglicani, con cura di fedeli ma privi di territorio, un po' come gli Ordinariati militari. I nuovi Ordinariati si caratterizzeranno per la conservazione del rito anglicano nella Messa e negli altri sacramenti – con libri liturgici che negli Stati Uniti sono già stati approvati negli anni Ottanta dalla Congregazione vaticana per il Culto Divino – e per la possibilità di avere sacerdoti sposati. Solo però i sacerdoti e vescovi ex anglicani già sposati potranno essere ordinati al sacerdozio nella Chiesa cattolica. Per i loro giovani aspiranti preti varrà la regola del celibato come in tutta la Chiesa latina, fatta salva, eccezionalmente, la facoltà di "presentare al Santo Padre la richiesta di ammissione di uomini sposati all’ordinazione presbiterale nell’ordinariato", secondo "criteri oggettivi" che comunque necessiteranno dell'approvazione della Santa Sede". Questa eccezione è ammessa "in considerazione della tradizione ed esperienza ecclesiale anglicana", come dice l'articolo 6 delle norme complementari della "Anglicanorum cœtibus". E per quanto "meramente ipotetica" (così il card. Levada, in un comunicato del 31 ottobre) introduce uno strappo nella disciplina celibataria del sacerdozio della Chiesa latina, alla quale gli ex anglicani s'incorporano. Un ultimo passaggio importante dell'intervista del card. Kasper riguarda la visita che il primate della Comunione anglicana Williams compirà a Roma dal 19 al 22 novembre,in occasione del centenario della nascita del card. Johannes Willebrands, predecessore dello stesso Kasper come responsabile del dialogo ecumenico: "La sua prossima visita in Vaticano dimostra che non c'è stata alcuna rottura e rilancia il desiderio comune di parlarsi in un momento storico importante. Con questo spirito l'arcivescovo di Canterbury si incontrerà con membri della Curia romana e il 21 novembre parlerà con il Papa. Abbiamo l'occasione di aprire una nuova fase del dialogo ecumenico che continua a essere una priorità della Chiesa cattolica e del Pontificato di Benedetto XVI".

Sandro Magister, chiesa.espressonline.it

Una possibilità concreta non contraria all'ecumenismo - Il testo integrale dell'intervista del card. Kasper a L'Osservatore Romano

Udienza del Papa al presidente del Burundi. Nel colloquio l'importanza del dialogo e il rispetto dei diritti umani

Nel pomeriggio di ieri, nel Palazzo Apostolico, Papa Benedetto XVI ha ricevuto il presidente del Burundi, Pierre Nkurunziza (foto), a Roma per il vertice della FAO. Lo ha reso noto un comunicato della Sala Stampa vaticana. Successivamente, Nkurunziza ha avuto un colloquio con il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, accompagnato da mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati. ''Negli incontri - riferisce il comunicato - svoltisi in un'atmosfera di cordialità sono stati toccati argomenti di comune interesse come l'importanza del dialogo e il rispetto dei diritti umani quali elementi fondamentali per costruire una società solida e orientata al benessere di tutti i suoi membri. E' stato ribadito l'impegno della Chiesa a offrire il suo contributo allo sviluppo integrale della Nazione burundese, in campo spirituale, come in campo educativo, sanitario e socio-umanitario''. ''A tale scopo - conclude il testo - è stato auspicato un Accordo Quadro che definisca e garantisca lo statuto giuridico della Chiesa e la sua attivita' nel Paese''.

martedì 17 novembre 2009

Vian: il ragionare lucido e concreto del discorso di Benedetto XVI alla FAO merita attenzione. La Chiesa parla anche in nome della ragione

Il lungo discorso che il Papa ha tenuto oggi alla Fao ''merita attenzione perchè è realistico''. E soprattutto ''interpella le autorità civili e le componenti della comunità internazionale. E lo fa con uno sguardo lucido che vede ''la debolezza degli attuali meccanismi della sicurezza alimentare'' e suggerisce cambiamenti''. Lo scrive L'Osservatore Romano in un editoriale del suo direttore Giovanni Maria Vian, nel quale ci si domanda ''se il ragionare lucido e concreto di Benedetto XVI sarà ascoltato, se le sue parole saranno prese in considerazione. Molti forse le ignoreranno - e qui fondamentale è il ruolo dei media internazionali - e altri ricorreranno agli stereotipi di una Chiesa Cattolica oscurantista di fronte a una presunta sovrappopolazione mondiale. Ma non sarà facile: il Papa ha infatti ribadito che la Chiesa è ''rispettosa del sapere e dei risultati delle scienze, come pure delle scelte determinate dalla ragione''. E in nome della ragione, oltre che della fede, parla''.

Asca

Messaggio del Papa alla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli: la priorità è mostrare il volto vero di Cristo, unico Redentore del mondo

La priorità pastorale è mostrare il volto vero di Cristo, unico Redentore dell’uomo: è quanto scrive Benedetto XVI nel messaggio inviato in occasione della plenaria della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, che si è aperta ieri a Roma presso la Pontificia Università Urbaniana. L’assemblea si svolge sul tema “San Paolo e i nuovi areopaghi”. Come San Paolo annunciò Cristo nell’areopago, ad Atene, con un linguaggio “inculturato” in un contesto molto lontano dal Vangelo, così oggi la Chiesa è chiamata a proclamare la Buona Novella con coraggio nell’attuale società che cambia. Benedetto XVI ricorda le confortanti parole rivolte da Gesù all’Apostolo delle Genti: “Non aver paura; continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male” (At 18,9-10). E cita Paolo VI il quale ebbe a dire che non si tratta soltanto di predicare il Vangelo, ma di “raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e col disegno della salvezza” (Insegnamenti XIII, [1975], 1448). Occorre – afferma - “saper valorizzare gli ‘areopaghi’ di oggi, dove si affrontano le grandi sfide dell’evangelizzazione” con un realismo sorretto dallo spirito di fede, che vede la storia alla luce del Vangelo, e con la certezza che aveva San Paolo della presenza di Cristo risorto”. “L’attività missionaria della Chiesa va pertanto orientata verso questi centri nevralgici della società del terzo millennio”. Tuttavia – prosegue il Papa - non va sottovalutato “l’influsso di una diffusa cultura relativista, il più delle volte carente di valori, che entra nel santuario della famiglia, si infiltra nel campo dell’educazione e in altri ambiti della società e li contamina, manipolando le coscienze, specialmente quelle giovanili. Al tempo stesso, però, malgrado queste insidie – sottolinea il messaggio del Pontefice - la Chiesa sa che è sempre in azione lo Spirito Santo. Si aprono, infatti, nuove porte al Vangelo e si va estendendo nel mondo l’anelito verso un autentico rinnovamento spirituale e apostolico”. E così, “come in altre epoche di cambiamento, la priorità pastorale è mostrare il volto vero di Cristo, Signore della storia e unico Redentore dell’uomo”. Ciò esige – rileva il Papa - che i cristiani “offrano una testimonianza di fedeltà a Cristo, costruendo pazientemente quell’unità” che renderà “più facile l’evangelizzazione”. Benedetto XVI esorta a imitare lo “spirito” apostolico di San Paolo “incentrato totalmente in Cristo” e capace di “trasformare anche le difficoltà in possibilità di evangelizzazione”. Quindi conclude con un appello a “recuperare l’attenzione alla vita spirituale”, la “fiducia in Dio” l’affidamento alla Provvidenza e il perdono nell’auspicio che “tutta la famiglia umana possa invocare Dio come «Padre nostro!»”.

Radio Vaticana

Il Papa: riconoscere il valore trascendente di ogni persona primo passo per sradicare fame e miseria. La Terra può nutrire tutti i suoi abitanti

Papa Benedetto XVI si è recato ieri mattina alla sede romana della Fao dove si stanno tenendo i lavori del Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare. Ad accoglierlo il direttore generale dell'organizzazione Jacques Diouf. Ad accompagnare il Pontefice, il segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone. Nell'atrio del grande palazzo il Papa ha salutato gli 11 vice direttori della Fao. Salito al terzo piano il Papa ha incontrato nell'aula magna il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
''Lo sviluppo dell'agricoltura e la sicurezza alimentare rimangano fra gli obiettivi prioritari dell'azione politica internazionale''. Il Papa, che ha parlato in francese, ha poi chiesto che il vertice Fao adotti misure concrete per combattare la fame nel mondo con il ''comune intento di vincere quanto prima la lotta alla fame e alla malnutrizione nel mondo''. Benedetto XVI, di fronte ad un'amplia platea di capi di Stato e di Governo, soprattutto nei paesi del Sud del mondo, ha citato in più punti la sua Enciclica ''Caritas in veritate'' chiedendo che si giunga ad una politica comune per ''eliminare le cause strutturali che provocano l'insicurezza alimentare, promuovendo lo sviluppo agricolo dei paesi più poveri mediante investimenti in infrastrutture rurali''. ''Vi è il rischio che la fame venga ritenuta come strutturale, cioè parte integrante delle realtà socio-politiche dei paesi più deboli, oggetto di un senso di rassegnato sconforto se non addirittura di indifferenza''. Papa Ratzinger, rivolgendosi direttamente ai vertici Fao e ai capi di stato presenti ha detto: ''non è così, e non deve essere così!'' chiedendo, nel contempo, che oltre a combattare la rassegnazione e l'indifferenza, si inizi ''a ridefinire i concetti ed i principi sin qui applicati nelle relazioni internazionali''.
''Solo in nome della comune appartenenza alla famiglia umana universale - ha poi detto il Papa - si può richiedere ad ogni popolo e, quindi, ad ogni paese di essere solidale, cioè disposto a farsi carico di responsabilità concrete nel venire incontro alle altrui necessità, per favorire una vera condivisione fondata sull'amore''. Il Papa, riprendendo poi le parole di Paolo VI, ha ricordato che ''solidarietà e amore non sono mai senza la giustizia che induce a dare all'altro ciò che è suo e che gli spetta in ragione del suo essere e del suo operare''. L'azione politica, nazionale e internazionale, per sconfiggere fame e miseria sul pianeta è chiamata ormai ''non solo a favorire la crescita economica equilibrata e sostenibile e la stabilità politica, ma anche a ricercare nuovi parametri, necessariamente etici e poi giuridici ed economici, in grado di inspirare l'attività di cooperazione per costruire un rapporto paritario tra Paesi che si trovano in un differente grado di sviluppo''. Per Papa Benedetto XVI, i popoli, anche i più poveri, debbono tornare a sentirsi ''protagonisti'', ''confermando cos' che la fondamentale uguaglianza dei diversi paesi affonda le sue radici nella comune origine della famiglia umana''. ''La fame è il segno più crudele e concreto della povertà. Non è possibile continuare ad accettare opulenza e spreco, quando il dramma della fame assume dimensioni sempre maggiori''. Il Papa ha poi garantito che, da parte della Chiesa Cattolica, ''ci sarà sempre attenzione verso gli sforzi per sconfiggere la fame e l'impegno a sostenere, con la parola e con le opere, l'azione solidale, programmata responsabile e regolata, che tutte le componenti della Comunità internazionale saranno chiamate ad intraprendere''. Tra i ''diritti fondamentali'' della persona umana, spicca ''il diritto ad un'alimentazione sufficiente, sana e nutriente, come pure all'acqua'', ma ogni sforzo contro miseria e fame che ancora affliggono il pianeta rischia di rivelarsi vana se non si coniugherà con politiche per il rispetto dell'ambiente. Il Pontefice ha detto che ''i metodi di produzione alimentare impongono oggi un'attenta analisi del rapporto tra lo sviluppo e la tutela ambientale'' mentre ''il desiderio di possedere e di usare in maniera eccessiva e disordinata le risorse del pianeta e' la causa prima di ogni degrado dell'ambiente''. Da qui la convinzione che proprio la tutela dell'ambiente ''si pone come una sfida attuale per garantire uno sviluppo armonico, rispettoso del disegno della creazione di Dio e, dunque, in grado di salvaguardare il pianeta''.
Il Papa ha, infine, ricordato che se è vero che ''l'umanità intera è chiamata ad essere cosciente dei propri obblighi verso le generazioni che verranno, è anche vero che sugli Stati e sulle Organizzazioni internazionali ricade il dovere di tutelare l'ambiente come bene collettivo''. Oggi più che mai è ''necessario sottrarre le regole del commercio internazionale alla logica del profitto fine a se stesso, orientandole a favore dell'iniziativa economica dei Paesi maggiormente bisognosi di sviluppo, che, disponendo di maggiori entrate, potranno procedere verso quell'autosufficienza, che è preludio alla sicurezza alimentare''. Per combattere la fame, ''promuovendo uno sviluppo umano integrale, - ha poi detto Papa Ratzinger - occorre anche capire le necessità del mondo rurale, come pure evitare che la tendenziale diminuzione dell'apporto dei donatori crei incertezze nel finanziamento delle attività di cooperazione''. Per il Pontefice, inoltre, ''va scongiurato il rischio che il mondo rurale possa essere considerato, in maniera miope, come una realtà secondaria e, al tempo stesso, va favorito l'accesso al mercato internazionale dei prodotti provenienti dalle aree più povere, oggi spesso relegati a spazi limitati''. Benedetto XVI ha rivendicato il diritto ''di ciascun Paese a definire il proprio modello economico, prevedendo i modi per garantire la propria libertà di scelta e di obiettivi''. Il Pontefice ha ricordato che lo stesso principio di cooperazione deve essere ''coerente con il principio di sussidiarietà'', con la necessità, quindi, di coinvolgere ''le comunità locali nelle scelte e nelle decisioni relative all'uso della terra coltivabile, perchè lo sviluppo umano integrale - ha ricordato il Papa - richiede scelte responsabili da parte di tutti e domanda un atteggiamento solidale che non consideri l'aiuto o l'emergenza come funzionali a chi mette a disposizione le risorse o a gruppi elitari presenti fra i beneficiari''. ''In una tale prospettiva - ha poi aggiunto Papa Ratzinger - la cooperazione deve diventare strumento efficace, libero da vincoli e da interessi che possono assorbire una parte non trascurabile delle risorse destinate allo sviluppo. E', inoltre, importante sottolineare come la via solidaristica per lo sviluppo dei Paesi poveri possa diventare anche una via di soluzione della crisi globale in atto. Sostenendo, infatti, con piani di finanziamento ispirati a solidarietà tali Nazioni, affinchè provvedano esse stesse a soddisfare le proprie domande di consumo e di sviluppo, - ha argomentato Benedetto XVI - non solo si favorisce la crescita economica al loro interno, ma si possono avere ripercussioni positive sullo sviluppo umano integrale in altri Paesi''.

Asca


lunedì 16 novembre 2009

Il Papa a Malta. Il 17 e 18 aprile il viaggio di Benedetto XVI nell'Isola del naufragio di San Paolo. Tappe a Rabat, Floriana e La Valletta

Il vescovo di Malta Paul Cremona ha annunciato sabato che Papa Benedetto XVI compirà il viaggio apostolico a Malta sabato 17 e domenica 18 aprile, in occasione del 1950° anniversario del naufragio di San Paolo sull'isola. Il Papa, rende noto un comunicato dell’arcidiocesi di Malta, arriverà nell’isola nel pomeriggio del 17 aprile. Dopo l’incontro con le autorità civili, il Pontefice visiterà la Grotta di San Paolo a Rabat. La mattina del 18 aprile, il Papa celebrerà una grande Messa nella città di Floriana. Nel pomeriggio, quindi, incontrerà i giovani maltesi a La Valletta (foto) per fare poi ritorno a Roma. Quello a Malta sarà il 14° viaggio apostolico internazionale di Benedetto XVI, il terzo di un Pontefice nell’arcipelago del Mediterraneo. Secondo la tradizione, San Paolo soggiornò tre mesi sull'isola mediterranea nel 60 d.C., dopo un naufragio della nave che lo stava conducendo a Roma. Il tema dell'immigrazione clandestina, particolarmente caldo a Malta a causa dei flussi di barconi di migranti diretti in Italia, potrebbe essere sull'agenda del Pontefice durante il viaggio.

Apcom, Radio Vaticana

Benedetto XVI: internet tematica di grande attualità. Mons. Celli: il Papa apprezza molto le nuove tecnologie e manda sue mail personali

Internet è una ''tematica di grande attualità''. A ricordarlo ieri al termine dell'Angelus è stato il Papa al salutando i partecipanti all'Assemblea plenaria della Commissione episcopale europea per i media, i cui lavori si sono svolti in questi giorni in Vaticano. Benedetto XVI infatti se da un lato ama la tradizione è anche un grande estimatore delle nuove tecnologie: naviga infatti su internet e usa la posta elettronica. A confermarlo nei giorni scorsi è stato mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. "Il Papa - ha detto mons. Celli in un intervista a "Studio Aperto" - manda anche sue e-mail personali, lo fa. Lui apprezza molto le nuove tecnologie. Non ha un indirizzo di posta dedicato ma tutte le mail arrivano e partono dal Vaticano". I fedeli che gli scrivono sono davvero tanti, ha aggiunto mons. Celli al tg di Italia 1: "Certo non riesce a rispondere ai milioni di messaggi che arrivano nella sua casella ma di sicuro offre le sue preghiere per tutti quelli che gli scrivono". La notizia arriva in concomitanza con la partenza dei corsi su Facebook e Youtube per i vescovi europei in Vaticano: "Internet - ha concluso il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali - è un mezzo eccellente di comunicazione. Cerchiamo di esser presenti dove la gente, soprattutto i giovani, si raduna".

Adnkronos

L'intervento del Papa al vertice della FAO. Padre Lombardi: ribadirà il diritto di tutti all'alimentazione, essenziale per un sviluppo umano integrale

Benedetto XVI si recherà in visita questa mattina alla sede di Roma della Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura delle Nazioni Unite (FAO) per rivendicare il diritto di tutti all'alimentazione, essenziale per un sviluppo umano integrale, spiega il portavoce vaticano.
Nell'ultimo editoriale di "Octava Dies", il rotocalco informativo del Centro Televisivo Vaticano, padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha analizzato le ragioni che hanno spinto il Santo Padre a partecipare al Vertice mondiale per la sicurezza alimentare. Per illustrare l'intenzione del Papa, il sacerdote gesuita ha ripreso una frase contenuta nell'Enciclica “Caritas in veritate” (n.27): "E’ necessario che maturi una coscienza solidale, che consideri l’alimentazione e l’accesso all’acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni”. In questo documento, ha aggiunto padre Lombardi, il Pontefice “mette in rilievo che il diritto all’alimentazione è essenziale per garantire lo stesso diritto primo fra tutti, quello alla vita. Sì, perché di fame e di sete si muore, e se non si muore si vive a metà”. Il Vertice della FAO, ha ricordato il sacerdote, “si svolge in uno scenario della cui drammaticità ci si dimentica troppo spesso”. “Nel 2000 il famoso Vertice del Millennio aveva proclamato che il numero degli affamati avrebbe dovuto dimezzarsi, dagli 800 milioni di allora a 400 nel 2015; ma nel 2009 siamo invece arrivati a 1 miliardo e 200 milioni! Una tragedia orribile, una spinta fortissima alle migrazioni, una minaccia gravissima per la pace”. “E’ evidente che la via principale per affrontare il problema è favorire lo sviluppo agricolo dei paesi più poveri, coinvolgendo il più possibile le comunità locali, mettendo cioè 'la persona umana al centro dello sviluppo'”, ha aggiunto padre Lombardi citando l'Enciclica del Papa. “Questo è nell’interesse della comunità mondiale, di quella famiglia di popoli che dovremmo essere. Non dovrebbe essere difficile capirlo per i partecipanti al Vertice di Roma. Ma poi bisognerebbe agire di conseguenza. Se no le morti per fame aumenteranno ancora”, ha poi concluso.


Zenit