mercoledì 30 settembre 2009

'Caritas in veritate'. Mons. Crepaldi: tanti e significativi i segni di apprezzamento del testo a livello internazionale. Gli obiettivi dell'Enciclica

Intervenendo ieri al “Forum delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro”, mons. Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste e Presidente dell’Osservatorio internazionale “Cardinale Van Thuan”, ha spiegato come e perchè l’Enciclica “Caritas in veritate” sta suscitando l’interesse del mondo. Sono passati due mesi dalla pubblicazione dell’Enciclica “Caritas in veritate” e durante questo periodo si è sviluppato un ampio dibattito di cui lo stesso Benedetto XVI si è detto contento, parlando con i giornalisti sull’aereo per Praga il 25 settembre scorso. L’arcivescovo di Trieste ha raccontato che a livello internazionale “i segni di apprezzamento e di riconoscimento delle grandi novità contenute nell’Enciclica sono stati veramente tanti e significativi”. Circa la novità rilevante dell’Enciclica, mons. Crepaldi ha sottolineato “l’influenza che sullo sviluppo hanno il rispetto della libertà religiosa, la tutela della vita dal concepimento alla morte naturale, l’assolutismo della tecnica, l’atrofizzazione della coscienza”. “Molti passi – ha continuato - riflettono sui nessi profondi tra lo sviluppo e la prospettiva della vita eterna o la consistenza ontologica dell’anima, come per esempio il paragrafo n. 76”. Secondo il Presidente dell’Osservatorio Van Thuan, “la grandezza di questa enciclica consiste nel chiederci una conversione nel considerare le cose e il loro ordine” ed in particolare nel rapporto tra religione e sviluppo. In questo contesto mons. Crepaldi ha denunciato le molte contraddizioni che puntano per esempio a una giustizia sciolta dalla pratica della carità. Come esempio ha ricordato che “ci preoccupiamo perché d’estate vengono abbandonati i cani e non ci curiamo delle vite impedite con l’aborto; pretendiamo di sviluppare solidarietà nel lavoro ma distruggiamo la famiglia che è vera scuola di solidarietà e la contrapponiamo al lavoro anziché integrarla con esso”. E ancora, “ci affidiamo alla tecnica per risolvere i problemi ambientali quando sappiamo che sono dovuti proprio all’assolutismo della tecnica; gonfiamo costosi apparati per gli aiuti internazionali e il 90% del loro budget è impiegato per le spese correnti di mantenimento della struttura”. Inoltre, “vogliamo educare i giovani all’assunzione di responsabilità e mettiamo in mano delle ragazzine di 16 anni la pillola abortiva; [...] diffondiamo nelle scuole la cultura del determinismo evolutivo per cui siamo tutti figli della necessità e del caso e poi pretendiamo che i giovani vedano nella natura una vocazione da rispettare”. “C’è qualcosa che non va. C’è molto che non va - ha sottolineato - . C’è un ordine delle cose da rimettere a posto, una conversione di prospettiva da attuare. L’Enciclica è un invito all’uomo affinché 'rientri in se stesso'”. Mons. Crepaldi si è detto convinto che “ogni cosa rivela un senso. Ogni cosa deve essere illuminata dalla carità e dalla verità perché riusciamo a comprendere cosa essa sia e cosa dobbiamo fare” e “il senso non è mai prodotto, è sempre trovato”. L’Enciclica propone un cambiamento mentale per non considerare più le persone e il mondo come nostra produzione, ma nell’ottica della loro vocazione. A questo proposito l’arcivescovo di Trieste ha spiegato che “la deriva nichilistica dello sviluppo è inevitabile se continuiamo a pensare che il senso lo produciamo noi”. Dovremmo, invece, capire che temi come quello “della religione e di Dio, diventano di primo piano per lo sviluppo”. Il Presidente dell’Osservatorio Van Thuan ha quindi messo in guardia dall’assolutismo della tecnica che sembra aver sostituito le ideologie. Ormai, ha denunciato, la tecnica si occupa della vita, della procreazione, della famiglia, della pace, dello sviluppo, delle relazioni internazionali, degli aiuti allo sviluppo, del lavoro. Gli apparati tecnici contano più di quelli politici. “Ci sono scienziati – ha commentato mons. Crepaldi - che scientificamente affermano che Dio non esiste; ci sono medici che scientificamente dicono che l’embrione non è cosa umana; ci sono apparati delle Nazioni Unite che impongono in tutto il mondo l’ideologia del gender; ci sono agenzie che pianificano la lotta alla vita; e dopo la crisi economia e le tante proposte di moralizzare la tecnica finanziaria nulla o poco di tutto ciò si vede all’orizzonte”. Per il prelato, “la tecnica ormai si occupa di molte cose […] ma senza sapere cosa sono”, essendo “indifferente alla loro verità e quindi incapace di suscitare alcuna carità”. Per ritrovare il senso delle cose mons. Crepaldi propone di riscoprire il ruolo di Dio nella storia e nello sviluppo. “Non un Dio qualunque - ha affermato - ma un Dio amico della persona, ossia un Dio che è Verità e Amore”. “Torna alla fine la pretesa cristiana, che essendo una pretesa di verità e di amore non è una pretesa arrogante, ma di dono e gratuità”, ha concluso monsignor Crepaldi affermando che “il Vangelo è elemento fondamentale per lo sviluppo, perché in esso Cristo, rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l’uomo all’uomo”.

Antonio Gaspari, Zenit

In uscita a fine novembre 'Alma Mater', il disco con la voce di Benedetto XVI. Brani composti da un musulmano, un cattolico ed un ateo

E' un disco che nasce portando con sé un messaggio di speranza, e non potrebbe essere diversamente, dal momento che a cantare, nell'album che arriverà nei negozi il mese prossimo, è nientemeno che Papa Benedetto XVI. Canzoni, certo, ma anche preghiere recitate, il tutto su una base musicale scritta da tra compositori: un musulmano, un cattolico ed un ateo. Il produttore Vincent Messina ha spiegato che la scelta di Nour Eddine, Stefano Mainetti e Simon Boswell - che si descrive "di fede non dichiarata" - riflette "l'intento di creare un disco che avesse un appeal universale per tutti coloro che amano la buona musica". "Non ho mai pensato di scegliere o mettere sotto contratto compositori in base alla loro fede", ha spiegato Messina all'agenzia Reuters. "Conosco questi tre compositori da tantissimo tempo e li stimo perché sono musicisti eccezionali; soprattutto per il compositore marocchino, Nuredin, l'idea mi è venuta perché in un certo modo condividiamo con la tradizione musicale araba le radici del canto gregoriano", ha aggiunto. "Alma Mater - Music from the Vatican", questo il nome dell'album, propone registrazioni della Radio Vaticana di litanie cantate da Benedetto XVI, che recita anche versi e preghiere, registrate nella Basilica di San Pietro o durante i suoi viaggi. "In particolare c'è un pezzo in cui lo si può ascoltare mentre canta un Regina Coeli, accompagnato dal coro, dall'inizio alla fine", anticipa Messina. In "Alma Mater" compare anche il Coro della Accademia Filarmonica di Roma insieme a brani classici registrati dalla Royal Philharmonic Orchestra. Il produttore aveva già lavorato ad un progetto ugualmente sperimentale con il precedente Pontefice: "Già dieci anni fa, sempre insieme a padre Giulio Neroni, avevo organizzato e prodotto un album di Papa Giovanni Paolo II intitolato "Abba Pater", ma pensavo che quell'esperienza sarebbe rimasta unica ed irripetibile". Per questo, quando il sacerdote lo ha cercato nuovamente per proporgli di lavorare ad un disco con la voce di Papa Benedetto XVI, lo ha trovato un po' restio: "Gli risposi che secondo me non era una cosa impensabile, non riuscivo a veder le condizioni per affrontare un lavoro del genere. Mi sono ricreduto totalmente quando don Giulio mi ha proposto i libretti, i concetti che avrebbe voluto mettere nell'album e soprattutto quando mi ha portato a Radio Vaticana per farmi ascoltare le registrazioni della voce del Santo Padre nei brani scelti", ricorda Messina. Il disco uscirà il 23 novembre in Europa e il 29 in Gran Bretagna con la Geffen Records, l'etichetta per la quale hanno firmato Snoop Dog e Ashlee Simpson e che ha portato al successo planetario una band come i Nirvana. Messina ha detto di non aver ancora ricevuto un commento ufficiale dal Vaticano. "Il Vaticano è sempre molto cauto per tutto ciò che concerne la comunicazione, figurarsi quando si parla di un album in cui compare la voce del Papa", ha concluso il produttore.

Reuters

Sinodo dei vescovi per l'Africa. Il card. Arinze: mostrare il volto di Cristo nella concreta solidarietà fattore importante di evangelizzazione

Dal 4 al 25 ottobre si terrà in Vaticano la II Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi. Il card. Francis Arinze (nella foto con Benedetto XVI), Prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, è uno dei tre Presidenti delegati nominati dal Papa. Lo stesso incarico di Presidente delegato, il card. Arinze lo ricoprì nella I Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, nel 1994, nominato da Giovanni Paolo II. Allora era Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso. Alla vigilia dell’Assemblea Sinodale, l’agenzia Fides ha chiesto al card. Arinze, che è originario dell’arcidiocesi di Onitsha, in Nigeria, di cui fu arcivescovo prima di essere chiamato in Vaticano, una sua considerazione sui temi centrali dell'assise e sul posto che avrà l'evangelizzazione, anche in riferimento al Sinodo del 1994. “Il tema che è stato scelto – “La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace” – delinea l'orientamento generale che è stato dato al Sinodo. La prima Assemblea che si svolse nel 1994 affrontò una pluralità di aspetti (proclamazione e inculturazione della fede, giustizia e pace, dialogo interreligioso, mezzi di comunicazione) mentre questa seconda Assise si concentrerà su un ambito particolare: riconciliazione, giustizia e pace. Nel proporre questa riflessione, la Chiesa non intende monopolizzare il dibattito pubblico ma al contrario favorirlo, coinvolgendo possibilmente tutti coloro che a vario titolo – nella politica, nell'economia, nella cultura – hanno un ruolo da giocare. Ma i cristiani, come ci ricorda Papa Benedetto XVI, sono chiamati a testimoniare la loro fede nella carità, a mostrare il volto di Cristo negli atti concreti di solidarietà, e questo è già in sé un fattore importantissimo di evangelizzazione. Gesù si è rivolto innanzitutto ai poveri per annunciare il Regno di Dio come l'avvento di un mondo di giustizia o, come diremmo noi oggi, di rispetto dei diritti umani. Sono di ritorno da un viaggio in Nigeria e ho avuto modo di constatare l'attesa delle diverse comunità cristiane per un incoraggiamento in tal senso. Anche la società civile è interessata al tema del Sinodo. Quanto all'incarico che il Santo Padre mi ha conferito, sarà per me un impegno a favore della libera discussione e dell'iniziativa di ciascuno. Mi auguro che l'Assemblea saprà trarre i frutti migliori da questa esperienza”.

Fides

Sinodo dei vescovi per l'Africa. Incontri sulla comunicazione e il continente per un'informazione giusta e obiettiva che promuova lo sviluppo

Tre incontri di riflessione con Padri Sinodali, giornalisti e altri esperti di comunicazione per capire i problemi che ostacolano un’informazione giusta ed obiettiva sull’Africa e incoraggiare un’informazione volta a promuoverne lo sviluppo. Ad organizzarli nel mese di ottobre, in occasione della II Assemblea Speciale del Sinodo dei vescovi per l’Africa sono la Radio Vaticana e il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. “La comunicazione in Africa e sull’Africa” costituisce “ancora oggi una grande sfida” spiega una nota dei promotori. “Da una parte gli africani si lamentano dell’immagine negativa del Continente data dai media occidentali”; dall’altra i giornalisti “si lamentano delle difficoltà di accesso a informazioni credibili”. Gli incontri si terranno il 2, il 17 e il 22 ottobre presso la sede della Radio Vaticana, dalle ore 16 alle ore 19. Per gli organizzatori il Sinodo per l’Africa “è certamente un’ottima opportunità per parlare dell’Africa” e dei suoi problemi. Ad inaugurare il primo appuntamento “Africa nei mass media: attorno al fuoco sui nuovi paradigmi dell’informazione” saranno il 2 ottobre padre Federico Lombardi (nella foto con Benedetto XVI), direttore generale della Radio Vaticana, e il card. Francis Arinze, uno dei tre Presidenti delegati dell'assise sinodale sull'Africa.

SIR

Nomine del Papa nel Pontificio Consiglio per la pastorale della famiglia. Nel comitato di presidenza gli arcivescovi di Milano, San Paolo, Gerusalemme

In vista del VI Incontro Mondiale delle Famiglie che si terrà a Milano nel 2012, il Papa ha nominato l’arcivescovo della città, il card. Dionigi Tettamanzi (nella foto con Benedetto XVI), membro del Comitato di presidenza del Pontificio Consiglio per la pastorale della famiglia. Su proposta del presidente, card. Ennio Antonelli, il Papa ha rafforzato anche la pattuglia degli italiani tra i consultori del dicastero, chiamando a farne parte il presidente del Forum delle Famiglie Francesco Belletti, uno dei suoi più autorevoli membri, Salvatore Martinez, che è anche il presidente del Rinnovamento nello Spirto, e il prof. Stefano Zamagni, docente di Economia all’Università di Bologna e presidente dell’Autorità sulle Onlus. Entrano nel dicastero anche il card. Sean Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston, il card. Odilo Pedro Schrerer, arcivescovo di San Paolo del Brasile e Sua Beatitudine Fouad Twal, patriarca di Gerusalemme dei Latini.

Benedetto XVI: don Luigi Sturzo stimolo e incoraggiamento per i cristiani, specialmente per quelli in campo sociale e politico

''L'esempio luminoso di questo presbitero e la sua testimonianza di amore, di libertà e di servizio al popolo sia stimolo e incoraggiamento per tutti i cristiani, e specialmente per quanti operano in campo sociale e politico perchè diffondano, con la loro coerente testimonianza, il Vangelo e la dottrina sociale della Chiesa''. Queste le parole dedicate al termine dell'Udienza generale da Papa Benedetto XVI a don Luigi Sturzo, il sacerdote di Caltagirone fondatore del Partito Popolare. Salutando i fedeli italiani, Benedetto XVI si è rivolto in particolare - tra gli altri 12 mila fedeli presenti in Piazza San Pietro - ai partecipanti al Convegno Internazionale Sturziano, organizzato nel 50° anniversario della sua morte.

Asca

Il Papa: nella Repubblica Ceca perchè l’Europa ha bisogno di Dio per ritrovare speranza nel domani. La verità è amica dell'uomo e della sua libertà

''Un vero pellegrinaggio e, al tempo stesso, una missione nel cuore dell'Europa''. Così Papa Benedetto XVI ha definito il suo viaggio apostolico nella Repubblica Ceca ripercorrendone le tappe nel corso della catechesi dell'Udienza generale di questa mattina, svoltasi in Piazza San Pietro. ''Pellegrinaggio - ha spiegato Benedetto XVI - perchè la Boemia e la Moravia sono da oltre un millennio terra di fede e di santità; missione, perchè l'Europa ha bisogno di ritrovare in Dio e nel suo amore il fondamento saldo della speranza''. ''L'amore di Cristo è la nostra forza'', ha esclamato il Pontefice citando Cirillo e Metodio, ''evangelizzatori di quelle popolazioni'' e patroni dell'Europa insieme con San Benedetto. L'amore di Cristo, per Benedetto XVI, è infatti ''una forza che ispira e anima le vere rivoluzioni, pacifiche e liberatrici, e che ci sostiene nei momenti di crisi, permettendo di risollevarci quando la libertà, faticosamente recuperata, rischia di smarrire se stessa, la propria verità''. “La vera vittoria è la vittoria dell’amore e della vita nella famiglia e nella società!”. Citando la visita al “Bambino di Praga”, Benedetto XVI ha ricordato che nella chiesa di Santa Maria della Vittoria “ho pregato per tutti i bambini,per i genitori, per il futuro della famiglia”. La visita al Castello di Praga, invece,quasi una “polis” in cui “convivono in armonia la cattedrale e il palazzo, la piazza e il giardino”, è stata per il Papa l’occasione per ribadire che “l’ambito civile e quello religioso” non sono “giustapposti, ma in armonica vicinanza nella distinzione”, a partire dal “legame indissolubile che sempre deve esistere tra libertà e verità”. “Non bisogna aver paura della verità, perché essa è amica dell’uomo e della sua libertà”, ha detto Benedetto XVI: “anzi, solo nella sincera ricerca del vero, del bene e del bello si può realmente offrire un futuro ai giovani di oggi e alle generazioni che verranno”. ''Chi esercita responsabilità nel campo politico ed educativo deve saper attingere dalla luce di quella verità che è il riflesso dell'eterna sapienza del Creatore'', ed ''è chiamato a darne testimonianza in prima persona con la propria vita''. "Solo un serio impegno di rettitudine intellettuale e morale è degno del sacrificio di quanti hanno pagato caro il prezzo della libertà'', ha detto il Pontefice, secondo il quale ''simbolo di questa sintesi tra verità e bellezza è la splendida Cattedrale di Praga, intitolata ai Santi Vito, Venceslao e Adalberto'', dove si è svolta la celebrazione dei Vespri con i sacerdoti, i religiosi, i seminaristi e una rappresentanza dei laici impegnati nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali. ''Per le comunità dell'Europa centro-orientale questo è un momento difficile'', ha osservato il Papa: ''Alle conseguenze del lungo inverno del totalitarismo ateo, si stanno sommando gli effetti nocivi di un certo secolarismo e consumismo occidentale''. ''Perciò - ha spiegato Benedetto XVI - ho incoraggiato tutti ad attingere energie sempre nuove dal Signore risorto, per poter essere lievito evangelico nella società e impegnarsi, come già avviene, in attività caritative, e ancor piuù in quelle educative e scolastiche''. Lo sforzo di progredire verso una unità sempre più piena e visibile tra noi, credenti in Cristo, rende più forte ed efficace il comune impegno per la riscoperta delle radici cristiane dell’Europa”. Il Papa si è soffermato sull’incontro, nell’Arcivescovado di Praga, con i rappresentanti delle diverse comunità cristiane e il responsabile della comunità ebraica. “Pensando alla storia di quel Paese, che purtroppo ha conosciuto aspri conflitti tra cristiani – le parole di Benedetto XVI - è motivo di viva gratitudine a Dio l’esserci ritrovati insieme come discepoli dell’unico Signore, per condividere la gioia della fede e la responsabilità storica di fronte alle sfide attuali”. Il Pontefice ha spiegato di aver insistito ''sul ruolo dell'istituzione universitaria, una delle strutture portanti dell'Europa'', essenziale anche per rafforzare le ''radici cristiane'' del nostro Continente. Riferendosi all'ateneo di Praga, ''uno tra i più antichi e prestigiosi del continente'', fondato dall'imperatore Carlo IV insieme con il Papa Clemente VI, Benedetto XVI ha affermato che ''l'università è ambiente vitale per la società, garanzia di libertà e di sviluppo, come dimostra il fatto che proprio dai circoli universitari prese le mosse a Praga la cosiddetta rivoluzione di velluto''. A vent'anni da quello ''storico evento'' - ha ricordato Benedetto XVI - ''ho riproposto l'idea della formazione umana integrale, basata sull'unità della conoscenza radicata nella verità, per contrastare una nuova dittatura, quella del relativismo abbinato al dominio della tecnica''. ''La cultura umanistica e quella scientifica - ha affermato il Papa - non possono essere separate, anzi, sono le due facce di una stessa medaglia: ce lo ricorda ancora una volta la terra ceca, patria di grandi scrittori come Kafka, e dell'abate Mendel, pioniere della moderna genetica''. Della “signoria di Cristo”, per il Papa, “è segno eloquente l’esistenza dei santi Patroni delle diverse nazioni cristiane”: come San Venceslao, che “si distinse per la sua esemplare testimonianza cristiana” perché “antepose il regno dei cieli al fascino del potere terreno”. Per questo “è rimasto per sempre nel cuore del popolo ceco, come modello e protettore nelle alterne vicende della storia”. Ai giovani, il Papa ha rivolto “l’invito a riconoscere in Cristo l’amico più vero, che soddisfale aspirazioni più profonde del cuore umano”. Benedetto XVI ha concluso la catechesi esprimendo gratitudine per aver incontrato ''un popolo e una Chiesa dalle profonde radici storiche e religiose, che commemora quest'anno diverse ricorrenze di alto valore spirituale e sociale''. ''Ai fratelli e sorelle della Repubblica Ceca - ha concluso - rinnovo un messaggio di speranza e un invito al coraggio del bene, per costruire il presente e il domani dell'Europa''.

Asca, SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Il Papa a Brescia e Concesio. Gli opuscoli e la preghiera in preparazione alla visita di Benedetto XVI

Opuscolo - "Il Santo Rosario con Paolo VI"

Opuscolo - "Papa Paolo VI"

Opuscolo - "Pasci i miei agnelli: il ministero del Papa nella Chiesa"

Preghiera per la visita del Papa

martedì 29 settembre 2009

'Giovani contro la Guerra', concerto nel 70° anniversario dello scoppio del II conflitto mondiale l'8 ottobre alla presenza del Papa

Benedetto XVI assisterà l'8 ottobre nell'Auditorium di Via della Conciliazione al concerto "Giovani contro la Guerra". L'atto culturale si inserisce nelle celebrazioni del 70° anniversario dello scoppio della II Guerra Mondiale. L'orchestra tedesca InterRegionales JugendsinfonieOrchester (IRO), diretta da Jochem Hochstenbach e Wolfgang Gönnenwein, interpreterà musiche di Gustav Mahler e Félix Mendelssohn-Bartholdy. La mezzosoprano Michelle Breedt e l'attore austriaco Klaus Maria Brandauer leggeranno testi di Johann Wolfgang von Goethe, Heinrich Heine, Paul Celan e Berthold Brecht e due poesie scritte da bambini rinchiusi nel campo di concentramento-ghetto di Theresienstadt. Il concerto è organizzato dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, dalla Commissione vaticana per le Relazioni Religiose con l'Ebraismo, dall'Ambasciata di Germania presso la Santa Sede e dal Forum Culturale Europeo dell'associazione culturale di Mainau. Il concerto si inserisce nel progetto "1939-2009: 70 anni dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale", che verrà presentato ai mezzi di comunicazione giovedì 1° ottobre nell'Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa vaticana. Alla presentazione interverranno il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, il Cardinale Walter Kasper, e l'ambasciatore della Repubblica Federale di Germania presso la Santa Sede, Hans-Henning Horstmann. L'importanza di ricordare gli avvenimenti della II Guerra Mondiale è stata sottolineata da Benedetto XVI al termine dell'Angelus del 6 settembre a Viterbo, quando ha affermato che "non possiamo non ricordare i drammatici fatti che diedero inizio ad uno dei più terribili conflitti della storia".
Per questo, ha chiesto che "la memoria di questi eventi ci spinga a pregare per le vittime e per coloro che ancora ne portano ferite nel corpo e nel cuore".


Zenit

Il Papa nella Repubblica Ceca. Vian: il riconoscimento del presidente alle parole di Benedetto XVI rappresentano l'atteggiamento dell'intero Paese

“Il viaggio del Successore di Pietro - dopo i tre nelle stesse terre di Giovanni Paolo II - ha voluto anticipare il ventesimo anniversario della fine del comunismo europeo, che nell'allora Cecoslovacchia prese il nome di ‘rivoluzione di velluto’. Un avvenimento che, dopo i decenni plumbei dei regimi totalitari atei, ha coinvolto buona parte dell'Europa centrale e orientale, cambiando il volto del continente”: lo scrive nell’edizione di oggi de L’Osservatore Romano il direttore Giovanni Maria Vian in un editoriale dal titolo “Il Papa, Kafka e le lingue”. "Una visita non soltanto segnata da evidente successo, ma che avrà effetti duraturi. Così il presidente ceco Vaclav Klaus ha riassunto il viaggio di Benedetto XVI nel suo Paese", scrive Vian nell'editoriale sul quotidiano vaticano. "Con un riconoscimento importante da parte di un esponente politico non cattolico che nei confronti del Papa e delle sue parole ha saputo dimostrare un rispetto e un'attenzione davvero ammirevoli. In qualche modo rappresentativi dell'atteggiamento diffuso nella Repubblica Ceca grazie anche a un'ampia copertura dei media, altrove - sottolinea Vian - meno sensibili al significato vero dell'itinerario papale". Vian sottolinea i contenuti storico-politici evocati nei vari incontri: “Al rivolgimento pacifico che pose fine a un'epoca di oppressione, frutto di una resistenza comune di laici e cattolici, - scrive Vian - ha fatto seguito una situazione nuova, dove il materialismo ateo ha lasciato il posto a quello pratico. E se la dittatura era fondata sulla menzogna - secondo le parole di Václav Havel citate da Benedetto XVI - oggi la libertà ha bisogno di essere costruita sulla verità, alla cui ricerca sono chiamati tutti senza distinzione”. L'intero continente europeo, conclude Vian, è "chiamato proprio dalle sue radici cristiane - occidentali e orientali - a una responsabilità esigente nel contesto internazionale". L’accenno alle “lingue” nel titolo si riferisce al “sapiente uso” di lingua ceca, tedesca, inglese e italiana nei vari momenti ufficiali da parte del Pontefice e dei vari ospiti.

SIR, Apcom

Messaggio del Papa ai presbiteri riuniti ad Ars: il sacerdote non è per se stesso ma per tutti. Siate uomini della gioia e della speranza

“Il sacerdote è l’uomo del futuro”. Così il Papa nel messaggio videoregistrato indirizzato agli oltre mille partecipanti al ritiro sacerdotale internazionale che è in corso ad Ars, in Francia. Il seminario si svolge attorno al tema “La gioia del sacerdote consacrato alla salvezza del mondo” e si concluderà il prossimo tre ottobre. L’iniziativa nasce in occasione dell’Anno Sacerdotale indetto da Benedetto XVI. Una riflessione sul ruolo del sacerdote a partire da San Paolo fino al Curato d’Ars. “Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio - ha detto il Santo Padre facendo sue le parole di San Giovanni Maria Vianney - è il più gran tesoro che Dio può concedere ad una parrocchia ed è uno dei più preziosi doni della misericordia divina”. Il sacerdote è chiamato a servire, dando la sua vita a Dio, a continuare l’opera di redenzione sulla terra “ma - ricorda Benedetto XVI - la nostra vocazione sacerdotale è un tesoro che portiamo in vasi d’argilla”. In questo senso, proprio San Paolo ha espresso l’infinita distanza che esiste tra la vocazione sacerdotale e la povertà delle risposte che possiamo donare a Dio. “Quando sono debole - diceva l’Apostolo delle genti e ricorda il Papa - è allora che io sono forte”. La coscienza di questa fragilità apre all’intimità di Dio e dona forza e gioia. “Il sacerdote non è dunque per se stesso ma per tutti” e questa è una delle maggiori sfide del nostro tempo. Proprio il sacerdote, “uomo della Parola divina”, oggi deve essere più che mai un “uomo della gioia e della speranza”. “Davanti a coloro che non possono più concepire che Dio sia puro amore - prosegue Benedetto XVI - egli affermerà sempre che la vita vale la pena di essere vissuta e che Cristo ne dà tutto il senso perché Egli ama gli uomini, tutti gli uomini''. Esprimendo la propria vicinanza a quanti compiono il loro magistero in difficoltà, il Papa ha poi ricordato che il sacerdote è l’uomo del futuro, colui che tiene sempre presenti le parole di San Paolo: “Siate risorti in Cristo”. “Vi invito - aggiunge - a fortificare la vostra fede e quella dei fedeli nell’Eucaristia che celebrate, fonte della vera gioia”. “Nulla sostituirà mai nella Chiesa - prosegue il Papa - il ministero dei sacerdoti”. Testimoni viventi della potenza di Dio che opera nella debolezza degli uomini, religiosi che sono consacrati alla salvezza del mondo e scelti da Cristo affinché siano sale della terra e luce del mondo stesso.

Sinodo dei vescovi per il Medio oriente. Mons. Sako: il coraggio contro la disillusione. Riforma missionaria sui problemi delle Chiese

di Louis Sako
AsiaNews

Il Santo Padre Benedetto XVI ha convocato un Sinodo speciale per il Medio oriente, che si terrà dal 10 al 24 ottobre 2010, sul tema "La Chiesa cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza". Per l’occasione, vorrei esprimere i miei ringraziamenti al Santo Padre per questa opportunità e ricchezza data a tutti noi. La Santa Sede vuole che le Chiese orientali progrediscano, ma esse stesse devono contribuire pienamente, sostenendo questo cammino comune: a questo sinodo, ogni Chiesa è chiamata a partecipare da protagonista. Ogni Chiesa è invitata ad andare avanti, a ricercare quell’aggiornamento globale che tende a ringiovanirla hic et nunc. Il Sinodo potrebbe essere una nuova Pentecoste. Ci è di grande aiuto guardare all’esperienza del Concilio Ecumenico Vaticano II. La maggioranza delle nostre Chiese non ha ancora messo in pratica gli orientamenti del Concilio. Perché il Sinodo abbia un effetto positivo, le Chiese orientali devono approfittare molto di questo impulso dello Spirito per riscoprire la loro identità e missione, per realizzare unità e comunione, per rendere attuale il proprio impegno e la testimonianza. Devono dire le cose pratiche e concrete, presentando in modo obbiettivo e coraggioso la situazione. La Chiesa è ecumenica per natura. Questo Sinodo è un tempo privilegiato e intenso: non bisogna perdere l’occasione propizia. Le Chiese Orientali devono aprirsi allo Spirito Rinnovatore e uscire dal passato, da una storia rigida, per vivere nell’oggi, in questo tempo, e preparare il futuro. La Chiesa ha una sua vocazione, chiamata, missione. La fedeltà alle radici non può voler dire chiusura, ma impegno ad essere fedeli all'uomo d'oggi, che è cambiato. Ogni Chiesa locale deve assumersi la propria responsabilità e trovare poi il modo migliore di tradurre le direttive di questo sinodo nella società attuale. Date le possibilità, una Chiesa da sola non è capace di fare fronte a questo, ma insieme e in comunione con la Chiesa universale, tutto è possibile. Molti sono i problemi da studiare.
Ne presento alcuni:
1) La riforma liturgica. Le Chiese orientali sono Chiese e non etnie; hanno una missione aperta a tutti e non solo ai propri fedeli (caldei, siri, copti... ). Come dice san Giovanni Crisostomo, la liturgia è per l'uomo. Le Chiese Orientali sono quindi chiamate ad operare una riforma liturgica seria e appropriata al contesto in cui vivono i fedeli, pena la perdita di tanti di loro, che aderiranno piuttosto alle varie sette religiose.
2) E’ necessario dare più importanza e spazio alla Sacra Scrittura. In alcune Chiese ci sono finora due tavole: l'Eucaristia e la Bibbia. Non bisogna disdegnare nessuna delle due mense che ci sono preparate!
3) La riforma delle strutture (diocesi e i territori), che risalgono al Medioevo. Ci sono diocesi molto piccole, con un prete o due. Come si può fare? Poi c’è la situazione dei cristiani del Medio oriente che vivono nella diaspora... I cristiani orientali non devono rinchiudersi esclusivamente nelle proprie comunità.
4) L’emorragia umana, ossia l'emigrazione dei fedeli da Iraq, Terra Santa, Libano... Non è solo colpa degli “altri” se il Medio oriente si svuota dei cristiani, ma anche dei cristiani stessi. La Chiesa orientale deve avere una visione chiara, con piani concreti per arginare questo esodo. É necessario un lavoro comune con tutte le Chiese, presentandosi con una sola voce alle autorità locali. Forse ci vuole una nuova evangelizzazione dei cristiani orientali.
5) L'unità con le Chiese sorelle. In pratica ora è poca cosa, a parte qualche piccolo progetto di costruzione di abitazioni. É urgente dare una testimonianza comune! I musulmani non sempre capiscono le divisioni e le denominazioni dei cristiani. É importante restaurare l'unità fra ortodossi e cattolici, soprattutto considerando che a livello dogmatico esse sono già unite (ne fanno testo le Dichiarazioni di fede comune fra la Santa Sede e varie Chiese sorelle). In pratica oggi si fa poco con gli altri cristiani. Ogni chiesa continua a darsi da fare solo per i propri fedeli. Da parte delle Chiese ortodosse si parla di mancanza di solidarietà e mancanza di carità.
6) L'islam: i cristiani devono aprirsi alla dimensione missionaria della loro presenza in terra musulmana. La loro partenza è una perdita: anche per i musulmani, un Oriente senza cristiani non sarebbe più lo stesso. È importante anche il dialogo con gli ebrei, così da aiutare la separazione fra ebraismo e sionismo. Occorre promuovere il “dialogo interreligioso” partendo da identità diverse - siano esse culturali, storiche, sociali - attraverso le quali fondare un rapporto basato sulla “comprensione reciproca”, capace di portare la “pace in aree in cui è ancora forte la tensione fra fedeli di religioni diverse". Purtroppo, specie dopo l’11 settembre, la religione è diventata espressione di identità politica! Testimoniare l’incrollabile amore di Dio per gli uomini e la Sua onnipotenza è il compito che in modo rinnovato accettiamo di assumerci. Vogliamo credere alla speranza, nonostante la disillusione e le molte difficoltà.

'Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola'. Il tema della Giornata delle Comunicazioni Sociali 2010

“Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: I nuovi media al servizio della Parola”. Questo il tema scelto dal Papa per la 44ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. A comunicarlo è una nota diffusa oggi dalla sala stampa che spiega: nel corso di quest’Anno Sacerdotale, il Santo Padre vuole invitare “in modo particolare i sacerdoti” a “considerare i nuovi media come una possibile grande risorsa per il loro ministero al servizio della Parola e vuole dire una parola di incoraggiamento affinché affrontino le sfide che nascono dalla nuova cultura digitale”. I nuovi media – prosegue la nota - “se conosciuti e valorizzati adeguatamente, possono offrire ai sacerdoti e a tutti gli operatori pastorali una ricchezza di dati e di contenuti che prima erano di difficile accesso, e facilitano forme di collaborazione e di crescita di comunione impensabili nel passato. Grazie ai nuovi media, chi predica e fa conoscere il Verbo della vita può raggiungere con parole suoni e immagini – vera e specifica grammatica espressiva della cultura digitale – persone singole e intere comunità in ogni continente, per creare nuovi spazi di conoscenza e di dialogo giungendo a proporre e a realizzare itinerari di comunione”. “Se usati saggiamente – si legge ancora nella nota -, con l’aiuto di esperti in tecnologia e cultura delle comunicazioni, i nuovi media possono così diventare per i sacerdoti e per tutti gli operatori pastorali un valido ed efficace strumento di vera e profonda evangelizzazione e comunione. Saranno una nuova forma di evangelizzazione perché Cristo avanzi lungo le vie delle nostre città e davanti alle soglie delle nostre case dica nuovamente: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”. La nota vaticana ricorda che “il compito principale del sacerdote è annunciare la Parola di Dio fatta carne, uomo, storia, diventando in tal modo segno di quella comunione che Dio realizza con l’uomo. L’efficacia di questo ministero richiede quindi che il sacerdote viva un rapporto intimo con Dio, radicato in un amore profondo e in una conoscenza viva delle Scritture Sacre, ‘testimonianza’ in forma scritta della Parola divina”.

SIR

Il Papa nella Repubblica Ceca. Padre Lombardi: Il viaggio è riuscito molto bene, ha raggiunto gli scopi che si proponeva

Un viaggio che ha riscosso un grande successo sotto ogni punto di vista. Così padre Federico Lombardi commenta il viaggio apostolico nella Repubblica Ceca in un’intervista alla Radio Vaticana. "Mi sembra – spiega il direttore della Sala stampa vaticana – che il viaggio sia riuscito molto bene, raggiungendo i diversi scopi che si proponeva, sia per l’incoraggiamento e la conferma nella fede della Chiesa locale, sia per i rapporti positivi stabiliti tra la Chiesa e la società che il Papa ha anche visitato, dimostrando tutta la sua amicizia per il popolo della Repubblica Ceca". Il Papa – aggiunge padre Lombardi – "è veramente molto contento di questo viaggio. Si è sentito accolto con amicizia, con cordialità, dalla società nel suo insieme, come dai rappresentanti, dalle autorità, e naturalmente con grandissimo amore dai fedeli che hanno partecipato molto numerosi, in particolare alle due grandi occasioni di celebrazione comune: quella a Brno, in Moravia, e quella nella festa di San Venceslao". Quanto agli effetti del viaggio, il primo frutto "che sempre l’incontro con Pietro porta" è "il conforto e la conferma nella fede, nella vita cristiana e quindi il rilancio della gioia di vivere il cristianesimo". Un frutto prezioso non solo per "la comunità credente in senso stretto, ma anche per la società che la accoglie".

Avvenire

Sinodo dei vescovi per l’Africa. Il card. Njue: gli africani chiedono di essere riconosciuti come persone. Poveri materialmente, ma con tanti valori

“Gli africani attendono con fiducia ed ottimismo i risultati del Sinodo. E chiedono di essere riconosciuti come persone, nonostante la povertà”. A parlare al Sir è il card. John Njue, arcivescovo di Nairobi (Kenya), a pochi giorni dall’apertura della II Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi che sarà centrata sul tema della giustizia, riconciliazione e pace. Il card. Njue è preoccupato per “i conflitti interni, i migranti espulsi dal proprio Paese, forse a causa del tribalismo e delle religioni”. “Quando in un Paese non c’è coabitazione, non ci si accetta a vicenda – afferma in una intervista all’agenzia SIR -, niente può andare avanti in una maniera giusta e buona”. Riguardo alle ondate migratorie verso l’Europa e i respingimenti in mare, a suo avviso “i Paesi di accoglienza dovrebbero, in ogni caso, basare le loro decisioni sulla dignità della persona umana. Questo deve essere il principio fondamentale. Poi, se ci sono delle paure da parte degli europei, bisognerebbe mettere in atto degli strumenti di prevenzione per proteggere la serenità del Paese che accoglie, senza negare la dignità dei migranti. Se c’è la buona volontà dei Paesi di provenienza e di arrivo si possono trovare delle soluzioni che salvaguardino la dignità delle persone”. Riguardo al rapporto Europa-Africa, secondo l’arcivescovo di Nairobi “siamo arrivati ad un punto in cui ognuno ha bisogno dell’altro, quindi dobbiamo cercare di camminare insieme, per non fare in modo che un continente soffra mentre l’altro sta solo a guardare. A questo punto è chiaro che abbiamo bisogno ognuno dell’altro, perché ogni continente ha la sua ricchezza e la sua povertà. Nessuno può eliminare la propria povertà senza la presenza e la ricchezza dell’altro. Vorremmo vedere più comunione e il riconoscimento della dignità degli uni e degli altri”. “Siamo poveri materialmente – prosegue il card. Njue - ma la nostra cultura ha tanti valori: se vengono recepiti in Europa, o anche in Asia, possiamo diventare tutti più forti. A quel punto potremo arrivare ad una situazione senza sfruttamento”. A proposito del futuro del cristianesimo in Africa il card. Njue è ottimista: "I missionari hanno piantato in Africa un seme molto difficile da estirpare. Il nostro orgoglio di essere cristiani si manifesta nel voler vivere pienamente l’eredità lasciata dai missionari. Ci saranno delle sfide ma non vogliamo perdere la speranza. Anche se molto dipenderà dal tipo di pastori. Ecco perché puntiamo molto l’accento sulla formazione dei nostri sacerdoti, religiosi e religiose. Se ben formati possono essere dei veri strumenti di evangelizzazione”.

SIR

lunedì 28 settembre 2009

Il Papa lascia la Repubblica Ceca: aperti alla bellezza della verità per costruire un mondo che rifletta la bellezza divina. Dio benedica tutti voi!

"Dio benedica la Repubblica Ceca! Il Bambino Gesù di Praga continui a ispirare e guidare Lei e tutte le famiglie della Nazione. Dio benedica tutti voi". E' il saluto del Papa all'ex Paese sovietico, nell'ultimo discorso in terra ceca, all'aeroporto di Praga, in occasione della cerimonia di congedo. "Desidero ringraziarvi per la vostra generosa ospitalità durante la mia breve permanenza in questo splendido Paese", ha detto Benedetto XVI salutando il presidente della Repubblica, Vlacav Klaus. "La Chiesa in questo Paese - ha aggiunto - è stata veramente benedetta con una straordinaria schiera di missionari e di martiri, come anche di santi contemplativi". Il Pontefice si è detto ''particolarmente felice'' dell'incontro avuto questa mattina con i giovani nella cittadina di Stara' Boleslav, e li ha incoraggiati ''a costruire sulle migliori tradizioni del passato di questa nazione, in particolar modo sulla eredità cristiana''. ''Secondo un detto attribuito a Franz Kafka - ha quindi aggiunto -, 'Chi mantiene la capacità di vedere la bellezza non invecchia mai'. Se i nostri occhi rimangono aperti alla bellezza della creazione di Dio e le nostre menti alla bellezza della sua verità, allora possiamo davvero sperare di rimanere giovani e di costruire un mondo che rifletta qualcosa della bellezza divina, in modo da offrire ispirazione alle future generazioni per fare altrettanto''. Nel suo discorso, il Pontefice ha toccato brevemente tutti i temi sollevati durante il viaggio, soffermandosi in particolare sull'incontro ecumenico di ieri pomeriggio nel palazzo dell'Arcivescovado di Praga. Un incontro, ha spiegato Papa Ratzinger, che ''ha confermato l'importanza del dialogo ecumenico in questa terra che ha assai sofferto per le conseguenze della divisione religiosa al tempo della guerra dei Trent'anni''. ''Molto - ha aggiunto - è già stato fatto per sanare le ferite del passato, e sono stati intrapresi dei passi decisivi sul cammino della riconciliazione e della verità in Cristo''.
Il presidente Klaus salutando il Papa prima della sua partenza per Roma lo ha ringranziato per "la visita memorabile", per l'invito "alla mutua comprensione, alla tolleranza, alla pace" ma anche per "il coraggio nell'esprimere posizioni che non sono sempre political correct e condivise da tutti, il suo fermo impegno - ha aggiunto- in favore del rispetto delle idee e dei principi fondamentali della nostra civiltà e della cristianità".
Dopo la cerimonia di congedo, lo scambio di saluti con il presidente e le rispettive delegazioni, l'aereo con a bordo Benedetto XVI, il seguito papale e i giornalisti, ha lasciato l'aeroporto internazionale di Praga per fare rientro a Roma. L'airbus della Repubblica Ceca è atterrato all'aeroporto di Ciampino alle 19.36. All'arrivo il Papa è stato accolto, a nome del Governo, dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Benedetto XVI, sceso di buon passo dalla scaletta dell'aereo, dove erano presenti anche alti prelati, ha scambiato alcune cordiali battute sotto il velivolo con Letta che lo ha accompagnato all'auto che lo attendeva a pochi metri sulla piazzola di sosta. L'auto, una berlina nera del Vaticano, ha lasciato lo scalo romano poco prima delle 19.45, diretta al Palazzo Apostolico di Castelgandolfo; qui il Papa ultimerà il suo periodo di riposo estivo. Il rientro in Vaticano è previsto per la fine della settimana.

Apcom, Asca, L'Unione Sarda.it


La simpatica curiosità del viaggio nella Repubblica Ceca: il piccolo ragno 'in pellegrinaggio' sulla veste di Papa Benedetto

Non è certo passato inosservato: un grosso ragno è apparso sabato sulla veste bianca di Papa Benedetto XVI durante il suo discorso davanti a circa 1000 alti rappresentanti ed autorità politiche e civili nel Castello di Praga. Se il presidente americano Barack Obama aveva la sua mosca, Joseph Ratzinger ora ha il suo ragno. Che, a quanto evidenziano le immagini, sembra non lo abbia disturbato affatto. L'aracnide era però ben visibile dai giornalisti che seguivano il discorso su un grande schermo. L'insetto, prima di sparire per un attimo dalla visuale, si è arrampicato velocemente fin dietro il capo di Benedetto XVI, per poi ricomparire nuovamente sulla parte destra del viso del Pontefice. Il ragno non lo ha lasciato un attimo: mentre Benedetto XVI lasciava la sala medievale del castello era ancora aggrappato al vestito. Sul web è già boom di clic per la curiosa sequenza video. I media cechi, ma anche quelli internazionali come la BBC, hanno dato ampio spazio al ragno "andato in pellegrinaggio" sul Papa; tanto quanto il discorso e le reazioni. Il Papa non si è fatto disturbare dall'ospite indesiderato, ha scritto il quotidiano MF Dnes. "Milioni di fedeli sognano una simile esperienza: un contatto personale con Papa Benedetto XVI", ha riportato invece l'emittente all news del Paese CT 24 sulla sua pagina web.

CNR Media.com

Spider bugs Pope - il video da YouTube

Gian Maria Vian: il viaggio del Papa esempio del giusto dialogo tra credenti e non credenti. Ha mostrato il volto autentico di Benedetto XVI

Il viaggio di Papa Benedetto XVI nella Repubblica Ceca, ''uno dei Paesi europei più largamente secolarizzati'', resta un esempio di ciò che deve diventare il giusto dialogo tra credenti e non credenti nella società. E' quanto scrive in un editoriale il direttore de L'Osservatore Romano Gian Maria Vian, che sottolinea come questo clima manifesti, invece, ''quale debba essere il confronto tra credenti e non credenti: nel rispetto reciproco - sottolinea Vian a conclusione del viaggio papale - e nella ricerca del bene comune e della verità''. Un dialogo fecondo che spinse quel Paese alla ''rivoluzione di velluto'', scrive il direttore del quotidiano della Santa Sede, che portò alla caduta di una ''dittatura fondata sulla menzogna'', ma che può ripetersi per fronteggiare i guasti che ''materialismo e relativismo continuano a fare''. Un'atteggiamento di dialogo e rispetto, con Benedetto XVI ''che ha riconosciuto esplicitamente il ruolo dei movimenti intellettuali e studenteschi nella liberazione dal comunismo''. Riferendosi all’incontro con i docenti dell’ “antichissima università Carlo”, Vian precisa che “qui, dove circa i tre quarti del corpo docente e degli studenti si dichiarano agnostici se non atei, il consenso e il calore manifestati a Benedetto XVI (..) hanno richiamato, per contrasto, l'episodio d'intolleranza che costrinse il Papa a rinunciare alla visita all'università romana della Sapienza. Manifestando invece quale debba essere il confronto tra credenti e non credenti: nel rispetto reciproco e nella ricerca del bene comune e della verità”. “La visita del successore di Pietro nelle terre di Boemia e di Moravia è stato un viaggio compiuto con le braccia aperte. Che una volta di più hanno mostrato il volto più gentile e autentico di Benedetto XVI”. “Il viaggio papale è stato reso ancora più significativo dalla voluta coincidenza con l'anniversario della ‘rivoluzione di velluto’ e del pacifico rivolgimento che vent'anni fa misero fine all'oppressione del comunismo nella maggior parte dell'Europa centrale e orientale – sottolinea il direttore -. I discorsi al popolo ceco di Benedetto XVI, incentrati principalmente sul concetto di verità (..) sono stati rivolti idealmente ai Paesi che hanno sofferto per il totalitarismo ateo”.

Asca, SIR

Il card. Dziwisz: Benedetto XVI come un profeta dice all'Europa di non abbandonare le radici dalle quali è cresciuta per un futuro incerto

La Chiesa si trova oggi ad affrontare un ''oppositore'' meno chiaro ma ''molto più pericoloso'' dei regimi comunisti dell'Europa Orientale: lo dice il card. Stanislao Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, in un'intervista a SKYTg24. Commentando il viaggio che si conclude oggi di Papa Benedetto XVI nella Repubblica Ceca, a vent'anni dalla 'rivoluzione di velluto', il card. Dziwisz mette in guardia l'Europa: ''Penso che questo momento sia più difficile di prima''. Per il nostro Continente, ''è un momento cruciale per il futuro del nostro continente'', a cui Papa Ratzinger ''parla come un profeta e dice all'Europa di non sbagliare, non abbandonare le radici dalle quali sei cresciuta'', ''perchè un albero senza radici muore. Se l'Europa abbandona queste radici, il futuro è incerto''. Per il card. Dziwisz, il viaggio del Papa ''darà un grande incoraggiamento alla Chiesa, ai vescovi, ai credenti''. ''La Chiesa Cattolica qui - aggiunge - è una minoranza. Perciò il Papa ha incoraggiato i cattolici di tutta la Boemia ma non solamente loro, anche tutti quelli dei paesi vicini alla Repubblica Ceca''. ''Certamente - prosegue - dopo questa visita il Paese sarà diverso". ''Tante dittature - osserva ancora il cardinale - sono cadute, ma anche muri. Ha cominciato con il viaggio in Polonia, e da li è cominciato il cambiamento. E anche quel grido che ha lanciato Giovanni Paolo II, che il futuro non appartiene al marxismo, alla Lotta di Classe. Il futuro appartiene ai diritti umani, appartiene alla solidarietà. Amore, non lotta''. ''Questa visita di Papa Ratzinger - conclude - è il seguito di tutto un grande processo, di uno sviluppo. Penso che questa aiuterà la Chiesa e anche il Paese''.

Asca

L'agenzia 'SIR': un viaggio alla ricerca e per la costruzione dell'Europa come 'patria spirituale' in cui il cristianesimo ha un ruolo fondamentale

''Il breve ed intenso viaggio del Papa nella Repubblica Ceca, a vent'anni dalla caduta del muro e dei regimi comunisti, è stato anche un viaggio alla ricerca e per la costruzione dell'Europa. Un'Europa che non è espressione geografica o politica, ma una 'casa', una 'patria spirituale', in cui il cristianesimo ha giocato e continua a giocare un ruolo fondamentale 'per la formazione della coscienza di ogni generazione e per la promozione di un consenso etico di fondo'''. E' il bilancio tratto dall'agenzia SIR nella sua Nota settimanale dedicata al viaggio di Benedetto XVI nella Repubblica Ceca. ''Queste - prosegue la nota - sono le 'radici cristiane', di cui tanto si è parlato e su cui Benedetto XVI rilancia. Il totalitarismo comunista ha lasciato macerie, con 'la riduttiva ideologia del materialismo, la repressione della religione e l'oppressione dello spirito umano. Nel 1989, tuttavia, il mondo è stato testimone in maniera drammatica del rovesciamento di una ideologia totalitaria fallita e del trionfo dello spirito umano', ha detto incontrandogli intellettuali''. ''Si apre uno spazio di confronto - conclude il SIR - di competizione: 'in questo senso la Chiesa Cattolica deve comprendersi come minoranza creativa che ha un'eredità di valori che non sono cose del passato, ma sono una realtà molto viva ed attuale'''.

Asca

Il Papa ai giovani: Gesù viene incontro alla vostra aspirazione alla felicità. Siate messaggeri della speranza che la Chiesa ha su di voi

''Grazie per questa vostra presenza, che mi fa sentire l'entusiasmo e la generosità che sono propri della giovinezza. Con voi anche il Papa si sente giovane!''. Al termine della Santa Messa alla Spianata sulla via di Melnik a Stará Boleslav, Benedetto XVI ha rivolto un messaggio ai giovani. ''Cari amici - ha detto il Pontefice ai giovani arrivati non solo dalla Repubblica Ceca ma anche dalla Slovacchia, dalla Germania e dall'Austria -, non è difficile costatare che in ogni giovane c'è un'aspirazione alla felicità, talvolta mescolata ad un senso di inquietudine; un'aspirazione che spesso però l'attuale società dei consumi sfrutta in modo falso e alienante. Occorre invece valutare seriamente l'anelito alla felicità che esige una risposta vera ed esaustiva". ''Nella vostra età infatti si compiono le prime grandi scelte, capaci di orientare la vita verso il bene o verso il male''. ''Purtroppo - ha osservato Papa Ratzinger - non sono pochi i vostri coetanei che si lasciano attrarre da illusori miraggi di paradisi artificiali per ritrovarsi poi in una triste solitudine''. "Ci sono però anche tanti ragazzi e ragazze - ha continuato - che vogliono trasformare la dottrina nell'azione per dare un senso pieno alla loro vita". "Voi, cari giovani - ha proseguito Benedetto XVI - siete la speranza della Chiesa. Essa attende che voi vi facciate messaggeri della speranza, com'è avvenuto l'anno scorso, in Australia, per la Giornata Mondiale della Gioventù, grande manifestazione di fede giovanile, che ho potuto vivere personalmente e alla quale alcuni di voi hanno preso parte". Il Papa ha invitato tutti “a guardare all’esperienza di Sant’Agostino, il quale diceva che il cuore di ogni persona è inquieto fino a quando non trova ciò che veramente cerca. Ed egli scoprì che solo Gesù Cristo era la risposta soddisfacente al desiderio, suo e di ogni uomo, di una vita felice, piena di significato e di valore. Come ha fatto con Agostino, il Signore viene incontro a ciascuno di voi”, “bussa alla porta della vostra libertà e chiede di essere accolto come amico” perché “quando il cuore di un giovane si apre ai suoi divini disegni, non fa troppa fatica a riconoscere e seguire la sua voce”. Nasce così l’esigenza di considerare “seriamente la chiamata divina a costituire una famiglia cristiana” dal momento che “la società ha bisogno di famiglie cristiane, di famiglie sante”. Se invece il Signore “chiama a seguirlo nel sacerdozio ministeriale o nella vita consacrata”, ha proseguito il Santo Padre, non bisogna esitare “a rispondere al suo invito” perché “la Chiesa, anche in questo Paese, ha bisogno di numerosi e santi sacerdoti e di persone totalmente consacrate al servizio di Cristo, Speranza del mondo”. E proprio Il Papa ha dato appuntamento alla GMG di Madrid, nell'agosto 2011. "Vi invito fin da ora a questo grande raduno dei giovani con Cristo nella Chiesa".

Messa a Stará Boleslav. Il Papa: c'è bisogno nella società di persone 'credenti' e 'credibili' che ricerchino il bene comune e la volontà divina

Giro in papamobile e bagno di folla per Papa Benedetto XVI a Starà Boleslav, a 35 chilometri da Praga, prima di presiedere la Santa Messa nella memoria liturgica di San Venceslao, Patrono della nazione. Ad accoglierlo, con grande entusiasmo, tra canti e cori, oltre al presidente della Repubblica Vlacav Klaus e la moglie Livia Klausova, c'erano circa 40mila giovani che fin da ieri sera si sono radunati nella spianata di Melnik, quasi una Giornata Nazionale della Gioventù. Non c'erano solo giovani cechi ma anche polacchi, tedeschi, slovacchi. Il palco allestito per la celebrazione è composto da tre parti coperte, una centrale e due laterali, una per l'orchestra e due per il coro. Le decorazioni del palco riprendevano i colori tradizionali di San Venceslao, il rosso e il bianco. L'altare è decorato con l'aquila del Santo mentre sull'ambone è scritta una parte della preghiera 'non lasciarci perire'. A concelebrare con il Pontefice c'erano, tra gli altri, il cardinale gesuita Tomas Spidlik, biblista nato nella Repubblica Ceca, e l'arcivescovo di Varsavia, card. Stanislaw Dziwisz, insieme a 2 vescovi tedeschi, tre austriaci e tre slovacchi.
"Chi ha negato e continua a negare Dio e, di conseguenza non rispetta l'uomo, sembra avere vita facile e conseguire un successo materiale. Ma basta scrostare la superficie per costatare che, in queste persone, c'è tristezza e insoddisfazione". Il Papa è tornato nell'omelia a ribadire con forza che "negare Dio" dalla propria vita porta solo a "insoddisfazione". La storia dimostra che escludere Dio dalla propria vita porta solo al fallimento.
“Ai nostri giorni la santità è ancora attuale” o “non è piuttosto un tema poco attraente ed importante?” si è domandato il Papa. "Il secolo passato", ha osservato Benedetto XVI, "ha visto cadere non pochi potenti, che parevano giunti ad altezze quasi irrangiungibili. All'improvviso - ha proseguito Papa Ratzinger - si sono ritrovati privi del loro potere". Inoltre, ha aggiunto il Papa, “il valore autentico dell’esistenza umana non è commisurato solo su beni terreni e interessi passeggeri, perché non sono le realtà materiali ad appagare la sete profonda di senso e di felicità che c’è nel cuore di ogni persona”. "Solo chi conserva nel cuore il santo 'timore di Dio' ha fiducia anche nell'uomo e spende la sua esistenza per costruire un mondo più giusto e fraterno". Il Papa ha ricordato l'esempio del martire San Venceslao. La lezione di vita del Santo “che ebbe il coraggio di anteporre il regno dei cieli al fascino del potere terreno”, ha proseguito il Papa, offre un esempio da imitare per camminare “con passo spedito verso la santità”. “Fedele agli insegnamenti evangelici che gli aveva impartito la santa nonna, la martire Ludmilla”, il giovane sovrano Venceslao “ancor prima di impegnarsi nel costruire una convivenza pacifica all’interno della Patria e con i Paesi confinanti, si adoperò per propagare la fede cristiana, chiamando sacerdoti e costruendo chiese” ed “animato da spirito evangelico giunse a perdonare persino il fratello, che aveva attentato alla sua vita”.
Quello di San Venceslao è un modello difficile da seguire, ha concluso Benedetto XVI, “poiché la fede è sempre esposta a molteplici sfide” ma “quando ci si lascia attrarre da Dio che è Verità, il cammino si fa deciso, perché si sperimenta la forza del suo amore”. "Egli ha versato il sangue sulla vostra Terra - ha detto - e la sua aquila da voi scelta come stemma dell'odierna visita costituisce l'emblema storico della nobile Nazione Ceca. Questo eterno Santo che voi amate chiamare 'eterno' Principe dei Cechi - ha concluso il Pontefice - ci invita a seguire sempre e fedelmente Cristo, ci invita ad essere santi. Egli stesso è modello di santità per tutti, specialmente per quanti guidano le sorti delle comunità e dei popoli". Il cristiano sia "credibile" e "coerente con i principi e la fede che professa". "Non basta infatti apparire buoni ed onesti - ha detto - occorre esserlo realmente. E buono ed onesto è colui che non copre con il suo io la luce di Dio, non mette davanti se stesso, ma lascia trasparire Dio". Da qui l'appello di Benedetto XVI. "C'è oggi bisogno di persone che siano 'credenti' e 'credibili', pronti a diffondere in ogni ambito della società quei principi e ideali cristiani ai quali si ispira la loro azione". "La santità, vocazione universale di tutti i battezzati - ha concluso Papa Ratzinger - spinge a compiere il proprio dovere con fedeltà e coraggio, guardando non al proprio interesse egoistico, bensì al bene comune, e ricercando in ogni momento la volontà divina".

Apcom, Asca, SIR


Visita alla Chiesa di San Venceslao a Stará Boleslav. La preghiera del Papa sulle reliquie del Santo Patrono della Repubblica Ceca

Papa Benedetto XVI è giunto a Stara Boleslav, cittadina ad una trentina di chilometri di Praga, dove si è recato nella Chiesa di San Venceslao per pregare sulle reliquie del Patrono della Repubblica Ceca. San Venceslao, re di Boemia, considerato un modello di monarca cristiano, buono e retto, venne ucciso nel 935 dal fratello Boleslav che voleva impossessarsi del trono. Ogni anno, l'anniversario della sua uccisione è festa nazionale della Repubblica Ceca e moltissime persone si recano a salutare le spoglie del re-santo. Papa Ratzinger è stato accolto dal suono delle campane e da un coro di bambini, accompagnati dall'organo. Al suo arrivo è stato salutato dal Parroco, dal Prevosto, dal Presidente della Regione e dal Sindaco. All’interno della Chiesa erano presenti una ventina di sacerdoti anziani, ospiti della casa della Conferenza Episcopale, con i rispettivi accompagnatori. Dopo un momento di adorazione al Santissimo, il Santo Padre si è recato nella cripta nei pressi del Mausoleo della Nazione Ceca, dove è esposta la reliquia del Santo. Prima di recarsi nella spianata sulla strada di Melnik per la celebrazione della Messa, il Pontefice ha salutato brevemente il gruppo di anziani sacerdoti.

Asca

domenica 27 settembre 2009

Il bilancio del portavoce vaticano: il Papa felice del viaggio e impressionato dall'accoglienza del popolo e del presidente della Repubblica

"Il Papa è molto felice per questa visita nella Repubblica Ceca, la sua salute è buona ed è stato particolarmente impressionato dall'accoglienza del popolo e del presidente della Repubblica": lo ha detto padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, durante un briefing con i giornalisti a conclusione della seconda giornata del viaggio di Benedetto XVI nella Repubblica Ceca. "Il Papa ha espresso commenti positivi per l'esecuzione musicale di ieri al palazzo presidenziale - ha detto padre Lombardi - in particolare per il Tedeum di Mozart e per la qualità della musica. Oggi è rimastro impressionato dall'atmosfera di preghiera e silenzio a Brno. E' stata una importante esperienza spirituale; c'erano più di 100mila persone". Il portavoce Vaticano ha sottolineato come il card. Tarcisio Bertone ha ritenuto "molti positivi i risultati sul dialogo tra Chiesa e Stato nelle questioni ancora aperte. La Repubblica Ceca - ha aggiunto - ha compreso in modo positivo il ruolo della Chiesa e il suo contributo nella società". Padre Lombardi ha infine spiegato le ragioni di un mancato riferimento del Papa nei suoi discorsi alle questioni degli ebrei, considerato che la Repubblica Ceca ha una importante storica comunità ebraica. "Non tutte le questioni possono essere affrontate - ha spiegato - il tempo è poco e il Papa parla tante volte sulla questione della violenza subita dagli ebrei. Inoltre non c'è stata nessuna richiesta di affrontare anche questo tema. Ci sono molte occasioni - ha concluso - per rievocare questo terribile evento".

Apcom

Il Papa al mondo accademico: l'anelito per la libertà e la verità, a cui la fede e le arti cercano di rispondere, è parte inalienabile dell'umanità

Al termine dell'incontro ecumenico nell'Arcivescovado, Benedetto XVI si è spostato nel Castello di Praga dove, nel Salone di Vladislav, incontra il mondo accademico, alla presenza di oltre 800 persone, tra docenti e studenti, ma anche esponenti delle Istituzioni culturali dello Stato e rappresentanti della Chiesa Cattolica. Lo squillo delle trombe, le toghe del senato accademico, lo sguardo attento degli studenti hanno offerto al Papa una tribuna ideale per la sua lectio sulle radici cristiane dell’Europa e sul servizio alla verità.
“Il mondo accademico, sostenendo i valori culturali e spirituali della società e insieme offrendo ad essi il proprio contributo, svolge il prezioso servizio di arricchire il patrimonio intellettuale della nazione e di fortificare le fondamenta del suo futuro sviluppo. I grandi cambiamenti che venti anni fa trasformarono la società ceca furono causati, non da ultimo, dai movimenti di riforma che si originarono nelle università e nei circoli studenteschi. Quella ricerca di libertà ha continuato a guidare il lavoro degli studiosi: la loro diakonia alla verità è indispensabile al benessere di qualsiasi nazione". Chi parla è stato professore attento alla libertà accedemica ed ora è Papa, voce autorevole per la riflessione etica dell’ umanità, ha ricordato Benedetto XVI, ed ha aggiunto: “L’autonomia propria di una università, anzi di qualsiasi istituzione scolastica, trova significato nella capacità di rendersi responsabile di fronte alla verità”. Benedetto XVI ha sottolineato che, fin dai movimenti riformatori del secolo scorso, la “ricerca di libertà ha continuato a guidare il lavoro degli studiosi”.
La “sete di conoscenza” dell’uomo, ha dichiarato il Pontefice, spinge “ogni generazione ad ampliare il concetto di ragione e ad abbeverarsi alle fonti della fede” ed “è stata proprio la ricca eredità della sapienza classica” che “i primi missionari cristiani hanno portato in queste terre e stabilita come fondamento di un’unità spirituale e culturale che dura fino ad oggi”. “La grande tradizione formativa, aperta al trascendente, che è all’origine delle università in tutta Europa – ha aggiunto il Papa -, è stata sistematicamente sovvertita, qui in questa terra e altrove, dalla riduttiva ideologia del materialismo, dalla repressione della religione e dall’oppressione dello spirito umano”. "L'anelito per la libertà e la verità - ha affermato con forza il Pontefice - è parte inalienabile della nostra comune umanità: non può mai essere eliminato e, come la storia ha dimostrato, può essere negato solo mettendo in pericolo l'umanità stessa". Ad esso, "cercano di rispondere la fede religiosa, le varie arti, la filosofia, la teologia e le altre discipline scientifiche, ciascuna col proprio metodo, sia sul piano di un'attenta riflessione che su quello di una buona prassi". "Con la massiccia crescita dell'informazione della tecnologia - ha detto il Papa - nasce la tentazione di separare la ragione dalla ricerca della verità". Ma la ragione senza la verità "comincia a perdere la propria direzione. Essa finisce per inaridire - ha proseguito Benedetto XVI - o sotto la parvenza di modestia, quando si accontenta di ciò che è puramente parziale o provvisorio, oppure sotto l'apparenza di certezza, quando impone la resa alle richieste di quanti danno in maniera indiscriminata uguale valore praticamente a tutto. Il relativismo che ne deriva genera un camuffamento, dietro cui possono nascondersi nuove minacce all'autonomia delle istituzioni accademiche".
Per il Papa, i fantasmi di questo passato potrebbero presto riproporsi: "Se per un verso è passato il periodo di ingerenza derivante dal totalitarismo politico non è forse vero, dall'altro, che di frequente oggi nel mondo l'esercizio della ragione e la ricerca accademica sono costretti, in maniera sottile e a volte nemmeno tanto sottile, a piegarsi alle pressioni di gruppi di interesse ideologici e al richiamo di obiettivi utilitaristici a breve termine o solo pragmatici?". Se il relativismo che avanza in Europa riuscirà davvero a cancellare le radici cristiane del Vecchio Continente, "se la nostra cultura dovesse costruire se stessa solamente su argomenti alla moda - si è domandato il Papa -, con scarso riferimento a una tradizione intellettuale storica genuina o sulle convinzioni che vengono promosse facendo molto rumore e che sono fortemente finanziate? Le nostre società - è stata la risposta del Papa - non diventeranno più ragionevoli o tolleranti o duttili, ma saranno piuttosto più fragili e meno inclusive e dovranno faticare sempre di più per riconoscere quello che è vero, nobile e buono". E il Papa ha concluso: “Una comprensione della ragione sorda al divino, che relega le religioni nel regno delle subculture, è incapace di entrare in quel dialogo delle culture di cui il nostro mondo ha così urgente bisogno. Alla fine, la "fedeltà all’uomo esige la fedeltà alla verità che, sola, è garanzia di libertà" (Caritas in veritate, 9). Questa fiducia nella capacità umana di cercare la verità, di trovare la verità e di vivere secondo la verità portò alla fondazione delle grandi università europee. Certamente noi dobbiamo riaffermare questo oggi per donare al mondo intellettuale il coraggio necessario per lo sviluppo di un futuro di autentico benessere, un futuro veramente degno dell’uomo”. E se la gente di Praga è sembrata un po’ distante il mondo della cultura invece ha tributato un lunghissimo applauso al Papa che ha dato le ragioni della necessità del cristianesimo in Europa.
"La verità vi farà liberi": Benedetto XVI lo ha scritto apponendo la sua firma autografa nel libro d'oro del Palazzo presidenziale a Praga, a conclusione dell'incontro con il mondo accademico. Si è chiusa così la seconda giornata del viaggio di Papa Ratzinger nella Repubblica Ceca.

Incontro ecumenico. Il Papa: i cristiani si uniscano per ricordare all'Europa le sue radici. Il Vangelo getta in ogni epoca luce sulla dignità umana

Nel pomeriggio Benedetto XVI ha lasciato la Nunziatura apostolica intorno alle 17 per raggiungere l'Arcivescovado di Praga, dove ha avuto luogo l'incontro con una ventina di esponenti delle diverse confessioni religiose. Dopo il saluto del presidente del Consiglio ecumenico delle Chiese, Cerny, il Papa ha rivolto un saluto ai presenti.
"Stanno emergendo sotto nuove forme - ha detto Papa Ratzinger nel suo discorso - tentativi tesi a marginalizzare l'influsso del cristianesimo nella vita pubblica, sotto il pretesto che i suoi insegnamenti sono dannosi al benessere della società. Questo fenomeno ci chiede di fermarci a riflettere". Anche perchè, al contrario, "il Cristianesimo ha molto da offrire sul piano pratico e morale. Pochi potrebbero contestare ciò". Il Papa ha analizzato la situazione del Vecchio Continente: "l'Europa continua ad essere sottoposta a molti cambiamenti - ha affermato il Papa - è difficile credere che solo due decenni sono passati da quando il crollo dei precedenti regimi hanno dato avvio a una difficile ma produttiva transizione verso strutture politiche più partecipative. In questo periodo - ha aggiunto Benedetto XVI - i cristiani si sono uniti assieme ad altri uomini di buona volontà nell'aiutare a ricostruire un ordine politico giusto e continuano oggi ad impegnarsi nel dialogo per aprire nuove vie verso la comprensione reciproca, la collaborazione in vista della pace e il progresso del bene comune".
In un passaggio del suo discorso Benedetto XVI ha citato anche Jan Hus, teologo, predicatore e docente boemo del '400 che fu bruciato perchè considerato eretico. "Il Vangelo non è un'ideologia, non pretende di bloccare entro schemi rigidi le realtà socio politiche che si evolvono. Piuttosto - ha spiegato il Papa - il Vangelo trascende le vicissitudini di questo mondo e getta nuova luce sulla dignità della persona umana in ogni epoca". "I cristiani sono tenuti ad unirsi ad altri nel ricordare all'Europa le sue radici" e non è affatto vero che "queste radici siano da tempo avvizzite: al contrario, esse continuano, in maniera tenue ma al tempo stesso feconda, a provvedere al Continente il sostegno spirituale e morale che permette di stabilire un dialogo significativo con persone di altre culture e religioni". Dunque, per il Papa "i cristiani non devono ripiegarsi su di sè ma condividere con fiducia il tesoro di verità a loro affidato". "Quando l'Europa si pone in ascolto della storia del cristianesimo - infatti - ascolta la sua stessa storia: le sue nozioni di giustizia, libertà e responsabilità sociale, assieme alle istituzioni culturali e giuridiche stabilite per difendere queste idee e trasmetterle alle generazioni future, sono plasmate dalla sua eredità cristiana". Una "memoria del passato" che "anima le sue aspirazioni per il futuro".
Al termine il saluto di Benedetto XVI ai due rappresentanti della comunità ebraica di Praga presenti all’incontro. Comunità oggi di circa 4 mila persone, rispetto alle 90 mila che risiedevano nella capitale boema prima della Seconda Guerra mondiale e che finirono in massima parte uccise nei campi di sterminio nazisti.

Apcom, Radio Vaticana


Padre Lombardi: il Papa ha messo la speranza al centro del viaggio nella Repubblica Ceca, la fede può contribuire a questo bisogno del nostro tempo

Il primo obiettivo di Benedetto XVI nel suo viaggio in Repubblica Ceca è dare speranza a uno dei Paesi più secolarizzati dell'Europa e allo stesso continente europeo, ha spiegato il portavoce vaticano. Dopo l'affollatissima Messa di questa domenica, che il Papa ha presieduto nella spianata accanto all'Aeroporto di Brno, padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha compiuto un bilancio del viaggio apostolico iniziata ieri e che si concluderà domani con l'incontro con i giovani del Paese. "Mi sembra chiaro che la speranza è il tema centrale di questo viaggio", ha riconosciuto padre Lombardi ai microfoni della Radio Vaticana. "Il Papa si rende conto che nel nostro tempo ce n'è un grande bisogno, ce n'è una grandissima sete e può essere uno dei grandi contributi che la fede può dare, perché è capace di alimentare una grande speranza che va al di là delle piccole speranze che sono molto caduche e che alimentano le nostre giornate ma con un orizzonte corto". "Invece, la grande speranza, quella che non muore mai, quella che guarda veramente lontano e alimenta e fonda le altre, è da risvegliare e nessuno - probabilmente - come i cristiani che credono in Gesù Cristo Risorto può alimentarla", ha aggiunto. Per esprimere la speranza, sulla spianata accanto all'Aeroporto di Brno c'era questa domenica mattina una grandissima àncora messa di lato. "L'àncora, nella Lettera agli Ebrei, è proprio la descrizione della speranza - ha osservato il sacerdote gesuita -. Noi abbiamo la speranza come un'àncora che è lanciata nel cielo, dove è Gesù Cristo insieme a Dio Padre, e lì noi attacchiamo con grande forza e sicurezza la nostra speranza, quella che ci sostiene e ci anima in tutta la nostra vita". Padre Lombardi constata che questa viaggio del Papa, in particolare durante il discorso che ha rivolto ieri al Corpo diplomatico, continua l'opera promossa da Giovanni Paolo II dopo il crollo del comunismo, vent'anni fa, sulla "libertà nella verità". Benedetto XVI compie questo servizio mostrando che "c'è una ragione capace di raggiungere la verità, riconoscere il contributo che anche la fede può dare alla conoscenza di questa verità per fondare i valori, fondare i riferimenti su cui è pensabile anche una vita, una società, un mondo ordinato e non confuso perché vi regna l'arbitrarietà". "E' bello come il Papa lo abbia sviluppato anche nel contesto dell'Europa, dicendo: 'L'Europa dev'essere una casa', perché nella cultura, nello spirito con cui noi costruiamo la comunità, questo non è solo un continente, ma è un luogo in cui noi ci riconosciamo e viviamo insieme dei valori", ha sottolineato padre Lombardi. La Repubblica Ceca è uno dei Paesi più secolarizzati del mondo, ma vedendo le oltre 100.000 persone attorno all'Eucaristia il portavoce vaticano ha commentato: "Siamo certamente in una terra secolarizzata, ma è una terra in cui c'è anche una comunità cristiana molto viva, piena di fede e piena di speranza che può dare un contributo cordiale alla società in cui vive". "A me pare che il tema della presenza serena, cordiale, pieno non solo di speranza ma anche di carità operativa, che la Chiesa, la comunità dei credenti possono dare nella società, sia un tema anche caratteristico di questo viaggio del Santo Padre e che può veramente aiutare a stabilire un clima di fiducia reciproca e di collaborazione tra la Chiesa e la società che la ospita", ha commentato.

Zenit