martedì 3 agosto 2010

Il Papa a Santiago de Compostela e Barcellona. Una scultura di Benedetto in ricordo del viaggio per l'Anno Santo posta vicina alla 'Porta de Europa'

La diocesi di Santiago de Compostela renderà omaggio a Benedetto XVI con una scultura del Santo Padre, che sarà posta vicina alla “Puerta de Europa”, in modo che i pellegrini che entrano a Compostela possano trovarsi al lato della scultura del Papa. L’opera, che sarà di bronzo e alta 2 metri e mezzo, vuol essere una dimostrazione di affetto e gratitudine da parte della diocesi a Benedetto XVI, per il suo arrivo previsto per sabato 6 novembre, in occasione dell’Anno Santo compostelano. La diocesi ha previsto un numero di conto corrente per permettere a tutti i fedeli che lo vogliano di contribuire alla realizzazione della statua. Il disegno e il modellino sono già pronti, si deve solo realizzare la statua, che sarà certamente “pronta per il 6 novembre”, assicura Cándido Pazos, uno degli scultori dello studio “Pazos Ulla”, organizzazione che, insieme ad altre, ha suggerito l’idea della scultura.

SIR

Mons. De Paolis: l'infedeltà all'interno della Chiesa denunciata dal Papa e la perdita d'identità dei cristiani pericolo maggiore delle persecuzioni

L'infedeltà del clero e la perdita di identità da parte dei cristiani rappresentano un pericolo maggiore delle persecuzioni. Lo ha detto mons. Velasio De Paolis, il religioso scalabriniano nominato da Papa Benedetto XVI delegato pontificio per i Legionari di Cristo, durante un incontro pubblico svoltosi lo scorso 30 luglio a Casperia, in provincia di Rieti, e rilanciato dall'agenzia Zenit. Tuttavia, ha precisato, ''la testimonianza cristiana non si identifica con il martirio. Il martirio è una manifestazione suprema ma la pratica quotidiana del cristianesimo è la carità, l'amore. Perchè l'amore è superare se stessi, è uscire da se stessi, fare dono di se stessi che è qualcosa che facciamo ogni giorno quando perdoniamo all'altro, quando dimentichiamo l'offesa''. Per questo, ''il Papa esige giustamente il riconoscimento dei diritti e il rispetto per i cristiani ma soprattutto denuncia l'infedeltà che c'è all'interno della Chiesa''.

Asca

Gli anglicani fanno ressa per entrare nella Chiesa di Roma. Anche l'Anglican Catholic Church of Australia chiederà l'istituzione di un ordinariato

Più si avvicina il viaggio di Benedetto XVI nel Regno Unito, a metà settembre, e più aumentano tra gli anglicani coloro che vogliono entrare nella Chiesa di Roma, secondo le indicazioni date dal papa nella costituzione apostolica “Anglicanorum coetibus” del 4 novembre 2009. I più scalpitanti sono gli appartenenti alla Traditional Anglican Communion, circa mezzo milione con numerosi preti e vescovi, presenti negli Stati Uniti, in Canada, in Australia, in rotta da quasi vent’anni con la comunione anglicana, alla quale non perdonano la deriva verso l’ordinazione delle donne al presbiterato e all’episcopato, la consacrazione di vescovi omosessuali, la benedizione di coppie dello stesso sesso. Nel giro di pochi giorni, due blocchi di diocesi facenti capo alla Traditional Anglican Communion, in Canada e in Australia, hanno deliberato di voler entrare nella Chiesa di Roma. A Vancouver, a fine luglio, la Anglican Catholic Church of Canada ha votato a schiacciante maggioranza l’unione con la Chiesa cattolica nelle modalità previste dalla “Anglicanorum coetibus”, designando in Peter Wilkinson il vescovo che dovrebbe presiedere l’istituendo nuovo ordinariato. E subito dopo, a Coomera, un sinodo della Anglican Catholic Church of Australia ha deciso la stessa cosa, con soli 6 voti contrari su 56. Un’analoga decisione è ora attesa dall’altro gruppo tradizionalista anglicano presente in Australia, la Church of Torres Strait. Ma se questi passaggi di campo possono apparire scontati, più sorprendente è il passo compiuto nel giorni scorsi, nella cuore dell’anglicanesimo, la Church of England, da quindici suoi vescovi, con una lettera aperta nella quale dichiarano di sentirsi sempre più a disagio nella comunione anglicana e sempre più attratti dall’entrare nella Chiesa Cattolica romana. Altri due vescovi hanno detto di volersi associare. Si tratta, in ogni caso, di vescovi appartenenti alla corrente detta anglocattolica, più legata alla tradizione. La maggior parte dei 77 milioni di anglicani nel mondo appartengono piuttosto alla corrente detta “evangelical”, anch’essa largamente ostile all’ordinazione delle donne e degli omosessuali, e presente soprattutto in Nigeria, Kenya, Uganda e altri paesi africani, ma poco o per niente propensa ad entrare nella Chiesa cattolica. Tra i vescovi “evangelical” che vivono nel Regno Unito uno dei più famosi è l’anglopakistano Michael Nazir-Ali, critico di come il primate Rowan Williams media tra le varie tendenze dell’anglicanesimo mondiale e affronta questioni capitali come l’islam e la secolarizzazione.

Sandro Magister, Settimo Cielo