venerdì 11 maggio 2012

Il Papa: Dio ha uno 'stile' diverso da quello dell’uomo. La musica di Vivaldi esprime la lode, l’esultanza, il ringraziamento e anche la meraviglia

Nel discorso al termine del Concerto offerto dal presidente Napolitano, Benedetto XVI ha ringraziato il capo dello Stato per "le cordiali parole, per i doni di un violino e di una pregevole partitura, e per questo Concerto di musica sacra di due grandi autori italiani; sono segni - ha detto - che manifestano, ancora una volta, il legame tra il Successore di Pietro e questa cara Nazione". Il Papa ha rivolto un saluto al presidente del Consiglio Mario Monti e a tutte le autorità. Ha poi ringraziato l'Orchestra e il Coro del Teatro dell'Opera di Roma, le due soprano, e "soprattutto il maestro Riccardo Muti per l'intensa interpretazione ed esecuzione. La sensibilità del maestro Muti per la musica sacra è nota - ha detto il Pontefice -, come pure l'impegno perché sia più conosciuto questo ricco repertorio che esprime in musica la fede della Chiesa. Anche per questo sono lieto di conferirgli un'onorificenza pontificia. Esprimo gratitudine al Comune di Cremona al Centro di Musicologia Walter Stauffer e alla Fondazione Antonio Stradivari-La Triennale per aver messo a disposizione delle prime parti dell'Orchestra alcuni antichi e preziosi strumenti delle proprie collezioni". Di Antonio Vivaldi Benedetto XVI ha ricordato come "la sua produzione sacra" sia "di grande valore, soprattutto perché esprime la sua fede. Il Magnificat che abbiamo ascoltato è il canto di lode di Maria e di tutti gli umili di cuore, che riconoscono e celebrano con gioia e gratitudine l'azione di Dio nella propria vita e nella storia; di Dio che ha uno 'stile' diverso da quello dell'uomo, perché si schiera dalla parte degli ultimi per dare speranza". Per il Papa, "la musica di Vivaldi esprime la lode, l'esultanza, il ringraziamento e anche la meraviglia di fronte all'opera di Dio, con una straordinaria ricchezza di sentimenti: dal solenne unisono corale all'inizio, in cui è tutta la Chiesa che magnifica il Signore, al brioso 'Et exultavit', al bellissimo momento corale dell''Et misericordia' sul quale si sofferma con audaci armonie, ricche di improvvise modulazioni, per invitarci a meditare sulla misericordia di Dio che è fedele e si estende per tutte le generazioni". Mentre con i due pezzi sacri di Giuseppe Verdi il registro cambia, ha spiegato il Pontefice, "ci troviamo di fronte al dolore di Maria ai piedi della Croce: Stabat Mater dolorosa. Il grande Operista italiano, come aveva indagato ed espresso il dramma di tanti personaggi nelle sue opere, qui tratteggia quello della Vergine che guarda al Figlio sulla Croce. La musica si fa essenziale, quasi si afferra alle parole per esprimerne nel modo più intenso possibile il contenuto, in una grande gamma di sentimenti. Basta pensare al dolente senso di pietà con cui ha inizio la Sequenza", "perché possiamo partecipare al suo dolore materno e far ardere il nostro cuore di amore a Cristo, fino alla strofa finale, supplica intensa e potente a Dio che all'anima sia data la gloria del Paradiso, aspirazione ultima dell'umanità". “Un susseguirsi di contrasti" poi nel Te Deum, letto così da Verdi, ha spiegato il Papa, e non tanto come il canto delle vittorie o delle incoronazioni: “L’esultanza iniziale - 'Te Deum', 'Sanctus' -, la contemplazione del Cristo incarnato, che libera e apre il Regno dei Cieli, l’invocazione all’'Judex venturus', perché abbia misericordia, e infine il grido ripetuto dal soprano e dal coro 'In te, Domine speravi' con cui si chiude il brano, quasi una richiesta dello stesso Verdi di avere speranza e luce nell’ultimo tratto della vita". "Quelli che abbiamo ascoltato stasera sono gli ultimi due pezzi scritti dal Compositore, non destinati alla pubblicazione, ma scritti solo per sé; anzi, egli avrebbe voluto essere sepolto con la partitura del Te Deum". Benedetto XVI ha concluso il suo discorso con l'augurio che "questa sera possiamo ripetere a Dio, con fede: In te, Signore, ripongo, con gioia, la mia speranza, fa' che ti ami come la tua Santa Madre, perché alla mia anima, al termine del cammino, sia data la gloria del Paradiso".
Al termine, il Papa ha conferito al maestro Riccardo Muti la Gran Croce di San Gregorio Magno. La platea ha salutato con calore il presidente del Consiglio italiano sia quando il Papa lo ha citato nel suo discorso di ringraziamento e successivamente quando Monti si è avvicinato al Pontefice per baciargli la mano. Grande calore anche nei confronti di Muti. Alla cerimonia erano presenti molte cariche istituzionali ed esponenti politici, assieme a diversi membri del governo. Il pubblico ha invece rumoreggiato in segno di disapprovazione il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il conduttore televisivo Bruno Vespa quando sono stati inquadrati dai maxischermi mentre rendevano omaggio a Benedetto XVI.

TMNews, Radio Vaticana

CONCERTO OFFERTO DAL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA GIORGIO NAPOLITANO IN ONORE DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN OCCASIONE DEL VII ANNIVERSARIO DI PONTIFICATO - il testo integrale del discorso del Papa

Concerto offerto dal presidente della Repubblica Napolitano. Il saluto al Papa: profonda condivisione di ansie e di intenti che si è venuta stabilendo

Questo pomeriggio, nell’Aula Paolo VI in Vaticano, ha avuto luogo un concerto offerto dal Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, in onore del Santo Padre Benedetto XVI, in occasione del settimo anniversario di Pontificato. L’Orchestra e il Coro del Teatro dell’Opera di Roma, diretti rispettivamente dal Maestro Riccardo Muti e dal Maestro Roberto Gabbiani, eseguono il Magnificat in sol minore RV 611 di Antonio Vivaldi e lo Stabat Mater e il Te Deum dai Quattro pezzi sacri di Giuseppe Verdi. Prima del Concerto, il presidente della Repubblica indirizza al Santo Padre voti augurali per il felice anniversario. ''Oggi, in occasione dell'ormai quinto nostro appuntamento di maggio, possiamo misurare la profonda condivisione di ansie e di intenti che si è venuta stabilendo tra sfere pur così distinte, e incomparabili, di responsabilità''. Sono ''ansie per i travagli'' di un mondo che presenta alcuni progressi ma anche "persistenze di antichi flagelli e pesanti regressioni, anche nella regione del Medio Oriente". "Ci allarma, ovunque si manifesti, il segno della ricaduta nel peggior passato che viene dalle persecuzioni contro le comunità cristiane" ha detto il presidente nel saluto in Vaticano. "Sentiamo la sua sollecitudine per le sorti dell'Italia, con fiducia nelle tante energie positive presenti nella nostra società e quindi nella prospettiva di una rinnovata unità e coesione della nostra nazione". "Non lievi sono le ansie che condividiamo per le sorti del nostro Continente, per la crisi che ha colpito Paesi già di più avanzato sviluppo economico e di più diffuso benessere materiale" ha sottolineato il presidente Napolitano. "In questa difficile fase molto ci conforta la sua attenzione per la causa dell'unità europea, così come per la dimensione etica e di una crisi che va superata guardando a nuovi parametri di benessere sociale e civile da perseguire", ha aggiunto. ''Sentiamo la sua sollecitudine per le sorti dell'Italia, con fiducia nelle tante energie positive presenti nella nostra società e quindi nella prospettiva di una rinnovata unità e coesione della nostra nazione''. "Buon ascolto, Santità, e felice prosecuzione negli anni della Sua alta e ardua missione", ha concluso il capo dello Stato.

Asca

Saluto del presidente Napolitano in occasione del concerto offerto al Pontefice Benedetto XVI

Video

Colloquio tra il Papa e Napolitano: comune preoccupazione per la pace, soprattutto in Medio Oriente. La preghiera per l'Italia in un momento arduo

''Nel corso del cordiale colloquio fra il Papa Benedetto XVI e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (foto), durato 20 minuti, è stata espressa la comune preoccupazione per la pace, anche con riferimento alla situazione nel Medio Oriente''. Lo riferisce il direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi, a proposito dell'incontro tra il Pontefice e il capo dello Stato che ha avuto luogo questo pomeriggio, in una saletta dell'Aula Paolo VI, prima del concerto offerto dal presidente Napolitano al Papa in occasione del VII anniversario di Pontificato, concerto diretto da Riccardo Muti. ''Per parte sua - ha aggiunto Lombardi - il Papa Benedetto XVI ha espresso al Presidente la sua personale gratitudine per il gesto compiuto con l'offerta del meraviglioso Concerto; ha tenuto a manifestare ancora una volta il suo affetto per l'Italia e la sua vicinanza a tutti gli italiani, assicurando la sua preghiera in questo momento arduo e impegnativo per il Paese''. Il presidente della Repubblica ha donato al Pontefice un violino pregiato e uno spartito musicale della prima metà del 1800: Messa solenne di Zimmerman.

Asca, SIR

VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Gli iscritti da 145 paesi, in testa Spagna, Francia, Croazia e Argentina. Il Rosario presieduto dal card. Scola

A 21 giorni dall’arrivo del Papa, il VII Incontro Mondiale delle Famiglie si conferma un evento dal carattere internazionale: al momento gli iscritti provengono da 145 paesi di tutti i continenti e in testa alla classifica ci sono Spagna, Francia, Croazia e Argentina. Dato pero’ che all’incontro parteciperanno anche tantissimi migranti residenti in Italia, le comunità straniere più numerose saranno i filippini, seguiti dai peruviani e dagli ecuadoregni.E internazionali saranno anche i 5 mila volontari che daranno il loro contributo all’organizzazione dell’evento: 184 vengono per l’occasione da altri Paesi (10 dall’Ecuador, 14 dal Kenia, 18 dal Brasile, 19 dalla Repubblica Slovacca, 21 dalla Spagna), 359 hanno un passaporto straniero, ma vivono nella diocesi di Milano. La maggior parte dei migranti che si sono messi a disposizione della Fondazione Milano Famiglie (255 volontari) sono filippini, e non a caso: a Manila si e’ tenuto infatti il IV Incontro mondiale delle famiglie nel 2003 e proprio da qui arriverà la delegazione asiatica piu’ significativa. Arriveranno infine da 27 Paesi anche i 104 relatori del congresso teologico pastorale, con 5 mila iscritti di 110 diverse nazionalita’ che dal 30 al 3 giugno riempieranno il MiCo, il centro congressi di Fieramilanocity. Ieri, nel Duomo di Milano, l’arcivescovo Angelo Scola ha presieduto la recita del Rosario sempre in preparazione al VII Incontro Mondiale delle Famiglie, meditando i “Misteri della Luce” guidati dal tema “Erano perseveranti nella preghiera insieme con Maria, la Madre di Gesù” (At 1,14), con testi tratti dalle omelie di Benedetto XVI dedicate al ruolo della Vergine Maria nella storia della salvezza. Nella sua meditazione l'arcivescovo Angelo Scola ha sottolineato che ''nel nostro popolo milanese c'è questa sanità che nulla nella crisi attuale potrà spegnere. La storia e il presente del nostro popolo documentano in tantissime donne, in tantissimi uomini, in tantissime famiglie cosa significhi quello che Benedetto XVI chiama il mite coraggio del sì. Ossia la vita, attraverso la generazione e l'educazione dei figli, anche responsabilmente numerosi, un sì al lavoro e all'impegno quotidiano, un sì gratuito alla condivisione dei bisogni''. Infine, Scola ha auspicato che l'appuntamento di fine maggio "possa essere un segno di rinnovamento per la Chiesa e che possa rigenerarsi la cellula costitutiva della società che è la famiglia''.

Il Giorno

La meditazione del cardinale (testo integrale)

Che cos'è una Canonizzazione equipollente: quando il Papa estende precettivamente a tutta la Chiesa il culto di un servo di Dio non ancora canonizzato

Ieri Papa Benedetto XVI ha esteso alla Chiesa universale il culto liturgico in onore di Santa Ildegarda di Bingen (foto). Si tratta di un caso tipico di “Canonizzazione equipollente”. Ma cosa significa? Nella sua opera "De Servorum Dei beatificazione et de Beatorum canonizatione", Benedetto XIV ha formulato la dottrina sulla Canonizzazione equipollente: si ha quando il Papa estende precettivamente a tutta la Chiesa il culto di un servo di Dio non ancora canonizzato, mediante l’inserimento della sua festa, con Messa e ufficio, nel Calendario della Chiesa universale. In questo atto pontificio, scrive Fabijan Veraja nel suo libro "Le cause di Canonizzazione dei Santi" (Libreria Editrice Vaticana, 1992), Benedetto XIV ravvisa gli estremi di una vera Canonizzazione, cioè di una sentenza definitiva del Papa sulla santità del servo di Dio. Questa sentenza, però, non è espressa con la solita formula di Canonizzazione, ma mediante un decreto obbligante tutta la Chiesa a venerare quel servo di Dio con il culto riservato ai Santi canonizzati. Molti esempi di questa forma di Canonizzazione risalgono al Pontificato di Benedetto XIV; per esempio, i Santi Romualdo (canonizzato 439 anni dopo la sua morte), Norberto, Bruno, Pietro Nolasco, Raimondo Nonnato, Giovanni di Matha, Felice di Valois, la regina Margaret di Scozia, il re Stefano d'Ungheria, Venceslao duca di Boemia e Papa Gregorio VII.

L'Osservatore Romano

Ildegarda di Bingen fu anche scienziata e musicista. La scintilla di fuoco

Lombardi: ferma condanna dei tragici attentati che hanno insanguinato le strade di Damasco. La commossa vicinanza del Papa e della comunità cattolica

“Davanti ai tragici attentati che ieri hanno insanguinato le strade di Damasco non si può che esprimere una ferma condanna e la commossa vicinanza del Santo Padre e della comunità cattolica alle famiglie delle vittime”. Così inizia la dichiarazione di padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, all’indomani della nuova strage avvenuta ieri a Damasco. “Questi attentati - aggiunge padre Lombardi - dovrebbero spingere tutti ad operare una svolta per un rafforzato impegno nel dare attuazione al Piano Annan, che è stato accettato dalle parti in conflitto. Gli attentati di ieri attestano inoltre che la situazione in Siria richiede un impegno congiunto e deciso da parte di tutta la comunità internazionale perché si ponga in atto quel Piano e al più presto siano inviati altri Osservatori. È sempre più attuale l’appello formulato dal Santo Padre il giorno di Pasqua: Occorre intraprendere senza indugio ‘la via del rispetto, del dialogo e della riconciliazione’”.

SIR

DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, PADRE FEDERICO LOMBARDI, A RIGUARDO DEGLI ATTENTATI DI IERI IN SIRIA

Il Papa ad Arezzo, La Verna e Sansepolcro. Circa 30mila i fedeli attesi domenica. Mons. Fontana: il desiderio di essere il Pastore della carità

Sono circa trentamila i fedeli, provenienti da tutta la Toscana ma anche dalle regioni vicine, attesi domenica al parco del Prato, cuore verde di Arezzo a pochi metri dalla Cattedrale, per la Messa che sarà celebrata da Benedetto XVI. Con loro ci saranno i fedeli delle 246 parrocchie della diocesi, i monaci di Camaldoli e 15 frati del Santuario della Verna che il Papa visiterà nel pomeriggio. In tutto saranno impegnati 350 uomini della forze dell'ordine, coordinati dal questore di Arezzo Felice Addonizio, che avranno il compito di presidiare la cittadella murata o parte antica inibita al traffico, e di vigilare sulle personalità presenti, tra le quali il presidente del Consiglio Mario Monti. Questi i numeri forniti questa mattina in un conferenza stampa presso la Curia vescovile: "In occasione della visita del Santo Padre - ha ricordato l'arcivescovo monsignor Riccardo Fontana - sarà raccolta una cifra di denaro che sarà devoluta a tutti coloro che non sanno come tirare avanti, così come da volontà del Santo Padre. E sarà questo l'unico regalo che la Diocesi farà al Papa". La città di Arezzo, invece, come ha ricordato il sindaco Giuseppe Fanfani, presente alla conferenza stampa insieme al presidente della Provincia Roberto Vasai e al questore, donerà al Papa un formale in oro e rubini che "è stato realizzato dalla Unoaerre e dunque non solo dal suo proprietario Sergio Squarcialupi ma da tutti i 350 dipendenti dell'azienda che vi hanno lavorato. La visita del Papa manderà Arezzo in mondovisione e sarebbe miope - ha proseguito il sindaco - non capire quale sia la portata dell'evento. Abbiamo speso 90mila euro ma abbiamo dato lavoro a ditte aretine che non ne avevano da tempo ed abbiamo fatto interventi di spessore che rimarranno alla città. Il valore di una visita così l'ha capito perfino Fidel Castro, perchè non dovrebbero capirlo gli aretini?". Non è escluso che tra gli ospiti possa esserci anche il presidente della repubblica federale tedesca Joachim Gauck, da domenica sera in vacanza a Cortona. Una visita sobria, la definisce mons. Fontana in un'intervista al settimanale Famiglia Cristiana in edicola, il quale ha chiesto a tutti di partecipare generosamente a una grande colletta in favore di chi si trova in difficoltà. "Attualmente le statistiche documentano che un quarto delle nostre famiglie non riesce ad arrivare a fine mese - afferma - Il Santo Padre ne è a conoscenza e ci ha comunicato il suo desiderio di essere il Pastore della carità. Perciò tutte le offerte che raccoglieremo le consegneremo nelle sue mani affinchè le possa destinare ai più poveri". In piazza Grande gli sbandieratori locali in costume medievale, campioni europei, renderanno omaggio al Papa lanciando verso il cielo i loro stendardi. Tre sono le tappe di una sola ma impegnativa giornata, che fra l'altro si svolge nella memoria liturgica della Madonna di Fatima. Spiega l'arcivescovo a Famiglia Cristiana: "Ad Arezzo penso che il Papa affronterà il rapporto tra vita politica e impegno ecclesiale e tra cultura e storia: non per nulla questa è la città 'della piazza', dove il libero popolo aretino ha deciso per secoli il suo futuro". Al santuario francescano della Verna "probabilmente Benedetto XVI si soffermerà sul significato della vita consacrata e della vocazione religiosa oggi", mentre a Sansepolcro, infine, "potrà prendere spunto dai temi della giustizia e della pace che connotano la storia millenaria di questa terra".

Il Tirreno, Adnkronos

E' morto padre Massimo Cenci, sottosegretario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Benedetto XVI: il Signore lo ricompensi per tutto

E' morto all'improvviso questa notte padre Massimo Cenci, sottosegretario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. A scoprire il corpo nell'appartamento all'ultimo piano del Palazzo che affaccia su Piazza di Spagna (foto), dove ha sede il dicastero, sono stati questa mattina alcuni collaboratori. Padre Cenci, 68 anni, originario di Desio, era sacerdote del Pontificio Istituto Missioni Estere e dopo aver trascorso diversi anni in America Latina è tornato in Vaticano dove ha collaborato con il card. Crescenzio Sepe in Vaticano, dove dal 2001 era sottosegretario di Propaganda Fide. Papa Benedetto XVI ha ricordato padre Cenci nell'udienza concessa questa mattina ai direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, organismo legato alla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli: ''Il pensiero mio e di tutti voi va in questo momento al padre Massimo Cenci, sottosegretario, improvvisamente scomparso. Il Signore lo ricompensi per tutto il lavoro da lui compiuto in missione e a servizio della Santa Sede''.

Asca

Il Papa: il messaggio di Cristo non può adeguarsi alla logica di questo mondo, perchè è profezia e liberazione, seme di una umanità nuova che cresce

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie in occasione dell’Assemblea annuale del Consiglio Superiore. Dopo l’indirizzo di saluto rivolto al Papa dal card. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il Pontefice si è soffermato sull’attività di annuncio svolta dalla Chiesa: “L’evangelizzazione, che ha sempre carattere di urgenza, in questi tempi spinge la Chiesa ad operare con passo ancora più spedito per le vie del mondo, per portare ogni uomo alla conoscenza di Cristo”. “Solo nella Verità, infatti, che è Cristo stesso – ha affermato – l’umanità può scoprire il senso dell’esistenza, trovare salvezza, e crescere nella giustizia e nella pace”. “Ogni uomo e ogni popolo - ha affermato il Papa - ha diritto a ricevere il Vangelo della verità. In questa prospettiva, assume particolare significato il vostro impegno a celebrare l’Anno della fede, ormai prossimo, per rafforzare l’impegno di diffusione del Regno di Dio e di conoscenza della fede cristiana”. Per il Papa "Gesù, il Verbo incarnato, è sempre il centro dell’annuncio, il punto di riferimento per la sequela e per la stessa metodologia della missione evangelizzatrice, perché Egli è il volto umano di Dio che vuole incontrare ogni uomo e ogni donna per farli entrare in comunione con Lui, nel suo amore. Percorrere le strade del mondo per proclamare il Vangelo a tutti i popoli della terra e guidarli all’incontro con il Signore, esige allora che l’annunciatore abbia un rapporto personale e quotidiano con Cristo, lo conosca e lo ami profondamente". “La missione oggi ha bisogno di rinnovare la fiducia nell’azione di Dio”, ha bisogno “di una preghiera più intensa”, ha poi affermato il Papa, aggiungendo che occorre “impegnarsi con decisione e generosità per inaugurare, in un certo senso, ‘una nuova epoca di annuncio del Vangelo perché, dopo duemila anni, una grande parte della famiglia umana ancora non riconosce Cristo, ma anche perché la situazione in cui la Chiesa e il mondo si trovano presenta particolari sfide alla fede religiosa’”. “Sono pertano ben lieto di incoraggiare il progetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e delle Pontificie Opere Missionarie, in sostegno all’Anno della fede. Tale progetto prevede una campagna mondiale, che, attraverso la preghiera del Santo Rosario, accompagni l’opera di evangelizzazione nel mondo e per tanti battezzati la riscoperta e l’approfondimento della fede”. “La crescita del Regno di Dio nel mondo, non di rado avviene a prezzo del sangue dei suoi servi” e “in questa fase di cambiamenti economici, culturali e politici, dove spesso l’essere umano si sente solo, in preda all’angoscia e alla disperazione, i messaggeri del Vangelo, anche se annunciatori di speranza e di pace, continuano ad essere perseguitati come il loro Maestro e Signore”. “Ma, nonostante i problemi e la tragica realtà della persecuzione, la Chiesa non si scoraggia, rimane fedele al mandato del suo Signore, nella consapevolezza che ‘come sempre nella storia cristiana, i martiri, cioè i testimoni, sono numerosi e indispensabili al cammino dell’evangelo’”. "Il messaggio di Cristo, oggi come ieri, non può adeguarsi alla logica di questo mondo, perché è profezia e liberazione, è seme di una umanità nuova che cresce, e solo alla fine dei tempi avrà la sua piena realizzazione". Benedetto XVI ha aggiunto che compito delle Pontificie opere missionarie è “tenere viva la vocazione missionaria di tutti i discepoli di Cristo, perché ciascuno, secondo il carisma ricevuto dallo Spirito Santo, possa prendere parte alla missione universale consegnata dal Risorto alla sua Chiesa. La vostra opera di animazione e formazione missionaria fa parte dell’anima della cura pastorale". “La 'missio ad gentes' - ha detto in conclusione - costituisce il paradigma di tutta l’azione apostolica della Chiesa. Siate sempre più espressione visibile e concreta della comunione di persone e di mezzi tra le Chiese, che, come vasi comunicanti, vivono la stessa vocazione e tensione missionaria e, in ogni angolo della terra, lavorano per seminare il Verbo di Verità in tutti i popoli e le culture”. In questo senso ha rilevato l’importanza che “le Chiese locali assumano, sempre più generosamente, la loro parte di responsabilità nella missione universale della Chiesa”.

SIR, Radio Vaticana

UDIENZA AI DIRETTORI NAZIONALI DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE - il testo integrale del discorso del Papa

Prima del concerto diretto da Riccardo Muti in Aula Paolo VI, Benedetto XVI incontrerà per circa mezz'ora il presidente della Repubblica Napolitano

Papa Benedetto XVI avrà oggi pomeriggio un incontro di circa mezz'ora con il capo dello Stato Giorgio Napolitano (foto) prima del concerto offerto dal presidente della Repubblica in occasione del suo settimo anniversario di Pontificato. Napolitano arriverà in Vaticano alle 17.30, mezz'ora prima dell'ora prevista per l'inizio del concerto, e i due si incontreranno in una saletta adiacente all'Aula Paolo VI in Vaticano. Il concerto sarà diretto dal maestro Riccardo Muti.

Asca

Dottrina della Fede, su denuncia della Congregazione, indaga su sette membri dei Legionari di Cristo accusati di abusi nei confronti di minori

Il Vaticano sta indagando su sette membri della Congregazione dei Legionari di Cristo accusati di abusi sessuali nei confronti di minori e su altri due ritenuti responsabili di altri tipi di reato. I Legionari hanno confermato la notizia in una nota inviata ad Associated Press, dicendo di aver riferito sette casi di presunti abusi alla Congregazione per la Dottrina della fede. Altri due preti, invece, sono sospettati di altre violazioni, tra cui aver sfruttato la propria posizione per avere relazioni considerate 'inappropriate' con le donne. Il fondatore dei Legionari, Marcial Maciel Degollado, fu indagato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede per atti di pedofilia e nel 2006 fu costretto da Papa Benedetto XVI a rinunciare a ogni ministero pubblico. Sono stati direttamente i ''superiori ecclesiastici competenti'' a segnalare alla Congregazione per la Dottrina della Fede i casi di abusi su minori compiuti da alcuni membri dei Legionari di Cristo, ha dichiarato il diretto della Sala Stampa vaticano Federico Lombardi, rispondendo alle domande di alcuni giornalisti. ''A proposito delle notizie diffuse sulla investigazione su casi di abusi compiuti da membri della Legione di Cristo - queste le parole di padre Lombardi -, non ho nulla di particolare da dichiarare o da segnalare. I superiori ecclesiastici competenti hanno infatti seguito le procedure previste dalle norme in vigore, segnalando alla Congregazione per la Dottrina della Fede alcuni casi venuti a loro conoscenza, verificatisi quasi tutti alcuni decenni addietro''.

LaPresse News, Asca

L'apertura del presidente Obama ai matrimoni omossessuali. La Santa Sede non interviene ma lascia parlare i vescovi degli Stati Uniti

Barack Obama (nella foto con Benedetto XVI) parla, il Vaticano tace, o meglio, lascia parlare i vescovi Usa. Le parole del presidente statunitense, "Le coppie dello stesso sesso dovrebbero potersi sposare", non sono certo passate inosservate nei Sacri Palazzi. La difesa del matrimonio eterosessuale, del resto, è uno dei "principi non negoziabili" più volte scanditi da Papa Benedetto XVI nel corso suo ministero. Il malumore per la sortita di Obama, per quanto inquadrata nel contesto della campagna elettorale, è palpabile. Ma per tutto il giorno le bocche di monsignori e cardinali di Curia rimangono cucite. A parlare, oltreoceano, sono i vescovi cattolici. E al massimo livello. Con una tempestività pari solo alla nettezza delle parole di Obama, è il card. Timothy Dolan, arcivescovo di New York, presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, nonché 'papabile' tra i più accreditati del prossimo conclave, quando sarà, a rispondere. Dolan "ribadisce il valore fondamentale del matrimonio e la necessità di tutelarne la tradizionale definizione, quale unione fra un uomo e una donna". Descrive le parole di Obama come "profondamente rattristanti". Precisa che i vescovi "sono pronti a dare sostegno a ogni intervento adottato dall'amministrazione volto a rafforzare il matrimonio e la famiglia" ma non possono "rimanere in silenzio di fronte a parole o azioni che minerebbero l'istituzione del matrimonio, la vera pietra angolare della nostra società". Puntualizza che, "purtroppo", le parole del presidente "non sorprendono, visto che seguono varie azioni già intraprese dalla sua amministrazione che erodono o ignorano il significato unico del matrimonio", chiaro riferimento alla decisione presa dalla Casa bianca un anno fa di non difendere davanti alla Corte suprema il Defense of Marriage Act (Doma) abbattuto già dai referendum in sette Stati della federazione. Infine, cristianamente, Dolan ha concluso: "Prego per il presidente ogni giorno e continuerò a pregare affinché lui e la sua amministrazione agiscano giustamente per sostenere e proteggere il matrimonio quale unione fra un uomo e una donna. Possano tutti lavorare per promuovere e proteggere il matrimonio e così facendo servire il vero bene di tutte le persone". La dichiarazione di Dolan viene riportata fedelmente tanto da L'Osservatore Romano, con titolo, non virgolettato, "Matrimonio fra uomo e donna pietra angolare degli Stati Uniti", quanto da Radio Vaticana. L'emittente del Papa intervista il giurista Carlo Cardia, che parla di "sconcerto" per "la rottura di quella neutralità che si richiede sempre su questi temi a chi rappresenta l'intero Paese". Per il resto, nessun commento da parte degli uffici competenti della Curia romana. Il card. Dolan è abbastanza autorevole per parlare a nome di tutta la Chiesa Cattolica. La polemica tra Conferenza Episcopale Usa e amministrazione Obama, del resto, è aspra. L'impennata, dovuta all'assicuazione obbligatoria ai dipendenti degli enti cattolici che copre anche la contraccezione, è degli ultimi mesi ed ha portato Casa Bianca e vescovi (non sempre seguiti da fedeli, intellettuali cattolici e suore) ad un muro contro muro senza esito. La Santa Sede, da parte sua, intrattiene con gli Stati Uniti di Obama rapporti diplomatici come con tutte le cancellerie mondiali, e tende a far sedimentare le polemiche prima degli interventi. Non mancherà, in futuro, l'occasione. Il Papa, in questi mesi, sta ricevendo i gruppi di vescovi degli Stati Uniti in visita 'ad limina apostolorum' scaglionati in quindici gruppi e c'è da giurare che al prossimo discorso che rivolgerà loro non mancherà di menzionare il tema del matrimonio gay sollevato da Obama. Quanto al Pontificio Consiglio per la Nuova evangelizzazione di mons. Rino Fisichella è già intervenuto più volte sul tema dei "valori non negoziabili" in una società sempre più secolarizzata. Ma è soprattutto il Pontificio Consiglio della Famiglia ad essere impegnato, in queste settimane, all'organizzazione di un evento ecclesiale che intersecherà il tema sollevato da Obama. Il dicastero vaticano guidato dal card. Ennio Antonelli sta infatti preparando il VII Incontro Mondiale delle Famiglie che si svolgerà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno, alla presenza del Papa. L'evento verterà principalmente sul tema "La Famiglia: il lavoro e la festa", ma non mancherà occasione per parlare di nozze gay. Al salone del libro di Torino intanto, domenica prossima proprio il card. Antonelli presenterà un libro edito da Città Nuova che prepara la strada all'evento milanese. Il volume "Famiglie vive. Storie di Vangelo" raccoglie spaccati di vita familiare da tutto il mondo. "Storie positive, spesso eroiche, che comunicano speranza e ribadiscono il ruolo cruciale che la famiglia svolge nella società". Nella prefazione, Antonelli spiega la filosofia che guida il libro (e attraverserà l'incontro ambrosiano: "La famiglia cristiana, come la Chiesa, evangelizza innanzitutto per irradiazione della presenza e della bellezza di Cristo, nella misura in cui accoglie, comunica e maanifesta l'amore di lui. In questa prospettiva si intuisce facilmente l'importanza delle esperienze concrete e anche quella della raccolta e messa in circolazione di esse. Le esperienze parolano con il linguaggio dei fatti, che è più persuasivo di quello delle idee. Indicano non solo ciò che si deve fare, ma anche ciò che con l'aiuto di Di è possibile fare. Sono attraenti; interpellano con forza; servono di incoraggiamento e ispirazione per nuove esperienze, senza pretendere di essere ripetute allo stesso modo".

TMNews

Nota dei vescovi a commento delle dichiarazioni di Obama sulle unioni omosessuali: matrimonio fra uomo e donna pietra angolare degli Stati Uniti

Obama: sì al "matrimonio" omosessuale. I vescovi Usa: non restiamo in silenzio

Il Papa ad Arezzo, La Verna e Sansepolcro. Da cardinale era un visitatore appassionato delle bellezze artistiche e paesaggistiche della Toscana

Da Papa ci mette piede domenica per la prima volta, visitando Arezzo, La Verna e Sansepolcro, ma da cardinale Joseph Ratzinger era un visitatore appassionato delle bellezze artistiche e paesaggistiche della Toscana. Le claustrali del Monastero di Santa Maria a Rosano (foto), che lo hanno ospitato spesso, hanno raccontato delle sue visite sul settimanale cattolico regionale Toscana Oggi in occasione della Elezione al Soglio Pontificio. Era il 1985, quando il card. Ratzinger visitò per la prima volta Rosano. Fu per la professione solenne di una novizia. Da allora era solito tornare spesso nel monastero, soprattutto in occasione della Solennità del Corpus Domini, per celebrare la Messa e portare in processione il Santissimo Sacramento. Nel 2001 poi scelse l'abbazia per celebrare con il fratello il 50° anniversario di Ordinazione sacerdotale. "Abitualmente nelle sue visite - hanno raccontato le claustrali - era accompagnato dal suo segretario monsignor Josef Clemens e da Alfredo, il fidatissimo autista. Giungeva nel tardo pomeriggio del sabato e ripartiva la domenica pomeriggio. Verso sera amava fare una lunga passeggiata sul poggio o nei campi".

Agi

Un convegno ha rotto il silenzio sul card. Jean Daniélou, uno dei più grandi teologi del '900. L'ostilità dei gesuiti e l'intervista mai perdonata

"Finestre aperte sul mistero": è questo il titolo del Convegno con cui due giorni fa la Pontificia Università della Santa Croce ha rotto il silenzio su uno dei maggiori teologi del Novecento, il francese Jean Daniélou (foto), gesuita, fatto cardinale da Paolo VI nel 1969. Un silenzio durato quasi quarant'anni e cominciato con la sua scomparsa nel 1974. In effetti, il ricordo di Daniélou si riduce oggi, per tanti, al mistero della sua morte per infarto, un pomeriggio di maggio, nella casa di una prostituta, al quarto piano di rue Dulong 56, a Parigi. Quando in realtà il vero mistero su cui Daniélou aprì a molti le finestre, nella sua attività di teologo e uomo spirituale, è quello del Dio trinitario. Una delle sue opere maggiori ebbe per titolo "Saggio sul mistero della storia". Una storia non governata dal caso, né dalla necessità, ma riempita dalle "magnalia Dei", dalle grandiose meraviglie di Dio, una più stupefacente dell'altra. Oggi, pochi dei suoi libri sono ancora in commercio. Eppure sono tuttora di straordinaria ricchezza e freschezza. Semplici eppure profondissimi, come pochi teologi hanno saputo fare nell'ultimo secolo, oltre a lui e a quell'altro campione di chiarezza che ha nome Joseph Ratzinger. Daniélou si accompagna all'attuale Papa per l'impianto biblico e storico più che filosofico della sua teologia, per la competenza nei Padri della Chiesa (innamorato l'uno di Gregorio di Nissa, l'altro di Agostino), per il ruolo centralissimo dato alla liturgia. Daniélou, assieme al confratello gesuita Henri De Lubac, fu il geniale iniziatore nel 1942 di quella collana di testi patristici denominata "Sources Chrétiennes" che ha segnato la rinascita della teologia nel secondo Novecento e ha preparato il meglio del Concilio Vaticano II. Un autore, insomma, assolutamente da riscoprire. Ma va sciolto anche il giallo della sua morte e della taciturna squalifica che ne seguì. Mimì Santoni, la prostituta, lo vide cadere in ginocchio col volto a terra, prima di spirare. E per lei "fu una bella morte, per un cardinale". Era andato a portarle dei soldi per pagare un avvocato capace di tirar fuori di prigione suo marito. Fu l'ultima delle sue opere di carità compiute in segreto, per persone disprezzate e bisognose d'aiuto e perdono. I gesuiti fecero indagini serrate, per appurare la verità. Accertarono la sua innocenza. Ma di fatto avvolsero il caso in un silenzio che non fugò i sospetti. La rottura tra Daniélou e altri suoi confratelli gesuiti di Parigi e di Francia fu in effetti la vera origine dell'oblio caduto su questo grande teologo e cardinale. Una rottura che precedette la sua morte almeno di due anni. Dal 1972, infatti, Daniélou non abitava più nella casa di "Etudes", la rivista culturale di punta dei gesuiti francesi, dove aveva vissuto per decenni. Si era trasferito in un convento di suore, le Figlie del Cuore di Maria. A far precipitare lo scontro era stata un'intervista di Daniélou alla Radio Vaticana nella quale criticava duramente la "decadenza" che devastava tanti ordini religiosi maschili e femminili, a causa di "una falsa interpretazione del Vaticano II". L'intervista fu letta come un'accusa portata contro la stessa Compagnia di Gesù, il cui generale era all'epoca padre Pedro Arrupe, che era anche a capo dell'Unione dei superiori generali degli ordini religiosi. Il gesuita Bruno Ribes, direttore di Etudes, fu tra i più attivi nel far terra bruciata attorno a Daniélou. Le posizioni dei due si erano fatte antitetiche. Nel 1974, l'anno della morte di Daniélou, Ribes schierò Etudes in disobbedienza aperta rispetto all'insegnamento dell'Enciclica "Humanae Vitae" sulla contraccezione. E collaborò con altri teologi "progressisti", tra i quali i domenicani Jacques Pohier e Bernard Quelquejeu, alla stesura della legge che in quello stesso anno introdusse il libero aborto in Francia, con Simone Veil ministro della sanità, Valéry Giscard d'Estaing presidente e Jacques Chirac primo ministro. L'anno dopo, nel 1975, padre Ribes lasciò la direzione di Etudes. E successivamente abbandonò prima la Compagnia di Gesù e poi la Chiesa Cattolica. A distanza di quarant'anni, la decadenza degli ordini religiosi in essa denunciata è ancora in atto, come prova negli Stati Uniti la vicenda della "Leadership Conference of Women Religious".

Sandro Magister, www. chiesa

Per il cardinale messo al bando è finita la quarantena

Al Congresso Eucaristico internazionale di Dublino una celebrazione penitenziale per gli abusi del clero e ogni giorno Messa con il rito straordinario

Una celebrazione penitenziale, con preghiere scritte da alcune vittime degli abusi sessuali compiuti da ecclesiastici, è stata inserita nel programma del 50° Congresso Eucaristico Internazionale. che si svolgerà a Dublino dal 10 al 17 giugno. Lo ha annunciato l'arcivescovo della città Diarmuid Martin. "Un'intera giornata dei lavori - ha detto il presule - sarà dedicata alla riconciliazione, e i testi toccano alcuni di questi problemi, scritti dalle vittime stesse, con le quali siamo in contatto". "Il 50° Congresso Internazionale a Dublino sarà ancora una volta - ha aggiunto il presule irlandese - un momento di rinnovamento e di riconciliazione. Sarà un evento che richiama tutti i cattolici alla centralità dell'Eucaristia nella vita della Chiesa, il vero culmine verso il quale tendono tutte le attività della Chiesa e la fonte dalla quale scorre tutta la sua vita". "Al Congresso Eucaristico Internazionale di Dublino è previsto che ogni giorno ci sia una celebrazione con il rito straordinario". "Noi - ha spiegato - abbiamo applicato il Motu Proprio 'Summorum Pontificum' di Benedetto XVI e dunque il rito tradizionale è integrato nella vita della diocesi. Così durante il Congresso abbiamo previsto questa possibilità in una chiesa di Dublino". "Non credo - ha aggiunto Martin - che chi segue questo rito vorrebbe che le Messe tradizionali fossero celebrate in uno stadio, per le esigenze liturgiche particolari che hanno". Quanto alle liturgie nel rito ordinario, che ovviamente saranno le più seguite, esse si avvarranno della competenza di mons. Piero Marini, lo storico cerimoniere di Giovanni Paolo II che oggi è a capo del dicastero vaticano che organizza i Congressi Eucaristici. "Il Congresso - ha spiegato il presule italiano ai giornalisti - si svolgerà davanti agli occhi del mondo. I riti di apertura e di chiusura, ad esempio, saranno trasmessi dalla televisione nazionale RTE, mentre sette website, cinque canali televisivi cattolici o locali e centinaia di testate giornalistiche e fotografiche copriranno quasi integralmente l'evento". Tutto questo, ha aggiunto, ne fa "un'occasione straordinaria per testimoniare ancora una volta la centralità della celebrazione eucaristica e la sua forza plasmatrice per la vita della Chiesa, perchè la liturgia è il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e la fonte da cui promana tutta la sua energia". Dunque "le azioni liturgiche dovranno essere esemplari".

Agi

Da Reggio Emilia il profumo del Papa, creato da Silvana Casoli: un’essenza leggera pensando ai profumi che avverte quando prega in giardino

Tra gli alambicchi del suo laboratorio artigiano da cui escono fragranze note in tutto il mondo, Silvana Casoli, moderna alchimista bionda e raffinata, ha creato il profumo personale di Papa Benedetto XVI. Schiere di vip fanno tappa a Reggio per la sua linea osmotica che permette di creare aromi esclusivi, ma mai si sarebbe aspettata di avere il Pontefice fra i suoi clienti. "Il Papa - ricorda la Casoli - aveva appena chiuso un Giubileo a Santiago di Compostela, dove ha apprezzato le mie colonie ‘Acqua della fede’ e ‘Acqua della speranza’. Le ho create nel 2010 proprio per donare aromi che trasmettessero ai pellegrini la sacralità del luogo". Una confezione fu donata a Papa Ratzinger e, poco dopo, Silvana Casoli ricevette la richiesta di un profumo personalizzato per il Papa. Lei, diplomata in scienze naturali ma con un ‘naso’ come pochi al mondo, si mise all’opera. "Superata l’emozione - racconta - pensai: il Papa è un uomo e ama la natura. Così realizzai un’essenza leggera pensando ai profumi che il Pontefice avverte quando prega in giardino: tiglio, verbena, erba fresca. E poi gli agrumi, perché il Papa ora vive in un clima mediterraneo". Direttamente con Papa Ratzinger Silvana Casoli non ha mai parlato, ma è stata rassicurata di aver fatto centro. Nel suo atelier, nel centro di Reggio Emilia, sono nate anche le fragranze personali del presidente Napolitano e di re Juan Carlos. Al Cosmoprof la creazione più recente, ‘Santal Rouge‘, è stata giudicata il miglior profumo al mondo. Ora Silvana Casoli sta preparando un’essenza che ricordi il neonato per aiutare la onlus CuraRE a realizzare a Reggio l’Ospedale della donna e del bambino. E da domenica ospiterà nel suo atelier, le migliori foto del concorso ‘La donna e il bambino’, organizzato da Il Resto del Carlino e CuraRE.

Bruno Cancellieri, Il Resto del Carlino

La rampogna alle suore statunitensi mostra che ci sono due Vaticani. Il documento di Dottrina della Fede e l'approccio del dicastero per i religiosi

Non c’è un Vaticano, ma due Vaticani. Lo sdoppiamento è stato palesato dalla rampogna alle suore “femministe” degli Stati Uniti. La vicenda, soprattutto oltreatlantico, è ormai arcinota. Lo scorso 18 aprile la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti ha pubblicato sul suo sito internet un “doctrinal assessment” della Congregazione per la Dottrina della fede sulla Leadership Conference of Women Religious la maggiore organizzazione delle suore statunitensi, rappresentante circa l’ottanta per cento delle superiori delle 57mila religiose Usa. Più che una “valutazione dottrinale”, si tratta, in realtà, di un commissariamento. Nel documento, mai pubblicato dalla Sala Stampa vaticana né da L’Osservatore Romano, l’ex Santo Uffizio rileva “seri problemi dottrinali” tra le suore americane. Registra, in particolare, alcune “inaccettabili posizioni” espresse da alcune esponenti del LCWR sulla Chiesa e su Gesù, le proteste nei confronti della Santa Sede su tematiche come i gay e l’ordinazione sacerdotale femminile e, più in generale, un “radicale femminismo” che serpeggia nell’associazione. Questioni alle quali si sono aggiunte, chiaro riferimento al sostegno che le suore, in dissenso con la Conferenza Episcopale, hanno dato alla riforma sanitaria di Barack Obama, “occasionali prese di posizione pubbliche in disaccordo o polemica con le posizioni dei vescovi, che sono gli insegnanti autentici della fede e della morale cattolica”. Il documento vaticano, approvato dal Papa, si conclude con la nomina di una commissione guidata dall’arcivescovo di Seattle, James P. Sartain, che nei prossimi mesi procederà alla revisione dei programmi, delle partnership e degli statuti della LCWR. Le reazioni non si sono fatte attendere. Le suore statunitensi si sono dette “sbalordite” dai contenuti e dalla modalità della censura comminata dal cardinale (statunitense) William Levada alla testa del dicastero vaticano. La stampa cattolica liberal d’oltreoceano ha criticato senza mezzi termini l’iniziativa, dal National Catholic Reporter al mensile dei gesuiti America alla rivista Commonweal. Anche un vescovo, Robert Lynch di St. Petersburg (Florida) ha dato voce alle perplessità diffuse nell’Episcopato sulla mossa di Roma. Il settimanale britannico The Tablet ha individuato nel vescovo William Lori di Bridgeport (Connecticut) e nel card. Bernard Law, ex arcivescovo di Boston dimessosi nel 2002 per le accuse di insabbiamento di abusi sessuali compiuti da sacerdoti della sua diocesi su minori, gli ispiratori di questa reprimenda. L’immagine che emerge da questa vicenda, in generale, ancorché stilizzata, non potrebbe essere più infelice: un potere maschile, gerarchico e sanzionatorio punisce una realtà femminile, popolare e vicina ai poveri e agli esclusi. Un’immagine ben diversa da quella offerta da un altro Vaticano, sempre sul dossier delle suore statunitensi. Anche la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, infatti, aveva aperto un’indagine sui conventi Usa. E anche il dicastero vaticano responsabile per i religiosi di tutto il mondo era partito, qualche anno fa, da una denuncia di femminismo. Il prefetto di allora, il cardinale sloveno Franc Rodé, raccontò a Radio Vaticana che “dagli Stati Uniti sono arrivate voci critiche ed un rappresentante importante della Chiesa statunitense mi ha avvertito riguardo alcune irregolarità o carenze nella vita delle religiose americane. Si può dire soprattutto di una certa mentalità secolarista che si è propagata in queste famiglie religiose, forse anche un certo spirito femminista”. Rodé era un hardliner. In un’omelia del 29 luglio 2007 aveva elogiato il “genio” di Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo pedofilo, tossicomane e padre di tre figli illegittimi da due donne diverse (il sacerdote messicano morì nel 2008 e nel 2010 la Santa Sede commissariò la congregazione religiosa). Aprendo gli stati generali dei gesuiti nel 2008, Rodé pronunciò una predica che suonò come una ramanzina alle aperture della Compagnia di Gesù: “Con tristezza e inquietudine vedo anche un crescente allontanamento dalla gerarchia”. Nel 2011, però, il porporato sloveno andò in pensione. Da allora la guida della Congregazione per i Religiosi è stata affidata al cardinale brasiliano Joao Braz de Aviz (prefetto), focolarino, e all’arcivescovo statunitense Josep Tobin (segretario), redentorista. Due uomini fermi nella dottrina, ma aperti e dialoganti. Che hanno preso in mano il dossier dell’inchiesta sulle suore statunitensi eliminando ogni ombra di censura o punizione. Pronti a correggere le storture, ma anche ad intavolare un confronto con i conventi di Oltreoceano. Senza scontri, senza polemiche, senza strappi. Perché, come mostrano le suore americane, non c'è un solo Vaticano, ma ce ne sono due.

Iacopo Scaramuzzi, Linkiesta