Quando anche il nuovo Patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, avrà ricevuto la porpora cardinalizia, la città di Genova si troverà a essere la Chiesa di ben quattro membri elettori del Sacro Collegio: oltre al neo Patriarca, infatti, "appartengono" alla diocesi che fu del card. Giuseppe Siri l’attuale arcivescovo, Angelo Bagnasco (nella foto con Benedetto XVI), il prefetto della Congregazione del Clero, Mauro Piacenza, e il segretario di Stato Tarcisio Bertone, arcivescovo emerito. Altri due ex arcivescovi di Genova, inoltre, fanno parte del Sacro Collegio: Dionigi Tettamanzi, che però è oggi arcivescovo emerito di Milano, e Giovanni Canestri, che è ultraottantenne e quindi non più elettore. Solo la cittadina romagnola di Brisighella, si sottolinea in Vaticano, ha fatto di più, dando nel tempo i natali a ben otto cardinali, tutti provenienti però dalle file del Corpo Diplomatico, e qualche volta anche imparentati tra loro. Di essi, però, sopravvive soltanto l’ex ministro degli Esteri di Papa Wojtyla, Achille Silvestrini, oggi anche lui ultraottantenne. Alcuni affermano che dietro le promozioni di tanti presuli genovesi al cardinalato ci sia proprio l’influentissimo card. Tarcisio Bertone: una spiegazione che non convince per la nomina di Moraglia a Venezia, in quanto ha certamente contato l’opinione del presidente della CEI, Bagnasco, che ha una sua linea, molto spesso diversa da quella di Bertone, al quale contestò apertamente il tentativo di dirigere come Segretario di Stato i rapporti con la politica italiana. Ad essere determinante per la scelta di fare cardinali tanti presuli genovesi è piuttosto la grande eredità del card. Giuseppe Siri, primo presidente della CEI e da arcivescovo vero padre per tutti i genovesi stremati prima dalla seconda guerra mondiale e poi dalle travagliate vicende economiche della città e del suo porto. La sensibilità tradizionale di Siri e il suo amore per la liturgia ricordano infatti alcune caratteristiche proprie di Joseph Ratzinger e certamente rivivono in Bagnasco, Piacenza e Moraglia. Mentre il salesiano Bertone è di "scuola" diversa. "Con Siri, il più fedele e autorevole interprete del Pontificato di Pio XII, Genova - sottolinea il sito Vatican insider - diventava la roccaforte della difesa della cristianità e il suo cardinale il punto di riferimento di una Chiesa più attenta alla tradizione che all’aggiornamento, isolandosi, soprattutto dopo il Concilio, dal resto del paese", mentre "a Bologna, città di adozione del genovese Giuseppe Dossetti, Giacomo Lercaro era il vescovo delle apertura alla modernità e poi protagonista al Vaticano II come moderatore e guida italiana della componente progressista". Secondo Luca Rolandi che ha ricostruito approfonditamente lo scenario ecclesiale genovese, però, le cose non sono poi così schematiche: se "la compattezza dottrinale di Siri ridimensionava la ricezione innovativa del Concilio", nella stessa città "i gruppi di minoranza esprimevano il loro dissenso nelle esperienze della comunità di base dei camilliani e di don Zerbinati, della rivista Il Gallo di Nazareno Fabretti e di don Andrea Gallo, fino all’eclettismo dinamico e imprevedibile di Gianni Baget Bozzo che ebbe con il card. Siri un rapporto di amicizia e confronto molto travagliato".
Agi
La riscossa della Chiesa Cattolica nella città laica