venerdì 1 febbraio 2013

Lombardi: a proposito della nuova autobiografia di Ali Agca tutto quello che era di mia competenza e che ho potuto verificare è falso. Il card. Ratzinger non ha mai risposto alle lettere a lui indirizzate dall'attentatore

“Praticamente tutto quello che era di mia competenza e che ho potuto verificare è falso”. A dichiararlo oggi ai giornalisti, sintetizzando una nota di Radio Vaticana sull’argomento, è stato padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, a proposito della nuova autobiografia di Mehemet Ali Agca, l’attentatore di Giovanni Paolo II, distribuita il 31 gennaio dalla casa editrice Chiarelettere. “Non è vero che Agca avesse parlato al Papa dell’Ayatollah Khomeini e dell’Iran come mandante nel corso del colloqui in carcere”, afferma il portavoce vaticano a proposito del punto cruciale del libro. Il card. Dziwisz, interpellato da padre Lombardi e presente al colloquio nella cella, “conferma come i due interlocutori abbiano parlato del segreto di Fatima e dell’inspiegabilità della sopravvivenza del Papa, ma nega che si sia parlato dei mandanti e dell’Ayatollah Khomeini, e che il Papa abbia invitato l’attentatore a convertirsi al cristianesimo”. Nel libro si parla inoltre di alcune “lettere” scritte dall’allora card. Ratzinger ad Agca: il Papa, invece, ha detto di aver ricevuto delle lettere di Agca, ma di non aver mai risposto. “Non è vero che in Vaticano si ritenesse fondata una pista islamica”, dichiara infine padre Lombardi, né che “Navarro-Valls abbia voluto far riferimento a una pista islamica del caso Orlandi e dell’attentato al Papa”.
 
SIR
 

Presidente della Campania: da Benedetto XVI un forte incoraggiamento alla Chiesa napoletana che anche le Istituzioni devono ascoltare. La sua attenzione ci onora e ci sprona a fare sempre di più e meglio

"Dal Santo Padre un forte incoraggiamento alla Chiesa napoletana che anche le Istituzioni devono ascoltare". Così il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, in riferimento alle parole rivolte da Benedetto XVI ai vescovi campani, impegnati ogni giorno a sostenere la lotta alla criminalità organizzata e per l'occupazione dei giovani. "La sua attenzione - ha sottolineato Caldoro - ci onora e ci sprona a fare sempre di più e meglio. Dalla Chiesa di Napoli dalla azione incisiva del card. Crescenzio Sepe, arriva ogni giorno un insostituibile contributo. Le Istituzioni devono essere in prima linea per affrontare e superare i problemi. Non è semplice, in questa fase di crisi, nelle aree più deboli del Paese", ha concluso il governatore.

TMNews

Quaresima 2013. Presentazione del Messaggio del Papa: ci chiarisce come non ci sia un prima e un dopo, o un aspetto conoscitivo e uno pratico. No, a livello personale l’autenticità del credere è vissuta come atto di carità

“Inserito nell’Anno della fede, il Messaggio del Papa per la Quaresima è una preziosa occasione per mantenere fresco il legame tra fede e carità in tutti i fedeli”: lo ha detto oggi in Vaticano il card. Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, presentando il Messaggio per la Quaresima 2013 di Benedetto XVI sul tema:“Credere nella carità suscita carità - ‘'Abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi’ (1 Gv 4,16)”. “In questo particolare momento storico - ha proseguito il cardinale -, occorre sottolineare l’importanza di una carità informata, documentata, attenta ai numerosi contesti di povertà, miseria, sofferenza: dal crescere del numero e dell’entità delle calamità naturali, non senza responsabilità umane, con tutto il loro carico di dolore, all’inasprirsi di conflitti violenti, spesso dimenticati dai mass-media; dal peggioramento delle condizioni di vita di molte famiglie, anche a seguito della crisi economica e finanziaria che colpisce molti Paesi dell’Europa e non solo”. Il cardinale ha poi definito “nervo scoperto” il rapporto fede-carità perché “non possiamo mai separare o addirittura opporre le due virtù. Questa separazione o opposizione prende diverse forme”. Tra le varie, ha citato la considerazione della Chiesa come “occupata a ordinare la sagrestia”, oppure “come una sorta di grande opera filantropica”. Proseguendo nella riflessione sul rapporto Chiesa-mondo, il cardinale Sarah ha affermato che “un altro malinteso ancora è di dividere una Chiesa buona, quella della carità, da una Chiesa ‘cattiva’, quella della verità, che difende e protegge la vita umana e i valori morali universali”. “La Chiesa - ha sottolineato - va bene quando cura i malati, va meno bene quando esercita il compito di risvegliare le coscienze”. I credenti sono quindi chiamati a unire fede e carità nella loro esistenza concreta, ha spiegato, perché diversamente vivrebbero un duplice rischio: “Da una parte una vita fondata solamente sulla fede, corre il rischio di naufragare in un banale sentimentalismo che riduce il rapporto con Dio a una mera consolazione del cuore. Dall’altra parte, una carità, che non s’inginocchia nell’adorazione di Dio e che non tiene presente la sorgente da cui scaturisce e a cui deve essere indirizzata ogni azione di bene, rischia di essere ridotta a mera filantropia e puro ‘attivismo moralista’”. Il Messaggio del Papa, ha aggiunto, entra profondamente in questo stretto rapporto fede-carità e ci chiarisce come “non ci sia un prima e un dopo, o un aspetto conoscitivo e uno pratico. No: a livello personale l’autenticità del credere è vissuta come atto di carità”. “Nella Chiesa, ci sono almeno 165 Caritas in tutto il mondo e fanno parte di una confederazione che è la Caritas internationalis. Il lavoro della Chiesa per i poveri è immenso”. Concetto espresso anche da mons. Segundo Tejado Muñoz, sottosegretario del Pontificio Consiglio "Cor Unum": “Tanti ci chiedono perché non facciamo una statistica delle cose che fa la Chiesa, con numeri, cifre...E’ impossibile. La grande forza della Chiesa è il volontariato e tante volte è anonimo. Tante volte la carità cristiana è anonima. Questa è la grande forza. Poi, possiamo dare numeri ma, come si diceva nel Motu proprio Intima ecclesiae natura, la vera identità, la vera natura della carità sta nella vita della Chiesa, quindi delle parrocchie, delle comunità cristiane, dei singoli cristiani, che vivono la carità e tantissime volte in modo anonimo. Si potrebbero dare numeri ma sarebbero molto approssimativi”. Al centro delle domande dei giornalisti, anche il Motu Proprio del Papa “L’intima natura della Chiesa” sul servizio della carità. Il porporato ha sottolineato l’impegno di Benedetto XVI nel chiarire alcuni aspetti normativi: “Il Santo Padre aveva già notato che mancava l’impegno del vescovo. Egli ha pensato di illustrare il lavoro e l’impegno del vescovo per avviare le attività caritative nella propria diocesi, nelle proprie parrocchie e per coinvolgere tutta la comunità. Questa mancanza di impegno del vescovo avrebbe potuto anche condurre l’attività caritativa della Chiesa verso una strada che non esprime veramente l’identità della Chiesa”. Infine, a conclusione della conferenza stampa, è stato annunciato un nuovo viaggio in Medio Oriente, in programma dal 19 al 21 febbraio. Ad Amman, il card. Sarah incontrerà anche il re Abdallah ed i delegati di Caritas Mona, Medio Oriente e nord Africa, per discutere soprattutto della difficile situazione in Siria: “Siamo nella fase di aiutare concretamente questi rifugiati e dunque continuiamo a seguire la situazione. Dobbiamo discutere e affrontare concretamente la situazione tragica nel Paese dove ora è inverno. C’è freddo, manca il cibo, mancano le medicine… Forse, non troveremo soluzioni ma vogliamo cercare di fermare questa guerra”. Alla conferenza stampa, ha partecipato anche Michael Tio, presidente generale della Confederazione internazionale della Società di San Vincenzo de’ Paoli, che ha illustrato l’impegno dell’organizzazione umanitaria nel mondo: 148 i Paesi in cui è presente con 780 mila membri e 1,3 milioni di volontari a servizio di 30 milioni di poveri. Thio ha anche evidenziato come “la carità cristiana è amore per Dio che si trasforma in servizio per gli altri”.

SIR, Radio Vaticana

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA QUARESIMA 2013

Il Papa: la fede, dono e risposta, ci fa conoscere la verità di Cristo come Amore incarnato e crocifisso, piena e perfetta adesione alla volontà del Padre e infinita misericordia divina verso il prossimo. La carità ci fa entrare nell’amore di Dio manifestato in Cristo, ci fa aderire in modo personale ed esistenziale al donarsi totale e senza riserve di Gesù al Padre e ai fratelli

E' stato pubblicato questa mattina il testo del Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la Quaresima 2013 sul tema "Credere nella carità suscita carità - 'Abbiamo conosciuto e creduto l'amore che Dio ha in noi' (1 Gv 4,16)". “All’inizio dell’essere cristiano – scrive il Papa, richiamando l’Enciclica ‘Deus caritas est’ - non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva... Siccome Dio ci ha amati per primo, l’amore adesso non è più solo un ‘comandamento’, ma è la risposta al dono dell’amore, col quale Dio ci viene incontro”. "La fede - scrive Benedetto XVI - costituisce quella personale adesione - che include tutte le nostre facoltà - alla rivelazione dell'amore gratuito e 'appassionato' che Dio ha per noi e che si manifesta pienamente in Gesù Cristo. L'incontro con Dio Amore che chiama in causa non solo il cuore, ma anche l'intelletto: 'Il riconoscimento del Dio vivente è una via verso l'amore, e il sì della nostra volontà alla sua unisce intelletto, volontà e sentimento nell'atto totalizzante dell'amore'". Benedetto XVI sottolinea, tuttavia, che “questo è un processo che rimane continuamente in cammino: l’amore non è mai concluso e completato” e, anzi, il cristiano “è aperto in modo profondo e concreto all’amore per il prossimo” in una disposizione profonda alla carità. Quest’ultima, poi, viene presentata come un “camminare nella verità”, cioè un dinamismo interiore ed esteriore che, mentre avvicina progressivamente all’“amore di Dio”, muove il credente a “mettere in pratica” questo amore ricevuto, beneficiando gli altri, specie i più bisognosi. Il Papa ammonisce su un rischio che oggi si può facilmente correre. Scrive infatti che “risulta chiaro che non possiamo mai separare o, addirittura, opporre fede e carità. Queste due virtù teologali sono intimamente unite ed è fuorviante vedere tra di esse un contrasto o una “dialettica”. Da un lato, infatti, spiega, “è limitante l’atteggiamento di chi mette in modo così forte l’accento sulla priorità e la decisività della fede da sottovalutare e quasi disprezzare le concrete opere della carità e ridurre questa a generico umanitarismo”. Ma, “dall’altro, è altrettanto limitante sostenere un’esagerata supremazia della carità e della sua operosità, pensando che le opere sostituiscano la fede. Per una sana vita spirituale è necessario rifuggire sia dal fideismo che dall’attivismo moralista”. “Talvolta si tende a circoscrivere il termine ‘carità’ alla solidarietà o al semplice aiuto umanitario. È importante, invece, ricordare che massima opera di carità è proprio l’evangelizzazione, ossia il ‘servizio della Parola’. Non v’è azione più benefica, e quindi caritatevole, verso il prossimo che spezzare il pane della Parola di Dio, renderlo partecipe della Buona Notizia del Vangelo, introdurlo nel rapporto con Dio: l’evangelizzazione è la più alta e integrale promozione della persona umana”. Citando Paolo VI, afferma infatti che “l’annuncio di Cristo è il primo e principale fattore di sviluppo”. E per spiegare questa verità aggiunge che “le opere della carità non sono frutto principalmente dello sforzo umano, da cui trarre vanto ma nascono dalla stessa fede”, di fatto testimoniando Cristo. "Una fede senza opere è come un albero senza frutti: queste due virtù si implicano reciprocamente. La Quaresima ci invita proprio, con le tradizionali indicazioni per la vita cristiana, ad alimentare la fede attraverso un ascolto più attento e prolungato della Parola di Dio e la partecipazione ai Sacramenti, e, nello stesso tempo, a crescere nella carità, nell’amore verso Dio e verso il prossimo, anche attraverso le indicazioni concrete del digiuno, della penitenza e dell’elemosina". Nella parte finale del messaggio, il Papa ritorna sui contenuti teologali del rapporto fede-carità. Ricorda che “la fede, dono e risposta, ci fa conoscere la verità di Cristo come Amore incarnato e crocifisso, piena e perfetta adesione alla volontà del Padre e infinita misericordia divina verso il prossimo”. Questa stessa fede “ci invita a guardare al futuro con la virtù della speranza, nell’attesa fiduciosa che la vittoria dell’amore di Cristo giunga alla sua pienezza”. E, sull’altro versante, “la carità ci fa entrare nell’amore di Dio manifestato in Cristo, ci fa aderire in modo personale ed esistenziale al donarsi totale e senza riserve di Gesù al Padre e ai fratelli”. Il messaggio quindi richiama ogni credente a interrogarsi se la propria fede sia davvero “orientata alla carità” e se “si rivela genuina”, cioè se si traduce in opere concrete. In questo senso Benedetto XVI definisce la carità “compimento di tutte le virtù”.

SIR, AsiaNews

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA QUARESIMA 2013

Il Sinodo dei vescovi della Chiesa Caldea elegge canonicamente patriarca di Babilonia dei caldei mons. Louis Sako: lavoreremo per l’unità dei cristiani e dell’Iraq, serviranno tanti sacrifici, ma anche tanta speranza

"Faremo tutto quanto possibile per il bene della Chiesa irachena e per tutto il Paese". È quanto afferma ad AsiaNews mons. Louis Sako (foto), arcivescovo di Kirkuk, nuovo Patriarca della Chiesa caldea. L'elezione è giunta ieri sera, al termine di quattro giornate di lavoro "intense", come le descrive il neo Patriarca, che succede a Sua Beatitudine Emmanuel Delly III, dimissionario per raggiunti limiti di età. A presiedere i lavori di questo "mini conclave", iniziato il 28 gennaio scorso nella casa per esercizi spirituali dei Santi Giovanni e Paolo al Celio (Roma), è stato il card Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali; all'assise hanno preso parte 15 vescovi caldei, di cui sette provenienti dall'Iraq, due dall'Iran, due dagli Usa, e uno rispettivamente da Libano, Siria, Australia e Canada. Il neo Patriarca parla di "un cammino molto difficile", per il quale "serviranno tanti sacrifici, ma anche tanta speranza", con l'aiuto dello "Spirito Santo e della preghiera". Mons. Sako assicura che farà "di tutto, assieme ai vescovi e a tutta la Chiesa caldea" per il bene "dei cristiani e di tutto l'Iraq: lavoreremo assieme per l'unità e il rinnovamento". E, aggiunge, "faremo assieme tutto questo, per ricostruire la Chiesa caldea che ha molto sofferto negli ultimi 10 anni". L'arcivescovo di Kirkuk parla di "autenticità e apertura", quali elementi imprescindibili per "rafforzare la convivenza armonica" e per promuovere "quelle riforme alla liturgia, alla pastorale della gioventù" necessarie per rilanciare la comunità cristiana irachena. "Grazie a Dio - racconta - tutti i vescovi hanno promesso collaborazione e questa è una grande forza per me, perché conto molti sull'unità". Fra i desideri del nuovo Patriarca il ritorno dei cristiani in Iraq, per questo "bisogna preparare loro il terreno e le condizioni per il rientro, nel nord come a Baghdad". "Faremo tutto ciò che possiamo - conclude mons. Sako - per la Chiesa e la nazione: siamo un piccolo gruppo, ma vogliamo essere un segno di speranza per tutti". Nato il 4 luglio del 1948 a Zakho, nel nord dell'Iraq, è stato ordinato sacerdote il 1 giugno del 1974. Arcivescovo di Kirkuk, egli ha più volte denunciato nel recente passato l'esodo dei cristiani dal Paese, la popolazione è pressoché dimezzata negli ultimi anni, e lanciato appelli ai vertici della Chiesa e della politica locale, oltre che alla comunità internazionale, per garantire loro un futuro di pace nella terra di origine. Nel 2008 egli ha ricevuto il premio "Defensor Fidei" e, due anni più tardi, il riconoscimento internazionale Pax Christi. Alla viglia del Sinodo mons. Sako ha rilasciato una lunga intervista ad AsiaNews, in cui ha analizzato a fondo la situazione attuale dell'Iraq e della Chiesa locale; il prelato ha inoltre ricordato che il nuovo Patriarca avrebbe dovuto essere una persona "che unisce e non divide", oltre che un uomo aperto, ecumenico, che sa dialogare, coraggioso e capace di assumere buone iniziative, fra cui riforme liturgiche, pastorali e spirituali per la formazione del clero". Egli ha più volte lanciato appelli alla pace e al dialogo, promuovendo di persona incontri interreligiosi e dialogo con le più alte cariche musulmane sciite e sunnite del Paese.
 
Dario Salvi, AsiaNews


Mons. Sako: un Iraq diviso e violento è un "inverno arabo" per cristiani e musulmani

Card. Caffarra: la necessità di una forte evangelizzazione e le vocazioni, la perdita dei valori e la solidarietà per il sisma le tematiche principali che i vescovi dell'Emilia Romagna sottoporranno a Benedetto XVI

“La necessità di una forte evangelizzazione”. Questa la “tematica centrale” che i vescovi dell’Emilia Romagna sottoporranno al Papa, in occasione della “visita ad limina” che compiranno domani e lunedì 4 febbraio. Ad affermarlo, in un’intervista all'agenzia SIR, è il presidente della Conferenza Episcopale regionale, l’arcivescovo di Bologna card. Carlo Caffarra (nella foto con Benedetto XVI), che spiega: “È andato sempre più erodendosi quel tessuto di tradizione cristiana che, nonostante tutto, la gente possedeva. Una preoccupazione, questa, che riguarda soprattutto i nostri giovani e, ancor di più, le persone adulte”. In secondo luogo, prosegue l’arcivescovo, “in questi anni si è poi confermato un calo, sempre più preoccupante, delle vocazioni sacerdotali, anche se in alcune diocesi si notano piccoli segnali di ripresa”. Il cardinale presta quindi attenzione alla crisi dei valori: “Il nostro popolo - riflette - per decenni è stato amministrato da un soggetto che ha diffuso una mentalità fortemente secolarizzata. Tuttavia la percezione e il senso di alcuni beni umani fondamentali, come il matrimonio e la famiglia, non sono mai venuti meno. Da un po’ di tempo, però, la percezione di questi valori si va oscurando”. Infine il terremoto, “di fronte al quale la nostra gente ha rivelato il suo profondo coraggio di vivere, la voglia di non rassegnarsi mai, un forte senso di solidarietà”.

SIR

Irrobustire la fede. ''Visita ad limina'' dei vescovi dell'Emilia Romagna. I temi caldi: evangelizzazione e vocazioni, perdita dei valori e solidarietà per il sisma
 

'Famiglia Cristiana': l'impressione è che Bankitalia si comporti nei confronti del Vaticano come se rientrasse nella sua sfera di influenza, non esistessero due Concordati e la Sede Apostolica dovesse comportarsi non come uno Stato sovrano dotato di quell’immunità necessaria a garantire la libertà del Papa

Il perdono è la prima regola del buon cristiano, ma sui contrasti con Bankitalia la Santa Sede fa storia a parte. Difficile accettare senza colpo ferire il blocco dei pagamenti Pos e tramite carta di credito in Vaticano, in vigore dal primo gennaio per decisione della Banca d’Italia, che fa perdere a Vaticano oltre trentamila euro al giorno. Lo stop ai pagamenti in questione è stato deciso per via di un “problema tecnico” riguardante in particolare il fornitore del servizio, la filiale italiana della Deutsche Bank, che operava senza la necessaria autorizzazione. Ma il settimanale Famiglia Cristiana, con un articolo di Francesco Anfossi, parte al contrattacco. Quello di Bankitalia? “Un provvedimento drastico giustificato dal fatto che (il Vaticano) ‘non avrebbe una legislazione bancaria adeguata’, fanno sapere da Palazzo Koch. Ma adeguata a che cosa? La tesi, infatti, è quanto meno discutibile – scrive Anfossi – poiché la nuova Legge 127 sulla trasparenza varata nel 2011 (culmine di una serie di iniziative sulla trasparenza in atto da vent’anni a questa parte) rende la Santa Sede in tutto e per tutto conforme alle regole internazionali, come ha recentemente confermato Moneyval, l’organo del Consiglio d’Europa che si occupa della valutazione dei sistemi antiriciclaggio”. Ma i problemi non nascono il primo gennaio. “L’impressione – prosegue il settimanale dei Paolini – è che Via Nazionale si comporti nei confronti del Vaticano come se rientrasse nella sua sfera di influenza, rimanesse aperta alla questione romana, non esistessero due Concordati e la Sede Apostolica dovesse comportarsi non come uno Stato sovrano dotato di quell’immunità necessaria a garantire la libertà del Papa, ma una succursale del Tesoro”. Facile mettere il dito nella piaga di Via Nazionale dopo lo scandalo del Monte di Paschi di Siena. “Del resto, le pressioni di Bankitalia nei confronti delle istituzioni finanziarie vaticane sono di antica data, comprese le richieste di filiali dello Ior in Italia, che finirebbero per assoggettarlo al regime fiscale italiano, antica ambizione delle grisaglie di Via Nazionale. Non sarebbe meglio che fossero meno inflessibili coi bancomat vaticani e più attenti ai titoli tossici delle banche italiane?”, conclude Anfossi.

Elisa Maiucci, Formiche

SE LA BANCA D'ITALIA CONTROLLA SOLO IL VATICANO

Mons. Gomez: Mahony non avrà più mansioni amministrative e pubbliche, vescovo di Santa Barbara dimesso dall'incarico. Il comportamento descritto nei documenti è terribilmente odioso e diabolico, non ci sono scuse per quel che accadde a questi bambini

Con una decisione senza precedenti nella Chiesa Cattolica americana, l'arcivescovo di Los Angeles, Josè H. Gomez, ha annunciato di aver sollevato il suo predecessore, card. Roger Mahony, da tutti i suoi impegni pubblici nella Chiesa per la cattiva gestione degli abusi sessuali su bambini negli anni '80 (Mahony guidò l'arcidiocesi dal 1985 al 2011); Gomez ha annunciato anche che il vescovo di Santa Barbara, Thomas J.Curry, si è dimesso. L'annuncio è arrivato in contemporanea con la pubblicazione sul sito della diocesi di decine di migliaia di documenti, in precedenza rimasti segreti, riguardanti il modo in cui la Chiesa gestì le sorti di 122 sacerdoti accusati di molestie. Gomez ha accompagnato il tutto con una lettera ai parrocchiani sottolineando che la lettura dei documenti potrebbe risultare "brutale e dolorosa". "Il comportamento descritto in quei documenti è terribilmente odioso e diabolico. Non ci sono scuse per quel che accadde a questi bambini. I sacerdoti coinvolti avevano il dovere di essere i loro padri spirituali e fallirono. Oggi dobbiamo riconoscere quel terribile errore". “Dobbiamo riconoscere oggi questo terribile fallimento - dice l’attuale arcivescovo di Los Angeles -. Dobbiamo pregare per tutti coloro che sono stati feriti da membri della Chiesa. E dobbiamo continuare a sostenere il lungo e doloroso processo di guarigione delle loro ferite e ripristinare la fiducia che era stata spezzata”. Mons. Gomez è consapevole che “non è possibile cancellare gli errori commessi nel passato, che troviamo in queste pagine. Leggere questi rapporti e riflettere sulle ferite causate, è stata l’esperienza più triste da quando sono diventato il vostro arcivescovo nel 2011”. Da qui i provvedimenti concreti presi a carico del card. Mahony e del vescovo Curry. Il messaggio di mons. Gomez continua rivolgendosi personalmente alle vittime: “Voglio aiutarvi nella vostra guarigione. Sono profondamente dispiaciuto per i peccati commessi contro di voi”. Poi l’arcivescovo si rivolge ai fedeli cattolici di Los Angeles con una promessa: “Continueremo, come abbiamo fatto per molti anni, a riferire immediatamente ogni accusa accertata di abuso alle autorità incaricate perché sia applicata la legge e a rimuovere coloro che sono accusati dal ministero. Continueremo a lavorare, ogni giorno, per fare in modo che i nostri figli siano al sicuro, amati e curati nelle nostre parrocchie, nelle scuole e in ogni ministero nell’arcidiocesi”.

Agi, SIR