martedì 5 luglio 2011

Il Papa a Lamezia Terme e Serra San Bruno. Mons. Cantafora: di sprone per un sano protagonismo in ordine al riscatto del nostro territorio

“La venuta del Papa sarà di sprone per un nostro sano protagonismo in ordine al riscatto del nostro territorio, per aprire un varco nella diffusa rassegnazione”. Lo ha detto mons. Luigi Cantafora (foto), vescovo di Lamezia Terme, intervenendo oggi alla riunione congiunta dei consigli comunali di Lamezia e Conflenti sulla prossima visita di Benedetto XVI in Calabria, domenica 9 ottobre. “Viviamo in un’epoca difficile – ha aggiunto il presule parlando delle difficoltà del territorio - in cui sembrano smarrirsi tanti valori su cui i nostri padri avevano faticosamente costruito la vita delle nostre contrade”. Parlando spesso in questi anni con gli amministratori locali, ha aggiunto mons. Cantafora, “ho colto il giustificato timore che i territori si impoveriscano, che vada perso il senso dei luoghi, che la tradizione si debba totalmente piegare a dove ci vuol portare ‘questa’ globalizzazione dei mercati e della finanza”. “I nostri piccoli comuni sparsi sui monti – è la denuncia del presule - sembra che si stiano fiaccando a causa di diverse ragioni storiche ed economiche, culturali e di rassegnazione sociale e persino istituzionale”. La Chiesa, ha spiegato vescovo, “non può offrire ricette ma la passione per il bene comune”, affinché “qui ed oggi facciamo ciascuno la sua parte per il bene del nostro popolo”.

SIR

Consiglio Comunale congiunto dei Comuni di Lamezia Terme e Conflenti: il discorso di Cantafora

La visita del Papa alla sede de 'L'Osservatore Romano'. Benedetto XVI segue interessato e incuriosito le varie fasi di impaginazione del quotidiano

Un ospite speciale per il compleanno di un giornale singolare. Il quotidiano della Santa Sede ha festeggiato il 150° anniversario di fondazione ricevendo la visita del suo editore. Non accadeva da vent’anni. E quella di stamattina per Joseph Ratzinger è stata la prima volta da Pontefice nella sede de L’Osservatore Romano. Il Papa in redazione è un avvenimento inconsueto. Anche per il "suo" giornale, nato un secolo e mezzo fa proprio con lo scopo di offrire "alla causa del Vicario di Cristo - recitava l’editoriale del primo numero uscito con la data del 1° luglio 1861 - il tributo del nostro ingegno e della nostra parola". Da quando il 4 novembre 1929, pochi mesi dopo la firma del Trattato del Laterano, la sede del quotidiano si è trasferita all’interno della Città del Vaticano, le porte della redazione si sono aperte a cinque Papi. Ha cominciato Pio XI nel gennaio del 1930. E allora come oggi, lo ha rilevato il direttore all’inizio dell’incontro, la visita seguiva di poco l’anniversario sacerdotale del Pontefice: cinquant’anni per Achille Ratti, 20 dicembre 1929, sessant’anni per Joseph Ratzinger, 29 giugno 2011. Poi è stata la volta di Giovanni XXIII nel 1959, quindi di Paolo VI nel 1963, di Giovanni Paolo II, che ha compiuto due visite, nel 1979 e 1991, e infine di Benedetto XVI. Il Papa è stato accolto all’ingresso della sede del giornale, in via del Pellegrino, dal card. Tarcisio Bertone, suo segretario di Stato, dal direttore generale della Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano, il salesiano don Pietro Migliasso, dal vicedirettore Carlo Di Cicco e dal direttore Giovanni Maria Vian. Salito in ascensore al terzo piano, dove in un salone erano riunite tutte le componenti della comunità di lavoro, il personale della redazione del quotidiano, delle altre edizioni, dell’ufficio correttori di bozze, della postazione grafica e tecnica, dell’amministrazione e della segreteria, il Pontefice ha voluto salutare personalmente ognuno dei presenti, a cominciare dal segretario di redazione Gaetano Vallini, dal redattore capo Antonio Chilà e dal redattore capo grafico Piero Di Domenicantonio. In tutto un centinaio di persone, rappresentative di ben quindici Paesi di quattro continenti: Europa, America, Africa e Oceania. Era presente anche il direttore emerito del quotidiano, Mario Agnes. Al termine dei saluti, a Benedetto XVI è stata mostrata su un monitor la "confezione" del giornale. Il Pontefice si è seduto a una delle postazioni grafiche e, visibilmente interessato e incuriosito, ha seguito le varie fasi dell’impaginazione che precedono la stampa, illustrategli dal redattore capo grafico e dal direttore. Quindi l’indirizzo di saluto rivoltogli dal direttore, che ha espresso la sua gratitudine per l’incontro familiare che il Papa ha riservato ad ogni dipendente del quotidiano. Si è soffermato sul motto del giornale che campeggia sulla testata “Unicuique suum, non praevalebunt”: “Unicuique suum, un principio della filosofia antica, la giustizia, tratta dal diritto romano, l'altra - non prevalebunt - deriva dal detto di Gesù nel Vangelo di Matteo. E' lo stesso detto che contiene il Tu es Petrus. Quindi questo significa veramente un'unità profonda, profondamente intrecciata: Tu es Petrus, non prevalebunt. Siamo naturalmente tutti nella stessa piccola barca, navicula Petri. Grazie Santità”. Il Pontefice ha poi pronunciato il primo capoverso del discorso preparato, proseguendo poi a braccio con una lunga riflessione sul ruolo del quotidiano della Santa Sede nel panorama dell’informazione internazionale. Quindi ha impartito la benedizione apostolica. Al termine, accompagnato da un lungo applauso, il Papa è sceso al secondo piano, nell’ufficio del direttore, dove ha firmato un foglio a ricordo della visita. Quindi il direttore gli ha offerto la prima copia del numero speciale dedicato al 150° anniversario, curato da Francesco M. Valiante, e gli ha mostrato le bozze a colori dell’edizione settimanale in lingua italiana, che si stampa proprio il martedì mattina. Al Pontefice sono stati anche donati gli esemplari di alcune pubblicazioni realizzate in occasione della storica ricorrenza: il volume "Singolarissimo giornale. I 150 anni de L’Osservatore Romano", edito da Allemandi a cura di Antonio Zanardi Landi e del direttore Vian, il libro "Tempo di Dio, tempo della Chiesa. L’anno liturgico bizantino" (Marietti) dell’archimandrita Manuel Nin, rettore del Pontificio Collegio Greco, che raccoglie gli editoriali sulla liturgia orientale pubblicati sul quotidiano, una copia di ciascuna edizione (in italiano, francese, inglese, spagnolo, portoghese, tedesco e polacco) del numero speciale realizzato in occasione della Beatificazione di Giovanni Paolo II. Infine, prima del congedo, il dono più prezioso: gli Opera omnia di Sant’Agostino nella classica edizione curata da Armand-Benjamin Caillau (1794-1850). L’opera, 42 volumi in ottavo, pubblicati a Parigi tra il 1836 e il 1840, più un indice uscito nel 1842, fa parte della Collectio selecta di testi dei padri della Chiesa che l’ecclesiastico francese realizzò tra il 1829 e il 1842 dando alle stampe ben 133 volumi prima che il suo connazionale Jacques-Paul Migne (1800-1875) desse inizio alla monumentale opera di pubblicazione di tutti i testi patristici latini e greci. La copia donata a Benedetto XVI era di proprietà del canonico Agostino Zaboglio, rettore del seminario di Como al tempo di Benedetto XV, ed era successivamente entrata in possesso di don Virgilio Levi, segretario di redazione (1967-1972) e poi vicedirettore de L’Osservatore Romano (1972-1983), che lo ha lasciato in dono alla biblioteca del giornale. Per una singolare coincidenza l’opera è stata ritrovata da Giovanni Maria Vian in un angolo nascosto dell’archivio proprio il 1° luglio scorso, data del 150° anniversario.

L'Osservatore Romano, Radio Vaticana

Il saluto del direttore


GMG 2011-Il Papa a Madrid. Fervono i preparativi all’aerodromo di Cuatro Vientos per la grande festa finale. Già iniziata la costruzione del palco

La Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid si concluderà nel fine settimana del 20-21 agosto con una “grande festa”. Lo scenario: l’aerodromo di Cuatro Vientos (foto), una base aerea, la cui estensione, equivalente a 48 campi di calcio, ospiterà oltre un milione di persone che si prevede accorreranno per incontrare Benedetto XVI. Stamattina, in una conferenza stampa a Madrid per parlare degli ultimi aggiornamenti sulla GMG, Javier Cremades, responsabile degli eventi con il Papa, ha assicurato che questi che si terranno all’aerodromo madrileno saranno “una grande festa”. La Veglia del Papa con i giovani, la sera di sabato, è un incontro festoso centrato attorno all'Eucaristia. La Custodia di Arfe, capolavoro di oreficeria spagnola prestata dalla Cattedrale di Toledo, sarà utilizzata per la celebrazione centrale della notte di sabato. L’aerodromo di Cuatro Vientos aprirà i battenti alle 12.00 di sabato per accogliere i giovani che cominceranno ad arrivare per partecipare alla celebrazione finale della GMG. Dalle 14.00 inizierà l'animazione dal palco principale che è già in costruzione presso l'aerodromo. Per tutto il pomeriggio un’équipe di oltre 20 giovani animerà l’attesa delle centinaia di migliaia di giovani che si daranno appuntamento con il Papa a Madrid. Tra l’altro, si potranno ascoltare i vincitori del concorso “Amo Madrid”. Alla fine degli eventi previsti per il sabato, i giovani trascorreranno la notte nello stesso aerodromo dove verranno allestite 17 tende di adorazione eucaristica. Il giorno dopo ci sarà la Messa di chiusura della GMG, presieduta da Benedetto XVI, alla quale parteciperanno il Coro e l’Orchestra sinfonica della GMG. Dopo la Messa il Papa annuncerà dove si terrà la prossima GMG. A poco più di un mese prima dell'inizio della Giornata i preparativi dell'aerodromo procedono senza intoppi. Eva Hernandez, direttore delle Infrastrutture per la GMG, ha sottolineato che “la priorità principale è garantire la sicurezza dei partecipanti”. Perciò, sono stati interrati tutti i tubi elettrici e idrici. L'aerodromo avrà 8 accampamenti sanitari di primo soccorso sul posto. Inoltre, ci saranno 48 torri audio e 20 schermi giganti che consentiranno ai giovani di seguire le cerimonie con totale sicurezza. Hernandez ha posto particolare attenzione alla cura dei giovani con disabilità presenti sul posto. Avranno due aree speciali a loro dedicate, una per disabilità intellettiva e fisica, e uno per disabilità uditive e visive. Ad oggi le iscrizioni alla GMG raggiungono quota 420.000. Per incoraggiare gli indecisi è stata lanciata una nuova campagna attraverso Internet, radio e giornali.

SIR

Il Papa: ne 'L'Osservatore Romano' si vede qualcosa di 'urbs et orbis' che è caratteristica della cattolicità, vedere il mondo e non solo se stessi

Questa mattina Benedetto XVI si è recato in visita alla sede de L’Osservatore Romano, in occasione del 150° anniversario di fondazione del quotidiano, ricorrenza che cadeva il 1° luglio scorso.
“Vorrei dirvi di vero cuore come si fa in casa: buon compleanno!”. Questo l’augurio del Papa al quotidiano vaticano che “ha raggiunto il notevole traguardo dei 150 anni di vita”. Nel suo saluto Benedetto XVI ha espresso “sentimenti di gratitudine e di legittima fierezza”, manifestando la sua “riconoscenza a ciascuno di coloro che il giornale concretamente lo ‘fanno’, con passione umana e cristiana e con professionalità”. "Da molto tempo - ha continuato il Pontefice - ero realmente curioso di vedere come si fa oggi un giornale, dove nasce il giornale, e conoscere almeno per un momento le persone che fanno questo nostro giornale. Ho avuto adesso la gioia di scoprire il modo moderno, totalmente diverso da quello di cinquant'anni fa, in cui un giornale nasce". “Non è solo una officina, è soprattutto un grande osservatorio, come dice il nome; osservatorio per vedere le realtà di questo mondo e informare noi su queste realtà...sia le cose lontane che quelle vicine”. Il Papa si è così soffermato su quello che ha definito “uno dei grandi vantaggi dell’Osservatore Romano” e cioè “un’informazione universale che realmente vede il mondo e non solo una parte”. “Nei giornali normali si danno informazioni, ma con una preponderanza del proprio mondo e ciò fa dimenticare molte altre parti di questa terra, che sono non meno importanti. Qui si vede qualcosa della coincidenza di Urbs et Orbis che è caratteristica della cattolicità e, in un certo senso, è anche una eredità romana: veramente vedere il mondo e non solo se stessi". Ancora, ha proseguito il Papa, L’Osservatore Romano si occupa delle “cose lontane” anche in un altro senso: “Non rimane alla superficie degli avvenimenti, ma va alle radici. Oltre la superficie ci mostra le radici culturali e il fondo delle cose. E' per me non solo un giornale, ma anche una rivista culturale. Ammiro come è possibile ogni giorno dare dei grandi contributi che ci aiutano a capire meglio l'essere umano, le radici da cui vengono le cose e come devono essere comprese, realizzate, trasformate”. Ma, ha soggiunto il Papa, il quotidiano vaticano “vede anche le cose vicine”, il “nostro piccolo mondo che tuttavia è un mondo grande". Benedetto XVI ha poi constatato che “nessuno può informare su tutto”: “E’ sempre necessaria una scelta, un discernimento. E’ perciò decisivo, nella presentazione dei fatti, il criterio di scelta: non c’è mai il fatto puro, c’è sempre anche una scelta che determina che cosa debba apparire e cosa non debba apparire”. Il Papa ha rilevato che oggi queste scelte delle priorità, “sono spesso e in molti organi dell’opinione pubblica, molto discutibili”. L’Osservatore Romano si fa invece guidare dal senso di giustizia e dal Vangelo. Dunque, ha affermato, “abbiamo come criterio la giustizia” e “la speranza che viene dalla fede”. Ecco perché, ha concluso con gratitudine, L’Osservatore Romano non fa solo “informazione” ma anche “formazione”.

SIR, Radio Vaticana

VISITA ALLA SEDE DE L’OSSERVATORE ROMANO IN OCCASIONE DEL 150° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE DEL QUOTIDIANO - il testo integrale del saluto del Papa

Il principe giordano Ghazi, promotore della lettera dei 138 saggi musulmani per il dialogo con i cristiani, alla Giornata di Assisi voluta dal Papa

Il principe giordano Ghazi bin Muhammad bin Talal (foto), promotore nel 2007 della lettera dei 138 saggi musulmani al Papa per il dialogo con i cristiani, parteciperà il prossimo 27 ottobre ad Assisi all'incontro interreligioso convocato da Benedetto XVI. Sarà dunque uno degli esponenti islamici che prenderanno parte all'evento in occasione dei venticinque anni dalla prima giornata di preghiera delle religioni per la pace, voluta da Giovanni Paolo II nel 1986. Ad annunciare questa sua intenzione è stato lo stesso dignitario musulmano nel corso di un incontro che ha avuto nei giorni scorsi ad Amman con il patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Fouad Twal. Come tutti i componenti della famiglia reale hashemita, Ghazi, cugino dell'attuale re di Giordania Abdallah II, vanta il titolo di discendente diretto di Maometto, il profeta dell'islam. Ma, al di là del suo albero genealogico, a contare è soprattutto l'impegno per il dialogo interreligioso messo in atto in questi anni attraverso il Royal Aal al-Bayt Institute for Islamic Thought di Amman, l'istituto islamico che questo principe quarantaquattrenne con alle spalle studi letterari e filosofici a Princeton e a Cambridge oggi dirige. Già nel 2006, all'indomani delle polemiche scoppiate intorno al discorso di Ratisbona, Ghazi si era distinto scrivendo una prima lettera aperta a Benedetto XVI in cui, anziché attaccarlo, entrava nel merito del discorso del Papa, spiegando dal suo punto di vista che cosa significhi per un musulmano il rapporto tra fede e ragione. Un anno dopo, poi, alla fine del Ramadan 2007, arrivò "A Common Word", “Una parola in comune tra noi e voi”, il documento sottoscritto da ben 138 personalità islamiche di tutto il mondo che per la prima volta da parte musulmana metteva a tema esplicitamente la necessità di trovare nella comunanza dei comandamenti sull'amore di Dio e del prossimo la base per il dialogo tra cristiani e musulmani. Quel testo ebbe un'eco senza precedenti in Occidente ed è tuttora il punto di riferimento di ogni iniziativa accademica sul dialogo islamo-cristiano; anche se non altrettanto si può dire sulla sua diffusione nei Paesi musulmani. Fin dall'inizio il Vaticano l'accolse con grande attenzione: nel novembre 2008 si tenne a Roma anche un seminario tra un gruppo ristretto dei firmatari islamici e una delegazione cattolica, conclusosi con una dichiarazione congiunta. E non a caso, durante il viaggio che nel maggio 2009 lo portò in Terra Santa, Benedetto XVI fece tappa nella moschea di Amman, dove ad accoglierlo fu proprio il principe Ghazi. Che poi, a nome del suo Paese, si è fatto promotore all'Onu anche di una nuova iniziativa: una settimana mondiale dell'armonia interreligiosa, che l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito ufficialmente e che dal 2011 si celebra ogni anno la prima settimana di febbraio. Non sfugge certo il significato politico delle iniziative del principe Ghazi, che in questi anni ha cercato di far assumere alla Giordania un ruolo cruciale nel dialogo religioso tra l'islam e l'Occidente, a volte anche in concorrenza con i sauditi. E andrà inoltre verificato quanto la monarchia hashemita potrà restare davvero al riparo dai venti che ormai da settimane scuotono tutto il Medio Oriente. Ma l'annuncio dell'intenzione di essere presente ad Assisi conferma in ogni caso la vicinanza tra il principe-filosofo Ghazi e il tipo di dialogo con il mondo islamico proposto da Papa Ratzinger. Non a caso, secondo quanto riferisce sull'incontro con Fouad Twal il sito del Patriarcato latino di Gerusalemme, nel faccia a faccia di Amman si è parlato anche di un altro fatto molto importante: sono quasi finiti i lavori della chiesa di Wadi al Kharrar, il luogo che secondo un'antica tradizione corrisponderebbe alla Betania oltre il Giordano dove Gesù fu battezzato da Giovanni il Battista. Un sito che Amman sta valorizzando come meta di pellegrinaggi cristiani e dove Benedetto XVI due anni fa pose, appunto, la prima pietra di una nuova chiesa. Verrà inaugurata ufficialmente proprio a novembre, cioè subito dopo l'incontro di Assisi. Ed è già prevista la presenza per l'occasione in Giordania di una delegazione ufficiale vaticana.

Giorgio Bernardelli, Vatican Insider

Padre Lombardi: illegittime le recenti ordinazioni sacerdotali della Fraternità San Pio X. Alla cerimonia presente anche il negazionista Williamson

Le ordinazioni sacerdotali effettuate dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X lo scorso fine settimana sono ''da considerarsi tuttora illegittime''. Lo ha ribadito il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, rispondendo alle domande dei giornalisti. ''Non vi è che da ribadire - ha spiegato Lombardi - quanto già dichiarato in situazioni analoghe in passato, cioè rinviare a quanto affermato dal Santo Padre nella sua Lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica del 10 marzo 2009: 'Finchè la Fraternità non ha una posizione canonica nella Chiesa, anche i suoi ministri non esercitano ministeri legittimi nella Chiesa (...) finchè le questioni concernenti la dottrina non sono chiarite, la Fraternità non ha alcuno stato canonico nella Chiesa, e i suoi ministri (...) non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa'''. Alle ordinazioni di tredici nuovi preti che si è tenuta lo scorso 29 giugno nel quartier generale tradizionialista di Econe, in Svizzera, hanno partecipato tutti e quattro i vescovi lefebvriana, compreso mons. Richard Williamson, sotto processo in Germania per aver negato l'esistenza delle camere a gas. Il processo di appello contro il vescovo negazionista si è aperto ieri a Ratisbona, in Baviera. In primo grado, Williamson è stato condannato a pagare una multa di 10mila euro a norma della legge tedesca per cui è un reato negare lo sterminio degli ebrei durante il nazismo. L'avvocato di Williamson ha detto ieri in aula che il vescovo pensava che l'intervista, registrata in Germania, sarebbe stata trasmessa solo in Svezia, dove la negazione dell'Olocausto, diversamente dalla Germania, non è un reato.

Asca

Benedetto XVI rimanda la partenza per iniziare il periodo estivo a Castel Gandolfo per stare un giorno in più assieme al fratello Georg

Questa mattina Benedetto XVI farà visita alla redazione de L’Osservatore Romano, il quotidiano vaticano diretto dal professor Gian Maria Vian, il giornale "ufficioso" della Santa Sede che compie centocinquant’anni. Era previsto che il Papa nel pomeriggio si trasferisse a Castel Gandolfo, nella residenza estiva, per iniziare un periodo di (relativo) riposo, che per lui significa potersi dedicare allo studio e alla scrittura. Ieri dalla Sala Stampa vaticana si è appreso che la partenza è rimandata di un paio di giorni. Il motivo del ritardo? È molto semplice. In queste settimane Benedetto XVI ha avuto suo ospite il fratello Georg Ratzinger, con il quale ha festeggiato il sessantesimo dell’ordinazione sacerdotale: entrambi furono ordinati sacerdoti nel duomo di Frisinga il 29 giugno 1951. Mons. Georg ritorna a Ratisbona, dove abita e dove ha per decenni diretto il famoso coro dei Domspatzen, i "passerotti del duomo", domani, mercoledì 6 luglio. Benedetto XVI ha deciso di rimandare di due giorni la partenza per Castel Gandolfo in modo da rimanere un giorno di più insieme al fratello, l’unico famigliare rimastogli. Soltanto dopo il ritorno di don Ratzinger in Germania, il Papa lascerà il Vaticano. L’Udienza generale di domani era stata sospesa, e rimane tale, anche se il Pontefice si trova a Roma e non si è ancora trasferito nel palazzo papale sui colli romani. Benedetto XVI nelle prossime settimane si dedecherà alla preparazione dei discorsi per la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, in programma per il prossimo agosto, e anche alla scrittura del terzo e più breve volume su Gesù, interamente focalizzato sull’infanzia di Cristo e dunque sui vangeli di Matteo e Luca, gli unici due che descrivono la nascita del Nazareno.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

60° anniversario di Ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI. Le celebrazioni organizzate dall’arcidiocesi di Colombo e dalla Nunziatura apostolica

“Benedetto XVI ha grandi responsabilità, come il Buon pastore verso il suo gregge. Dio lo ha scelto come Papa e noi dobbiamo pregare per lui, perché abbia buona salute, una vita lunga, e il coraggio e la forza per nuove missioni”. Lo ha detto il card. Malcolm Ranjith (foto), arcivescovo di Colombo, nell’omelia della Messa in onore del Pontefice. In Sri Lanka, l’arcidiocesi di Colombo e la Nunziatura apostolica hanno organizzato una Celebrazione Eucaristica, una premiazione e un concerto per commemorare il sesto anniversario del pontificato di Benedetto XVI e il 60° anniversario della sua Ordinazione sacerdotale. Tutti gli eventi si sono svolti il 3 luglio scorso. Insieme all’arcivescovo, anche mons. Joseph Spiteri, nunzio apostolico, ha celebrato la Messa di ringraziamento, nella cattedrale S. Lucia a Kotahena. I vescovi Winston Fernando, diocesi di Badulla), Norbert Andradi, diocesi di Anuradhapura, e Cletus Chandrasiri, diocesi Rathnapura, erano gli altri concelebranti. Alla liturgia è seguita la premiazione di un concorso artistico, al quale hanno partecipato 800 bambini della diocesi. Tema della competizione era “Il pastore raggiunge chi ha bisogno, l’amore e la riconciliazione conducono alla condivisione e alla solidarietà”. Nel ringraziare mons. Spiteri, organizzatore dell’evento, il cardinale ha poi invitato i bambini a godersi la loro età in modo corretto, con saggezza e gioia. E ha aggiunto: “Gesù disse ‘lasciate che i piccoli vengano a me’. Così, miei cari figli, andate da Gesù e lasciate che vi accompagni. La vostra vita brillerà”. In palio, oltre a una pergamena siglata dal nunzio, anche premi in denaro: 25mila rupie, circa 230 dollari, al primo classificato, 20mila rupie, circa 180 dollari, al secondo, 15mila rupie, circa 135 dollari, al terzo. Molti premi sono andati a un gruppo di bambini disabili tamil e singalesi, provenienti da vari istituti e scuole del Paese.

Melani Manel Perera, AsiaNews

Dimesso il vescovo di Santa Rosa in California, lasciò passare troppo tempo nel denunciare un sacerdote messicano accusato di abusi ai danni di minori

Si chiama Daniel Walsh e finora aveva guidato la diocesi di Santa Rosa negli Stati Uniti. In un breve comunicato, il Vaticano ha annunciato lo scorso 30 giugno che Papa Benedetto XVI ha accettato le sue dimissioni anticipate per “cause di forza maggiore”. Le vere ragioni della sua uscita rimangono un mistero. Una sola cosa è certa: il presule è stato coinvolto in storie di pedofilia a causa del comportamento di un prete messicano accusato di gravi atti di pedofilia. La Santa Sede si è limitata ad informare che la dimissione di Walsh era stata accolta secondo l’articolo 401.2 del Codice di Diritto Canonico, la legge fondamentale della Chiesa Cattolica, sulle dimissioni per malattia o problemi gravi. Sulla salute del vescovo uscente si conosce poco, ma non è da escludere che sia afflitto da una patologia, almeno non pubblicamente. Nonostante, dal 24 gennaio scorso la Sede Apostolica nominò Robert Vasa vescovo ad Interim di Santa Rosa con diritto a successione, preparando di fatto dei cambiamenti alla guida della diocesi. In passato, Daniel Walsh ha dovuto affrontare delle gravissime problematiche sempre rigurardati casi di pedofilia. Nel 2006 aveva affrontato lo scandalo causato dal prete messicano Francisco Ochoa, accusato dalla giustizia statunitense di 10 reati di abusi sessuali contro minori. Il vescovo fu indicato come negligente perché impiegò troppi giorni nel denunciare l’atteggiamento del sacerdote Ochoa ai Servizi di Protezione dei Minori della Contea di Sonoma (California), permettendogli di fuggire in Messico, dove si presume risieda ancora oggi. Nel giugno di quell’anno, il presule scrisse una lettera aperta ai fedeli nella quale rivelava che il 28 aprile 2006 Ochoa confessò di aver commesso tre abusi sessuali contro dei minori tra i 12 e i 16 anni a Sonoma, nella California, e anche nel territorio messicano. Nonostante la confessione, il vicario episcopale, Dan Galvin, informò diversi giorni dopo le autorità civili. Lo fece il 1° maggio successivo, senza considerare l’esistenza di una linea telefonica attiva 24 su 24 apposita per i servizi sociali di emergenza. Al momento della denuncia Ochoa Pérez si trovava già al di là del confine. Ulteriormente, Walsh chiese scusa alle vittime per aver fallito nel denunciare in tempo la situazione accettando "qualsiasi punizione gli fosse imposta". Il 27 agosto 2007, la diocesi di Santa Rosa raggiunse un accordo con le vittime per 5 milioni di dollari, mentre il vescovo versò personalmente 20 mila dollari e fu obbligato a seguire un programma di 5 mesi per evitare di essere anch’egli accusato di favoreggiamento nei confronti di Ochoa.

Andrés Beltramo álvarez, Vatican Insider