sabato 6 novembre 2010

L'arrivo del Papa a Barcellona. Il saluto e la benedizione dalla finestra dell'arcivescovado alla folla festante che lo attendeva dal pomeriggio

Benedetto XVI ha lasciato la Galizia per la Catalogna atterrando in serata, intorno alle 21.06, all'aeroporto di El Prat di Barcellona, dove, scendendo dall'aereo, ha salutato i presenti ed è stato brevemente accolto dalle autorità. Il vescovo di Sant Feliu de Llobregat mons. Agustín Cortés, il sindaco di Barcellona Jordi Hereu, il presidente della Generalitat della Catalogna José Montilla e il delegato del Governo spagnolo in Catalogna Joan Rangel erano tra le autorità che lo attendevano all'aeroporto. Il Papa è entrato rapidamente nell'automobile che lo ha portato al Palazzo vescovile di Barcellona, dove ha cenato e pernottato. La piazza della Cattedrale ha vibrato con l'arrivo del Papa in automobile all'Arcivescovado e il suo atteso, anche se non previsto ufficialmente, saluto e benedizione dal balcone alle migliaia di persone che lo acclamavano. Bandiere del Vaticano, della Spagna e di vari movimenti e gruppi ecclesiali e striscioni con immagini di Benedetto XVI ondeggiavano sullo sfondo di una grande ovazione, tra applausi e canti ritmici con frasi come “Viva il Papa”, “Sì, sì, sì, il Papa è già qui” e “Questa è la gioventù del Papa”. Davanti alla Cattedrale, l'automobile chiusa del Pontefice è passata in un corridoio riservato tra la folla, che giungeva fino a pochi metri dal Palazzo vescovile, dove il Pontefice ha trascorso la notte. Anche se l'atto non era previsto dal programma ufficiale, che cercava di favorire al massimo il riposo del Papa dopo il suo arrivo a Barcellona, si è subito aperta la porta del balcone, adornato con una bandiera dell'Arcivescovado di Barcellona, e sono apparsi Benedetto XVI, sorridente, e l'arcivescovo della città, il card. Lluís Martínez Sistach. Entrambi hanno pronunciato poche parole, che la folla non ha potuto udire a causa di un'acustica poco potente e del chiasso nella piazza.


Quanti vi erano riuniti, tuttavia, hanno potuto vedere bene le benedizioni e i saluti del Papa, ai quali hanno risposto alzando le mani, applaudendo e acclamandolo. Questo scambio ha rappresentato il punto culminante di un pomeriggio intero di attesa per molti giovani, ai quali alla fine si sono uniti famiglie, sacerdoti, religiosi e persone di ogni età, in un ambiente festoso di preghiera e incontro nella piazza della Cattedrale. Già alle 16.00, la Plaza Cataluña ha accolto un ballo di varie centinaia di giovani, alcuni vestiti con i colori della bandiera vaticana. Lì e in altri punti del centro cittadino si sono riuniti vari gruppi che si dirigevano alla piazza della Cattedrale per partecipare all'accoglienza spontanea al Papa. L'atto è stato guidato da una commissione non ufficiale di giovani rappresentanti di movimenti ecclesiali, parrocchie e altri gruppi, che aveva organizzato la recita del rosario. Ogni mistero veniva condotto da un movimento, con meditazioni di un sacerdote e canti, e attraverso un sistema di megafoni che permetteva a tutti i presenti che lo desideravano di ascoltare e partecipare. “Noi giovani ci siamo uniti perché il Santo Padre si senta accolto con calore dalla gioventù a Barcellona, una terra tanto arida, tanto complicata”, ha spiegato all'agenzia Zenit una delle organizzatrici dell'atto, Myriam Puñet. “Abbiamo convocato questo Rosario per preparare i cuori a questo incontro così rapido ma, speriamo, tanto fecondo e storico”, ha aggiunto. Per diffondere la convocazione, i giovani organizzatori hanno usato soprattutto mezzi on-line e il tradizionale passaparola.


Apcom, Zenit

Il Papa: Dio, sole delle intelligenze, forza delle volontà e calamita dei nostri cuori, torni a risuonare gioiosamente sotto i cieli dell’Europa

Nel pomeriggio, Papa Benedetto XVI ha presieduto a Santiago de Compostela la Santa Messa in occasione dell'Anno Santo Compostelano, ultima tappa del pellegrinaggio nella città dell'apostolo Giacomo, di fronte alle 7.000 persone che sono riuscite ad accedere alla Piazza dell'Obradoiro e le quasi 200.000, secondo stime del Comune di Santiago, che hanno seguito la celebrazione attraverso i maxischermi collocati in vari punti della città, e davanti ai principi delle Asturie e alle autorità civili nazionali, regionali e locali, salutate in idioma galiziano, oltre che ai vertici della Chiesa locale.
Nell'omelia, il Pontefice ha commentato le parole del Vangelo secondo cui Cristo è venuto per servire, ''e dare la propria vita in riscatto per molti''. ''Per i discepoli - ha spiegato Papa Ratzinger - che vogliono seguire e imitare Cristo, servire il fratello non è più una mera opzione, ma parte essenziale del proprio essere. Un servizio che non si misura in base ai criteri mondani dell'immediato, del materiale e dell'apparente, ma perchè rende presente l'amore di Dio per tutti gli uomini e in tutte le loro dimensioni, e dà testimonianza di Lui, anche con i gesti più semplici''. ''Nel proporre questo nuovo modo di relazionarsi nella comunità, basato sulla logica dell'amore e del servizio - ha quindi aggiunto il Pontefice -, Gesù si rivolge anche ai 'capi dei popoli', perchè dove non vi è impegno per gli altri sorgono forme di prepotenza e sfruttamento che non lasciano spazio a un'autentica promozione umana integrale''. ''Vorrei - ha concluso - che questo messaggio giungesse soprattutto ai giovani: proprio a voi, questo contenuto essenziale del Vangelo indica la via perchè, rinunciando a un modo di pensare egoistico, di breve portata, come tante volte vi si propone, e assumendo quello di Gesù, possiate realizzarvi pienamente ed essere seme di speranza''.
“Questo è ciò che ci ricorda anche la celebrazione di questo Anno Santo Compostelano. E questo è quello che nel segreto del cuore, sapendolo esplicitamente o sentendolo senza saperlo esprimere a parole, vivono tanti pellegrini che camminano fino a Santiago di Compostela per abbracciare l’Apostolo”. “La stanchezza dell’andare, la varietà dei paesaggi, - ha continuato il Papa - l’incontro con persone di altra nazionalità, li aprono a ciò che di più profondo e comune ci unisce agli uomini: esseri in ricerca, esseri che hanno bisogno di verità e di bellezza, di un’esperienza di grazia, di carità e di pace, di perdono e di redenzione...Chi compie il pellegrinaggio a Santiago, in fondo, lo fa per incontrarsi soprattutto con Dio, che, riflesso nella maestà di Cristo, lo accoglie e benedice nell’arrivare al Portico della Gloria”. Il Papa ha voluto ricordare che Dio non è il nemico dell'uomo. “È una tragedia che in Europa, soprattutto nel XIX secolo, si affermasse e diffondesse la convinzione che Dio è l’antagonista dell’uomo e il nemico della sua libertà”. “Dio è l’origine del nostro essere e il fondamento e culmine della nostra libertà, non il suo oppositore”, ha sottolineato il Papa. “Come è possibile che si sia fatto pubblico silenzio sulla realtà prima ed essenziale della vita umana?”. “Noi uomini non possiamo vivere nelle tenebre, senza vedere la luce del sole. E, allora, com’è possibile che si neghi a Dio, sole delle intelligenze, forza delle volontà e calamita dei nostri cuori, il diritto di proporre questa luce che dissipa ogni tenebra?”, si è chiesto il Papa. Di fronte a un paganesimo che propugna una visione di un Signore invidioso e contrario all'uomo, ha dichiarato, “è necessario che Dio torni a risuonare gioiosamente sotto i cieli dell’Europa”. Allo stesso modo, è necessario che il nome di Dio, “questa parola santa”, “non si pronunci mai invano; che non venga stravolta facendola servire a fini che non le sono propri”. “Occorre che venga proferita santamente. È necessario che la percepiamo così nella vita di ogni giorno, nel silenzio del lavoro, nell’amore fraterno e nelle difficoltà che gli anni portano con sé”. Per questo motivo, il Papa ha sottolineato che “il contributo specifico e fondamentale della Chiesa a questa Europa, che ha percorso nell’ultimo mezzo secolo un cammino verso nuove configurazioni e progetti”, è “che Dio esiste e che è Lui che ci ha dato la vita”. “Solo Lui è assoluto, amore fedele e immutabile, meta infinita che traspare dietro tutti i beni, verità e bellezze meravigliose di questo mondo; meravigliose ma insufficienti per il cuore dell’uomo”. L'Europa, ha aggiunto il Papa, “deve aprirsi a Dio, uscire all’incontro con Lui senza paura, lavorare con la sua grazia per quella dignità dell’uomo che avevano scoperto le migliori tradizioni: oltre a quella biblica, fondamentale a tale riguardo, quelle dell’epoca classica, medievale e moderna, dalle quali nacquero le grandi creazioni filosofiche e letterarie, culturali e sociali dell’Europa”. La croce dei cammini che conducono a Santiago, “segno supremo dell’amore portato fino all’estremo, e perciò dono e perdono allo stesso tempo, dev’essere la nostra stella polare nella notte del tempo”. “Non smettete di imparare le lezioni di questo Cristo dei crocicchi dei cammini e della vita, in lui ci viene incontro Dio come amico, padre e guida. O Croce benedetta, brilla sempre nelle terre dell’Europa!”, ha esclamato Benedetto XVI. Il Pontefice ha poi voluto avvertire l'Europa del pericolo di vivere dando le spalle a Dio. “Lasciate che proclami da qui la gloria dell’uomo, che avverta delle minacce alla sua dignità per la privazione dei suoi valori e ricchezze originari, l’emarginazione o la morte inflitte ai più deboli e poveri”, ha affermato. “Non si può dar culto a Dio senza proteggere l’uomo suo figlio e non si serve l’uomo senza chiedersi chi è suo Padre e rispondere alla domanda su di lui”. “L’Europa della scienza e delle tecnologie, l’Europa della civilizzazione e della cultura, deve essere allo stesso tempo l’Europa aperta alla trascendenza e alla fraternità con altri continenti, al Dio vivo e vero a partire dall’uomo vivo e vero”. “Questo è ciò che la Chiesa desidera apportare all’Europa: avere cura di Dio e avere cura dell’uomo, a partire dalla comprensione che di entrambi ci viene offerta in Gesù Cristo”, ha rimarcato. Per questo, ha invitato i cristiani a “seguire l’esempio degli apostoli, conoscendo il Signore ogni giorno di più e dando una testimonianza chiara e valida del suo Vangelo”. “Non vi è maggior tesoro che possiamo offrire ai nostri contemporanei”, ha sottolineato.

Zenit, Asca


ll Papa: nella Chiesa gli uomini imparano ad abbracciare i fratelli, scoprendo in essi l’immagine divina, la verità più profonda del loro essere

Dall’aeroporto internazionale di Santiago de Compostela, in Papamobile, dopo essere passato davanti ai tanti fedeli presenti, il Papa ha percorso i dieci chilometri verso la Cattedrale, gli stessi ultimi 10 chilometri del Cammino di Santiago. Moltissimi i fedeli che lo attendevano tra bandiere e coriandoli, accompagnati dallo scampanellare davanti ad ogni chiesetta. Il Papa è stato accolto dal Capitolo della Cattedrale all’esterno, poi ha iniziato il rito del pellegrinaggio, indossando il mantello marrone con la conchiglia e la croce. E' entrato nella Cattedrale dalla Porta di Azbacheria, si è soffermato per un momento di adorazione nella Cappella del Santissimo Sacramento per raggiungere poi il Portico della Gloria. Lì, si è affacciato a salutare i fedeli presenti in Plaza del Obradoiro ed e' quindi uscito dalla Porta Reale e rientrato dalla Porta Santa, per scendere nella cripta e venerare la tomba dell'Apostolo San Giacomo. Infine, seguendo un'antica tradizione, il Papa ha abbracciato la statua dell'Apostolo davanti all'altare maggiore. Il Papa si è fermato quindi al centro della Cattedrale per una riflessione proposta ad un migliaio di presenti, religiosi e religiose ma anche giovani e famiglie, malati ed anziani.
''Andare in pellegrinaggio non è semplicemente visitare un luogo qualsiasi per ammirare i suoi tesori di natura, arte o storia. Andare in pellegrinaggio significa, piuttosto, uscire da noi stessi per andare incontro a Dio là dove Egli si è manifestato, là dove la grazia divina si è mostrata con particolare splendore e ha prodotto abbondanti frutti di conversione e santità tra i credenti''. Nel suo discorso, il Papa ha spiegato che il risultato della fede e l’essere introdotti in un “mistero di amore” ed essere “in un certo modo abbracciati da Dio, trasformati dal suo amore”.
“La Chiesa è questo abbraccio di Dio nel quale gli uomini imparano anche ad abbracciare i propri fratelli, scoprendo in essi l’immagine e somiglianza divina, che costituisce la verità più profonda del loro essere, e che è origine della vera libertà”. Quindi ha proseguito: “Tra verità e libertà vi è una relazione stretta e necessaria. La ricerca onesta della verità, l’aspirazione ad essa, è la condizione per un’autentica libertà. Non si può vivere l’una senza l’altra. La Chiesa, che desidera servire con tutte le sue forze la persona umana e la sua dignità, è al servizio di entrambe, della verità e della libertà. Non può rinunciare ad esse, perché è in gioco l’essere umano, perché la spinge l’amore all’uomo...e perché senza tale aspirazione alla verità, alla giustizia e alla libertà, l’uomo si perderebbe esso stesso”. Il Papa, dopo aver ricordato che Compostela è "cuore spirituale della Galizia e, allo stesso tempo, scuola di universalità senza confini", ha invitato tutti i fedeli “a vivere illuminati dalla verità di Cristo, professando la fede con gioia, coerenza e semplicità, in casa, nel lavoro e nell’impegno come cittadini”: “Che la gioia di sentirvi figli amati di Dio vi spinga anche ad un amore sempre più profondo per la Chiesa, collaborando con essa nella sua opera di portare Cristo a tutti gli uomini. Pregate il Padrone della messe, perché molti giovani si consacrino a questa missione nel ministero sacerdotale e nella vita consacrata: oggi, come sempre, vale la pena dedicarsi per tutta la vita a proporre la novità del Vangelo”. Il Papa ha infine espresso il suo ringraziamento “a tutti i cattolici spagnoli per la generosità con la quale sostengono tante istituzioni di carità e di promozione umana”, invitando a non stancarsi “di mantenere queste opere, che apportano beneficio a tutta la società, e la cui efficacia si è manifestata in modo speciale nell’attuale crisi economica, così come in occasione delle gravi calamità naturali che hanno colpito vari Paesi”.
Il Pontefice ha ricordato che i ''cristiani andarono in pellegrinaggio, anzitutto, nei luoghi legati alla passione, morte e resurrezione del Signore, in Terra Santa. Poi a Roma, città del martirio di Pietro e Paolo, e anche a Compostela, che, unita alla memoria di San Giacomo, ha accolto pellegrini di tutto il mondo, desiderosi di rafforzare il loro spirito con la testimonianza di fede e amore dell'Apostolo''.
Nel suo saluto al Papa, mons. Julián Barrio Barrio, arcivescovo di Santiago de Compostela, ha confessato la gioia per il fatto che “il Successore di Pietro venga a venerare la tomba del protomartire tra gli Apostoli”, “pregando qui per tutta la Chiesa”. Il presule ha ringraziato il Pontefice per “la finezza spirituale, la profondità intellettuale e la fermezza evangelica con cui sta guidando la barca di Pietro”. “Nella sua persona, il Signore ci ha dato il dono dell''umile lavoratore della sua vigna', disposto giorno dopo giorno a bere il suo calice, spendendo la propria vita per la conversione, la purificazione e la santificazione dei figli della Chiesa”. “L'Anno Santo Compostelano che stiamo celebrando è un appello alla speranza cristiana”, ha ricordato, sottolineando che “San Giacomo è il referente della speranza che dà senso, vigore e impulso alla fede, proiettandola giorno dopo giorno verso la sua meta definitiva”. “Come Papa pellegrino a Santiago, viene oggi da noi portando la bandiera del principio della speranza”, ha concluso mons. Barrio. Prima della benedizione, il Papa ha accesso il celebre Botafumeiro, l'incensiere della Cattedrale di Compostella, famoso perchè il più grande incensiere del mondo, viene fatto oscillare dai "tiraboleiros" che lo issano fino a 22 metri d'altezza nella croce della navata centrale e quindi, con un sistema di corde e carrucole, gli imprimono un moto pendolare, fino a fargli sfiorare il soffitto delle navate ad una velocità di circa 70 km/h. Il Papa si è quindi trasferito nell’arcivescovado per il pranzo con i cardinali, il seguito e i membri del comitato esecutivo della Conferenza Episcopale spagnola.

Korazym, Asca, Zenit

Il Papa: Spagna e Europa edifichino il presente e progettino il futuro dalla verità autentica dell’uomo, dalla libertà e dalla giustizia per tutti

Papa Benedetto XVI è atterrato intorno alle 11.30 all'Aeroporto internazionale di Santiago de Compostela, in Spagna, dove ha inizio il viaggio di due giorni che toccherà anche Barcellona, il 18° viaggio apostolico di Benedetto XVI. Vengo come pellegrino per esortare la Spagna e l’Europa a dare nuovo vigore alle loro radici cristiane: arrivando in Galizia il Santo Padre ha ricordato come la tradizione cristiana e il Vangelo abbiano segnato indelebilmente la Spagna e il Vecchio Continente. Il Pontefice è stato accolto dalle Altezze Reali i Principi delle Asturie Felipe di Spagna e la Consorte Letizia e dall'Arcivescovo di Santiago de Compostela, mons. Julia'n Barrio Barrio. Erano inoltre presenti Autorità politiche del Governo Centrale, dell'Autonomia della Galizia e del Comune di Santiago, i cardinali spagnoli e il Comitato esecutivo della Conferenza Episcopale Spagnola, con alcune centinaia di fedeli. Dopo gli onori militari e l'esecuzione degli inni nazionali e dopo il discorso del principe Felipe, Benedetto XVI ha preso la parola: “Nel più profondo del suo essere l’uomo è sempre in cammino e alla ricerca della verità”. Un Papa pellegrino in cammino con la Chiesa e l’umanità, che da sempre cerca la verità. La Chiesa è in cammino, ha detto il Santo Padre, e nel contempo compie il proprio cammino interiore, quello che la conduce attraverso la fede, la speranza e l’amore, a farsi trasparenza di Cristo per il mondo, essere in mezzo agli uomini, presenza di Cristo. “Anch’io – ha detto il Papa - mi sono messo in cammino per confermare nella fede i miei fratelli. Vengo come pellegrino in questo Anno Santo Compostelano e porto nel cuore lo stesso amore a Cristo che spingeva l’Apostolo Paolo a intraprendere i suoi viaggi, con l’anelito di giungere anche in Spagna”.
Benedetto XVI ha espresso il desiderio di unirsi alla grande schiera di pellegrini, uomini e donne che, nei secoli sono venuti da ogni angolo del mondo a Compostela sulla tomba dell’apostolo Giacomo. "Essi – ha indicato il Papa - con le orme dei loro passi hanno creato una via di cultura, preghiera, conversione, concretizzatasi in chiese e ospedali, in ostelli, ponti e monasteri". In questa maniera, ha proseguito, la Spagna e l’Europa svilupparono una fisionomia spirituale marcata in modo indelebile dal Vangelo. Un Papa testimone e messaggero del Vangelo anche per Barcellona, città in cui giungerà in serata “per rinvigorire la fede del suo popolo – definito da Benedetto XVI – “accogliente e dinamico”. “Una fede seminata già agli albori del cristianesimo, e che germinò e crebbe al calore di innumerevoli esempi di santità - Ignazio di Loyola, Teresa di Gesù, Giovanni della Croce, Francesco Saverio - dando origine a tante istituzioni di beneficienza, cultura, educazione”. Fede, ha proseguito il Pontefice, che ispirò il geniale architetto Antoni Gaudí nell’impresa della Sagrada Familia. A tal riguardo il Papa ha espresso la gioia di dedicare domani questa chiesa, “nella quale si riflette tutta la grandezza dello spirito umano che si apre a Dio”. Anche nel XX secolo, ha poi rammentato il Santo Padre, la Spagna ha suscitato nuove istituzioni, gruppi e comunità di vita cristiana e negli ultimi decenni cammina in concordia e unità, in libertà e pace, guardando al futuro con speranza e responsabilità. La Spagna, per Benedetto XVI, ''mossa dal suo ricco patrimonio di valori umani e spirituali, cerca pure di progredire in mezzo alle difficoltà e offrire la sua solidarietà alla comunità internazionale''.
''Come il Servo di Dio Giovanni Paolo II, che da Compostela esortò il Vecchio Continente a dare nuovo vigore alle sue radici cristiane, anch'io vorrei esortare la Spagna e l'Europa a edificare il loro presente e a progettare il loro futuro a partire dalla verità autentica dell'uomo, dalla libertà che rispetta questa verità e mai la ferisce, e dalla giustizia per tutti, iniziando dai più poveri e derelitti''. “Una Spagna e un’Europa - ha detto - non solo preoccupate delle necessità materiali degli uomini, ma anche di quelle morali e sociali, di quelle spirituali e religiose, perché tutte queste sono esigenze autentiche dell’uomo e solo così si opera in modo efficace, integro e fecondo per il suo bene”. Il Papa, nell’entusiasmo generale, non ha mancato di salutare tutti in lingua gallega: “Nell’affidare all’intercessione di San Giacomo Apostolo la mia presenza tra voi, supplico Dio che giunga a tutti la sua benedizione”. Il Principe Felipe, che ha dato il benvenuto al Papa a nome dei reali Juan Carlos e Sofía, ha ricordato nel suo discorso l'importanza delle precedenti due visite a Santiago di Giovanni Paolo II. “Da quelle occasioni è derivato un autentico boom del numero di pellegrini che arrivano a Compostela. Provengono da tutta la Spagna, dal resto d'Europa e dall'America Latina. Arrivano in numero sempre maggiore anche dal resto del mondo, dagli altri continenti, sottolineando così la proiezione e la dimensione universale del Cammino”, ha riconosciuto l'erede al trono. Lo stesso Principe e la moglie hanno compiuto nel maggio scorso varie tappe del Cammino, “questo grande Cammino di incontro e di dialogo, così legato alla nostra storia e alla nostra cultura, che percorre e unisce l'Europa da secoli” e che è stato “il primo progetto europeo comune”. Il Principe ha anche espresso l'apprezzamento degli spagnoli per l'impegno del Papa “nei confronti della pace, della libertà e della dignità dell'essere umano”. “Ci conforta in modo particolare nei tempi complessi e di crisi che vive il mondo. Tempi in cui la guerra e il terrorismo, la fame e la povertà, l'ingiustizia e il dolore richiedono la fermezza, l'impegno personale e lo sforzo dei governanti della Terra e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà”.

Radio Vaticana, Asca, Zenit


Il colloquio del Papa con i giornalisti: fede e laicità, la Spagna e la nuova evangelizzazione, arte e bellezza, il senso del pellegrinaggio

Un anticipo, come di consueto, dei temi portanti che caratterizzeranno il viaggio apostolico Benedetto XVI lo aveva offerto sull’aereo papale, intrattenendosi durante il volo con i giornalisti presenti a bordo.
Il senso del pellegrinaggio. “Essere in cammino – ha detto, citando tutte le città nelle quali ha risieduto nel corso degli anni – è già inscritto nella mia biografia”. Ma è nell’“essenza” stessa della fede, ha affermato, l’“essere pellegrino”. Bisogna talvolta, ha invitato, “uscire dalla quotidianità, dal mondo dell’utile, dell’utilitarismo...per essere veramente in cammino verso la trascendenza”. “Così è anche il pellegrinaggio sempre: non solo un uscire da se stesso verso il più grande ma anche un andare insieme...Basta dire che il cammino di San Giacomo è un elemento nella formazione dell’unità spirituale del Continente europeo; qui i pellegrini...hanno trovato l’identità comune europea, e anche oggi rinasce questo movimento, questi sogno di essere in movimento, spiritualmente e fisicamente, di trovarsi l’un l’altro e di trovare così silenzio, libertà, rinnovamento, e di trovare Dio”.
Il rapporto tra fede, arte e bellezza. “Voi sapete che io insisto molto sulla relazione tra fede e ragione”, ha ricordato Benedetto XVI ai giornalisti. E tuttavia, ha aggiunto, “la verità, scopo e vita della ragione, si esprime nella bellezza e diventa se stessa nella bellezza...E quindi dove c’è la verità deve nascere la bellezza, dove l’essere umano si realizza in modo corretto, buono, si esprime nella bellezza. La relazione tra verità e bellezza è inscindibile e perciò abbiamo bisogno della bellezza...Perciò il dialogo o l’incontro, direi, tra arte fede è inscritto nella più profonda essenza della fede, dobbiamo fare di tutto perché anche oggi la fede si esprima in autentica arte, come Gaudí nella continuità e nella novità, e perché l’arte non perda il contatto con la fede”.
Il dicastero per la Nuova Evangelizzazione. Una delle risposte più attese dai giornalisti riguardava la nascita del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione e se la Spagna fosse, in qualche modo, una prima destinataria, per così dire, delle attenzioni del nuovo organismo vaticano. Benedetto XVI ha riconosciuto con schiettezza che la Spagna era "il Paese originario della fede" ma è anche il Paese dove si sono sviluppati "una laicità, un anticlericalismo, un secolarismo forte e aggressivo". Tuttavia, ha affermato, l’orizzonte del dicastero è più ampio: “Con questo dicastero ho pensato di per sé al mondo intero perché la novità del pensiero, la difficoltà di pensare nei concetti della Scrittura, della teologia, è universale...Ma è ugualmente vero che in Spagna è nata anche una laicità, un anticlericalismo, un secolarismo forte e aggressivo". Il Papa ha tuttavia auspicato l’incontro e non lo scontro tra fede e laicità e in questo incontro la cultura spagnola può rivestire un ruolo centrale.
La consacrazione della Sagrada Familia. Arte, fede e bellezza furono i punti di riferimento di Antoni Gaudí. E in questa sia pur incompiuta creazione, ha osservato il Pontefice, brillano in particolare tre elementi. Il primo, ha osservato, riguarda “la sintesi tra continuità e novità, tradizione e creatività”, che vide l’architetto catalano “inserirsi nella grande tradizione delle cattedrali” con una visione totalmente nuova”. Secondo, Gaudí, ha detto il Pontefice, studiò e offrì con le sue geometrie “una sintesi tra senso del creato, scrittura e adorazione”, un messaggio che il Papa ha definito “molto importante per l’oggi”. Terzo punto, infine, la devozione alla Famiglia di Nazareth, che ha la sua radice storica nell’Ottocento: “Proprio questa devozione di ieri, si potrebbe dire, è di grandissima attualità perché il problema della famiglia, del rinnovamento della famiglia come cellula fondamentale della società è il grande tema di oggi e ci indica dove possiamo andare sia nella costruzione della società sia nella unità tra fede e vita, tra religione e società. Famiglia è il tema fondamentale che si esprime qui, dicendo che Dio stesso si è fatto figlio nella famiglia e ci chiama a costruire e vivere la famiglia”.

Radio Vaticana

VIAGGIO APOSTOLICO A SANTIAGO DE COMPOSTELA E BARCELONA (6 - 7 NOVEMBRE 2010) (VII) - il testo integrale dell'intervista al Papa

Migliaia di fedeli a Santiago de Compostela per accogliere Benedetto XVI. Molti hanno passato la notte nei pressi di Plaza Obradoiro

Migliaia di fedeli sono in attesa da ore, alcuni da tutta la notte, nella città spagnola di Santiago de Compostela, aspettando Papa Benedetto XVI. Bambini, alcuni che non hanno più di una decina di anni, donne, anziani, frati, suore, preti, molti in sedie a rotelle, hanno aspettato pazientemente per ore al freddo, all'esterno di Plaza Obradoiro, nel cuore medioevale di Santiago, dove il Pontefice celebrerà la Messa alle 16.30. "Siamo qui da ieri pomeriggio", ha detto José Antonio, un monaco del monastero benedittino di Samos, in Galizia, che è stato il primo questa mattina a poter entrare nell'immensa piazza Obradoiro. Con altri due monaci dello stesso monastero, è stato sveglio tutta la notte tra venerdì a sabato per assicurarsi un posto, concedendosi solo alcune pause per dormire. Bandiere gialle e bianche, i colori del Vaticano, sventolano sopra la folla radunata vicino alla piazza, di fronte alla cattedrale del XIIemo secolo, dove Benedetto XVI celebrerà la Santa Messa di fronte a 6-7mila fedeli. Secondo una stima dell'arcivescovato di San Giacomo di Compostella, 200mila persone sono attese oggi nella città galiziana, apprezzata meta di pellegrinaggio la cui cattedrale ospita la tomba dell'apostolo San Giacomo.

Agi, Apcom

Il Papa verso Santiago de Compostela. Il seguito papale, i giornalisti, i fotografi e gli operatori: le 93 persone che lo accompagnano

A bordo dell’Airbus A320 “Città di Fiumicino” dell’Alitalia che sta portando Papa Benedetto XVI a Santiago de Compostela, sono presenti, oltre al Santo Padre, il seguito papale, i giornalisti ammessi al volo, un funzionario della Sala stampa vaticana e uno dell’Alitalia. In tutto, viaggeranno con il Santo Padre 92 persone. Il seguito papale è composto da quattro cardinali, un vescovo, sette sacerdoti e diciotto laici. A capo il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato. Presenti anche i cardinali Antonio Cañizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Eduardo Martínez Somalo, Camerlengo Emerito di Santa Romana Chiesa, Julián Herranz, Presidente Emerito del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. Del seguito anche il vescovo Fernando Filoni, Sostituto alla Segreteria di Stato. I sacerdoti saranno mons. Guido Marini, Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, mons. Georg Gänswein, Segretario particolare del Papa, mons. Alfred Xuereb e mons. Fernando Chica Arellano, Officiali della Segreteria di Stato. Fanno parte del seguito anche i coadiutori liturgici, mons. Konrad Krajewski e mons. Guillermo J. Karcher. A curare i rapporti con i media, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, del CTV e della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, e il funzionario della Sala Stampa, Vik van Brantegem. Tra i laici che faranno parte del seguito, il dott. Alberto Gasbarri, Responsabile dell’organizzazione del viaggio, coadiuvato dal dott. Paolo Corvini, e il prof. Giovanni Maria Vian, direttore de L'Osservatore Romano. Nel seguito anche il medico personale del Papa, dott. Patrizio Polisca, il dott. Giampiero Vetturini, Direttore dei servizi sanitari S.C.V. e l’assistente di camera del Papa, Paolo Gabriele. La sicurezza personale del Santo Padre sarà garantita dai cinque della gendarmeria vaticana, guidati dal dott. Domenico Giani, oltre che dal ten. col. Christoph Graf e dal cap. Frowin Bachmann della Guardia Svizzera pontificia. Per i media della Santa Sede, faranno parte del seguito il fotografo de L’Osservatore Romano Francesco Sforza, due operatori del CTV e due della Radio Vaticana. L’assistente dall’Alitalia per i trasferimenti aerei sarà Stefania Izzo.
60 i giornalisti accreditati che viaggeranno con Benedetto XVI, di cui 15 per testate italiane e 4 per conto di media vaticani. Tra questi ultimi, Barbara Castelli e Santo Messina per il CTV, Mario Ponzi e Simone Risoluti per L’Osservatore Romano. Gli altri giornalisti rappresentano le più importanti testate mondiali. Cinque sono photoreporter: Simon Christophe per AFP Photo, Ciro Fusco per Ansa Foto, Alessandra Tarantino per AP Photo, Stefano Rellandini per Reuters Photo e Alessia Giuliani per Catholic Press Photo. Per le testate televisive saranno presenti 21 giornalisti, di cui 10 corrispondenti, 10 cameramen e un producer. Tra i corrispondenti Vincenzo Romeo della Rai, Cristiana Caricato di Tv2000, mons. Guido Todeschini di Telepace, e un giornalista rispettivamente per KTO TV, Televisa, ZDF, Canal 13 Tv Uc Chile, Telecinco, Televisio de Catalunya TV3 e Television de Galicia TVG. Tra i cameramen gli inviati delle agenzie EU Pool TV (Stefano Belardini), AP-Reuters Pool TV (Gianfranco Stara), Tv2000 (Andrea Tramontano), Telepace (Sergio Ravoni), Televisa, France 2 (Giona Messina), KTO TV, Canal 13 Tv Uc Chile (Mauro Capponi), Telecinco, Televisio de Catalunya TV3 e Television de Galicia TVG. Il producer sarà Paolo Santalucia dell’AP-Reuters Pool TV. I redattori di giornali, agenzie e periodici saranno 30. Per i quotidiani italiani saranno presenti Marco Ansaldo (La Repubblica), Giacomo Galeazzi (La Stampa), Franca Giansoldati (Il Messaggero), Carlo Marroni (Il Sole 24 Ore), Salvatore Mazza (Avvenire) e Gian Guido Vecchi (Corriere della Sera). Per i quotidiani stranieri, Juan Gonzalez Boo (ABC), Jean-Marie Guénois (Le Figaro), Stéphanie Le Bars (Le Monde), Albert Stefan Link (Bild), Frederic Mounier (La Croix), Ludwig Ring-Eifel (CIC), Irene Hernandez Velasco (El Mundo), Miguel Mora Diaz (El Pais) ed Eusebio Val Mitjavila (La Vanguardia). Unico inviato italiano per le agenzie di stampa, per l’Ansa, Fausto Gasparroni. Tra le altre agenzie, segnaliamo la ITAR-TASS, la EFE, I.Media, UCA News, CNS, l’AFP e l’AP. Per i periodici sarà presente Samuel Pruvot di Famille Cretienne. Sei invece i corrispondenti per le radio: Raffaele Luise (Rai – Gr) e gli inviati di Cadena Cope, Catalunya Radio, Radiotelevision de Galicia, RNE, Onda Cero Radio.

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Il Papa è partito per Santiago de Compostela. I telegrammi ai presidenti Napolitano e Sarkozy. Buon viaggio, Santo Padre!

Papa Benedetto XVI è in volo per la Spagna. L'Airbus A-320 dell'Alitalia con a bordo il Pontefice è decollato dall'aeroporto di Fiumicino alle 8.44, dopo un saluto del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. L'arrivo nello scalo di Santiago de Compostela, dove Benedetto XVI sarà accolto dai Reali di Spagna, è previsto alle 11.30 circa. “Un deferente saluto” è stato rivolto dal Papa al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, “nel momento in cui - scrive Benedetto XVI nel suo messaggio - lascio Roma per recarmi in Spagna in occasione dell’anno compostelano e per la dedicazione dell’imponente chiesa sdella Sacra Famiglia a Bercellona”. Nel messaggio il Papa invoca “sull’intera nazione copiosi doni di bene. Invio a lei e al popolo italiano la mia benedizione”. Analoghe espressione sono contenute in un messaggio indirizzato dal Papa a Nicolas Sarkozy, presidente della Repubblica Francese, “al momento di sorvolare la Francia per compiere un viaggio apostolico in Spagna”. Nel telegramma al presidente francese il Pontefice invoca “la benedizione di Dio sulla Francia e prosperità e pace per i suoi cittadini”. Il Presidente Napolitano ha inviato a Benedetto XVI un messaggio di risposta. “Santità, desidero farLe pervenire il più sincero ringraziamento per il messaggio che Ella ha voluto cortesemente indirizzarmi nel momento in cui si accinge a partire per il viaggio apostolico in Spagna”, si legge nel testo diffuso da una nota del Quirinale. “Il pellegrinaggio che Ella si appresta a compiere a Santiago de Compostela per celebrare l’apostolo evangelizzatore della Spagna assume un profondo significato anche sotto l’aspetto della definizione dell’identità culturale europea”, ha sottolineato Napolitano, “mentre la consacrazione del tempio cattolico catalano ideato da Antonio Gaudì ci invita a riflettere sull’importanza della famiglia e della società che su di essa si fonda”. "Nell’augurarLe pieno successo per la sua missione, mi è gradito, Santità, rinnovarLe i sensi della mia profonda stima e considerazione”, si chiude il messaggio.

Agi

VIAGGIO APOSTOLICO A SANTIAGO DE COMPOSTELA E BARCELONA (6 - 7 NOVEMBRE 2010) (I)