mercoledì 4 marzo 2009
Sinodo dei vescovi per l'Africa. Il card. Napier: per il continente la parola chiave è 'rinconciliazione'
La riconciliazione è il concetto chiave per il futuro del continente africano, sostiene il cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier, uno dei tre presidenti delegati nominati da Benedetto XVI per il II Sinodo dei vescovi per l'Africa, che si svolgerà dal 4 al 25 ottobre prossimi. Il porporato suggerisce in un'intervista a L'Osservatore Romano di esportare il modello di riconciliazione adottato nel suo Paese per favorire altri tentativi di ottenere giustizia e pace nel continente. La riconciliazione, osserva, "è un ambito ancora da affrontare in modo pieno. È stato fatto tanto ma si deve pure ammettere che ci sono questioni e situazioni del passato sulle quali non possiamo dirci pienamente riconciliati". La commissione per la verità e la riconciliazione in Sudafrica, ha spiegato, "ha fatto comunque un buon lavoro per far emergere la verità sulle violenze del passato e disinnescare il desiderio di vendetta" e "ha persino contribuito a istituire organizzazioni analoghe in seno ad altre Conferenze Episcopali africane". "Quindici anni sono pochi per curare tutte le ferite lasciate dall'apartheid. Non si può dire che sia stata fatta giustizia fino in fondo. Ma ora è tempo di lavorare per una migliore equità sociale. E il prossimo Sinodo continentale viene a proposito", "induce a grandi speranze". Per il card. Napier, arcivescovo di Durban dal 1992, in Africa "niente viene prima di riconciliazione, giustizia e pace. Dunque, riconciliati tra noi come Chiesa siamo chiamati a essere promotori di riconciliazione ovunque". "Anche nel Sinodo del 1994 si è parlato di pace, giustizia e riconciliazione - riconosce -. Ma il secondo Sinodo intende andare ancora più avanti per rispondere alle pressanti domande di pace e di giustizia che l'Africa pone a se stessa e al mondo". Per "un corretto progresso sociale" dell'Africa, prosegue il cardinale, non basta il rispetto dei diritti umani, ma "bisogna sostenere anche i valori morali". Il Sudafrica, ammette portando ad esempio il proprio Paese, è "ancora una democrazia giovane che deve però imparare rapidamente a risolvere problemi urgenti, trovando le modalità per affermare una maggiore giustizia sociale e prestare più attenzione ai valori morali". In questo contesto, la Chiesa Cattolica è "un punto di riferimento che risponde alla forte domanda di spiritualità, facendo così argine pure alle sette". "Dal punto di vista pastorale, cerchiamo di rispondere alle domande della gente con la catechesi e con un'opera educativa che coinvolge anche gli adulti. Dal punto di vista sociale, le priorità sono poveri, ammalati, donne che subiscono violenze e rifugiati che vengono dalla regione dei Grandi Laghi", ha commentato. "In una parola, solo rispettando il valore e il dono della vita, in ogni condizione, possiamo trovare le soluzioni ai problemi".