mercoledì 21 ottobre 2009

Sinodo dei vescovi per l'Africa. L'apparente distacco con cui il continente vive l'Assemblea. Gli africani attendono la voce dei loro anziani

Quando Giovanni Paolo II annunciò al mondo che ci sarebbe stata un'assemblea del Sinodo dei vescovi dedicata all'Africa, la Chiesa africana ne gioì. Quasi tutte le diocesi si impegnarono seriamente nella preparazione al Sinodo africano, come venne subito ribattezzato. Il Sinodo venne seguito con attenzione, ma fu soprattutto il viaggio nel continente - Camerun, Sudafrica e Kenya - che il Papa volle fare nel 1995 per dare alle comunità africane il documento finale "Ecclesia in Africa" che mise in moto un vero e proprio cammino di crescita delle comunità locali. Le proposte del primo Sinodo dedicato all'Africa vennero studiate. Molti si chiesero cosa volesse veramente dire costruire la Chiesa come una famiglia. Altri si impegnarono a una migliore inculturazione del Vangelo nella propria realtà. Alcuni segnali forti giunsero dalle Conferenze episcopali e da operatori pastorali. La fondazione della Università cattolica dell'Africa Orientale (Cuea) e di altri simili istituti ne è una prova. Il lavoro dei vescovi, ma a questo si deve aggiungere la riflessione di migliaia di comunità locali, ha ispirato la creazione di molti centri di studio e pratica del "ministero sociale". L'annuncio di un secondo Sinodo dedicato all'Africa prese tutti di sorpresa. Non pochi, sia tra i fedeli che tra la leadership della Chiesa, si chiesero se non era il caso di attendere qualche anno. Un cammino c'era senz'altro stato, ma c'era ancora molto da fare prima di mettere a frutto il Sinodo del 1994. Inoltre, in poco più di un decennio, l'Africa a sud del Sahara ha vissuto drammi enormi che hanno messo il freno a molte iniziative. Il genocidio del Rwanda del 1994, le varie guerre susseguitesi nella regione dei Grandi Laghi, la crisi del Darfur e del Sud Sudan, il tracollo dello Zimbabwe e della Somalia, sono tutte situazioni che hanno pesato enormemente anche sui Paesi limitrofi. Le diocesi hanno comunque partecipato alla riflessione chiesta da Roma e sostenuto la preparazione dell'Instrumentum laboris. In questi giorni i vescovi africani, con altri rappresentanti delle comunità cristiane del continente, si incontrano a Roma. Come vive questo evento la comunità cristiana del continente? Un veloce controllo dei quotidiani del grande continente mostrerà una scarsa attenzione da parte dei media. Tra le grandi testate nazionali, il Nation di Nairobi ha parlato dell'apertura del Sinodo riportando un articolo preparato dalla Bbc. Il Mail and Guardian di Johannesburg ha dato la notizia, ma senza analisi approfondite. Così è stato per quasi tutte le testate. I media cattolici sono andati un po' oltre. I siti delle Conferenze Episcopali del Kenya e del Sudafrica riportano gli interventi. Le radio cattoliche di vari Paesi danno notizie. In particolare, è da sottolineare la sforzo di Radio Veritas di Edenvale, una cittadina satellite di Johannesburg, in Sudafrica. Un programma quotidiano informa gli ascoltatori di ciò che è stato detto al Sinodo e, quando possibile, il card. Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban, commenta brevemente gli eventi del giorno. Pur sottolineando ciò che di positivo avviene, non si può fare a meno di notare che il Sinodo è vissuto un po' in sordina. Se il mondo dell'informazione di massa non si accorge del Sinodo è anche perché la comunità cristiana sembra distaccata. In realtà occorre fare attenzione al modo con cui molte culture africane si avvicinano agli eventi importanti. Una giornalista sudafricana a cui ho chiesto un commento, mi ha ricordato che "a Roma i nostri anziani stanno parlando. Quando si rivolgeranno a noi avremo il tempo di dire la nostra, di celebrare e vivere questo secondo Sinodo". Forse questa è la giusta chiave di lettura. Non manca interesse verso l'incontro in Vaticano. La Chiesa locale attende con rispetto di sentire che cosa diranno i vescovi. Dopo ci sarà tempo per celebrare, e soprattutto per lavorare e pianificare la rotta della Chiesa africana dei prossimi decenni.

Giuseppe Caramazza, L'Osservatore Romano

Mons. Faley: ci vorrà tempo per valutare l'impatto della Costituzione Apostolica per il reintegro degli anglicani nella Chiesa Cattolica

Ci vorrà tempo per valutare la ricaduta sulle realtà territoriali della Costituzione Apostolica che apre le porte della Chiesa cattolica agli anglicani che ne fanno richiesta. “E’ impossibile in questo momento dire che cosa succederà”, dice mons. Andrew Faley, segretario generale per gli affari ecumenici della Conferenza Episcopale inglese, illustrando all'agenzia SIR i dettagli del nuovo provvedimento. ”Ci vorranno settimane – aggiunge - prima che la Costituzione Apostolica venga pubblicata e i dettagli delle varie norme non saranno chiare fino a che i vari gruppi di anglicani che vogliono diventare cattolici avranno contattato la Santa Sede e definito, attraverso discussioni, le modalità con le quali verranno accolti”. Sul numero degli anglicani che hanno fatto richiesta di entrare nella Chiesa Cattolica e sulla organizzazione dei vescovi, mons. Faley risponde di non poter commentare “perché – spiega - questi gruppi anglicani hanno trattato con la Santa Sede in modo autonomo. Soltanto quando avranno raggiunto un accordo con Roma, la Santa Sede farà sapere alle Conferenze Episcopali dei vari Paesi quali sono le modalità della nuova Costituzione e che impatto avrà l’arrivo degli anglicani. La Santa Sede ha sempre mantenuto la porta aperta a cristiani di qualsiasi chiesa che volessero diventare cattolici”. Anche mons. Faley conferma che il provvedimento è frutto di un lungo dialogo ecumenico. Le due Chiese commenta – “sono sempre state molto vicine dal punto di vista teologico e dottrinale”. E riguardo al futuro del dialogo, aggiunge: “Il primate cattolico Vincent Nichols e quello anglicano Rowan Williams hanno chiarito, durante la conferenza stampa, che non cambierà nulla. Il dialogo ecumenico continuerà come negli ultimi quarant’anni”. Nell’intervista, mons. Faley affronta anche la questione dei pastori anglicani sposati che diventeranno sacerdoti cattolici. “I pastori anglicani sposati che sono diventati sacerdoti cattolici – risponde - sono stati fino ad oggi ben accolti dalle parrocchie cattoliche e sono rispettati e benvoluti. Se diventeranno cattolici insieme alle loro parrocchie allora potranno decidere di servire i loro stessi parrocchiani secondo forme della liturgia anglicana. Potrebbero anche scegliere di lavorare come sacerdoti all’interno delle parrocchie cattoliche e questo non sarà un problema”.

SIR

Il Papa: non manchi mai all'Africa il sostegno spirituale e materiale. L'incontro con gli studenti caucasici e con il ministo degli esteri giordano

Nei saluti ai fedeli polacchi presenti questa mattina in Piazza San Pietro per l'Udienza Generale, parlando del Sinodo per l’Africa, Benedetto XVI ha detto: “Come sapete, la Chiesa in quel continente, malgrado diverse difficoltà, cresce continuamente. Non solo propaga e approfondisce la fede in Cristo, ma anche porta aiuto ai popoli che ancora soffrono a causa della povertà, dei conflitti o della mancanza d’accesso all’istruzione e alla sanità. Non le manchi il nostro sostegno spirituale e materiale!”.
Il Papa ha salutato gli studenti internazionali dell’Associazione Rondine Cittadella della Pace (Arezzo) che hanno consegnato al Pontefice il 'Documento in 14 punti per la pace nel Caucaso'. Il testo è stato discusso e approvato da oltre 150 esponenti caucasici (giovani, famiglie, accademici, imprenditori, rappresentanti della società civile, esperti) quale significativo gesto di diplomazia popolare.
Il Papa ha infine incontrato brevemente, in una saletta attigua all'aula delle udienze, il ministro degli Esteri della Giordania, Nasser Judhed (foto), che in questi giorni accompagna i sovrani Abdallah e Rania nella loro visita a Roma. Benedetto XVI era stato ricevuto dai sovrani hashemiti ad Amman nel corso della suo viaggio in Terra Santa lo scorso maggio.

Radio Vaticana, Apcom

Il card. Cañizares consegna a Benedetto XVI il 'Compendium Eucharisticum', testo annunciato dal Papa nell'Esortazione 'Sacramentum Caritatis'

Una copia del "Compendium Eucharisticum", pubblicato il 19 ottobre dalla Libreria Editrice Vaticana, è stata consegnata questa mattina a Benedetto XVI, al termine dell’Udienza generale in Piazza San Pietro, dal card. Antonio Cañizares Llovera (foto), prefetto della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti. La pubblicazione del Compendio era stata preannunciata dal Papa nell'Esortazione Apostolica post-sinodale "Sacramentum Caritatis", pubblicata nel febbraio 2007 raccogliendo i frutt dell’XI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi tenutasi a Roma nell'ottobre 2005 sul tema dell'Eucaristia. In quel documento il Papa spiegava che accogliendo la richiesta avanzata dai Padri Sinodali, sarebbe stato pubblicato – a cura dei competenti dicasteri un "Compendio Eucaristico". Il testo - scriveva il Pontefice – "raccoglierà testi del Catechismo della Chiesa Cattolica, orazioni, spiegazioni delle Preghiere Eucaristiche del Messale e quant'altro possa rivelarsi utile per la corretta comprensione, celebrazione e adorazione del Sacramento dell'altare". La pubblicazione del Compendio – spiegava Benedetto XVI - accoglie la richiesta che i Padri hanno avanzato "per aiutare il popolo cristiano a credere, celebrare e vivere sempre meglio il Mistero eucaristico". Nella "Sacramentum Caritatis" il Papa esprimeva inoltre l’auspicio che il Compendio potesse "contribuire a fare sì che il memoriale della Pasqua del Signore diventi ogni giorno di più fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa. Ciò stimolerà ogni fedele - concludeva - a fare della propria vita un vero culto spirituale".

Radio Vaticana

Il Papa: senza una profonda fede in Dio, alimentata dalla preghiera, le riflessioni sui misteri divini sono un vano esercizio intellettuale

“L’uomo cerca meglio e trova più facilmente Dio con la preghiera che con la discussione”: lo scrive San Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) a un suo discepolo, diventato Papa Eugenio III. Benedetto XVI ha rivolto questo invito a tutti i cristiani, nel corso catechesi dell’Udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro gremita da circa 40mila fedeli, dedicata proprio al “doctor mellifluos”, come San Bernardo veniva chiamato. “A volte si pretende di risolvere le questioni fondamentali su Dio, sull’uomo e sul mondo con le sole forze della ragione. San Bernardo - ha detto il Papa - ci ricorda che senza una profonda fede in Dio, alimentata dalla preghiera e dalla contemplazione, da un intimo rapporto con il Signore, le nostre riflessioni sui misteri divini rischiano di diventare un vano esercizio intellettuale e perdono la loro credibilità. Anche noi dobbiamo riconoscere che l’uomo cerca meglio e trova più facilmente Dio con la preghiera che con la discussione. La figura più vera del teologo - ha concluso - e di ogni evangelizzatore rimane quella dell’apostolo Giovanni che ha appoggiato il suo capo sul cuore del Maestro”. Il Papa ha ripercorso la vita di San Bernardo, monaco giovanissimo e a soli 25 anni abate di Clairvaux (Chiaravalle), dove promosse con decisione “la necessità di una vita sobria e misurata, nella mensa, negli indumenti e negli edifici monastici, raccomandando il sostentamento e la cura dei poveri”. Col tempo si occupò anche di “non poche e gravi questioni della Santa Sede e della Chiesa”, si batté contro l’eresia dei catari e difese gli ebrei “condannando i rigurgiti di antisemitismo”. A un suo allievo, diventato Papa Eugenio III, scrisse un libro di considerazioni per insegnargli come essere un Papa buono, una “lettura doverosa per tutti i Papi” ha commentato Benedetto XVI. In queste pagine si trova una raccomandazione: “Dovrete proseguire ancora la ricerca di questo Dio, che non è ancora abbastanza cercato, ma forse si può cercare meglio e trovare più facilmente con al preghiera che con la discussione”. Il Papa si è quindi soffermato su “due aspetti centrali” della dottrina di San Bernardo. Il primo è la “sollecitudine intima e vitale per la partecipazione del cristiano all’amore di Dio in Gesù”. La fede - ha sottolineato Benedetto XVI - “è un incontro personale, intimo, con Gesù, è fare esperienza della sua vicinanza, della sua amicizia, del suo amore, e solo così si impara a conoscerlo sempre più, ad amarlo e a seguirlo sempre più. Che questo - ha auspicato - possa avvenire anche per noi”. Il secondo aspetto è quello riguardante la Madonna, la sua “partecipazione al sacrificio redentore del Figlio” e dunque “il posto della Vergine nell’economia della salvezza”. Per il rilievo dato da San Bernardo alla Madonna, della quale parlava “come un innamorato”, 150 anni più tardi - ha ricordato il Papa - Dante Alighieri, nell’ultimo canto della Divina Commedia, “mette sulle labbra del doctor mellifluus la sublime preghiera a Maria: ‘Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, / umile ed alta più che creatura, / termine fisso d'etterno consiglio”.

Il Velino

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Le reazioni in Inghilterra all'annuncio della Santa Sede: per la stampa è un'iniziativa storica, l'inizio di una nuova era

La stampa britannica ha commentato ampiamente l’iniziativa del Vaticano nei confronti degli anglicani. "È l’ini­zio di una nuova era – titolava ieri il quoti­diano The Daily Telegraph sul suo sito –. Il Papa apre le porte di Roma agli anglicani di­sillusi". Il giornalista Damian Thompson ha aperto l’articolo sostenendo che si tratta di "una notizia stupefacente" e continua par­lando di "iniziativa storica". "Siamo di fron­te – scrive – a una decisione di suprema au­dacia e generosità da parte di Papa Bene­detto XVI. Le implicazioni di questo annun­cio avranno bisogno del loro tempo per es­sere completamente assorbite ma credo che questo sarà un giorno di gioia per i conser­vatori anglo- cattolici e i loro amici cattolici in tutto il mondo". Su The Guardian Riazat Butt sottolinea invece come ora a migliaia potranno abbracciare la Chiesa Cattolica. "Sarà la prima volta dalla Riforma nel sedicesimo secolo che intere co­munità protestanti saranno riunite con Ro­ma". E continua: "Il primo gruppo che con ogni probabilità farà uso delle nuove regole sarà la Traditional Anglican Community (Tac) che si è distanziata dal resto della Comunione anglicana nel 1991 e che può con­tare su più di 500mila esponenti in tutto il mondo". Ma non saranno gli unici, sostiene il quotidiano: "Da molto tempo i tradizio­nalisti anglicani minacciano di lasciare la Chiesa d’Inghilterra a causa dell’ordinazio­ne delle donne e degli omosessuali". La pensa allo stesso modo Robert Pigott del­la Bbc secondo cui la decisione di Roma è frutto delle "divisioni all’interno della Co­munione anglicana globale dove alcuni esponenti sono diventati disillusi in seguito all’elezione di vescovi apertamente gay e al­la benedizione di unioni dello stesso sesso". E, prosegue Pigott, "c’è stato inoltre molto disaccordo negli ultimi anni sull’ordinazione delle donne". Ruth Gledhill del Times si è concentra­to invece soprattutto sulla lettera inviata da Rowan Williams ai fedeli anglicana in cui il leader della Chiesa d’Inghilterra si scusa di non aver avuto "l’opportunità di informar­vi prima" aggiungendo di essere stato egli stesso "informato dell’annuncio molto tar­di". "Nonostante Williams sapesse che Roma stava considerando l’argomento – aggiunge la Gledhill –, fino a due settimane fa ignora­va la natura radicale delle proposte di Ro­ma". Ma per The Telegraph "la Chiesa cattolica ha tutte le giustificazioni ad agire come ha agi­to". "Potete immaginare – si domanda Thompson – la confusione e le voci fuor­vianti" che si sarebbero moltiplicati "se i ve­scovi anglicani di tutto il mondo fossero sta­ti informati con mesi di anticipo?".

Elisabetta Del Soldato, Avvenire

L'arcivescovo Rowan Williams: dopo anni di colloqui e preghiera tra cattolici e anglicani è l'ammissione che esiste qualcosa di profondamente comune

"La prima cosa che voglio dire è di grande significato: quello che accade oggi non è un elemento di rottura nei rapporti tra le nostre comunioni": lo ha affermato ieri il primate anglicano, l'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams (nella foto con Benedetto XVI), a commento dell'annuncio che gruppi di 'fuoriusciti' anglicani verranno accolti nella Chiesa Cattolica con il beneplacito del Papa. "Quello che io trovo molto interessante nella Costituzione proposta e nelle idee che ci sono dietro - afferma Williams ai microfoni di Radio Vaticana - è che essa stessa è un ulteriore prodotto degli anni di colloqui e preghiera che abbiamo fatto insieme. Il riconoscimento, come ha già detto mons. Vincent Nichols, che ci siano elementi del patrimonio anglicano che non rappresentano alcun problema per la Chiesa Cattolica: c'è l'ammissione che esiste qualcosa di profondamente comune. E questo è un aspetto per il quale dobbiamo essere riconoscenti. Penso che sia molto importante per noi, per la Comunione anglicana, essere riconoscenti per quello che è stato raggiunto, riconoscere che esiste la conferma di una solida eredità comune, che la volontà di continuare nelle nostre relazioni e nei nostri colloqui è immutata, e quindi ammettere che non sappiamo esattamente quale sarà il risultato finale nei contesti specifici, in particolare in Inghilterra e nel Galles".
Il rappresentante del primate anglicano a Roma, David Richardson, ha definito "sorprendente" la decisione del Vaticano dopo che, in passato, singoli anglicani erano passati alla Chiesa cattolica senza la creazione di un Ordinariato preannunciato nella nuova Costituzione Apostolica. "Le due questioni che vorrei porre sono 'perché e perché ora'", ha detto alla Associated Press l'esponente anglicano. "Perché la Congregazione per la Dottrina della fede ha scelto questo metodo non mi è chiaro", afferma Richardson.

Apcom

I retroscena dell'inaspettata conferenza stampa sugli anglicani convocata con un sms. Anticipati i media e evitate interpretazioni erronee

Un sms inviato al cellulare dei corrispondenti in Vaticano ha annunciato in modo inedito questo lunedì pomeriggio la conferenza stampa con cui la Santa Sede ha rivelato ieri mattina nuove disposizioni di Benedetto XVI per accogliere gli anglicani che desiderano entrare in piena comunione con la Chiesa Cattolica. E' la prima volta che si annunciava in modo così imminente un incontro con i giornalisti del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il card. William Joseph Levada. In questo modo, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi (nella foto con Benedetto XVI), non solo ha anticipato i mezzi di comunicazione nel dare la notizia, ma ha anche evitato interpretazioni erronee, come quelle del gennaio scorso con l'annuncio del sollevamento della scomunica ai vescovi tradizionalisti ordinati dall'arcivescovo Marcel Lefebvre e la polemica sul vescovo negazionista Richard Williamson. L'sms faceva riferimento a un messaggio inviato per posta elettronica agli stessi giornalisti in cui si spiegava che il briefing avrebbe affrontato “un tema attinente ai rapporti con gli Anglicani” e si annunciava la presenza dell'arcivescovo Joseph Augustine Di Noia, segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Questo metodo di comunicazione si è rivelato efficace, visto che il Vaticano ha anche annunciato la notizia sulla sua pagina web, nella sezione dedicata alla Sala Stampa, ma visto che l'annuncio è stato dato alle 17.58 si correva il rischio che a quell'ora nessun giornalista entrasse nella web. Di fronte all'avviso del Vaticano, hanno cominciato ad essere pubblicati in varie agenzie e periodici brevi articoli che in generale concordavano nell'interpretare questo messaggio come l'annuncio dell'ingresso di molti anglicani nella Chiesa cattolica, una cosa che si attendeva da più di un anno. Le fonti, tuttavia non hanno pubblicato dati sull'imminente Costituzione Apostolica di Benedetto XVI con cui crea la figura degli ordinariati personali per accogliere gli ex fedeli anglicani, permettendo loro di mantenere le proprie tradizioni, motivo centrale del briefing. L'effetto sorpresa ha dunque funzionato. All'inizio dell'incontro con i giornalisti, padre Lombardi, presentando il card. Levada e l'arcivescovo Di Noia, ha riconosciuto con un sorriso che questa volta la Sala Stampa ha anticipato i media. Alcune ore dopo, immagini di questo incontro venivano trasmesse su Internet sul canale vaticano di YouTube.

Jesús Colina, Zenit

L'incontro di Benedetto XVI con gli artisti. I nomi e gli inviti alle personalità che dialogheranno con il Papa nella Cappella Sistina

L’incontro di Benedetto XVI con gli artisti, in programma il 21 novembre nella Cappella Sistina, provoca qualche imbarazzo. Il problema sono gli inviti, spediti agli artisti più importanti del mondo. “Non facciamo la lista dei buoni e dei cattivi, ci mettiamo in dialogo con tutti senza fare differenze di credo e religione. Ma la Sistina può ospitare solo 300 persone e abbiamo dovuto selezionare” spiega Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la cultura, organizzatore dell’evento. Le risposte stanno ancora arrivando ed è già stata raggiunta quota 250. Una commissione di esperti ha stilato l’elenco. Esclusi Dario Fo e Dan Brown, ci saranno invece Bono, leader degli U2, Ennio Morricone e il premio Oscar, Giuseppe Tornatore. Mentre si attende la risposta di Claudio Abbado e Riccardo Muti. Hanno già aderito gli architetti Mario Botta, Daniel Libeskind e Paolo Portoghesi. Sì anche dagli scultori Arnaldo Pomodoro, Jannis Kounellis e Anish Kapoor. Quanto a Cattelan, autore della criticata scultura "La nona ora", con Giovanni Paolo II colpito da un meteorite, la lettera di invito sarebbe tornata indietro perché l’indirizzo era sconosciuto. Il pioniere della videoarte, il buddista Bill Viola, dopo avere rifiutato, ha poi deciso di essere presente. Polemiche anche dagli scrittori israeliani Amos Oz, Abraham Yehoshua e David Grossman. Grazie alla mediazione dell’ambasciatore israeliano, Grossman ha infine accettato l’invito. Si attende la risposta da Roberto Benigni, così come da alcune star di Hollywood. Molti gli esclusi che hanno telefonato in Vaticano chiedendo di partecipare. Però gli organizzatori sono stati inflessibili.

Ignazio Ingrao, Panorama