martedì 6 marzo 2012

Il Coro anglicano dell'Abbazia di Westminster canterà per la prima volta in Vaticano per le celebrazioni della Solennità dei Santi Pietro e Paolo

Per la prima volta nella storia, il celebre Coro dell’Abbazia di Westminster canterà nella Basilica di San Pietro. L’evento vedrà i cantori esibirsi insieme con i componenti del coro della Cappella Sistina sia il 28 giugno, durante i primi vespri della Solennità dei Santi Pietro e Paolo che il Papa presiederà nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura, sia il giorno dopo nella Santa Messa presieduta da Benedetto XVI nella Basilica Vaticana. La musica può essere un tassello importante nel grande mosaico dell’ecumenismo. Ed è ciò che promette l’evento della prossima fine di giugno, quando, su invito della Santa Sede, i membri del coro anglicano dell’Abbazia di Westminster fonderanno la propria arte polifonica, conosciuta in tutto il mondo, con quella del Coro della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”, diretto da don Massimo Palombella. È stato il Papa stesso, informa un comunicato, a chiedere che la collaborazione musicale fra le due compagini “rifletta la vocazione cristiana del coro ed incoraggi il ricco scambio di esperienze tra le due tradizioni liturgiche e culturali. Poiché, viene colto nella nota, l’Abbazia di Westminster ha come titolo formale quello di ‘Chiesa collegiata di San Pietro’, il fatto che entrambi i cori celebrino insieme il loro patrono darà all’evento un’importante risonanza comune”. A sottolineare la tradizione romana saranno le partiture di due celebri compositori sacri, come Palestrina e Perosi, mentre i canti anglicani in lingua inglese, eseguiti all’inizio e alla fine di ciascuna liturgia, oltre a restituire le armonie di quella tradizione contribuiranno a rafforzare il senso di appartenenza alla “comune fede cristiana”. L’invito a recarsi a Roma scaturisce dalla visita che Benedetto XVI fece all’Abbazia il 17 settembre 2010, durante il viaggio nel Regno Unito, che vide il Pontefice fermarsi in preghiera sulla tomba di Eduardo il Confessore, insieme con l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, il quale si è detto “molto lieto del fatto che il Coro dell’Abbazia prenda parte alla celebrazione della Solennità di San Pietro a Roma”. “Celebrare insieme la sua testimonianza apostolica e il suo esempio – ha aggiunto – è un forte richiamo alla vocazione comune delle nostre Chiese ad essere fedeli, oggi, alla pienezza apostolica del Vangelo”. Anche il decano di Westminster, il rev. John Hall, ha definito “meraviglioso” l’invito ricevuto. “Mi conforta – ha confidato – questo segno del desiderio del Santo Padre di attingere alla ricca tradizione anglicana che caratterizza il culto quotidiano nell’Abbazia di Westminster. È quanto mai importante che i cristiani di differenti tradizioni preghino insieme e ricevano i doni gli uni degli altri”. Soddisfazione da parte della Chiesa Cattolica londinese è stata espressa dall’arcivescovo di Westminster, Vincent Nichols. “Questo generoso gesto ecumenico della Santa Sede – ha affermato – è veramente benvenuto”, perché “esprime l’apprezzamento reciproco delle nostre tradizioni musicali e spirituali”.Nel quadro dei preparativi – informa il comunicato – il coro della Cappella Sistina visiterà Londra ed offrirà un concerto pubblico nella Cattedrale di Westminster la sera del 6 maggio. Mentre da parte sua, il Coro dell’Abbazia, durante la sua permanenza in Italia si recherà al Monastero Benedettino di Montecassino per cantare i Vespri e la Messa insieme alla comunità monastica del luogo in cui è sepolto San Benedetto, oltre ad effettuare anche altri concerti, tra cui un recital nella Basilica di Santa Maria Maggiore e un Vespro Festivo a Santa Maria sopra Minerva.

Radio Vaticana

Il Papa in Messico e a Cuba. Il 23 marzo l'arrivo di Benedetto XVI a León. I vescovi e il popolo messicano: pronti a riceverti a braccia aperte

"Padre Santo, siamo pronti a riceverti a braccia aperte". E con un pizzico di orgoglio che l’arcivescovo Carlos Aguiar Retes, presidente della Conferenza Episcopale del Messico può assicurare al Papa sin d’ora un’accoglienza "straordinaria e piena d’amore". Una certezza che nasce dal clima di attesa che, a poco piu di due settimane dall’arrivo di Benedetto XVI, infervora il popolo di questo grande Paese dell’America Latina, del resto abituato a ricevere i Pontefici. Poi c’è il precedente di quel grido spontaneo che percorse tutto il Paese non appena si diffuse la notizia del viaggio: "Nessuno accoglie il Papa come il Messico". A giudicare dal fermento che movimenta questi giorni ogni angolo del Paese, fino a raggiungere addirittura quelle nazioni dove più numerosa e la popolazione dei migranti messicani, le previsioni non possono che attestarsi su quegli stessi livelli. In Florida, tanto per fare un esempio, si sta preparando un vero e proprio “contro esodo” di messicani; diecimila sono attesi solo da Miami. La mobilitazione dell’episcopato è stata determinante. E' iniziata ancor prima che fosse ufficializzata la data del viaggio apostolico. Ogni vescovo ha diffuso specifiche lettere pastorali per spiegare il senso del viaggio papale, sottolineandone soprattutto il significato spirituale. Un significato che oltretutto va ben oltre i confini nazionali per estendersi all’intero continente latinoamericano, al quale la grande missione inaugurata dalla Conferenza di Aparecida sta cercando di restituire il lustro proprio del "continente della speranza". Simili le raccomandazioni dei vescovi: pregare, convertirsi, riconciliarsi, partecipare. Da mesi in tutte le parrocchie si svolgono incontri preparatori. La commissione episcopale per la pastorale profetica ha preparato e distribuito vademecum per le catechesi, insieme ai libretti con le istruzioni precise per quanti vorranno o potranno mettersi in viaggio per raggiungere i luoghi dove si recherà il Papa. Gia da tempo esauriti i biglietti per la partecipazione all’Eucaristia che Benedetto XVI celebrera domenica 25 marzo nel parco del bicentenario a Leòn. Nelle botteghe degli artigiani si continua a lavorare per ultimare arredi e altri oggetti destinati all’allestimento di palchi e cattedre. In prima linea l’arcidiocesi di Leòn, la città dello Stato di Guanajuato che ospitera il Pontefice. Anche l’arcivescovo Jose Guadalupe Martin Rabago nella sua ultima lettera pastorale ha scritto del grande fervore che anima questi giorni di vigilia. "Siamo veramente lieti - si legge - di poter testimoniare la felicità che accomuna tutti, fedeli, uomini di buona volontà e autorita civili per la visita di Benedetto XVI". Questa visita "tanto attesa in tutto il continente - si legge ancora - e di somma importanza poichè rafforza la speranza soprattutto di riconquistare la pace per tutti i nostri popoli". Il bisogno di pace e una nota ricorrente in tutti gli interventi di questi giorni. Il Messico sta vivendo un momento molto particolare. Sul piano politico ci saranno a breve le elezioni presidenziali; il 30 marzo e la data fissata per l’inizio della campagna elettorale. A questo proposito è stato molto chiaro e netto il commento del vescovo di San Cristobal de las Casas, mons. Felipe Arizmendi, affidato al sito della Conferenza Episcopale, teso a scoraggiare ogni pretestuoso accostamento tra il viaggio del Papa e il periodo elettorale. Si tratta, ha specificato il presule, di una pura casualità. La "Chiesa non intende in alcun modo favorire questo o quel partito politico. Le uniche cose che le stanno a cuore - ha precisato - sono il rafforzamento della democrazia e la fine della violenza, frutto del crimine".

Mario Ponzi, L'Osservatore Romano

Il Papa e il primate anglicano insieme per il millenario dell'Eremo di Camaldoli. Priore di San Gregorio al Celio: sia di stimolo per tutti i fedeli

Benedetto XVI visiterà sabato prossimo il Monastero di San Gregorio al Celio, in Roma, in occasione del millenario della fondazione del Sacro Eremo di Camaldoli e in concomitanza della visita dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams (foto). Il Papa riceverà in Vaticano il primate della Comunione anglicana la mattina di sabato. Quindi, alle 17.30, presiederà i Primi Vespri a San Gregorio al Celio per la Festa del Transito di San Gregorio Magno. Un grande momento ecumenico nel segno dei Camaldolesi, a mille anni dalla fondazione del Sacro Eremo di Camaldoli da parte di San Romualdo. Con l’incontro tra Benedetto XVI e Rowan Williams, per la terza volta un Papa e un arcivescovo di Canterbury si incontreranno al Celio, nel monastero da cui Gregorio Magno scelse Agostino e i suoi 40 monaci per portare il Vangelo agli Angli. In un comunicato del priore di San Gregorio, si auspica che l’incontro tra il Papa e l’arcivescovo di Canterbury sia di stimolo “per tutti i fedeli, cattolici romani ed anglicani”, affinché visitando le Tombe degli Apostoli, “non dimentichino di rafforzare anche il loro impegno a dimostrare, con lo studio e con la condivisione nella carità, il loro desiderio” di raggiungere la piena unità dei cristiani. Significativamente, alla fine dei Vespri, è previsto che il Papa e l’arcivescovo di Canterbury si rechino nella Cappella di San Gregorio per accendervi una lampada. Si prevede inoltre che venga posta una croce di pietra celtica proveniente proprio da Canterbury e forse anche una icona. Si consolida dunque la lunga tradizione del legame tra la comunione anglicana e il monastero camaldolese romano, ancor più rafforzato dopo il Concilio Vaticano II. Celebrare il Millenario di Camaldoli sul Celio, si legge ancora nel comunicato, significa connotare profondamente la celebrazione stessa con i caratteri dell’ecumenismo”, che “fa parte integrante ormai dello spirito camaldolese contemporaneo”.

Radio Vaticana

'Golgota, viaggio segreto tra Chiesa e pedofilia', libro sullo scandalo dedicato a Benedetto XVI ed alla sua coraggiosa lotta contro gli abusi

C'è la testimonianza emblematica della violenza subita da Fabio. E c'è don Sergio, che sogna l'amore e scrive messaggi deliranti a persone che non conosce. La sua inquietudine, il suo vivere da internato dentro la Chiesa. Il suo calvario di solitudine. Il racconto arriva a scavare nel cuore e nell'animo dell'uno e dell'altro, non da giudice ma da testimone. Storia esemplare di due tragedie umane, senza dimenticare chi è la vittima e chi l'orco. Una tessera di un mosaico. 4500 casi di pedofilia nella Chiesa degli Stati Uniti, con 2,6 miliardi di dollari di risarcimenti pagati fino a oggi, 1700 preti accusati di abusi in Brasile, 1000 in Irlanda chiamati a rispondere di 30.000 casi di abuso, 110 preti condannati per abusi in Australia. In Italia si parla ufficialmente di 80 casi e 300 vittime: quelli taciuti sono certo molti di più, ma la Conferenza episcopale italiana non ha mai comunicato dati ufficiali. L'elenco delle Chiese travolte dallo scandalo della pedofilia copre i cinque continenti. "Nel corso dell'ultimo decennio sono arrivati all'attenzione della Congregazione oltre quattromila casi di abusi sessuali compiuti da ecclesiastici su minori" ha recentemente dichiarato il card. William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, l'ex Sant'Uffizio. "Un drammatico aumento". I processi realmente istruiti sono molto meno. E se si comincia finalmente a prendere coscienza della dimensione del fenomeno, si fatica enormemente a comprenderne e a riconoscerne la natura e le cause. "Golgota, viaggio segreto tra Chiesa e pedofilia" (Piemme) di Carmelo Abbate è tutt'altro che un elenco di numeri. È una rete di incontri: da Roma a New York, da Parigi all'Africa. Di confessioni inquietanti. Di testimonianze. Rivelazioni sconcertanti. Documenti svelati in una solida indagine da "undercover reporter". Una sconvolgente inchiesta su tutto quello che nessuno, a partire dai vertici della Chiesa, potrà mai più dire di non sapere. E che ribalta molti luoghi comuni. Innanzi tutto l'atteggiamento delle gerarchie ecclesiastiche nei confronti della pedofilia e il diverso approccio che ha caratterizzato il papato di Giovanni Paolo II rispetto a quello di Papa Ratzinger. Il libro è, senza ironia, dedicato a Benedetto XVI, considerato erroneamente dai più come un Papa conservatore e immobilista. Non è così. E infatti, nella ricostruzione di Abbate emerge come il vero Pontefice riformatore nel tentativo coraggioso di reazione, correzione e contenimento del fenomeno della pedofilia all'interno della Chiesa. Don Sergio è un sacerdote. Ha più di cinquant'anni e il suo nome vero è un altro. Abbate non può rivelare la sua nazionalità, la diocesi a cui appartiene. Don Sergio ha commesso dei crimini. Nel senso che in passato, almeno così dice lui, ha fatto sesso più volte con ragazzini di età inferiore ai sedici anni. Lui è convinto di essere solo omosessuale. E di essere malato. Pensa che l'omosessualità sia di per sé una malattia. Ma non ha la benché minima coscienza del fatto che avere rapporti sessuali con minori è un reato punito dalla legge. Tutti i vescovi che hanno avuto a che fare con lui, compreso quello attuale, conoscono benissimo la sua situazione e i fatti di cui si è reso protagonista. Eppure, nessuno di loro ha mai pensato di denunciarlo alle autorità di pubblica sicurezza. Certo, i porporati che lo hanno avuto nelle loro diocesi gli sono stati vicino, nel senso umano e cristiano del termine. Si sono presi cura di lui e lo hanno pure internato in uno di quei centri dei Padri Venturini specializzati nel trattamento e nel recupero dei sacerdoti con grossi problemi legati alla sfera sessuale. Don Sergio ci è rimasto due anni. È uscito. È tornato a contatto con i fedeli e ha ripreso a celebrare messa. Lui dice che non ha più avuto rapporti con minorenni. Eppure, scrive Abbate, "durante uno dei nostri incontri mi parla delle fantasie che gli suscita un chierichetto di undici anni". Patrick Wall è un ex monaco benedettino, esperto in teologia e diritto canonico, che lavora da decenni come consulente nei casi di abuso sessuale da parte di esponenti della Chiesa. Insieme a Richard Sipe e Thomas Doyle, tra i maggiori esperti al mondo in materia, è coautore di un libro che viene considerato un caposaldo sull'argomento: Sex, Priests, and Secret Codes ("Sesso, preti e codici segreti"). Dal 2002 , dopo 12 anni di esperienza nel mondo clericale, Wall lavora per uno studio legale. Dall'inizio della sua carriera "civile", diventa consulente specializzato in storie di violenza su minori da parte di sacerdoti e religiosi, gli studi legali di tutto il mondo (Roma compresa) lo chiamano per chiedere il suo aiuto. Patrick spiega che dentro la Chiesa cattolica il modo di pensare è diverso da quello in vigore nel mondo esterno: l'istituzione viene prima di tutto il resto. Il colpevole si confessa sempre con qualcuno, spesso con un suo superiore: in questo modo, inconsciamente, si sente meno responsabile. È l'esatto opposto di quello che fa la vittima, che si chiude nel silenzio e si sente in parte colpevole pur essendo innocente. I sacerdoti colpevoli sono invece convinti che, se le loro azioni fossero davvero sbagliate e malvagie, i loro superiori non li lascerebbero continuare. Ecco perché si sentono al sicuro e senza rimorsi. I responsabili degli abusi, quando viene data loro la possibilità di parlare, non si vergognano di raccontare nel dettaglio le loro azioni, nella convinzione di essere innocenti.

Giacomo Galeazzi, Vatican Insider

Il Papa: l’Eucaristia è amore in tutta la sua immensità, caratterizza e tiene unita la Chiesa, deve essere servizio e dono nella vita quotidiana

L’Eucaristia è amore in tutta la sua immensità: così Benedetto XVI nella prefazione al libro scritto dal card. Paul Josef Cordes, presidente emerito del Pontificio Consiglio Cor Unum, e intitolato “L’aiuto non cade dal cielo. Caritas e spiritualità”, edito da Cantagalli. Nella sua prefazione, il Papa invita anche a vivere l’Eucaristia attraverso il servizio e la carità in comunione con Dio. Spezzare il pane: un gesto “molto semplice e quotidiano”, scrive ol Papa. Ma con Gesù esso diventa qualcosa di più e nell’ultima cena assume un nuovo significato, perché “in quell’ora Gesù non distribuisce solo pane, ma se stesso. Egli si dona”. L’Eucaristia è un gesto che “caratterizza e tiene unita” la Chiesa, che rappresenta “la condivisione e l’unione”, perché in virtù del pane spezzato e condiviso, “la comunità diventa una: tutti mangiano dello stesso pane”. E la condivisione, continua il Papa, è “comunanza e donazione” che soprattutto in Cristo raggiunge “una profondità mai immaginata prima”: Egli diventa “pane per la vita del mondo”. Per questo, quindi, scrive il Santo Padre, “l’Eucaristia è più di un semplice atto di culto”: in essa i cristiani possono vedere “un’immagine dell’ospitalità di Dio”, in cui il Figlio incarnato dona se stesso “come pane di vita”. Di qui, l’invito a proseguire lo “spezzare il pane” nella vita quotidiana, “nella disponibilità a condividere quanto si possiede, a donare e così unire”. Perché in questo gesto si manifesta “semplicemente l’amore in tutta la sua immensità”. Tuttavia, sottolinea il Papa, per compiersi l’Eucaristia deve avvenire “a tutti i livelli”: deve essere “servizio e dono nella vita quotidiana”, deve essere caritas “non solo come agire pragmatico”, ma legata “alle radici profonde della comunione con Dio”, del suo “amore partecipe per noi”. Infine, Benedetto XVI ringrazia il card. Cordes per aver raccolto “l’impulso” avviato dal Papa stesso con l’Enciclica "Deus caritas est", e augura al volume scritto dal porporato “l’ascolto attento che penetra nei cuori” e “conduce ad agire con amore e ad una comunione profonda con Gesù Cristo”.

Radio Vaticana

Pane spezzato per gli altri. In un libro del card. Cordes il Papa spiega il senso della vita cristiana

Il dolore e la solidarietàd di Benedetto XVI per la tragedia in Congo Brazzaville. Il nunzio: la situazione, se non critica, è davvero molto difficile

Benedetto XVI ha voluto esprimere il proprio dolore per la tragedia di domenica scorsa in Congo Brazzaville, che ha provocato almeno 236 morti e 2000 feriti per l'esplosione di un deposito di munizioni nella capitale. In un telegramma, come riporta Radio Vaticana, il Papa ''esprime profonda solidarietà alle famiglie delle vittime'', pregando al contempo perchè ''il Signore accolga i defunti nella sua pace e nella sua luce''. Il Pontefice si dice inoltre vicino al lavoro dei soccorritori e chiede a Dio ''speranza e conforto'' per i feriti e tutte le persone colpite dalla tragedia. Intanto, a Brazzaville, la Chiesa locale, assieme a numerose organizzazioni internazionali, è impegnata nell'assistenza agli sfollati. ''In questo momento - ha detto il nunzio apostolico, mons. Jan Romeo Pawlowski a Radio Vaticana - la situazione è calma. Possiamo dire che non ci sono ulteriori pericoli per la popolazione. Purtroppo, a causa di questi eventi, tanta gente ha perso le case, ha perso i suoi beni e tanti si sono spostati nelle zone più sicure, anche perchè una parte della città è praticamente tagliata fuori e non è accessibile a causa di queste esplosioni e i militari che lì operano non permettono a nessuno di accedere''. La situazione sanitaria nel Paese, ha spiegato mons. Pawlowski, è ''difficile, perchè non ci sono abbastanza centri ospedalieri e centri di accoglienza, figuriamoci in queste circostanze di emergenza, dove si parla di oltre duemila, forse anche di più, di feriti, di cui moltissimi gravi. Bisogna temere poi che sotto le macerie ci siano ancora molti corpi, forse anche qualche ferito. Facendo molto, molto caldo si temono anche delle epidemie: perciò la situazione, se non critica, è davvero molto difficile''.

Asca

Il Papa prega per la tragedia in Congo Brazzaville. Intervista con il nunzio, mons. Pawlowski

Telegramma del Papa per l’incidente ferroviario in Polonia: vicinanza spirituale e cordoglio per tragico evento che ha riempito di dolore e tristezza

“Espressioni di vicinanza spirituale e di cordoglio”, in particolare per “quanti questo tragico evento ha riempito di dolore e di tristezza”. È un passaggio del telegramma di cordoglio per le vittime dell’incidente ferroviario accaduto nella serata di sabato scorso a Szczekociny, in Polonia, che Benedetto XVI ha inviato questa mattina, tramite il Segretario di Stato Tarcisio Bertone, a mons. Józef Michalik, presidente della Conferenza episcopale polacca. Il Santo Padre “assicura la Sua preghiera per le vittime del tragico incidente e partecipa al lutto delle loro famiglie e di tutta la Polonia” confortando con “le parole di San Paolo: ‘Noi crediamo (…) che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui’ (1 Ts 4, 14)”. Il Papa, si legge nel telegramma, “implora per tutti i defunti il dono della Divina Misericordia e la vita eterna”: “Ai feriti augura un pronto e completo ristabilimento in salute. Per quanti soffrono a causa del tragico incidente supplica il dono del coraggio e della pace anche nel dolore. A tutti imparte di cuore la Sua Apostolica Benedizione”.

SIR

TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LE VITTIME DELL’INCIDENTE FERROVIARIO A SZCZEKOCINY (POLONIA)