domenica 27 settembre 2009

Messa a Brno. Il Papa: solo Cristo può essere la nostra certa speranza. La storia mostra le assurdità compiute dall'uomo quando esclude Dio

Folla oceanica per Benedetto XVI nella seconda giornata del suo viaggio nella Repubblica Ceca. Alla Santa Messa all'aeroporto di Brno hanno assistito, secondo fonti della Chiesa ceca, 150 mila fedeli, provenienti dalle diverse diocesi del Paese e dalle nazioni vicini. Si tratta del primo grande raduno di cattolici dopo l'ultima visita di Papa Wojtyla nel 1997. È vero che la Moravia è la parte più cattolica della Repubblica Ceca; è vero che ai fedeli locali si sono aggiunti pellegrini provenienti dalle vicine Polonia, Austria, Germania, Slovacchia. Tuttavia il rito liturgico, il momento di massa del viaggio di tre giorni di Benedetto XVI in queste terre nel cuore dell'Europa, ha intensità e passione. Molti devoti indossano abiti tradizionali cechi e moravi e in tanti sventolano le bandiere del Vaticano. Quando il Papa è arrivato, le campane del vicino castello gotico di Spilberk hanno suonato a festa.
Una Messa “della speranza”, pensando "al popolo di questo caro Paese, sia all'Europa e all'umanità intera, che è assetata di qualcosa su cui poggiare saldamente il proprio avvenire". Il Papa parla a tutta l’umanità. È un viaggio nel cuore dell’Europa per parlare al popolo ceco, all’Europa e all’umanità intera che “l'unica speranza ‘certa’ e ‘affidabile’ (Spe Salvi, n. 1) si fonda su Dio”. ''L'esperienza della storia mostra a quali assurdità giunge l'uomo quando esclude Dio dall'orizzonte delle sue scelte e delle sue azioni, e come non è facile costruire una società ispirata ai valori del bene, della giustizia e della fraternità, perchè l'essere umano è libero e la sua libertà permane fragile''. Nell'omelia Benedetto XVI ha osservato: ''La libertà va allora costantemente riconquistata per il bene e la non facile ricerca dei 'retti ordinamenti per le cose umane' è un compito che appartiene a tutte le generazioni. Ecco perchè, cari amici, noi siamo qui prima di tutto in ascolto, in ascolto di una parola che ci indichi la strada che conduce alla speranza; anzi, siamo in ascolto della Parola che sola puo' darci speranza solida, perchè è Parola di Dio".
"Il vostro Paese come altre nazioni - ha detto il Papa - sta vivendo una condizione culturale che rappresenta spesso una sfida radicale per la fede e, quindi, anche per la speranza. In effetti, sia la fede che la speranza, nell'epoca moderna, hanno subito come uno 'spostamento', perchè sono state relegate sul piano privato e ultraterreno, mentre nella vita concreta e pubblica si è affermata la fiducia nel progresso scientifico ed economico''. "Sappiamo tutti - ha aggiunto - che questo progresso è ambiguo: apre possibilità di bene insieme a prospettive negative. Gli sviluppi tecnici ed il miglioramento delle strutture sociali sono importanti e certamente necessari, ma non bastano a garantire il benessere morale della società''. ''L'uomo - ha detto ancora Papa Ratzinger - ha bisogno di essere liberato dalle oppressioni materiali, ma deve essere salvato, e piu' profondamente, dai mali che affliggono lo spirito. E chi può salvarlo se non Dio, che è Amore e ha rivelato il suo volto di Padre onnipotente e misericordioso in Gesù Cristo? La nostra salda speranza è dunque Cristo: in Lui, Dio ci ha amato fino all'estremo e ci ha dato la vita in abbondanza, quella vita che ogni persona, talora persino inconsapevolmente, anela a possedere''. Il Pontefice ha ricordato che sul portale della Cattedrale di Brno è scritta la parola di Gesù “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro (Mt 11,28)”. Nei secoli, molta gente non è rimasta indifferente a questo amore. “Qui, come altrove, nei secoli passati tanti hanno sofferto per mantenersi fedeli al Vangelo e non hanno perso la speranza; tanti si sono sacrificati per ridare dignità all'uomo e libertà ai popoli, trovando nell'adesione generosa a Cristo la forza per costruire una nuova umanità. E pure nell'attuale società, dove tante forme di povertà nascono dall'isolamento, dal non essere amati, dal rifiuto di Dio e da un'originaria tragica chiusura dell'uomo che pensa di poter bastare a se stesso, oppure di essere solo un fatto insignificante e passeggero; in questo nostro mondo che è alienato "quando si affida a progetti solo umani" (Caritas in veritate, 53), solo Cristo può essere la nostra certa speranza”.
L’annuncio della speranza donata da Cristo è compito di tutti i cristiani: “Annunciatelo voi, cari sacerdoti, restando intimamente uniti a Gesù ed esercitando con entusiasmo il vostro ministero, certi che nulla può mancare a chi si fida di Lui. Testimoniate Cristo voi, cari religiosi e religiose, con la gioiosa e coerente pratica dei consigli evangelici, indicando quale è la nostra vera patria: il Cielo. E voi, cari fedeli laici giovani ed adulti, voi, care famiglie, poggiate sulla fede in Cristo i vostri progetti familiari, di lavoro, della scuola, e le attività di ogni ambito della società. Gesù mai abbandona i suoi amici. Egli assicura il suo aiuto, perché nulla è possibile fare senza di Lui, ma, al tempo stesso, chiede ad ognuno di impegnarsi personalmente per diffondere il suo universale messaggio di amore e di pace”. Il Papa ha citato infine esempi di questa “testimonianza luminosa” tratti dalla storia della Repubblica Ceca, dai santi Cirillo e Metodio, i primi evangelizzatori della regione, fino a una religiosa, la beata Restituta Kafkova, nativa di Brno, uccisa dai nazisti a Vienna. E guardando la “Madonna delle spine”, la più antica statua di Maria ritrovata in un cespuglio di spine, ha concluso: “Vi accompagni e protegga la Madonna, Madre di Cristo, nostra Speranza. Amen”.
All'inizio della celebrazione, il Papa è stato salutato dal vescovo di Brno, mons. Vojtech Cikrle. "Grazie, Santità - ha detto - è la prima volta da quando è stata costituita la diocesi di Brno nel 1777 che un Papa vieni a farci visita". Il palco allestito nella spianata dell'aeroporto è stato ideato come una grande tenda biblica. Alle spalle del Pontefice un pannello con disegni grafici che richiamano il firmamento. A sinistra del palco una grande croce alta 12 metri,simbolo della vittoria. A destra, invece, poco lontano dal palco, svetta una grande àncora, alta 11 metri, segno di speranza sin dai primi secoli cristiani. Sul palco era presente la Madonna di Turany, una delle comunità cristiane più antiche, che secondo la leggenda fu portata sul territorio della Grande Moravia dagli apostoli slavi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dell'Europa orientale nel IX secolo. Il palco è stato ideato e pensato per essere visibile ai 150mila fedeli. Davanti al palco-tendone c'erano i calvari, monumenti della fede popolare, luogo dove gli uomini possono fermarsi in ogni momento difficile e riorentare la propria vita. Alla celebrazione hanno partecipato circa 40 tra vescovi e cardinali e patriarchi di rito orientale; oltre 1.000 sacerdoti e una trentina di autorità politiche. Le pissidi erano circa 400 e contenevano 150mila ostie. E' stata allestita anche una tenda per distribuire l'ostia ai celiaci.

La Repubblica, AsiaNews, Adnkronos, Apcom