mercoledì 1 febbraio 2012

Bertone è un pasticcione. Ma niente a che vedere con l’epoca Wojtyla, dove gli scandali che da mesi investono il Vaticano affondano le loro radici

Oltretevere impazza la caccia alla talpa che sta passando alla stampa documenti imbarazzanti. Lettere e “memo” che due bravi giornalisti come Gianluigi Nuzzi (La7) e Marco Lillo (Il Fatto Quotidiano) usano per porre questioni sul governo e sui bilanci del Vaticano. Documenti riservati che mettono all’angolo il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Chi sta sgambettando il principale collaboratore del Ppapa? Da quale ufficio è partita la fuga di notizie? E perché in una lettera di mons. Carlo Maria Viganò pubblicata da Il Fatto Quotidiano compaiono degli omissis? Chi ha protocollato quel documento? C’è già un fascicolo in procura? Domande appassionanti per l’annalistica vaticana, ma, peraltro, poco rilevanti. Perché se una sola persona ha girato i documenti a stampa e magistratura, molti altri, che pure non si spingerebbero tanto in là, hanno gioito a vedere Bertone in difficoltà. Il “partito” dei nunzi apostolici non ha mai perdonato al porporato salesiano di essere privo di formazione (e sensibilità) diplomatica. Il card.Camillo Ruini osserva accigliato il Vaticano da quando, dopo l’arrivo di Bertone nel Palazzo Apostolico, il Papa lo ha pensionato. Il suo successore alla guida della CEI, card. Angelo Bagnasco, non ha mai mandato giù il tentativo di Bertone di esautorare l’episcopato e prendere in mano i rapporti con la politica italiana. Non solo: Ruini e Bagnasco, assieme al card. Angelo Scola, all’epoca arcivescovo di Venezia, oggi di Milano, e al card. Christoph Schoenborn (Vienna), parteciparono ad un pranzo con il Papa a Castel Gandolfo, un paio di estati fa, nel quale avrebbero chiesto il licenziamento di Bertone, reo, a loro avviso, di un governo troppo maldestro della Chiesa Cattolica mondiale. Più di recente, Giuseppe Rotelli, imprenditore sanitario e azionista del Corriere della Sera, è riuscito a spuntare l’acquisto dell’ospedale San Raffaele solo dopo un lungo braccio di ferro con la cordata voluta da Bertone. In Vaticano, poi, la vecchia guardia wojtyliana, capofila il predecessore di Bertone, card. Angelo Sodano, non ha gradito la presa del potere dei “bertoniani” ed ha alimentato nei confronti del Segretario di Stato resistenze e voci di prepensionamento. Bertone è un pasticcione. Non solo: le ultime rivelazioni sollevano dubbi su opportunità e legalità di alcune decisioni sugli appalti del Governatorato e sui movimenti finanziari dello Ior. Ma non c’è nulla più di questo. Niente a che vedere con l’epoca Wojtyla. Quando, per fare qualche esempio, il nunzio apostolico in Cile andava a giocare a tennis con Augusto Pinochet. Quando i piani alti della Segreteria di Stato insabbiavano le accuse contro il fondatore dei Legionari di Cristo Marcial Maciel, pedofilo, tossicomane, padre di tre figli illegittimi (unico ad opporsi, l’allora card. Ratzinger). Quando gli appalti per il Giubileo del 2000 furono gestiti senza l’ombra della trasparenza. Gli scandali che da mesi investono il Vaticano, gli abusi sessuali del clero, gli immobili di Propaganda Fide usati in cambio di favori, la gestione opaca dei conti correnti presso lo Ior, il caso di Emanuela Orlandi, affondano le loro radici nell’era di Giovanni Paolo II. Bertone il pasticcione, va detto, c’entra poco o niente.

Iacopo Scaramuzzi, Linkiesta

Benedetto XVI: importante educare i giovani agli autentici valori umani e spirituali della vita. Il saluto ai vescovi della Comunità di Sant'Egidio

“La figura di San Giovanni Bosco, che ieri abbiamo ricordato, ci porta a considerare quanto sia importante educare le nuove generazioni agli autentici valori umani e spirituali della vita”. Lo ha detto il Papa, nel triplice saluto ai giovani, malati e sposi novelli che come di consueto conclude l’appuntamento del mercoledì con i fedeli. Invocando sui giovani “la particolare protezione del Santo della Gioventù”, Benedetto XVI ha augurato loro di “trovare sempre educatori saggi e guide sicure”. “La vostra sofferenza – ha proseguito il Santo Padre rivolgendosi agli ammalati – offerta con generosità al Signore, possa rendere fecondo l’impegno che la Chiesa dedica al mondo giovanile”. “Preparatevi ad essere i primi ed insostituibili educatori dei figli che il Signore vi donerà”, l’appello papale agli sposi novelli. Salutando i pellegrini di lingua italiana, Benedetto XVI si è rivolto in particolare ai vescovi “amici della Comunità di Sant' Egidio, provenienti da vari Paesi dell’Europa, dell’Africa e dell’Asia”, incoraggiandoli ad “operare con entusiasmo al servizio del Vangelo, nonostante le difficoltà”. Salutando, inoltre, i fedeli polacchi, il Papa ha ricordato la Giornata mondiale della vita consacrata, che si celebra domani: “Tutti siamo invitati a compiere la volontà di Dio. Tuttavia i testimoni speciali di tale dedizione sono nella Chiesa le persone consacrate”.

SIR

Il Papa: Gesù nel Getsemani ci dice che solo nel conformare la volontà a quella divina l’essere umano arriva alla sua vera altezza, diventa 'divino'

Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa ha incentrato la sua meditazione sulla preghiera di Gesù nell’orto del Getsemani (cfr Mc 14,32-42). Di quella notte, ha esordito, la “preghiera di Gesù è particolarmente significativa”. Gesù sale al Monte degli Ulivi, dopo l'Ultima Cena, mentre sta pregando con i suoi discepoli. Nel racconto di Marco, “il percorso fino al Getsemani è costellato di espressioni di Gesù che fanno sentire incombente il suo destino di morte e annunciano l'imminente dispersione dei discepoli”. Sul Monte degli Ulivi, come altre volte Gesù si prepara alla preghiera personale. “Ma questa volta avviene qualcosa di nuovo: sembra non voglia restare solo”, invita Pietro, Giacomo e Giovanni “a stargli più vicino”. Anche quella notte Gesù pregherà il Padre da solo, ha proseguito Benedetto XVI, “perché il suo rapporto con Lui è del tutto unico e singolare: è il rapporto del Figlio Unigenito”. Gesù, però, “vuole che almeno tre discepoli rimangano non lontani, in una relazione più stretta con Lui. Si tratta di una vicinanza spaziale, una richiesta di solidarietà nel momento in cui sente approssimarsi la morte, ma è soprattutto una vicinanza nella preghiera, per esprimere, in qualche modo, la sintonia con Lui, nel momento in cui si appresta a compiere fino in fondo la volontà del Padre ed è un invito ad ogni discepolo a seguirlo nel cammino della Croce”. Nella parola che rivolge ai tre, Gesù, ancora una volta, si esprime con il linguaggio dei Salmi, questa volta è il Salmo 43: “La mia anima è triste”. Sono parole che “rivelano come Egli provi paura e angoscia in quell’ora” e “sperimenti l’ultima profonda solitudine proprio mentre il disegno di Dio si sta attuando. E in tale paura e angoscia di Gesù è ricapitolato tutto l’orrore dell’uomo davanti alla propria morte, la certezza della sua inesorabilità e la percezione del peso del male che lambisce la nostra vita”. In seguito, Gesù si rivolge al Padre, in una preghiera “chiede al Padre che, se fosse possibile, passasse via da lui quest’ora. Non è solo la paura e l’angoscia dell’uomo davanti alla morte, ma è lo sconvolgimento del Figlio di Dio che vede la terribile massa del male che dovrà prendere su di Sé per superarlo, per privarlo di potere”. "Anche noi – ha commentato il Papa - nella preghiera dobbiamo essere capaci di portare davanti a Dio le nostre fatiche, la sofferenza di certe situazioni, di certe giornate, l’impegno quotidiano di seguirlo, di essere cristiani e anche il peso del male che vediamo in noi e attorno a noi, perché Egli ci dia speranza, ci faccia sentire la sua vicinanza, ci doni un po’ di luce nel cammino della vita”. Nel prosieguo della preghiera di Gesù “Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”, Benedetto XVI ha evidenziato “tre passaggi rivelatori”. “All'inizio abbiamo il raddoppiamento del termine con cui Gesù si rivolge a Dio: ‘Abbà! Padre!’, che in aramaico è quella che veniva usata dal bambino per rivolgersi al papà ed esprime quindi il rapporto di Gesù con Dio Padre, un rapporto di tenerezza, di affetto, di fiducia, di abbandono”. Nel secondo “passaggio” c’è la consapevolezza dell'onnipotenza del Padre, ‘tutto è possibile a te’, che introduce una richiesta in cui, ancora una volta, appare il dramma della volontà umana di Gesù davanti alla morte e al male: ‘allontana da me questo calice!’. Ma c’è la terza espressione della preghiera di Gesù ed è quella decisiva, in cui la volontà umana aderisce pienamente alla volontà divina. Gesù, infatti, conclude dicendo con forza: ‘Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu’”. “Nell’unità della persona divina del Figlio la volontà umana trova la sua piena realizzazione nell’abbandono totale dell’Io al Tu del Padre, chiamato Abbà”, ha spiegato il Papa, citando san Massimo il Confessore, secondo il quale “dal momento della creazione dell’uomo e della donna, la volontà umana è orientata a quella divina ed è proprio nel ‘sì’ a Dio che la volontà umana è pienamente libera e trova la sua realizzazione”. “Purtroppo, a causa del peccato, questo ‘sì’ a Dio si è trasformato in opposizione: Adamo ed Eva hanno pensato che il ‘no’ a Dio fosse il vertice della libertà, l’essere pienamente se stessi”, il commento del Papa, secondo il quale “Gesù al Monte degli Ulivi riporta la volontà umana al ‘sì’ pieno a Dio; in Lui la volontà naturale è pienamente integrata nell’orientamento che le dà la Persona Divina. Gesù vive la sua esistenza secondo il centro della sua Persona: il suo essere Figlio di Dio. La sua volontà umana è attirata dentro l’Io del Figlio, che si abbandona totalmente al Padre”. Gesù “ci dice che solo nel conformare la sua volontà a quella divina, l’essere umano arriva alla sua vera altezza, diventa ‘divino’; solo uscendo da sé, solo nel ‘sì’ a Dio, si realizza il desiderio di Adamo, quello di essere completamente liberi. È ciò che Gesù compie al Getsemani: trasferendo la volontà umana nella volontà divina nasce il vero uomo, e noi siamo redenti”. "Ogni giorno nella preghiera del Padre nostro noi chiediamo al Signore: ‘Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra’”. “Nella preghiera di Gesù al Padre, in quella notte terribile e stupenda del Getsemani – le parole del Papa – la terra è diventata cielo; la terra della sua volontà umana, scossa dalla paura e dall’angoscia, è stata assunta dalla sua volontà divina, così che la volontà di Dio si è compiuta sulla terra”. “Dobbiamo imparare ad affidarci di più alla Provvidenza divina, chiedere a Dio la forza di uscire da noi stessi per rinnovargli il nostro ‘sì’, per ripetergli ‘sia fatta la tua volontà’, per conformare la nostra volontà alla sua”. “È una preghiera che dobbiamo fare quotidianamente – ha esortato Benedetto XVI – perché non sempre è facile affidarci alla volontà di Dio, ripetere il ‘sì’ di Gesù, il ‘sì’ di Maria”. I racconti evangelici del Getsemani, ha ricordato il Santo Padre, “mostrano dolorosamente che i tre discepoli, scelti da Gesù per essergli vicino, non furono capaci di vegliare con Lui, di condividere la sua preghiera, la sua adesione al Padre e furono sopraffatti dal sonno”. "Domandiamo al Signore – la conclusione del Papa - di essere capaci di vegliare con Lui in preghiera, di seguire la volontà di Dio ogni giorno anche se parla di Croce, di vivere un’intimità sempre più grande con il Signore, per portare in questa terra un po’ del cielo di Dio”.

AsiaNews, SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Il Papa in Messico e a Cuba. Mons. Lara: calcherà la terra bagnata con il sangue dei martiri. Risveglierà in noi maggiore fedeltà e dedizione a Cristo

Papa Benedetto XVI durante il viaggio in Messico, “calcherà la terra che è stata bagnata con il sangue dei martiri” che hanno combattuto per difendere la loro fede in tempi di persecuzione. E’ quanto ha detto all’Aciprensa mons. Fidel Hernández Lara, vicario episcopale dell’arcidiocesi messicana di León, riguardo al viaggio apostolico del Pontefice nel Paese latinoamericano, il cui programma ieri è stato diffuso dalla Sala stampa della Santa Sede. Guardando alla storia del Messico, si può vedere come la fede sia sempre stata profondamente radicata nel popolo, tanto che “è stato capace di versare il sangue per ciò che veniva calpestato, come la sua fede”. Mons. Lara ha poi ricordato che l’ultimo grido di tanti che furono fucilati durante la persecuzione religiosa degli anni ’20 fu “Viva Cristo Re!”. Il Papa celebrerà la Messa principale della tappa in Messico non lontano dal monumento dedicato a Cristo Re, e sarà “come se oggi Cristo Re dicesse ‘questo è il mio vicario, che passa sulla terra che è stata innaffiata con il sangue dei martiri’.” Il viaggio del Papa, ha affermato il vicario episcopale dell’arcidiocesi di Leon, aiuterà tutti i messicani “a confermare la nostra fede, a risvegliare in noi una maggiore fedeltà e dedizione a Gesù Cristo”.

Fides

Quaresima 2012. 'Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone' il tema del Messaggio del Papa

Martedì 7 febbraio, alle 11.30, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si terrà la conferenza stampa di presentazione del Messaggio di Papa Benedetto XVI per la Quaresima 2012 sul tema "Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone" (Eb 10,24). Interverranno il card. Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum", mons. Giampietro Dal Toso e mons. Segundo Tejado Muñoz, rispettivamente segretario e sotto-segretario del medesimo dicastero vaticano.

Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede

In Vaticano caccia alle 'talpe' che hanno divulgato i documenti riservati. Ma sullo sfondo c'è una lotta senza esclusione di colpi tra diverse cordate

Si è aperta in Vaticano la caccia alle talpe che hanno fatto e continuano a far uscire lettere e documenti riservati, a una settimana dall’esplosiva puntata de "Gli intoccabili" programma di giornalismo investigativo trasmesso su La7 e condotto da Gianluigi Nuzzi. Il clima avvelenato si è arricchito negli ultimi giorni di nuove puntate: sul quotidiano italiano Il Giornale mons. Viganò è stato pesantemente screditato per un contenzioso giudiziario con i familiari a motivo della gestione dell’ingente patrimonio (30 milioni di euro) condiviso con un fratello sacerdote, che il prelato avrebbe voluto far dichiarare incapace perché manipolato da una sorella. Un anno fa proprio Il Giornale aveva pubblicato una serie di articoli anonimi, che esaltavano l’attuale Segretario di Stato, definito "ammiraglio" della "flotta di Benedetto XVI", con parole così smaccatamente elogiative da risultare imbarazzanti per lo stesso interessato. La stessa mano anonima, aveva vergato e fatto mettere in pagina sullo stesso quotidiano anche due articoli contro mons. Viganò, pronosticandone la cacciata e mettendone in luce il nepotismo (in effetti il prelato ha fatto chiamare in Segreteria di Stato un suo nipote sacerdote). Sabato scorso lo stesso giornale è tornato ad attaccare l’ex segretario del Governatorato con un articolo anonimo, affiancato a quello sopra citato sui guai familiari di Viganò, nel quale si accusa il prelato nunzio negli Usa di essere il regista della diffusione delle lettere ai media presentandolo come uno che ha tradito il Papa. A ben guardare, al di là della semplicistica affermazione secondo la quale una lettera può essere divulgata o dai destinatari, ed è alquanto improbabile che lo abbiano fatto il Papa o il Segretario di Stato, o dal mittente, la rapida e interessata attribuzione di responsabilità a Viganò, appare ogni giorno sempre più dubbia. Innanzitutto, sulla lettera inviata a Bertone era ben visibile il timbro "Ricevuto il 9 maggio", apposto dall’ufficio che riceveva la copia della missiva. Non va inoltre dimenticato che nel corso della trasmissione "Gli Intoccabili" sono stati esibiti altri documenti inediti e riservati, un appunto del presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi a Bertone sul problema dell’ICI, la tassa sugli immobili italiana; una lettera anonima riguardante il vescovo ausiliare de L’Aquila Giovanni D’Ercole, che sembrano tutti provenire dalla Segreteria di Stato. Il 31 gennaio, un altro giornale italiano, Il Fatto Quotidiano, pubblica una nuova lettera che non riguarda per nulla il caso Viganò, quanto piuttosto l’applicazione delle norme antiriciclaggio per rendere trasparente e adeguato agli standard internazionali il sistema finanziario della Santa Sede. Norme che non sarebbero considerate retroattive. Che il regista della fuga di documenti non sia Viganò lo dimostra la provenienza di carte così diverse uscite tutte da Oltretevere. Come pure una considerazione logica: il nunzio a Washington si trova ora in una situazione di grande imbarazzo. Anche se i media internazionali lo presentano come un cavaliere senza macchia e senza paura, alfiere della lotta alla corruzione, non può sfuggire il fatto che il tono di quelle missive riservate al Papa, e la loro pubblicazione dopo appena pochi mesi, costituisce un handicap per il lavoro del diplomatico vaticano, chiamato per dovere d’ufficio a mantenere i rapporti con i vescovi. E soprattutto a raccogliere notizie sui candidati all’episcopato nonché a essere tramite discreto delle comunicazioni riservate tra i vescovi e la Santa Sede. Il primo incontro del nuovo nunzio con la Conferenza Episcopale statunitense è andato bene. Ma è ancora troppo presto per sapere come reagiranno i vescovi Usa di fronte al caso "wikileaks" vaticano, di fronte alle accuse lanciate da Viganò nelle sue lettere e a quelle pubblicate contro Viganò da alcuni giornali. Notizie che già stanno facendo discutere in altre parti del mondo. È ben nota l’esistenza di un’opposizione interna a Bertone, che ha ricompattato "anime" diverse della Curia wojtyliana: si sono spesi per cercare di evitare la promozione-rimozione di Viganò i cardinali Giovanni Battista Re e Agostino Cacciavillan, e non si deve dimenticare che il predecessore di Bertone, il card. Angelo Sodano, lasciò il suo incarico a 78 anni, dopo essere stato anche lui pesantemente e pubblicamente criticato per una vicenda che vedeva implicato un suo nipote in un giro di compravendite immobiliari delle diocesi statunitensi, insieme al controverso imprenditore Raffaello Follieri. L’attuale Segretario di Stato compirà la stessa età il prossimo dicembre: è risaputa la stima del Pontefice per lui e al momento non appare in agenda una sua sostituzione, ma appaiono enfatiche e sorprendenti certe ricostruzioni secondo le quali Bertone sarà "Segretario di Stato a vita" e anche "papabile". Un fatto è certo: la divulgazione delle lettere attesta che è in atto uno scontro di potere tra cordate. Nel mirino non c’è il Papa, come vorrebbero far credere coloro i quali, negli ultimi anni si sono sempre fatti scudo di Benedetto XVI per coprire i loro errori. Nel mirino c’è piuttosto il card. Bertone, la cui fedeltà a Papa Ratzinger non è mai stata messa in discussione, ma sulla cui gestione della Segreteria di Stato si sono moltiplicate le perplessità anche da parte di molti porporati ratzingeriani. Le vicende dell’ultimo anno, dalla tentata scalata dell’Istituto Toniolo, cassaforte dell’Università Cattolica al tentativo di acquistare l’ospedale San Raffaele di Milano, hanno fatto crescere anche la perplessità su alcuni consiglieri laici di cui si circonda il cardinale. Di fronte a questa situazione appare surreale quanto lo stesso Bertone, secondo quanto pubblicato dal quotidiano Il Tempo, avrebbe scritto nell’appunto servito da base per la riunione dei capi dicastero della Curia romana che si è tenuta sabato scorso in presenza del Papa, destinata ad affrontare il problema di un maggior coordinamento tra uffici curiali, come pure a evitare le "fughe di notizie". Il Segretario di Stato si sarebbe lamentato con i blog e la loro "passione per le notizie minute del pettegolezzo ecclesiastico, che minano il prestigio della Santa Sede e giungono talora ad ostacolare il clima di fiducia e collaborazione tra i suoi diversi organismi". Ancora una volta, la responsabilità per la situazione attuale, sarebbe dunque da impuntare ai giornalisti, a chi divulga le notizie. Un rilievo alquanto curioso, anche perché la vicenda Viganò, con gli articoli anonimi, come pure altre vicende passate e recenti, dal caso Boffo, il direttore del quotidiano cattolico italiano Avvenire costretto a dimettersi dopo la pubblicazione di una "velina" risultata poi apocrifa, mostra invece che c’è stato chi, anche negli ambienti ecclesiastici, in questi ultimi anni ha cercato di usare i media a proprio vantaggio, per giocare le proprie battaglie, per ostacolare o favorire carriere. Si ha comunque l’impressione che tutto ciò non sia percepito Oltretevere nella sua drammaticità, per l’esito devastante sull’opinione pubblica e sui fedeli, sempre più positivamente colpiti dalla profondità del messaggio di Benedetto XVI, ma amareggiati dall’emergere di comportamenti così poco corrispondenti in quanti dovrebbero tradurlo in pratica.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

E' morto il card. Anthony Joseph Bevilacqua. Il Papa: gratitudine per impegno a favore della giustizia sociale e della cura pastorale degli immigranti

Il cardinale arcivescovo emerito di Philadelphia, Anthony Joseph Bevilacqua (foto), è morto ieri all’età di 88 anni, nella sua residenza privata, dopo una lunga malattia. Figlio di emigranti italiani originari della Puglia, il porporato era nato a New York il 17 giugno 1923. Appresa la notizia della morte del cardinale statunitense, il Papa ha inviato untelegramma di cordoglio a mons. Charles Chaput, successore dello scomparso alla guida della più grande diocesi cattolica statunitense. "Avendo appreso con tristezza della morte del Cardinale Anthony Bevilacqua, arcivescovo emerito di Philadelphia, porgo - scrive Benedetto XVI nel testo pubblicato oggi da L’Osservatore Romano - le mie sentite condoglianze alei e a tutti i fedeli dell’arcidiocesi. Mi unisco a voi nell’affidare l’anima del compianto cardinale a Dio, Padre di misericordia, con gratitudine per gli anni del suo ministero episcopale tra il gregge di Cristo a Philadelphia, il suo lungoimpegno a favore della giustizia sociale e della cura pastorale degli immigranti e il suo esperto contributo alla revisione del diritto della Chiesa negli anni successivi al concilio Vaticano II. A lei e a tutto il clero, ai religiosi e ai laici della Chiesa a Philadelphia, e ai membri della sua famiglia, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica, come pegno di consolazione e di pace in nostro Signore Gesù Cristo". Analogo telegramma è stato inviato dal card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato. Negli anni scorsi due 'grand jury' indagarono sulle accuse di abusi sessuali compiuti nella sua diocesi. Un processo a carico del responsabile del clero, mons. William Lynn, accusato di insabbiamento, inizierà a marzo. La giuria, ricorda il blog statunitense Whispers in the loggia, non aveva "dubbi che la sua conoscenza e le sue azioni mentre era arcivescovo hanno danneggiato migliaia di bambini nella diocesi di Philadelphia", ma decise "con riluttanza" di non incriminare Bevilacqua alla luce dei problemi di salute che lo hanno portato al decesso e nel dubbio che il cardinale non fosse "a conoscenza di tutte le informazioni ricevute da mons. Lynn". Con la morte oggi del cardinale statunitense, i membri del Collegio cardinalizio, includendo i 22 porporati designati del Concistoro del 18 febbraio, sono 213 di cui 125 elettori e 88 non elettori.

Radio Vaticana, Vatican Insider

Da Genova al Collegio cardinalizio, ma dietro non c'è il pur influente Bertone. La riscossa della Chiesa nella città laica e l'eredità del card. Siri

Quando anche il nuovo Patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, avrà ricevuto la porpora cardinalizia, la città di Genova si troverà a essere la Chiesa di ben quattro membri elettori del Sacro Collegio: oltre al neo Patriarca, infatti, "appartengono" alla diocesi che fu del card. Giuseppe Siri l’attuale arcivescovo, Angelo Bagnasco (nella foto con Benedetto XVI), il prefetto della Congregazione del Clero, Mauro Piacenza, e il segretario di Stato Tarcisio Bertone, arcivescovo emerito. Altri due ex arcivescovi di Genova, inoltre, fanno parte del Sacro Collegio: Dionigi Tettamanzi, che però è oggi arcivescovo emerito di Milano, e Giovanni Canestri, che è ultraottantenne e quindi non più elettore. Solo la cittadina romagnola di Brisighella, si sottolinea in Vaticano, ha fatto di più, dando nel tempo i natali a ben otto cardinali, tutti provenienti però dalle file del Corpo Diplomatico, e qualche volta anche imparentati tra loro. Di essi, però, sopravvive soltanto l’ex ministro degli Esteri di Papa Wojtyla, Achille Silvestrini, oggi anche lui ultraottantenne. Alcuni affermano che dietro le promozioni di tanti presuli genovesi al cardinalato ci sia proprio l’influentissimo card. Tarcisio Bertone: una spiegazione che non convince per la nomina di Moraglia a Venezia, in quanto ha certamente contato l’opinione del presidente della CEI, Bagnasco, che ha una sua linea, molto spesso diversa da quella di Bertone, al quale contestò apertamente il tentativo di dirigere come Segretario di Stato i rapporti con la politica italiana. Ad essere determinante per la scelta di fare cardinali tanti presuli genovesi è piuttosto la grande eredità del card. Giuseppe Siri, primo presidente della CEI e da arcivescovo vero padre per tutti i genovesi stremati prima dalla seconda guerra mondiale e poi dalle travagliate vicende economiche della città e del suo porto. La sensibilità tradizionale di Siri e il suo amore per la liturgia ricordano infatti alcune caratteristiche proprie di Joseph Ratzinger e certamente rivivono in Bagnasco, Piacenza e Moraglia. Mentre il salesiano Bertone è di "scuola" diversa. "Con Siri, il più fedele e autorevole interprete del Pontificato di Pio XII, Genova - sottolinea il sito Vatican insider - diventava la roccaforte della difesa della cristianità e il suo cardinale il punto di riferimento di una Chiesa più attenta alla tradizione che all’aggiornamento, isolandosi, soprattutto dopo il Concilio, dal resto del paese", mentre "a Bologna, città di adozione del genovese Giuseppe Dossetti, Giacomo Lercaro era il vescovo delle apertura alla modernità e poi protagonista al Vaticano II come moderatore e guida italiana della componente progressista". Secondo Luca Rolandi che ha ricostruito approfonditamente lo scenario ecclesiale genovese, però, le cose non sono poi così schematiche: se "la compattezza dottrinale di Siri ridimensionava la ricezione innovativa del Concilio", nella stessa città "i gruppi di minoranza esprimevano il loro dissenso nelle esperienze della comunità di base dei camilliani e di don Zerbinati, della rivista Il Gallo di Nazareno Fabretti e di don Andrea Gallo, fino all’eclettismo dinamico e imprevedibile di Gianni Baget Bozzo che ebbe con il card. Siri un rapporto di amicizia e confronto molto travagliato".

Agi

La riscossa della Chiesa Cattolica nella città laica

Benedetto XVI risponde con affetto paterno alla lettera di auguri dei bambini dell’Oratorio di Platania. A maggio lo incontreranno in Vaticano

Papa Benedetto XVI, nei giorni scorsi, con affetto e sollecitudine paterna, ha impartito la tanto attesa Benedizione Apostolica ai bambini dell’Oratorio di San Michele Arcangelo di Platania, facendola pervenire tramite l’assessore della Segreteria di Stato del Vaticano mons. Peter B. Wells.I l motivo di questa particolare e gradita risposta è dovuto al fatto che i bambini del piccolo centro del Reventino, con molto semplicità ed umiltà, circa un mese fa avevano fatto pervenire al Papa una letterina per esprimere gli auguri per le festività natalizie e per il nuovo anno incoraggiati dal carteggio intrecciato con il Vaticano qualche tempo prima. I bambini sono rimasti un po’ sorpresi che il Papa continua a rivolgere loro tanta attenzione specie in un momento in cui sono già tanto felici perché impegnati, grazie al corso d’arte organizzato dallo stesso Oratorio, a preparare un carro per l’imminente festa di Carnevale che girerà per le vie principali del paese di Platania e anche di Lamezia Terme. Alla letterina, scritta veramente con il cuore, il Papa così ha risposto: "È pervenuta la gradita lettera del 12 dicembre scorso, con la quale avete voluto indirizzare al Santo Padre affettuose espressioni augurali nella solenne ricorrenza delle Festività Natalizie e per il Nuovo Anno, informandoLo delle vivaci attività che vi appassionano, come la realizzazione del bel Presepe, di cui unite la foto, e la messa in scena di un Recital sulla nascita di Gesù. Il Papa, grato per il filiale e premuroso pensiero, incoraggia a curare i segni che aiutano a vivere il clima di gioia e di letizia tipico del Natale, affinché l’evento in cui il Creatore dell’Universo si è fatto piccolo per entrare nel cuore dell’uomo, rinnovi col suo amore ogni credente e, mentre invoca per voi e per i vostri familiari, i doni della luce e della pace, recati al mondo dal Figlio di Dio, di cuore invia la Benedizione Apostolica, estendendola volentieri a Don Pino, alle animatrici dell’Oratorio e a quanti si sono uniti nell’attestato di ossequio. Anch’io vi saluto cordialmente, augurando ogni bene nel Signore". I bambini, dopo questa bellissima missiva, si sono incoraggiati a compiere ogni giorno meglio il loro dovere di cristiani ed ora sono maggiormente consapevoli che c’è qualcuno che li segue nel loro cammino di crescita spirituale e di speranza. "Quando prima vedevo il Papa in televisione o affacciato alla finestra del Vaticano mi sembrava lontano e irraggiungibile, ora mi sembra di toccarlo con le mani e di sentire il suo cuore vicino al mio", ha esclamato un bambino con molta spontaneità ed innocenza. Ma fra non molto i bambini potranno toccare con mano il Pontefice e stargli accanto perché, nel mese di maggio, saranno ricevuti in udienza privata dal Papa accompagnati da don Pino Latelli, dalle animatrici e dai genitori. "Stiamo definendo – hanno ammesso la responsabile dell’Oratorio parrocchiale Maddalena Cimino e il parroco – in modo dettagliato il programma della visita dei bambini al Santo Padre con mons. James Michael Harvey, prefetto della Casa Pontificia, per mezzo di padre Leonardo Sapienza, addetto della Prefettura Apostolica".

Lina Latelli Nucifero, Lamezia news 24