mercoledì 4 marzo 2009

Uno speciale ringraziamento e un'importante segnalazione per vivere la Quaresima con il Papa

Credo sia giusto e doveroso fare un ringraziamento sincero e affettuoso per il grande aiuto che mi sta dando nella gestione del blog La Vigna del Signore a LDCaterina63, non solo per le magistrali riflessioni che ci offre nei commenti (e che non posso non trascrivere in un post a parte) e per le immagini come l'intestazione del blog o quella dello speciale del Papa in Camerun e Angola, ma anche e soprattutto per il sostegno morale che mi da personalmente in questa mia iniziativa. Grazie di vero cuore!
Per quanti ancora non lo sapessero, LDCaterina63 gestisce il forum Difendere la vera fede, segnalato qui tra i link. Tra le significative meditazioni e riflessioni che questo spazio virtuale propone c'è anche quello dei "Messaggi Spirituali di Benedetto XVI in formato immaginetta": potete trovare le parole più importanti del Magistero di Joseph Ratzinger coronate da belle immagini del Papa.
Vi invito a visitare questa pagina del forum e a fare tesoro di ciò che troverete.
Scenron

Messaggi Spirituali di Benedetto XVI formato immaginetta

Il Papa in Terra Santa. La bozza del programma delle tappe in Israele e nei Territori palestinesi da 'Zenit'

Il pellegrinaggio di Benedetto XVI in Terra Santa "diventerà un'opportunità storica per la promozione del dialogo tra ebrei e musulmani, come si apprende dai primi elementi del programma ancora non ufficiale, che prevede una visita al memoriale dello Yad Vashem, al Gran Rabbinato e al Mufti di Gerusalemme". Lo scrive il sito cattolico Zenit che ha reso nota la bozza del programma, confermando che il viaggio è previsto dall'11 al 15 maggio e che il Papa riceverà il benvenuto dei Presidenti Shimon Peres, di Israele, e Mahmoud Abbas, dei Territori palestinesi. Spiegando che "nè il Vaticano nè lo Stato di Israele hanno pubblicato il programma ufficiale della visita del Papa", Allafort anticipa "a grandi linee" l'itinerario, spiegando che si sta ancora discutendo di alcuni eventi, come la posa della prima pietra della prima università araba della Galilea, progetto promosso dall'arcivescovo greco-melchita mons. Elias Chacour. Secondo queste previsioni, il Papa verrà ricevuto lunedì 11 maggio all'aeroporto Ben Gurion dal Presidente Shimon Peres e da rappresentanti del Governo e personalità religiose. Alle 16.30 verrà ricevuto da Shimon Peres, accompagnato dal quale visiterà poi lo Yad Vashem, il memoriale dell'Olocausto, e parteciperà a una cerimonia in onore delle vittime della Shoah. Alle 18.45 prenderà parte a un incontro interreligioso con rappresentanti ebrei, musulmani, drusi e cristiani della Terra Santa. Martedì 12 maggio, nel suo secondo giorno in Israele, il Papa visiterà alle 9.00 la Spianata delle Moschee e incontrerà il Mufti di Gerusalemme.

'LOsservatore Romano': Benedetto XVI il Papa giusto per questo tempo di crisi

“Aspettando l’enciclica sociale” come titola oggi L’Osservatore Romano, la crisi economica è “una prova del nove anche per misurare lo spessore del magistero di Benedetto XVI” che “si va dispiegando sempre meglio facendo apparire frettolose, quando non fatue, le letture schematiche”. Il Papa - scrive in un editoriale il vicedirettore, Carlo Di Cicco - è “un Papa giusto per un tempo di crisi perché sa confortare e indica un ragionevole percorso per uscirne fuori insieme anziché ciascuno per sé”. Benedetto XVI “ha un pensiero per uscire dalla crisi. Non nel senso di ricette economiche specifiche” ma “perché da questa crisi non si esce senza una speranza che sia più credibile di quella che viene solo dai mercati e dalle teorie economiche. Per farcela occorre ricuperare ragioni per vivere. La depressione economica si supera se si vince la depressione ideale e l’appassirsi della speranza. È a questo crocevia tra il cuore e la capacità programmatica delle risorse che si pone la parola di Papa Ratzinger”. Osserva il quotidiano vaticano: “C’è attesa per l’annunciata enciclica sociale di Benedetto XVI. (…) Il messaggio per la Giornata mondiale della gioventù è un esempio concreto di quale spirito potrebbe animare la prossima enciclica. (…) L’intento del Papa è quello di trovare un modo convincente per incoraggiare l’attuale generazione a fidarsi di Dio. E a tenerlo presente in ogni scelta di vita personale e collettiva”. Benedetto XVI - conclude Di Cicco - è “un Papa giusto per un tempo di crisi perché sa confortare e indica un ragionevole percorso per uscirne fuori insieme anziché ciascuno per sé. Prima ancora che si delineassero i disastri bancari che hanno scoperchiato la voragine economica rischiosa per tutti, il Papa ha posto due grandi questioni: quella dell’amore e subito dopo quella della speranza. Infine, l’affidare a un messaggio destinato ai giovani, la riflessione su così grandi questioni di comune interesse, rimane un segnale di metodo per quanti sono coinvolti nel compito di educare”.

Rinvenuto un nuovo documento sull'aiuto di Pio XII agli ebrei perseguitati dal nazismo. Padre Gumpel: attendiamo la firma del decreto dal Papa

Pio XII (foto) aiutò gli ebrei, durante la persecuzione nazista. L'operato del Papa contestato emerge da un nuovo documento, scritto, estratta del "Memoriale delle Religiose Agostiniane del Monastero dei Santissimi Quattro Coronati di Roma". "Il Santo Padre - si legge - vuol salvare i suoi Figli, anche gli Ebrei, e ordina che nei Monasteri si dia ospitalità a questi perseguitati". L'appunto, datato novembre 1943, riporta l'elenco di 24 persone accolte nel Monastero per aderire - si sottolinea - al desiderio del Sommo Pontefice. "Una rara testimonianza", ha commentato padre Peter Gumpel, gesuita e autorevole storico, relatore per la causa di beatificazione di Pio XII. "Si tratta di un documento che io stesso ho ottenuto dalle suore agostiniane - rileva padre Gumpel alla Radio Vaticana - un documento scritto, per questo importante. Non è l'unica testimonianza che abbiamo in tal senso. Ci sono numerose testimonianze orali, non solo di suore, sacerdoti ma pure di altri, ma mancano spesso dichiarazioni contemporanee scritte e questo ha dato occasioni ad alcuni - che continuano ad attaccare Pio XII - di contestare e di dire: 'Non ci sono documenti che lui abbia mai fatto qualche cosa durante la retata degli ebrei romani il 16 ottobre 1942. Questa è una totale falsità. L'unica cosa da rilevare è che in tempi di persecuzioni e in situazioni come allora si vivevano a Roma, una persona prudente non metteva molte cose 'nero su bianco', perché c'era il pericolo che queste cadessero nelle mani dei nemici e poi si prendessero misure ancora più ostili verso la chiesa cattolica. L'opera di salvataggio di Pio XII, attestata d'altronde anche da molte fonti ebraiche stesse - prosegue il postulatore - fu fatta attraverso messaggeri personali-sacerdoti, che venivano inviati a varie istituzioni e case cattoliche qui, a Roma, università, seminari, parrocchie, conventi di suore, case di religiosi, sempre con il messaggio: 'Aprite le vostre porte a tutti i perseguitati dai nazisti', ciò che valeva in primo luogo, naturalmente, per gli ebrei". Padre Gumpel va avanti: "Esistono due documenti scritti; uno fu inviato al vescovo di Assisi, monsignor Nicolini, che lo fece vedere al suo collaboratore, il reverendo Brugnazzi; tutti e due furono poi decorati da Yad Vashem come 'giusti tra i gentili'. Qui a Roma abbiamo invece ormai questo documento della cronaca delle Suore Agostiniane di Clausura. Ripeto: è un'ulteriore conferma che può essere utile nei confronti di coloro che persistentemente vogliono denigrare Pio XII e con ciò attaccare la Chiesa cattolica". Un documento, dunque, che potrà portare avanzamenti nella causa di canonizzazione? "Spero di sì - risponde padre Gumpel - la causa di canonizzazione di Pio XII ha avuto l'ultimo verdetto in data 9 maggio 2007, in cui 13 tra cardinali e vescovi che costituiscono il Tribunale più alto della Congregazione delle Cause dei Santi, all'unanimità si sono pronunciati positivamente a favore delle virtù di Papa Pio XII. Attendiamo tutt'ora la firma del decreto da parte di Sua Santità".

Alla trasmissione tv 'La Bibbia Giorno e Notte' inaugurata da Benedetto XVI l’Oscar Speciale TV 2009

“La Bibbia giorno e notte”, la più lunga diretta nella storia della televisione mondiale, promossa dalla Rai dal 5 all’11 ottobre 2008 ha vinto l’Oscar Speciale TV 2009. Il riconoscimento – rende noto il SIR - verrà consegnato l’8 marzo, al Teatro Ariston di Sanremo, ai due ideatori e creatori del programma, Giuseppe De Carli ed Elena Balestri di Rai Vaticano, nella serata, trasmessa su Rai Uno in diretta, del 49° Premio Regia Televisiva, condotta da Carlo Conti e Daniele Piombi. In occasione de “La Bibbia Giorno e Notte”, sono state 139 le ore di trasmissione su Rai Uno e Rai Educational dedicate alla lettura integrale della Bibbia, con la partecipazione di 1452 lettori di 64 Paesi. Il primo è stato Papa Benedetto XVI. A designare l’iniziativa “trasmissione meritevole di un Oscar”, le cento testate specializzate che assieme all’Accademia di Garanzia valutano ogni anno l’intera stagione TV per conferire i Premi Regia Televisiva. Imminente la pubblicazione del volume fotografico "La Bibbia giorno e notte. I mille volti di un’esperienza indimenticabile” (Rai-Eri-Velar). Ulteriore passo, l’editing dell’opera omnia audio e video della lettura dei 73 libri biblici, nella nuovissima versione CEI. Il 1° marzo la struttura Rai Vaticano ha aperto inoltre un proprio blog, http://raivaticano.blog.rai.it/, con l’obiettivo di aprire un dibattito sulla qualità dell’informazione religiosa. Sono già 2.813 i visitatori.

Il vescovo di Shanghai: mi vergogno per la divisione nella Chiesa. Non abbiamo risposto all'appello del Santo Padre

Mons. Ignazio Jin Lu Xian, vescovo della diocesi di Shanghai, esorta i suoi fedeli ad adeguarsi alle indicazioni di Papa Benedetto XVI contenute nella sua Lettera ai Cattolici cinesi su “tolleranza, perdono, riconciliazione ed unione”, perché “non abbiamo ancora fatto abbastanza”. All’inizio del 2009, l’anziano vescovo di Shanghai ha pubblicato la sua consueta Lettera Pastorale rivolta ai fedeli, ripercorrendo dal punto di vista pastorale l’anno passato e guardando al nuovo anno. Nel testo, il prelato di Shanghai riconosce l’impegno ed incoraggia i fedeli che hanno vissuto i momenti importanti della vita del paese insieme a tutta la popolazione, dando il proprio contributo come cristiani (gelo invernale, terremoto, latte avvelenato, Olimpiadi, preparazione di Expo 2010 Cina - Shanghai). Proponendo la sua riflessione, il mons. Lu Xian si dice convinto che la fede è la base, la radice e il cuore della fiducia: “le persone con una fede autentica possano sempre superare sé stesse, dedicandosi sempre di più al bene comune”. Esorta poi i fedeli a conquistarsi “una corona :.. incorruttibile” (Cf 1 Cor 9, 25), come insegna San Paolo, e li invita a farsi ambasciatori della Chiesa, della diocesi di Shanghai, durante l’Expo 2010 Cina. Alla fine l’anziano vescovo confessa le sue preoccupazioni: “Mi vergogno perché la Chiesa è ancora divisa. Durante 20 anni d’Episcopato, grazie all’impegno dei sacerdoti, la diocesi di Shanghai ha potuto migliorare i suoi ‘hard disk’. Ma per i suoi ‘soft disk’ c’è ancora molto da lavorare. Da una parte non abbiamo ancora raggiunto pienamente l’unità. E ancor meno abbiamo risposto all’appello del Santo Padre indicato nella sua Lettera ai cattolici cinesi del 2007, nella quale il Papa ha sottolineato ‘tolleranza, perdono, riconciliazione ed unione’ e non abbiamo fatto abbastanza. Da un'altra parte, secondo le statistiche, i fedeli della diocesi di Shanghai nel 1949 erano oltre 100 mila, senza contare l’isola di Chong Ming. Oggi dopo 60 anni, nel 2009, i nostri fedeli praticanti che frequentano la Messa domenicale sono rimasti più e meno questa cifra, ma inclusa l’isola di Chong Ming. Mi vergogno come vescovo. Quindi invito tutti voi – sacerdoti, religiose, seminaristi e fedeli della diocesi di Shanghai – a prepararvi bene prima di tutto e poi a combattere questa ‘buona battaglia’ dell’evangelizzazione correndo la nostra corsa e conservando la fede (Cf. 3 Ti 4, 7-8)”.

Il Papa in Terra Santa. Operazione 'Tonaca bianca': migliaia di agenti di polizia e di sicurezza veglieranno su Benedetto XVI

Si chiamerà 'Tonaca bianca' e vedrà mobilitate decine di migliaia di agenti di polizia e di sicurezza l'operazione, elaborata dai responsabili israeliani, per proteggere papa Benedetto XVI durante la sua visita in Israele, fra due mesi. Lo riferisce oggi con grande evidenza il quotidiano Maariv, secondo cui per garantire il successo della operazione i responsabili alla sicurezza non lesineranno uomini né mezzi. Per la polizia israeliana, precisa il giornale, si tratterà della missione più impegnativa nella sua storia. Il Pontefice, a quanto risulta al giornale, sarà accompagnato in Israele da 40 alti esponenti della Chiesa e da diverse decine di giornalisti. Arriverà l'11 maggio all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, dove sarà accolto dalle massime autorità israeliane. Da là proseguirà in volo per Gerusalemme. Quindi visiterà anche Betlemme (Cisgiordania) e Haifa, e celebrerà una Santa Messa a Nazareth (Galilea) dove - secondo il sindaco della città Ramzi Jeraisi - sono attesi per quella occasione 30 mila fedeli. Maariv precisa che sull'incolumità del Pontefice veglieranno diversi "anelli di protezione", il più vicino dei quali sarà affidato allo Shin Bet, il servizio di sicurezza, nonché elicotteri che sorvoleranno in continuazione le zone da lui visitate. Anche i servizi di intelligence sono entrati in azione nel tentativo di prevenire qualsiasi tentativo di disturbare l'evento. Prima di Israele, dove dovrebbe trattenersi fino al 15 maggio, il Papa, nel suo viaggio in Terra Santa, compirà una tappa in Giordania, dall'8 all'11 maggio.

XXIV Giornata Mondiale della Gioventù. Il messaggio del Papa ai giovani: abitati da Cristo diffondete la speranza in Lui e manifestate la vostra fede

In un momento di grandi difficoltà e interrogativi, derivanti in particolare dalla crisi economica che sta colpendo numerosi Stati, è un messaggio di speranza quello che il Papa rivolge ai giovani di tutto il mondo in occasione della XXIV Giornata Mondiale della Gioventù che si celebrerà, a livello diocesano, il 5 aprile, Domenica delle Palme e della Passione del Signore, sul tema "Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente" (1 Tm 4, 10) . "La giovinezza è tempo di speranze - dice Benedetto XVI - perché guarda al futuro con varie aspettative. Quando si è giovani si nutrono ideali, sogni e progetti; la giovinezza è il tempo in cui maturano scelte decisive per il resto della vita. E forse - prosegue il Papa - anche per questo è la stagione dell'esistenza in cui affiorano con forza le domande di fondo: perché sono sulla terra? che senso ha vivere? che sarà della mia vita? E inoltre: come raggiungere la felicità? perché la sofferenza, la malattia e la morte? che cosa c'è oltre la morte?". "Interrogativi - prosegue il Papa - che diventano pressanti quando ci si deve misurare con ostacoli che a volte sembrano insormontabili: difficoltà negli studi, mancanza di lavoro, incomprensioni in famiglia, crisi nelle relazioni di amicizia o nella costruzione di un'intesa di coppia, malattie o disabilità, carenza di adeguate risorse come conseguenza dell'attuale e diffusa crisi economica e sociale. Ci si domanda allora: dove attingere e come tener viva nel cuore la fiamma della speranza?". La ricetta che offre il Papa è la speranza, una speranza che viene da Dio. "La questione della speranza è, in verità - afferma - al centro della nostra vita di esseri umani e della nostra missione di cristiani, soprattutto nell'epoca contemporanea. Avvertiamo tutti il bisogno di speranza, ma non di una speranza qualsiasi, bensì di una speranza salda ed affidabile". Ma "le qualità personali e i beni materiali non bastano ad assicurare quella speranza di cui l'animo umano è in costante ricerca. La politica, la scienza, la tecnica, l'economia e ogni altra risorsa materiale da sole - osserva - non sono sufficienti per offrire la grande speranza a cui tutti aspiriamo. Questa speranza può essere solo Dio". "Ecco perchè - avverte il Papa - una delle conseguenze principali dell'oblio di Dio è l'evidente smarrimento che segna le nostre società, con risvolti di solitudine e violenza, di insoddisfazione e perdita di fiducia che non raramente sfociano nella disperazione". La crisi di speranza "colpisce più facilmente le nuove generazioni", prosegue il Papa, "che in contesti socioculturali privi di certezze, di valori e di solidi punti di riferimento, si trovano ad affrontare difficoltà che appaiono superiori alle loro forze". Benedetto XVI pensa in particolare ai tanti giovani "feriti dalla vita, condizionati da una immaturità personale che è spesso conseguenza di un vuoto familiare, di scelte educative permissive e libertarie e di esperienze negative e traumatiche". "Per alcuni - e purtroppo non sono pochi - lo sbocco quasi obbligato - dice Papa Ratzinger - è una fuga alienante verso comportamenti a rischio e violenti, verso la dipendenza da droghe e alcool, e verso tante altre forme di disagio giovanile. Eppure, anche in chi viene a trovarsi in condizioni penose per aver seguito i consigli di 'cattivi maestri', non si spegne il desiderio di amore vero e di autentica felicità. Ma come annunciare la speranza a questi giovani? Noi sappiamo che solo in Dio l'essere umano trova la sua vera realizzazione". Il Papa invita dunque i giovani a "una nuova evangelizzazione, che aiuti le nuove generazioni a riscoprire il volto autentico di Dio, che è Amore". "Fate spazio alla preghiera nella vostra vita - è l'esortazione del Pontefice - pregare da soli è bene, ancor più bello e proficuo è pregare insieme". "Esistono esperienze, gruppi e movimenti, incontri e itinerari per imparare a pregare e crescere così nell'esperienza della fede. Prendete parte alla liturgia nelle vostre parrocchie - ribadisce - e nutritevi abbondantemente della Parola di Dio e dell'attiva partecipazione ai sacramenti". "Se vi nutrite di Cristo, cari giovani, non potrete non parlare di Lui e non farlo conoscere ed amare da tanti altri vostri amici e coetanei. Diventate suoi fedeli discepoli - conclude il Papa - sarete così in grado di contribuire a formare comunità cristiane impregnate di amore. La Chiesa conta su di voi per questa impegnativa missione: non vi scoraggino le difficoltà e le prove che incontrate. Siate pazienti e perseveranti, vincendo la naturale tendenza dei giovani alla fretta, a volere tutto e subito". Il denaro, la carriera e il successo sono "false chimere". Per questo "non cedete alla logica dell'interesse egoistico, ma coltivate l'amore per il prossimo e sforzatevi di porre voi stessi e le vostre capacità umane e professionali al servizio del bene comune e della verità". Rivolgendosi ai giovani, il Papa è chiaro: "Fate scelte che manifestino la vostra fede - dice - mostrate di aver compreso le insidie dell'idolatria del denaro, dei beni materiali, della carriera e del successo, e non lasciatevi attrarre da queste false chimere. Non cedete alla logica dell'interesse egoistico - chiosa Benedetto XVI - ma coltivate l'amore per il prossimo e sforzatevi di porre voi stessi e le vostre capacità umane e professionali al servizio del bene comune e della verità". "Il cristiano autentico - ricorda il Pontefice - non è mai triste, anche se si trova a dover affrontare prove di vario genere, perché la presenza di Gesù è il segreto della sua gioia e della sua pace".

Sinodo dei vescovi per l'Africa. Mons. Pasinya: nel continente serve una pace della mente e del cuore

La pace di cui l'Africa ha bisogno non consiste solo nel "mettere il silenziatore alle armi", ma nel favorire "una pace della mente e del cuore". Lo ha affermato mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, in un'intervista a L'Osservatore Romano in cui affronta il tema del II Sinodo dei Vescovi per l'Africa, in programma in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2009 sul tema "La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo (Mt 5, 13.14)". Il presule ha osservato che il primo Sinodo africano, del 1994, "ne esigeva un secondo per approfondire la questione della giustizia e della pace". "Nel quadro generale dell'Africa, purtroppo, ci sono tanti conflitti - denuncia -. Non solo armati ma anche di natura economica. Come abbiamo affermato nel primo Sinodo, il conflitto comincia sempre laddove un diritto viene violato, dove non c'è giustizia". La "questione scottante" da affrontare nella seconda assemblea sinodale sull'Africa è dunque quella di "individuare insieme le strade che portano alla pace, alla giustizia, alla riconciliazione". Dal primo Sinodo, svoltosi nel contesto del genocidio in Rwanda, di 13 Paesi africani in guerra e di un barlume di speranza in Sudafrica, che "stava rinascendo con una nuova democrazia", è emerso il messaggio per cui la finalità dell'evangelizzazione e della missione in Africa è "costruire la Chiesa-famiglia di Dio", cioè "far divenire le famiglie chiese domestiche e le società vere famiglie". "Quest'obiettivo dell'evangelizzazione vuole un'Africa pacificata a tutti i livelli - constata l'arcivescovo, primo africano a essere segretario speciale di un Sinodo, quello dell'ottobre 2008 sulla Parola di Dio -. È su questo punto che il Papa ci chiede ora una riflessione approfondita". "Puntiamo a una realtà di comunione dove tutti si sentano fratelli; dove non ci siano nemici e tutti si sentano riconciliati come Cristo ci chiede di fare - spiega -. Il progetto di Chiesa-famiglia di Dio e quanto emerso nel primo Sinodo ci hanno portato automaticamente all'urgenza di una seconda assemblea". Il quadro del secondo Sinodo per l'Africa, riconosce mons. Monsengwo Pasinya, è complesso: "c'è la minaccia di ripresa della cosiddetta 'prima guerra mondiale africana'", "ci sono le crisi in Darfur, in Uganda, in Ciad, nella Repubblica Centroafricana". "Rispetto al 1994 le condizioni generali di guerra sono cambiate, ma non sono scomparse. E dove c'è guerra c'è urgente bisogno di riconciliazione, di pace, di giustizia. Non si tratta solo di mettere il silenziatore alle armi. Serve una pace della mente e del cuore". In questo contesto, il Sinodo "viene a proposito perché ora è il momento giusto per affrontare di petto la questione della riconciliazione", ha affermato, ricordando che nel 1994 si è dato vita "a un'assemblea di speranza, di risurrezione per l'Africa". L'assemblea dei Vescovi africani, riconosce, "può mettere a fuoco le situazioni particolari chiamando le cose con il loro nome". "La Chiesa, come famiglia di Dio, ha il dovere di intervenire a voce alta per dire alle parti che la carità cristiana è condizione irrinunciabile per intraprendere il cammino della riconciliazione. Non ci sono alternative, serve una riconciliazione vera, che avvenga nel rispetto della giustizia e del diritto e garantisca una pace duratura". Allo stesso modo, il Sinodo potrà approfondire "problemi di cui si parla poco". A questo proposito, il presule ha ricordato le "grandi questioni economiche", sottolineando ad esempio come le risorse naturali del suo Paese, la Repubblica Democratica del Congo, "potrebbero dar da mangiare al mondo intero", ma che "se non si fa attenzione queste stesse risorse possono divenire un inferno per l'umanità". In Congo, infatti, esistono vasti giacimenti di uranio, "e con l'uranio si può fare anche la bomba atomica. Se le ricchezze non vengono gestite saggiamente, con discernimento, si potrebbe giungere a una proliferazione delle bombe atomiche nel mondo. Potrebbero innescarsi guerre all'infinito". Per questo, "è decisivo che lo sfruttamento delle risorse naturali del Paese avvenga secondo il diritto internazionale, le regole del commercio internazionale". Allo stesso modo, è necessaria una maggiore obiettività da parte dei mass media, che "diffondono l'idea che Africa vuol dire tragedia". I media, ha osservato l'arcivescovo, "hanno la grande responsabilità di informare in modo equilibrato, ma soprattutto rispettando la verità così che ci si possa rendere conto di quello che accade", "per evitare di stravolgere completamente la verità sull'Africa". Il continente africano, lamenta, è "dimenticato dai mass media, dalla politica, dal potere economico. Non suscita più l'interesse di un tempo. Nel periodo coloniale interessava per le materie prime, poi è arrivato il tempo delle strategie con la guerra fredda e la decolonizzazione. Ora la crisi economica finisce per marginalizzare e indebolire ancor di più l'Africa". "L'Africa non è solo disordine! Ci sono conflitti, è vero, ma tante aree vivono in pace", ha concluso. "I problemi non mancano. Ma c'è una fondata speranza e il Sinodo la alimenterà".

Sinodo dei vescovi per l'Africa. Il card. Napier: per il continente la parola chiave è 'rinconciliazione'

La riconciliazione è il concetto chiave per il futuro del continente africano, sostiene il cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier, uno dei tre presidenti delegati nominati da Benedetto XVI per il II Sinodo dei vescovi per l'Africa, che si svolgerà dal 4 al 25 ottobre prossimi. Il porporato suggerisce in un'intervista a L'Osservatore Romano di esportare il modello di riconciliazione adottato nel suo Paese per favorire altri tentativi di ottenere giustizia e pace nel continente. La riconciliazione, osserva, "è un ambito ancora da affrontare in modo pieno. È stato fatto tanto ma si deve pure ammettere che ci sono questioni e situazioni del passato sulle quali non possiamo dirci pienamente riconciliati". La commissione per la verità e la riconciliazione in Sudafrica, ha spiegato, "ha fatto comunque un buon lavoro per far emergere la verità sulle violenze del passato e disinnescare il desiderio di vendetta" e "ha persino contribuito a istituire organizzazioni analoghe in seno ad altre Conferenze Episcopali africane". "Quindici anni sono pochi per curare tutte le ferite lasciate dall'apartheid. Non si può dire che sia stata fatta giustizia fino in fondo. Ma ora è tempo di lavorare per una migliore equità sociale. E il prossimo Sinodo continentale viene a proposito", "induce a grandi speranze". Per il card. Napier, arcivescovo di Durban dal 1992, in Africa "niente viene prima di riconciliazione, giustizia e pace. Dunque, riconciliati tra noi come Chiesa siamo chiamati a essere promotori di riconciliazione ovunque". "Anche nel Sinodo del 1994 si è parlato di pace, giustizia e riconciliazione - riconosce -. Ma il secondo Sinodo intende andare ancora più avanti per rispondere alle pressanti domande di pace e di giustizia che l'Africa pone a se stessa e al mondo". Per "un corretto progresso sociale" dell'Africa, prosegue il cardinale, non basta il rispetto dei diritti umani, ma "bisogna sostenere anche i valori morali". Il Sudafrica, ammette portando ad esempio il proprio Paese, è "ancora una democrazia giovane che deve però imparare rapidamente a risolvere problemi urgenti, trovando le modalità per affermare una maggiore giustizia sociale e prestare più attenzione ai valori morali". In questo contesto, la Chiesa Cattolica è "un punto di riferimento che risponde alla forte domanda di spiritualità, facendo così argine pure alle sette". "Dal punto di vista pastorale, cerchiamo di rispondere alle domande della gente con la catechesi e con un'opera educativa che coinvolge anche gli adulti. Dal punto di vista sociale, le priorità sono poveri, ammalati, donne che subiscono violenze e rifugiati che vengono dalla regione dei Grandi Laghi", ha commentato. "In una parola, solo rispettando il valore e il dono della vita, in ogni condizione, possiamo trovare le soluzioni ai problemi".