domenica 27 settembre 2009

Il Papa al mondo accademico: l'anelito per la libertà e la verità, a cui la fede e le arti cercano di rispondere, è parte inalienabile dell'umanità

Al termine dell'incontro ecumenico nell'Arcivescovado, Benedetto XVI si è spostato nel Castello di Praga dove, nel Salone di Vladislav, incontra il mondo accademico, alla presenza di oltre 800 persone, tra docenti e studenti, ma anche esponenti delle Istituzioni culturali dello Stato e rappresentanti della Chiesa Cattolica. Lo squillo delle trombe, le toghe del senato accademico, lo sguardo attento degli studenti hanno offerto al Papa una tribuna ideale per la sua lectio sulle radici cristiane dell’Europa e sul servizio alla verità.
“Il mondo accademico, sostenendo i valori culturali e spirituali della società e insieme offrendo ad essi il proprio contributo, svolge il prezioso servizio di arricchire il patrimonio intellettuale della nazione e di fortificare le fondamenta del suo futuro sviluppo. I grandi cambiamenti che venti anni fa trasformarono la società ceca furono causati, non da ultimo, dai movimenti di riforma che si originarono nelle università e nei circoli studenteschi. Quella ricerca di libertà ha continuato a guidare il lavoro degli studiosi: la loro diakonia alla verità è indispensabile al benessere di qualsiasi nazione". Chi parla è stato professore attento alla libertà accedemica ed ora è Papa, voce autorevole per la riflessione etica dell’ umanità, ha ricordato Benedetto XVI, ed ha aggiunto: “L’autonomia propria di una università, anzi di qualsiasi istituzione scolastica, trova significato nella capacità di rendersi responsabile di fronte alla verità”. Benedetto XVI ha sottolineato che, fin dai movimenti riformatori del secolo scorso, la “ricerca di libertà ha continuato a guidare il lavoro degli studiosi”.
La “sete di conoscenza” dell’uomo, ha dichiarato il Pontefice, spinge “ogni generazione ad ampliare il concetto di ragione e ad abbeverarsi alle fonti della fede” ed “è stata proprio la ricca eredità della sapienza classica” che “i primi missionari cristiani hanno portato in queste terre e stabilita come fondamento di un’unità spirituale e culturale che dura fino ad oggi”. “La grande tradizione formativa, aperta al trascendente, che è all’origine delle università in tutta Europa – ha aggiunto il Papa -, è stata sistematicamente sovvertita, qui in questa terra e altrove, dalla riduttiva ideologia del materialismo, dalla repressione della religione e dall’oppressione dello spirito umano”. "L'anelito per la libertà e la verità - ha affermato con forza il Pontefice - è parte inalienabile della nostra comune umanità: non può mai essere eliminato e, come la storia ha dimostrato, può essere negato solo mettendo in pericolo l'umanità stessa". Ad esso, "cercano di rispondere la fede religiosa, le varie arti, la filosofia, la teologia e le altre discipline scientifiche, ciascuna col proprio metodo, sia sul piano di un'attenta riflessione che su quello di una buona prassi". "Con la massiccia crescita dell'informazione della tecnologia - ha detto il Papa - nasce la tentazione di separare la ragione dalla ricerca della verità". Ma la ragione senza la verità "comincia a perdere la propria direzione. Essa finisce per inaridire - ha proseguito Benedetto XVI - o sotto la parvenza di modestia, quando si accontenta di ciò che è puramente parziale o provvisorio, oppure sotto l'apparenza di certezza, quando impone la resa alle richieste di quanti danno in maniera indiscriminata uguale valore praticamente a tutto. Il relativismo che ne deriva genera un camuffamento, dietro cui possono nascondersi nuove minacce all'autonomia delle istituzioni accademiche".
Per il Papa, i fantasmi di questo passato potrebbero presto riproporsi: "Se per un verso è passato il periodo di ingerenza derivante dal totalitarismo politico non è forse vero, dall'altro, che di frequente oggi nel mondo l'esercizio della ragione e la ricerca accademica sono costretti, in maniera sottile e a volte nemmeno tanto sottile, a piegarsi alle pressioni di gruppi di interesse ideologici e al richiamo di obiettivi utilitaristici a breve termine o solo pragmatici?". Se il relativismo che avanza in Europa riuscirà davvero a cancellare le radici cristiane del Vecchio Continente, "se la nostra cultura dovesse costruire se stessa solamente su argomenti alla moda - si è domandato il Papa -, con scarso riferimento a una tradizione intellettuale storica genuina o sulle convinzioni che vengono promosse facendo molto rumore e che sono fortemente finanziate? Le nostre società - è stata la risposta del Papa - non diventeranno più ragionevoli o tolleranti o duttili, ma saranno piuttosto più fragili e meno inclusive e dovranno faticare sempre di più per riconoscere quello che è vero, nobile e buono". E il Papa ha concluso: “Una comprensione della ragione sorda al divino, che relega le religioni nel regno delle subculture, è incapace di entrare in quel dialogo delle culture di cui il nostro mondo ha così urgente bisogno. Alla fine, la "fedeltà all’uomo esige la fedeltà alla verità che, sola, è garanzia di libertà" (Caritas in veritate, 9). Questa fiducia nella capacità umana di cercare la verità, di trovare la verità e di vivere secondo la verità portò alla fondazione delle grandi università europee. Certamente noi dobbiamo riaffermare questo oggi per donare al mondo intellettuale il coraggio necessario per lo sviluppo di un futuro di autentico benessere, un futuro veramente degno dell’uomo”. E se la gente di Praga è sembrata un po’ distante il mondo della cultura invece ha tributato un lunghissimo applauso al Papa che ha dato le ragioni della necessità del cristianesimo in Europa.
"La verità vi farà liberi": Benedetto XVI lo ha scritto apponendo la sua firma autografa nel libro d'oro del Palazzo presidenziale a Praga, a conclusione dell'incontro con il mondo accademico. Si è chiusa così la seconda giornata del viaggio di Papa Ratzinger nella Repubblica Ceca.